Addesi e l’idea di una speciale domenica paralimpica

28.08.2025
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Quella di domenica è stata una “prima” storica, che potrebbe rivoluzionare anche una certa cultura ciclistica imperante nel nostro Paese. Al GP Colli Rovescalesi, classica internazionale per Elite e U23 in terra pavese, si è presentata al via anche la nazionale paralimpica, al suo ultimo test prima dei mondiali di Ronse (BEL) che prendono il via proprio oggi. Mai in passato c’era stata questa commistione e la cosa, al di là dei risultati, ha fatto certamente notizia.

Quella di domenica a Rovescala è stata una prima assoluta per il ciclismo paralimpico. Prima di una serie?
Quella di domenica a Rovescala è stata una prima assoluta per il ciclismo paralimpico. Prima di una serie?

Alla vigilia delle gare titolate, il cittì Pierpaolo Addesi rivive quella che è stata un’esperienza forte, che personalmente ha voluto profondamente: «L’idea è nata dal fatto che le categorie C4 e C5 all’estero fanno abitualmente queste gare, per noi invece è una novità a cui non siamo abituati, anche perché fuori dai nostri confini molti corridori paralimpici sono all’interno di squadre Continental. Quando poi andiamo a gareggiare con loro abbiamo sempre difficoltà perché i ritmi sono diversi, l’approccio alla gara è diverso. Troviamo una concorrenza molto più allenata. I chilometraggi sono aumentati, le altimetrie anche. Questo tipo di gare sicuramente mi permettono di preparare meglio i ragazzi. Ci avevo già pensato lo scorso anno, ma devi anche avere il materiale umano giusto».

Nella squadra presentata a Rovescala e quindi ai mondiali, avevi invece gente abituata a questi confronti…

Sì perché il mio impegno è quello di trovare nuove leve, di fare proprio una propaganda, di cercare di reclutare il più possibile. E sto avendo un buon riscontro. Ci sono anche altri ragazzi che adesso non sono qui al mondiale, che però comunque ho già coinvolto in qualche ritiro federale e che dal prossimo anno sicuramente entreranno a far parte della rosa. Ragazzi di livello, Devo dire grazie al Consiglio Federale che ha appoggiato questa mia proposta e agli organizzatori che sono stati molto disponibili, con un’accoglienza bellissima.

Il gruppo azzurro impegnato da oggi fino a domenica alla rassegna iridata di Ronse
Il gruppo azzurro impegnato da oggi fino a domenica alla rassegna iridata di Ronse
Con che obiettivi vi siete presentati al via?

L’obiettivo era allenarsi e il fatto che 3 su 5 abbiano finito la gara è un ottimo segnale, anche perché gli altri due li abbiamo fermati noi non ritenendo necessario arrivare al termine, ma anzi sarebbe stato dannoso vista la differenza di chilometraggio. Quel che si è visto è che avevano tutti quei ritmi rimanendo comunque nel gruppo, quindi hanno onorato al meglio l’impegno.

Quanto cambia per i ragazzi gareggiare solo in prove paralimpiche e invece gareggiare in una gara del genere?

C’è un abisso. Ho sempre detto che per creare un gruppo di ciclisti dobbiamo metterli anche nelle condizioni di potersi preparare al meglio. Non nascondiamoci che comunque parliamo sempre comunque di atleti lavoratori. Stacchiotti ad esempio è in cantiere tutto il giorno. In una gara paralimpica c’è un numero molto più ristretto di corridori, quindi è meno stimolante.

Giacomo Salvalaggio, già Elite dell’Uc Pregnana in gara questa volta con la nazionale paralimpica
Giacomo Salvalaggio, già Elite dell’Uc Pregnana in gara questa volta con la nazionale paralimpica
Un esperimento che avrà un seguito?

Io dico che è solo la prima, queste gare a me serviranno per far diventare il settore ancora più competitivo. Spero vivamente che questo sia stato l’inizio di una lunga serie di questi appuntamenti, perché per noi è fondamentale in una programmazione di allenamento di un macrociclo, per prendere il ritmo e per avere un approccio completamente diverso alla gara. Io dico si è aperto un nuovo capitolo del paraciclismo.

Per gente come Totò e come Stacchiotti la gara di domenica era quasi ordinaria amministrazione. Per gli altri?

Anche Di Felice e Salvalaggio hanno abitudine a questi contesti, anzi soprattutto quest’ultimo fa attività normale. Un po’ diverso il discorso per Tarlao, che certamente non è un ciclista professionista, lavora come bancario, ma ha dimostrato di avere un gran motore, perché ha concluso i 5 giri tranquillamente. Andando avanti così, il livello lo alzeremo tanto anche noi. Io guardo in prospettiva, si sono avvicinati molti ragazzi, anche nomi importanti che non voglio svelare. E devo dire grazie anche voi media che vi occupate di noi: c’è un ragazzo che proprio leggendo di noi sulle vostre pagine mi ha contattato per provare…

Il GP Colli Rovescalesi ha premiato alla fine Marco Palomba della Padovani (foto Rodella)
Il GP Colli Rovescalesi ha premiato alla fine Marco Palomba della Padovani (foto Rodella)

Per Stacchiotti un ritorno al passato

Tra i protagonisti di questo evento storico anche Riccardo Stacchiotti, che ha rivissuto esperienze ormai perse nella memoria: «L‘ultima gara disputata tra i dilettanti l’ho fatta nel 2013, anche per questo l’idea mi stuzzicava. Tornare ad attaccare il numero in una categoria molto competitiva, non mi dispiaceva affatto, anche se temevo di non reggere i ritmi, visto che il livello si è alzato ulteriormente. Quindi diciamo che c’era curiosità e anche un po’ di apprensione».

Cinque di voi con la maglia azzurra: come vi vedevano gli altri?

E’ stato bello veramente presentarsi con le maglie azzurre, fa sempre un certo effetto e ho visto che nelle squadre che ci hanno visto arrivare, destavamo tanta curiosità. Soprattutto quando si sono accorti che eravamo pienamente competitivi, penso che sia stata una bella scoperta per tutti. Anche il pubblico ci ha sostenuto, io non ho visto alcun preconcetto, c’era un appoggio pieno e quel calore che la maglia azzurra sempre suscita.

Stacchiotti è in piena crescita, dopo il bronzo conseguito in Coppa del mondo a Maniago
Stacchiotti è in piena crescita, dopo il bronzo conseguito in Coppa del mondo a Maniago
Tu sei uno di quelli più esperti da questo punto di vista, i vostri avversari come vi hanno accolto in gara?

Ho visto un’enorme rispetto verso di noi, un mio compagno nazionale che conosceva un po’ più l’ambiente mi raccontava che gli andavano a chiedere se pure noi potevamo fare classifica, quasi impauriti perché ad esempio io e Totò avevamo un passato da professionisti. Devo dire che questo rispetto nei miei confronti e nei confronti dei miei compagni mi ha fatto davvero piacere.

In base alla tua esperienza, il fatto di gareggiare tra i normodotati può essere davvero un aiuto?

Sicuramente e spero che sia l’inizio di una lunga serie di esperienze perché si alza il nostro livello atletico e di corsa in generale. Dobbiamo proseguire su questa strada…

La seconda vita di Stacchiotti, sognando l’Olimpiade

16.05.2025
5 min
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Una seconda opportunità, per certi versi anche più grande della prima. Riccardo Stacchiotti aveva chiuso la sua lunga carriera professionistica nel 2021, con un buon numero di vittorie, pronto a vivere la sua vita lontano dal ciclismo. Ma il destino voleva altrimenti. Tutto è nato da uno sfortunato giorno del 2023, un incidente in moto, una lussazione al ginocchio particolarmente sfortunata.

Stacchiotti nella volata di Ostenda davanti all’ucraino Yegor Dementiev, iridato che corre fra i pro’
Stacchiotti nella volata di Ostenda davanti all’ucraino Yegor Dementiev, iridato che corre fra i pro’

Riccardo e la caviglia bloccata

«L’osso, uscendo dalla sua sede, ha lesionato alcuni nervi – ricorda il marchigiano – col risultato che non posso più muovere la caviglia. Nella vita di tutti i giorni è un danno serio ma relativo, ma in bici non posso più dare spinta con la gamba, questo ha cambiato un po’ le cose. Le misure della bici non sono mutate ma nella spinta disperdo molta energia. Non è la stessa cosa di prima».

Sapendo del problema, il cittì della nazionale paralimpica Pierpaolo Addesi ha così preso contatto con l’ex professionista: «Mi ha spiegato la sua idea, mi ha illustrato l’ambiente della nazionale e il mondo paralimpico, ma soprattutto mi ha fatto capire che quell’incidente e la successiva menomazione mi davano l’opportunità di tornare a gareggiare in una particolare categoria. Ci ho pensato un po’ e poi ho accettato».

L’ultima corsa di Stacchiotti da pro’ è stato il Giro del Veneto nell’ottobre 2021. 10 vittorie in carriera
Stacchiotti da pro’ è stato il Giro del Veneto nell’ottobre 2021. 10 vittorie in carriera

Una scoperta sorprendente

Che impressione ha avuto nel suo primo approccio con le gare, con l’ambiente? «Fino ad allora ne avevo sentito parlare ma le mie uniche testimonianze erano state attraverso la televisione. Ho amici che hanno disabilità, alcuni lavorano anche come guide cicloturistiche e ammetto che la loro perseveranza, la loro forza interiore mi hanno sempre affascinato. Quando però sono entrato dentro quest’ambiente mi sono accorto di un livello generale, organizzativo davvero altissimo. Ho trovato un’attenzione profonda per ogni dettaglio. Poi è arrivata la trasferta in Belgio, per la Coppa del Mondo e in alcuni momenti mi sembrava davvero di essere tornato professionista».

Com’è stato il primo approccio con la prova internazionale? «Mi avevano detto prima di partire che mi sarei trovato di fronte atleti davvero forti, ma non credevo che il livello fosse così elevato. So che ci sono alcuni atleti che fanno anche attività continental, che avrei potuto tranquillamente affrontare quando correvo. Io sono nella categoria MC5, dove ci sono disabilità abbastanza lievi, infatti si sviluppano gare che hanno ben poco da invidiare a quelle che affrontavo prima. In generale devo dire che è un mondo incredibile, dove ti confronti con una forza d’animo enorme, con persone che vanno al di là di problemi fisici enormi con una carica contagiosa».

Una delle vittorie del recanatese nelle prove amatoriali, vissute come preparazione per l’attività paralimpica
Una delle vittorie del recanatese nelle prove amatoriali, vissute come preparazione per l’attività paralimpica

Un 5° posto per cominciare

Come hai affrontato la tua prima avventura internazionale? «Diciamo che ci sono andato un po’ con i piedi di piombo, non sapevo quale poteva essere la mia condizione, a che livello ero in confronto agli altri. Alla fine posso dire che è stata una bella esperienza, molto incoraggiante. Il 5° posto finale lo reputo un inizio, una buona base, perché ho visto che ho già una buona condizione fisica e che non posso che migliorare».

Un’attività interpretata in maniera diversa rispetto a prima? «Certo, non potrebbe essere altrimenti. Allora ero un corridore al 100 per cento, pensavo solamente a quello. Oggi sono un uomo che lavora 8-9 ore al giorno e posso dire che se riesco ad allenarmi 8 ore a settimana è già tanto. Per questo mi sono tesserato per una squadra amatoriale, il Team Crainox e sfrutto le Granfondo e le prove amatoriali per allenarmi, affrontandole senza grandi velleità agonistiche. Ma quell’impegno domenicale mi consente di tenermi in forma. Diciamo che le sfrutto per mettere nelle gambe chilometri e ritmo».

Stacchiotti gareggia anche nelle Granfondo, sfruttando le domeniche per fare ritmo
Stacchiotti gareggia anche nelle Granfondo, sfruttando le domeniche per fare ritmo

La molla del sogno olimpico

Questa è la stagione del primo approccio, il progetto di Addesi però ha mire lontane, al 2028…: «Effettivamente è stata un po’ la molla che mi ha spinto ad accettare. Non avrei mai pensato che, dopo aver chiuso la mia carriera, potessi ancora ambire a un traguardo così alto. Ma io sono abituato ad andare per gradi, quel pensiero l’ho messo lì, nel cassetto, da studiarci sopra per preparami al meglio. Ho tempo, ora devo procedere con calma imparando tante cose e migliorando progressivamente, gara per gara».

E a questo proposito è alle porte già la seconda tappa di Coppa del Mondo a Maniago. Stacchiotti, in gara oggi nella cronometro, guarda però con ambizioni a domenica, alla sfida in linea: «Contro il tempo non sono mai stato un asso, mi servirà però per prendere confidenza con l’evento e studiare gli avversari. Sarà un antipasto alla prova di domenica dove non nascondo che vorrei fare meglio di Ostenda, ora che so meglio come muovermi in gara».

Il marchigiano in gara anche nelle cronometro, ma solo per migliorare la condizione
Il marchigiano in gara anche nelle cronometro, ma solo per migliorare la condizione

Un ambiente altamente professionale

Che cosa ti ha stupito maggiormente della tua prima esperienza internazionale? «Il fatto che, alla fin fine, non c’è così grande differenza con molte delle gare professionistiche alle quali ho partecipato, soprattutto nel livello organizzativo, nella cura per ogni singolo aspetto, nell’attenzione che tutto lo staff della federazione mette in ogni cosa. E’ un grande gruppo, che voglio ripagare con i risultati, ma visto quanto gli altri vanno forte non sarà per nulla facile…».

La ripartenza dei paralimpici. Addesi fra medaglie e discussioni

12.05.2025
6 min
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Anche l’attività paralimpica è ripartita e anzi ha già vissuto un importante evento internazionale come la prova di Coppa del Mondo di Ostenda (BEL) dove la rinnovata nazionale ha fatto davvero faville, con 13 medaglie in totale (5 ori, 2 argenti e 6 bronzi).

Era il primo test per Pierpaolo Addesi, rinnovato alla guida del settore dopo la chiusura del quadriennio olimpico. Anzi, con una prospettiva diversa, essendo state unificate sotto la sua guida strada e pista. E il tecnico azzurro si è subito messo all’opera per trovare forze fresche, considerando l’età avanzata di alcuni esponenti storici. Una ricerca non scevra anche di qualche mugugno, considerando che c’è chi dice che stia andando a cercare nuovi azzurri nel mondo professionistico o giù di lì andando a spulciare eventuali appigli sanitari per inserirli fra le categorie paralimpiche.

Pierpaolo Addesi, impegnato in un difficile lavoro di scouting sostenuto da FCI e CIP
Pierpaolo Addesi, impegnato in un difficile lavoro di scouting sostenuto da FCI e CIP

Addesi non si tira indietro rispetto a un argomento che può risultare spinoso, ma per affrontarlo bisogna farlo con la giusta attenzione: «Siamo in un momento di passaggio, come ogni quadriennio. Già ai mondiali di Zurigo si era capito che avevamo bisogno di forze fresche perché alcune delle nostre colonne volevano chiudere o non erano più al livello d’eccellenza. Ho iniziato a girare, a prendere contatto con le società ma mi sono trovato di fronte un muro che spero di abbattere con la loro collaborazione».

Perché?

Basta guardare all’estero, dove ci sono tanti ciclisti elite che fanno la loro regolare attività su strada ma che hanno malformazioni, o dalla nascita o frutto di qualche incidente, che consente loro di fare anche attività parallela nel paraciclismo. Cosa significa ciò? Che alla società non si toglie nulla, anzi si aggiunge qualcosa a livello di vetrina, di messaggio culturale. Invece si pensa che se a un ciclista si propone di fare attività nel nostro settore, lo si vuole portar via.

Piazza d’onore per Chiara Colombo ed Elena Bissolati, tandem che finora ha privilegiato la pista
Piazza d’onore per Chiara Colombo ed Elena Bissolati, tandem che finora ha privilegiato la pista
Dall’altra parte però c’è chi dice che si cercano scorciatoie…

Non è assolutamente così. Io applico solamente quelle che sono le regole in vigore. Se un ciclista, per fare un esempio, ha un polpaccio inferiore all’altro, per qualsiasi ragione, potrebbe rientrare in una specifica categoria e può competere in quella. Perché non farlo allora? Molti non lo sanno neanche. Guardate ad esempio Dementiev, l’ucraino campione paralimpico che da tanti anni fa la sua attività nelle continental. O la stessa Cofidis, che nel suo roster ha due atleti con regolare contratto professionistico che fanno attività paralimpica.

E’ anche un problema culturale?

Forse, ma io ci vedo più ignoranza, nel senso letterale del termine. Dimenticando che facendo attività nazionale paralimpica si acquisiscono i requisiti per avere un contratto con un corpo militare e quello puoi tenerlo per tutta la vita. Si va anche al di là del puro discorso sportivo – avverte Addesi – Deve essere chiaro il fatto che da parte mia e della federazione non c’è alcuna forzatura, applichiamo solo la classificazione internazionale. Per rientrare in una categoria paralimpica bisogna superare rigidi esami medici da parte della commissione internazionale, che fra l’altro è diventata anche molto più severa e a tal proposito posso raccontare un aneddoto…

Protagonista assoluta in Belgio Roberta Amadeo, vincitrice sia in linea che a cronometro
Protagonista assoluta in Belgio Roberta Amadeo, vincitrice sia in linea che a cronometro
Prego…

A Parigi c’è stato un atleta che cogliendo il secondo posto ha impedito a Giorgio Farroni di vincere la medaglia olimpica. Questo atleta aveva una malformazione che fino all’anno prima lo faceva appartenere a un’altra categoria, poi era stata cambiata la regola. Ora è stata nuovamente cambiata e quell’atleta è tornato alla categoria precedente. Il danno è stato tutto per Farroni, che si ritrova senza una medaglia ampiamente meritata.

La tua ricerca ha portato risultati?

Qualche atleta nuovo c’è come Giacomo Salvalaggio dell’Uc Pregnana oppure Riccardo Stacchiotti, che aveva chiuso la sua carriera nel 2021. A causa di un incidente in moto nel 2023, Riccardo ha qualche problema nella mobilità di una caviglia. Sapendolo, l’ho consultato e gli ho proposto l’idea che ha accolto con entusiasmo. A Ostenda ha chiuso 5° perché deve riprendere confidenza e perché si è reso conto che le competizioni paralimpiche sono molto diverse, ma la volata del gruppo l’ha vinta con facilità.

Per Giacomo Salvalaggio, under 23 dell’Uc Pregnana, subito un bronzo nella categoria MC5
Per Giacomo Salvalaggio, under 23 dell’Uc Pregnana, subito un bronzo nella categoria MC5
Le gare di Ostenda che cosa ti hanno detto?

E’ un risultato complessivo molto buono considerando anche che in questo periodo tradizionalmente non siamo al massimo e paghiamo dazio rispetto ad altre nazioni. In primis la Francia che ha un movimento pauroso. Ne parlavo con il mio omologo transalpino, Laurent Thirionet, mi diceva che dopo Rio 2016 hanno fatto una profonda ristrutturazione del settore, con 50 atleti scaturiti da una grande ricerca. Noi ci stiamo ispirando e stiamo prendendo esempio da quel sistema. Tornando alle gare belghe, ho raccolto molte positive indicazioni

L’handbike resta il nostro pezzo forte?

Sicuramente, lì abbiamo un gruppo consolidato e sono molto fiducioso su quel che potremo fare da qui in avanti. Ma stiamo crescendo anche nelle altre categorie. Il tandem ad esempio mi dà molte speranze, con la coppia Toto-Bernard che possono solo crescere dopo aver vinto la gara in linea. Paolo rispetto a Davide Plebani è più stradista e quindi si deve ancora amalgamare con Bernard, ma sono convinto che soprattutto a cronometro hanno margini enormi, come anche Bissolati-Colombo, una coppia più per la pista ma che credo anche su strada potrà far bene.

Lo sprint vincente di Paolo Toto e Lorenzo Bernard, vittoriosi alla loro prima uscita internazionale
Lo sprint vincente di Paolo Toto e Lorenzo Bernard, vittoriosi alla loro prima uscita internazionale
Poi c’è la Cretti…

Credo che a Ostenda si sia visto il suo vero valore – afferma Addesi – Finalmente posso lavorare con lei a pieno livello, fra strada e pista. E’ un’atleta nuova, la volata che le ho visto fare mi ha riempito il cuore. Ha chiuso la parentesi dello scorso anno lavorando duro, anche fisicamente è molto più asciutta e tirata. In questo vorrei dire grazie al Team Performance che ci sta dando una grande mano, sia per la pista che per la strada. Con una direttiva ben chiara.

La smorfia di Claudia Cretti al traguardo, dopo la sua volata tanto imperiosa quanto vincente
La smorfia di Claudia Cretti al traguardo, dopo la sua volata tanto imperiosa quanto vincente
Quale?

Privilegiare quelle che sono le categorie e le specialità olimpiche. Vincere medaglie europee e mondiali in altre prove, dove la partecipazione è ridotta perché a tante nazioni non interessano, non serve a molto, noi dobbiamo concentrarci sulle prove olimpiche perché sappiamo bene che il nostro lavoro viene giudicato ogni quattro anni, in quello che è l’evento principe.

Guarda chi c’è! Stacchiotti di nuovo alla corte di Giuliani

22.08.2022
5 min
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Era un po’ che non sentivamo Riccardo Stacchiotti. Il bravo corridore marchigiano, complice lo stop della Vini Zabù era improvvisamente rimasto senza squadra. La ricerca, vana, poi eccolo di nuovo in pista vicino a Stefano Giuliani, il diesse che lo aveva diretto per tanti anni ai tempi della Nippo e poi nel 2018 e 2019 nella Giotti Victoria Palomar.

Riccardo aveva la divisa, ma non quella del corridore. Il saggio tecnico abruzzese lo ha inserito nello staff della Giotti Victoria Savini Due, la continental che dirige con passione. Con che ruolo? Scopriamolo insieme…

“Stacchio” con i ragazzi prima della corsa: consigli e qualche risata per ammorbidire la tensione
“Stacchio” con i ragazzi prima della corsa: consigli e qualche risata per ammorbidire la tensione
Riccardo, un piacere rivederti nella mischia! 

Con Stefano Giuliani ho un bellissimo rapporto, ci conosciamo da anni, sin da quando correvo con lui e c’è grande stima reciproca. Quando ha visto che ormai ero fuori dai giochi ha deciso di ributtarmi dentro. Io c’ero rimasto male.

Come è andata questa avventura con la Giotti?

Mi ha proposto di andare con loro in Romania per il Tour of Szeklerland, una piccola corsa a tappe. E ci sono andato senza avere un ruolo preciso. Non sono un direttore sportivo, non sono un massaggiatore, non guido il bus… ma mi ha detto: «Vieni, dai una mano ai ragazzi». E devo dire che mi sono trovato benissimo.

Che significa “dare una mano”?

Ho fatto il meccanico, aiutavo nei preparativi e sono stato vicino a Valerio Tebaldi, il direttore sportivo. Con lui ho studiato le tattiche. Alla fine io ho corso fino ad un anno fa. Ho vissuto il ciclismo moderno e qualche dritta giusta gliel’ho data!

La Giotti Victoria ha disputato un’ottima gara allo Szeklerland. Per Dalla Valle due successi di tappa
La Giotti Victoria ha disputato un’ottima gara allo Szeklerland. Per Dalla Valle due tappe
Beh, direi di sì: visto che avete vinto! E ben due tappe con Dalla Valle…

Due tappe, tre secondi posti, secondi nella generale e ci siamo portati a casa la maglia della classifica a punti e se non fosse stato per un piccolo inconveniente nella tappa “di salita” avremmo vinto anche la generale.

Che ambiente c’è in squadra?

Giuliani sta portando avanti questo progetto tra mille difficoltà, ci mette l’anima. Nonostante tutto sapevo che mi sarei trovato bene, che non mi sarebbe mancato nulla, così come nulla fa mancare ai corridori. Sappiamo come prenderci l’uno con l’altro e con i corridori.

Questa avventura che sbocchi potrà avere?

Vediamo. Per il momento Stefano mi ha chiesto di tornare con loro nella prossima gara: il Turul Romaniei, sempre in Romania a settembre. Ci andrò e avrò sempre lo stesso ruolo. Io ho la tessera da direttore sportivo di primo livello, ma in autunno prenderò il secondo e poi il terzo e così, magari, potrò fare il direttore sportivo a tutti gli effetti, cosa che mi piacerebbe. Nel frattempo porto avanti questa esperienza che mi dà soddisfazione. I ragazzi stessi sanno che sono stato corridore fino alla scorso anno e quindi riesco ad impersonificare le loro esigenze, so ciò di cui hanno bisogno.

Facci un esempio…

Per esempio, dopo l’arrivo so cosa vorrebbero. Magari questo integratore piuttosto che un altro. Ho fatto in modo di soddisfarli e loro mi hanno ringraziato.

Parlate la stessa lingua insomma… Quando una tua dritta si è rivelata esatta?

Partiamo dal presupposto che comunque si trattava di una corsa facile: su cinque tappe c’erano quattro volate, almeno su carta. In queste situazioni gli abbuoni diventano importanti. La seconda tappa però è uscita un po’ più impegnativa del previsto e davanti anziché Dalla Valle che era leader, in quanto aveva vinto la prima frazione, c’era Dima. A quel punto visto il finale piatto ma nervoso e sapendo le sue caratteristiche ho suggerito di provarci ai meno tre chilometri.

E come è andata?

Ha fatto secondo e oltre all’abbuono ha guadagnato 5” che è poco, ma in una corsa facile come quella lo hanno proiettato nelle prime posizioni. Poi purtroppo nel giorno dell’arrivo in salita ci è sfuggito un corridore altrimenti avremmo vinto la generale grazie a quell’azione. Certo, so bene che si trattava di una corsa piccola, già al Romaniei il livello sarà diverso: ci saranno molte professional e anche un paio di WorldTour.

L’ultima corsa di Stacchiotti da pro’ è stata la Veneto Classic lo scorso ottobre
L’ultima corsa di Stacchiotti da pro’ è stata la Veneto Classic lo scorso ottobre
Riccardo, parli con passione, hai corso fino a poco tempo fa, purtroppo non hai smesso per una tua decisione e hai solo 30 anni: ci pensi mai?

Il pallino resta, come chiunque abbia corso. E soprattutto, per come ho dovuto smettere, la voglia di correre rimane. I primi due o tre mesi sono stati molto duri, poi piano piano ci si abitua. Quando ero in Romania e vedevo gli arrivi o uno dei nostri ragazzi che vinceva quella volata era come se la facessi io. In tante occasioni pensi e ripensi a quel che poteva essere.

Se dovessi avere l’occasione rientreresti?

Nel ciclismo di oggi se perdi un anno non è così facile riprendere. Io comunque continuo ad allenarmi o meglio a pedalare. Con il fatto che seguo una squadra di allievi a Recanati e una ragazza più grande, alla fine esco cinque volte a settimana. Nulla di che, faccio un paio d’ore…

Però sei magro da quel che vediamo dai social…

Quello sì! E infatti più di qualcuno mi dice: Riccardo sei più magro adesso che quando correvi!

AIR, percorso e sapori dell’ultima tappa nelle Marche

29.05.2022
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La quinta e ultima tappa dell’Adriatica Ionica Race rimarrà ospite delle Marche e delle sue tradizioni culinarie. Dopo quattro giorni di battaglia vera per la conquista della maglia blu, si ripartirà da Castelraimondo per approdare, dopo 151 chilometri, sotto lo striscione del traguardo di Ascoli Piceno con una tappa sulla carta adatta alle ruote veloci ma ricca di saliscendi. L’ultimo assalto alla classifica generale vedrà la sua chiusura nel bellissimo centro storico marchigiano. Qui il gruppo passera per i primi due passaggi sulla linea d’arrivo come traguardo volante, mentre il terzo applaudirà il vincitore finale della AIR 2022.

Quinto e ultimo appuntamento anche per il Food Project coordinato e supervisionato da Federico Da Re all’interno dell’Hospitality all’arrivo. Un’occasione per la carovana di assaporare le specialità marchigiane curate dagli Chef Mirko e Alex De Luca di Filo Eventi. In particolare saranno presenti aziende del territorio che faranno assaggiare le eccellenze gastronomiche del luogo. 

Il marchigiano Riccardo Stacchiotti, ci ha accompagnato nella scoperta del percorso tra i sali e scendi continui dell’entroterra arricchito dalle splendide terrazze naturali offerte dagli Appennini. 

Il piatto tipico

Per l’ultima tappa le Marche offrono una gastronomia ricca di tradizione e di piatti conosciuti su tutto il territorio nazionale e non solo. 

Per l’occasione il piatto tipico che chiuderà il Food Project saranno gli spaghetti al burro, acciughe e lenticchia di Castelluccio soffiata. La cura di questa ricetta sarà di Enrico Mazzaroni, Chef di Montemonaco. 

Il famoso Chef marchigiano curerà anche gli antipasti e i dolci, rispettivamente la sfera di parmigiano e la torta al cioccolato. Una ciliegia sulla torta che porterà alla conclusione un viaggio culinario tra quattro regioni amiche delle due ruote e ricolme di eccellenze come Friuli-Venezia Giulia, Veneto, Emilia-Romagna e Marche. 

Specialità marchigiane

In ogni angolo dello Stivale, turisti dal mondo e italiani possono godere di quello che è la gastronomia tricolore. Ricette e prodotti tipici che vengono tramandati nelle case e che riescono ad emergere con la volontà degli imprenditori che credono nella tradizione. 

Tra questi ci saranno i salumi e formaggi offerti dal Salumificio Properzi di Colmurano (MC). L’olio EVO proposto dall’Azienda Agricola Scuppa di Macerata. Non solo cibo ma anche vini e distillati. In particolare il rosso Piceno e il Verdicchio di Matelica proverranno dalla Cantina Villa Pigna di Offida (AP)e dalla Az. Agr. Scuppa. Ngricca invece fornirà i suoi distillati di produzione provenienti dall’Agri-Distilleria ascolana. Mentre a stuzzicare il palato con i suoi prodotti ci sarà il Forno Fior di Grano di Marcello di Numana. Infine frutta e verdura verranno proposti da Sbrolla Frutta di Sant’Elpidio al Mare.

L’insieme sarà coordinato in collaborazione con la Confederazione di produttori agricoli, Copagri Marche. A valorizzare l’intero progetto Food ci saranno le stoviglie e gli accessori compostabili forniti da Cristianpack BIO. Un’azienda italiana attenta all’impatto ambientale con prodotti BIO e compostabili. 

Entroterra

La quinta tappa dell’Adriatica Ionica Race si addentrerà nell’entroterra marchigiano costeggiando l’Appennino. A raccontarci la bellezza della partenza da Castel Raimondo e l’arrivo ad Ascoli Piceno c’è Riccardo Stacchiotti, nato a Recanati e cresciuto su queste strade. 

«Il nostro entroterra non presenta un metro di pianura. Ci sono continui sali e scendi anche molto pendenti, non lunghi ma con strade strette che richiedono attenzione da parte del gruppo. L’altimetria è un elettrocardiogramma, anche se non c’è una vera e propria salita su cui fare la differenza. Può essere una tappa nervosa. O si sale o si scende. Così come l’arrivo ad Ascoli. Sono strade bellissime con paesaggi caratteristici a sbalzo. Vere e proprie terrazze naturali sulla cresta degli Appennini. Dentro e fuori dai centri storici, su e giù con passaggi molto belli da affrontare». 

La corsa

La quinta tappa sarà l’epilogo di cinque giorni duri che consegneranno lo scettro del vincitore a chi si sarà dimostrato il corridore più completo sulle salite e le insidie delle Regioni affrontate.

«L’Adriatica Ionica Race – dice Stacchiotti – l’ho fatta tre volte. E’ una bellissima gara, gli altri anni con le tappe con lo sterrato e salite storiche come quella del Monte Grappa. E una corsa che si sta costruendo una solida reputazione, con un’organizzazione da grande giro. Così come verrà affrontata quest’anno dopo il Giro d’Italia può essere un’occasione, per chi esce di avere già una gamba allenata, ma anche per chi si prepara agli appuntamenti più importanti di metà stagione come Tour e altre corse. E’ molto allenante, cinque giorni con tappe dure che portano l’atleta a un buon livello di forma. Una corsa sicuramente interessante, con una finale nella mia Regione le Marche, che ne valorizzeranno sicuramente l’insieme». 

Il tappone dei Sibillini, il terremoto, il sorriso di Scarponi

13.05.2021
8 min
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Scarponi disse subito di sì. In realtà lo fecero tanti e si ritrovarono il 23 ottobre del 2016 a Posta, un paesino della provincia di Rieti per portare il messaggio del ciclismo fra le terre straziate dal terremoto di agosto. La manifestazione la chiamammo #NoiConVoi2016 e grazie a Cristian Salvato incassò subito l’appoggio dell’Accpi. Per questo e per antiche amicizie, i corridori aderirono in gran numero.

C’erano Bartoli, Marta Bastianelli, Bettiol, Cacciotti, Cataldo, Colagè, Valerio Conti, Coppolillo, Roberto De Patre, Azzurra D’Intino, Ferrigato, Angelo Furlan, Nardello, Luca Panichi, Paolini, Petacchi, Piepoli, Pozzovivo, Proni, Marina Romoli, Salvato, Sbaragli, Scarponi, Stacchiotti, Simone Sterbini, Tonti, Visconti, Zanini e la maglia nera Bruno Zanoni. Vennero persino Paolo Belli e suo fratello.

Stacchio e Scarpa

La tappa di oggi, dalle Grotte di Frasassi a San Giacomo, percorrerà in parte le stesse strade e sarà dura rendersi conto che là in mezzo nulla o poco è cambiato.

«Il raduno di partenza era presto – ricorda Stacchiotti – per cui Scarpa passò a prendermi di buon mattino. Avevamo finito con le corse per quell’anno. Ci fermammo in autogrill per cappuccino, cornetto e le cavolate che sparava a raffica. Poi ci trovammo ad Ascoli con Stefano Giuliani e Formichetti. Avevano loro l’ammiraglia e ricordo che Formichetti, grande appassionato di ciclismo, se ne moriva di stare nella stessa macchina con Michele. Per quei 50 chilometri fino alla partenza lo sommerse di domande. E Michele gli dava corda, perché era sempre gentile con tutti».

Stacchiotti-Scarponi amici da una vita
Stacchiotti-Scarponi amici da una vita

Giro addio

Riccardo ha ripreso ad allenarsi da due settimane. Lui il Giro non avrebbe potuto farlo comunque per una mononucleosi scoperta un mesetto fa. Ripartirà nei prossimi giorni dal Tofeo Bro Leon in Francia, mentre il resto della squadra sarà al Giro di Ungheria. Non ce l’avrebbe fatta a reggere il ritmo. Poi, dopo le tre tappe francesi, correrà a Gippingen.

Un mondo ferito

La tappa passerà attraverso un lungo elenco di paesi fantasma. A distanza di ormai cinque anni, la gente vive nelle casette, ordinate come nelle fiabe, come camici d’un ospedale da cui non si riesce a venir fuori. Magari i corridori non riusciranno a vedere nulla. Un po’ perché saranno super concentrati. O forse perché, a parte i relitti di case franate, non c’è molto da vedere a parte la natura imponente dei Monti Sibillini. E quella la sentiranno sotto le ruote. Forca di Gualdo. Forca di Presta dopo il passaggio attraverso quel che resta di Castelluccio. Le rovine di Pretare, Piedilama, Arquata e Trisungo e poi la corsa vorticosa lungo la Salaria verso la salita finale.

Sosta davanti al monumento ai caduti realizzato dai Vigili del Fuoco
Sosta davanti al monumento ai caduti realizzato dai Vigili del Fuoco

Miglior amico di tutti

«Arrivammo alla partenza – ricorda Stacchiotti – e Michele sparì in mezzo agli altri corridori. Sembrava davvero una gara di quelle importanti, c’erano davvero tutti. Ci teneva, ricordo che ne parlammo. Mi propose lui di venire insieme, perché il terremoto lo avevamo sentito anche noi. Noi ciclisti siamo gente alla mano e soprattutto si trattava di raccogliere fondi per delle persone in difficoltà. Passare là in mezzo a tutti quei muri sfasciati per noi marchigiani fu davvero un’emozione. Michele ovviamente era uno dei più conosciuti. Lui poteva anche non averti mai visto, ma dopo cinque minuti eravate i migliori amici. Per questo parlò con ognuno delle centinaia di partecipanti e per questo è rimasto nel cuore di tutti. L’anno scorso sono tornato in quelle zone, per fare una distanza dalle parti di Frontignano e Castelluccio. Ed è tutto come prima».

Discesa pericolosa

A Castelluccio ci arrivi facendo Forca di Gualdo: 10,4 chilometri al 7,4% di pendenza media e tratti al 12. Forca di Presta sul sito del Giro non la danno neanche, perché il versante duro di quella salita si farà in discesa. Però occhio all’ultimo chilometro, dritto e contro vento, perché potrebbe fargli andare di traverso una discesa che sarà velocissima, su asfalto a pallettoni e con curvette veloci e stretta nel centro di Pretare, uno di quei paesi che non c’è più.

Scarponi e Pozzovivo, tutto il percorso fianco a fianco
Scarponi e Pozzovivo, tutto il percorso fianco a fianco

“Pozzo” ricorda

Pozzovivo partì da casa per unirsi alla manifestazione. Dormì ad Ascoli da un amico e poi raggiunse la partenza in bicicletta.

«La prima #NoiConVoi – ricorda – è come se fosse stata ieri. Anche io ci tenevo tanto ad esserci, perché ho frequentato tanto la zona dei Sibillini per allenamento e a volte mi sono spinto anche nella vallata del Tronto e ho scalato anche San Giacomo, l’arrivo di oggi. Vedere quei posti distrutti è stato veramente un grosso colpo anche per me. Quando iniziaste a organizzare l’iniziativa, per me fu quasi un obbligo venirci. La giornata con Michele fu una di quelle in cui lui dava il meglio di sé, capace di stare in mezzo alla gente, a scherzare. Abbiamo fatto praticamente tutto il tragitto a ridere. Ancora ricordo poi quella sorta di volata che abbiamo fatto alla fine con gli amatori arrivando nel centro di Ascoli. Comunque fu una giornata che mi è rimasta nella mente».

Un piccolo Ventoux

Dall’arrivo si può vedere il mare, da questa montagna che vista da lontano fa pensare a un piccolo Mont Ventoux, tutto spelacchiato in cima, con distese di cardi e alberi bassi più in alto dove si riconoscono le piste da sci. Di quel 23 ottobre del 2016 i 700 partecipanti portarono via ricordi indelebili, che li spinsero a tornare per tre anni a seguire, ma già nel 2017 Michele non c’era più.

La giusta compassione

Da quella seconda volta, la manifestazione fu intitolata a lui. Tanti di quei ragazzi sono al Giro d’Italia. Visconti, Conti, Cataldo e Pozzovivo in corsa, come pure Puccio presente nel 2019. Zanini, che pedalò per tutto il giorno con un guanciale in tasca, sull’ammiraglia dell’Astana e con lui Martinelli, presente nel 2018. Tonti è il tour operator ufficiale del Giro, mentre Salvato segue la corsa rosa come delegato del Cpa. Giada Borgato, in postazione Rai, partecipò all’edizione del 2019 e come lei tanti altri.

Ma oggi, in questo giorno in cui il gruppo solcherà le splendide strade dei Sibillini, socchiudendo gli occhi su una di quelle cime, siamo certi che ci sembrerà di sentire ancora la risata di Michele. Mentre davanti a quelle case ancora distrutte e agli sguardi buoni e rassegnati delle persone proveremo la rabbia che ogni anno si rinnova. E avremo un sorriso tirato, come quando Michele voleva farti capire che non era contento. Sarà certo una grande giornata di ciclismo, a patto che troveremo il modo di viverla con la giusta compassione.

Ma come va “l’inverno nomale” di Stacchiotti?

18.02.2021
4 min
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«Finalmente passerò un inverno normale». Con Riccardo Stacchiotti ci eravamo lasciati così. Il marchigiano qualche mese fa era il ritratto della serenità per il rinnovo, adesso è quello della felicità dopo la notizia che la sua Vini Zabù farà il Giro d’Italia.

«La serenità – racconta Stacchiotti – è fondamentale, cosa che era mancata l’inverno scorso».

Nel 2019 vinse la 1ª tappa del Giro di Sicilia con la maglia della Giotti Victoria
Stacchiotti nel 2019 vinse la 1ª tappa del Giro di Sicilia

Concentrato sul lavoro

«Io firmai a febbraio inoltrato, giusto un anno fa – dice il marchigiano – Venivo da due anni di continental ed ero andato bene. Avevo fatto sei vittorie e meritavo il passaggio tra le professional. Dovevo andare nella famosa squadra ungherese che però non vide mai la luce. Fatto sta che a dicembre 2019 ero rimasto a piedi. E trovare una sistemazione non era facile. Quando non hai un futuro certo le cose non le fai al meglio. Quest’anno invece è stata tutt’altra storia. La Zabù mi ha rinnovato il contratto già ad ottobre. In questo modo mi sono potuto concentrare solo sul lavoro e devo dire che sin qui è stato proprio un buon inverno».

Riccardo Stacchiotti è al secondo anno con la Vini Zabù
Riccardo Stacchiotti è al secondo anno con la Vini Zabù

Tra Bergamo e Recanati

“Stacchio” osserva un giorno di riposo, ma dice subito che veniva da tre-quattro giorni “fatti bene”. Vuol farsi trovare bello pronto per il ritiro che la sua squadra farà a Montecatini a partire da questo weekend.

«Fin qui non abbiamo fatto nessun ritiro – dice Stacchiotti – io mio sono diviso tra Bergamo (dove vive con la fidanzata Martina Fidanza, ndr) e casa mia, Recanati. E nei momenti più freddi venivo nelle Marche, dove c’è un clima decisamente più mite per allenarsi. Con la squadra dovevamo fare un ritiro a metà gennaio prima dell’Argentina, ma essendo saltato il San Juan, Citracca e Scinto hanno deciso di spostare tutto più avanti, lasciandoci la possibilità di allenarci come meglio credevamo».

E Riccardo si allenato bene. Tanti chilometri e tante salite, anche se ammette di non amarle troppo. 

«Ho fatto spesso la Castelletta, che è una salita simbolo delle nostre parti. Ci andavo sempre con Michele Scarponi. In cima hanno posato anche una stele per lui. Che dire: è sempre un’emozione». 

Stacchiotti vicino alla stele dedicata a Scarponi sulle strade marchigiane
Stacchiotti vicino alla stele dedicata a Scarponi sulle strade marchigiane

Assalto al Giro

La notizia del Giro per Stacchiotti è quasi una sorpresa.

«Davvero una bella notizia! Anche perché con due wild card e la Alpecin Fenix che voleva venire sarebbe stata davvero dura esserci. Poi l’Uci per fortuna ne ha concessa un’altra. Nonostante le critiche che ci sono arrivate sono convinto che faremo un bel Giro e anzi queste critiche ci daranno più energie. E poi questa notizia è una bella iniezione di fiducia».

Stacchiotti poi è pressoché sicuro di esserci. E’ uno dei leader della squadra. Lo stesso Scinto ci aveva detto che starà vicino a Jakub Mareczko. E per questo, Riccardo non dovrebbe essere costretto a fare i “trials” per staccare il pass per il Giro. Avrà la possibilità di fare il suo programma di avvicinamento senza l’assillo del risultato.

«Sicuro no – dice Stacchiotti – la formazione sarà fatta a ridosso del Giro e io con il mio preparatore, Alessandro Malaguti che mi conosce molto bene, stiamo facendo il massimo per arrivarci al meglio. L’apripista l’ho fatto già per Grosu e Marin e mi sono trovato bene in quel ruolo, poi tutto sta a trovare il feeling con il velocista, ma credo che con Jakub non ci saranno problemi».

“Stacchio” è sin troppo modesto e quando gli facciamo notare che comunque è un corridore completo, che può attaccare e magari andare a caccia dei traguardi volanti, insomma che può fare un Giro come ha fatto Pellaud quest’anno, lui sorride… e ribatte: «Di certo sono un corridore che non si tira mai indietro, come Pellaud. Se c’è da aiutare aiuto, se c’è da andare in fuga ci vado. Se devo tirare tiro!».

Riccardo Stacchiotti, Tirreno-Adriatico 2020

Casa Stacchiotti, vigilia di un inverno normale

18.11.2020
3 min
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«Rispetto allo scorso anno – sorride Stacchiotti – va bene aver firmato ai primi di novembre. L’ultimo inverno invece è stato infernale, questa volta se non altro mi allenerò come si deve».

Sera di metà novembre sulle colline di Recanati. Riccardo e Martina sono da poco tornati nelle Marche. Prima erano a Bergamo, ma la Lombardia è stata dichiarata zona rossa. Martina, lo avrete capito, è la più piccola delle Fidanza, tornata da poco dagli europei in pista con l’oro dello scratch.

Riccardo corre alla Vini Zabù-Ktm e ha da poco firmato il contratto per il prossimo anno. Qualcuno dice che un po’ ha deluso, ma le cose non sono come appaiono. Riccardo infatti è uno di quei quasi 50, fra corridori e staff, che l’anno scorso rimasero impiccati nella fantomatica squadra ungherese. Era tutto firmato, ma non era vero. E così quando alla fine di novembre l’evidenza venne a galla, Riccardo si ritrovò in mezzo a una strada, a capo della miglior stagione della sua carriera.

Riccardo Stacchiotti, Giro di Sicilia 2019
Milazzo, 3 aprile 2019: vince la prima tappa del Giro di Sicilia su Belletti e Pacioni
Riccardo Stacchiotti, Giro di Sicilia 2019
Nel 2019 vince a Milazzo nel Giro di Sicilia
Quindi?

Quindi fu una mazzata. Avevo vinto al Giro di Sicilia e fatto circa dieci piazzamenti nei cinque. Mi sarebbe dispiaciuto smettere, proprio nel momento in cui avevo capito come allenarmi e l’approccio psicologico alle gare. A fine novembre nel 2020 quasi si corre ancora, ma l’anno scorso era un anno normale. Essere senza squadra significava essere quasi spacciato.

Un inverno duro…

Un inverno di lavoro senza sapere per cosa. Firmare a fine febbraio ha fatto sì che non abbia potuto programmare niente, era già tanto crederci. Martina sa quello che ho passato.

Quest’anno tutto normale, quindi?

Ho ricominciato da una settimana, ma mi sono allenato per tutto il periodo del Giro d’Italia. Ora cammino. Esco un po’ in bici. Vorrei andare in palestra, ma sono chiuse.

Perché non ti hanno portato al Giro?

Nella nostra squadra il posto devi guadagnartelo, conquistarti la fiducia. Io ero partito bene, con un terzo posto al Tour of Sibiu. Poi però alla Tirreno ho steccato le tre volate. Le gambe c’erano, anche i numeri…

E allora?

E allora un conto è fare le volate a Sibiu e altro in una gara WorldTour, dove ci sono i treni e la prima volata devi farla per prendere la posizione. E visto che in squadra ero l’unico velocista, si è scelto di portare al Giro qualcuno che entrasse nelle fughe.

Riccardo Stacchiotti, Michele Scarponi, Valerio Conti, #NoiConVoi2016
Con l’amico Scarponi e Valerio Conti alla pedalata di solidarietà #NoiConVoi2016
Riccardo Stacchiotti, Michele Scarponi, Valerio Conti, #NoiConVoi2016
Con Scarponi e Conti per solidarietà a #NoiConVoi2016
Tu non potevi andare in fuga?

Negli anni scorsi lo facevo. Solo che avendo vinto le volate, mi è venuta l’idea di puntarci ancora. Se poi arriva un altro velocista, posso fare l’ultimo uomo o un programma diverso.

Come ci si allena per fare le volate?

Con il preparatore in questi ultimi due anni abbiamo aggiunto tanta palestra, oltre a quella che si fa d’inverno. Ogni 10 giorni, anche nel periodo delle corse, faccio richiami di forza esplosiva con squat e pressa. E poi subito in bici a velocizzare.

Martina è tifosa di Riccardo?

Mi sa che per ora il tifoso sono io. Ho visto le sue gare in pista, dal vivo a Fiorenzuola e poi in tivù. Non pensavo che mi sarei emozionato tanto. Più di quando vinco io. Ma devo rifarmi. Vorrei che anche lei mi vedesse vincere.

Vi allenate insieme?

Solo giretti che prevedono il caffè. Lei quando si allena deve stare da sola, altrimenti si innervosisce. Però chiede consigli, soprattutto sull’alimentazione. E ne dà a me. L’anno scorso mi è stata davvero vicina. Ai primi di dicembre torneremo su. Anche perché mi sa tanto che le vacanze finiranno anche per lei e dovrà tornare ad allenarsi in pista.

Martina Fidanza, Riccardo Stacchiotti

Martina e Giada, da donna a donna

Giada Gambino
28.10.2020
5 min
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Vederci in videochiamata non è strano, il 2020 ci ha abbondantemente abituate a questo nuovo metodo d’incontro: Martina Fidanza ha da poco vinto tre specialità ai campionati europei U23 su pista e in viso ha una luce particolare. Forse è proprio il riflesso di quelle tre medaglie d’oro. Così sorridiamo, inevitabilmente, alla vista l’una dell’altra e iniziamo la nostra chiacchierata al “femminile”… 

Come fai ad essere così forte? A non mollare ? A motivarti? 

Sono tanti i momenti di difficoltà, soprattutto quando ti poni un obiettivo a lungo termine. In quei casi cerchi di pensare all’emozione che provi  quando riesci a raggiungere ciò che desideri. Naturalmente non è detto che lo raggiungerai, magari saranno più le volte in cui non ci riuscirai, ma bisogna sempre crederci e sperarci fino alla fine. 

In pista sei così veloce ed elegante, che sembra tutto così semplice… 

Sembra (ride, ndr), hai detto bene! Dietro ci sono tanti giorni di sacrifici, allenamento e duri lavori specifici. Ma è proprio questo che ci porta a migliorare e ad arrivare in gara in una condizione così perfetta da far sembrare che tutto ci riesca in modo semplice, naturale. 

Martina Fidanza, scratch europei 2020
Martina Fidanza vince lo scratch agli europei di Fiorenzuola
Martina Fidanza, scratch europei 2020
Martina vince lo scratch a Fiorenzuola
E’ importante, per una sportiva, mantenere la propria femminilità? 

Sto molto attenta al mio aspetto, secondo me ha una grande importanza, è la prima cosa che la gente vede. Negli ultimi anni il ciclismo femminile ha avuto più visibilità e dobbiamo cercare di sfruttarla al meglio dando la vera immagine di noi: ragazze molto giovani che si dedicano anche ad altro, oltre che allo sport. 

Ti è mai capitato di gareggiare avendo il ciclo ? 

Mi è successo ed influisce molto. A livello fisico in quella settimana sono un po’ più debole, se riesce a finirmi prima della gara sento di essere molto più forte rispetto alla settimana precedente e anche più tranquilla. Quando noi azzurre andiamo in ritiro con la nazionale e passiamo tanto tempo insieme ad un certo punto ci sincronizziamo anche in quello (ci guardiamo negli occhi e scoppiamo a ridere, ndr).

Il ciclismo ti permette di… 

Viaggiare! E mi piace anche tanto. Sicuramente un luogo non riesco mai a viverlo appieno, dal momento che devo allenarmi o sono concentrata per quella determinata gara. Ma conoscere un nuovo Paese e vedere cosa ha di diverso rispetto all’Italia ha sempre il suo fascino. 

Martina Fidanza, europei pista, Fiorenzuola 2020
Sorriso, gambe e grinta per la bergamasca allenata dal Ctf Lab in Friuli
Martina Fidanza, europei pista, Fiorenzuola 2020
Europei d’oro per l’atleta allenata dal Ctf Lab
Scuola e sport, come hai fatto a non impazzire ? 

E’ sempre stata una battaglia dura. Sin da quando ero piccola mi piaceva andare a scuola e dare il meglio anche lì: fare tutto alla perfezione. Gli ultimi anni di liceo sono stati i più complicati perché la scuola era lontana da casa e avevo anche degli orari un po’ impegnativi. Cercavo di guadagnare quanto più tempo possibile studiando in viaggio e mangiando in macchina per riuscire a fare tutto. Sicuramente ho sacrificato i primi anni del ciclismo per concludere la scuola al meglio, ma per fare ciclismo c’è sempre tempo. 

E sei riuscita nel tuo obiettivo scolastico ? 

Sono uscita dalla maturità con 100, ed era quello che volevo. Ho fatto però degli sforzi che ora come ora non riuscirei a fare. Però una cosa devo dirla: volere è potere

Hai fatto il liceo artistico. Sui social, qualche volta, ci regali dei tuoi disegni. Quanto ci si può esprimere attraverso l’arte? 

Molto, perché l’arte ultimamente è senza regole e paradigmi precisi di riferimento. Puoi prendere un foglio di carta, farci quello che vuoi ed è sempre arte. Permette di esprimere ciò che non riesci a dire a parole

Che rapporto hai con i social? 

Qualche anno fa cercavo di dedicargli molto tempo, ma negli ultimi anni faccio vedere sempre meno.  Prima tendevo a mettere ogni singola cosa che facevo su Instagram o Facebook mentre, adesso, capisco che alcune cose possono venire criticate. Anche una banale uscita con gli amici diventa motivo di critica da alcune persone che conoscono il tuo lato d’atleta, anche se non stai facendo nulla di male. Per questo motivo ora preferisco far vedere la vita sportiva e basta. 

Questo mi lascia spiazzata. La propria libertà non dovrebbe essere vincolata da nessuno… 

Si, hai ragione. E’ un po’ nella mia indole fare così, capisco che da questo punto di vista devo migliorare!

Con chi ti piace uscire in bici? 

Sinceramente… con me stessa! Mi sento molto a mio agio con la bici. Uscire in compagnia a volte mi innervosisce un po’, tendo ad essere silenziosa perché mi piace godermi l’allenamento e mi concentro solo su quello. Sicuramente, però, allenarmi con mio padre (Giovanni Fidanza, ex ciclista professionista ) mi piace tanto, anche se non succede spesso. 

E con Arianna invece? 

 Quando esco in bici con mia sorella non riusciamo ad andare molto d’accordo, entrambe ci innervosiamo facilmente, quindi la cosa è un po’ complicata. Però nei giretti di scarico, pausa bar, siamo tendenti all’accordo (sorride, ndr).

Litigate mai?

Sì, per i vestiti soprattutto! 

Martina Fidanza, Riccardo Stacchiotti
Martina con il suo ragazzo, il professionista Riccardo Stacchiotti
Martina Fidanza, Riccardo Stacchiotti
Con il suo ragazzo Riccardo Stacchiotti
Nel mondo del ciclismo femminile italiano ci sono delle rivalità, invidie ?

No, secondo me negli ultimi anni, rispetto a prima, non ce ne sono. Sicuramente passando tanto tempo insieme si litiga a volte, ma ci può stare. Siamo abbastanza unite e ci sosteniamo a vicenda

Per una ragazza, è fondamentale iniziare il ciclismo fin da bambina ?

Sicuramente aiuta, ma non è indispensabile. Una ragazza potrebbe anche iniziare un po’ più tardi senza alcun problema, con alcune dinamiche tecniche si troverebbe un po’ spaesata, ma niente che non possa essere risolto con il tempo e l’esperienza. Magari anche qualche batosta iniziale ci sta, però dopo si prende il ritmo e si migliora

Marta Bastianelli è… 

Iconica! La personificazione della forza: ha una bambina, ha superato momenti difficilissimi ed è sempre lì, competitiva, una delle migliori ragazze al mondo. Non so come faccia… è veramente una grande donna

 Quanto è difficile per una ragazza farsi valere ?

E’ sicuramente difficile farsi spazio e mantenere ciò che si ha guadagnato; una volta raggiunta una certa immagine, hai sempre il mirino puntato di sopra. Una donna viene sempre giudicata rispetto ad un uomo. Quest’ultimo più fa… più sembra un uomo grande; mentre una ragazza viene criticata più facilmente (entrambe solleviamo le sopracciglia e annuiamo, purtroppo è così, ndr).

Consiglieresti ad una ragazza di iniziare il ciclismo ? 

Sicuramente, soprattutto se ha una passione alle spalle o è legata in qualche modo a questo sport. Le direi di iniziare a gareggiare senza mai darsi dei limiti sulle specialità. Più si è giovani più è bello provare tutte le strade che offre il ciclismo: la pista, la Mtb, il ciclismo su strada. Il nostro è uno sport molto strano,  particolare, non sempre vince la più forte. Dietro ci sono tanti piccoli dettagli e  non sempre con sacrifici e allenamenti si riesce a centrare l’obiettivo. Sicuramente saranno più le volte in cui si dovrà ripartire, ma non bisogna mai abbattersi e si deve sempre fare tutto con passione: poi le soddisfazioni arrivano!