Polti, preparazione, ripartire zero

Off season sempre più corta: davvero bisogna ripartire da zero?

25.11.2025
5 min
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Siamo in una fase intermedia tra off season (quasi del tutto terminata) e ripresa. Già tra qualche giorno ricominceranno i ritiri, ma quando si sente dire «Riparto da zero» da parte di ragazzi che sono stati fermi un paio di settimane e hanno messo su forse due chili, viene spontaneo chiedersi se sia poi vero che si riparta davvero da zero.

E questo quesito lo abbiamo posto a Samuel Marangoni, preparatore della Polti-VisitMalta. Con lui, già a suo tempo, avevamo parlato dello stacco, del debriefing e di come questa fase fosse necessaria. Stavolta orientiamo il discorso sulla ripresa (in apertura foto Borserini).

Samuel Marangoni, preparazione, ripartire zero
Samuel Marangoni è uno dei preparatori della Polti-VisitMalta (foto Borserini)
Samuel Marangoni, preparazione, ripartire zero
Samuel Marangoni è uno dei preparatori della Polti-VisitMalta (foto Borserini)
Samuel, c’è dunque davvero bisogno di dire che si riparte da zero?

Io direi di sì. Prendo il nostro caso: quest’anno siamo arrivati a fine stagione con tante gare per quasi tutti. Così, insieme agli altri preparatori, abbiamo programmato uno stacco consistente. La maggior parte dei ragazzi ha fatto tre settimane praticamente senza alcuna attività.

Però si sente ancora di atleti che corrono a piedi, camminano, nuotano…

Poi qualcuno qualcosa se la concede per piacere personale, ma quasi tutti, anche quelli che hanno corso fino a fine stagione, hanno fatto tre settimane di stop. Vero, non si riparte da uno zero assoluto, però dopo tre settimane la condizione è al minimo e bisogna ripartire con calma, con una corretta gestione dei carichi. Da lì poi si riprende il programma di lavoro per arrivare ai ritiri pronti a lavorare un po’ più forte.

Però, se prendo un ragazzo di 22-27 o 25 anni, quindi nel pieno delle forze, che fino a tre settimane prima faceva SFR da 5’, perché dovrebbe ripartire da 3’? Perché dovrebbe fare solo un’ora e mezza? Quanto realmente si perde?

C’è una perdita fisiologica nello stare fermi, soprattutto perché noi dobbiamo considerare tutto questo discorso è rapportato ad un livello altissimo. Se io amatore mi metto in forma e poi sto tre settimane fermo, non mi cambia la vita. Ma quando il fisico è portato al limite, dal punto di vista metabolico e strutturale, tre settimane sono tante.

Ripartire con volumi e intensità basse, cioè “da zero”, serve al fisico e anche alla mente
Ripartire con volumi e intensità basse, cioè “da zero”, serve al fisico e anche alla mente
E cosa cambia?

Si perde dal punto di vista muscolare e metabolico. La FTP, per esempio: se fai un test a dicembre in ritiro non è la stessa che faresti a febbraio, marzo o luglio. Ci sono differenze soggettive, noi calcoliamo circa un 10 per cento di perdita nella fase di ripresa. Quindi abbassiamo la FTB e tutti gli altri parametri. Anche se nelle prime settimane non fai lavori specifici di FTP, è comunque il riferimento generale e lo adattiamo fino al ritiro, quando faremo i primi test.

Quindi un professionista di altissimo livello che non tocca la bici da tre settimane non dovrebbe fare subito quattro ore?

Dal mio punto di vista no. Poi c’è chi lo fa e non ha problemi, perché quando ripartono spesso si sentono anche bene: sono riposati e freschi. Fisicamente ci riuscirebbero anche. Ma nella costruzione di un programma che li deve portare a performare a fine gennaio-inizio febbraio a mio avviso non è ideale. Per noi è più corretto partire con calma. Tanto alle 4-5 ore ci arrivano in due, massimo tre settimane. Dopo tre settimane di allenamento fanno già cinque ore e mezza. Non servono quattro mesi per tornare a fare sei ore.

Domanda che può sembrare sciocca: se finisco bene la stagione e dopo il riposo riparto dal livello a cui ero, non potrei crescere di più? E’ come non spezzare mai la linea di crescita…

Sì, nell’immediato avresti la sensazione di essere pronto prima. Ma oltre al fatto che la crescita non è infinita, devi pensare a lungo termine. La stagione è lunga: devo performare come detto a gennaio-febbraio. E poi in estate e a fine stagione, alternando i giusti carichi e scarichi. Questo è il momento in cui bisogna scaricare dalla fatica accumulata e ricreare la base su cui costruire una stagione intera. Il riposo e la sua graduale ripresa vengono spesso dimenticati, ma sono parti fondamentali dell’allenamento: in off-season soprattutto, ma anche durante l’anno. L’equilibrio tra carico e riposo è essenziale e in questa fase si lavora anche su quello.

Sin qui, Samuel, abbiamo parlato di fisiologia e numeri, invece a livello mentale quanto conta ripartire da un’ora e mezza invece che da quattro ore?

Il fattore mentale conta forse più di quello fisico. Le due-tre settimane di stop e la ripartenza dolce danno sicurezza. Il corridore si è staccato dalla bici e dal ciclismo per qualche giorno, riparte con voglia di lavorare e sa che grazie alla progressione quotidiana arriverà alle 5-6 ore con la giusta tranquillità.

La bilancia resta il “nemico” numero uno per i corridori durante lo stacco
La bilancia resta il “nemico” numero uno per i corridori durante lo stacco
Un tempo la parte più difficile dello stacco di fine stagione era non mettere su troppi chili. Lo è ancora? Anche perché dover rincorrere oggi è impossibile: bisogna essere al 100 per cento sin dalla prima gara…

Sì, è ancora una parte molto impegnativa. Qualcuno mette su anche un po’ di più di due chili. Credo che la gestione alimentare sia una delle cose più difficili per i ragazzi, molto più dell’allenamento. Chiunque abbia corso, anche a livelli inferiori, lo sa: mantenere l’attenzione sull’alimentazione non è semplice.

Anche per questo c’è chi va a correre, chi cammina, chi nuota?

Sì, anche per evitare di ritrovarsi a dicembre con cinque chili da perdere. Peggio ancora se ci si presenta a gennaio: in quel caso anche la squadra di certo qualcosa ti fa notare. Lo sforzo per rientrare nel peso ideale è minore se non si esagera nella pausa. Concedersi qualcosina è normale, ma nella ripresa diventa molto più semplice rimettersi in ordine. Però capita ancora che qualcuno si lasci andare un po’ troppo e debba poi lavorare oltre il dovuto tra dicembre e gennaio per rientrare nei parametri.

Pochi giorni fa, tra le righe, Tosatto ha detto che più o meno le cose che si fanno sono quelle: ebbene rispetto ai 20 anni cosa cambia tra stacco e ripresa?

Per me non molto a dire il vero. Forse l’unica vera differenza è che ci si poteva lasciare andare un pelo di più, soprattutto dal punto di vista del peso. Questo perché si aveva un po’ di margine in più per recuperare. Ma per il resto tempistiche e ripresa erano le stesse.

Teide, Sierra Nevada, corse. Gli incastri della Polti e Marangoni

24.04.2025
6 min
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Quanto lavoro prima del Giro d’Italia e quanti incastri devono fare i preparatori, tra gare, ritiri, formazioni, recupero e la gestione di un gruppo sempre più disparato per nazionalità. Un esempio? La Polti-VisitMalta ad un certo punto si è ritrovata con alcuni atleti in ritiro a Sierra Nevada, altri sul Teide. E ovviamente altri ancora in gara e qualcuno a casa.

Di questo approccio “multitasking” al Giro d’Italia e di questi ritiri, in particolare, abbiamo parlato con coach Samuel Marangoni, uno dei preparatori ufficiali della squadra di Basso e Contador (in apertura foto @ajondiaz).

Samuel Marangoni allena i ragazzi della Polti-VisitMalta (foto Instagram)
Marangoni allena i ragazzi della Polti-VisitMalta (foto Instagram)
Samuel, prima di entrare nello specifico della preparazione e dei ritiri, una domanda più generale. L’arrivo tardivo della wild card vi ha complicato un po’ i piani?

Più che altro c’era attesa e paura, ma il lavoro è stato impostato come se si andasse al Giro. E se non avessimo fatto il Giro, avremmo cambiato le cose in corsa. La preparazione per un Grande Giro parte da lontano, quindi per forza di cose avremmo dovuto fare così.

Abbiamo visto che avete suddiviso il lavoro in due gruppi: chi a Sierra Nevada e chi al Teide. Come mai?

In realtà due ragazzi spagnoli, Fernando Tercero e Diego Sevilla, a Sierra Nevada erano più autogestiti. Inoltre il loro era un ritiro mirato principalmente per le gare di aprile. Con questo non dico che non possano fare anche il Giro, ma avevano staccato prima e avevano un avvicinamento diverso. Tanto è vero che hanno anche lasciato prima il training camp in quota: Tercero ha corso in Abruzzo e da domenica sarà al via per il Tour of Turkiye.

E i ragazzi sul Teide?

Erano tre ed erano Mattia Bais, Davide Piganzoli e Mirco Maestri. Loro invece hanno fatto un ritiro vero e proprio in preparazione al Giro d’Italia. Per prendere una decisione finale sulla formazione si aspettano queste ultime gare, ma è chiaro che “Piga” e Maestri sono due punti fermi… posto che anche loro devono dimostrare di pedalare forte!

Sevilla e Tercero erano ai 2.500 metri di quota di Sierra Nevada (con loro un trail runner spagnolo)
Sevilla e Tercero erano ai 2.500 metri di quota di Sierra Nevada (con loro un trail runner spagnolo)
Una domanda che poniamo spesso ai team nella vostra situazione: non è che per guadagnarsi il posto vanno forte prima e poi al momento del Giro sono un po’ in calo? Come la vedi?

E’ importante la corretta alternanza tra corsa e recupero. Si fanno dei bei blocchi di lavoro a casa, ma il recupero in tutto questo diventa ancora più importante, e sta a noi preparatori farli arrivare al Giro con la freschezza giusta. Ovvio che l’ideale sarebbe avere una squadra definita mesi prima, ma non siamo la UAE Emirates o la Red Bull-Bora… Noi abbiamo 20 corridori, non possiamo gestire così tanto le presenze alle corse o fermare un intero gruppo per preparare un appuntamento. Senza contare che ci servono punti. Insomma, non puoi lasciare fuori l’intera squadra dalle gare di aprile.

Quindi si è trattato di una questione logistica e non di gruppi distinti…

Sì, esatto. Come dicevo, Sevilla e Tercero sono andati in autonomia lassù. E poi bisogna considerare che gli spagnoli hanno agevolazioni particolari nell’andare a Sierra Nevada e infatti non erano i soli. Non è stata una divisione tra uomini veloci e scalatori, né una scelta tecnica. Nel loro caso si è trattato di una scelta personale, ovviamente condivisa con il team, tanto è vero che erano seguiti dal capo dei preparatori, Barredo.

Piganzoli dal Teide al Tour of the Alps: giusto ieri è arrivato per lui un incoraggiante quarto posto
Piganzoli dal Teide al Tour of the Alps: giusto ieri è arrivato per lui un incoraggiante quarto posto
Chiarissimo. Quando sono andati e quanto sono durati questi ritiri?

Sono tutti rientrati da poco, soprattutto gli italiani che ora stanno correndo il Tour of the Alps. Sono stati sul Teide per 20 giorni. “Piga” è partito 4-5 giorni prima, mentre Maestri è stato l’ultimo a rientrare, ma è anche vero che non è in Trentino, ma andrà in Turchia. Lì avevano tre coach differenti: io avevo Maestri, De Maria seguiva Piganzoli e Barredo seguiva Bais.

La Polti-VisitMalta ha corso “poco” sin qui, o comunque un filo meno di altri team: come mai?

Dovevamo fare qualche corsa in più a febbraio, ma poi alcune sono saltate per vari motivi. Antalya non è stata fatta e la trasferta in Rwanda proponeva problematiche igienico-sanitarie affatto comode (molte vaccinazioni, ndr), specie in questa fase della stagione. Tuttavia ci tengo a dire che il gruppo del Teide, in particolare, ha svolto il programma previsto. I ragazzi hanno corso alla Valenciana, al Gran Camino, hanno fatto la Tirreno… e sono poi andati sul Teide ad aprile. Avevano un calendario ricco. In generale abbiamo cercato di andare a tutte le corse e “coprire” chi era a casa perché potesse recuperare o lavorare.

Samuel, come arrivate dunque alla corsa rosa?

Direi che abbiamo fatto un buon avvicinamento. E’ stato fatto un bel lavoro anche da chi non ha preso parte al ritiro e sta correndo di più. Stiamo cercando di gestire al meglio recuperi e gare, come dicevo prima. A livello di risultati c’è la lotta per i punti. Una lotta fondamentale per il prossimo anno, per restare nelle prime 30 (che hanno possibilità di accesso ai grandi Giri, ndr). Abbiamo ottenuto diversi podi e piazzamenti, ci manca la vittoria. E questa ci farebbe comodo: spezzerebbe quell’inseguire il risultato a tutti i costi. Però ho visto dei ragazzi presenti e ci siamo fatti vedere in tutte le corse disputate.

Piganzoli, Maestri e Mattia Bais in ritiro sul vulcano nel bel mezzo dell’Atlantico fino a pochi giorni fa (foto Instagram)
Piganzoli, Maestri e Mattia Bais in ritiro sul vulcano nel bel mezzo dell’Atlantico fino a pochi giorni fa (foto Instagram)
Anche se è seguito da De Maria, cosa puoi dirci di Piganzoli?

Io credo che Davide stia bene. In questi giorni è impegnato al Tour of the Alps, vediamo come va. Venendo dal ritiro non ci aspettiamo che sia già al top. Ma quel che conta è che sin qui non ha avuto intoppi, ha lavorato bene, ha messo nel sacco dei volumi importanti e per questo siamo fiduciosi che possa fare bene. Magari anche al Tour of the Alps, e ancora di più al Giro.

Piga è il vostro uomo di classifica. Sul Teide ha lavorato anche con la bici da crono?

Lui sì, ci ha fatto un bel po’. Mentre Maestri lo farà più in là, in vista del campionato italiano. E’ qualcosa che vogliamo curare un po’ meglio, visti gli ottimi risultati dell’anno scorso.

Che Polti-VisitMalta possiamo aspettarci al Giro? Sarà più o meno come quella del 2024 o tutti per Piganzoli?

Di certo ci sarà qualche attenzione in più per Davide, ma non possiamo certo comandare la corsa. Quindi sarà una squadra mista, con il velocista, gli uomini da fuga, quello per la classifica. L’idea è di essere la squadra che è sempre stata al Giro.

Il riposo totale? Anche se più breve serve eccome

15.11.2024
4 min
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Siamo nel periodo di riposo, anche se poi alcuni atleti hanno già ripreso gli allenamenti, ma di fatto l’autunno resta identificato con lo stacco. Tuttavia, parlando con alcuni preparatori di varie squadre sembra che il riposo vero e totale stia un po’ scomparendo o quantomeno stia cambiando. La pausa si accorcia. O ancora, in quelle due o tre settimane di stacco c’è chi fa corsa, escursioni in montagna  nuoto (in apertura una foto di Giovanni Lonardi).

E’ proprio così? Qual è il quadro reale della situazione? Lo abbiamo chiesto a Samuel Marangoni, uno dei coach della Polti-Kometa. E’ lui che ci guida in questo viaggio. Riguardo poi alle tempistiche di stacco e ripresa molto dipende anche dal fatto di essere o meno in una squadra WorldTour e ancora di più se si è tra coloro che dovranno andare in Australia a meta gennaio oppure inizieranno più tardi.

Samuel Marangoni allena i ragazzi della Polti- Kometa (foto Instagram)
Marangoni allena i ragazzi della Polti- Kometa (foto Instagram)
Samuel, pausa e movimento: è giusto restare attivi anche durante il riposo?

Prima cosa: il riposo serve. Noi, come squadra, lasciamo ai nostri atleti almeno due settimane di completo stacco dalla bici. E’ vero, alcuni fanno una passeggiata con amici, famiglia o partner, ma non si può considerare attività vera e propria. Tutti, però, hanno fatto almeno queste due settimane di fermo totale e qualcuno arriva fino a tre. E’ una filosofia che condividiamo come team di preparatori, perché riteniamo che questo distacco sia necessario sia a livello fisico che mentale. Alla fine della stagione, dico sempre ai ragazzi: «Non voglio sentirvi per le prossime due settimane. Andate in vacanza, fate quello che volete!».

Perché il riposo è importante, anche da un punto di vista fisiologico?

Dopo una stagione intensa, con allenamenti e gare costanti, il corpo ha bisogno di rigenerarsi. Il riposo serve a questo, a livello muscolare e fisico. Naturalmente, non può essere troppo lungo, altrimenti si rischia di scivolare nell’inattività e di perdere tono muscolare, il che richiederebbe poi più tempo per tornare in forma.

Uscite in mtb, camminate, corse a piedi: se domina la parte ludica e non si esagera sono rigenerative
Uscite in mtb, camminate, corse a piedi: se domina la parte ludica e non si esagera sono rigenerative
Chiaro…

Ogni atleta è diverso: c’è chi termina la stagione molto affaticato e sente proprio il bisogno di fermarsi e chi invece arriva meno stanco e dopo pochi giorni sarebbe già pronto a ricominciare. Ma in generale, questi 15 giorni di pausa sono importanti anche per il fisico.

E se un atleta preferisce mantenersi in movimento?

Se qualcuno sente il bisogno di fare attività leggera, come nuoto o corsa, va bene, purché si prenda almeno una settimana di inattività completa. Se per lui è importante sentirsi in movimento, non ci sono problemi con attività alternative. L’importante è evitare allenamenti intensi.

Chi cerca il movimento a tutti i costi lo fa per paura di prendere peso?

Sì, per alcuni può esserci la preoccupazione di aumentare di peso, ma è anche vero che oggi molti atleti si sentono meglio se mantengono un po’ di attività, anche minima, durante la pausa.

In generale oggi gli atleti non terminano le stagioni del tutto al gancio, anche se poi ci sono molte variabili (foto Instagram)
In generale oggi gli atleti non terminano le stagioni del tutto al gancio, anche se poi ci sono molte variabili (foto Instagram)
Quali sono gli effetti del riposo a livello biologico? Per esempio migliorano valori come l’ematocrito, del ferro…

In effetti durante il riposo, si verificano dei miglioramenti nei valori biologici, ma non è facile stabilire quanto salgano e come migliorino: ognuno ha una storia a sé. Quando c’è carico di lavoro, questi valori tendono a calare, mentre durante il riposo tornano a livelli più alti, permettendo al corpo di rigenerarsi. 

Che poi oggi si tende ad arrivare “meno finiti” a fine stagione…

Non tutti gli atleti arrivano alla fine della stagione stanchi, e chi è meno affaticato può comunque trarre beneficio dal riposo, anche se non è completamente esausto. In generale, cerchiamo di non portare gli atleti al limite prima della pausa, perché è meglio staccare quando hanno ancora energia. Così, alla ripresa, il loro corpo è pronto e non rischiamo di sovraccaricarli sin da subito.

Raccagni chiude il cerchio con la Polti: da U23 a professionista

31.08.2024
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Il segno della continuità in casa Polti-Kometa porta il nome di Gabriele Raccagni, il corridore classe 2003 ha firmato un contratto di due anni con il team professional di Ivan Basso e Alberto Contador. Un cerchio che si chiude visto che il bresciano è passato under 23 proprio con il team di sviluppo nel 2022, ai tempi ancora Eolo-Kometa. Nonostante siano cambiati gli sponsor e di conseguenza il nome, Raccagni è rimasto continuando il suo percorso di crescita. Un cammino che lo ha portato ad un periodo da stagista, iniziato in Francia al Tour du Limousin, e proseguito con il contratto da professionista per le prossime due stagioni. 

Gabriele Raccagni (in foto a destra) ha esordito tra i professionisti al Tour du Limousin
Gabriele Raccagni (in foto a destra) ha esordito tra i professionisti al Tour du Limousin

Esordio tosto

Un primo assaggio del mondo che lo aspetta lì alla finestra, sul quale è bene prendere le prime misure per non arrivare impreparato. Il livello non era altissimo, visto che si trattava di una corsa di categoria 2.1, tuttavia sono stati quattro giorni davvero importanti per Raccagni

«Non nascondo – spiega subito – che alla vigilia ero parecchio nervoso riguardo al mio esordio con i professionisti. Per fortuna ho avuto al mio fianco dei compagni forti e in particolar modo empatici che mi hanno messo a mio agio e scortato passo dopo passo. Il Tour du Limousin è stata la prima gara ma ce ne saranno delle altre da qui a fine stagione. Mi sono sentito subito parte del gruppo, un fattore che ha contribuito a far sentire meno la fatica in gara, anche se di chilometri ne abbiamo fatti».

I ritmi alti in corsa e il tanto lavoro lo hanno messo subito “vento in faccia”
I ritmi alti in corsa e il tanto lavoro lo hanno messo subito “vento in faccia”
Arrivi dal team di sviluppo della Polti-Kometa con il quale hai corso spesso tra Spagna e Italia. Com’è andata in un ambiente diverso come la Francia?

Ci sono delle differenze rispetto alle corse in Spagna, innanzitutto tra i professionisti si “lima” di più. Complice anche il percorso diverso, nervoso e con tanti sali e scendi. In Spagna le gare hanno tutte le stesse caratteristiche più o meno, ovvero salite lunghe sulle quali si fa la differenza. Quelle spagnole sono competizioni lontane però dalle mie caratteristiche. 

In Francia invece hai trovato un ambiente più familiare?

Sono un corridore abbastanza veloce, quindi da under 23 mi sono trovato spesso a lavorare per i miei compagni, in particolare per i velocisti. Tra under e pro’ il ritmo gara è totalmente differente, nel primo caso si va a tutta dall’inizio alla fine. Nel secondo caso, invece, siamo davanti a una condizione di gara lineare: la fuga va via, viene ripresa e poi si va in crescendo. 

Qui alle spalle dei compagni di squadra che gli hanno insegnato a muoversi in gruppo
Qui alle spalle dei compagni di squadra che gli hanno insegnato a muoversi in gruppo
Quali sono le tue caratteristiche ideali di percorso?

Salite corte ed esplosive, strappi da fare a tutta dove si fa man mano la differenza. Penso di poter diventare sempre più competitivo, chiaro che serve lavorare e allenarsi con costanza. 

Che livello hai visto al Tour du Limousin?

Alto, nonostante non fosse una corsa di primo livello. E’ stato bello confrontarsi con corridori e squadre che solitamente ho visto solo in televisione. Sicuramente si va forte, ma non è nulla di irraggiungibile, tanto che insieme Samuel Marangoni stiamo lavorando già sui miei punti deboli. 

Quali?

Tenere sulle salite più lunghe e imparare a pedalare in agilità. Ho il vizio di indurire troppo il rapporto e Marangoni mi sta facendo fare tanti allenamenti ad alte cadenze.

Raccagni è nel team sviluppo dal 2022 e nel 2025 passerà ufficialmente professionista (foto Instagram)
Raccagni è nel team sviluppo dal 2022 e nel 2025 passerà ufficialmente professionista (foto Instagram)
Quanto è importante avere una continuità di progetto come nel tuo caso?

Tanto. Sono arrivato qui nel 2022 e in tre stagioni sono cresciuto molto. Ad esempio Marangoni mi segue dallo scorso anno, la fortuna è che mi seguirà anche da professionista. Mi conosce, sa come lavoro e non dover trovare un nuovo equilibrio è sicuramente un vantaggio. In generale con lo staff sarà così, l’unico che non so se ritroverò è il diesse, vista la chiusura del team U23 (in favore dell’apertura di una formazione juniores, ndr). 

In gruppo come ti sei comportato, qual è stato il tuo ruolo?

Prendere vento in faccia. L’ho fatto per anni con gli under 23 e lo farò anche con i professionisti al momento. Il mio caposaldo in Francia è stato Maestri, un ragazzo gentilissimo che mi ha aiutato a capire come muovermi in gruppo. Spesso, quando ero in testa a tirare, mi diceva di rallentare e controllare lo sforzo visto che nei giorni successivi avrei dovuto fare la stessa cosa. Avere accanto qualcuno così è un bel vantaggio. Voglio farvi un altro esempio sulla continuità.

Dicci.

Arrivare da una squadra di sviluppo ha fatto sì che il mio lavoro di supporto ai compagni fosse riconosciuto e valorizzato. La Polti-Kometa ha ripagato i miei sforzi e la mia dedizione, per questo li ringrazio. Ora non so bene il programma ma se tutto andrà per il meglio dovrei fare la Bernocchi e il Gran Piemonte. 

Test e valori prima del via. Il cuore conta più dei watt

02.05.2024
4 min
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Samuel Marangoni, coach della Polti-Kometa è di ritorno dal Giro di Turchia. La corsa è servita, come spesso capita, per rifinire la condizione prima di un grande appuntamento, in questo caso il Giro d’Italia, chiaramente… 

I ragazzi di Marangoni, tra l’altro, si sono ben comportati vincendo una tappa con Lonardi e stando spesso nella mischia. 

Ma in queste corse di preparazione cosa guarda davvero un allenatore? Quali sono gli ultimi test, i valori e i dati che analizzare? Da cosa capisce veramente come stanno i suoi atleti? Quesiti che abbiamo sviscerato appunto con Marangoni.

Samuel Marangoni, coah romagnolo che segue i ragazzi della Polti- Kometa, durante un test (foto Instagram)
Samuel Marangoni, coah romagnolo che segue i ragazzi della Polti-Kometa, durante un test (foto Instagram)
Samuel, dunque, partiamo da questa serie di quesiti…

I test sono più relativi alla parte di allenamento e si fanno prima, sia a ridosso dell’evento che nei mesi precedenti, dell’ultima gara, in questo caso del Turchia. Del nostro team presente al Giro abbiamo fatto il ritiro in altura suddiviso in due gruppi. Una parte era al Teide e una a Sierra Nevada. In quell’occasione sono stati effettuati i test base prima del Giro d’Italia.

Che tipo di test?

Il classico incrementale in salita, facendo dei tratti sali e scendi, fino ai 4 millimoli di accumulo di acido lattico. E poi quelli della critical power sui 5′, 10′ e 20′ per verificare le massime prestazioni degli atleti in quei lassi di tempo.  Ma questi ultimi si possono verificare anche in corsa e sono in quel caso legati anche alla performance.

In corsa cosa guarda un coach in questa fase della preparazione?

Non ci sono solo i watt, sia in ritiro che in corsa si monitorano diversi parametri legati al cuore: frequenza cardiaca del mattino, variabilità cardiaca, il medico misura la pressione e si bada soprattutto agli scostamenti di questi parametri più che ai valori in sé per sé. E poi oltre ai dati si osserva anche la corsa, la performance come dicevo. 

Una fascia cardio: il cuore assume grande importanza per la valutare lo stato di condizione
Una fascia cardio: il cuore assume grande importanza per la valutare lo stato di condizione
Alla fine il ciclismo non è fatto di soli numeri, questo è il concetto?

Esatto, è la strada che dice quello che hai fatto e come stai veramente. E quando scatta la corsa vera e propria e gli atleti fanno performance buone, cioè si fanno trovare pronti, sai che hai lavorato bene. Poi per me è anche molto importante parlare con i corridori per confrontare sensazioni e stati d’animo con tutti i vari parametri e i vari momenti della gara.

Samuel, hai dato una certa importanza ai valori cardiaci. Perché?

Perché sono parametri importanti e non solo quelli in attività ma anche quelli in fase di riposo. Si hanno riscontri sulla condizione anche in base al recupero: quanto ci mette, in che “quantità” avviene… E  ovviamente si valuta anche il recupero durante lo sforzo. Un parametro molto indicativo per esempio in questo caso è la deriva cardiaca.

Di cosa si tratta?

E’ quel valore del cuore che dice quanto si alza la frequenza cardiaca a parità di watt nel corso del tempo. Faccio un esempio con numeri totalmente a caso: nella prima ora per fare 250 watt le pulsazioni sono 150, dopo 5 ore per esprimere sempre 250 watt di pulsazioni ne servono 157. Ecco, quella differenza di 7 pulsazioni è la deriva cardiaca. E più questa è ridotta e più l’atleta sta bene. 

Tra Teide e Sierra Nevada gli ultimi grandi volumi di allenamento prima del Giro per i ragazzi della Polti-Kometa
Tra Teide e Sierra Nevada gli ultimi grandi volumi di allenamento prima del Giro per i ragazzi della Polti-Kometa
Insomma più cuore che watt?

In questo caso di valutazione sì, ma è chiaro che i watt restano importanti. In questo periodo se hanno lavorato bene, se stanno bene in corsa vedi i valori migliori, magari anche qualche picco eccellente. Anche questi sono indicativi. Da qui comunque capisci tanto, se uno scalatore si stacca da 50 corridori ovviamente c’è qualcosa che non va, specie se non raggiunge i suoi standard.

Un tempo si diceva che quando il cuore saliva bene, il corridore era fresco. Vale ancora questa regola?

Vale ancora, ma quel che conta ancora di più è che il cuore sia elastico, cioè che salga tanto, ma anche che scenda tanto. Ma questo valore emerge soprattutto durante il Giro, con l’accumularsi della fatica tappa dopo tappa. In corse di un giorno o di poche tappe, le differenze emergono meno.

Scott Bike Summer Camp: divertimento per i più piccoli in Val di Fiemme

10.01.2023
5 min
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Lo Scott Bike Summer Camp è rivolto a tutti i bambini che desiderano trascorrere una vacanza all’insegna dello sport. La bicicletta è l’elemento che lega tutto il resto, ma il camp è tanto altro: basket, baseball, atletica, nuoto e tante splendide gite. Questa iniziativa è nata nella bellissima Val di Fiemme in Trentino nel 2015 ed è ancora una volta pronta a rinconfermarsi con tante novità. 

Il progetto Bike Summer Camp nasce con la necessità di offrire ai più giovani una settimana ricca di sport senza stress agonistici, ma con la consapevolezza di crescere ogni giorno, grazie alla condivisione di esperienze ed emozioni. La bici è al centro di tutto con attività e allenamenti su misura per passare un’estate in un paradiso naturale all’insegna del benessere fisico. Partendo da questi presupposti Scott ha deciso di unirsi a questo stimolante progetto che riflette al 100 per cento la filosofia del brand.

Per i giovani

Negli anni lo Scott Bike Summer Camp è divenuto il punto di riferimento per le famiglie che cercano per i propri figli una vacanza all’aria aperta incentrata sulla bicicletta. La bici non viene vista soltanto come mezzo tecnico, ma anche come mezzo di spostamento per raggiungere le più svariate mete attraverso la ciclabile della Val di Fiemme. Sono comunque previste, al fine di preparare al meglio i ragazzi, delle lezioni di Mtb con il supporto di tecnici qualificati e con esperienza. Inoltre ogni sera si accende la festa con tanti giochi a tema che coinvolgeranno i ragazzi in una grande sfida finale.

«Dopo 8 anni di attività e 550 ragazzi coinvolti in almeno una settimana di Camp. – raccontano i fondatori Fabio Spezzani e Samuel Marangoni – Abbiamo sentito l’esigenza di creare qualcosa di nuovo, che potesse affiancare la nostra consolidata formula di vacanza in bicicletta. Abbiamo raccolto due esigenze che abbiamo respirato nei nostri piccoli ospiti: la voglia di avventura ed il desiderio di intensificare l’esperienza in bici. Nascono così le novità 2023: la settimana Adventure e la settimana Expert».

Val di Fiemme

Posizionati tra Cavalese e Predazzo, nel pieno cuore della Val di Fiemme, Panchià ed i suoi impianti sportivi sono il centro operativo dello Scott Bike Summer Camp. Grazie agli impianti di mountain bike della US Litegosa e all’accoglienza dell’Hotel Panorama, godersi la Valle in bicicletta è l’unica cosa a cui ci si deve dedicare in armonia con il posto. Con la sua pista ciclabile lunga quasi 50 chilometri che collega le Valli di Fiemme e Fassa le due ruote sono nel loro habitat naturale e lontane da macchine e traffico. 

Le attività e le escursioni in questo angolo paradisiaco delle Dolomiti sono molteplici. Dalle passeggiate nei comprensori del Cermis e Latemar, alle gite senza bici al parco avventura e alla piscina di Cavalese. Non mancheranno anche l’esperienze adrenaliniche come il giro in canoa e l’arrampicata o quelle formative come la creazione del formaggio al Caseificio sociale o la visita al museo Stava 1985. 

Settimane ad hoc

I pacchetti che i genitori potranno scegliere sono a misura di qualsiasi età e volontà. Si suddividono in due modalità. La settimana Adventure sarà dedicata, oltre che alla Mtb, alle attività strettamente a contatto con la natura e la montagna: rafting, canoa, gite in quota, arrampicata, ed altre attività in via di definizione.

La settimana Expert sarà invece dedicata ai nati tra il 2009 ed il 2013, che hanno uno spiccato controllo della MTB e che riescono a sostenere alcuni chilometri con tratti in salita, con il desiderio di migliorare le loro capacità tecniche e conoscenze teoriche.

Le iscrizioni per le varie settimane del Camp sono aperte ed è possibile farlo tramite il sito con due modalità, Holiday Camp a 620 euro, che comprende anche il soggiorno. Oppure Day Camp, che non prevede la pensione completa, ma consente invece di pranzare dal lunedì al venerdì, con un prezzo complessivo di 300 euro. Le settimane selezionabili sono cinque: 11 giugno – 17 giugno, 18 giugno – 24 giugno, 25 giugno – 1 luglio, 2 luglio – 8 luglio, 9 luglio – 15 luglio. A valorizzare tutti i soggiorni ci saranno ospiti e un team organizzativo pronto ad accogliere ogni piccolo biker.

ScottBikeSummerCamp

Marangoni, quanto valgono i giovani della Eolo-Kometa?

01.01.2023
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La Eolo-Kometa promuove quattro dei suoi giovani corridori dal team under 23 alla professional. Dei ragazzi che si sono distinti nella scorsa stagione e che si sono meritati la possibilità di mostrare le proprie qualità anche tra i professionisti. In questo viaggio ci accompagna Samuel Marangoni, uno dei preparatori della Eolo-Kometa, che li ha avuti sotto mano fino a pochi giorni fa. 

Piganzoli, al centro, è arrivato quinto al Tour de l’Avenir, il miglior risultato del 2022 (foto Zoè Soullard)
Piganzoli, a destra, è arrivato quinto al Tour de l’Avenir, il miglior risultato del 2022 (foto Zoè Soullard)

Il promettente Piganzoli

Davide Piganzoli è uno dei profili più interessanti non solo per la professional di Basso e Contador, ma anche per il ciclismo italiano. Scalatore dal fisico slanciato si è messo in mostra tra Spagna e Italia con degli ottimi risultati tra cui spicca il quinto posto finale al Tour de l’Avenir

«Con lui – racconta Marangoni – ho iniziato a lavorare solo ora, prima di me lo seguiva De Maria. Piganzoli promette davvero molto bene anche al di là dei valori numerici, ha già una mentalità precisa, degna di un professionista. Le caratteristiche fisiche sono quelle di un corridore che può far bene nelle corse a tappe. All’inizio farà corse di livello inferiore e poi, a seconda della preparazione, potrà affiancare i più grandi, come Fortunato, dai quali potrà imparare molto. Ha un grande recupero, cosa fondamentale per un corridore delle sue caratteristiche. Abbiamo iniziato a lavorare da poco ma al ritiro di dicembre aveva già una buona condizione, il che promette bene. Sono tutti dati da prendere con le pinze, ma la fiducia c’è».

Tercero in azione in salita sulle strade del Giro U23, fisico da scalatore puro per lo spagnolo (foto Instagram – Adn)
Tercero in azione in salita sulle strade del Giro U23, fisico da scalatore puro per lo spagnolo (foto Instagram – Adn)

Il silenzioso Tercero

Lo spagnolo Tercero è il gemello di Piganzoli, anche lui scalatore, nativo della regione della Mancha. I due potrebbero essere definiti benevolmente i Don Chisciotte e Sancho Panza, alternandosi il ruolo di scudiero a seconda delle esigenze. 

«Tercero – dice il preparatore – l’ho conosciuto meno in passato. Davide (Piganzoli, ndr) e lui sono come fratelli, hanno un’amicizia profonda. Lo spagnolo ha caratteristiche da scalatore puro. Nelle corse di un giorno fa fatica, diciamo che in volata è più indietro rispetto a Piganzoli. A livello caratteriale è più chiuso, deve ancora aprirsi. Anche lui partirà più tardi a correre, il cambio di categoria sarà delicato da affrontare, soprattutto per le caratteristiche fisiche. I due partiranno a correre da febbraio, probabilmente uno in Spagna e l’altro in Turchia».

Andrea Pietrobon ha un fisico imponente da passista, adatto anche alle fughe a lungo chilometraggio
Andrea Pietrobon ha un fisico imponente da passista, adatto anche alle fughe a lungo chilometraggio

Pietrobon passista

L’italiano è uno degli ultimi arrivati nel team spagnolo ed il più grande dei quattro ragazzi che passerà professionista. Il veneto è un classe 1999 e nel suo passato ci sono due anni con la Zalf e due con il CTF, oltre al 2022 con la Fundacion Contador U23 e poi da stagista con la Eolo. Un’esperienza niente male che lo lancia nel mondo dei professionisti. 

«Anche lui è stato seguito da De Maria – riprende Marangoni – ovviamente tra i membri dello staff c’è un confronto costante. Quando mi viene “passato” un corridore so esattamente di chi si tratta e del percorso fatto. Pietrobon è in ritardo sulla preparazione, a causa dell’infortunio alla spina dorsale di ottobre. L’obiettivo con lui è essere pronti per marzo, di fretta non ne abbiamo ed è giusto così. Quando nel 2022 ha corso con i professionisti ha fatto bene, ha un gran fisico da passista (191 centimetri per 72 chili, ndr). Può essere un bel profilo per le fughe, un corridore che in una professional come la nostra è molto utile. Per fare un esempio, con le dovute proporzioni, può essere un corridore alla Maestri, fughe lunghe e su terreni mossi».

Serrano ha una muscolatura esplosiva ed un’attitudine da attaccante (foto Instagram)
Serrano ha una muscolatura esplosiva ed un’attitudine da attaccante (foto Instagram)

L’altro spagnolo, Serrano

Javier Serrano è il secondo ragazzo spagnolo che entra nella Eolo-Kometa, ha fatto bene nelle corse in Spagna. In Italia ha corso nel 2021 nella Biesse Arvedi, prima ancora era nell’Equipo Amator della Caja Rural

«E’ un ragazzo che ho conosciuto qualche anno fa quando era al primo anno tra i dilettanti e poi ci siamo ritrovati alla Eolo. E’ un corridore molto esplosivo, con caratteristiche da corse di un giorno. E’ muscolarmente molto forte e tiene bene anche in salita e questa è una gran bella qualità. Se dovessi fare un paragone potrei accostarlo ad Albanese, ma le proporzioni da fare sono molte. Vincenzo è un corridore molto forte ed anche in volata sa imporsi bene, Serrano può dire la sua in gruppi più piccoli: da 20 corridori. Il suo debutto è più vicino, dovrebbe correre già a fine gennaio a Mallorca, quelle sono le sue gare: percorsi mossi con continui sali e scendi».

Lonardi riparte. E Marangoni lo fa puntare sulle volate

22.01.2022
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Giovanni Lonardi è in Spagna e probabilmente starà facendo una volata (in apertura foto Maurizio Borserini). Prima di passare professionista era un dilettante davvero “corposo”. L’atleta veronese sapeva vincere ed essere costante nelle sue prestazioni. Tre anni alla General Store- Essebi, una stagione alla Zalf-Euromobil-Fior, la maglia azzurra e infine il grande passaggio alla Nippo-Vini Fantini.

E anche al debutto tra i grandi si trovò a suo agio, tanto da conquistare alcune corse e da guadagnarsi un posto per il Giro d’Italia. Era il 2019 e Giovanni non aveva ancora 23 anni. Alla Eolo-Kometa è pronto a ripartire, dopo due stagioni un po’ meno brillanti di quanto ci si poteva attendere alla Bardiani Csf Faizanè. Però anche nei momenti più duri non ha mai smesso di vincere. Segno che la stoffa c’è, eccome.

Sta al suo preparatore, in questo caso Samuel Marangoni, fratello minore di Alan, tirare fuori questa stoffa, anzi per meglio dire esaltarla. Come farà? Ne avevamo parlato con Stefano Zanatta e ora lo chiediamo direttamente al coach del team di Ivan Basso.

Giovanni Lonardi (a sinistra) e coach, Samuel Marangoni, già preparatore di team pro’ dal 2014 (foto Maurizio Borserini)
Lonardi (a sinistra) e Samuel Marangoni (foto Maurizio Borserini)
Samuel, come si rilancia Lonardi?

Giovanni non si deve rilanciare solo con il preparatore, ma con la squadra intera. Gli stimoli giusti possono arrivare da ogni parte: dalla preparazione okay, ma anche dal punto di vista medico, dalla nutrizione, dai diesse.

E dal punto di vista del preparatore?

Io ho conosciuto Lonardi quest’anno. Ho parlato con lui per un’ora e mezza, anche due, chiedendogli tutto quanto fatto finora. E’ stato un modo per conoscersi e per capire, secondo la mia opinione, le cose che gli sono mancate e dove può fare meglio. Ma come ho detto non è un aspetto che riguarda solo il preparatore. Penso anche ai diesse e ai massaggiatori. Questi ultimi giocano un ruolo importante dal punto di vista psicologico. Sono dei confidenti.

In cosa può migliorare Giovanni?

In questo primo periodo abbiamo cercato di lavorare soprattutto sull’aspetto della forza. La forza in bici e quella in palestra. Ma devo dire che il lavoro si è concentrato soprattutto sui lavori in bici.

Cosa ha fatto?

Principalmente ha lavorato sugli sprint… facendo degli sprint. Spesso ridendo gli dicevo: «Fai tante volate finché non sei distrutto!». Abbiamo lavorato sull’esplosività, sulla forza in palestra, abbiamo fatto partenze da fermo. E non sono mancati i lavori intensi.

Lonardi al Giro 2019. Si fermerà dopo 12 tappe, ma cogliendo comunque due piazzamenti nei primi dieci
Lonardi al Giro 2019. Si fermerà dopo 12 tappe, cogliendo due piazzamenti nei dieci
Avete fatto anche delle SFR o essendo lui una ruota veloce avete tralasciato questa tipologia di forza?

Sì, ci sono anche quelle, anche se in tal senso abbiamo lavorato più in palestra, mentre in bici abbiamo sviluppato la forza massima. La forza resistente l’andiamo ad allenare in altri modi, anche stando in bici.

Sin qui hai notato delle lacune?

Per me è difficile da dire, non ho conosciuto il suo lavoro nelle squadre precedenti. Bisognerebbe chiedere ad altri preparatori che lo hanno avuto o direttamente a lui. Io lavoro con Giovanni dal 1° novembre e cerco di fare al massimo il mio lavoro per farlo migliorare.

In questo tempo invece qual è il punto di forza che hai notato?

Che ha una volata bella lunga. Lonardi è molto resistente. Magari può crescere ancora qualcosina sul picco, sulla volata a breve. Ma per il momento la cosa più importante è riuscire ad essere presente negli sprint… e farli bene.

Alla Nippo può aver fatto il passo un po’ più lungo della gamba prendendo parte al Giro d’Italia, quando forse non era pronto?

Sinceramente non ho parlato con lui di questo fatto. Far fare un Giro d’Italia ad un neopro’ è sempre una questione combattuta anche all’interno dei team stessi. C’è chi preferisce preservarli, chi invece buttarli direttamente nella mischia per fargli fare esperienza. Non tutti sono Pogacar e spesso dipende anche dal soggetto. Poi un conto è un neopro’ di 19 anni e un conto uno di 22-23 anni. Personalmente, in generale, io tenderei a preservare un po’, almeno nel primo anno.

Come proseguirà adesso il vostro lavoro?

Dipende anche dai programmi: in base ad essi valuteremo. Ma sono dell’idea che continueremo a spingere in questa direzione: volate e spunto. Poi dopo le prime gare vedremo se bisognerà aggiustare il tiro. Penso che la palestra sarà portata avanti per tutto l’anno.

E’ il 21 marzo 2019 quando Lonardi vince la sua prima corsa tra i pro’. E’ la 5ª tappa tappa del Tour of Taiwan (foto Instagram)
Il 21 marzo 2019 Lonardi vince la prima corsa tra i pro’ al Tour of Taiwan (foto Instagram)
Insomma, vuoi recuperare il punto forte di Lonardi, la sua volata. Il che è più che legittimo…

Più che lavorare sulle salite lunghe, sulle quali un corridore così fa sempre fatica, meglio pensare alle volate. Semmai può migliorare sulle salite brevi, quelle tra i 2 e i 6-8 minuti. E questo si fa con i lavori più intensi.

In effetti non è facile vincere oggi per un velocista, tanto più con i percorsi sempre più ondulati. Basta pensare che Van Aert batte Ewan…

Beh, noi abbiamo idea di fare gare un po’ più “piccole”, ma se poi va bene non è detto che non si possa pensare anche alle tappe della Tirreno o del Giro. Intanto è importante prendere un certo feeling con queste corse e magari anche con la vittoria.

Qual è il calendario di Lonardi?

Inizierà la prossima settimana a Mallorca: farà due delle cinque gare previste. In più valuteremo quale corsa a tappe farà a febbraio. Una la farà, sicuro.

In Spagna abbiamo visto che avete lavorato molto. Lo hai fatto a tutto tondo anche con i test. E come ti sono sembrati?

Nello specifico ho visto che tiene davvero bene negli sprint, ha dei buoni valori. Ma anche sulla soglia sta migliorando. Oggi è difficile porsi degli obiettivi, quello che vogliamo noi è che si migliori in generale. E magari arriverà anche qualcosa.