Il Lombardia 2025, Simone Petilli

Petilli dice addio: «Un viaggio incredibile che auguro a tutti»

18.10.2025
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COMO – Il Lombardia, come tutto il mese di ottobre in generale, ha visto la conclusione di tante carriere. Storie diverse legate insieme dalla passione verso il ciclismo, uno sport che ha donato tanto a ognuno di loro. A Como, al via dell’ultima Classica della stagione, il saluto del gruppo e del pubblico ha abbracciato diversi protagonisti che negli anni si sono messi alla prova sulle strade di tutto il mondo. Tra di loro c’è anche Simone Petilli

Per lui il Lombardia è stata una corsa speciale, l’ultima come per tanti altri, ma per un ragazzo che è nato sulla sponda lecchese del lago la Classica delle Foglie Morte acquista un significato differente. Profondo. 

L’abbraccio di parenti e amici

Il pullman dell’Intermarché-Wanty è nascosto dietro gli altri, in una vietta chiusa dove il pubblico fatica ad arrivare. A qualche metro da loro ci sono i mezzi del UAE Team Emirates e la folla attende che Tadej Pogacar e il suo ciuffo scendano quei pochi gradini. Così davanti al pullman della formazione belga ci sono pochi appassionati, ma tutti aspettano l’arrivo di Simone Petilli. Il lombardo nel frattempo è al foglio firma a salutare parenti e amici. 

«Insomma – ci racconta appena tornato – è l’ultima corsa della mia carriera. Fa uno strano effetto dirlo, però sono contento di terminare questo viaggio lungo dieci anni sulle strade di casa. Probabilmente me ne renderò conto con il passare dei giorni, però sono contento e soprattutto fiero di concludere la mia carriera dove tutto è nato».

Il Lombardia 2025, Simone Petilli
Ecco Petilli al foglio firma del Lombardia, pronto per le foto di rito alla sua ultima corsa in carriera
Il Lombardia 2025, Simone Petilli
Ecco Petilli al foglio firma del Lombardia, pronto per le foto di rito alla sua ultima corsa in carriera
Che viaggio è stato?

Bello, non mi sono quasi reso conto di quello che ho fatto in questi dieci anni da professionista, però ne sono più che orgoglioso. Auguro tutto ciò a qualsiasi ragazzo che inizi a correre in bici, auguro anche di vincere tante corse. Ho avuto la fortuna di conoscere tanti campioni in carriera e ognuno di loro mi ha dato qualcosa. 

Chi è quello che ti ha colpito maggiormente?

Tadej (Pogacar, ndr) avendo vinto insieme a lui la sua prima corsa alla Volta Ao Algarve nel 2019. Inoltre in questi anni siamo sempre rimasti in ottimi rapporti. Ma ce ne sono tantissimi altri, come Rui Costa, Diego Ulissi, Fabio Aru. 

Il Lombardia 2025, Simone Petilli
Petilli è stato uno dei due corridori dell’Intermarché a concludere il Lombardia, terminato all’87° posto
Il Lombardia 2025, Simone Petilli
Petilli è stato uno dei due corridori dell’Intermarché a concludere il Lombardia, terminato all’87° posto
Un aggettivo per ognuno di loro?

Dei campioni veri, direi: incredibili. 

E per Simone che viaggio è stato? 

Forse avrei augurato a me stesso sicuramente qualche risultato in più e qualcosa di meglio. Però se potessi tornare indietro non cambierei nulla perché grazie a questi dieci anni sono diventato quello che vedete oggi. Mi sono formato, ho accumulato tantissima esperienza e sono felice di questo

Vuelta Espana 2025, Simone Petilli, Fabio Aru
Vuelta 2025, Simone Petilli insieme a Fabio Aru, i due hanno corso insieme al UAE Team Emirates nel 2018 e nel 2019
Vuelta Espana 2025, Simone Petilli, Fabio Aru
Vuelta 2025, Simone Petilli insieme a Fabio Aru, i due hanno corso insieme al UAE Team Emirates nel 2018 e nel 2019
Cosa ti hanno donato questi dieci anni?

Tantissime persone, amici, campioni e soprattutto a non mollare mai. Non c’è un momento particolare, ho tantissimi ricordi piacevoli. Il ciclismo in questi anni è cambiato tanto, sono tutti più professionali e il livello medio si è alzato parecchio. D’altro canto devo ammettere che lo spettacolo che viene offerto agli spettatori sulle strade e a casa è aumentato parecchio. Ogni corridore merita dei sinceri complimenti, siamo tutti parte di questo progresso. 

Hai già pensato al post carriera?

Vorrei rimanere nell’ambiente. Ho studiato Scienze motorie e Scienze tecniche dello sport all’università, quindi mi vedrei bene in un ruolo di preparatore o coach. 

Volta ao Algarve 2019, Pogacar vince la sua prima corsa da pro’, l’abbraccio con Petilli è l’inizio della storia
Volta ao Algarve 2019, Pogacar vince la sua prima corsa da pro’, l’abbraccio con Petilli è l’inizio della storia
Qual è anche un po’ la filosofia che ti piacerebbe seguire?

Vorrei unire le mie esperienze da corridore a quello che ho studiato sui libri. Insomma, mettere insieme teoria e pratica, aspetto che nel ciclismo di oggi è fondamentale e che non tutti hanno. 

Com’è stato correre e studiare insieme?

Ho capito cosa c’è dietro un allenamento, una performance e questo mi ha dato una mano nel corso degli anni. Pedalare e studiare mi ha permesso di capire e di riuscire a distrarmi nei momenti in cui ero maggiormente sotto pressione. Capire quello che stavo facendo mi ha permesso di avere una prospettiva differente. 

Simone Petilli è stato un riferimento per i giovani italiani della Intermarché-Wanty, qui insieme a Francesco Busatto (foto cycling media agency)
Simone Petilli è stato un riferimento per i giovani italiani della Intermarché-Wanty, qui insieme a Francesco Busatto (foto cycling media agency)
Quando hai annunciato il ritiro tanti tuoi compagni, soprattutto i giovani come Gualdi, Busatto e altri hanno avuto parole di stima per te, che rapporto hai creato con loro?

Bellissimo. Ho sempre tenuto a trasmettere la mia esperienza ai più giovani, quindi sono fiero di quello che ho fatto e mi è piaciuto il ruolo che ho ricoperto in questi anni. E voglio continuare a trasmettere ai questa conoscenza, magari in un’altra veste. 

La corsa che ti porti nel cuore?

Giro d’Italia, Lombardia e Strade Bianche.

La forza del singolo è nel gruppo: la grande lezione di Amadori

10.10.2025
6 min
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Nella serata di festa a Kigali in cui Finn è stato chiamato a dire qualche parola per celebrare la maglia iridata, i cori degli altri tre azzurri (Borgo, Gualdi, Mattio, nella foto di apertura) trasmettevano il senso di un gruppo coeso e vincente. Le birre sul tavolo, la voglia di stare insieme. Lo stesso era accaduto a Leuven nel 2021, quando a vincere fu Baroncini e attorno a lui brindavano e cantavano Gazzoli, Frigo, Zana, Coati e Colnaghi. E’ facile cantare quando si vince, ma certo non si vince se il gruppo non è unito. E Marino Amadori, che sul gruppo ha costruito le sue squadre migliori, su questo è assolutamente d’accordo. Con lui riprendiamo i fili del discorso avviato in Rwanda.

Il cittì degli azzurri under 23 sta tirando le fila della stagione. Martedì era a San Daniele del Friuli, appena rientrato dagli europei. E questi giorni di autunno sono l’occasione giusta per fare il punto e guardare anche un po’ avanti. L’UCI con un colpo di spugna ha cancellato la Nations Cup della categoria, lasciando intendere forse manovre più ampie per il futuro.

Campionati del mondo U23, Kigali 2025, Marino Amadori, intervistato dopo la vittoria di Lorenzo Finn
Marino Amadori, romagnolo di 68 anni, pro’ dal 1980 al 1990, ha guidato al mondiale U23 Battistella, Baroncini e Finn
Campionati del mondo U23, Kigali 2025, Marino Amadori, intervistato dopo la vittoria di Lorenzo Finn
Marino Amadori, romagnolo di 68 anni, pro’ dal 1980 al 1990, ha guidato al mondiale U23 Battistella, Baroncini e Finn
Marino, quanto era bello quel gruppo di azzurri che cantavano al loro capitano?

Sapete come la penso, io vengo da una grande scuola e per me la squadra è fondamentale. Sono riuscito a fare un bel gruppo anche quest’anno. Anche se eravamo in quattro, erano veramente molto coesi. Così anche un leader come Lorenzo Finn, un bravissimo ragazzo tra parentesi, ha potuto dare qualcosina in più. E’ stato più sereno, più tranquillo, come è successo anche al Tour de l’Avenir, in cui aveva intorno ugualmente un bel gruppo. Quando fai il tecnico, devi anche cercare di mettere il corridore nelle condizioni migliori perché possa provare a fare risultato. Ho sempre lavorato in questo modo e cerco sempre di seguire questa linea. I quattro ragazzi che erano con Lorenzo ai mondiali sono bravi ragazzi e mi fa piacere che siano in orbita WorldTour. Questo vuol dire che abbiamo lavorato bene anche in questo contesto.

Quando Amadori ha capito che Finn fosse forte abbastanza per essere leader al primo anno?

Già alla prima corsa che ha fatto con la nazionale di Marco Villa giù a Reggio Calabria, arrivando terzo, anche se in un contesto di livello non altissimo. Però era comunque una gara di professionisti e lui un ragazzino al prim’anno da U23. Quel giorno mi si è accesa la spia, perché ho capito quanto ci tenesse alla maglia e quanto lo abbia spinto a dare qualcosa di più. Da lì siamo partiti. Dico la verità: volevo coinvolgerlo anche in una Coppa delle Nazioni. Però aveva un calendario molto buono con la sua squadra e così abbiamo deciso di puntare sul Tour de l’Avenir e da lì sul mondiale, che era adattissimo alle sue caratteristiche.

Campionati del mondo U23, Kigali 2025, Lorenzo Finn nella conferenza stampa del vincitore
Finn ha vinto il mondiale U23 al primo anno, dopo aver vinto quello juniores nel 2024. Secondo Amadori la sua gestione è molto azzeccata
Campionati del mondo U23, Kigali 2025, Lorenzo Finn nella conferenza stampa del vincitore
Finn ha vinto il mondiale U23 al primo anno, dopo aver vinto quello juniores nel 2024. Secondo Amadori la sua gestione è molto azzeccata
Avere dei devo team così ben strutturati fa sì che tu sia ormai un selezionatore, al pari di Villa, giusto?

Verissimo. Le squadre fanno già tutto alla perfezione, con il programma di preparazione dall’inizio della stagione e fino all’ultima gara. Io devo cercare di gestire al meglio gli obiettivi che mi interessano. Posso dire che con le devo si lavora benissimo: si sono visti i risultati di quello che abbiamo programmato. Anche le squadre ci tengono a fare bene al Tour dell’Avenir. Anche se qui è passato un po’ in secondo piano, il quarto posto ha dimostrato che Lorenzo sia stato molto forte anche lì. Sicuramente è un ragazzo che deve crescere, deve maturare, deve fare le sue esperienze, deve sbagliare e ci mancherebbe altro. Tramite gli sbagli si cresce, ricordatevi. 

Fa parte del processo di crescita…

Esatto. Mi dispiace che l’europeo non sia andato come volevamo, ma questo non significa che dobbiamo disperarci. Sapevamo quali sarebbero stato gli avversari. Widar è un buonissimo corridore, ha quei 3-4 minuti che fanno male davvero. Ti bruci a stargli a ruota. Eppure ha avuto la sua giornata storta ai mondiali, come Finn l’ha avuta agli europei.

Campionati europei U23, Ardeche 2025, Hector Alvarez, Simone Gualdi in volata per il terzo posto
Gualdi ha sfiorato il podio agli europei, aiutato da Finn. Secondo Amadori lo spirito di squadra degli azzurri è stato da applauso
Campionati europei U23, Ardeche 2025, Hector Alvarez, Simone Gualdi in volata per il terzo posto
Gualdi ha sfiorato il podio agli europei, aiutato da Finn. Secondo Amadori lo spirito di squadra degli azzurri è stato da applauso
Però, nonostante questo, ha lavorato per la squadra.

Avevamo impostato l’europeo in un certo modo. Non avendo la possibilità di comunicare, fatta la riunione e date le dritte, poi sono loro che devono gestire, capire come muoversi e cosa fare. Quando nel finale Lorenzo si è accorto di non avere la giornata migliore, si è messo al lavoro per cercare di prendere il bronzo di Gualdi (che ha dovuto accontentarsi del quarto posto, ndr) e questo mi ha fatto molto molto piacere. Vuol dire che ha riconosciuto il lavoro che i suoi compagni hanno fatto per lui all’Avenir e al mondiale. Senza dire nulla si è messo a disposizione, con la maglia da campione del mondo addosso: non è da tutti.

Approvi il fatto che abbia scelto di restare un anno ancora negli U23?

Condivido in pieno. Quest’anno ha fatto 38 giornate di gara, un numero limitato che gli ha permesso ugualmente di togliersi delle soddisfazioni. Il prossimo anno ne farà 50 con qualche corsa a tappe in più. E’ una crescita graduale e quando fra due anni passerà nel WorldTour, sarà già pronto per certi risultati. E’ un ragazzo intelligente, la squadra crede in lui e mi fa piacere quello che ha scelto di fare.

Campionati del mondo U23, Kigali 2025, le biciclette di Lorenzo Finn e Jakob Omrzel
Secondo Amadori, i materiali fanno la differenza. Qui le bici di Finn (Red Bull) e Omrzel (Bahrain) a Kigali, le stesse dei corridori WorldTour
Campionati del mondo U23, Kigali 2025, le biciclette di Lorenzo Finn e Jakob Omrzel
Secondo Amadori, i materiali fanno la differenza. Qui le bici di Finn (Red Bull) e Omrzel (Bahrain) a Kigali, le stesse dei corridori WorldTour
Lavorando con loro, si vede tanta differenza fra i ragazzi dei devo team e quelli delle nostre continental?

E’un insieme di cose. Potremmo scrivere un libro su quanto si è fatto negli ultimi 15 anni per avere delle continental anche in Italia, però il livello è diverso. Se la differenza la fai con i dettagli, avere materiali top scava un solco. Senza parlare dell’alimentazione, la preparazione, la programmazione delle gare e tutto quello che ne consegue. Al Giro Next Gen arrivano squadre che prima di quel momento non hanno ancora fatto una gara a tappe e che non hanno le bici da crono. Siamo nella stessa categoria, ma su due piani diversi. E questo fa sì che se c’è qualche ragazzino interessante fatica per riuscire a emergere.

A chi tocca aiutarlo?

Bisogna cercare di individuarlo e aiutarlo noi come nazionale a venire fuori.

Allora forse la cancellazione della Nations Cup non è a nostro favore in questo senso…

Purtroppo è così. Non so quali saranno le scelte della Federazione, però sicuramente è un problema. Come nazionale dovremmo cercare di tutelare il ragazzino interessante che non vada in un devo team o in una squadra estera. Dovremmo dargli un supporto, stargli vicino, per cercarli di farlo crescere nei migliori dei modi, ma si dovrà ragionare sul budget.

Gran Premio Capodarco 2025, Tommaso Bosio, General Store, in azione sul muro (photors.it)
Tommaso Bosio, classe 2006 della General Store, è uno dei talenti fuori dai devo team, già adocchiati da Amadori (photors.it)
Gran Premio Capodarco 2025, Tommaso Bosio, General Store, in azione sul muro (photors.it)
Tommaso Bosio, classe 2006 della General Store, è uno dei talenti fuori dai devo team, già adocchiati da Amadori (photors.it)
Ci sono davvero questi ragazzini interessanti?

Io penso di sì. A San Daniele ho visto Tommaso Bosio, che è arrivato undicesimo. L’ho già avuto con me in nazionale a fare la Course de la Paix Grand Prix Jeseníky in Repubblica Ceca. Un altro è Mellano stesso, anche se lui è già nella XDS-Astana. Però abbiamo dei ragazzini del 2006 che sono interessanti però purtroppo, per un motivo o per l’altro, non sono in queste grandi squadre. Sta a noi dargli l’occasione per emergere.

Mondiali ed europei a ranghi ristretti, ma Amadori ha le idee chiare

01.09.2025
5 min
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Il Tour de l’Avenir ha lasciato negli occhi del cittì della nazionale under 23, Marino Amadori, la certezza di aver tra le mani un futuro campione. Ma la corsa a tappe francese non ha solo mostrato le qualità di Lorenzo Finn, le risposte di tutti i ragazzi chiamati in causa sono state più che soddisfacenti. Così, una volta richiuse le valige e tornato a casa, il tecnico della nazionale si prepara per i prossimi impegni con le idee chiare (in apertura foto Philippe Predier/DirectVelo). 

«Lorenzo (Finn, ndr) ha fatto una bellissima corsa – racconta da casa Marino Amadori – era lì con i migliori e ci siamo giocati il podio fino all’ultimo momento. Le ultime tre tappe sono state divertenti, ma si è trattato di un Tour de l’Avenir complicato. La Francia ha corso all’attacco, anche quando la maglia gialla era sulle loro spalle. Sapevamo che i nomi da “bollino rosso” erano quattro: Seixas, Nordhagen, Widar e Torres. Tutti questi, a parte Widar, sono già nel WorldTour. Essere così vicini e riuscire a mettere dietro lo spagnolo (Torres, ndr) è stata un’ottima cosa per il nostro Finn».

Lorenzo Finn ha corso un grande Tour de l’Avenir e ha messo il suo nome tra i favoriti per i mondiali in Ruanda (foto Aurélien Regnoult/DirectVelo)
Lorenzo Finn ha corso un grande Tour de l’Avenir e ha messo il suo nome tra i favoriti per i mondiali in Ruanda (foto Aurélien Regnoult/DirectVelo)
Ci presentiamo ai mondiali e agli europei con una pedina importante…

Con una squadra importante, perché l’Avenir ha dimostrato questo. Siamo forti, e rispetto agli scorsi anni avevamo un nome concreto per la classifica generale. Però tutti gli atleti sono stati bravi, a partire da Turconi che è stato capace di inserirsi nella fuga dei diciannove atleti che ha caratterizzato la seconda tappa. Mattio e Donati hanno svolto un lavoro eccezionale, così come Borgo. Gualdi, invece, è stato bravo a risalire la classifica e arrivare nei primi 20. 

E’ mancata la vittoria di tappa?

Quando si corre con il mirino puntato alla classifica generale è difficile concentrarsi anche sulle vittorie di tappa. Nelle edizioni passate non arrivavamo con un corridore da podio, il nome di Lorenzo Finn faceva paura a molti. La Francia ci ha corso contro dal primo giorno, hanno tentato di metterlo in difficoltà in tutte le maniere. Essere arrivati a sette secondi dalla medaglia d’argento è un risultato notevole

Simone Gualdi e Lorenzo Finn saranno gli unici due a correre sia mondiali che europei (foto Aurélien Regnoult/DirectVelo)
In Ruanda sarà davvero una sfida a due con Widar?

Non saprei, perché le incognite per quella gara sono molte. Inoltre ci sono tanti altri corridori da attenzionare: Mateo Ramirez, Pavel Novak, Omrzel e soprattutto Jarno Widar. A Kigali arriveremo con una squadra ridotta, con quattro atleti. Visto che occupiamo la prima posizione nel ranking under 23 ne avremmo potuti schierare sei di ragazzi, ma la Federazione ha dovuto fare delle scelte legittime (l’Italia si presenterà a ranghi completi solamente nelle prove elite, ndr). 

Quattro nomi soltanto, scelte facili o difficili?

Facili, a essere onesti. Perché qualche corridore non mi ha dimostrato una solidità tale da poter pensare di schierarlo al mondiale. Sull’aereo per il Ruanda saliranno: Lorenzo Finn, Simone Gualdi, Alessandro Borgo e Pietro Mattio. I primi due sono le migliori pedine a disposizione per una gara come il mondiale, Mattio è una certezza e Borgo ha fatto vedere di essere forte anche in salita. 

Una trasferta impegnativa, non solo per la durezza del percorso…

Per tanti aspetti: il viaggio, i vaccini (non obbligatori ma consigliati, ndr), il fatto che si corre a quote elevate. L’obiettivo principale sarà di arrivare al giorno della gara, il 26 settembre. Partiremo il 18 settembre, perché Finn e Borgo faranno anche la cronometro, decisione presa insieme a Villa. 

All’europeo, invece, ci presenteremo con la squadra al completo?

No. La decisione, presa in accordo con la Federazione è di correre in quattro anche l’europeo in Francia. Anche perché il percorso sarà ancora più duro del mondiale, con una salita vera di sette chilometri da ripetere tre volte. Verrà fuori una gara individuale, se fatta a certi ritmi. Le uniche due certezze saranno Lorenzo Finn e Simone Gualdi, gli altri due nomi li capiremo strada facendo con le gare di settembre (Giro del Friuli, Pantani e Matteotti, ndr). 

Davide Donati, Italia, Tour de l’Avenir 2025 (foto Aurélien Regnoult/DirectVelo)
Davide Donati, Italia, Tour de l’Avenir 2025 (foto Aurélien Regnoult/DirectVelo)
Si correrà una settimana dopo Kigali, tempi stretti…

Strettissimi. Anche qui ci sarà da capire come rientreranno i nostri dal viaggio in Ruanda. Il ritorno è previsto per il 29 di settembre, quattro giorni prima dell’europeo. La cronometro non sarà un problema perché porteremo nomi diversi da quelli che correranno su strada, visto che si tratta di un percorso per specialisti pensavo a Davide Donati e Nicolas Milesi. Ma ci sarà modo di capire.

Gualdi fa il punto: le prove da scalatore e il WorldTour nel 2026

13.08.2025
5 min
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Il rumore di sottofondo durante la chiamata con Simone Gualdi è quello della sua macchina che lo sta riportando da Livigno a Trepalle. E’ ancora tardo pomeriggio e il corridore bergamasco sta rientrando da una merenda in paese. Questi giorni in altura, con il pensiero fisso sul Tour de l’Avenir, scorrono a tratti lenti. Tra le montagne della Valtellina Simone Gualdi ha trovato in Alessandro Borgo un ottimo compagno di allenamento. Anche il campione italiano under 23 sarà al via della corsa a tappe francese, ma i loro cammini di avvicinamento sono leggermente diversi. 

«Io sono salito qui a Trepalle – racconta Gualdi – il 26 luglio. Mentre Borgo è arrivato il 2 agosto, prima ha corso al Tour de Wallonie con i professionisti. Rimarremo ad allenarci da queste parti fino al 14 agosto per poi rientrare. Per quanto mi riguarda non farò giorni di gara prima del Tour de l’Avenir, al contrario Borgo dovrebbe correre a Capodarco».  

In questi giorni Simone Gualdi e Alessandro Borgo (insieme al centro) sono in ritiro a Livigno e nei giorni scorsi hanno scalato lo Stelvio
In questi giorni Simone Gualdi e Alessandro Borgo (insieme al centro) sono in ritiro a Livigno e nei giorni scorsi hanno scalato lo Stelvio
Come stanno andando questi giorni?

Bene, essere in altura con compagni che conosci è meglio. Tendenzialmente pedali sempre con qualcuno e in ogni caso anche nel pomeriggio ci facciamo compagnia. Abbiamo scelto un hotel qui a Trepalle per restare un po’ più alti di quota, rispetto al paese siamo qualche centinaia di metri più alti. Cerchiamo di non partire troppo presto la mattina, così da fare le cose con calma e in modo da non avere troppe ore libere al pomeriggio. Altrimenti diventa tutto monotono. 

Vi siete organizzati per allenarvi insieme?

Sì, Borgo mi ha mandato il suo piano di allenamento, io ho parlato con la squadra e ho fatto il mio programma per questi giorni. Non facciamo sempre le stesse cose, ma siamo riusciti a far combaciare i lunghi. Proprio ieri (mercoledì, ndr) ci siamo fatti cinque ore, almeno se siamo in due il tempo passa velocemente. 

Gualdi nel 2025 ha corso molto con i pro’ imparando a muoversi in gruppo
Gualdi nel 2025 ha corso molto con i pro’ imparando a muoversi in gruppo
Si avvicina il tuo primo Tour de l’Avenir, ti senti pronto?

Sono carico. Inizialmente il mio programma prevedeva una piccola pausa dopo il campionato italiano, giusto un paio di giorni, per poi riprendere ad allenarmi in vista del Giro della Valle d’Aosta. Purtroppo i giorni dopo il tricolore sono stato male e ho dovuto saltare l’unica gara che avevo in programma prima dell’Avenir. Quando riattaccherò il numero sulla schiena saranno passati due mesi dall’ultima volta. 

Hai qualche dubbio?

In realtà no, ho lavorato a casa sull’intensità. Restare fermo qualche giorno in più mi ha permesso di recuperare meglio. Qui in ritiro ho notato di avere buoni valori e ottime sensazioni. Penso di essere sulla strada giusta. 

Tra gli under 23 ha raccolto ottimi risultati, tra i quali un terzo posto al campionato italiano di categoria dietro Belletta e Borgo
Tra gli under 23 ha raccolto ottimi risultati, tra i quali un terzo posto al campionato italiano di categoria dietro Belletta e Borgo
E’ la prima volta che stai così tanto tempo senza correre durante la stagione?

Sì, non è facile allenarsi e basta, ma ho degli obiettivi in testa e so che sto lavorando per quelli. La motivazione di certo non manca. A livello mentale mi sento anche maggiormente carico, sono stato quasi un mese a casa. Una cosa che sicuramente non capita spesso durante la stagione e questo mi ha aiutato tanto a recuperare. 

Guardiamo un attimo indietro, quest’anno hai voluto testarti per curare la classifica generale…

Al Giro Next Gen ho provato a lottare per la classifica, vero. Ho notato che mi manca ancora qualcosa e non so nemmeno se è questo tipo di sforzo sia nelle mie corde. E’ stato un bel test, ci ho provato anche perché sono giovane e c’è da capire che tipo di corridore posso diventare da grande. Però all’Avenir non sarò io l’uomo di classifica, avremo Lorenzo Finn e Filippo Turconi che hanno dimostrato di andare forte in queste corse. Per quanto riguarda la mia corsa so che avrò anche i miei spazi, senza in mente la generale, però vedremo un po’ come sarò messo tappa dopo tappa. 

Tra i pro’ a inizio stagione ha dimostrato di sapersi difendere, qui al Laigueglia chiuso al decimo posto
Tra i pro’ a inizio stagione ha dimostrato di sapersi difendere, qui al Laigueglia chiuso al decimo posto
Secondo te vale la pena snaturarsi?

Vedremo un po’ quando riprenderò la preparazione durante il prossimo inverno quali saranno gli obiettivi della squadra. Anche perché dal 2026 faccio il salto (Gualdi passerà nel WorldTour con la Intermarché Wanty, ndr). Cambieranno anche tante cose, il livello si alzerà ancora di più e ci sarà sicuramente da lavorare. 

Il passaggio nel WorldTour era già siglato da tempo, ti senti pronto?

Direi di sì. So che non è mai arrivata la vittoria in questi due anni nella categoria under 23. Allo stesso tempo ho raccolto tantissimi risultati, come il terzo posto alla Liegi U23 o alla Corsa della Pace insieme alla nazionale. Credo sia il momento giusto per fare questo salto. Comunque ho già fatto molte esperienze con i professionisti in corse di livello. In un paio di occasioni, come al Laigueglia e in altre gare in Francia, sono riuscito a entrare nella top 10. Sono pronto e curioso per vedere come andrà tra i grandi.

Le voci intorno all’unione tra il team Intermarché-Wanty e Lotto Cycling in vista della prossima stagione rimangono senza conferme o smentite ufficiali. I corridori lavorano e rimangono vincolati ai contratti firmati, fino a quando qualcosa non si muoverà ci rimane solamente da aspettare e capire.

Borgo è tricolore: un cerchio che si chiude un anno e mezzo dopo

29.06.2025
5 min
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DARFO BOARIO TERME – «Nel finale siamo rimasti in pochi, quelli che avevano le gambe – racconta Alessandro Borgo vestito della maglia di campione italiano U23 – ai meno 500 metri mi sono girato e ho visto che c’era spazio per un’azione diversa e ci ho provato. Sono riuscito ad arrivare da solo, è sempre bello vincere così ed eccomi qua, con il tricolore addosso». 

Per la prima volta vediamo Alessandro Borgo emozionato, il veneto del Bahrain Victorious Development Team si lascia andare in un pianto liberatorio e una dedica speciale. «Questo successo va al mio coach Alessio Mattiussi, che ha sempre creduto in me, a mio papà Massimo e mia mamma Michela, ai miei amici e ad un amico speciale che mi guarda da lassù: Daniele Gnoffo (un ragazzo che correva insieme a Borgo e venuto a mancare a causa di un incidente stradale in moto, ndr)».

Occhi su Borgo

Era il favorito Alessandro Borgo, le tappe del Giro Next Gen hanno fatto bene al suo motore e alla sua fiducia. L’occasione mancata ad Acqui Terme ha aumentato anche la fame di vittoria. Sapeva di stare bene e ha confermato quanto fatto vedere sulle strade della corsa rosa under 23

«Sapevo che il percorso di oggi era adatto a me – continua mentre cammina verso l’antidoping – ieri sono andato a provare qualche passaggio e ho capito che la corsa era disegnata per corridori con le mie caratteristiche. In più arrivavo consapevole di stare bene. Sapevo che la gara sarebbe stata difficile da gestire, anche perché tutti stamattina dicevano: «Mettiamoci a ruota di Borgo!». Quando il margine della fuga ha iniziato ad essere pericoloso ho deciso di mettere davanti la squadra a tirare».

«Sull’ultimo strappo – prosegue – avevamo nel mirino Bracalente (autore di una bellissima azione solitaria, ndr) e una volta imboccata la salita l’abbiamo fatta veramente forte. Non ho mollato di un metro e ho chiuso tutti gli attacchi da lì all’ultimo chilometro. Appena abbiamo iniziato a guardarci, dentro gli ultimi tre chilometri, ho trovato il momento giusto per partire e ce l’ho fatta».

Ti abbiamo visto sempre molto serio e pragmatico, oggi ti sei lasciato andare…

Vero, non ho la lacrima semplice però è arrivata una vittoria importantissima che aspettavo da quando ero secondo anno juniores. Arrivavo a quella gara in condizione ma ho avuto dei problemi e non era andata bene. La notte non avevo dormito ripensando all’occasione persa e continuavo a piangere. Indossare questa maglia ora da under 23 è un grande regalo per me.

Una gara non facile da gestire.

Sono riuscito a tenere sotto controllo tutto, anche la pressione. La squadra era tutta per me, i miei compagni hanno fatto un lavoro bellissimo e siamo riusciti a portare a casa un bellissimo risultato. 

Sei maturato tanto in questi anni, rispetto a quella tappa al Giro della Lunigiana riesci a controllare meglio le emozioni…

Quello era il periodo in cui raccoglievo i primi risultati di valore, alla fine sono emerso tardi perché da più piccolo facevo fatica a vincere. Ho imparato a gestire queste situazioni, adesso sono molto più tranquillo e sono consapevole che non serve a nulla innervosirsi. 

Ci hai lavorato con qualcuno?

Con un mental coach, penso sia una figura importante per chi corre a questi livelli. Alleniamo ogni giorno il corpo ma serve allenare anche la mente appoggiandoci a queste figure

Alessandro Borgo insieme al massaggiatore Ilario Contessa mentre aspetta di fare l’antidoping
Alessandro Borgo insieme al massaggiatore Ilario Contessa mentre aspetta di fare l’antidoping
Quando hai iniziato a lavorarci?

Un anno e mezzo fa, in questo periodo ho mollato un attimo ma non è detto che non tornerò a curare anche questo aspetto. Mi ha consigliato Sacha Modolo di affidarmi a un mental coach, ne ho parlato con la squadra ed erano d’accordo anche loro. 

C’è stato un episodio che ti ha fatto dire che fosse giunto il momento di cercare un supporto?

Quel campionato italiano perso da Gualdi quando ero juniores. La notte non ho dormito a causa di tutte le lacrime che ho versato. Sacha mi ha visto e ha pensato di portarmi da questa figura che mi ha aiutato tanto. 

Dormirai con il tricolore addosso questa notte?

Probabilmente sì.

Giro Next Gen: gli azzurri al via e le speranze di Amadori

13.06.2025
5 min
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Il cittì della nazionale under 23 Marino Amadori prepara il taccuino degli appunti e si dice fiducioso per il prossimo Giro Next Gen. Mancano poco più di ventiquattro ore al via della cronometro di Rho e poi ognuno avrà le risposte che cerca. La corsa rosa under 23 arriva dopo due prove interessanti di Nations Cup nelle quali gli azzurri guidati da Amadori sono stati assoluti protagonisti. E proprio insieme al cittì, alla vigilia di uno degli appuntamenti più importanti della stagione, facciamo un punto sulle forze dei nostri ragazzi

«Penso che per i team – dice Amadori – non ci sia gara più importante. Tour de l’Avenir, mondiali ed europei sono una faccenda diversa, riservata alla nazionale, mentre qui siamo davanti a un impegno fondamentale per tanti ragazzi. Il Giro Next Gen è il palcoscenico di riferimento nel quale mettere in mostra le proprie qualità e tanti atleti sono chiamati a fare bene in ottica futura. Noi come Italia arriviamo da due gare a tappe di Nations Cup nelle quali abbiamo dimostrato di essere competitivi. Gualdi è uno dei nomi che mi sono segnato per la classifica generale, in Repubblica Ceca ha corso bene e non era ancora al 100 per cento (in apertura sul podio finale con Pau Martì e Simon Dalby, ndr)». 

Filippo Turconi è stato protagonista di un buon inizio di stagione e ha corso molto bene anche all’Orlen Nations Cup (foto Tomasz Smietana)
Filippo Turconi è stato protagonista di un buon inizio di stagione e ha corso molto bene anche all’Orlen Nations Cup (foto Tomasz Smietana)

Risposte azzurre

Dalle due prove di Nations Cup, prima in Polonia e poi in Repubblica Ceca, l’Italia è uscita con un bottino più che soddisfacente: due vittoria di tappa e in entrambe le prove anche un podio finale. 

«Abbiamo dimostrato di essere competitivi – analizza il cittì Amadori – anche perché la concorrenza non era di certo bassa. Ci siamo scontrati con diversi ragazzi interessanti tra cui Pau Martì, che l’anno scorso è arrivato terzo al Giro Next Gen. Gualdi, Savino, Mellano e Turconi hanno fatto vedere delle belle cose. Peccato per Mellano che a causa della maturità non potrà esserci. Però dai ragazzi che ho portato con me in nazionale mi aspetto mantengano lo stesso livello, se non qualcosa in più».

Squadre italiane

Le formazioni italiane al via saranno quattordici e per i loro ragazzi la corsa di casa rappresenta un palcoscenico importante nel quale dimostrare di poter essere competitivi nel ciclismo che conta. 

«Tutti gli atleti delle nostre realtà – continua Amadori – che siano esse squadre professional, continental o di club possono fare qualcosa di interessante. Questo è il momento giusto per cercare di fare il salto di qualità e mettersi in mostra. Nelle prove con la nazionale ho portato ragazzi da ogni realtà e abbiamo fatto vedere belle cose, vuol dire che il livello di base è alto. Una cosa bella che ho notato è che tutte le formazioni italiane hanno preparato al meglio questo appuntamento correndo altre corse a tappe prima e con periodi di altura.

«Mi aspetto qualcosa – dice ancora – da ragazzi come Chesini, Nespoli, Lorenzo Masciarelli, ma anche dai tre corridori della Vf Group-Bardiani: Scalco, Paletti e Turconi. Il percorso è vario e aperto a tante occasioni differenti». 

I devo team

Dalle sedici formazioni development invitate escono una dozzina di nomi interessanti.

«Per le volate – analizza Amadori – mi aspetto qualcosa da Delle Vedove e Matteo Milan. Mi sono segnato anche il nome di Lorenzo Conforti che corre nella Vf Group-Bardiani ma è pronto per far vedere quanto vale. Una menzione speciale va fatta anche a Pietro Mattio e Federico Savino, loro sono dei riferimenti per la nazionale e sono convinto faranno un grande Giro Next Gen. Mattio sarà chiamato a lavorare per Nordhagen che viene qui per vincere visto che da quest’anno era già stato aggregato alla formazione WorldTour della Visma. Però le sue qualità le conosco bene e sono convinto che farà un lavoro eccezionale. Altro nome importante è quello di Alessandro Borgo, da lui mi aspetto di vederlo vincente almeno in una tappa». 

Per Lorenzo Finn il Giro Next Gen è un primo obiettivo e un banco di prova importante ma da vivere senza ansia (foto Twila Federica Muzzi)
Per Lorenzo Finn il Giro Next Gen è un primo obiettivo e un banco di prova importante ma da vivere senza ansia (foto Twila Federica Muzzi)

Capitolo Finn

Il campione del mondo juniores merita una parentesi tutta per sé. Le qualità non mancano ma il Giro Next Gen è un primo passaggio in un percorso di crescita ben delineato. E’ giusto che le aspettative intorno a lui siano alte ma, come detto dallo stesso Finn e come ribadisce Marino Amadori, questo è un momento nel quale imparare.

«Lorenzo Finn – conclude il cittì – è sicuramente la nostra punta in prospettiva futura, ma al momento non ci devono essere pressioni. Lui stesso è di questa idea. Si tratta della sua prima corsa a tappe di otto giorni e andrà a sfidare corridori forti e potenzialmente pronti ad altri palcoscenici. Lui sa cosa può prendere dal Giro Next Gen e penso sia un’esperienza importante anche in ottica di europeo, mondiale e Tour de l’Avenir». 

L’Italia di Amadori riparte tra vittorie, nuovi innesti e regole diverse

22.05.2025
5 min
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L’Italia di Amadori è tornata a correre e ha ripreso a macinare chilometri e risultati. Come da consuetudine il primo appuntamento dell’anno arriva nel mese di maggio e coincide con l’Orlen Nations Grand Prix. La prima prova di Coppa delle Nazioni che vede protagonista la nostra nazionale under 23. Sulle strade polacche gli azzurrini mettono in fila una serie di ottime prestazioni, coronate da due vittorie di tappa. Oltre a ciò è arrivato anche il secondo e terzo posto in classifica generale, rispettivamente conquistati da Mellano e Turconi, alle spalle dell’austriaco Marco Schrettl (in apertura foto Tomasz Smietana) 

Gli azzurri di Amadori in Palonia, da sx: Mellano, Zamperini, Filippo Agostinacchio, Turconi, Belletta e Giaimi (foto Tomasz Smietana)
Gli azzurri di Amadori in Palonia, da sx: Mellano, Zamperini, Filippo Agostinacchio, Turconi, Belletta e Giaimi (foto Tomasz Smietana)

Nuove regole, gioco diverso

Andiamo con ordine e riavvolgiamo il nastro. La stagione 2025 vede un’importante novità dal punto di vista dei regolamenti. L’UCI ha infatti deciso di escludere i professionisti dalle prove che assegnano il titolo europeo e mondiale under 23. Una scelta importante, condivisibile o meno, ma che cambia le regole del banco. Chi tiene le carte in mano, il nostro cittì Marino Amadori, vede modificare un po’ il tutto. Come giocherà i suoi assi?

«Dovrò pianificare diversamente – racconta Amadori da casa mentre prepara la seconda trasferta dell’anno – mondiali ed europei. Penso l’UCI abbia preso una decisione corretta. Quello di Zurigo è stato un mondiale semi professionistico. Trovo giusto mettere delle regole, anche se competere con i ragazzi dei devo team sarà difficile per chi arriva da formazioni continental o di club. Ma questo fa parte del gioco».

Torniamo alla prima prova di Nations Cup per i nostri under 23, che punto hai fatto una volta tornato a casa?

Ero convinto di aver messo insieme una buona squadra e sono felice di quanto raccolto. Abbiamo programmato bene l’impegno e per questo devo ringraziare le squadre e i team. Da tempo sapevo quali ragazzi avrei portato con me e conoscevamo bene i percorsi. 

Due vittorie di tappa e una classifica generale vissuta da protagonisti…

Mellano e Zamperini hanno vinto e sono molto felice per loro. Sono agli opposti della categoria. Il primo è al suo esordio tra gli under 23, mentre l’altro era alla ricerca di conferme dopo il cambio di squadra. Abbiamo vinto, largamente, anche la classifica a squadre. Segno di una buona prestazione da parte di tutti e sei i ragazzi. 

Il primo successo di tappa in Polonia lo ha firmato Ludovico Mellano, alle sue spalle Turconi e l’austriaco Schrettl (foto Tomasz Smietana)
Ludovico Mellano, Filippo Turconi, Orlen Nations Cup 2025, Italia, Mellano, Turconi (foto Tomasz Smietana)
Una formazione divisa in due tra chi ha più esperienza e chi meno, ti aspettavi una prestazione ottima dai due più giovani. Mellano e Turconi?

Ormai tra gli juniores si va forte. La scelta libera dei rapporti, la preparazione e i mezzi permettono a molti ragazzi di arrivare tra gli U23 pronti. Anzi, alcuni passano direttamente nel WorldTour. Mellano e Turconi sono stati bravi, il primo ha vinto una tappa e indossato la maglia di leader. Entrambi sono stati protagonisti fino in fondo e si sono giocati la vittoria finale. 

Con una seconda tappa da assoluti protagonisti…

Esatto. Sono stati molto bravi correndo all’attacco e dando del filo da torcere a tutti. Purtroppo il giorno dopo l’austriaco Schrettl ha dimostrato di essere altrettanto forte e ci ha tolto il primato. Così l’ultimo giorno abbiamo cambiato un po’ le carte in tavola e siamo andati per la vittoria di tappa. 

Nella quarta e ultima tappa Zamperini ha fatto brillare la maglia di campione italiano U23 conquistata lo scorso anno (foto Tomasz Smietana)
Nella quarta e ultima tappa Zamperini ha fatto brillare la maglia di campione italiano U23 conquistata lo scorso anno (foto Tomasz Smietana)
Che è arrivata con Zamperini, come lo hai visto dopo i primi mesi nel devo team dell’Arkea?

Non benissimo, ma conosco le sue qualità e ho voluto dargli fiducia. Prima di venire in Polonia abbiamo parlato e lui è stato bravo a staccare e farsi trovare pronto. Mi auguro sia la vittoria che gli possa permettere di trovare la strada giusta. 

Tra poco arriva il secondo appuntamento di stagione con la Corsa della Pace, altra prova di Nations Cup. Chi porterai con te?

Dai devo team Gualdi e Savino. Dai team continental Gabriele Bessega e Tommaso Bosio. Mentre delle formazioni di club Dario Igor Belletta e Riccardo Lorello. Proprio per Belletta ho parlato con la Solme Olmo, crediamo molto nelle sue qualità quindi abbiamo realizzato un programma ad hoc in vista del Giro Next Gen. 

Se per mondiale ed europeo le scelte sono più “bloccate” in ottica Tour de l’Avenir ci sarà spazio per tutti…

Ad esempio Turconi è un ragazzo sul quale dovremo riporre molta attenzione. E’ già professionista visto che corre nella Vf Group-Bardiani: per la prova continentale e mondiale non potrà essere schierato. Ma in vista del Tour de l’Avenir è un profilo da attenzionare.

Simone Gualdi, la Liegi U23 per fare come Busatto

19.04.2025
5 min
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Quando lo abbiamo raggiunto, Simone Gualdi stava ultimando l’ultima distanza in vista della Liegi U23, che si correrà proprio oggi fra Bastogne e Blegny. Era sulle sue salite, tra queste il Selvino: una delle scalate simbolo del Giro di Lombardia, ma soprattutto, almeno in questo caso, una delle sue salite test. Quelle che ti dicono come stai. E a quanto pare le risposte della montagna sono state positive.

Il giovanissimo atleta della Wanty – Nippo – ReUz, devo team della Intermarché, è pronto dunque per una sfida che piace ai ragazzi del team belga, visto che due anni fa a vivere questa corsa fu un suo connazionale e compagno, Francesco Busatto. Le assonanze tra i due non mancano. Speriamo che anche il risulto finale sia lo stesso.

Sin qui Gualdi ha disputato una buona stagione. Ha fatto qualche apparizione con i pro’. Ha sfiorato il successo al Le Tour des 100 Communes, battuto, pensate un po’, da quel Matthew Brennan che avrebbe poi vinto due tappe al Catalunya e si sarebbe messo in luce anche alla Parigi-Roubaix. Ma soprattutto ha mostrato la solidità per cui dal prossimo anno passerà nella prima squadra e quindi nel WorldTour.

La Cube di Gualdi in cima al Selvino: ultime pedalate prima di volare in Belgio
La Cube di Gualdi in cima al Selvino: ultime pedalate prima di volare in Belgio
Innanzitutto, Simone, come stai? Come sta andando la stagione?

Va sicuramente molto bene. Ho iniziato subito forte, anche con i professionisti. Ho avuto qualche occasione, ho raccolto qualche bel piazzamento e diciamo che per avere la ciliegina sulla torta manca la vittoria. Però non posso assolutamente lamentarmi o avere rammarichi. Anzi…

Parteciperai alla Liegi U23. Avete mai parlato di questa corsa con Francesco Busatto, che l’ha vinta due anni fa?

In realtà non troppo, alla fine non ci vediamo così spesso. Però sicuramente ci tengo a far bene. E’ una corsa anche adatta alle mie caratteristiche. So che sto bene e quindi ci terrei a replicare quello che ha fatto Francesco.

Hai già studiato il percorso? Come ti stai preparando?

Sì, ho bene in mente ciò che mi aspetta. La Liegi U23 l’ho fatta già l’anno scorso, quindi mi ricordo i punti chiave. E poi al giorno d’oggi con VeloViewer possiamo vedere un po’ tutti i dettagli della corsa. E posso dirvi che l’ho guardata e riguardata un bel po’ di volte e ho capito dove potrò provare a fare la differenza. Però poi vedremo in gara, in base a come si evolvono le situazioni.

Hai già individuato i rivali più pericolosi?

Sicuramente ci sarà Jarno Vidar, con cui ho corso questa settimana al Circuit des Ardennes e l’ho visto in gran forma. Penso anche che Lorenzo Finn sarà un avversario tosto. Poi vedremo… sono corse grandi, importanti e alla fine qualcuno di forte esce sempre. So che le mie qualità le ho, so che posso far bene…

Gualdi (classe 2005) è stato il miglior giovane all’ultimo Trofeo Laigueglia
Gualdi (classe 2005) è stato il miglior giovane all’ultimo Trofeo Laigueglia
A questa età si cresce molto rapidamente. Dove senti di essere migliorato rispetto al 2023?

Sicuramente ho accumulato tantissima esperienza che mi aiuta a capire meglio certe situazioni di corsa e a sprecare meno in momenti non determinanti. Prima buttavo via qualche energia di troppo che poi mi costava sul finale. Anche i miei numeri sono migliorati. So di essere più forte, non solo mentalmente e tatticamente, ma anche fisicamente.

E in cosa sei cresciuto dal punto di vista fisico?

Ho lavorato tanto sia sulla resistenza che sulle salite lunghe. Ho notato un grosso miglioramento proprio su quelle. Infatti quest’anno mi piacerebbe provare a fare bene in classifica generale nelle corse a tappe.

Ti riferisci anche il Giro Next Gen?

Esatto. Quello è il prossimo obiettivo dopo la Liegi U23. E’ una corsa a cui tengo molto. Ci ho lavorato.

Vieni da un corsa particolare, il Circuit des Ardennes, alla quale i francesi tengono molto ed è sempre molto combattuta? Che impressione hai avuto in queste cinque tappe?

Mi sono trovato bene. Non erano percorsi durissimi, nei quali poter fare una grossa differenza, ma quando c’era qualche salita sono riuscito a essere sempre con i migliori. Ci sono state un paio di occasioni con gli abbuoni in cima a delle cotes e ho anche acciuffato qualche secondo per la generale. Erano cinque tappe nervose (alcune anche del vento, ndr) e siamo sempre stati in gara. Ho ottenuto due top dieci.

Al Circuit des Ardennes il bergamasco è sempre stato nella mischia. Si è mosso bene anche tra i ventagli (foto FG Photos)
Al Circuit des Ardennes il bergamasco è sempre stato nella mischia. Si è mosso bene anche tra i ventagli (foto FG Photos)
Veniamo alla Liegi: anche tra gli U23 la cotes de la Redoute sarà decisiva?

Sì, sicuramente inizierà anche per noi da lì. Però è un po’ diverso rispetto ai professionisti. Secondo me ci sono anche altri punti chiave prima come Wanne o Haute Levée. Alla fine in quelle fasi devi avere le gambe: se hai le gambe sei davanti e il resto poi viene un po’ di conseguenza. Dopo c’è una scrematura.

Simone, per i giovani italiani all’estero spesso non è facile, anche dal punto di vista ambientale: senti la fiducia dei tuoi compagni di squadra?

Sì, parecchia fiducia. Sotto questo punto di vista sono tranquillo. Anche perché mi sono guadagnato il rispetto nella squadra. Quando quel giorno non è un’occasione per me, sono il primo ad aiutare i compagni. E penso che questa sia una delle chiavi per creare un bel gruppo: aiutare quando serve, ma anche essere aiutato quando arriva la tua occasione.

Insomma, Simone Gualdi è pronto: dal Selvino alla Liegi!

Sì, esatto. Mercoledì ho svolto un ultimo allenamento in vista di questa gara. Però è stata più che altro una rifinitura. Quello che bisognava fare era già stato fatto. Ora c’è solo la corsa da affrontare. Sono arrivato in Belgio un paio di giorni prima, così da fare tutto con calma. Abbiamo un hotel, un punto d’appoggio vicino al service course del team, e da lì ci spostiamo direttamente alla partenza della Liegi.

Il nostro gioiello classe 2005: Simone Gualdi verso l’Avenir

30.07.2024
4 min
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Quando parli faccia a faccia con Simone Gualdi fai davvero fatica a pensare che sia un ragazzo del 2005. Ha una chiarezza di idee, un tono e uno sguardo da veterano. Il giovanissimo corridore della Wanty- ReUz, il devo team della Intermarché-Wanty, è uscito da un ottimo Giro della Valle d’Aosta e il commissario tecnico, Marino Amadori, che ci ha parlato di lui, lo ha giustamente inserito nella lista pronta a partire per la Francia, alla volta del Tour de l’Avenir.

La stagione di Simone Gualdi, la prima tra gli under 23, è stata piuttosto piena, nonostante la scuola. Sin qui ha inanellato 35 giorni di gara, tra cui quattro corse a  tappe. Una stagione che non lo ha visto vincere, ma in cui ha mostrato una grande costanza di rendimento e di apprendimento. Il nono posto finale al Giro della Valle d’Aosta, il cui livello era notevole, ne è la prova.

Controllo e capacità di muoversi in gruppo: un corridore si vede anche da queste situazioni
Controllo e capacità di muoversi in gruppo: un corridore si vede anche da queste situazioni

Simone tra i grandi 

«Una buona stagione direi – spiega Gualdi – Sono contento per il Giro della Valle d’Aosta perché era uno degli obiettivi di quest’anno. Sapevo che da questo periodo in poi sarei potuto andare sempre meglio perché ho finito la scuola e mi posso finalmente allenare bene. Ho fatto un periodo di altura dopo il Giro Next Gen. Sono andato a Livigno direttamente dopo la maturità. Da lì sono sceso e sono andato al Valle d’Aosta. E infatti i risultati si sono visti».

Prima del via della frazione finale di Cervinia, Gualdi era tranquillo. Non solo sperava di mantenere la sua posizione, ma anche di fare meglio. Poi visto anche il via caotico ha perso un po’ di terreno, ma ha difeso bene la top 10, giungendo terzo tra i ragazzi del primo anno nella generale.

Ad un certo punto era persino secondo nella classifica dei giovani, tanto da indossare la maglia bianca appartenente a quel fenomeno che risponde al nome di Jarno Widar. Insomma Torres, Widar, Gualdi: classe 2005 sugli scudi.  

«Se penso che il leader della classifica dei giovani è Widar – continua Gualdi – per me è stato un po’ come averla personalmente quella maglia bianca. Jarno, si è visto, è uno step superiore a tutti. Anche al Giro Next ha fatto davvero grandi numeri. Rivederlo in azione è stato incredibile».

Gualdi in salita con i migliori, tante volte ha preferito non rispondere agli scatti
Gualdi in salita con i migliori, tante volte ha preferito non rispondere agli scatti

Più consapevolezza

Non che mancasse a Gualdi, ma questo Valle d’Aosta certamente gli dà qualcosa in più.

«Sicuramente mi dà molta consapevolezza che posso fare bene anche in classifica generale. Sono migliorato parecchio anche sulle salite lunghe, cosa che mi mancava e cui ho supplito lavorando in quota. In questo Valle d’Aosta ho capito che posso dire la mia. Abbiamo incontrato davvero salite lunghe e dure e vedremo poi nel tempo come si evolverà questa caratteristica».

Ciò nonostante Gualdi non si sente uno scalatore puro: si sente più completo. «Soprattutto quando tirava Widar il ritmo in salita era davvero troppo elevato, anche per questo preferisco salire al mio passo e in questo caso limitare i danni piuttosto che cercare di tenere e poi esplodere. Comunque sono anche abbastanza veloce e me la cavo anche sul passo.

«Tra l’altro ogni tanto lavoro anche sulla bici da crono, anche se devo iniziare a lavorarci di più. Quello è e sarà uno step superiore che mi potrà dare un vantaggio nelle corse a tappe. Si è visto al Giro Next dove c’era la cronometro iniziale quanto sia importante questa disciplina».

Per Gualdi anche qualche apparizione tra i pro’, come Faun Ardeche e Laigueglia
Per Gualdi anche qualche apparizione tra i pro’, come Faun Ardeche e Laigueglia

Verso l’Avenir

Simone si è aggiunto al ritiro azzurro del Sestriere questa settimana. Un po’ di recupero e quindi l’arrivo in quota. Non scordiamo che è la prima volta che Gualdi fa la doppia altura in stagione. Lui dovrebbe essere certo di una maglia per l’Avenir.

«Sono contento di questa opportunità che mi dà Amadori – ha detto Gualdi – ho comunque dimostrato che sto bene. Al Valle d’Aosta si è corso in un certo modo, si partiva sempre a tutta. In una tappa siamo andati “a fiamma” per la prima ora e mezza finché non è partita la fuga, come nelle gare dei grandi.

«Sono certo che l’Avenir sarà una grandissima esperienza. Mi farò trovare  pronto e sarò sicuramente disponibile ad aiutare».