Van der Poel: la Coppi e Bartali, il Fiandre e il piano Giro

24.03.2022
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Ogni giorno alla Settimana Internazionale Coppi e Bartali c’è sempre un gran via e vai attorno ai mezzi della Alpecin-Fenix. Curiosi, tifosi, appassionati e addetti ai lavori, arrivati da Belgio e Olanda. C’era da aspettarselo quando nella lista dei partenti della gara a tappe del Gs Emilia si è palesato il nome di Mathieu Van der Poel.

Di fatto il 27enne olandese ha scelto l’Italia per rientrare in gara e, contemporaneamente, cercare la miglior forma. Che poi ha dimostrato di avercela già buona perché – dopo un inverno senza ciclocross a causa del problema alla schiena sbattuta a Tokyo – non si inventa per caso un terzo posto alla Milano-Sanremo.

La Alpecin-Fenix ha portato Van der Poel, qui col d.s. Roodhooft (con la felpa grigia), alla Coppi e Bartali per ritrovare il ritmo gara
La Alpecin-Fenix lo ha portato alla Coppi e Bartali per ritrovare il ritmo gara

Nel piazzale dei bus, Van der Poel è appoggiato alla sua bici e si gode gli ultimi istanti di tranquillità con alcuni suoi compagni prima di andare verso la partenza della terza tappa, quella disputata tutta attorno a San Marino. Accanto a loro c’è anche Christoph Roodhooft, storico diesse del fuoriclasse olandese, che dà le ultime disposizioni. Avviciniamo proprio il manager belga per scambiare qualche battuta.

Come stanno andando i programmi di Mathieu?

Abbiamo deciso solo poche settimane fa di venire qua. Non voglio dire che l’abbiamo presa come un allenamento perché non è corretto per gli organizzatori. La Coppi e Bartali per lui, dopo i suoi allenamenti, è una buonissima opportunità come ultima preparazione in vista la Dwars door Vlaanderen e Giro delle Fiandre. Pensiamo che questi siano cinque giorni eccellenti di gara fatti su bei percorsi ondulati, anche se forse per Mathieu sono stati un po’ troppo duri. Al momento credo che sia una cosa buona per il nostro team essere tornati tutti assieme alle corse. Stiamo alzando la percentuale di affiatamento per le prossime classiche.

In questi primi giorni italiani, l’olandese appare di buon umore, ma sempre schivo
In questi primi giorni italiani, l’olandese appare di buon umore, ma sempre schivo
La sua condizione com’è? Immaginiamo sia legata alla sua schiena…

Certo. La schiena sta decisamente bene. E’ tutto a posto, ha recuperato appieno. E la sua condizione è buona. La forma crescerà ancora o almeno io lo spero. Senz’altro è meglio essere qui a correre che a casa ad allenarsi. Questo era il miglior modo da seguire per migliorare ancora. Qui in Italia abbiamo trovato poi un bellissimo clima e naturalmente aiuta tanto.

I suoi prossimi obiettivi quali sono?

Noi speriamo di essere là davanti nelle classiche fiamminghe, dove ci saranno almeno venti potenziali vincitori o comunque che avranno la loro miglior forma. Penso che quando ogni cosa si evolverà un po’ di più verso la strada giusta, Mathieu sarà uno dei grandi favoriti di queste corse. Vincere è l’obiettivo, ma vince sempre solo uno e quindi non sarà facile.

Nella tappa di Longiano, Van der Poel ha stretto i denti sugli strappi
Nella tappa di Longiano, Van der Poel ha stretto i denti sugli strappi
Lo rivedremo al Giro d’Italia? E poi al Tour?

Sì, ci sarà al Giro. Cioè forse (ride cercando di restare ancora sul vago, ndr). Dopo le classiche vivremo alla giornata, un passo alla volta. Quindi vedremo di conseguenza anche la sua partecipazione in Francia a luglio. Non vogliamo mettere troppa pressione a Mathieu. Dobbiamo anche vedere quale potrà essere il modo migliore per chiudere la stagione. Perché ai mondiali in Australia lui andrà solo se starà bene, anche se sappiamo che è importante che lui possa parteciparvi.

Al Giro punterà a qualcosa in particolare?

In una gara di tre settimane non bisogna avere fasi di errori. Certamente nella prima settimana ci sarà battaglia per la maglia rosa tra i corridori simili a Mathieu. In sostanza la nostra idea è di fare quello che abbiamo fatto l’anno scorso nei primi sette giorni al Tour, ma a differenza di adesso, a maggio ci saranno molte più opportunità per arrivare davanti.

Carboni e l’agonia della Gazprom, mentre l’UCI fa spallucce

24.03.2022
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Le sette e mezza di una sera ancora fresca sulla costa romagnola. Nello stesso hotel Sarti di Riccione alloggiano la nazionale italiana, la Trek-Segafredo e il team Ineos Grenadiers. Giusto accanto, al civico successivo, riconosciamo il Baltic in cui al Giro d’Italia del 2019 soggiornava la Bardiani nel giorno della crono di San Marino. La coincidenza è singolare. Quel giorno in maglia bianca di miglior giovane partì Giovanni Carboni, in quel momento terzo in classifica dietro Valerio Conti e Rojas, dopo la fuga di San Giovanni Rotondo che valse il primato al romano e la tappa a Masnada.

Siamo qui nuovamente per lui (che in apertura è con i suoi tifosi alla partenza di stamattina), in un momento della carriera che nessuno avrebbe potuto immaginare. In questo contesto storico che suggerisce di stare lontani dal vittimismo, la situazione dei corridori della Gazprom rimane paradossale. Fortunatamente la Federazione si è schierata dalla loro parte e li sta facendo correre con la maglia azzurra, ma a breve anche questo finirà.

Giro 2019, Carboni in maglia bianca e Conti in rosa: per entrambi giorni memorabili
Giro 2019, Carboni in maglia bianca e Conti in rosa: per entrambi giorni memorabili

«Per noi corridori – dice Carboni – essere qua dà una sensazione di sostegno. In queste tre settimane ho abbandonato i social, non sapevo cosa fare. Delusione. Morale basso. Siamo finiti in una questione molto più grande di noi, che non riguarda solo l’Italia. Stiamo parlando di una guerra in Europa che nessuno si sarebbe mai aspettato. Sarebbe banale piangersi addosso e gettare all’aria parole sulla nostra condizione, vista la gente che muore e ha perso tutto. Il 27 marzo, fra tre giorni, scade il tempo che ci ha chiesto la squadra. E a quel punto vedremo cosa fare. Ormai è successo, quello che posso fare è correre e riprendermi del tutto, sperando poi di fare il Giro di Sicilia. Serve un colpo di fortuna. Devo fare il mio, devo lavorare sodo. Per fortuna ho la vicinanza di amici e familiari».

L’UCI non ascolta

L’UCI se ne infischia. La squadra, affiliata in Svizzera, aveva sponsor russo ed è stata privata del titolo sportivo. Non esiste più. In Gran Bretagna, il Chelsea di Abramovich, lui sì squalificato, continua a giocare grazie a una deroga, che a lungo termine porterà alla vendita del club e permette ancora il pagamento degli stipendi.

In nazionale anche Canola e Fedeli, Scaroni e Conci: tutti atleti Gazprom
In nazionale anche Canola e Fedeli, Scaroni e Conci: tutti atleti Gazprom

Nei giorni della Sanremo, Bugno ci ha raccontato dei tentativi del CPA di ragionare con l’UCI che ha sempre mantenuto chiusa la porta. L’unica concessione è legata all’arrivo di un nuovo sponsor. In caso contrario, per Aigle il discorso sarebbe chiuso. La Trek-Segafredo, con cui ha già un contratto firmato per il 2023, sarebbe pronta a prendere subito Vacek, ma così facendo supererebbe il tetto dei 31 corridori. E di deroghe non si sente parlare.

E così tutti i corridori che alla Gazprom-RusVelo avevano trovato occasione di rilancio, ora sono in attesa di conoscere il proprio destino, mentre i procuratori lavorano sotto traccia per cercare di sistemarli.

Quando hai capito che stava succedendo qualcosa di grosso?

La sera prima di Laigueglia. Fino a quel momento, avevo fatto un inverno davvero buono. In due mesi ho passato a casa solo due settimane, per il resto, ritiro, Valenciana e Teide. Si respirava la bella aria di un team quasi WorldTour. Abbiamo anticipato di due giorni il rientro dal Teide per correre a Laigueglia. Dai cellulari, vedevamo quel che stava succedendo in Ucraina, ma non ci aspettavamo di essere coinvolti. Con noi c’era anche Zakarin, che non sapeva cosa dire. Ci sembrava una cosa folle..

Fino alla vigilia di Laigueglia.

La mattina ci hanno detto che avremmo corso con maglie bianche e le bici con le scritte coperte, perché nello stesso giorno Look e Corima hanno ritirato la sponsorizzazione. Poi si è tirata indietro anche Northwave e lì ho capito che si stava mettendo male. Alle 19,30 ci hanno comunicato che non avremmo corso. Quando ho visto che l’UCI aveva sospeso la squadra, ho capito che sarebbe stata lunga.

Carboni è alla quinta stagione da pro’. Fino al 2021 era alla Bardiani
Carboni è alla quinta stagione da pro’. Fino al 2021 era alla Bardiani
Il team manager Renat Khamidulin non si arrende.

Renat si sta rivelando una grande persona e un ottimo professionista. La prima cosa che ha fatto è stato fissare una data limite per recuperare la situazione e anche per questo abbiamo deciso tutti di dargli fiducia.

Il resto della squadra come sta vivendo la situazione?

Ci sono disfattisti e ottimisti, ma è da capire davanti a una situazione che nessuno si sarebbe mai sognato di affrontare. Non c’è mai stato un problema di soldi. Sono passato dalle stelle alle stalle. Avevano appena speso 25 mila euro per mandarci sul Teide e a breve sarebbe arrivato materiale più leggero da Look e Corima. Invece si è fermato tutto.

Con quale testa ti sei allenato in questo periodo?

Psicologicamente è stato devastante. Meglio correre. Ho sempre cercato compagnia, spesso con Malucelli. Lui non è qui perché la Coppi e Bartali è troppo dura. Il pensiero però andava sempre alla situazione.

Cosa si fa da lunedì?

Aspetto domenica prima di pensarci. Voglio credere che sia possibile trovare una via d’uscita. Altrimenti parlerò col mio procuratore e vedremo se sarà possibile ricorrere a una sistemazione alternativa. E sarebbe comunque una situazione molto triste…

Resta un istante in silenzio. L’espressione malinconica. La felpa della nazionale e i jeans. Ricordiamo i buoni propositi di ripartire da quel Giro del 2019 e come adesso sembra tutto lontano. Poi Carboni si alza e va verso la cena. Vivere alla giornata probabilmente è il modo migliore per non diventare matti.

Da Froome a Bernal, il consiglio è non avere fretta

24.03.2022
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Froome scende dal pullman dieci minuti prima della firma di partenza. L’addetto stampa gli ha detto che abbiamo qualche domanda e nella mattina che annuncia l’arrivo di Longiano della Settimana Coppi e Bartali, ieri, Chris sembra di buon umore. Solo che con il casco, gli occhiali e la mascherina fin sotto gli occhi, si fa fatica a riconoscerlo.

Tour Colombia 2019, prima dell’incidente di Froome, prima del Tour di Bernal
Tour Colombia 2019, prima dell’incidente di Froome, prima del Tour di Bernal

Si parla di Bernal

Se vuoi chiedergli una previsione sulla stagione – dice l’addetto stampa – non se ne fa nulla. Per fortuna non siamo qui per questo. L’incidente di Bernal ci ha fatto pensare a lui. Chris sa esattamente quello che sta vivendo Egan, perché lo sta ancora scontando sulla pelle. Sei un gigante del tuo sport. Hai vinto il Tour. Hai vinto il Giro. La squadra, l’enorme Sky poi diventata Ineos, conta su di te. E un incidente ti spazza via mentre ti stai allenando sulla bici da crono. Troppe coincidenze per non pensarci.

«Ci ho pensato anche io – dice – abbiamo capito subito che era incidente molto serio, molto grave. C’era qualche cosa di simile al mio. La bici da crono, la velocità molto alta. Lui contro un bus, io conto un muro…».

C’è dell’amaro sarcasmo nel sorriso che affiora attraverso il tono di voce. Mentre parla, Chris aggancia il computerino sul manubrio, ma di tanto in tanto solleva lo sguardo e ci fissa.

Un giorno per volta

Il 12 giugno del 2019 era di mercoledì. Al Delfinato era il giorno della crono, Froome era staccato di 24 secondi da Dylan Teuns e avrebbe potuto conquistare la maglia di leader. Chris aveva vinto il Giro dell’anno precedente e si era poi piazzato terzo nel Tour vinto da Thomas. Nello stesso Tour debuttò Bernal, da poco passato dalla Androni al Team Sky.

Egan al Delfinato non c’era, la squadra lo aveva mandato al Giro di Svizzera. Per cui non fu testimone del tremendo incidente del suo capitano. Durante la ricognizione sul percorso della crono, Froome fu investito da una raffica di vento e finì contro un muro. La diagnosi fu impietosa e in qualche modo pose fine alla sua carriera. Fratture al femore, al gomito, a diverse costole, all’anca e al collo.

Froome ha fatto il suo debutto 2022 alla Coppi e Bartali, per cui tanta fatica e fiato grosso
Froome ha fatto il suo debutto 2022 alla Coppi e Bartali, per cui tanta fatica e fiato grosso

Da allora Chris non ha più vinto una corsa e non è più stato il corridore che era. Eppure sta affrontando la seconda parte della sua carriera con grande dignità.

«Un consiglio che posso dare a Egan – dice – è di vivere settimana per settimana, di non pensare troppo avanti. Dovrà fare il massimo in ogni momento per tornare. Non bisogna avere fretta, si rischia di commettere qualche errore. Poi bisogna fermarsi e ripartire da capo. Comunque mi sono reso conto che è stato una fortuna essere ancora professionista dopo un incidente così brutto. L’alternativa era fermarsi e restare a casa».

La fortuna di tornare

Lo sollecitano. La sensazione è che lui resterebbe a parlare, ma lo tirano per la manica e serve mettersi di traverso per avere un’altra risposta.

Alla firma del foglio firma a Riccione, al via della seconda tappa, super mascherato
Alla firma del foglio firma a Riccione, al via della seconda tappa, super mascherato

«Mi sento molto fortunato ad aver avuto l’opportunità di tornare – dice – e credo che alla fine sarà così anche per Egan. Quando ho visto le foto, ho capito subito che le gambe erano rotte, un po’ come me, però c’erano anche aspetti differenti fra i due incidenti. Ho pensato subito che era serio e da quel momento ho iniziato a pensare alla pericolosità delle bici da crono negli allenamenti di tutti i giorni. Quando sei lì sopra, non hai le mani sui freni. E devi stare seduto in una posizione che non è molto sicura. La crono fa parte del ciclismo, ma a qualche punto dovremo chiederci dove sia la linea che separa la prestazione dalla sicurezza».

Coppi e Bartali, il pieno di stelle. Tutto pronto, Amici?

21.03.2022
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Con Nibali, Van der Poel, Froome e Thomas parte domani la Settimana Coppi e Bartali: corsa di cinque tappe che dalla Romagna porterà il gruppo nuovamente in Toscana, dopo la Per Sempre Alfredo di ieri, organizzata dallo stesso GS Emilia di Adriano Amici.

Lo scorso anno la vinse lo sconosciutissimo Vingegaard (foto di apertura), che poi per necessità della Jumbo Visma fu portato al Tour e arrivò secondo: quale vetrina migliore? 

Amici organizza anche il Memorial Pantani: qui con Tonina nell’edizione 2021
Amici organizza anche il Memorial Pantani: qui con Tonina nell’edizione 2021

«Non mi aspettavo una partecipazione così importante – conferma Adriano Amici, 79 anni – però diciamo che negli ultimi cinque anni c’è stato un parterre di tutto rispetto, per essere una corsa che non è storica, ma ha solo 22 anni. Però l’albo d’oro rispecchia i migliori di ogni periodo. Quest’anno ci sono 11 squadre WorldTour e una che non è potuta venire per motivi di salute. Quando sono arrivate le iscrizioni, fra le riserve della Alpecin-Fenix c’era anche Van der Poel. Speravo che sarebbe venuto, ma non ho chiesto nulla. Mi dispiace un pochino (dice ridendo, ndr) che sia partito anche alla Milano-Sanremo, perché avrei voluto che il boom ci fosse da noi. Però va bene, perché in qualche modo il suo podio ci farà da lancio. Abbiamo tanta attenzione di stampa e televisioni, richieste dal Belgio, dall’Olanda e dalla Francia».

Van der Poel correrà alla Coppi e Bartali dopo essere rientrato sabato alla Sanremo
Van der Poel correrà alla Coppi e Bartali dopo essere rientrato sabato alla Sanremo
Come mai la conclusione in Toscana?

E’ successo che la corsa di Larciano è stata compressa dalla Tirreno-Adriatico e non può non partire di domenica, perché il traffico industriale altrimenti la renderebbe impossibile. Allora ho anticipato di un giorno la Coppi e Bartali e sacrificato un weekend, dato che arriveremo di sabato. Così facendo, ho messo Larciano a chiudere. La cosa migliore per non fare un trasferimento era trovare due tappe in Toscana. Ho avuto assistenza di Baronti della Larcianese e alla fine si è creato un bel pacchetto. La corsa juniores per Ballerini e la nostra per Martini, per ricordare due grandi campioni della stessa zona. Due uomini inimitabili per la loro classe umana e anche molto competenti per il lavoro che hanno sempre fatto. Poi la Coppi e Bartali e domenica Larciano.

Con 11 WorldTour, che spazio resta alla professional?

C’è stato un po’ questo cambiamento. Effettivamente le WorldTour stanno crescendo, ma per noi è un privilegio, non certo un problema. Allo stesso modo vogliamo dare dignità e spazio anche alle squadre più modeste, anche le continental. Non possono lamentarsi. E se vogliono imparare a stare in gruppo, avere la possibilità di confrontarsi con i grandi fa crescere. La Coppi e Bartali si è elevata da sé, vincono spesso corridori importanti. Anche Vingegaard, che l’ha conquistata l’anno scorso, poi l’abbiamo ritrovato sul podio del Tour.

Da domani in gara anche Nibali, che rientra alle gare dopo la Milano-Torino
Da domani in gara anche Nibali, che rientra alle gare dopo la Milano-Torino
Servono accorgimenti particolari quando tutto cresce a questo modo?

Rispetto ad altri, noi siamo poveri, ma lo standard tecnico è quello che abbiamo sempre dato. Credo che nessuno possa dire che abbiamo trascurato il livello della sicurezza. Anzi, ne abbiamo fatto il nostro biglietto da visita. Poi diciamo che il pericolo è sempre dietro l’angolo e abbiamo visto che non ci sono differenze fra corse piccole e grandi. Bisogna seguire tutti i dettagli perché altrimenti per una sciocchezza vai a sciupare quello che hai fatto durante tutta la stagione.

Schiena a posto, la solita classe: Van der Poel è tornato

20.03.2022
5 min
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«Un’occasione persa», dice Van der Poel scendendo dal pullman. E’ accigliato, poi però sorride. «Sono ancora deluso, ma anche soddisfatto. Due o tre giorni fa avrei firmato per questo risultato. Ho vinto lo sprint per il terzo posto sui grandi favoriti, purtroppo non è stato possibile farlo per la vittoria. La Milano-Sanremo è già finita così altre volte, è una gara difficile da vincere. Ma è stata una bella giornata con tanto sole. Spero che questo sia di buon auspicio per ciò che verrà. Ho notato di stare bene durante gli ultimi allenamenti, altrimenti non sarei venuto qui».

Van der Poel e Pogacar sfiniti in fondo al rettilineo, mentre Mohoric faceva festa
Van der Poel e Pogacar sfiniti in fondo al rettilineo, mentre Mohoric faceva festa

Notizia in un baleno

La notizia della sua presenza si è sparsa di venerdì senza conferme da nessuna parte, ma si è diffusa alla velocità della luce, cogliendo alla sprovvista anche la squadra, già in Italia dalla Milano-Torino vinta da Cavendish.

«Siamo stati fra gli ultimi a saperlo – diceva Sbaragli dopo l’allenamento del venerdì – eravamo qui in sette, ma uno si è ammalato e ieri sera hanno detto che veniva Mathieu. Normalmente era confermato che sarebbe ripartito alla Coppi e Bartali, quindi in ogni caso sabato o domenica sarebbe venuto in Italia. Vista la necessità è arrivato un giorno prima, ma senza nessuna pressione».

Sbaragli ha corso per Philipsen, come tutta la Alpecin, ma il velocista è rimasto attardato
Sbaragli ha corso per Philipsen, come tutta la Alpecin, ma il velocista è rimasto attardato

Corsa per Philipsen

Eppure la sua sagoma era sempre in mezzo ai primi. Inconfondibile, con quei calzini bianchi e lunghi sulle gambe affusolate e le spalle larghe. Apparentemente sempre in controllo, al punto da rispondere in prima persona agli scatti di Pogacar e Van Aert sul Poggio. Motivato a mille dalla presenza del rivale di sempre e chissà se godendo per il fatto di essere di nuovo lì a dargli fastidio, dopo cinque mesi di black-out.

Van der Poel ha scollinato sulla Cipressa nella scia dei migliori, senza scomporsi troppo
Van der Poel ha scollinato sulla Cipressa nella scia dei migliori, senza scomporsi troppo

«Si correva per Philipsen», spiega Sbaragli trafelato dopo l’arrivo, tagliato in 39ª posizione, nel gruppo dei velocisti regolato da Kristoff. «Poi la corsa è venuta diversa. La Cipressa è stata dura, ma tutto il giorno è stato impegnativo per il vento a favore, la media alta, la gamba sempre in tiro. Non c’è mai stata una fase di relax. Quando Mathieu corre, è perché va forte. Allenarsi, si allena a casa. Naturalmente gli manca un po’ di ritmo, ma penso che nessuno si sia stupito più di tanto. Non ha chiesto niente, si è messo a disposizione. Se qualcuno scattava, si poteva seguire ed è andata così…».

Poca collaborazione

Stupore no, solo la conferma delle attese, abituati a vederli andare forte anche dopo lunghi periodi di allenamento. Come Van Aert, primo alla Het Nieuwsblad, tre giorni dopo essere sceso da due settimane in altura. E così la corsa si è decisa per l’attacco di Mohoric e non per una lacuna atletica di Mathieu.

Sul Poggio ha risposto agli scatti e un paio di volte Vdp ha allungato a sua volta
Sul Poggio ha risposto agli scatti e un paio di volte Vdp ha allungato a sua volta

«Sapevamo che Mohoric va forte in discesa e che lo avrebbe fatto – commenta l’olandese – ma pensavo che l’avremmo preso. Non molti però hanno tirato. Van Aert e Pedersen ci hanno davvero provato, ma ci volevano uno o due compagni in più oltre il Poggio. Ma anche questa è la corsa. Il tempo passa (sorride, ndr), sto invecchiando anch’io, quindi questa è un’altra occasione persa. Però la schiena sta bene, non ho avuto problemi. E questa è la cosa positiva di oggi, era molto tempo che non riuscivo a correre senza sentire dolore».

Nello sprint per il terzo posto, Van der Poel ha quasi agganciato Turgis, secondo all’arrivo
Nello sprint per il terzo posto, Van der Poel ha quasi agganciato Turgis, secondo all’arrivo

Dal Fiandre all’Amstel

Il suo programma ora procede come indicato prima dell’arrivo inatteso a Milano: Coppi e Bartali per trovare ritmo e brillantezza e finalmente il Nord. 

«No, non farò la Gand-Wevelgem – ha detto – resto in Italia per la Settimana Coppi e Bartali. Dato che gareggerò per cinque giorni di seguito, il prossimo test sarà il Giro delle Fiandre, in cui spero di stare bene. Poi Amstel Gold Race e Parigi-Roubaix».

Sul podio, con Mohoric e Turgis, un sorriso a mezza bocca
Sul podio, con Mohoric e Turgis, un sorriso a mezza bocca

Fra un sorriso e l’altro, la smorfia di delusione ha continuato a fare capolino nel suo sguardo da monello. Il bello di quando si è campioni a questo modo è che davvero si ha la sensazione che l’impossibile non esista.

La frenata c’è stata, il senso di onnipotenza magari s’è attenuato oppure semplicemente aspetta per uscire. Ma anche il venire alla Sanremo senza chiedere supporto e con le antenne basse è stato a suo modo un segno di carisma e forza. Osservarlo la prossima settimana sulle strade fra la Romagna e la Toscana sarà certamente uno spettacolo.