Gazprom cancellata da dirigenti dilettanti: lo sfogo di Renat

12.07.2022
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Renat Khamidulin chiama dalla Russia, dove sta giocando con suo figlio di tre anni. Tornerà in Italia dopo il 20 luglio e annuncia qualche novità, ma si capisce che la chiusura della sua Gazprom RusVelo abbia lasciato ferite che non si sono ancora cicatrizzate.

La squadra ha fatto ricorso al TAS di Losanna contro il ritiro del titolo sportivo che gli ha impedito di ripartire. Originariamente era stata chiesta una decisione d’urgenza, ma non ne sono stati ravvisati gli estremi e si è intrapresa la strada del giudizio ordinario. E mentre i suoi corridori più o meno faticosamente si vanno sistemando, Renat è fermo e si guarda intorno.

Renat è tornato in Russia, a giugno ha partecipato alla White Nights Marathon di San Pietroburgo (foto Instagram)
Renat è tornato in Russia, a giugno ha partecipato alla White Nights Marathon di San Pietroburgo (foto Instagram)

«Prima di ragionare di qualsiasi cosa – dice in un sottofondo di bimbi al parco – voglio aspettare il verdetto del Tas. La procedura va avanti. Non so se sarà veloce, di certo non prenderà il tempo di un tribunale ordinario, ma qualche mesetto ci vorrà. E poi pensiamo di ripartire, certo. Ma non prima di aver capito se quello che ha fatto l’Uci sia stato illegittimo o se il mondo sia davvero cambiato. Adesso che riesco a guardarlo dal di fuori, mi chiedo se davvero questo sia professionismo…».

Che cosa intendi?

Non è un mondo professionistico se una società che investe soldi non guadagna, non è protetta e non ha la sicurezza che i soldi investiti non li perderà per fattori esterni come è successo a noi. Sto leggendo quello che succede in America e siamo totalmente fuori strada. Basta guardare come lavorano le altre leghe. Prendiamo il Tour…

Che cosa succede al Tour?

Erano tutti preoccupati per i tamponi. E se trovano positivo Pogacar con tutti gli interessi che smuove e magari è totalmente asintomatico, lo mandano a casa? Non voglio sminuire l’entità del Covid, ma trovo incredibile che non si siano studiate soluzioni per i vari casi. Nel professionismo, si sarebbe dovuto fare. Come trovo irrispettoso quello che succede in tutto questo scambio di sponsor.

Finché è stata in gruppo, la Gazprom si è segnalata per la sua compattezza
Finché è stata in gruppo, la Gazprom si è segnalata per la sua compattezza
Parli della Soudal con Quick Step?

Esatto e la Lotto si ritrova senza sponsor. Come fai a programmare? Oppure il nostro caso. C’è il discorso della guerra, possiamo farci poco. Credono che fermandoci hanno fatto male al presidente della Russia? Non credo che Putin sappia nulla del ciclismo, a lui non hanno fatto male. Ma vi assicuro che hanno fatto male a Canola.

Dei corridori non si è preoccupato nessuno…

Le stesse richieste del CPA non sono state nemmeno prese in considerazione. Devo pensare che tengono il sindacato per far vedere che c’è, ma è impotente? Andate a guardare l’hockey americano. Le grandi squadre investono 80 milioni, le piccole 40. Ma se toccano i diritti delle più piccole, si ferma tutto finché non si trova una soluzione. Non gioca più nessuno. Questo è professionismo, non è un divertimento. All’UCI invece sono dilettanti e difendono le loro creazioni. Quanto interesse c’è stato sui campionati europei giovanili? Nessuno, ma loro sono lì a farsi belli. Mi ricorda il discorso di Tinkov…

Sull’inutilità di investire?

Oleg diceva che non serve investire, se non torna indietro niente. Uno che investe deve sapere cosa ci guadagna, altrimenti è inutile lamentarsi del fatto che non ci sono sponsor. Eppure l’UCI pretende di mettere sulle nostre maglie i suoi loghi, grandi quanto dicono loro e senza pagare niente. E da qui si capisce che non è professionismo.

Gazprom cancellata, ma Makarov, parte dell’UCI Management Committee e decisivo nelle ultime elezioni, è ancora al suo posto
Gazprom cancellata, Makarov, parte dell’UCI Management Committee e decisivo nelle ultime elezioni, è ancora al suo posto
E nonostante questo, pensi di ripartire?

I corridori hanno capito che la nostra era una società sicura, ma di certo abbiamo perso immagine e dobbiamo pensare bene a come ripartire. Serve un cambio di sistema, perché mi troverei davanti alla stessa gente che mi ha cancellato senza accettare di parlarmi.

I corridori hanno capito e di te parlano un gran bene…

E questo mi fa piacere, perché hanno ricevuto pressioni affinché parlassero male della squadra. Si deve cambiare. Il ciclismo ha un potenziale enorme, ma è lo sport più povero. L’idea della super lega diventerebbe attuale a patto di far saltare questo sistema. E succederà quando arriverà una persona più forte di quelli di Aigle. Perciò per ora mi godo la famiglia e quando torneremo sarà per fare bene. Non potrò riprendere tutto il mio gruppo, ma io non ho lasciato nessuno per la strada…

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Gazprom fuori da Laigueglia, per Fedeli compleanno amaro

Gazprom fuori da Laigueglia, per Fedeli compleanno amaro

02.03.2022
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Alessandro Fedeli aveva in mente tutto un altro compleanno. La giornata prevedeva che giocasse le sue chance nel Trofeo Laigueglia e se ne servisse come rampa di lancio verso la Tirreno-Adriatico e la Milano-Sanremo, i due principali obiettivi della sua stagione. La Gazprom-RusVelo non è stata invitata al Giro d’Italia, pertanto le corse di primavera di RCS avrebbero costituito uno dei punti chiave del 2022. Il modo per scrollarsi di dosso il fallimento della Delko e rilanciare la sua carriera.

La Gazprom-RusVelo è stata privata dello status di team UCI ed estromessa da ogni gara ufficiale
La Gazprom-RusVelo è stata privata dello status di team UCI ed estromessa da ogni gara ufficiale

Squadra fermata

La guerra russa in Ucraina lo ha costretto a rivedere i suoi piani: squadra sospesa, impossibile sapere fino a quando. Non appena il mondo ha iniziato a chiudere le porte alle banche, alle aziende, agli interessi russi nel mondo, si è iniziato a capire che anche la squadra di Renat Khamidulin potesse avere qualche problema.

«L’altro giorno – racconta il veronese – ho fatto 7 ore e 20′ di allenamento preparando la Sanremo. Inizio a pensare che non diventerò mai quel che speravo. I miei sogni sono infranti. Ho compiuto 26 anni, che nel ciclismo di oggi non sono pochi. Magari i più giovani hanno davanti del tempo per ripartire, io a questo punto non lo so. Se anche ci faranno ripartire, le corse più importanti della nostra stagione sono andate».

Mentre Fedeli era a casa, a Laigueglia la Drone Hopper ha mostrato vicinanza a Ponomar indossando la maglia di campione ucraino
A Laigueglia la Drone Hopper ha mostrato vicinanza a Ponomar indossando la maglia di campione ucraino

Via le scritte

Nella mattinata di ieri, dopo la notizia per cui Look avrebbe ritirato la sponsorizzazione al team, i meccanici si sono affrettati a togliere tutte le scritte dalle ammiraglie e dalle biciclette. Gli atleti della Gazprom-RusVelo erano in viaggio verso Laigueglia, altri erano a casa. Malucelli ad esempio era al lavoro per la Milano-Torino e ha avuto il primo sentore di guai al rientro dall’allenamento. La squadra nel frattempo ha provveduto a comprare abbigliamento bianco e senza scritte, portato a Laigueglia da un massaggiatore, per garantire che almeno i corridori non russi potessero correre. Lo sponsor aveva dato via libera, non così l’Unione ciclistica internazionale.

«Non hanno usato il minimo tatto – prosegue Fedeli – vorrei sapere a questo punto perché i corridori russi delle squadre tedesche o britanniche possono continuare a correre. E’ un provvedimento che alimenta l’odio, in un ambiente che è abituato al mescolarsi delle nazionalità. Nella nostra squadra ci sono italiani, russi, ragazzi della Repubblica Ceca come Vacek che ha vinto in UAE e anche del Costa Rica. La sede è in Italia, le ammiraglie hanno targhe italiane e i soldi arrivano dalla Germania. Della mia squadra non posso dire che bene. Fino a ieri sera ce l’hanno messa tutta per farci correre, avrebbero accettato di stare per tutto l’anno senza scritte su maglie, auto e bici. E mentre noi eravamo lì a cercare di capire, alle 16,30 l’Uci si è riunita e alle 19 ci hanno detto di andare via».

Vacek ha 19 anni, viene dalla Repubblica Ceka e ha vinto l’ultima tappa dell’UAE Tour
Vacek ha 19 anni, viene dalla Repubblica Ceka e ha vinto l’ultima tappa dell’UAE Tour

Fuori da tutto

Con un comunicato emesso nella serata di ieri, infatti, la squadra è stata privata dello status di team Uci, venendo di fatto interdetta da tutte le manifestazioni ufficiali. Il testo non ammette grosse repliche. Viene previsto il divieto di mostrare scritte e grafiche di sponsor riconducibili a Russia e Bielorussia, per cui il look improvvisato del team sarebbe stato in linea con il provvedimento. Tuttavia l’esclusione della squadra dal ranking Uci taglia le gambe a ogni trattativa.

Diverso il discorso per gli atleti russi tesserati in squadre straniere, come Vlasov alla Bora e Sivakov alla Ineos. A quel punto il compleanno ha smesso di essere una priorità, Fedeli si è rimesso in macchina e alle quattro del mattino ha fatto ritorno a casa.

Fedeli si era messo in luce nell’arrivo in salita del Tour of Antalya, con il secondo posto
Fedeli si era messo in luce nell’arrivo in salita del Tour of Antalya, con il secondo posto

Delusione da capire

Al di là delle cause che l’hanno scatenato, quello che sta succedendo in Ucraina è esecrabile e non ci sono a nostro avviso attenuanti che alleggeriscano la gravità delle azioni. Nei giorni scorsi, Van Aert e Jakobsen, come pure oggi Sivakov hanno detto parole importanti di solidarietà. Ma un conto è parlare quando si è lontani dal fronte, altro è esserci dentro.

«Io sto dalla parte della squadra – dice Fedeli – e sulla guerra non posso dire nulla. Eravamo pronti per correre, ma ora la voglia di allenarmi è passata. Vediamo cosa accade. Sono tornato dal Tour of Antalya con il Covid. Appena è passato, la squadra ha speso dei bei soldi per mandare quattro di noi sul Teide. Tutto buttato! Se la prospettiva è di non correre per un lungo periodo, tanto vale staccare e recuperare. Sto bene, stavo bene. Ma certo per il mio compleanno immaginavo ben altro finale».

Zakarin, il sogno rosa poi la vendetta olimpica

31.01.2021
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Ilnur Zakarin è tornato a casa. Lo scioglimento della CCC ha fatto sì che il trentunenne originario del Tatarstan, nel bel mezzo della Russia, tornasse a vestire la casacca della Gazprom RusVelo, già indossata per due annate nel 2013 e nel 2014, quando ancora non era conosciuto dal grande pubblico. Ora ritorna all’ovile (nella foto di apertura @gettysport è ritratto nel ritiro del team) e ritrova la sapiente guida di Dimitri Konychev con il quale ha ottenuto i successi più belli in carriera alla Katusha. Uno su tutti, l’arrivo in solitaria sul Colle del Nivolet al Giro d’Italia 2019. Ecco, Ilnur e la Gazprom vanno già d’accordo e covano un sogno rosa in comune.

Zakarin
In ritiro, Zakarin è diventato con Kreuziger l’uomo di riferimento della Rusvelo (foto @gettysport)
Zakarin
E’ già diventato l’uomo di riferimento del team (foto @gettysport)
Ilnur, non hai la sensazione di essere tornato a casa?

Sì, sette anni fa già correvo per la Gazprom Rusvelo e sono molto contento di tornare a vestire questa maglia. Conoscevo già tante persone che lavorano per la squadra e in queste settimane ho conosciuto chi ancora non avevo incontrato in precedenza. L’umore è ottimo e mi piace l’idea di essere tornato a correre in una squadra russa. 

Tu e la Gazprom avete lo stesso pallino: il Giro d’Italia. Confermi?

Stiamo aspettando una risposta degli organizzatori e la speranza è di essere invitati alla corsa rosa di maggio. In generale, il Giro è il mio “grand tour” preferito, ho tanta voglia di tornare a pedalare sulle vostre strade ed è senza dubbio uno degli obiettivi principali di questa stagione

Quanto cambia passare da un team del WorldTour a una squadra continental?

Qui ho la stessa responsabilità. Ho optato per questo progetto perché credo fortemente nella crescita della squadra e cercherò di aiutarla, contribuendo con la mia esperienza e i miei risultati.

In picchiata giù dal Mortirolo verso Ponte di Legno nel 2019: la discesa è il problema di Zakarin
Picchiata giù dal Mortirolo: la discesa è problema
Che effetto fa ritrovare Konychev in ammiraglia?

Dimitri è stato un personaggio fondamentale per la mia carriera e sono sicuro che lo sarà ancora. I suoi consigli saranno preziosi per crescere ulteriormente.

Quali sono i piani di Zakarin per la stagione?

L’obiettivo che mi sono prefissato, già prima di firmare con la Gazprom, era di puntare sul Giro d’Italia e poi di correre l’Olimpiade con la Russia.

Che effetto ti fa non vedere la bandiera russa a Tokyo?

Ho pensato molto a questo aspetto, anche perché nel ciclismo corriamo pochissime volte per la nostra nazionale: ai campionati europei, ai mondiali e ai Giochi Olimpici. Presentarsi a Tokyo senza essere rappresentati dai propri simboli è qualcosa che non riesco ancora a immaginarmi, pur avendoci riflettuto a lungo. Nel complesso però, credo che l’aspetto più importante sia esserci e dare il massimo. Sono pronto a farlo.

A Rio 2016 ti fu negato questo privilegio. In un primo tempo il Cio ti escluse dai Giochi, poi tornò sui suoi passi. A quel punto però, tu non potevi già più raggiungere il Brasile in tempo per la corsa: come la prendesti?

E’ stata un’offesa che non riuscivo a cancellare in nessun modo e per diversi giorni l’ho vissuta parecchio male. Dopo un mese però, ho sbollito la rabbia e non ci ho più pensato.

Zakarin all’ultimo Tour, chiuso con il ritiro, andando verso Loudenvielle
Zakarin all’ultimo Tour, verso Loudenvielle
Molti appassionati si preoccupano quando ti vedono affrontare una discesa pericolosa…

Io stesso sono consapevole di avere grossi problemi in discesa. Credo che sia cominciato tutto dopo la caduta al Giro del 2016 (si ruppe la clavicola nella celeberrima discesa del Colle dell’Agnello mentre era quarto in classifica generale e lottava per il podio, ndr). Sto lavorando a fondo per superare questo problema, vediamo come andrà.

Sulle salite italiane, invece, ti esalti: quali sono le tue preferite?

Direi che la mia preferita è lo Stelvio. Poi mi alleno spesso a Livigno e mi piacciono tutte le montagne che ti capita di scalare nei dintorni. Tutte, ad eccezione di una: il Mortirolo. Troppo duro…

La Gazprom Rusvelo 2021 è un bel mix tra guerrieri esperti e tanti giovani (foto @gettysport)
Gazprom, un bel mix tra esperti e giovani (foto @gettysport)
Com’è nato l’amore per la bicicletta?

Ho preso la bici che avevamo in famiglia e ho iniziato a pedalare. Ce la siamo passata tra fratelli. Tralascio la descrizione delle condizioni in cui è arrivata a me, ma non ci ho fatto troppo caso e ho cominciato ad usarla. Poi, a scuola, è arrivato un allenatore e ha chiesto chi voleva fare ciclismo: tutti hanno risposto di sì, perché ti davano una bicicletta e ai tempi non era una cosa da tutti. Alla fine, di tutti quei ragazzi, sono rimasto soltanto io a farlo come professione.

Ultimamente ti sei lanciato sui social: ti diverti?

Sì, ho iniziato ad aggiornare il mio profilo più frequentemente da un paio di mesi. Vedendo le domande che mi arrivano e quanto mi scrivono, devo dire che comincia a piacermi, anche perché non mi porta via troppo tempo libero.