Sangalli su Parigi, viaggio in una squadra nata in salita

08.08.2024
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Tornato da Parigi con il nono posto di Elisa Longo Borghini nella gara su strada delle donne, Paolo Sangalli sta preparando valigia e appunti per il Tour de l’Avenir delle U23. Poi da lì sarà la volta di un ritiro in altura con le ragazze del mondiale, il campionato europeo e appunto la trasferta a Zurigo di fine settembre che chiuderà la stagione azzurra. Eppure c’è rimasta qualcosa in testa su Parigi. Non tanto per la prova della “Longo”, che ha fatto quel che ha potuto e alla fine s’è presa tutto sulle spalle, scusandosi per il risultato opaco. Quanto piuttosto per la scelta delle altre azzurre, che avrebbe avuto a nostro avviso un senso durante l’ultimo inverno, ma che i risultati della stagione avrebbero potuto mettere in discussione. Si sono portati i nomi o le migliori atlete a disposizione?

«A Parigi – dice il cittì azzurro – abbiamo fatto quello che ci eravamo proposti, a prescindere dalla giornata storta di Elisa. Avevamo impostato la gara perché prendesse meno aria possibile nei primi 110 chilometri e di fatto non ha mai messo fuori la testa. Pensavo che Silvia Persico (foto di apertura, ndr) tenesse di più, ma è rimasta attardata nella stessa caduta a 50 chilometri dall’arrivo che ha bloccato la Wiebes. Su quel circuito anche 20 secondi erano impossibili da recuperare. Volevamo fare come la Faulkner, ma non sempre le cose vanno bene. Parlando con loro ci siamo detti che abbiamo fatto il percorso ideale di avvicinamento e forse aver chiuso il Giro d’Italia all’ultimo metro dell’ultima tappa ha contribuito al fatto che Elisa sia arrivata a Parigi più stanca di quel che si pensava».

Nelle corse dure, Longo Borghini è la più solida. A Parigi un giorno nero
Nelle corse dure, Longo Borghini è la più solida. A Parigi un giorno nero
Non si può dare la croce addosso a lei, infatti. Corre troppo. Classiche, Vuelta, Giro di Svizzera, Giro d’Italia, Olimpiadi, adesso il Tour e Plouay e poi il mondiale…

Questo è il ciclismo femminile su strada di adesso. Anche la Kopecky è arrivata tirata, perché se fosse stata quella che conosciamo, l’oro lo avrebbe vinto lei. Non le scappava nessuno. La Vos è un’atleta che conosciamo benissimo, è arrivata dopo un mese e mezzo che non correva e ha preso l’argento. Le olandesi forse avrebbero dovuto correre tutte per la Wiebes, ma la caduta ha cambiato tutto.

Quanto è stato difficile fare questa squadra? Hai mai pensato di cambiare le tue scelte?

Ma no, perché a quel punto il cambiamento era possibile solo con un certificato medico. Avrei potuto farlo in caso di caduta o di Covid. Ma l’Olimpiade è anche una sintesi degli ultimi anni. E se andate a vedere, tre su quattro delle azzurre venivano da risultati a livello mondiale e io voglio in squadra gente che è capace di arrivarci.

Balsamo ha amato il percorso di Parigi al primo sguardo, ma le sue condizioni erano lontane dal meglio
Balsamo ha amato il percorso di Parigi al primo sguardo, ma le sue condizioni erano lontane dal meglio
Non dovrebbero avere però anche la condizione con cui sono arrivate a quei risultati? Persico da un po’ non è quella del bronzo di Wollongong e forse Elisa Balsamo dopo il ritiro al Giro non era una carta da rischiare…

Con la Persico abbiamo fatto un percorso per arrivare a Parigi nella massima condizione. Poi dopo il Giro, ha avuto il Covid. Una con cui sostituirla poteva essere la Bertizzolo, ma era out anche lei per la stessa caduta della Balsamo. Chi avrei dovuto portare?

Forse Soraya Paladin avrebbe garantito una base di lavoro di alto livello?

Credo che avrebbe potuto fare quello che ha fatto la Persico, magari qualcosa in più. E’ logico che con il senno di poi si può dire qualsiasi cosa, ma negli ultimi anni i risultati hanno parlato chiaramente. Persico avrebbe dovuto fare il Giro in progressione, poi invece è stata male. Aveva investito su quella corsa gli ultimi quattro mesi e siamo andati avanti. I segnali erano buoni e se non fosse rimasta intruppata in quella caduta, ci sarebbe stata un giro per dare una mano alla Longo. Perché su questo siamo d’accordo: in una gara così, l’unica che poteva arrivare davanti era la Longo.

Soraya Paladin, già azzurra a Tokyo, avrebbe rinforzato il team azzurro?
Soraya Paladin, già azzurra a Tokyo, avrebbe rinforzato il team azzurro?
Oppure una Balsamo al 100 per cento….

Che avrebbe fatto come la Wiebes, anche lei penalizzata dalla caduta. Alla fine lei puntava proprio alla vittoria. Balsamo ha fatto il massimo per la situazione che aveva. E comunque io sono uno molto deciso nelle cose e purtroppo non ho avuto neanche la scelta di Sofia Bertizzolo perché quella maledetta caduta in Spagna ha coinvolto sia lei sia Elisa Balsamo. Quanto alla Paladin, è una ragazza che considero molto ed è infatti già nei piani per il mondiale.

Si volta pagina?

Si volta pagina, lo sport è così. Siamo andati via da Parigi con un nono posto, dopo che Elisa veniva da due medaglie. Ma ugualmente, il primo bronzo venne per la caduta di Van Vleuten in discesa, sono cose che capitano. Le corse vanno così, ma non tolgono nulla allo spessore di Longo Borghini che per le grandi classiche è il corridore italiano di riferimento. Lei non ci sarà per gli europei, perché la lascio recuperare, ma per i mondiali conto di averla nuovamente al massimo.

Elena Cecchini è entrata nella fuga di giornata, come lo scorso anno ai mondiali di Glasgow
Elena Cecchini è entrata nella fuga di giornata, come lo scorso anno ai mondiali di Glasgow

Ci sono punti che scricchiolano, ma la posizione è condivisibile. Le Olimpiadi possono essere la sintesi dei risultati del triennio (in questo caso) precedente, ma a patto che gli atleti coinvolti abbiano lo stesso livello e forse il 2024 ha detto cose differenti. Almeno per i mondiali dovremmo averle tutte al meglio, sperando nel frattempo che Silvia Persico ritrovi lo smalto che a Wollongong nel 2022 la portò a tanto così dal vincere il mondiale.

Gara donne, ci siamo. Regia affidata a Cecchini e Persico

04.08.2024
4 min
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VERSAILLES (Francia) – Tre volte campionessa italiana, più di 20 medaglie internazionali. Elena Cecchini arriva alla prova olimpica senza ansie particolari.

«Gli ultimi mesi sono andati lisci – racconta – ho corso il Giro ed è stata una tappa importante in questa tappa di avvicinamento. Poi abbiamo fatto qualche giorno di ritiro in Val di Fassa (foto Instagram di apertura, ndr) con Silvia Persico. Ci ha raggiunti anche Elisa per qualche giorno. In questi giorni abbiamo rivisto il percorso in linea, che avevamo già visto a maggio e abbiamo rinfrescato la memoria. Penso che faremo una bella gara come squadra. Poi le gare secche possono andare in mille modi, ma l’obiettivo è fare il meglio possibile».

Il sopralluogo a maggio delle azzurre sul percorso di Parigi è stato il primo passo
Il sopralluogo a maggio delle azzurre sul percorso di Parigi è stato il primo passo
Ti aspetti alleanze trasversali, legate alle squadre per le quali si corre durante l’anno?

Il legame con le squadre è imprescindibile. Ieri abbiamo fatto la ricognizione, eravamo tutte insieme, è normale che ti cerchi con le compagne di squadra con cui corri tutto l’anno. Io sono stata con le mie compagne, Longo Borghini con le sue, ma da qui ad accordarci il passo è lunghissimo. La verità è che un’Olimpiade del genere potrebbe essere facile per Longo Borghini e dura per Balsamo. Altre Nazioni hanno una leader che potrebbe vincere. Noi siamo outsider, ma ho capito che per alcune delle avversarie questo è un grande obiettivo.

Quale sarà ilì ruolo in gara di Elena Cecchini?

Il mio ruolo potrebbe essere quello di dover leggere la gara, come è stato l’anno scorso a Glasgow, dove senza la Longo Borghini abbiamo provato a fare bella figura. E’ un bel ruolo, ma mi sentirei un po’ sprecata a fare questo. Per me e Silvia vedo più un ruolo dedicato a entrare nelle fughe. Certo, sono gare difficili da interpretare. Le squadre non sono mai così piccole. Ci sono molte ragazze che sarebbero adatte a questo tipo di percorso, ma non hanno la squadra. Bisognerà essere per 160 chilometri con la testa lì. Oltre che con le gambe, naturalmente.

Lo scorso anno ai mondiali di Glasgow, Elena Cecchini in fuga: un copione che rivedremo?
Lo scorso anno ai mondiali di Glasgow, Elena Cecchini in fuga: un copione che rivedremo?
Ti piace gareggiare in un contesto diverso dal solito?

Mi piace. Ci sono almeno 40 ragazze che possono aspirare al podio. E questo è bello. A Rio sapevamo già con che ruolo partivamo, per esempio. Così sarà più aperta, più tattica.

Percepisci il clima olimpico?

Siamo stati in una bolla ultimamente. Ci troviamo bene, abbiamo il cuoco italiano, stiamo tranquilli. Del Villaggio Olimpico ho bellissimi ricordi a Rio, ma sono certa che per la prestazione sia meglio stare qui in hotel, dove appena usciamo abbiamo strade per poterci allenare.

Ti sei mai immaginata con una medaglia olimpica al collo?

Più che immaginare, ho sognato. Questa gara è bella perché tutto può succedere. Ho lavorato tanto, al Giro ho avuto in alcune tappe le risposte che volevo, in altre ho sofferto. So comunque che potrò contribuire e sognare non costa nulla.

Persico ha preso il Covid dopo il Giro d’Italia, ma ora è in ottima condizione
Persico ha preso il Covid dopo il Giro d’Italia, ma ora è in ottima condizione

Emozione Persico

Accanto a lei c’è Silvia Persico, abituata a indossare la maglia azzurra anche nel ciclocross e pronta per l’avventura a cinque cerchi, nonostante un imprevisto.

«Dopo il Giro ho preso il Covid – spiega – e non sono stata bene. Per 8 giorni sono stata positiva. Ora però sento di avere una buona gamba. Sono molto felice di essere qui e partecipare alle Olimpiadi. Siamo una squadra forte e possiamo giocarci le nostre carte».

Come ti trovi in gare del genere, spesso totalmente diverse da quelle cui siete abituate?

Sono contenta di partecipare a una gara del genere. Sarà dura nella prima parte e molto veloce nella seconda, in città, con il circuito. Siamo al massimo in 4 per ogni Nazione, quindi in poche, sarà una bella battaglia e sono molto contenta di esserci.

Il bronzo di Wollongong 2022 dietro Van Vleuten e Kopecky fa capire che una Persico in forma può lasciare il segno
Il bronzo di Wollongong 2022 dietro Van Vleuten e Kopecky fa capire che una Persico in forma può lasciare il segno
Cosa ti aspetti da te stessa?

Sia io sia Elena Cecchini dovremo coprire gli attacchi delle avversarie ed essere di supporto alle due Elise.

Che emozione senti?

La maglia azzurra mi emoziona ogni volta. Indossarla per le Olimpiadi è speciale. L’ho indossata anche nel ciclocross e dal 2022 sono nella Nazionale di strada. Di sicuro mi regala una grande carica. 

Dal Giro Women alle Olimpiadi, quali indicazioni per il cittì Sangalli?

18.07.2024
6 min
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Che il Giro d’Italia Women regalasse spettacolo ed incertezza fino agli ultimissimi metri di gara forse non era stato preventivato da nessuno. Che potesse invece fornire utili indicazioni in vista delle Olimpiadi era piuttosto assodato da tempo. Ed in questo senso cosa si è segnato il cittì Paolo Sangalli sul suo taccuino?

A parte qualche assenza dovuta a diverse scelte di programmazione, al Giro Women erano presenti tante ragazze che saranno protagoniste a Parigi. Dalle atlete che si sobbarcheranno il lavoro oscuro alle cosiddette seconde linee – quanto meno per ciò che riguarda il borsino delle favorite – fino alle big che puntano dritto alle medaglie. Il primo appuntamento a cinque cerchi sarà la crono del 27 luglio poi si farà rotta verso la prova in linea del 4 agosto, dove c’è condensata la maggior parte dell’attesa. Prima di allora le azzurre di Sangalli – Balsamo, Cecchini, Longo Borghini e Persico – svolgeranno un raduno in altura per rifinire condizione e tattiche, seppur con qualche differenza. Andiamo a scoprire quindi quali sono gli ultimi appunti del cittì (in apertura con Balsamo, foto Il Ciclista Fotografo).

Dopo il testa a testa al Giro Women, anche a Parigi si rinnoverà la sfida Longo Borghini-Kopecky?
Dopo il testa a testa al Giro Women, anche a Parigi si rinnoverà la sfida Longo Borghini-Kopecky?
Paolo, partiamo naturalmente da Longo Borghini, splendida vincitrice del Giro Women.

Elisa l’avevo vista in grande forma durante il ritiro sul Passo San Pellegrino, dove avevamo sviluppato un bel blocco di lavoro con tutte le altre ragazze. Devo dire che non mi ha sorpreso la sua vittoria al Giro, o meglio, è andata oltre le mie previsioni. Ad esempio non ha avuto quel famoso giorno di crisi che aveva sempre avuto gli altri anni. La sua prestazione complessiva mi ha trasmesso tanta tranquillità. E so che porterà questa condizione fino a Parigi.

Lei farà anche la prova contro il tempo olimpica. Seguirà un programma diverso?

Sì, Elisa salirà a Parigi col gruppo crono il 23 luglio, mentre noi della strada andremo a Soraga in Val di Fassa dal 25 al 30 luglio assieme alla nazionale maschile di Bennati, per poi partire in aereo per la Francia il giorno successivo. Già nella crono di Brescia al Giro Women, Elisa è andata molto forte. Una prova solida. E per quella olimpica sono molto fiducioso. Il podio è ampiamente alla sua portata. Anzi, ritengo che sia un bene che corra la crono, così avrà già scaldato il motore.

Cosa possiamo dire delle altre azzurre?

Balsamo non è stata fortunata, ma non sono preoccupato. Ha preso la tonsillite e avevo messo in preventivo che potessero saltare fuori questi virus visto il grande caldo e i relativi sbalzi termici per raffreddarsi. Elisa ha fatto solo quattro tappe, nelle quali ha lavorato bene. Sono molto contento per il suo terzo posto di Volta Mantovana perché si è buttata nuovamente in volata, in un finale tutt’altro che semplice e con avversarie di altissimo livello. Arriverà pronta anche lei per Parigi.

Da Cecchini e Persico ti aspettavi qualcosa in particolare?

Hanno avuto compiti diversi al Giro Women, facendo tuttavia ciò che avevo chiesto. Elena si è confermata la “solita” atleta fidata che dà garanzie ed equilibrio. Ha lavorato tantissimo per Kopecky sia in volata che negli ultimi due giorni, che erano durissimi. Ha dimostrato di stare bene. Silvia invece è partita con l’obiettivo Parigi in testa, forse più delle altre. Ha lavorato su sforzi da 5/6 minuti come troverà sul percorso olimpico. Aveva messo nel mirino alcune tappe, ma ha dovuto giustamente adattarsi alle tattiche della sua formazione. A Chieti poteva fare qualcosa in più, ma aveva Magnaldi in fuga e non si è mossa. E’ comunque uscita in crescita dal Giro.

L’hai nominata prima. La Kopecky vista al Giro Women sarà l’avversaria numero uno oppure pensi che abbia consumato troppo?

Magari fosse solo lei quella da tenere d’occhio (sorride, ndr). Kopecky era partita per puntare alle tappe e rifinire la condizione. Si è trovata poi a giocarsi la generale e sappiamo che atleta sia quando è in lizza per una vittoria, specie se di quella portata. Non ha recuperato dallo sforzo del Blockhaus e all’ultima tappa ha pagato, anche se per me Elisa avrebbe vinto ugualmente perché era più forte. In ogni caso Kopecky sarà la principale nemica per le Olimpiadi.

Chi saranno le altre rivali per l’Italia?

Beh, prima facevo riferimento a chi non abbiamo visto al Giro Women, ovvero Vollering, Vos e Wiebes. Quest’ultima sta correndo al Baloise Tour (fino al 21 luglio, vincendo ieri il prologo d’apertura, ndr) e vedremo come sta. Prevedo una sfida a tre tra noi, Olanda e Kopecky, perché penso proprio che il Belgio sarà tutto per lei. Poi bisognerà fare attenzione alle outsider, ammesso che si possano definire così…

A chi fai riferimento?

Ci sono tanti nomi da tenere sotto osservazione. Niewiadoma non va mai sottovalutata perché lei c’è sempre. Però attenzione a quelle che hanno finito il Giro Women in crescendo. Grace Brown ha fatto una grande crono a Brescia (seconda per un solo secondo dietro Longo Borghini, ndr) e ci ha provato in diverse occasioni. Ludwig è stata protagonista nelle frazioni mosse e nella generale. Lippert ha vinto la tappa di Chieti, la più lunga del Giro, e mi è piaciuta tantissimo. Mi limito a loro, ma lista può essere più lunga.

In sostanza che gara si aspetta il cittì Paolo Sangalli?

Sicuramente sarà dura, fin dai primi chilometri. Il 2 agosto faremo una ricognizione collettiva sul circuito di Parigi quasi chiuso al traffico, anche se lo conosciamo bene perché ci eravamo stati nei mesi scorsi. E’ una gara che si presta a tante soluzioni, tipo il mondiale di Wollongong nel 2022. Difficile dire se si arriverà con un gruppetto di venti atlete o in solitaria, una ad una. Dall’ultimo scollinamento di Montmartre al traguardo ci sono ancora nove chilometri e quindi il tempo di recuperare. Di sicuro sarà un finale imprevedibile, soprattutto dal punto di vista mentale. Però io sotto quell’aspetto sono sereno. So di essere ben coperto dalle mie ragazze, pronte ad ogni evenienza.

La strada di Persico per Parigi passa dal Giro d’Italia Women

03.07.2024
5 min
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Silvia Persico sta pedalando sulle strade di San Pellegrino, in altura, da oltre un mese. L’atleta della UAE Team ADQ è salita prima con la squadra, poi è andata al campionato italiano e infine è risalita in cima alla montagna con la nazionale (foto Maurizio Borserini in apertura). 

«Sono qui – racconta dopo il massaggio – dal 29 maggio. In una prima parte del ritiro sono stata con la squadra, il 18 giugno siamo scese per il campionato italiano. Dopo la corsa sono tornata al San Pellegrino il 25 giugno e rimarrò fino a giovedì. In questi giorni le mie compagne di allenamento sono Paladin, Cecchini e Longo Borghini. Diciamo che è un ritiro in vista dell’Olimpiade di Parigi, anche se le convocazioni ufficiali saranno il 5 luglio. Con la squadra ho lavorato tanto sul fondo, mentre con la nazionale abbiamo alzato i ritmi curando la qualità».

Le ragazze del UAE Team ADQ sono salite sul San Pellegrino il 29 maggio
Le ragazze del UAE Team ADQ sono salite sul San Pellegrino il 29 maggio

Ambizioni diverse

Un mese di allenamento è tanto tempo, soprattutto se a breve ci sarà il Giro d’Italia Women. Corsa passata nelle mani di RCS Sport dal 2024 e nella quale la scorsa stagione Persico colse un ottavo posto finale. 

«A dire il vero – continua – io l’altura la soffro un po’ vedremo come scenderò, ma sto lavorando bene. Il Giro sarà un bel trampolino di lancio verso Parigi, non andrò per curare la classifica ma per puntare alle tappe. Ora mi sto allenando da un mese con temperature di 20 gradi, mentre al Giro ci saranno tra i 10 e i 15 gradi centigradi in più. Dal Giro del 2023 ho imparato che è difficile curare la classifica per un’atleta come me.

«In salita mi difendo ma non sono una scalatrice pura come Realini o la Longo Borghini. Penso che la scalata del Blockhaus e la tappa seguente saranno davvero toste. Una frazione che mi intriga è quella di San Marino, anche se dovremo capire che cosa avranno in mente le ragazze di classifica. Noi come UAE Team ADQ saremo più incentrate sulle tappe, per cercare di portare a casa qualche successo singolo».

Lavori in corso

Il ciclismo moderno ha costretto, se così vogliamo dire, Silvia Persico a cercare di concentrare le proprie forze sulle corse che più si addicono alle sue caratteristiche. 

«Fino ad ora ho fatto solo 23 giorni di corsa – afferma Persico – anche se ho cominciato presto, a gennaio con due gare in Spagna. Poi sono andata al UAE Tour e infine diretta verso la campagna del Nord con Fiandre, Amstel e Liegi. Ho chiuso con la Vuelta Burgos, ma non ero al 100 per cento della condizione. Da lì, era il 19 maggio, ho staccato cinque giorni e sono venuta in ritiro. Da quel momento ho corso solamente il campionato italiano, era un percorso adatto a me ma non stavo benissimo. Quindi mi sono messa a disposizione della Gasparrini, è stata la cosa giusta da fare».

«Rispetto al 2023 ho cambiato un po’ i piani – riprende – innanzitutto perché ho un nuovo preparatore: Luca Zenti. Davide Arzeni non poteva più seguirmi così sono passata con lui. Abbiamo messo nel mirino la prima parte di stagione, eliminando il ciclocross in inverno e aumentando le ore in bici. Ho avuto una preparazione meno stressante e questo mi ha permesso di iniziare la stagione presto».

Mirino su Parigi

Scendere dall’altura appena due giorni prima del via del Giro d’Italia Women è un dato indicativo. Come detto anche da lei Silvia Persico non punta tutto sulla corsa rosa, ma ha nel mirino anche la gara a cinque cerchi. 

«In questo secondo ritiro abbiamo potuto parlare dell’Olimpiade – conclude Persico – della quale siamo andate a vedere il percorso proprio con il cittì Sangalli. Devo ammettere che mi piace molto, la prima parte in linea è abbastanza semplice, poi si entra nel circuito cittadino. Quello è davvero tosto, ci saranno da fare tre giri ed è un continuo salire e scendere e con tanti rilanci. Se il Giro dovesse andare come previsto uscirò con una buona gamba, cosa utile in vista della gara di Parigi. Sarà una giornata difficile da gestire ma è un appuntamento importantissimo».

Uae Team Adq, in piena espansione. Parla Cherie Pridham

19.05.2024
5 min
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Se in campo maschile tutti guardano all’Uae Team Emirates come la squadra attualmente più forte del lotto (grazie soprattutto alle imprese di Pogacar), fra le donne la situazione è più complessa. L’Uae Team Adq è sicuramente un team di riferimento, ma il suo peso specifico pur importante non è paritetico. Quest’anno sono arrivate finora 6 vittorie, un bilancio lontano da quello non solo della Sd Worx, riferimento del settore, ma anche di altre formazioni.

Parliamo di una formazione in crescita, da considerare in piena evoluzione nella ricerca di un’identità definita. Cherie Pridham, manager della squadra si sta adoperando per dargliela conscia del fatto che serve tempo.

«Ovviamente vogliamo sempre più risultati. Vogliamo far crescere ogni squadra, quella maggiore come il devo team e stanno crescendo rapidamente. Sono piuttosto soddisfatta del punto dove siamo arrivati sotto la nuova gestione, con l’impegno mio e del team di direttori sportivi. Ci sarebbe piaciuto di meglio, soprattutto nel periodo delle classiche belghe, ma abbiamo colto piazzamenti importanti, che valgono».

Una delle 6 vittorie in casa Uae, quella di Eleonora Gasparrini a La Classique Morbihan
Una delle 6 vittorie in casa Uae, quella di Eleonora Gasparrini a La Classique Morbihan
Che cosa è mancato nel periodo delle classiche?

Semplice: un po’ di fortuna. Ovviamente ci vogliono le gambe, ma alcuni risultati non sono andati come volevamo. A volte abbiamo avuto degli incidenti, come con Consonni alla Gand-Wevelgem. Ma dobbiamo prendere quanto di buono c’è stato in ogni situazione.

Il roster di 16 atlete è troppo ristretto per affrontare tutta la stagione?

Nel WorldTour mondiale ci sono molti più corridori, ma il nostro è un movimento che si è sta sviluppando ora. Un paio di elementi in più farebbero comodo, ma bisogna crescere piano e in modo sostenibile economicamente. La partecipazione è ristretta a poche atlete, inoltre al fianco del team principale c’è quello development, insomma di carne al fuoco ce n’è tanta. Le corse femminili crescono rapidamente dobbiamo seguire il flusso senza però esagerare. Dobbiamo far crescere le nostre punte come Consonni o Persico, gestire il team nel suo complesso. Sappiamo che dobbiamo rafforzarci e lo faremo, a ogni livello. Ma occorre procedere passo dopo passo.

La devastante caduta alla Vuelta a Burgos. Per Bertizzolo, a terra, il responso è la frattura a un braccio
La devastante caduta alla Vuelta a Burgos. Per Bertizzolo, a terra, il responso è la frattura a un braccio
L’infortunio della Bertizzolo quanto peserà nel prosieguo della stagione?

Ho parlato con Sofia dopo la diagnosi del radio rotto. Ma le gambe funzionano. Servirà solo un po’ di recupero dall’incidente iniziale. So che Sofia tornerà preso, stiamo già pensando ad un ritorno strategico. Il Giro potrebbe ancora essere un’opzione, ma sempre in accordo con il team medico.

Ci saranno novità il prossimo anno, sia a livello manageriale che di atlete?

Per quanto mi riguarda, no, penso che ci stiamo stabilizzando bene. Naturalmente io sono il manager, quindi non è mio compito discutere di contratti. Per quanto riguarda lo staff verrà consultato ovviamente, ma non spetta a me deciderlo. Non sono a conoscenza di alcun cambiamento al momento.

Davide Arzeni, uno dei diesse, portato in trionfo dopo la tripletta al GP Liberazione
Davide Arzeni, uno dei diesse, portato in trionfo dopo la tripletta al GP Liberazione
A Giro e Tour con quali ambizioni andate, per puntare alle tappe o alla classifica?

Dobbiamo essere realistici e con la squadra che abbiamo, le vittorie di tappa sono un obiettivo chiaro per noi. Per salire di livello e di ambizioni serviranno ancora 1-2 anni. Poi nello sport non si può mai sapere, il podio della classifica generale al Tour de France può sempre arrivare, non c’è nulla di impossibile. Hai bisogno che tutto vada per il verso giusto, ma per il futuro di questa stagione, penso che saremo contenti delle vittorie di tappa.

Voi avete in squadra un forte numero di italiane: quanto è utile che ci sia un gruppo della stessa nazione?

È un gruppo di corridori e staff che ho ereditato, ma non è una situazione diversa da quando lavoravo alla Lotto, dove c’era uno zoccolo duro belga perché era un team belga. Qui le radici sono italiane. Nel destino del team c’è una maggiore internazionalizzazione, aprendo la porta a esperienze diverse, nazionalità diverse, culture diverse. E’ un passaggio importante. Ma questo avverrà in futuro. Per ora stiamo lavorando con un buon gruppo di staff e persone motivate e, ovviamente, le ragazze si stanno abituando allo stile di gestione. I progressi ci sono e sono evidenti.

Silvia Persico dovrebbe essere la punta della Uae nei grandi giri, con uno sguardo alla classifica
Silvia Persico dovrebbe essere la punta della Uae nei grandi giri, con uno sguardo alla classifica
Quale risultato da qui alla fine della stagione renderebbe il vostro bilancio completamente positivo?

Penso che una vittoria di tappa in un Grand Tour sia lo snodo più significativo. Dobbiamo essere aggressivi nelle gare e non essere solo un numero, vogliamo lottare per quella vittoria e se questo ci permette di vincere tappe al Giro e al Tour, questo mi renderà molto felice.

Hai lavorato a lungo nell’ambiente maschile: questi anni con le ragazze sono più facili o difficili?

Domanda delicata, bisogna stare attenti qui – afferma ridendo la Pridham – Sono cresciuta come atleta e so quanto fosse difficile quando lo ero. Penso che il ciclismo femminile stia diventando sempre più professionale. C’è una crescita continua, anche nella percezione stessa del nostro mondo da parte delle sue protagoniste. La squadra e i corridori stanno spendendo molto di più, investendo molto di più in se stessi per diventare più professionali. Con le donne l’approccio è un po’ diverso. Quando ti rivolgi a una squadra professionistica maschile, puoi essere un po’ più diretto. Come donne, per natura vogliamo sapere tutto. Vogliamo più spiegazioni, più ragionamenti. Ma diventeranno sempre più coinvolte nella loro carriera.

Liberazione, UAE Adq in parata: la prima di Consonni

25.04.2024
7 min
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ROMA – «Quest’anno sicuramente c’ero andata tante volte vicino – dice Chiara Consonni – non è sempre la sfortuna, però essere lì e non riuscire mai ad arrivare con le braccia al cielo… Questa vittoria è un po’ una Liberazione in tutti i sensi, scusa il gioco di parole. Non mi era mai capitato di arrivare in tre. Andare in fuga è stato durissimo, il misuratore parla di 270 watt normalizzati, non sono pochi. Però ci sta, dai. Abbiamo provato qualcosa di diverso, magari non quello che si aspettavano. Volevamo anche vedere come stavamo, quali sensazioni e ce l’abbiamo fatta».

Gruppo al via: 18 squadre, 96 chilometri di gara
Gruppo al via: 18 squadre, 96 chilometri di gara

Dominio di squadra

Il Coati-Liberazione Donne si è da poco concluso con lo strapotere del UAE Team Adq, finalmente in una giornata di sole. L’organizzazione di Claudio Terenzi è impeccabile, peccato che la politica romana sia così avara di slanci e certe volte sembra di essere ospiti indesiderati al cospetto degli imperatori di turno.

Scorrendo l’elenco dei partenti, appariva chiaro che il team emiratino guidato da Arzeni avesse poche rivali e proprio questo poteva diventare motivo di rischio. Quando è più facile vincere che perdere, non sai mai come va a finire.

«A volte queste gare che sembrano tanto facili – dice Eleonora Gasparrini, atleta più combattiva di giornata – in realtà sono più difficili di quello che si pensa. Siamo riuscite comunque a fare un lavoro di squadra straordinario, quindi grazie anche a tutte le altre compagne. Siamo contenti. Perché è passata prima Chiara? E’ giusto così. Io quest’anno ho già vinto, Silvia (Persico, ndr) aveva già vinto questa gara, quindi mancava la “Conso”. Per me è stata comunque una prima parte di stagione abbastanza buona. All’Amstel sono riuscita a ottenere anche un sesto posto, quindi sono molto contenta. La condizione sta crescendo e la stagione è ancora lunga. Ho diversi obiettivi e cerchiamo di continuare così».

Il UAE Team Adq ha preso in mano la corsa da subito e l’ha girata in suo favore
Il UAE Team Adq ha preso in mano la corsa da subito e l’ha girata in suo favore

Le azzurre a Parigi

Mentre le ragazze giravano sotto lo sguardo interessato e curioso di Marta Bastianelli, la vicinanza del cittì Sangalli è stata il modo per fare il punto sul movimento femminile. Fra una decina di giorni, un gruppo di otto atlete volerà a Parigi per provare il percorso olimpico. Fra loro anche Elisa Balsamo, chiamata a valutare e scegliere.

«E’ importante che un corridore veda il percorso – dice il cittì azzurro – perché io posso farmi un’idea, ma sta a loro poi valutarlo davvero. Sarà difficile sceglierne quattro, perché il livello anche in Italia è alto e quindi le scelte saranno fatte in parte per la condizione e anche un po’ per il passato, quello che uno ha dato in nazionale e le sicurezze che ti offre. Perché in una corsa senza radioline c’è bisogno di ragazze sveglie, che sappiano cogliere il momento o aiutare le capitane nel momento importante.

«Sono stato all’Amstel – prosegue – e mi è piaciuta la gara di Eleonora Gasparrini: arrivare e tenere sul Cauberg e dopo il Cauberg non è una cosa banale. Le elite del giro azzurro stanno confermando il loro valore, qualcuna anche al di sopra delle aspettative, vedi Longo Borghini e vedi Balsamo. Persico la stiamo aspettando. Non è stata fortunatissima nell’ultimo periodo perché ha perso sua nonna, cui era legatissima, e l’ha un po’ pagata nel momento in cui poteva fare la differenza. Aspettiamo, da qua ad agosto c’è tanto tempo. In Olanda ho parlato a lungo con Dannyy Stam, il team manager della SD Worx. Sono contento di questo, perché si riesce a programmare, altrimenti sarebbe impossibile fare attività. Loro hanno in squadra Cecchini e Guarischi: per lui Elena è fondamentale. Noi vediamo gli ordini d’arrivo, ma chi come me in questi anni segue le corse, vede che nei primi 100 chilometri, quando c’è da portare davanti la Kopecky o la Wiebes, ci sono loro».

Venturelli quarta all’arrivo del Liberazione viene accolta dalle tre compagne con grida e pacche
Venturelli quarta all’arrivo del Liberazione viene accolta dalle tre compagne con grida e pacche

Le squadre del Giro

Discorso a parte per il movimento femminile italiano. Le tante continental di Roma, nella corsa organizzata dal Team Bike Terenzi, hanno fatto fatica a reggere il passo del UAE Team Adq, un po’ come succede in gare come il Giro d’Abruzzo degli uomini, in cui sfilavano in ordine le WorldTour, poi le professional e solo poi le continental. Se la riforma dell’UCI, che vede la nascita delle professional anche fra le donne, dovesse andare avanti, in Italia potremmo avere qualche grosso problema. Già sarà interessante vedere quali squadre italiane saranno invitate al Giro d’Italia.

«Tutelare le piccole squadre italiane è qualcosa che la FCI ha sempre fatto favorendo gli inviti al Giro – dice Sangalli – ma adesso le cose stanno cambiando e la tutela deve essere fatta dall’UCI. Riguardo certe riforme, non possiamo fare nulla. Al Giro correranno 22 squadre. Ci sono le 15 WorldTour, le 2 prime continental dell’anno scorso e poi ci sono altri 5 posti. Alla Vuelta hanno invitato la Laboral Kutxa e la Cofidis che comunque sono due squadre di livello WorldTour. Vediamo cosa farà RCS, ma certo dopo la Strade Bianche si è visto che il livello di alcuni team italiani non sia all’altezza del gruppo. Sicuramente il Giro d’Italia è una gara World Tour di livello altissimo e porteranno il meglio. La Federazione da anni cerca di tutelare le giovani che passano. Se non ci fossero le squadre continental italiane, tantissime ragazze che magari a 18 anni non sono ancora pronte, si perderebbero. Bisogna tutelarle, però i tempi cambiano e bisogna anche adeguarsi alle cose».

Davide “Capo” Arzeni portato in trionfo dalle ragazze del suo team, dominatrici del Liberazione
Davide “Capo” Arzeni portato in trionfo dalle ragazze del suo team

Le juniores in Olanda

E proprio con le più giovani Sangalli e Marta Bastianelli sono volate nel gelo del Nord Olanda, su un’isoletta piena di mare e vento. Il responso è stato duro ed è proprio quello che i tecnici azzurri volevano.

«Esatto – sorride Sangalli – abbiamo ottenuto quello che volevo, cioè che facessero esperienza. Volevamo far capire alle ragazze, che alla domenica vincono qua, che di là è un’altra storia. E’ servito loro per fare un punto e capire dove bisogna migliorare. Siamo arrivati in un ambiente climatico estremo, perché c’era un vento esagerato anche per la crono però è giusto così. Nell’ultima tappa è arrivato un gruppetto di 15 e c’era la Iaccarino, che l’aveva già corsa l’anno scorso. E questo fa capire che partecipare serve: nei prossimi appuntamenti faranno meglio e quando torneranno a casa, sapranno di dover lavorare di più.

«Di certo però il movimento sta crescendo. Cat Ferguson è alla Movistar e quindi ha fatto tutta la preparazione d’inverno con loro. Questo ti fa fare un salto di qualità, che secondo me è fin troppo esagerato. Dal mio punto di vista la via di mezzo è sempre la cosa migliore, specialmente per le junior. Le nostre hanno stretto i denti e so che c’erano in giro gli osservatori di tutte le squadre, per cui prima o poi anche loro potrebbero essere chiamate lassù».

Con Augusto Onori, responsabile del ciclismo nelle Fiamme Azzurre, dopo la vittoria al Coati-Liberazione
Con Augusto Onori, responsabile del ciclismo nelle Fiamme Azzurre, dopo la vittoria al Coati-Liberazione

L’aria di Parigi

Chiara Consonni riprende la via di casa. Per la squadra è arrivata una messe di punti non banale, dopo che i risultati sulle strade del Nord sono stati non proprio entusiasmanti. Per la bergamasca ci saranno altre gare su strada, poi l’attenzione si sposterà sulla pista. L’esclusione dai Giochi di Tokyo fa ancora male.

«Questa volta – dice – arrivo più consapevole. Tre anni fa ero ancora piccolina, un po’ più inesperta. Però adesso so cosa devo fare, so dove migliorare, sto cercando di farlo e sono contenta. So quali sono i miei mezzi e cercherò di mettere tutta me stessa per arrivare a Parigi o da qualche altra parte (ride, ndr). Per cui adesso farò un po’ di gare in Belgio per tenere il ritmo gara, poi Londra, poi farò altura prima del Giro d’Italia. E nel frattempo, abbiamo già stabilito degli allenamenti in pista almeno due volte a settimana, per trovarci insieme e provare. Creare anche un po’ più di feeling. E speriamo che tutto vada per il verso giusto».

La banda intona l’inno, Roma si va stiracchiando sotto un sole finalmente primaverile. Un gigantesco elicottero bianco volteggia sul centro. Si annunciano manifestazioni in tutta la città. Il Liberazione, nato nel 1946 quando la libertà non c’era, porta con sé la solita ventata di ottimismo.

Persico: «Battere le grandi? Bisogna coglierle in giornata no»

03.03.2024
5 min
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SIENA – Alla vigilia della Strade Bianche Silvia Persico, era pronta alla sfida. Il morale magari non era stellare, ma di certo era in ripresa. E lo era perché in ripresa erano anche le sue gambe. Il suo inizio di stagione sin qui è stato costellato da alti e bassi: quinta nella gara d’esordio, il Trofeo Palma Femina, bene al UAE Tour Women, malino alla prima in Belgio, l’Omloop Het Nieuwsblad.

L’atleta della UAE Adq sperava in una top 10 nella classica toscana. Non ci è andata lontana. Alla fine ha chiuso 14ª e tutto sommato è stata autrice di un buon finale, visto che non era nei primi due gruppetti quando mancavano gli ultimi due sterrati. Dopo il traguardo, prima di sedersi a terra, con lo sguardo perso nel vuoto, Silvia ci ha parlato di una gara dura, di crampi e di un finale confuso. Poche parole. Il resto lo dice la foto sotto.

Silvia Persico (classe 1997) stremata all’arrivo di Siena
Silvia Persico (classe 1997) stremata all’arrivo di Siena

La Strade Bianche era un antipasto per la Persico 2.0, lasciateci dire così. Nuovo allenatore, nuovi obiettivi, nuovi approcci alle gare e alla stagione stessa, visto che non ha preso parte al ciclocross come da sua abitudine.

Per Silvia ci sono in vista tutte, ma proprio tutte, le classiche del Nord: dalle Fiandre alle Ardenne, monumenti e non solo.

Quest’anno la lombarda punta decisa alle classiche. Correrà sia quelle fiamminghe che quelle delle Ardenne
Quest’anno la lombarda punta decisa alle classiche. Correrà sia quelle fiamminghe che quelle delle Ardenne
Silvia come stai?

Dopo il UAE Tour Women ho passato un periodo down. Adesso – ci aveva detto alla vigilia della Strade Bianche – mi pare di essere in fase di ripresa. L’Het Nieuwsblad non è andata come appunto immaginavo, però la stagione è ancora lunga.

Da cosa dipende questo down, come l’hai chiamato te?

Sinceramente non lo so. Dopo le gare, in UAE stavo davvero bene, avevo delle buone sensazioni. Pensate che in salita ho fatto il mio personal best sulla mezz’ora. Sono tornata a casa e ho iniziato a non stare bene, non spingevo più gli stessi watt. Quindi ho passato dieci giorni così così. Dieci giorni in cui neanche mi sono allenata tantissimo proprio perché non stavo bene. Cercavo di recuperare. Le gambe erano legnose.

Potrebbe essere stato il cambiamento di temperatura?

Forse, davvero non lo so. Anche perché negli ultimi 3-4 mesi, cioè da quando ho cambiato coach (ora è seguita da Luca Zenti, ndr) mi sono sempre sentita molto bene. Ma quel che conta è che negli ultimi giorni mi senta meglio. La gamba risponde in modo diverso rispetto ad una settimana fa.

Nell’intervista di dicembre, avevi insistito sul discorso delle corse di un giorno, di andare a caccia delle tappe nei grandi Giri. Ci stai lavorando col nuovo coach? E come?

Le nostre gare sono diventate più lunghe, quindi mi alleno di più settimanalmente. Arrivo anche a 22-23 ore, prima ero sulle 15-6, massimo 18. Sto lavorando comunque sulla quantità e ho iniziato a fare dei lavori diversi per quanto riguarda la qualità. Degli specifici che non avevo mai fatto.

Sul Jebel Hafeet la sensazione di una grande prestazione. Persico “stoppa” subito il computerino per registrare i dati. Ne usciranno numeri importanti
Sul Jebel Hafeet la sensazione di una grande prestazione. Persico “stoppa” subito il computerino per registrare i dati. Ne usciranno numeri importanti
Tipo?

Non faccio sempre le SFR o i 30”-30”, i 20”-40” o i 40”-20”… E‘ un’intensità un po’ diversa. In più ho incrementato un po’ la palestra. E dalle prime corse fatte in Spagna avevo degli ottimi valori, molto più alti dello scorso anno. Però è anche vero che il livello medio si è alzato. Eravamo su una salita: se quei valori li avessi espressi due anni fa, saremmo rimaste in dieci. Quest’anno eravamo ancora 40-50 atlete insieme. Pertanto l’asticella la devo alzare ancora se voglio vincere.

Visto che hai parlato di corse di un giorno, che richiedono esplosività, ti manca un po’ l’intensità del cross? Almeno in questo periodo post ciclocross appunto…

Forse un pochino, ma neanche più di tanto. Comunque l’intensità l’abbiamo fatta, magari non quella che ti dava il cross, ma l’abbiamo inserita nella preparazione. Poi ho notato che in questo periodo, dopo le stagioni di cross, ero sempre un po’ già in calo. Non avevo più la stessa forma di gennaio. L’anno scorso, di questo periodo, credo fossi in condizioni peggiori. Ma gli appuntamenti importanti arrivano fra un mesetto.

Come ti sei trovata sullo sterrato senese? E’ tanto diverso da quello del cross? Richiede una guida simile o non c’entra proprio niente? E certe skills tornano utili?

Sì e no, io ho una guida un po’ particolare, mi butto un po’ troppo! A volte mi esce la vena da kamikaze della crossista! E questo può essere un difetto. Avere una certa dimestichezza con lo sterrato del cross forse un pochino ti aiuta, ma soprattutto con l’aggiunta dei nuovi settori serve potenza. Potenza pura. Semmai certe capacità di guida ti consentono di essere più sciolta nei tratti gravel, ma se non hai la forza puoi aver fatto tutto il cross di questa vita che non vai da nessuna parte.

Alla Omloop che fatica: ecco Persico comunque nel gruppo delle big. Si riconoscono Vos, Balsamo… e davanti a lei l’iridata Kopecky
Alla Omloop che fatica: ecco Persico comunque nel gruppo delle big. Si riconoscono Vos, Balsamo…
Silvia, come si battono queste super atlete? Kopecky, Vollering, Vos… loro sì che ne hanno di potenza.

Andando forte! Ho visto una Demi Vollering in forma e una Lotte Kopecky potente. Lei in realtà potente lo è sempre stata, ma credo che quest’anno sia dimagrita ancora… e penso possa e voglia vincere il Tour de France. Immagino che per batterle dovrò sorprenderle nella giornata no!

Si studiano queste campionesse in corsa? Hai il tempo di metterti alla loro ruota?

Dipende anche dalla gara, però un po’ le studi. Anche se devo dire che preferisco vederle come persone normali e non come super atlete. Ho avuto modo di passare del tempo con loro oltre alla bici, dopo il mondiale di gravel, e sono semplici.

E sul bus, per esempio, o nei vostri meeting fate delle analisi tecniche per conoscerle? Per esempio: questa ragazza ha tenuto questi watt per tot tempo…

Proprio così, no. Abbiamo fatto delle stime col mio coach, in base ai dati sulla salita dell’UAE Tour Women, io quel giorno ho sviluppato 30 watt in più dell’anno scorso. In quell’occasione abbiamo cercato di capire i watt medi di Kopecky. Generalmente sul bus, invece, si parla più di tattica che di numeri.

Venturelli è diventata grande. Si parte subito con gli europei

09.01.2024
6 min
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L’Università a Brescia. L’ingresso nel mondo delle pro’ poche settimane fa in ritiro in Spagna. Il suo primo evento ufficiale da domani in Olanda agli europei su pista. Tutto il resto più avanti. E’ diventata grande Federica Venturelli, che ha iniziato il 2024 subito calata perfettamente nella parte (in apertura foto K13/Luis Solana).

E questa settimana non si farà mancare nulla. Il fiato lo userà non solo per pedalare, ma anche per soffiare sulle candeline della torta di compleanno. La cremonese della UAE Development Team festeggerà i 19 anni venerdì nel velodromo di Apeldoorn, prima di potersi concentrare a fondo sulla disciplina che le ha assegnato il cittì Villa. Domenica 14 gennaio correrà l’inseguimento individuale, in cui è già stata campionessa continentale e mondiale in entrambe le stagioni da junior. Fra un impegno e l’altro, siamo riusciti a sentire Venturelli, ormai navigata negli incastri del suo personale “tetris”e sempre brava a spiegare tutto quello che fa.

Federica, nemmeno il tempo di realizzare di essere passata elite, che c’è già una corsa importante che ti attende.

Proprio così, anche se inizialmente non ero sicura di farli, non era nei programmi. Lo abbiamo deciso circa un mese fa. Quando sono rientrata dal ritiro con la squadra, sono andata a Montichiari per lavorare con le altre ragazze. Ho cercato di affinare la condizione ed anche l’intesa con le compagne nelle prove di quartetto, che però non farò.

Cosa ti aspetti da quella prova?

Intanto parto sapendo che sarà più lunga e più difficile da gestire. Da junior l’inseguimento individuale è di due chilometri, mentre da elite sono tre, quindi mezza gara in più da fare. Per me sarà un tipo nuovo di sforzo. Non se ne parla di medaglie o piazzamenti (sorride, ndr). L’obiettivo al momento è fare esperienza e cercare di realizzare una buona prestazione. Sono migliorata anche nella cosiddetta ansia da prestazione, perché ho capito che la gara è il solo momento in cui si mette in pratica il lavoro degli allenamenti. Credo di essermi preparata bene, pertanto sono serena e tesa il giusto. Sicuramente essere già agli europei elite nell’anno olimpico è un motivo di grande orgoglio per me. Poi ovvio che spero di andare forte e superare le qualificazioni per le fasi successive.

Agli europei di Apeldoorn Venturelli disputerà l’inseguimento individuale, dove da junior è stata campionessa continentale e mondiale
Agli europei di Apeldoorn Venturelli disputerà l’inseguimento individuale, dove da junior è stata campionessa continentale e mondiale
Come ti sei trovata col gruppo azzurro delle grandi?

Benissimo (risponde raggiante, ndr). Sono molto contenta di come mi hanno accolta. Pensavo che avrei fatto più fatica, invece si vede subito che è un gruppo affiatato. Con Chiara (Consonni, ndr) c’era un briciolo di confidenza in più perché eravamo assieme al ritiro della UAE, però tutte le ragazze mi hanno dato consigli.

Ecco, il training camp in Spagna con il tuo nuovo club invece com’è andato?

Molto bene anche quello. Sia la prima squadra che noi del devo team eravamo nello stesso hotel. Facevamo chiaramente allenamenti separati, ma per le riunioni e le cene eravamo assieme. Anzi a tavola ci siamo sempre sedute mischiate per favorire la conoscenza fra tutte. Lì abbiamo avuto modo di confrontarci con le atlete più esperte ed è un aspetto importante per potersi migliorare.

Tra le ragazze della prima squadra con chi ti sei rapportata maggiormente?

Come dicevo prima per Consonni, conoscevo già bene Silvia (Persico, ndr) per il ciclocross. Lei è sempre stata un mio riferimento, anche per il salto di qualità che ha fatto negli ultimi anni. Devo dire però che mi hanno colpito molto Bertizzolo e Magnaldi per la loro forte personalità. Quando mi ricapiterà l’occasione, vorrei approfondire la conoscenza con loro per avere i loro punti di vista.

Altri particolari?

Tutte le ragazze sono molto precise nell’alimentazione. Ho capito che una buona prestazione passa da qui. Nel complesso ho notato subito una grande cura dei dettagli, della grande organizzazione che c’è dietro e degli allenamenti più intensi. E poi mi ha fatto una buona impressione l’essere state valutate dalla fisioterapista della squadra. Non mi era mai capitato prima di avere uno screening di questo genere. Lo reputo molto interessante.

Il programma gare di Federica Venturelli cosa prevede?

L’agenda è fitta, contando anche l’Università dove ho l’obbligo di frequenza (è iscritta alla facoltà di Farmacia a Brescia, ndr). Lo studio non potevo lasciarlo perché mi piace e mi serve, ma a dire il vero non ho idea di come farò per conciliare tutto (sorride, ndr). Battute a parte, farò il calendario del devo team, ma potrebbero esserci anche le gare con la nazionale. Sia in Nations Cup su pista sia su strada con le U23. So che ci verrà data l’occasione di correre anche col team WorldTour, ma non saprei quando tra tutti questi impegni. Infine ci sarebbe ancora il ciclocross. C’è un’ipotesi-mondiale, sempre che arrivi la convocazione, ma prima ci sarebbe anche la prova di Coppa del mondo a Benidorm a metà gennaio.

Campionessa in bici e a scuola. Ad ottobre Venturelli ha ricevuto l’onoreficenza di “Alfiere del Lavoro” da Mattarella
Campionessa in bici e a scuola. Ad ottobre Venturelli ha ricevuto l’onoreficenza di “Alfiere del Lavoro” da Mattarella
Ti sei posta degli obiettivi per questa stagione?

Premetto che la scelta di andare in un devo team è dovuta proprio anche per prendere meglio coscienza dell’impegno tra studio e ciclismo. Arrivando dalla categoria juniores, sapevo che erano due mondi totalmente differenti e l’ho visto subito. Fino all’anno scorso ero un’atleta che su strada faceva un po’ tutto, quest’anno invece non credo. Ad esempio farò gare a tappe più lunghe di quelle di due-tre giorni da junior. Avrò modo di capire quali sono i miei limiti ovunque. D’altronde sono una ragazza a cui non piace stare con le mani in mano…

L’inverno del cambiamento e finalmente Persico tira il fiato

17.12.2023
6 min
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OLIVA (Spagna) – Se la spia del diventare grandi è la capacità di razionalizzare gli sforzi e rinunciare a qualcosa per conseguire il proprio obiettivo, allora Silvia Persico è diventata grande. Nel giorno in cui in Belgio si è vissuta la vigilia della Coppa del mondo di ciclocross di Namur, con Van der Poel che a Herentals le ha suonate a Pidcock, la bergamasca si è goduta il giorno di riposo, dopo nove giorni di lavoro importante in ritiro. La temperatura è da primavera avanzata, i 15 gradi all’ombra pungono leggermente se si è lasciata la felpa in stanza, ma pare che ieri pedalando al sole si siano raggiunti i 27.

«Il fatto che abbia rinunciato al cross – esordisce Persico, seduta sul divanetto – è una questione di priorità. Sicuramente quest’anno ho avuto alti e bassi, quindi ho scelto di prendere l’inverno in maniera più easy per recuperare. Se il cross mi manca? A volte guardo le gare e quando vedo che arrivano tutti sporchi di fango, penso che in fondo sia meglio vederla dal divano». 

Un po’ di riposto serviva, dopo i 12 giorni di corsa nel cross e i 50 su strada con Giro, Tour, mondiali di cross e strada e campionati europei. In casa UAE Team ADQ si è consumata una rivoluzione tecnica. Per distinguere i ruoli, si è deciso che i direttori sportivi non possano più preparare le atlete. E così Arzeni, che dai tempi della Valcar aveva sempre allenato le sue ragazze, si è ritrovato di colpo a cedere la preparazione di Persico, Consonni e Gasparrini. E le ragazze hanno ricominciato con nuove figure e la conoscenza da fare.

Che inverno ti aspetti che sia?

Sarà l’inverno del cambiamento. Senza cross, cercando di fare cose che durante la stagione mi sarebbero impossibili. Un inverno un po’ diverso dagli altri, in cui peraltro ho cambiato anche il coach.

Che cosa ha significato cambiare allenatore?

Dopo 8-9 anni con Davide (Arzeni, ndr), non è stato semplice, però devo credere in questo nuovo processo e fidarmi di Luca Zenti, il mio nuovo allenatore. All’inizio è stato difficile, ma adesso è un mese e mezzo che mi alleno con lui e sta diventando tutto più semplice. Ci stiamo conoscendo e comunque credo che sia importante durante la carriera fare dei cambiamenti. Speriamo che questo sia arrivato al momento giusto. Immagino che Luca e Davide abbiano parlato fra loro al momento del passaggio delle consegne, anche se Luca già aveva seguito il mio lavoro in altura a Livigno, preparando il Giro. Diciamo che conosceva già i miei valori.

Silvia Persico, 4ª al Fiandre 2023. Qui nella morsa della SD Worx, tra Vollering e Kopecky che vincerà
Silvia Persico, 4ª al Fiandre 2023. Qui nella morsa della SD Worx, tra Vollering e Kopecky che vincerà
Che cosa ti viene in mente al pensiero del Giro delle Fiandre?

Bè, sicuramente che è un sogno, una gara che mi piacerebbe vincere. L’anno scorso ci sono andata abbastanza vicino, ma ero in fuga con Lotte Kopecky che poi ha vinto. Diciamo che lo sogno da quando sono passata e speriamo che prima o poi arrivi. Serve essere nella giornata giusta e devi avere una buona squadra. Credo proprio che quest’anno la avremo per le classiche in generale, non solo per il Fiandre.

Vai forte su parecchi terreni, hai scelto il tuo profilo migliore?

Sicuramente quest’anno hanno voluto che facessi un po’ tutto. Nel 2024 voglio concentrarmi di più su qualche aspetto in particolare. Più che altro vorrei andare bene per le classiche, poi puntare alle tappe del Giro e del Tour. Hanno sempre voluto che facessi classifica, ma quest’anno ho avuto continuamente alti e bassi, quindi spero che per quel ruolo ci sia Erika (Magnaldi, ndr). Io potrei darle supporto, pensando a fare bene in alcune tappe.

Al Tour de France Femmes, tutta la squadra a disposizione, ma rendimento incostante
Al Tour de France Femmes, tutta la squadra a disposizione, ma rendimento incostante
Fra il Giro e il Tour ci sono le Olimpiadi, ci pensi anche tu?

Una garetta quasi importante, insomma… Diciamo che è il sogno di tutti gli atleti, quindi speriamo vada tutto bene. Sicuramente ci andrà chi più lo avrà meritato, per cui vedremo durante la stagione. Con il cittì Sangalli avevamo già cominciato a parlare, ma siamo ancora in tante, quindi credo che guarderà le prime gare e poi deciderà cosa fare.

Cambio di allenatore, cambio di obiettivi: cambio anche di preparazione?

Sinceramente no. Come volume faccio più ore, sto di più sulla bici. Il 31 dicembre dello scorso anno fu la prima volta che facevo quattro ore, col gruppo del lago. Quest’anno ha iniziato a farle già a novembre, anche più volte per settimana. E’ necessario perché le gare sono diventate più lunghe. Un paio di anni fa, con 140 chilometri sembrava una gara lunghissima. Adesso è una distanza da gara corta e nel 2024 si allungherà ancora di più. Per questo abbiamo aumentato in allenamento. E poi aggiungiamo che prima ero più giovane e dovevo fare le cose con gradualità. Adesso invece ho 26 anni e credo che sia il momento di alzare l’asticella.

Le classiche saranno il focus principale: nel 2023 è venuta (alla grande) la Freccia del Brabante
Le classiche saranno il focus principale: nel 2023 è venuta (alla grande) la Freccia del Brabante
Il fatto di correre il UAE Tour, che per voi ha particolare importanza, impone di stringere i tempi?

Sicuramente abbiamo iniziato a spingere già da qui e sicuramente anche Natale non sarà un periodo tranquillo. Non so come arriverò al UAE Tour, nel 2023 chiusi al terzo posto, quindi magari andrà bene anche il prossimo anno. Comunque torneremo qui l’8 gennaio e poi andremo a fare le prime gare a Mallorca, in modo da arrivare in UAE più rodate.

Pontoni ha lasciato intendere che nel 2024 potresti rimettere le ruote nel cross…

Non lo so, sinceramente non lo so. Alla fine l’idea di fare un inverno più tranquillo mi incuriosiva e finora mi è anche piaciuto, quindi vediamo come andrà la stagione su strada e poi da lì riprogrammeremo la stagione invernale. Il cross mi dà qualcosa per la strada, ma è anche vero che prima la stagione iniziava più avanti e finiva prima, invece adesso si anticipa il via e si ritarda la fine. Bisogna scegliere, non si può fare tutto. Questo l’ho visto sulla mia pelle, sennò a un certo punto esplodi.