Elena Cecchini, Elia Viviani

Cecchini e Viviani: nuovi equilibri e vita un po’ diversa

19.10.2025
6 min
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Nemmeno il tempo di tornare dal Giro del Veneto che Elia Viviani ed Elena Cecchini hanno dovuto rifare le valigie per andare a Santiago del Cile. I mondiali su pista saranno l’ultimo appuntamento per Viviani, da lì la sua vita cambierà, così come quella di Elena Cecchini. Per l’atleta della SD Worx-Protime, fresca di rinnovo, il 2026 sarà l’ultimo anno in gruppo e il primo che dovrà preparare come unica ciclista di casa. Dopo dodici anni passati a condividere le fatiche della preparazione invernale e della stagione intera Elia ed Elena dovranno trovare un nuovo equilibrio

«Prima però – ci racconta la friulana – c’è tempo per l’ultimo viaggione della stagione. Domani (giovedì per chi legge, ndr) Elia ed io andremo a Santiago del Cile per i mondiali su pista. Mi farà piacere essere lì accanto ad Elia come supporto in quest’ultimo appuntamento della sua carriera, poi però non rientreremo in Italia. Ci fermeremo in Colombia perché ci sarà il matrimonio di Fernando Gaviria, oltre a essere un collega è un grande amico di Elia e ci teniamo a partecipare. 

Bredene Koksijde Classic 2025, Elia Viviani in curva
Viviani ha concluso la sua carriera dopo 15 stagioni da professionista
Bredene Koksijde Classic 2025, Elia Viviani in curva
Viviani ha concluso la sua carriera dopo 15 stagioni da professionista
Che effetto fa a fare le valigie per l’ultima trasferta?

Devo dire che di solito sono una che si emoziona facilmente, però questa volta no. Prima di tutto perché vedo Elia molto sereno della scelta che ha fatto, e poi perché secondo me non ho ancora realizzato totalmente. E’ come se fosse un normale fine stagione. Sarà più strano a metà novembre quando ripartirò in bici e ci saranno dei giorni in cui Elia non uscirà con me, come ha fatto negli ultimi dodici anni. 

Al Giro del Veneto c’è stato un primo grande assaggio di fine carriera…

E’ stato bello, un momento molto speciale. Firmerei anche io per avere l’ultima corsa della mia carriera sulle strade di casa. Si è trattato di un momento speciale, sia per l’affetto ricevuto dai colleghi ma anche per il saluto della squadra. Gli hanno fatto una sorpresa con questa bici dalla livrea speciale. E’ bello vedere come sia stato un esempio e un riferimento anche alla Lotto, nonostante ci abbia trascorso pochi mesi. Vuol dire che Elia è riuscito a lasciare il segno, ed è bello vederlo perché a volte nell’arco di una carriera non si ha il tempo di fermarsi e vedere cosa ci si lascia alle spalle. 

Elia Viviani, Giro del Veneto 2025
Viviani ha corso la sua ultima corsa su strada al Giro del Veneto lo scorso 15 ottobre
Elia Viviani, Giro del Veneto 2025
Viviani ha corso la sua ultima corsa su strada al Giro del Veneto lo scorso 15 ottobre
Secondo te cos’è che ha lasciato Elia?

Non perché sia mio marito, però ha un palmares invidiabile. Nello sport si tende a ricordare quello che si è fatto nell’ultimo anno o gara, ma credo che Elia possa essere davvero felice della carriera che ha fatto: tre medaglie olimpiche, innumerevoli corse su strada, mondiali su pista, gli europei e il titolo italiano su strada. Però secondo me ha lasciato tanto soprattutto alla pista.

Certo.

Ci siamo fidanzati nel 2012 e mi ricordo benissimo le Olimpiadi di Londra dove era l’unico rappresentate della nazionale italiana su pista. Da lì poi si è creato un gruppo, in questi dodici anni, che è diventato uno dei più forti a livello mondiale. Sicuramente non è solamente merito di Elia, ma credo sia stata quella persona capace di far scattare la scintilla dalla quale è nato un fuoco vivo

Elia Viviani, Giro del Veneto 2025
Il team Lotto gli ha riservato una livrea speciale della sua Orbea
Elia Viviani, Giro del Veneto 2025
Il team Lotto gli ha riservato una livrea speciale della sua Orbea
E’ bello che finisca su pista…

Penso che sia la chiusura perfetta con il mondiale che, dopo le Olimpiadi è la gara più importante. Correrà anche alla Sei Giorni di Gent, che è la corsa più importante legata a quel circuito. 

Cambieranno un po’ gli equilibri e le cose nella dinamica di coppia, ci hai già pensato?

Sì. Devo dire che uno dei motivi, non il principale, che mi ha spinto a continuare è stato proprio questo. Il cambiamento è una cosa che mi destabilizza sempre un pochino, soprattutto inizialmente. Penso che continuare un altro anno mi possa e ci possa dare una mano nel sistemarci, così da trovare l’equilibrio per iniziare un nuovo capitolo insieme quando anch’io avrò smesso. Non fraintendetemi, la convivenza in casa non mi spaventa, anzi Elia ed io siamo due persone che amano godere della vita. Anche nei pochi giorni che riuscivamo a passare insieme durante la stagione ci piaceva fare cose normali.

Elia Viviani, pista, mondiali 2012
Viviani è stato il precursore della pista azzurra, qui nel 2012 ai mondiali di Melbourne
Elia Viviani, pista, mondiali 2012
Viviani è stato il precursore della pista azzurra, qui nel 2012 ai mondiali di Melbourne
Quali?

Andare al ristorante, oppure una sera facevamo allenamento per avere la mattina libera, svegliarci con calma e avere quei trenta minuti in più per fare colazione. Anche fare una telefonata ai nostri amici, o fare un giro in città, andare al cinema. 

Pensare di iniziare la stagione e di andare ai training camp con Elia a casa come sarà?

Mi sembrerà strano però d’altra parte quest’anno sono serena perché la decisione di smettere è arrivata da Elia stesso. Mentre l’inverno passato era in quel limbo in cui cercava squadra ma non trovava il contesto giusto. Lì l’ho vissuta malissimo, il fatto di andare a dicembre al training camp mi pesava, dicevo: «No, voglio stare a casa con te ed essere in queste settimane al tuo fianco». Quelle sono state settimane e mesi difficili.

In Cile si chiuderà la carriera di Elia Viviani che punta a un ultimo sigillo nell'eliminazione
In Cile si chiuderà la carriera di Elia Viviani che punta a un ultimo sigillo nell’eliminazione
In Cile si chiuderà la carriera di Elia Viviani che punta a un ultimo sigillo nell'eliminazione
In Cile si chiuderà la carriera di Elia Viviani che punta a un ultimo sigillo nell’eliminazione
Avrete modo di stare più tempo insieme…

Quando ho deciso di continuare sapevo che ci sarebbero stati i ritiri e le settimane via da casa. Spesso negli anni facevamo fatica a incrociarci perché quando io ero a correre lui era a casa e viceversa. Queste sono le cose, come vi avevo detto anche nell’altra intervista, che più mi pesano negli ultimi anni. Invece la prossima stagione sarà più semplice gestire queste dinamiche. Posso dire una cosa?

Certamente…

Ho sempre pensato che avrei smesso prima io, perché tra i due è Elia quello a cui piace andare in bici. E’ appassionato dell’allenamento, dello stare in sella. A me piace il resto: il gruppo, stare in squadra, condividere. Elia è l’atleta che ama svegliarsi al mattino, vestirsi e uscire. Quindi ho sempre pensato che mi sarei stancata prima io. Chiaramente ci sono anche altri fattori, non ultimo il fatto che nel ciclismo maschile si guarda tanto ai giovani, al contrario nel ciclismo femminile siamo nel momento in cui le squadre hanno bisogno della veterana o comunque di quella con più esperienza. 

Elia Viviani si godrà ancora qualche allenamento insieme a Elena Cecchini durante la preparazione invernale
Elia Viviani si godrà ancora qualche allenamento insieme a Elena Cecchini durante la preparazione invernale
Questa sua passione della bici, dell’allenamento, ti sarà anche un po’ di supporto in questo anno un po’ diverso?

Sicuramente. Alla fine Elia mi è sempre stato di supporto nella mia carriera. Spesso uscivamo insieme, poi ognuno faceva i suoi giri e i suoi allenamenti. Però lui mi è sempre stato di supporto quando avevo bisogno di un consiglio per la scelta dei materiali, piuttosto che quando ero ai training camp avevo bisogno che mi controllasse le misure della bici. L’altro giorno parlavamo e gli ho detto che deve tenersi in forma, lui ha già detto che mi farà compagnia negli allenamenti questo inverno

Adesso potrete condividere un allenamento per intero…

Vero. Adesso si potrà adattare a me, ad esempio io odio gli allenamenti con le volate, magari in quest’ultimo anno mi potrà stimolare a fare qualche sprint in più (ride, ndr).

Non resta che augurarvi buon viaggio e in bocca al lupo.

Crepi. Ora ci concentriamo sul mondiale pista e poi ci godremo il matrimonio di Gaviria e una meritata vacanza. Alla bici abbiamo detto che ci penseremo da metà novembre. Anzi, ci penserò, non è più un suo problema, l’avevo detto che devo ancora farci l’abitudine

Elena Cecchini, SD Worx-Protime

Cecchini ha deciso: «Il 2026 sarà il mio ultimo anno»

06.10.2025
5 min
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Il secondo posto nel Mixed Relay dà ancora un po’ di fastidio a Elena Cecchini, come una spina che hai tolto ma ancora senti di aver infilata nella pelle. La ferita non sanguina più, ma dire che sia guarita è difficile, si sta ancora rimarginando. Ora è a casa sua, a Udine, a godersi un po’ di normalità e ritmi più tranquilli.

«Ne avevo bisogno – ci racconta – perché la stagione è stata lunga e godersi dei momenti tranquilli a casa è bello: vedere i parenti e fare una vita “normale”. Gli europei sono andati abbastanza bene alla fine, nei giorni prima del Mixed Relay avremmo firmato per una medaglia. Arrivavamo con due terzetti abbastanza nuovi, mentre altre squadre correvano insieme da più tempo. La Francia e la Svizzera erano le più rodate e le più pericolose, così è stato visto che ci siamo inseriti proprio tra queste due formazioni».

Elena Cecchini, Europei 2025, Team Relay
Elena Cecchini sul podio degli europei dopo l’argento nel Team Relay
Elena Cecchini, Europei 2025, Team Relay
Elena Cecchini sul podio degli europei dopo l’argento nel Team Relay

Sette secondi

L’Italia raccoglie un’altra ottima prestazione nel Mixed Relay, dopo la vittoria dello scorso anno agli europei è arrivato un argento che conferma quanto di buono è stato fatto. Il rammarico c’è, perché quando si è così vicini al successo vederlo sfumare crea sempre un dispiacere. Tuttavia il risultato mancato non deve nascondere quanto di buono fatto.

«Personalmente sono comunque dispiaciuta – continua Elena Cecchini – perché gli uomini hanno fatto un prestazione super e noi non siamo riuscite a tenere il vantaggio. Quando si è nel terzetto che perde si rischia di guardare il bicchiere mezzo vuoto. E’ una prestazione di squadra, forse è la disciplina nella quale si nota di più l’aspetto del correre insieme e di conoscersi».

«Ho corso insieme a due grandi specialiste – prosegue – Venturelli e Guazzini, nel tratto in cui si doveva fare velocità, hanno spinto molto e io ho fatto fatica a seguire quel ritmo. Purtroppo di cronometro a squadre ce ne sono davvero poche durante la stagione, ed è uno sforzo davvero difficile da simulare».

Per Cecchini la prossima sarà la sesta stagione in maglia SD Worx (foto Getty Sport)
Per Cecchini la prossima sarà la sesta stagione in maglia SD Worx (foto Getty Sport)
Ci sarà un’altra occasione, visto il rinnovo con la SD Worx-Protime per il 2026…

Si è trattata di una decisione maturata durante la stagione. Inizialmente mi ero detta che il 2025 sarebbe stato il mio ultimo anno, l’obiettivo erano le Olimpiadi di Parigi e poi mi sarei goduta l’ultima stagione. Invece con il passare dei mesi è cambiato qualcosa.

Quando?

Eravamo a fare la ricognizione delle tappe del Tour de France Femmes, siamo stati per dieci giorni tutti insieme tra compagne e staff. In quei momenti non è come essere alle corse, è diverso, c’è un clima più rilassato e parlando con Danny Stam, il nostro diesse, ed è venuto fuori l’argomento su cosa volessi fare a fine stagione.

Elena Cecchini, SD Worx-Protime, Lotte Kopecky
Lotte Kopecky ha manifestato a Elena Cecchini la volontà di volerla al suo fianco per un altro anno
Elena Cecchini, SD Worx-Protime, Lotte Kopecky
Lotte Kopecky ha manifestato a Elena Cecchini la volontà di volerla al suo fianco per un altro anno
Cosa gli hai risposto?

Che avrei aspettato luglio per capire se fare ancora un anno o meno. Lui mi ha rassicurato che un posto in squadra per me ci sarebbe sempre stato. Poi una volta ero in bici con Lotte (Kopecky, ndr) che mi ha detto: «Ti prego non smettere». Lei l’anno scorso aveva già perso Christine Majerus e non voleva che me ne andassi anche io. Sono tornata a casa e ne ho parlato con Elia (Viviani, ndr) e la mia famiglia.

Che ti hanno detto?

Ne volevo parlare con Elia perché sapevo che mi avrebbe detto di continuare, di fare un altro anno. Ma mi direbbe la stessa cosa se ne volessi fare altri dieci, mi supporterebbe sempre. Il fatto che il 2025 sarebbe stato il mio ultimo anno non lo avevo detto a nessuno, se non a pochi intimi. Era parte di un ragionamento interiore ma non ero sicura a riguardo. Infatti non è stato così e alla fine continuo.

Elena Cecchini, SD Worx-Protime, Paris-Roubaix Femmes
Cecchini quest’anno ha corso tutti e tre i Grandi Giri e tutta la stagione delle Classiche, qui alla Paris-Roubaix Femmes
Elena Cecchini, SD Worx-Protime, Paris-Roubaix Femmes
Cecchini quest’anno ha corso tutti e tre i Grandi Giri e tutta la stagione delle Classiche, qui alla Paris-Roubaix Femmes
Alla ricerca di cosa?

Di nulla di personale. Voglio fare questa vita e aiutare le mie compagne a vincere, sia nel team che in nazionale. Poi al Tour de France ho visto quanto è cresciuto il ciclismo femminile, sulle strade c’erano tantissime persone.

Quale aspetto ti piace di questa vita?

Voglio godermi ogni momento sapendo che sarà l’ultimo, dalle vacanze che stanno per arrivare ai ritiri invernali. Passando anche dallo stare via da casa, aspetto che negli anni diventa sempre più difficile. Il bello della vita da atleta è che sei al centro dell’attenzione, non in senso capriccioso, ma ti senti speciale. Sei coccolato e in qualche modo devi essere egoista perché al centro delle tue attenzioni ci devi essere te stesso. Ti senti una privilegiata

Elena Cecchini, gravel 2025
Elena Cecchini è uno dei punti di forza della nazionale di gravel
Elena Cecchini, gravel 2025
Elena Cecchini è uno dei punti di forza della nazionale di gravel
Hai pensato a dei piani per il futuro?

Ho voglia anche di una vita normale, non ho piani ma voglio essere di più a casa. Vorrei anche una famiglia ma è una cosa che vedo solamente una volta appesa la bici al chiodo. Parlerò anche con le Fiamme Azzurre per capire quali sono i loro piani, visto il supporto che mi hanno dato fin dall’inizio è importante sentirli. 

Ora riposo?

Manca l’ultima gara della stagione: la Binche-Chimay-Binche. Poi una meritata vacanza per ricaricare le pile e prepararmi al mio ultimo anno.

A tu per tu con Bredewold, una campionessa da scoprire

21.09.2025
5 min
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Con 8 vittorie internazionali, Mischa Bredewold è uno dei grandi nomi di questa stagione. Successi in serie, sia in corse in linea che nelle tappe, risultando un vero e proprio alter ego della compagna di team Wiebes. Avevamo imparato a conoscerla un paio d’anni fa quando conquistò non senza sorpresa il titolo europeo, ma rispetto ad allora la ragazza olandese dal nome russo («ma solo il nome, di russo non ho nulla» dice ridendo) è cresciuta moltissimo.

Mischa Bredewold è di Amersfoort, ha 25 anni. Quest’anno ha vinto 8 corse con 13 Top 10
Mischa Bredewold è di Amersfoort, ha 25 anni. Quest’anno ha vinto 8 corse con 13 Top 10

Tutta quest’attenzione non la coglie di sorpresa né la disturba, anzi è estremamente disponibile nell’analizzare anche le cause di questa crescita veemente: «E’ una stagione fantastica, ovviamente la migliore da quando corro. Diciamo che molto sta andando a posto ed è bellissimo, anche se penso sempre che si possa fare di più, non si raggiunge mai davvero il limite che si ha in mente».

Quest’anno hai vinto 8 volte e gare molto diverse fra loro: che tipo di ciclista pensi di essere?

Mi fanno spesso questa domanda e una risposta precisa non c’è. Penso che la mia forza sia stare bene nel team e sapere come interpretare ogni tipo di corsa pur senza eccellere in nulla. Ad esempio so che non sono il miglior scalatore del gruppo, ma in ogni caso riesco a difendermi e a stare con le migliori, lo stesso nelle prove più veloci, lo stesso in certe volate. Conta molto la consapevolezza che posso vincere le gare, spesso.

Al Tour, Bredewold ha corso in aiuto alle compagne, ma vuole crescere in salita per puntare alla classifica
Al Tour, Bredewold ha corso in aiuto alle compagne, ma vuole crescere in salita per puntare alla classifica
Tu hai vinto il titolo olandese a cronometro e domenica sei stata quinta al Tour de l’Ardeche: pensi che col lavoro puoi diventare anche una ciclista per corse a tappe?

Mi piacciono molto, credo per le piccole corse a tappe a questo punto della mia carriera di essere portata. E’ qualcosa che mi piace fare, soprattutto se c’è qualche cronometro prevista. Diverso è il discorso relativo ai grandi giri: per emergere al Giro o al Tour devi davvero avere un altro passo in salita, se vuoi le prime posizioni devi essere un ottimo scalatore e allora devo davvero allenarmi su questo. Quindi devo fare scelte diverse. Significa che devo concentrarmi su questo aspetto, ma non voglio farlo subito, voglio arrivarci nel tempo, magari fra un paio d’anni.

Sei nello stesso team di Wiebes e Kopecky. Come fate a collaborare e a non essere in competizione fra voi?

Abbiamo un team molto bello, dove c’è un sistema di dare e avere che funziona. Abbiamo molte atlete che sono in grado di vincere gare, ognuna ha il suo spazio. D’altronde penso che sia anche una scelta che fai. Se vai in questa squadra, sai, a volte devi dare, ma sai anche di essere in un super team, dove avrai di nuovo quella possibilità e avrai una squadra super forte alle spalle. E’ sicuramente un vantaggio avere più carte da giocare e questo significa che a volte devi farlo., devi dare un po’ di più e se lo sai, puoi trarne beneficio.

L’olandese insieme a Guarischi e Wiebes. Con la campionessa europea nessuna rivalità, ma tanto rispetto
L’olandese insieme a Guarischi e Wiebes. Con la campionessa europea nessuna rivalità, ma tanto rispetto
C’è qualcosa che invidi alla Wiebes e qualcosa dove pensi di esserle superiore?

Beh, stiamo parlando della migliore velocista del mondo, non so se mi spiego…Penso che non ci sia bisogno di mettersi a confronto, capire chi è migliore o chi è peggiore. Alla SD Worx, avendo così tanti buoni corridori, ci miglioriamo a vicenda e in un certo senso ci completiamo a vicenda, perché abbiamo corridori per ogni necessità che sono in grado di fare tante cose diverse. Io non sto guardando Lotte (Kopecky, ndr) o Lorena e penso “loro sono più brave di me in questo o quello o io sono più brava in questo o quello”, non sono mie avversarie, sono mie compagne di squadra. Sicuramente io e Lorena siamo piuttosto diverse. Abbiamo un modo diverso di guidare. Ma certamente non ci ostacoliamo.

Il trionfo di Drenthe 2023, per Bredewold è stato una vera svolta nella carriera
Il trionfo di Drenthe 2023, per Bredewold è stato una vera svolta nella carriera
Due anni fa hai vinto il titolo europeo: pensi che quella sia stata la svolta della tua carriera?

Penso di sì, ma a dire il vero, l’entrare in questa squadra dopo un periodo difficile da professionista è stato un punto di svolta per me. Mentalmente è scattato qualcosa in me e questo è stato prima degli Europei. Lì però ho fatto un salto di qualità, ho capito che potevo vincere gare importanti come quella. Dopo essere diventata campionessa europea, le cose sono cambiate, decisamente.

Delle tante vittorie di quest’anno qual è quella alla quale tieni di più?

L’Amstel, sicuramente. Quello era il mio primo obiettivo, per noi olandesi è “la” gara. Un altro obiettivo era diventare campionessa nazionale contro il tempo perché era un traguardo che inseguivo da così tanto tempo che è stato davvero speciale per me. Infine la vittoria a Plouay perché sapevo che vincendo per la terza volta di fila avrei scritto una pagina di storia. Queste gare sono state le mie preferite.

L’olandese ha conquistato il titolo nazionale cronometro, lungamente inseguito. Ora vuole l’oro europeo
L’olandese ha conquistato il titolo nazionale cronometro, lungamente inseguito. Ora vuole l’oro europeo
E quali sono i tuoi obiettivi per la fine della stagione?

Ora punto moltissimo sulla prova continentale a cronometro e mi sto preparando specificamente per questo. E’ un percorso così difficile che dipenderà molto da come andranno le cose in quel singolo giorno. Ma so che mi sto impegnando molto, è un obiettivo importante per me.

Quest’anno sei stata in Italia solo per la Strade Bianche: ti piace correre qui?

Moltissimo. La Strade Bianche è una delle mie gare preferite. Ma ogni gara è speciale, ci trovi salite brevi o lunghe, non sono mai corse comuni né scontate. Poi il cibo è fantastico… Spero di tornare quanto prima.

Wiebes mai così “ingiocabile” in volata. Ce lo spiega Mondini

16.09.2025
7 min
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La volata è l’atto conclusivo di una gara ciclistica in cui un folto numero di velociste tenta il guizzo giusto, ma alla fine vince sempre lei, Lorena Wiebes. Da qualche anno, e progressivamente, si potrebbe sintetizzare in questo modo l’esito di ogni sprint disputato dalla olandese della SD Worx-Protime.

Non ha bisogno di ulteriori presentazioni la attuale campionessa europea, ma vale la pena ricordare la sua annata. Il tassametro di Wiebes al momento conta 23 successi stagionali (che diventano uno in più sommando la generale del Simac Ladies Tour) per un totale di 118 in carriera. Quest’anno più che in passato, le avversarie hanno tentato in tutte le maniere di sorprenderla quando si arrivava ad un sprint più o meno ristretto, ottenendo sempre posti dal secondo in giù. Quando è stata battuta, è stato merito di un’azione da lontano o di un colpo da finisseur. Tenendo conto che Lorena ha ancora 26 anni e tanta “fame” di crescita, abbiamo analizzato questa supremazia col suo diesse Gian Paolo Mondini. Un excursus fatto di dati, approccio e semplicità.

A parte la crono del Simac, sette vittorie su sette volate negli ultimi otto giorni di gara. Possiamo descrivere Wiebes con qualcosa di nuovo?

Credo che siano i numeri a parlare per lei. Oltre alle vittorie su strada, bisogna contare le maglie delle classifiche a punti di Giro Women e Tour Femmes che certificano la sua solidità nelle gare a tappe. Anzi con la generale del Simac, Lorena è balzata in testa al ranking mondiale superando Vollering. Una velocista davanti ad una donna da Grandi Giri. Se ci pensate è abbastanza atipico, ma contestualmente significativo di che atleta sia Wiebes. E non si ferma qua…

Cosa intendi?

Quest’anno ha vinto anche una gara delle World Series di gravel e ad ottobre correrà anche i mondiali che si terranno praticamente a casa sua (in Limburgo, ndr). E dicevo che non è finita perché dieci giorni dopo farà anche i mondiali in pista a Santiago del Cile (in programma dal 22 al 26 ottobre, ndr). Lorena è una forza della natura. Non si pone limiti e non ha paura di fare altre specialità.

Sia Guarischi che alcune sue avversarie ci hanno sempre detto che Wiebes ha i primi tre secondi della volata che sono fulminanti per tutte. E’ questo il suo segreto?

Barbara è il suo lead out e sua compagna di stanza, la conosce bene e ha ragione. Lorena ha uno sprint bruciante in avvio, perché ha un rapporto peso/potenza incredibile. E’ 60 chilogrammi, quindi deve spostare poco peso in volata. In quei tre secondi è capace di prenderti otto metri di vantaggio che diventano difficili da colmare. Ha registrato picchi di potenza molto più alti, ma abbiamo visto come facendo uno sprint con 1.200 watt di potenza riesca comunque a battere le rivali. E poi è molto aerodinamica.

Quest’anno è stata davvero ingiocabile per tutte, alzando ulteriormente il livello. Su cosa ha lavorato?

Diciamo che dopo che era stata battuta l’anno scorso da Kool al Tour e in qualche altra occasione, Lorena ha voluto migliorare ancora sotto tanti fondamentali. Lei è molto metodica, precisa ed ama allenarsi. Quando è fuori da sola o con le compagne, inserisce sempre 10/15 sprint in allenamento. Ho lavorato molto nel ciclismo maschile e non ho mai visto cose del genere nemmeno dagli uomini. La differenza è proprio lì e si vede la testa della campionessa. Potrebbe anche non farle o farne meno, visto che tanto vince 20 venti corse all’anno e invece no, ci dedica ancora tempo.

Wiebes vince Fourmies, l’ultima stagionale. Quest’anno è stata letteralmente insuperabile. Chi sarà la prima a batterla in volata?
Anche tatticamente ci è parsa ancora più attenta. E’ così?

Bisogna dire che Lorena quando mette casco, occhiali e numero sulla schiena diventa un cecchino in certe gare. Vede e legge la corsa. In ogni gara in cui c’era nervosismo o si formavano ventagli, lei era sempre nelle posizioni giuste. Un esempio sono i ventagli al UAE Tour oppure quello che abbiamo orchestrato noi al Giro Women nella tappa di Monselice o ancora recentemente al Simac. Lorena è brava a non sprecare energie e ormai sa gestirsi da sola anche quando non ha un lead out perfetto.

Vuole diventare più completa? Una velocista moderna alla Mads Pedersen, se ci accetti il parallelismo?

Faccio fatica a trovare paragoni tra i maschi come caratteristiche, chiaramente facendo le debite proporzioni. Per numeri, intesi come vittorie e valori espressi, può ricordare un Cavendish o un Viviani. In realtà Lorena può puntare a molte più gare lontane apparentemente da lei. Faccio un esempio anche in questo caso. La tappa del Tour vinta da Mavi Garcia aveva un finale molto impegnativo e lei ha vinto molto bene lo sprint del secondo posto arrivando a pochi secondi.

Tatticamente Wiebes ha una buona visione di gara e fiuta i pericoli. Con i ventagli è attenta e sa tenerli animati
Tatticamente Wiebes ha una buona visione di gara e fiuta i pericoli. Con i ventagli è attenta e sa tenerli animati
Quindi potremmo vederla più competitiva anche dove c’è più salita?

In questo caso il discorso può assumere diverse connotazioni. Lorena potrebbe iniziare a lavorare di più in salita solo per capire come affrontarla meglio, per una questione di posizioni in gruppo. Ovvio che poi se ci lavora troppo, rischia di perdere altre doti, tipo esplosività o velocità. Detto questo, io credo che una come Wiebes possa tenere duro in tante classiche come Fiandre o Amstel (dove è già arrivata seconda esultando sul fotofinish, ndr) e magari vincerle. Comunque sarebbe bello e giusto che organizzassero un mondiale per velocisti, perché Lorena meriterebbe di indossare una maglia iridata.

Come talvolta capita con Pogacar al via di una gara, hai l’impressione che le avversarie partano già battute quando c’è lei?

Non lo so, a me sembrano tutte serene le nostre avversarie, forse proprio per quel motivo o magari sono contente di andare a podio assieme a Lorena. Devo riconoscere anche che ogni tanto vediamo alcune squadre che preferiscono lasciare tanto spazio alla fuga, anche a costo di non chiudere più, pur di non arrivare in volata contro di lei. Per la serie, se chiude la SD Worx bene, altrimenti la gara finisce così.

Sappiamo che è una domanda paradossale, ma per Gian Paolo Mondini come si può battere Lorena Wiebes e chi potrebbe farlo?

Non saprei. Forse in una volata che per un qualsiasi motivo non è lanciata ad alta velocità, un lead out che arriva da dietro e forte potrebbe trovare la carta giusta per batterla. Oppure una squadra che ha due velociste. Una parte lunga, chiama allo scoperto Lorena e l’altra sfrutta la sua scia per passarla. Non so, sono ipotesi a cui noi stiamo già attenti e che vogliamo evitare. Tuttavia se devo fare un nome, ora come ora, penso che Chiara Consonni sia una velocista che potrebbe battere Lorena. Sarebbe una grandissima volata.

Van der Breggen: il Tour, le salite lunghe e il futuro. Mondini, a te…

14.08.2025
5 min
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E’ tornata dopo quattro anni lontana dalle gare e l’ha fatto senza mezze misure. Anna Van der Breggen sta vivendo un 2025 intenso, avendo corso i tre Grandi Giri femminili e chiudendo il recente Tour de France Femmes con prestazioni di alto livello.

La campionessa olandese, sette volte vincitrice di classiche monumento, tre volte iridata e due volte oro olimpico, è stata protagonista di un rientro studiato nei minimi dettagli. Con Gian Paolo Mondini, direttore sportivo della SD Worx-Protime, abbiamo analizzato la sua corsa francese e il percorso verso un futuro che si preannuncia ancora da grande protagonista.

Gian Paolo Mondini (classe 1972) da quest’anno è alla guida dell’ammiraglia della Sd Worx
Gian Paolo Mondini (classe 1972) da quest’anno è alla guida dell’ammiraglia della Sd Worx

Un Tour di livello altissimo

Mondini non ha dubbi: quello di Van der Breggen è stato un Tour positivo. «Fino al tappone – racconta il tecnico romagnolo – Anna è sempre stata pronta, ha lottato per le posizioni alte senza commettere errori. Nella prima tappa ci sono state incomprensioni con Lotte Kopecky: l’idea era di chiudere su Pauline Ferrand-Prévot per lanciare la volata a Lotte, ma lei ha iniziato la salita troppo indietro e i piani sono saltati. Peccato, perché Lorena Wiebes ha poi fatto seconda alla tappa successiva e con un altro approccio iniziale avremmo potuto puntare anche alla maglia gialla».

Il contesto era però durissimo. L’olandese arrivava dal Giro d’Italia Women, corso a ritmi alti e con tappe impegnative, senza reali giorni di recupero. «Anche in Italia – continua Mondini – il livello era elevato e molte ragazze lo hanno pagato. Anche le prime frazioni in Normandia presentavano salite e arrivi esplosivi, in un clima di tensione degno del Tour maschile: pubblico numeroso, stress e preparazioni mirate. Pauline ha sacrificato tre mesi per arrivare al top, alzando ulteriormente l’asticella. Qualcuno si è lamentato di questo suo approccio, ma non ha fatto nulla di illegale».

Van der Breggen è sempre stata in piena lotta con le migliori e nelle prime tappe è stata vicina a Wiebes e Kopecky
Van der Breggen è sempre stata in piena lotta con le migliori e nelle prime tappe è stata vicina a Wiebes e Kopecky

Quell’ultima tappa…

Il momento più spettacolare di Van der Breggen è arrivato nell’ultima frazione, quando ha attaccato due volte, prima in pianura e poi in salita, scollinando con oltre un minuto e mezzo di vantaggio.

«Dietro non l’hanno mai lasciata andare davvero – spiega Mondini – sulla prima azione si sono mossi subito alcuni nomi pesanti fra cui proprio Ferrand-Prévot, poi in salita ha selezionato il gruppo restando con le migliori di classifica. A quel punto, con Silvia Persico che lavorava per Demi Vollering e Kasia Niewiadoma interessata al podio, la collaborazione per riprenderla è stata totale. L’hanno ripresa all’imbocco dell’ultima salita e lì non c’era più margine».

Mondini rimarca come il livello tecnico e fisico sia cresciuto rispetto a quattro o cinque anni fa. Sentite qua: «Oggi in salite lunghe da 40-50 minuti servono valori da 6 watt/kg per restare davanti. Lo sforzo che hanno espresso Ferrand-Prévot e Sarah Gigante è paragonabile a quello di scalatori maschi. Questo Tour ha confermato che non si può più improvvisare: servono preparazioni mirate e programmate con largo anticipo».

Quest’anno Van der Breggen (qui con la compagna Harvey, a sinistra) è stata due volte in altura (foto Instagram)
Quest’anno Van der Breggen (qui con la compagna Harvey, a sinistra) è stata due volte in altura (foto Instagram)

Un anno di transizione

Con un terzo posto alla Vuelta, un sesto al Giro e un undicesimo al Tour parlare di anno di transizione sarebbe stucchevole, ma la protagonista è Van der Breggen… ed allora ecco che cambia ogni punto di vista. La scelta di correre tutti e tre i grandi giri nel 2025 non è stata casuale.

«Fare i tre Grandi Giri – conferma Mondini – è parte di un progetto ponderato. Dopo quattro anni lontana dalle gare, bisognava accelerare i tempi per riadattarsi al livello richiesto. Correre Giro, Tour e Vuelta consente di accumulare giorni di corsa e stress simili a quelli che le mancavano. Non è un anno solo di transizione, perché ha chiuso terza alla Vuelta, sesta al Giro e bene anche al Tour, ma l’obiettivo era ed è costruire per il futuro».

Il calendario femminile non offre moltissime opportunità per fare gare a tappe di alto livello, perciò la programmazione ha previsto anche due blocchi di altura. Mondini spiega come servano i tempi giusti per metabolizzare l’altura. Altura che, soprattutto nei primi anni, non ti porta subito al massimo, anzi. «Spesso – aggiunge Giampaolo – bisogna ridurre i carichi per non compromettere il recupero. Il lavoro intenso va fatto quando si torna giù e noi ci siamo dovuti adattare a questa mole enorme di lavoro considerato nell’insieme dell’anno dunque non c’è stato tutto questo tempo per allenare certe caratteristiche».

Vuelta, Giro e Tour per l’olandese. Eccola vincere a Borja (Vuelta) primo successo dal rientro
Vuelta, Giro e Tour per l’olandese. Eccola vincere a Borja (Vuelta) primo successo dal rientro

Verso il 2026

«Non c’è stato tutto questo tempo per allenare certe caratteristiche»: Mondini si riferiva soprattutto al discorso delle salite lunghe, dove di fatto l’olandese ha pagato dazio.

«Anna – conclude Mondini – è soddisfatta del percorso intrapreso, pur consapevole che ci sono margini di miglioramento. Le mancano ancora le specifiche sulle lunghe salite. Quest’anno nelle tappe decisive, come il Monte Nerone al Giro o la Madeleine al Tour, ha pagato la mancanza di lavori mirati su sforzi di 40-50 minuti a quei livelli di potenza. L’anno prossimo avremo tempo per inserirli in preparazione». E qui ci si riallaccia al discorso di prima e alle determinate tempistiche da rispettare.

Una cosa è certa, la concorrenza, con nomi come Ferrand-Prévot e Gigante, ha alzato il livello e costretto tutti a rivedere gli standard di preparazione. Ma la determinazione dell’olandese lascia intendere che il suo rientro non sarà un semplice revival: il 2025 è stato il banco di prova, il 2026 potrebbe riportare la regina in cima al podio. E intanto ci sono altri appuntamenti importanti che l’aspettano: uno su tutti il mondiale.

Tra una classica e l’altra, la puntata di Guarischi nel gravel

05.05.2025
4 min
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Barbara Guarischi è tornata in gara questo fine settimana per le due prove in linea del Festival Elsy Jacobs in Lussemburgo, aiutando la compagna Lach a vincere la prima tappa e conquistando un ottimo 3° posto nella seconda. Non prendeva in mano la bici da strada dalla Parigi-Roubaix. Attenzione però: abbiamo specificato “bici da strada” non a caso, perché nel frattempo la ciclista della SD Worx ha ripreso la sua gravel e si è recata in Sardegna, per partecipare alla prova delle World Series con la nazionale, parte del ricco programma del GiroSardegna.

La Guarischi sul podio. Teneva particolarmente a dire sì alla convocazione del cittì Pontoni
La Guarischi sul podio. Teneva particolarmente a dire sì alla convocazione del cittì Pontoni

Un passaggio inconsueto, visto che eravamo nel pieno del periodo delle classiche, ma per Barbara era una buona occasione per mantenersi in efficienza, tanto più che con lei c’era l’inseparabile compagna di colori Elena Cecchini. «Non è stata una fuga la nostra – racconta ridendo – lo avevamo stabilito insieme al team perché era un periodo nel quale non avevamo gare, essendo le Ardenne riservate a un altro gruppo, così è stata la scelta migliore per non perdere il feeling agonistico».

E’ stato difficile passare da una bici all’altra?

Considerando che parliamo di superleggera e gravel non tanto, anche perché non affrontiamo prove estreme, di 200 chilometri e oltre quando si tratta di prove delle World Series. Quella sarda era di 117 chilometri, assolutamente in linea con le nostre esigenze. Eravamo per gran parte della gara su sterrato, ma era anche un percorso abbastanza filante, anche se certamente non sono le velocità che teniamo normalmente.

Il gruppo azzurro in Sardegna, con i convocati Cafueri e Haas
Il gruppo azzurro in Sardegna, con i convocati Cafueri e Haas
Che gara è stata?

Purtroppo con poca partecipazione, ben presto ci siamo trovate davanti noi quattro della nazionale. Sull’ultima salita io ed Elena abbiamo avuto problemi meccanici e le nostre due compagne, Debora Piana e Carlotta Borello hanno fatto la differenza. Abbiamo provato a recuperare ma non c’era abbastanza tempo. Il risultato era comunque secondario per noi, ci interessava sfruttare l’occasione come un buon allenamento divertendosi e in questo senso abbiamo completamente centrato l’obiettivo.

Il fatto che affrontavate una prova offroad non ha messo in allarme il team, pensando ai pericoli ad essa legati?

No perché se parliamo di pericoli, questi ci sono sempre, ogni volta che si sale in bici. A parte il fatto che la gara non presentava particolari tratti tecnici, ormai abbiamo ben visto come l’incidente, l’imprevisto può capitare sempre. Se dovessimo pensare a questo non partiremmo per nessuna gara… Bisogna andare oltre, avere sempre l’occhio vigile e fare la massima attenzione, questo sì, ma vale per qualsiasi frangente, in gara come in allenamento. Ma quando parti, ai pericoli non puoi pensarci più di tanto.

La vincitrice della prova femminile Debora Piana, una biker. La Guarischi ha chiuso terza a 58″ (foto organizzatori)
La vincitrice della prova femminile Debora Piana, una biker. La Guarischi ha chiuso terza a 58″ (foto organizzatori)
Eravate due ragazze che agiscono su strada e due del mondo offroad. C’erano grandi differenze fra voi?

Io direi di no, il fatto che siano arrivate davanti loro è frutto più della casualità, di come si è evoluta la corsa. Debora è una specialista della mtb, Carlotta è più specialista del ciclocross, ma a ben guardare tutte abbiamo affrontato questa gara come intermezzo nelle nostre rispettive stagioni, avevamo pressappoco tutte lo stesso numero di gare nelle gambe, forse solo la Borello un po’ meno.

Tu ed Elena d’altronde venivate dalla Roubaix, che fra tutte le gare su strada è forse la più vicina al mondo gravel…

Sì, ma quella l’affronti con una testa diversa, perché sai che cosa c’è in palio, quanto conta soprattutto per il team. E’ uno snodo cruciale, dove tutto deve filare liscio. Devi stare particolarmente attenta.

Il podio della seconda gara del Festival Elsy Jacobs, con la Fidanza al centro e Barbara terza
Il podio della seconda gara del Festival Elsy Jacobs, con la Fidanza al centro e Barbara terza
Come giudichi questa tua prima parte di stagione?

E’ stata abbastanza buona, ho lavorato tanto nelle classiche belghe affrontando praticamente oltre un mese in loco. A fine marzo ho anche avuto la bronchite che mi ha un po’ frenato, ma nel complesso è stata una buona stagione. Ora arriva un periodo intenso partito proprio con le due classiche lussemburghesi. Saranno gare dove non ci saranno né KopeckyWiebes e quindi potremo trovare un po’ di spazio personale. Diciamo che si parte senza un capitano predefinito, decidendo in base alle sensazioni e all’evoluzione della corsa. Poi nei programmi c’è il Giro d’Italia…

Kopecky cambia pelle pensando a Liegi e Tour?

02.04.2025
4 min
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Dopo averla vista rinunciare alla Sanremo e alla Gand-Wevelgem in favore della compagna Lorena Wiebes ed esserci chiesti come faccia a sembrare così soddisfatta, sono le parole della stessa Lotte Kopecky a far capire che questa sarà una stagione diversa.

«Mi sono allenata meno sull’intensità – dice la campionessa del mondo a Het Nieuwsblad – e ho fatto allenamenti lunghi di resistenza. Ciò potrebbe avere un’influenza sulla mia prestazione al Fiandre e alla Roubaix, perché finora non ho fatto sforzi del genere in gara. Ma in ogni caso, ho voluto battere una nuova strada per puntare alla classifica generale del Tour de France».

Dalla Sanremo alla Gand, Kopecky è stata artefice delle volate di Wiebes
Dalla Sanremo alla Gand, Kopecky è stata artefice delle volate di Wiebes

In rotta sul Tour

Alla SD Worx-Protime hanno il fortunato imbarazzo di potersi dividere i traguardi più importanti. E con Vollering che è partita e Van der Breggen che per ora resta un passo indietro, il Tour de France Femmes era diventato di colpo figlio di nessuna.

Per questo Kopecky non si è fatta pregare: ha già vinto due Fiandre e una Roubaix ed è già stata seconda nel Tour del 2023. Perché non accettare la sfida? Del resto lo scorso anno è arrivata seconda in un Giro d’Italia che soltanto la caparbietà e la classe di Elisa Longo Borghini sono riuscite a sottrarle. Ce n’è abbastanza per farci sopra una ragionata approfondita.

Al Tour del 2023, Kopecky ha perso la maglia gialla solo sul Tourmalet finale, spodestata dalla compagna Vollering
Al Tour del 2023, Kopecky ha perso la maglia gialla solo sul Tourmalet finale, spodestata dalla compagna Vollering

Dal Fiandre alla Liegi

Si spiega così l’inizio di stagione rallentato, con il debutto alla Sanremo del 22 marzo, mentre di solito negli ultimi anni era previsto per a febbraio. Se l’obiettivo è il Tour che viene a fine luglio, spostare tutto in avanti è una necessità comprensibile, che però non fa passare in secondo piano le grandi classiche in arrivo.

«Dopo una stagione intensa come l’ultima – prosegue – il mio corpo reclamava un lungo periodo di riposo. Ho iniziato la stagione più tardi, semplicemente perché ne avevo bisogno. Ma intanto la forma è buona e i segnali in allenamento sono positivi. Questo dà fiducia. Mi avvicino alle prossime gare con l’intenzione di vincerle. Ho già conquistato per due volte il Fiandre, ma ammetto che mi piacerebbe avere su una parete di casa la foto della vittoria con la maglia iridata. E poi ci sarebbe anche la Liegi, che non ho mai vinto, ma scegliere è troppo difficile, perciò proverò a vincerle tutte».

Correva per Wiebes, ma l’accelerazione di Kopecky sul Kemmel alla Gand ha fatto male
Correva per Wiebes, ma l’accelerazione di Kopecky sul Kemme alla Gand ha fatto male

Il tempo di vincere

Sembra di capire che il rodaggio sia ormai agli sgoccioli e che dalla Dwars door Vlaanderen di oggi ci sarà un cambio di priorità e la sagoma da inquadrare sarà quella iridata e non più quella della campionessa europea.

«Lorena (Wiebes, ndr) è sempre molto grata per il mio lavoro – dice – e nelle ultime gare è stata semplicemente la migliore opzione per la squadra. Quindi mi piace lavorare per lei. A tutti piace vincere, ma contribuire alla vittoria di una compagna è anche molto bello. E nel frattempo, sacrificandomi per lei, ho acquisito anche il ritmo gara».

Roubaix 2024 vinta con la maglia iridata: il Fiandre invece le manca…
Roubaix 2024 vinta con la maglia iridata: il Fiandre invece le manca…

Quale altura?

Dopo la Liegi, la campionessa del mondo si dedicherà a un ritiro in altura, durante il quale effettuerà allenamenti più lunghi in salita. Come ha raccontato il team manager Stam, la sua preparazione per la Sanremo si è svolta in Spagna, simulando l’altura all’Hotel Syncrosphera, grazie alle sue camere ipobariche. Sarà così anche a maggio o sarà montagna?

«Ho adottato un approccio diverso per non avere rimpianti dopo – dice Kopecky – ma se va male, potrei non ripeterlo più».

Come dire che va bene un anno da fachiri inseguendo la maglia gialla del Tour de France, ma la sensazione è che la campionessa del mondo non voglia farne una malattia.

Wiebes fa 100: volata senza storia. Balsamo seconda

30.03.2025
6 min
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Come a Sanremo, come a De Panne, tutto apparentemente facile. Molto facile. Troppo facile. Sprinta, s’invola e quando si alza per festeggiare allargando le braccia si toglie persino gli occhiali. Cose che si fanno quando si arriva da soli. Ma d’altra parte, quando si è la più forte, almeno su certi percorsi, è così. A Ypres, Gand-Wevelgem Women, Lorena Wiebes vince ancora e raggiunge la centesima vittoria in carriera, la terza nelle ultime tre gare. E si conferma regina della primavera.

Potenza, lucidità, velocità. Elisa Balsamo, seconda, era posizionata perfettamente, le è stata a ruota ma non è neanche riuscita ad uscirle di scia. Se non quando Lorena si è rialzata. Se poi a lanciarti è la campionessa del mondo, la compagna Lotte Kopecky, allora tutto si fa ancora più “scontato”. A volte sembrava di rivedere Van der Poel con Philipsen al Tour. Quando vedevano le brutte, VdP si spostava, con Philipsen a ruota. Dava una sgasata sul filo dei 70 all’ora e lo lanciava. Kopecky più o meno ha fatto così, con la differenza che in precedenza tutta la SD Worx-Protime aveva lavorato benissimo.

Confalonieri dixit

Una Gand sorniona? Forse, almeno vista dalla tv. La fuga del mattino, qualche caduta a creare problemi qua e là, anche alla nostra Elisa Longo Borghini, e gli attacchi sui muri. Stavolta il Kemmelberg fa la selezione, ma non è così netta. Altro segnale che il ciclismo femminile sta crescendo. Poi sì, vincono le stesse, ma in tutt’altro modo.

Come ci aveva detto Confalonieri: «Arriva un gruppo di una quarantina di atlete e se dentro c’è Wiebes, vince lei». Amen!

«Dopo il Kemmelberg – ha detto una felicissima, ma sempre composta Wiebes – siamo rimaste in un drappello davanti, ma la collaborazione non è stata così buona, quindi il gruppo ci ha ripreso. A quel punto sapevamo che nessuno avrebbe voluto stare con me fino al traguardo. E lì la squadra è stata bravissima a controllare la gara».

A fine gara Kopecky è parsa sinceramente felice. Probabilmente senza di Vollering si sente più leader e anche felice di aiutare le compagne
A fine gara Kopecky è parsa sinceramente felice. Probabilmente senza di Vollering si sente più leader e anche felice di aiutare le compagne

Wiebes: 100 e chapeau

Un alleato naturale per tenere chiusa la corsa, ma non poteva essere diversamente: a quel punto è stata la Lidl-Trek di Balsamo.

«Sapevo – riprende Wiebes – che Lotte era con me in finale e questo mi ha dato tranquillità. Visto il caos, avevamo scelto di lasciare che solo Lotte guidasse lo sprint, dopo che le altre ragazze avevano fatto un ottimo lavoro portandomi davanti. Certo, Lotte avrebbe fatto un lead-out di quasi un chilometro, un bel po’! Ho anche pensato che fosse davvero presto. Ma sapevo anche che Lotte è molto forte e che avrebbe saputo come fare. Mi sono fidata completamente di lei e ai 250 metri mi sono detta: ora inizio io».

Stupefacente, la differenza tra i campionissimi e gli ottimi corridori. Sentite che lucidità, che calma nel raccontare uno sprint così teso dopo quasi 170 chilometri di gara.

Sul Kemmelbeg Balsamo (con Paternoster a ruota) fa fatica: ma poi rientrerà
Sul Kemmelbeg Balsamo (con Paternoster a ruota) fa fatica: ma poi rientrerà

E Balsamo… fa 32

La magra consolazione per Balsamo è che è stata l’unica a tenere la ruota di Wiebes. Quello dell’olandese è stato uno sprint talmente forte che probabilmente con la vecchia regola del buco, dopo 1” anziché 3”, quindi con uno spazio minore, sarebbero state le uniche due con lo stesso tempo.

Ma è così, alla fine in carriera ognuno ha la sua “bestia nera”. E oggi, da quando sono professioniste entrambe, è la 32ª volta che Wiebes vince e Balsamo è seconda.

«In questo periodo – ha detto Elisa – Wiebes è molto forte, anzi è la più forte ora, ma sono abbastanza soddisfatta del mio sprint. Ovviamente partiamo sempre per vincere, ma anche il podio è un’importante. Non mi ha sorpreso che sia partita così lunga.

«Sono contenta anche per la squadra: siamo state molto aggressive. E per questo ringrazio le ragazze. Spero che un giorno possa vincere per loro. Abbiamo provato a fare anche alcuni ventagli ad un certo punto, ma non ha funzionato».

E ora il Fiandre

La settimana che arriva è quella che porta al Giro delle Fiandre. Mercoledì ci sarà l’antipasto della Dwars door Vlaanderen, e Wiebes non ci sarà. Si arriva così alla Ronde con i valori in campo ben delineati e una Wiebes più forte che mai. Che possa imporre la sua legge anche lì? I numeri non le mancherebbero, la “faccia tosta” forse sì.

Ci spieghiamo. In Sd Worx gli equilibri sono perfetti e c’è armonia. Come a Sanremo, anche oggi la tattica era: se Lotte se ne va sul Kemmelberg fa lei la corsa, altrimenti c’è Lorena. Difficile dunque pensare che Wiebes faccia di testa sua. I muri della Ronde sono tutt’altra cosa.

E infatti, parlando proprio di Fiandre, Wiebes ha detto: «Spero di poter continuare a stare davanti il più a lungo possibile per supportare la squadra nel miglior modo. Non penso che potrò fare troppo di più. Se sarà diverso vedremo. Ma intanto Lotte dimostra di essere molto forte, quindi è bello avere più carte da giocarci».

La speranza però, come abbiamo detto, è che i muri del Fiandre siano un’altra cosa e la campionessa in carica si chiama Elisa Longo Borghini. La volata ad Oudenaarde magari non ci sarà…

La vittoria di Wiebes a Sanremo: Cecchini ci porta in corsa

27.03.2025
6 min
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Il successo di Lorena Wiebes alla Sanremo Woman è sembrato di una facilità disarmante, sia per lo sprint fatto dalla campionessa europea che per la gestione avuta dalla SD Worx-Protime per tutta la corsa. Le ragazze della formazione olandese hanno capitalizzato al massimo l’occasione avuta lavorando d’astuzia e unendo le loro qualità in corsa. Non è di certo una novità se si pensa alla potenza e alla forza che il team olandese riesce a mettere in gara ogni volta. Una delle protagoniste di questo successo è stata, come spesso accade, Elena Cecchini.

«Siamo riuscite a portare a termine quanto ci eravamo dette», racconta Cecchini prima di fare rotta verso le Classiche del Nord. «Solitamente cerchiamo di partire con un’idea di base su come affronteremo la gara e così è stato. Ci aspettavamo una corsa più dura, soprattutto da parte di alcuni team che non si sono presentati con alternative valide per la volata finale. Dal canto nostro sapevamo di cosa avremmo avuto bisogno per vincere e lo abbiamo messo in pratica. Avevamo Lotte e Lorena (rispettivamente Kopecky e Wiebes, ndr) come punti di riferimento. Kopecky è rientrata in corsa proprio alla Sanremo, mentre Wiebes arrivava focalizzata al 100 per cento sull’evento. Dopo il Trofeo Binda, dove è venuta a vederci, è rimasta una settimana in Riviera. Ha soggiornato in un hotel ai piedi della Cipressa e ogni giorno si è allenata su Cipressa e Poggio».

La tattica della SD Worx era di trovare le giuste posizioni nelle fasi cruciali e attendere le mosse delle avversarie
La tattica della SD Worx era di trovare le giuste posizioni nelle fasi cruciali e attendere le mosse delle avversarie

Stessa mentalità

Le ragazze della SD Worx hanno portato il loro modo di fare, che le ha sempre contraddistinte alle Classiche del Nord, anche nella prima edizione della Sanremo Woman, che per spettacolo offerto si candida a entrare di diritto nelle gare più importanti del calendario. 

«Sono felice che ci sia stato questo avvicinamento da parte del team – dice ancora Cecchini – era da qualche mese che dicevo alle ragazze quanto fosse  importante conoscere il percorso e le sue insidie. Il fatto che Wiebes abbia fatto questo avvicinamento ha dato un bel segnale.

«Le nostre leader, Wiebes e Kopecky, sono arrivate nel miglior modo possibile. Per il resto tutte abbiamo fatto una grande gara, sia noi che abbiamo lavorato prima, sia Blanca Vas. Lei era il jolly e doveva rimanere il più possibile con le due capitane. E’ stato molto bello vedere Vas, che secondo me in futuro potrà puntare a vincere questa gara, mettersi a disposizione prima del Poggio. Si è trattato a tutti gli effetti di una vittoria di squadra».

Cecchini si è spesa per portare Kopecky e Wiebes in testa all’imbocco della Cipressa
Cecchini si è spesa per portare Kopecky e Wiebes in testa all’imbocco della Cipressa
Ci tenevi particolarmente alla Sanremo?

Alla fine loro le gare in Belgio e Olanda le sentono molto. Io, da italiana, avevo fatto un segno sulla Sanremo Women. Sapevo che non sarebbe stata una gara semplice così ho detto loro di focalizzarci quest’anno per aggiungerla ai nostri successi. Sono felice di aver trasmesso questo spirito di squadra, anche perché penso che questa gara diventerà come la Parigi-Roubaix Femmes, ovvero ogni anno sempre più importante. 

Che tattica avevate in mente?

Con Wiebes e Kopecky come leader eravamo coperte per tutti gli scenari. Se alcune squadre avessero fatto gara dura avremmo avuto modo di rispondere. E non sono sicura che Wiebes si sarebbe staccata facilmente visto lo stato di grazia con cui si è presentata e la determinazione che aveva per questa gara. 

Qual è stato il punto in cui hai capito che si metteva bene per voi?

Quando ho portato le ragazze davanti prima della Cipressa. Nel momento in cui mi sono spostata ho visto che nessuna squadra ha preso in mano la situazione, lì mi son detta: «Oggi è una buonissima chance per Lorena». Sapevo che sul Poggio c’era vento contro, anche quello è stato un fattore determinante a favore delle velociste. 

Nel tratto tra Cipressa e Poggio il team olandese poteva contare sul supporto di Blanka Vas
Nel tratto tra Cipressa e Poggio il team olandese poteva contare sul supporto di Blanka Vas
La Cipressa non è stata fatta forte come ci si poteva aspettare, per un tratto il gruppo si è allargato…

E’ stata la sensazione che ho avuto anch’io, infatti dopo la gara ne ho parlato con Danny Stam (il diesse del team, ndr) e gli ho detto che forse avrei potuto evitare di finirmi prima della Cipressa per dare un mano all’attacco del Poggio. Stam mi ha risposto che abbiamo rispettato il piano di gara, se fosse partita la corsa sulla Cipressa noi avevamo le due leader davanti. Poi non era nostro interesse fare corsa dura, quindi abbiamo lasciato la palla agli altri. 

Guardando la corsa la sensazione era che le altre squadre non avessero la vostra potenza di fuoco.

Il rischio di fare forte la Cipressa era di perdere atlete importanti e di trovarsi scoperte nel tratto di pianura prima del Poggio. Noi invece eravamo in tre ad avere il compito di dare supporto in quelle fasi di gara: Gerritse, Lach e io. Un fattore determinante per la corsa è stata la caduta a due chilometri dalla Cipressa. Mi sono trovata con Wiebes e Kopecky a ruota e le ho portate fino alla salita, ma si è trattata di un’azione istintiva.

La vittoria di Lorena Wiebes è stata propiziata da un gran lavoro della Kopecky nell’ultimo chilometro per chiudere sull’attacco della Longo Borghini.

E’ stata una combinazione di cose, Wiebes era a ruota di Elisa (Longo Borghini, ndr) e nel post gara ci ha detto che per non seguirla ha dovuto ragionare in una frazione di secondo. Se l’avesse seguita si sarebbe aperto il terreno per dei contrattacchi e sarebbe stato impossibile gestirli. Sapeva che Kopecky avrebbe sistemato la situazione. Un rischio, ma che ha portato alla vittoria. 

Con la campionessa del mondo che tira la volata alla campionessa europea…

Tutti sono rimasti sorpresi, ma da noi è chiaro che quando non sei più nella posizione per vincere, e in quel momento Lotte non lo era più, allora si lavora per le altre. Penso che Wiebes e Kopecky con il passare delle stagioni siano diventate sempre più compatibili e questo permette loro di spartirsi gli obiettivi.