Verso il voto: il programma del candidato Martinello

19.01.2021
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Tanto è organizzato e schematico il programma di Daniela Isetti, per quanto quello di Silvio Martinello è un fluire di idee: un ragionamento che va a toccare i vari aspetti della proposta evidenziando problemi e soluzioni. Due approcci completamente diversi, essendo tali anche i due candidati. Un documento di 25 pagine, suddiviso in capitoli come stazioni del viaggio.

«Immagino una Federazione – si legge in avvio – che ritorni a lavorare prioritariamente con e per la base, sostenendo i propri Comitati Regionali e Provinciali con un nuovo criterio, basato sul merito, di suddivisione dei contributi. I CR e i CP dovranno tornare alla loro funzione principale: rappresentare sul territorio il braccio operativo della struttura centrale. La FCI dovrà aiutarli a recuperare il terreno perduto dopo anni di gestione centralizzata che ha di fatto spogliato i comitati periferici (a parte qualche caso utile alla gestione del consenso) delle loro prerogative».

Tra i vari punti del programma integrale, alcuni hanno richiamato la nostra attenzione.

Francesco Ceci, Marco Villa, campionati del mondo Pista 2013 Minsk
La velocità va rifondata. Non possono essere Villa e Salvoldi a occuparsene
Francesco Ceci, Marco Villa, campionati del mondo Pista 2013 Minsk
Non possono essere Villa e Salvoldi a occuparsi della velocità

Supporto alle società

Si legge nel programma: il supporto economico e formativo alle società di base, consentirà di interrompere e invertire il trend di decrescita, per consentirci di essere nuovamente attraenti e competitivi rispetto ad altre discipline sportive.

«Intendo le società – spiega Martinello – impiegate in tutta la filiera, dai giovanissimi agli juniores. Bisogna tutelarle da quella sorta di cannibalismo messo in atto da parte delle squadre più ricche, che ha portato a un impoverimento generale. Già è difficile reggere ai passaggi di categoria, ma se gli ordini di arrivo vengono decisi a tavolino da direttori sportivi che grazie ai soldi hanno a disposizione i migliori talenti, anche il reale livello di competizione viene inficiato.

«Le società – prosegue Martinello – devono essere aiutate a crescere. Dopo questa pandemia dovremo sostenerle, cercando nelle pieghe del bilancio, le risorse per non far pagare affiliazione e tesseramento. Come si è fatto nel 2020, quando sono stati stanziati 2 milioni di euro proprio per sostenerle. E poi bisogna trovare il modo affinché gli squadroni più ricchi abbiano un vincolo da rispettare nel tesseramento. E’ un problema noto da anni, cui non si è mai data una risposta».

Il ruolo di Rcs

Quando il programma affronta il settore strada, l’analisi del movimento è lucida. A fronte di una storia prestigiosa, l’organizzazione del ciclismo in Italia pecca di presunzione e il sistema traballa. I grandi sono sempre più grandi, i piccoli sono al limite dell’asfissia. L’esempio del ruolo svolto da Aso nel rilancio del ciclismo francese è un ottimo aggancio.

«E’ un punto di arrivo – ammette Martinello – altrimenti non ne veniamo fuori. Rcs prende 20 milioni di euro ogni anno dalla Rai, perché non pretenderne 21 e investire quel milione nella promozione del professionismo? Bisogna sedersi a un tavolo e occuparsi di tutto il calendario nazionale. Si può immaginare per tutte le corse un format che preveda 90 minuti di diretta, con uno studio in avvio e uno in chiusura, con un produttore che può essere la Rai. Quando Amici lascerà, chi prenderà in mano la situazione? Rcs ha la sua struttura, perché non pensare a un’economia di scala, che metta i pro’ al centro del sistema?

«Il ciclismo francese – incalza Martinello – 15 anni fa era messo malissimo, Aso se lo è caricato sulle spalle. Le corse stavano sparendo e gli sponsor volevano investire sul Tour. E il Tour cosa ha fatto? Li ha invitati a investire in nuove squadre, garantendo loro la wild card. Le 2 squadre WorldTour (fa eccezione la Fdj che c’era anche prima) e le 4 professional francesi sono figlie di questo lavoro. E’ legittimo che una società faccia profitto, ma se non costruisci il movimento, cosa ti resta? A Cairo hanno spiegato la situazione in questi termini? E’ un progetto ambizioso, ma a quel tavolo la Federazione può mediare, avendo la consapevolezza dei rischi per l’intero movimento».

A Cairo qualcuno ha spiegato che Rcs potrebbe avere un ruolo costruttivo, da cui avrebbe vantaggi a lungo termine?
Cairo vuole intervenire a favore del ciclismo italiano?

Le nazionali

La maglia azzurra è il fiore all’occhiello, ma secondo Martinello l’organizzazione su cui sono basate le nazionali è figlia di retaggi superati. Il mondo anglosassone ha indicato la via già da anni. 

«Il progetto – dice Martinello – prevede di mettere a capo delle nazionali un Team Manager con responsabilità dirette di coordinamento e di organizzazione. Non sarà un team privato, perché farà comunque capo al Consiglio federale. Si tratta del proseguimento del progetto che portai in Federazione nel 2005.

«Oggi ogni gruppo lavora col suo personale, mentre immagino una squadra di meccanici e massaggiatori trasversali a tutti. Una struttura molto più snella, composta anche da personale dipendente, che quando non è in giro, organizza materiali e magazzino. Serve maggiore efficienza operativa, dopo che è stato concordato un programma di lavoro pluriennale alla luce degli appuntamenti agonistici. La nazionale deve essere il gioiello di famiglia e deve godere anche di una comunicazione all’altezza. Non è possibile che l’unico in grado di renderla visibile sia Cassani, grazie al suo seguito personale. La comunicazione è un punto debole, la maglia azzurra deve essere oggetto del desiderio anche per chi vuole investire nel ciclismo. Da un’analisi dei bilanci fra il 2003 e il 2019 emerge che nel 2003 c’erano 810 mila euro di entrate dagli sponsor, nel 2019 siamo a 219 mila…».

Massimo Besnati, Davide Cassani, Marco Villa, Filippo Ganna
La nazionale gode di grandi risultati e poca visibilità: la comunicazione è importante
Davide Cassani, Marco Villa, Filippo Ganna
La nazionale gode di grandi risultati e poca visibilità

La velocità

Dopo anni di buio e disinteresse, la velocità su pista è diventata fortunatamente il pallino di tutti. Martinello la definisce “una lacuna vergognosa”.

«La lettura di Daniela Isetti sulle cause dell’abbandono – dice Martinello – è parziale e superficiale. La velocità ha bisogno di grande programmazione. C’è da mettere a punto un sistema per dare supporto agli atleti, con i Corpi militari, ma anche immaginando la nascita di una squadra da affidare al team manager. I fenomeni olandesi della velocità arrivano tutti dalla Bmx, tanto che accanto ai velodromi, c’è sempre un impianto per questa specialità. Perché nel progettare quello di Spresiano non se ne è parlato? Sono specialità intercambiabili e la Bmx è comunque una disciplina olimpica. Servono tecnici di livello che ora come ora non abbiamo. Non dico che si debba importarne da fuori, ma vanno mandati i nostri a fare stage all’estero. La Nuova Zelanda, grande come la Toscana, ottiene risultati in tutte le discipline olimpiche. Come mai?

«La nostra pista ha ottenuto risultati eccezionali grazie a due grandi tecnici come Villa e Salvoldi, ma non possono essere loro a occuparsi della velocità perché non ne hanno la competenza. Lo dimostra il fatto che Miriam Vece sia stata mandata ad Aigle, come accade ai Paesi in via di sviluppo. Ma se avessimo mandato un’altra ragazza, a quest’ora avremmo una squadra per la velocità olimpica».

Gare Bmx (foto Fci)
La Bmx è specialità olimpica ed è alla base della velocità su pista: i fenomeni olandesi vengono da lì
Gare Bmx (foto Fci)
La Bmx è specialità olimpica ed è alla base della velocità su pista

La sicurezza

Sicurezza nell’organizzare le gare, sicurezza nell’uso quotidiano. Se il bambino non può andare a scuola in bicicletta, magari non avrà mai la voglia di arrivarci prima del compagno e la bicicletta sarà sempre più lontana dal suo orizzonte. Il settore strada è a rischio.

«Qualche intervento nel Codice della strada c’è stato – dice Martinello – ma ci si è bloccati su quel 1,5 metri che non è la panacea di tutti i mali. Il legislatore dovrebbe sedersi al tavolo con la Federazione, lavorando a un modello educativo. Stiamo pagando un prezzo altissimo in termini di vite e di tesseramento. Nei Paesi in cui si sono fatti investimenti veri sulla sicurezza sono aumentati anche i tesserati. Per cui bisogna investire sugli impianti chiusi che permettono di fare attività in modo sicuro, ma insieme va aiutato chi ha la responsabilità di legiferare perché agisca nel modo giusto.

«Sul fronte degli organizzatori invece, che hanno costi notevoli, va creata la stessa economia di scala di cui si è parlato per le produzioni televisive, dotando i Comitati regionali e provinciali di infrastrutture e mezzi da mettere a disposizione delle società. Come vanno aiutati, magari anche con assistenza legale, i direttori di corsa, che hanno sulle spalle un peso incredibile».

Gli argomenti sono ancora tanti e spaziano dal sito web federale al doping, in cui viene stigmatizzata la gestione Uci dell’antidoping e anche la retroattività dei controlli, in cui all’aspetto punitivo fa affiancato quello educativo. La lettura del programma in questo caso completerà ottimamente il quadro.

Norma Gimondi 2019

Ecco perché Gimondi tirerà per Martinello

15.01.2021
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Era più o meno di febbraio, quando Silvio Martinello si presentò da Norma Gimondi per chiederle se intendesse candidarsi nuovamente alla presidenza della Federazione. Andò a dirle che le loro idee coincidevano e sarebbe stato un peccato disperdere le energie in due corse parallele.

«Ma io – dice Norma – non avevo testa né tempo. Era morto da poco mio papà e sulle mie spalle erano cadute anche le cose che faceva lui nelle società immobiliari. Silvio disse che non sarebbe stato giusto disperdere il mio lavoro di 4 anni fa, ma gli risposi che avrei avuto bisogno di parlarne con mia madre. Mio padre all’inizio era stato refrattario. Mi diceva che si trattava di politica, che noi siamo persone schiette e in quel mondo non mi sarei trovata. Alla fine però era rimasto contento, perché ero stata corretta. Poco prima che venisse a mancare, mi disse che avevo fatto bene a candidarmi, perché la gente gli chiedeva di me e questo lo inorgogliva. Fino ad allora era stato sempre lui il personaggio, adesso volevano sapere di sua figlia. E quando anche mamma ha detto che dovevo riprovare, ho chiamato Silvio».

Ci sono affinità fra Gimondi e Martinello?

Ho visto il suo programma ed è simile al mio per la vicinanza al territorio. Sembra che la Federazione abbia radici soltanto a Roma, mentre abbiamo bisogno che sia presente nelle regioni, nelle province, nei singoli comuni. E poi il concetto di squadra…

Renato Di Rocco, Thomas Bach, Imola 2020
A Di Rocco, qui con Thomas Bach, Norma Gimondi riconosce il merito di aver portato il mondiale a Imola
Renato Di Rocco, Thomas Bach, Imola 2020
A Di Rocco, qui con Bach, il merito di Imola 2020
Silvio ha dichiarato che non sarà un uomo solo al comando.

Esatto, il confronto aiuta ad analizzare i problemi. Il lavoro di gruppo apre scenari diversi e magari da un altro arriva la soluzione o la visione che a te sfuggiva. Silvio lo conosco sin da quando ero ragazzina, perché passò professionista nella Sammontana-Bianchi di cui mio papà era team manager e lo vedo determinato e puntiglioso. Sulle problematiche ha la capacità di focalizzare che negli altri non vedo.

Di cosa ha bisogno secondo te il ciclismo italiano?

Di rottura con il passato. All’attuale gestione do il merito di aver portato i mondiali a Imola e la gestione dell’attività nell’ultimo anno, ma dietro questo ci sono sempre i soliti problemi, che non si affrontano.

Credi che Martinello sia schietto alla Gimondi?

Non gli manca la capacità di mediare, a volte io entro più dura. Forse la moderazione gli viene dal lavoro di opinionista, io invece ho imparato nel mio lavoro che il magistrato ti ascolta solo nei primi 3 minuti, quindi devi dire subito le cose importanti.

Che cosa ti resta della corsa di 4 anni fa?

La fortuna di aver incontrato persone che mi hanno passato la loro esperienza. Francini, Pozzani, Dalto. Lo hanno fatto in modo pulito e questa è stata la cosa più bella, senza aspettarsi nulla in cambio. Persone che mi sono rimaste vicine anche quando è morto mio padre. E poi ho conosciuto il livello pratico della politica federale. Avevo fatto un corso, ma la pratica è un’altra cosa. Capisci che chi hai di fronte non si muove sempre in modo lineare e pulito. Impari a riconoscere gli sgambetti e le pugnalate anche da parte di chi doveva esserti vicino.

Ti saresti candidata se non fosse morto tuo papà?

Penso di sì, avevamo cominciato a ragionarne e avrei fatto la mia corsa. Ma va bene anche così, forse non avrei neanche il tempo di fare altro. Dobbiamo rompere lo schema oppure non cambia niente. In diversi punti del programma, Silvio parla di meritocrazia, che è la base dello sport. Deve esserlo in tutti gli ambiti. Perciò, siamo pronti…

Carlos Betancur, Palmiro Masciarelli, Giro dell'Emilia 2011

Qualche punto in sospeso fra Masciarelli e Rapone

22.12.2020
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Masciarelli dice che lui dalla contesa federale abruzzese è rimasto fuori. Per cui quando gli hanno fatto leggere il passaggio “sulla chiamata alle armi” da parte dei senatori di cui ha parlato Virginio Rapone, si è sentito di chiarire un paio di passaggi.

«Non mi sono esposto – dice Masciarelli – nessuno mi ha chiamato e non ho ricevuto messaggi. E di conseguenza non ho proprio votato. Se però lo avessi fatto, avrei sostenuto l’altro candidato. Perché mi ha dato una mano per il trasferimento di mio nipote Lorenzo in Belgio e perché con il cittì Scotti ho un ottimo rapporto per il grande lavoro che sta facendo nel ciclocross».

Testa bassa e pedalare

Masciarelli va avanti. «Ho avuto anche io la squadra juniores – dice – e ho sempre dovuto fare tutto da me, andavo con le mie gambe. Partecipavamo alle corse e, quando ho potuto, ho portato i ragazzi in pista. Ma adesso sono fuori, per cui se questa federazione faccia poco oppure tanto dovrebbero dirlo quelli che svolgono attività adesso. Ma andando a memoria, il ciclismo, qua e altrove, è sempre stato testa bassa e pedalare. Io presi la maglia azzurra alla Settimana Bergamasca e dovetti cavarmela da solo. Andai su in treno. Dormivo in un convento di frati in cui mi davano anche da mangiare. Mi preparavo da solo i rifornimenti. E andavo e venivo in bici dalle corse. Senza l’appoggio di nessuno».

Virginio Rapone
Virginio Rapone, candidato sconfitto nelle elezioni regionali abruzzesi
Virginio Rapone
Rapone, sconfitto nelle elezioni abruzzesi

Il nodo ciclocross

Però qualche nota vagamente stonata emerge quando Palmiro, grande gregario di Moser, dopo aver detto di non aver avuto contatti, racconta di aver parlato con Rapone.

«Mi è parso di assistere a quei duelli politici che si vedono in tivù – dice – con uno che critica e non propone alternative. Se mi avessero chiamato prima e mi avessero coinvolto nel programma, magari avrei potuto valutare. L’unica cosa che ho chiesto a Rapone è che cosa pensano di fare a livello di ciclocross? E lui mi ha fatto capire che se ci sarà un cambio ai vertici federali, l’attuale gestione potrebbe essere messa in discussione. Siccome io con Scotti ho un ottimo rapporto, gli ho detto che non ero d’accordo».

Il punto di Rapone

A questo punto abbiamo incrociato i dati e chiamato Rapone, come si conviene in simili dispute.

«Che Palmiro non sapesse niente – dice – lo trovo strano, visto che l’anno scorso fu organizzato un pranzo proprio per questo. E poi di recente sono stato a trovarlo in azienda. Non posso avergli detto certe cose sulla gestione del cross, perché io ero candidato alla presidenza regionale e non so che cosa pensino al riguardo la Isetti e Martinello. Non so che cosa succederà dopo, ma di certo ricordo di avergli detto che un commissario tecnico dovrebbe essere al di sopra dalle campagne elettorali. E aggiungo che questo è un vecchio problema della nostra federazione».

Il punto finale

E Masciarelli cosa dice? «Ricordo quel pranzo. Mi invitarono senza dirmi molto, vidi solo che c’erano tanti ex corridori, compreso Onesti che aveva corso per me. Avevo da fare, vidi che c’era anche Rapone, ma a un certo punto andai via e tornai per il caffè».

E’ l’eterna storia del ciclismo italiano, spaccato per mille motivi e interessi diversi. Un sistema che si è stratificato negli anni, mandato dopo mandato. Pescando in una memoria neppure troppo lontana, la frase giusta sulla situazione la disse a novembre Moreno Di Biase, parlando del calo del ciclismo abruzzese: «Danno la colpa alla federazione – disse – ma la federazione non ci dava niente neanche prima, quando correvo io. Le cose devi fartele da solo».

E’ il sistema per cui è sempre andato tutto allo stesso modo e che va scardinato. In attesa degli ultimi verdetti regionali, la parola passa ai tre candidati alla presidenza. Prima che l’abitudine e la politica probabilmente priva di prospettive finiscano di mangiarsi lo sport per il semplice gusto di farlo.

Virginio Rapone

Rapone (sconfitto) lancia l’allarme: ascoltiamolo…

19.12.2020
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Dall’Abruzzo che lo ha visto sconfitto nelle elezioni regionali contro Mauro Marrone, già presidente in carica da due mandati, arriva da Virginio Rapone (in apertura un’immagine ripresa da TIVUSEI) un avvertimento ai candidati alla presidenza federale. Il gruppo è cambiato e a fare la differenza non sono più gli stessi.

Rapone, Maestro dello Sport e per anni dirigente federale (è stato anche segretario generale del Coni regionale), è stato dal 1993 al 2000 il coordinatore delle squadre nazionali. Il ruolo che oggi è di Cassani e che fu introdotto dal presidente Ceruti quando subentrò a Carlesso, per fare ordine fra i tecnici. La struttura funzionava e portò grandi risultati, ma Rapone fu abbandonato quando Ceruti barattò probabilmente la sua presenza con l’ultima elezione. Da allora Rapone è rimasto ai margini, ma quest’anno ha deciso di candidarsi.

Virginio, perché?

Perché a un certo punto si sono mossi i cosiddetti senatori e me lo hanno chiesto. Parlo di Masciarelli, Rabottini, Di Biase. Gente che viene dal ciclismo dei professionisti e delle Olimpiadi. Ma sapevo che non sarebbe andata bene, perché i numeri dicono che il ciclismo ormai è in mano alla mountain bike e al ciclismo amatoriale, un mondo che mi sfugge. Forse la responsabilità in parte è anche delle società tradizionali che non partecipano alla vita federale, ma la colpa è comunque di una Federazione che non sentono vicina.

Marco Villa, Silvio Martinello, Sydney 2000
Marco Villa, Silvio Martinello, bronzo a Sydney 2000 nell’americana
Marco Villa, Silvio Martinello, Sydney 2000
Villa e Martinello, bronzo a Sydney nell’americana
La tua candidatura coincide con quella di Martinello?

No, nasce addirittura prima. Purtroppo il Covid ci ha messo lo zampino, perché avevamo organizzato una serie di incontri per farci conoscere, che purtroppo sono saltati. Però non vi nascondo che Silvio, pur sapendo che oggi l’esito sarebbe stato questo, mi ha chiesto una mano. Abbiamo fatto insieme Atlanta e Sydney, prima che mi mettessero in disparte.

Alla luce di questo risultato, credi che i candidati alla presidenza federale dovrebbero cambiare strategia?

Di certo devono allargare il raggio e non pensare di dover convincere soltanto le società agonistiche, perché sennò a determinare il risultato sarà un altro ciclismo. Ci sono equilibri diversi e magari chi viene dalle corse non è sempre conosciuto o convincente. E comunque a Silvio l’ho detto: la mia disponibilità c’è. Vedere che in Veneto ha vinto Checchin, che è della sua parte, mi dà coraggio.

Continui a parlare di altro ciclismo…

Io credo che la Federazione ciclistica italiana e in genere tutte le federazioni nazionali debbano occuparsi di sport agonistico di alto livello. Non confondiamo piani che devono essere necessariamente separati. Agli amatori devono pensare gli Enti di promozione sportiva e va benissimo che lo facciano. Il Coni esiste perché esistono le Olimpiadi, ma questo concetto in apparenza è stato abbandonato.

Si ricorda abbastanza chiaramente la massiccia presenza della nazionale italiana degli amatori ai mondiali di Hamilton, in Canada, con tanto di villaggio di partenza…

Una cosa voluta da Maurizio Camerini, colui che chiese a Ceruti di scegliere fra me e la rielezione. Ceruti vedeva bene le cose e mi chiese di tenerlo a bada, ma alla fine si arrese. E di quel che cominciò allora paghiamo le conseguenze ancora oggi. La situazione non è buona, bisogna che chi si candida alla presidenza parta dal giusto presupposto.

Enrico Zanoncello (Zalf Fior), Memorial Pederzolli 2020 (foto Di Lullo)

Pederzolli, angelo d’agosto nel Monferrato

08.12.2020
5 min
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Continuando a tirare il filo, questa volta siamo arrivati a Gianni Pederzolli. Il suo nome ci è stato fatto da Beppe Damilano, nel parlare di qualcuno che nel cuore della scorsa estate, davanti all’assenza di attività, ha organizzato cinque corse nel Monferrato (nell’immagine di apertura Zanoncello della Zalf vince il Memorial Pederzolli, foto Di Lullo). Tanti hanno preferito fermarsi e semmai aspettare il pranzo in tavola. Alcuni si sono assunti l’onere di preparare per tutti, senza per questo aspettarsi troppo.

Come è andata, Pederzolli?

Dopo il fermo dell’attività, Beppe Damilano ha convocato una conferenza su Zoom con tutte le società. Si pensava a un modo per autofinanziare l’attività e al posto giusto in cui farla. Il Dpcm dava indicazioni che portavano dritte a un autodromo. Extra Giro a Imola è nato così. E mentre eravamo lì a correre, verso fine luglio, Daniela Isetti è venuta a parlarmi. E mi ha chiesto: «Visto che hai quell’amico onorevole (Lino Pettazzi, ndr) che è anche sindaco di Fubine, perché non provi a chiedergli se ci dà una mano per far proseguire questa attività?».

Flavio Baruto, Gianni Pederzolli, Daniela Isetti, Claudio Sigismondi, Casale Monferrato, agosto 2020
Baruto, Pederzolli, Isetti, Sigismondi, al via della prima gara d’agosto nel Monferrato
Flavio Baruto, Gianni Pederzolli, Daniela Isetti, Claudio Sigismondi, Casale Monferrato, agosto 2020
Baruto, Pederzolli, Isetti, Sigismondi: 1ª gara nel Monferrato
E lei lo ha fatto?

Certo. Mi dispiaceva vanificare lo sforzo di tutti. Così abbiamo trovato il modo di correre senza uscire dai confini dei Comuni di Fubine e Casale Monferrato. Abbiamo fatto 5 gare in 19 giorni. Un lavoro importante, che ha visto la chiusura totale delle strade e ha portato alla ripresa dell’attività.

E’ vero che ha pagato tutto lei?

Non mi va che si parli di questo. C’era qualche piccolo sponsor. Si era risparmiato qualcosa non portando la squadra a correre. E quello che mancava l’ho messo io. La situazione lo richiedeva. Non ricordo quale società venne a dirmi: «Facci correre, fosse anche in un campo sportivo».

Con la collaborazione di tutti, insomma…

Le prima quattro gare erano nazionali e la Struttura Tecnica Federale ci ha dato il nulla osta. Per quella regionale, abbiamo chiesto la data di venerdì per correre il sabato successivo. L’incaricato della Struttura Tecnica Regionale però non è potuto venire e si è presentato il martedì in ritardo di due ore. Per me a quel punto la gara era saltata.

Lan Service Zheroquadro, Beppe Da Milano, Giro d'Italia U23 2020
La Lan Service Zheroquadro di Pederzolli con Beppe Da Milano, al Giro d’Italia U23
Lan Service Zheroquadro, Beppe Da Milano, Giro d'Italia U23 2020
La Lan Service Zheroquadro al Giro U23
Che cosa doveva verificare?

Per dare il via libera, le istituzioni devono avere il responso favorevole della Federazione. Un timbro e una firma. Non succede mai che i percorsi vengano verificati, ma questa volta sono voluti venire. E nel volerci vedere chiaro, non si sono neppure accorti di due cartelli messi su uno spartitraffico a centro strada, alla fine di una discesa, con il bordo di lamiera verso il senso marcia dei corridori. Ce li abbiamo messi noi i materassi, ci mancherebbe. Insomma, l’unico ostacolo lo abbiamo avuto proprio dalla Struttura Tecnica Regionale. Per fortuna la Provincia poi è stata celere a sbrigare tutte le formalità.

Siete riusciti nel vostro intento?

Il calendario era abbastanza scarso e ci abbiamo messo una toppa. E lo stesso sarà per il 2021. Non ho vincoli di calendario, mi muoverò ancora per chiudere i buchi. Ho un gruppo di amici con cui condividiamo le strutture e questo ci agevola il compito, però mi piacerebbe che anche altre società partecipassero. Magari si organizza meglio. Eviterei decisamente che le squadre paghino per correre, perché poi diventerebbe un’abitudine dura da togliere.

Luca Colnaghi, Fubine 2020, Trofeo Luigi e Davide Guerci (foto DI Lullo)
Luca Colnaghi vince a Fubine il Trofeo Luigi e Davide Guerci (foto Di Lullo)
Luca Colnaghi, Fubine 2020, Trofeo Luigi e Davide GuerciLuca Colnaghi, Fubine 2020, Trofeo Luigi e Davide Guerci (foto DI Lullo)
Colnaghi vince a Fubine (foto Di Lullo)
Riesce a gestirsi bene fra squadra e organizzazione?

La squadra, la Lan Service Zheroquadro, è un bell’impegno. Per l’organizzazione ho accanto la Uc Novarese, che formalmente ha organizzato tutta l’attività. Flavio Baruto e Mario Giaccone erano dirigenti quando correvo io e ancora oggi li coinvolgo in tutte le mie follie.

Cosa pensa della… rivolta toscana?

La situazione è complicata. Siamo vicini alle elezioni, quindi è anche difficile lanciare proposte. Trasformare le corse in nazionali ha una logica, se si pensa che peri vari Dpcm gli eventi nazionali si possono svolgere. Però ho anche detto a Daniela Isetti è che il regolamento va rivisto. Lasciamo ad esempio che siano le Prefetture a stabilire quanti metri di transenne sono necessari. In un paesino di 1.000 abitanti, forse 300 metri sono troppi. Mentre in centro a Milano, ce ne vorrebbero 3 chilometri. Servirebbe istituire una commissione composta da organizzatori e altri attori del ciclismo che possa rimettere mano a un regolamento ormai è vecchio. Ho preso una multa di 100 euro, che mi bruciano da morire, per inefficienza della segreteria.

Gara Casale Monferrato, agosto 2020
Grazie a Pederzolli e la sua squadra, dopo Extra Giro si è corso anche in Piemonte
Gara Casale Monferrato, agosto 2020
Dopo Extra Giro in Romagna, si è corso in Piemonte
Perché?

Perché in pieno periodo Covid, a fronte di gare in cui si partiva in 6, il Fattore K (la procedura informatica della Fci per registrare le iscrizioni, ndr) permetteva di iscriverne 11. E noi dovevamo stare dietro a tutte le variazioni richieste dalle società. Avete presente? Bisogna semplificare. Perché certe cose non le fa più la Giuria il giorno prima? Secondo me la Fci dovrebbe rispondere agli organizzatori e trovare un punto di incontro.

Ha parlato di elezioni.

La mentalità è cambiata. Adesso vieni eletto se hai portato dei risultati, non come prima quando c’erano i presidenti regionali che davano le indicazioni o quando c’erano regioni che spostavano gli equilibri. In Sicilia non funziona più come un tempo. E la Lombardia, che una volta votava compatta, adesso è divisa in blocchi.

Sui candidati?

Su Martinello voglio vedere. L’ho sentito parlare bene in televisione, ma non l’ho mai visto con le mani nei problemi veri. La Isetti ci è molto vicina, quando abbiamo fatto la prima gara era lì a sincerarsi che tutto funzionasse. Io sono per lei. E’ molto preparata e non molla mai. Lo fa per passione e credo che farà davvero quella commissione. Cipollini dice che Cassani fa le cose per interesse. Io faccio notare che senza Cassani e Selleri non avremmo ricominciato a correre. Mentre Cipollini alle nostre corse non l’ho mai visto.

Renato Di Rocco, Thomas Bach, Imola 2020

Di Rocco, passo indietro e avanti Isetti?

05.12.2020
4 min
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Di Rocco aveva deciso che non si sarebbe ricandidato alla presidenza già ai mondiali di Imola (in apertura è con Bach, Presidente del Cio). Però dice che avrebbe aspettato volentieri il 6 dicembre per annunciarlo, in occasione del 135° compleanno della Federazione Ciclistica Italiana. Stamattina pare non sia riuscito a fare colazione dalle telefonate che ha ricevuto. Tutto sommato era prevedibile, dato che la sua presenza copre più di un terzo di quei 135 anni.

A questo punto, dunque, la contesa elettorale di febbraio vedrà tre candidati di cui abbiamo già esposto le idee: Daniela Isetti, Silvio Martinello e Cordiano Dagnoni

Presentazione DDL salva ciclista - Camera dei deputati - da sx: Marco Benedetti, il senatore Michelino Davico, e Renato Di Rocco presidente Federazione Ciclistica Italiana (foto Scanferla=
Alla Camera con Benedetti e il senatore Davico, per il DDL Salva i Ciclisti (foto Scanferla)
Presentazione DDL salva ciclista - Camera dei deputati - da sx: Marco Benedetti, il senatore Michelino Davico, e Renato Di Rocco presidente Federazione Ciclistica Italiana (foto Scanferla=
Alla Camera, presentando il DDL Salva i Ciclisti (foto Scanferla)

Al fianco di Isetti

Siccome è prassi che il presidente uscente conceda una sorta di investitura, la prima cosa da chiedere a Renato è se abbia intenzione di schierarsi al fianco di uno dei tre.

«Di sicuro non con Silvio – dice senza esitare – perché ha portato il discorso su polemiche che non si vedevano da tempo. Non entro nel merito della sua squadra, mi limito a dire che al momento quello che più mi preme è che venga ultimata la palestra del centro di Bmx a Verona, in cui proprio oggi stanno scaricando gli attrezzi. E che Montichiari torni al massimo delle sue potenzialità. Mentre una parola voglio spenderla per Daniela Isetti. Sarebbe potuta salire già quattro anni fa, se a me non avessero concesso un altro mandato. Ha ottime competenze e le donne spesso hanno più determinazione degli uomini. L’attività del Centro Studi durante il lockdown e tutti quei corsi che i ragazzi hanno apprezzato sono stati farina del suo sacco ed è giusto che se ne goda il merito».

Mondiali juniores su pista, Montichiari 2017, Renato Di Rocco, Letizia Paternoster
Mondiali juniores su pista, Montichiari 2017, con Letizia Paternoster (foto Scanferla)
Mondiali juniores su pista, Montichiari 2017, Renato Di Rocco, Letizia Paternoster
Mondiali juniores Montichiari 2017, con Paternoster (foto Scanferla)

Una scelta astuta?

Chiaramente ogni mossa in politica ha la doppia lettura e così c’è già chi agita il più classico dei “te l’avevo detto” ragionando sul fatto che Di Rocco, dirigente super esperto, avendo capito la difficoltà di essere rieletto, abbia preferito fare un passo indietro che incassare la sconfitta.

«Quello che ho sempre detto agli atleti – dice Di Rocco sornione – è ritirarsi quando sono ancora in buona forma e per me è arrivato questo momento. Voglio prendermi cura di me stesso e della mia salute. Lo stress dei primi quattro anni non li auguro a nessuno. E forse, se avessi saputo di trovare quella situazione, non avrei accettato di tornare. Ma grazie al ciclismo ho vissuto una carriera che mi ha divertito, per la quale devo essere grato. Sono entrato negli anni peggiori del doping, con Petrucci che dalla presidenza del Coni proponeva di fermare il ciclismo. Invece ci abbiamo messo la faccia e ne siamo usciti meglio di prima. Nei cassetti di Roma c’erano anche 28 vertenze legali, appalti assegnati senza criteri trasparenti. Una situazione che abbiamo risanato e di questo vado fiero. Certo non sarò a Tokyo, ma fino a settembre sarò presente tramite la Commissione dei giudici di gara a vegliare sulle nostre squadre».

Presentazione Giro d'Italia U23, 2017, Renato Di Rocco, Marco Selleri
Alla presentazione del Giro U23, nel 2017, assieme all’organizzatore Selleri (foto Scanferla)
Presentazione Giro d'Italia U23, 2017, Renato Di Rocco, Marco Selleri
Con Selleri alla presentazione del Giro U23 nel 2017 (foto Scanferla)

Futuro Direttore?

L’ultima domanda riguarda un’altra delle voci o leggende che circolavano, secondo cui Di Rocco stesse cercando di ricavarsi un posto di Direttore Generale della Fci e avesse bisogno di un candidato presidente che glielo permettesse.

«Quello che mi preme dire adesso – prosegue Di Rocco – è che ai candidati lascio strada bianca. E’ giusto che facciano la loro campagna in autonomia, senza che io mi metta di mezzo. Un ruolo dopo l’elezione? Di certo non è un mistero che io abbia delle conoscenze a Roma, in sede sportiva e politica. Come è vero che rispetto ad altri presidenti di federazioni, che hanno costanza di rapporti con certe strutture, io sia stato parecchio lontano dalla Capitale. Se può servire una figura di raccordo fra il palazzo e i nostri uffici, sono ovviamente a disposizione. Direttore Generale? Non l’ho mai fatto, mi manca. Ma non mi dispiacerebbe».

Martin Marcellusi, Jonathan Milan, Extra Giro 202

Balducci mette in moto la Mastromarco 2021

23.11.2020
5 min
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Mastromarco è in zona rossa come tutta la Toscana e per Balducci è come essere tornati alla primavera. Non proprio un bel segnale alla ripresa degli allenamenti.

«Ma andrà bene anche questa volta – dice il tecnico della squadra toscana – allo stesso modo in cui i ragazzi hanno avuto una bella reazione alla ripresa dopo il lockdown, ne sono certo».

Alessio Nieri, Mastromarco 2020
Alessio Nieri, una vittoria a luglio, scalatore da scoprire
Alessio Nieri, Mastromarco 2020
Nieri ha vinto la crono per Alfredo Martini

La Mastromarco-Sensi, è noto, ha portato al professionismo campioni, fra cui Nibali, Bettiol e Caruso. Negli ultimi anni la strada si è fatta in salita, da quando il gap fra i team è diventato economico prima che tecnico. I corridori vengono fuori, poi arriva sempre chi se li porta via.

L’ultimo è Nencini, prima Benedetti…

A chi cerca i nostri corridori, dico che siamo bravi noi a individuarli. Se lo scopo è cercare e sviluppare i talenti, chi va a prendere quelli degli altri forse ha qualcosa in meno.

Balducci è soddisfatto del 2020?

Soddisfatto per la reazione dei ragazzi. Contento che Marcellusi abbia vinto la prima a Extra Giro, il segno che si fosse lavorato bene. Poi le vittorie di Molini a Lastra a Signa e di Magli a Vinci hanno completato il quadro. Dispiace, soprattutto per i ragazzi. Ci potevamo divertire molto di più.

Carlo Franceschi
Carlo Franceschi ha cresciuto Nibali e resta il riferimento della Mastromarco
Carlo Franceschi
Franceschi è il riferimento di Mastromarco
Cosa vi aspettate dal 2021?

Che siano cresciuti. Magli e Molini sono al quarto anno, abbiamo confermato buona parte di chi già c’era. Nencini ci ha lasciato. E abbiamo dei ragazzini di primo anno. Butteroni e Arzilli, figlio del Fabrizio che correva con me. Poi Frius, un ragazzo di Mastromarco, perché un corridore di casa ci sta sempre.

Marcellusi non ha avuto offerte?

Qualcosa c’è stato, ma con lui e con Massimiliano Mori, che lo segue come procuratore, abbiamo deciso di fare un altro anno. Può crescere. Si è creato un buon rapporto. Abbiamo già sentito Amadori per le prime trasferte e s’è buttato un occhio anche sul mondiale.

Un romano a Mastromarco…

Sembra ci sia nato. Ogni tanto sparisce dal ritiro e lo trovo dal barbiere o al circolo a parlare con tifosi e anziani. Il rapporto fra il paese le la squadra era un po’ allentato senza corridori di riferimento, ma con Martin si sta ricreando. E’ diverso dai ragazzi che stanno per ore sui social, che poi è il vero problema nella creazione del gruppo. E’ un trascinatore. Tanto sembra tranquillo fuori corsa, per quanto diventa cattivo in gara. Da tanto non vedevo un corridore cambiare tanto quando attacca il numero.

Un esempio?

La sera prima dell’italiano voleva andare a casa. Non andava e lo sapevamo. L’ho convinto a provarci e giro dopo giro era sempre lì. Alla fine è arrivato settimo e i compagni non si capacitavano di come avesse tirato fuori una giornata così. 

Tommaso Nencini, Mastromarco 2020, Firenze-Empoli
Tommaso Nencini lascia la Mastromarco e passa con Provini
Tommaso Nencini, Mastromarco 2020, Firenze-Empoli
Tommaso Nencini ha scelto di cambiare
Cosa dici di Nieri, che ha vinto la cronoscalata per Alfredo Martini?

Ne vedremo delle belle con lui. Sta a Santa Maria a Monte, il mio paese e sua madre lavora con mia moglie Romina da anni. Lui andava in bici e aveva una passione incredibile, finché un giorno ho detto ai genitori di farlo provare. Per età era allievo di secondo anno, così l’ho portato a fare un giro con i ragazzini dello Stabbia e in salita li ha staccati tutti. Allora ho chiesto in giro di farlo correre l’anno dopo fra gli junior eppure, con tanti favori che ho fatto, non s’è trovato nessuno. Perciò l’abbiamo messo alla Taddei, che fa mountain bike, la squadra di Francesco Casagrande e Favilli. L’anno dopo lo volevano tutti, ma è andato alla Big Hunter e ha fatto tre o quattro piazzamenti in cronoscalate. Finché nel 2020 è venuto con noi e in salita ha fatto dei numeri. Non l’ho portato al Giro e purtroppo non s’è fatto il Val d’Aosta, così non ha trovato troppo terreno.

Ma una l’ha vinta…

Appunto, la cronoscalata per Alfredo di fine luglio. Quel giorno io ero in Romagna con gli altri e sul percorso c’era il mio maestro, Marcello Massini. Prendeva i tempi e mi ha chiamato quando l’ha visto passare. E con quel suo tono furbo, mi ha detto: «Se non vince, ci va vicino!». Marcello è sempre in gamba, ci vediamo spesso, ogni 3-4 giorni è a casa mia…

Gabriele Balducci in una foto… d’epoca: con Antonio Nibali, ancora U23: è il 2013
E’ il 2013: Balducci con Antonio Nibali
Vuol dire, Balducci, che adesso Nieri ve lo portano via?

Lui è uno di famiglia, non lo porta via nessuno. Ma qualcuno l’ha notato. Dopo la Strade Bianche siamo andati un giorno ad allenarci con la Ef Pro Cycling, che si era fermata per una settimana in Toscana, perché Alberto Bettiol ci sta davvero tanto vicino. E Fabrizio Guidi è rimasto colpito. Vedremo. Se son rose…

Hai parlato di Massini, ma resta Franceschi il vero riferimento di Mastromarco?

E ci mancherebbe! Carlo è in regia, un’istituzione. E il suo sguardo, per quello che sa e quello che ha fatto, per questi ragazzi è un grandissimo valore aggiunto…

Paolo Bettini, Alessandro Spada, Paolo Kessisoglu, Matteo Gozzoli (sindaco Cesenatico), presentazione tappa Nove Colli del Giro 2020

Un volto nuovo per l’Emilia Romagna: Alessandro Spada

23.11.2020
5 min
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Alessandro Spada è un volto noto nel mondo delle Gran Fondo, avendo guidato per due mandati la Fausto Coppi di Cesenatico, società organizzatrice della Nove Colli. Il mondo pro’ non sa molto di lui, anche se ci sono proprio Alessandro e la sua società dietro la tappa di Cesenatico dell’ultimo Giro, corsa sul percorso della Gran Fondo e vinta da Narvaez (nella foto di apertura, Spada è fra Bettini e Paolo Kessisoglu e il sindaco di Cesenatico, Gozzoli, alla presentazione della stessa tappa). Parliamo di Spada perché si è candidato alla presidenza del Comitato regionale dell’Emilia Romagna, attualmente presieduto da Giorgio Dattaro (organizzatore per anni della corsa di Felino). Nella Regione, grazie al sostegno del presidente Bonaccini, le cose sembrano funzionare. Sono stati organizzati nel 2020 la ripartenza su strada con Extra Giro, i campionati del mondo di Imola, tre tappe del Giro d’Italia e le corse di Adriano Amici: la Settimana Ciclistica Coppi e Bartali, il Memorial Pantani e il Giro dell’Emilia. Per questo siamo venuti a chiedergli perché abbia scelto di candidarsi.

Partenza Nove Colli 2018
Nove Colli, una partenza oceanica con più di 10.000 partenti
Partenza Nove Colli 2018
Nove Colli, la partenza è oceanica

«E’ una scelta fatta col cuore – comincia – il cuore quando parliamo di ciclismo c’è sempre. Ma oltre al cuore, qualcuno mi ha chiesto di dare il mio contributo. Ho accettato, consapevole che si tratta di un grosso impegno, che punta al miglioramento del nostro sport in Emilia Romagna».

Eppure l’Emilia Romagna ha trainato la ripresa, grazie a Cassani, Di Rocco, Marco Selleri e il suo socio Pavarini e il presidente Bonaccini.

Bonaccini crede molto nel mondo bici e ha fatto grandi investimenti. Noi abbiamo avuto a che fare con lui per la tappa del Giro, ma è stato lui ad agganciarci l’arrivo a Rimini del giorno prima e la partenza da Cervia. A maggio sarebbe stato un tripudio, ma anche a ottobre è stato un bel quadro e un’ottima promozione. Imola stessa storia. L’impressione che si è avuta però è che che il Comitato sia rimasto un po’ ai margini.

Che cosa c’è nel curriculum di Alessandro Spada?

L’esperienza con la Fausto Coppi, che non è solo Nove Colli, mi ha permesso di conoscere bene i fuoristrada e il mondo giovanile. Abbiamo organizzato la Nove Colli Offroad, con 900 iscritti. Ho tanto da imparare e proprio per questo, non certo perché voglia fare il tecnico, ho fatto il corso per allenare i giovanissimi e quello da guida cicloturistica. Sono mondi e regole che volevo conoscere. In più, visto che nella mia azienda solo anche referente per la sicurezza, ho seguito corsi che ho poi trasferito alla Nove Colli e agli altri eventi. Il raduno di partenza e l’arrivo di una corsa sono a tutti gli effetti dei cantieri in cui lavorano insieme aziende diverse. Non è banale.

Giro d'Italia 2020, partenza 12ª tappa, Cesenatico
Così il Giro d’Italia 2020, alla partenza da Cesenatico sul Porto Canale
Giro d'Italia 2020, partenza 12ª tappa, Cesenatico
Il Giro 2020 sul Porto Canale
Di cosa si occupa la sua azienda?

Ho una società con mio fratello e facciamo profilati in legno.

Che cosa può fare Spada per il Comitato regionale?

In Emilia Romagna c’è un tessuto fiorente, il Comitato può dare gli stimoli. Non voglio disgregare, vorrei creare sinergie, come quelle nate nella valle del Rubicone.

Di cosa parla?

Sotto ogni campanile c’è la società dei giovanissimi, che è giusto sia vicino casa. Poi ci si dirada un po’ per avere quella degli esordienti e degli allievi, fino a confluire nelle due società di juniores. Sidermec e Alice Bike. L’intera filiera in una fascia di pochi chilometri. Mi piacerebbe consolidare queste sinergie locali.

Pensa non ci siano?

Si deve lavorare per costruirle. Si vede dai calendari, con gare della stessa categoria vicine e in contemporanea. E’ bruttino quando hai metà dei partenti perché 50 chilometri più in là c’è un’altra corsa. E dato che la soddisfazione di ogni organizzatore e del Comitato dovrebbe essere la buona riuscita degli eventi, la gestione dei calendari deve essere armonica. Non ci si deve dare fastidio fra società. Anche perché il 2021 rischia di essere duro…

Peggio del 2020?

Sarà un anno difficile. Si rischia di perdere sponsor e di conseguenza atleti. Si perderanno i volontari, colonna portante di un certo ciclismo. Per una gara di esordienti servono 40 persone, per una di giovanissimi ne servono 25. Sono quasi sempre anziani e magari adesso per paura del Covid non si muovono da casa.

Tonina e Paolo Pantani, Cesenatico
Cesenatico è soprattutto la città di Marco Pantani: ecco i suoi genitori
Tonina e Paolo Pantani, Cesenatico
Cesenatico è soprattutto casa di Marco Pantani
Lei ha organizzato per anni una Gran Fondo oceanica con la Fci, altre si sono rivolte ad altri Enti lamentando costi eccessivi e tanta burocrazia.

Fci è prestigio e qualità e se c’è agonismo la Federazione deve esserci. In Italia ci sono troppi Enti di promozione sportiva, alcuni nati di recente e riconducibili a soggetti che non promuovono niente. Bisognerebbe riordinare la materia, ma tocca al Coni e al Ministero. Io credo che la Fci debba essere il riferimento, quindi è giusto che porti a casa gli agonisti. Sui cicloturisti invece possiamo discutere.

Si lamenta scarso legame fra il mondo amatoriale e quello delle categorie giovanili.

Il legame c’è e va consolidato, perché i ragazzini potrebbero essere figli dei partecipanti alle Gran Fondo. Gli amatori devono servire per promuovere il giovanile, pensando che sono due mondi comunicanti. Alla fine della carriera, tanti ex atleti partecipano alle Gran Fondo. Non è un binario morto…

Filippo Ganna, Marco Selleri, crono iridata, Imola 2020
I mondiali di Imola, un successo per la Regione e per il gruppo di Marco Selleri
Filippo Ganna, Marco Selleri, crono iridata, Imola 2020
Ganna e Selleri, Imola un trionfo per entrambi
Prima di finire, Spada, come si conquistano i ragazzi al ciclismo?

Servono strutture. Parlare la loro lingua, quindi essere sui social. Andare nelle scuole. Nelle piazze. Far vedere e provare cos’è la bicicletta. Per la strada servono percorsi chiusi, per il fuoristrada bastano un campo, una recinzione e due camion di terra. A Villa Marina, all’ingresso sud di Cesenatico, si farà il ciclodromo, vicino a dove ha la sede la Fausto Coppi. Mi sarebbe piaciuto vedere tutto finito al termine del mio mandato, ma il Covid ha rallentato le cose. Il tipo di sfida che andiamo a raccogliere ha anche queste problematiche.

Emiliano Borgna, Edita Pucinskaite

Borgna-Fci: lavoriamo insieme per i giovani?

21.11.2020
5 min
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Emilliano Borgna è il presidente di Acsi Ciclismo e in questo periodo si sarà sentito tirare idealmente per la giacca. Acsi è un’associazione che raggruppa un significativo numero di organizzatori di eventi amatoriali e recentemente, con l’appoggio di Nalini, ha dato vita a un circuito di Gran Fondo da febbraio a settembre. Nella foto di apertura, Borgna è con Edita Pucinskaite, iridata a Verona 1999, la cui Gran Fondo dal 2020 è con Acsi.

Fci e amatori

Fra i temi cari ai candidati alla presidenza della Federciclismo, quello di riportare gli amatori e i cicloturisti alla casa madre è abbastanza ricorrente e spiegato in vario modo. E al di là del nobile intento, il dato che resta e fa pensare è che i cicloturisti e gli amatori sono gli unici che pagano. Per affiliarsi. Correre. Fare attività. Riportarli a casa potrebbe avere un valore economico non trascurabile. La Fci può avere effettivo giovamento nel riunirli sotto la sua egida o ne risulterebbe appesantita, perdendo di vista lo scopo olimpico?

Emiliano Borgna, GF Squali, Acsi
Emiliano Borgna, alla GF Squali affiliata all’Acsi
Emiliano Borgna, GF Squali, Acsi
Borgna alla GF Squali, affiliata Acsi

Nei giorni successivi alle interviste di Martinello, Di Rocco, Dagnoni e Isetti, più di un corridore ci ha contattato, infatti, chiedendo se abbia senso far confluire gli amatori all’interno di una Federazione che ha come fine ultimo la partecipazione alle Olimpiadi e la formazione di atleti che alle stesse un giorno possano arrivare. Non avrebbe più senso ricordarsi di quando si facevano i Giochi della Gioventù e investire sui giovani, piuttosto che rincorrere adulti che in taluni casi pensano di essere campioni?

La posizione è ovviamente estrema e viene da ex professionisti, ma un passaggio con Borgna, che fra le Gran Fondo ha il suo pane quotidiano, andava fatto.

Avvocato, che cosa pensa della problematica?

Penso che il settore amatoriale debba tornare tale, anche se l’Uci inventando le prove di World Series ha sdoganato l’agonismo. Ma quella sfera va lasciata ai professionisti e ai giovani che nel ciclismo possono avere un futuro. La Fci ha finalità olimpica, che cosa se ne fa degli amatori e dei cicloturisti in quest’ottica?

Che futuro immagina per le Gran Fondo?

Devono essere eventi molto partecipati per valorizzare i territori in cui si svolgono. Non credo si debba alimentare l’agonismo. Genera comportamenti eccessivi e diventa un deterrente per la stessa partecipazione. Le strade sono piene di bici e di neofiti. Se uno che non ha mai corso va al via di una prova in cui si parte a 70 all’ora, secondo voi continua o butta via la bici?

Partenza Arco Acsi
Le Gran Fondo tornino eventi che aggregano e fanno promozione
Partenza Arco Acsi
La Gran Fondo è la miglior promozione del territorio
Perché tante Gran Fondo hanno lasciato la casa madre e hanno bussato alla vostra porta?

Lamentano costi molto alti e la troppa burocrazia, che ammazza gli eventi. Noi ci occupiamo anche di questi aspetti, seguiamo per loro i protocolli delle varie richieste. Non basta più il foglio A4 di una volta. Adesso le amministrazioni vogliono sapere tutto e stare appresso a questi aspetti è un lavoro. Che noi facciamo per i nostri associati.

Pensa che esista un’alternativa alla lite?

Lo spero davvero tanto. Ho parlato con Silvio Martinello e Rosario Fina, candidato al Comitato regionale siciliano. Siamo in una fase in cui si può davvero collaborare. Si possono immaginare organizzazioni parallele, come a volte facciamo. Sfruttando la logistica della Gran Fondo, abbiamo fatto gare giovanili. E a quel punto la domenica della Gran Fondo diventa una festa di sport per tutta la famiglia.

Una delle grosse contestazioni è che un tempo i papà portavano i figli a correre, oggi i campioni sono loro.

Perché tutti vogliono la foto su Facebook, mentre l’attività amatoriale dovrebbe tornare su altri binari. Mi rendo conto che si spendono soldi importanti per tecnologie eccezionali, ma questo non sfocia per forza nelle liste rosse e nelle leghe fra manifestazioni. Su questo gli organizzatori sono uniti. Una volta l’ex professionista che dominava veniva mitizzato, oggi è guardato con fastidio. E crea problemi.

Di che tipo?

Per la chiusura strade. Di solito dopo 15 minuti dal passaggio dei primi, viene riaperto il traffico. E capirete che un Tommaso Elettrico scava subito quel margine e ti ritrovi con l’80 per cento del gruppo nel traffico. Bisogna ampliare questo margine, dare modo alla gente di vivere certi eventi con la giusta calma, di godersi i posti. Le Gran Fondo che non danno fastidio sono quelle organizzate a braccetto con le Amministrazioni locali, che ne approfittano per valorizzare il proprio territorio. La prima cosa da fare è proprio parlare con loro.

Gara giovanissimi Imola (foto Max Fulgenzi)
Le Gran Fondo dovrebbero sempre ospitare gare di giovanissimi (foto Fulgenzi)
Gara giovanissimi Imola (foto Max Fulgenzi)
Gran Fondo e attività di base: si può collaborare (foto Fulgenzi)
Quindi promozione e non agonismo?

L’agonismo in bici ci sarà sempre, ma non va spinto troppo oltre. Il ciclismo amatoriale deve e può essere la spinta perché lo sport popolare riparta. Per questo Nalini ha deciso di stare al nostro fianco nell’appoggiare un circuito in cui chi si iscrive avrà comunque un capo di abbigliamento dedicato, anche se per Covid si dovesse chiudere di nuovo. Gli eventi devono essere l’occasione di offrire temi diversi, come le experience che può offrire Paolo Bettini o approfondimenti sulla sicurezza con Marco Scarponi.

Quindi leggendo le dichiarazioni dei vari candidati?

Dico loro: incontriamoci. Ho visto che hanno tagliato i costi di affiliazione per avvicinarsi agli Enti. Spero solo che chiunque sarà eletto abbia voglia di ascoltare. Se un marito trascura la moglie e quella va con un altro, la colpa non è solo della moglie e dell’amante. Io sarei contento di collaborare, ma per farlo bisogna essere in due.