Si continua a dire che per vedere il miglior Bernal bisognerà attendere il prossimo anno, che questa stagione è fondamentale per il recupero. L’incidente che ha messo fuorigioco il colombiano, all’inizio del 2022, ha conseguenze che si protraggono ancora oggi. Bernal è tornato a correre un grande Giro solamente nel 2023, con il Tour de France (nella foto di apertura alla presentazione della 20ª tappa). A poche settimane di distanza è stata annunciata la sua partecipazione alla Vuelta, altro gradino importante verso la scalata alla sua miglior condizione.
Dopo la caduta alla Vuelta del 1994 (a destra nel fermo immagine della volata) Cipollini recuperò in tempi recordDopo la caduta alla Vuelta del 1994 (a destra nel fermo immagine della voltata) Cipollini recuperò in tempi record
Il punto di vista medico
Carlo Guardascione, medico del team Jayco-AlUla, è uno dei nomi più noti ed importanti del gruppo. Abbiamo deciso di chiedere a lui un parere su quelle che sono le tempistiche di recupero. Ora i tempi sembrano allungarsi e non poco, si parla sempre più di “stagione di recupero”. Anche in passato era così oppure si tratta di un cambiamento portato dal ciclismo moderno?
«Bisogna fare delle distinzioni – spiega Guardascione – tra traumi singoli e politraumi. Dal punto di vista medico è meglio rompersi il femore in tre punti diversi e sottoporsi ad un’operazione, piuttosto che subire un politrauma come quello di Bernal. Un incidente come il suo allunga notevolmente i tempi di recupero, perché si subiscono diversi scompensi che poi l’atleta si porta dietro una volta tornato in bici».
Nonostante il grave infortunio, Jakobsen (che vola oltre la transenna) in meno di un anno torna a correre e a vincereNonostante il grave infortunio, Jakobsen (che vola oltre la transenna) in meno di un anno torna a correre e a vincere
Jakobsen ed Evenepoel
Uno degli incidenti più recenti, accaduti in corsa, che è rimasto maggiormente nella memoria dei tifosi, è quello di Jakobsen al Tour de Pologne del 2020. L’altro è la caduta di Evenepoel al Giro di Lombardia dello stesso anno.
«Jakobsen – dice Guardascione – ha subito un trauma facciale spaventoso, ma una volta sistemato è riuscito a tornare in sella in tempi davvero brevi. Per quanto brutto e doloroso possa essere un trauma come quello di Jakobsen o dello stesso Evenepoel sono più “semplici” da far rientrare. Tant’è che entrambi, nel giro di un anno, anche qualcosa meno, sono tornati alle corse e a vincere. Nel subire un trauma come la frattura del bacino (nel caso di Evenepoel, ndr) entra in campo anche l’aspetto psicologico. Sai che per guarire da una frattura del genere hai bisogno di 5 mesi e ti dai un obiettivo in termini di tempo.
«In un caso come quello di Bernal – riprende – l’obiettivo principale era rimettere in piedi la persona prima del corridore. Non ci si è dati dei tempi di recupero, perché i traumi erano talmente tanti che non si potevano ipotizzare delle tempistiche».
Evenepoel, dopo la frattura del bacino al Lombardia, tornerà in gruppo direttamente al Giro del 2021, quasi un anno dopoEvenepoel, dopo la frattura del bacino al Lombardia, tornerà in gruppo direttamente al Giro del 2021
Tutto estremizzato
Nel ciclismo moderno, però, è tutto estremizzato, nel bene e nel male. Le terapie di guarigione e recupero permettono di riprendersi in maniera completa. Tuttavia le prestazioni, in gara, sono talmente elevate che bisogna essere al top per pensare di essere competitivi.
«Un conto è voler tornare competitivo – ci dice nuovamente Guardascione – un conto è tornare a pedalare in gruppo. Se si vuole vincere non basta essere al 95 o al 99 per cento. Nel ciclismo moderno devi essere perfetto se vuoi provare a vincere, dieci anni fa non era così. Non c’era questa estremizzazione della performance, siamo come in Formula 1. E per raggiungere la perfezione ci vuole tempo, quindi non si allungano i periodi di recupero, ma quelli per tornare competitivi. Una frattura si cura sempre in 2 mesi, ma per tornare in gruppo con l’ambizione di vincere si deve lavorare tanto. Lo si vede da anni, in gara vai solo se sei perfetto, con i numeri giusti. Non esiste che si vada alle corse con la gamba da “costruire”. Soprattutto dopo un infortunio».
Valverde si avvia a concludere il suo 14° Tour. Doveva essere l'ultimo anno, forse non sarà così. Da Parigi intanto volerà a Tokyo per la quarta Olimpiade
Il Deutschland Tour va avanti e per Salvatore Puccio è l’ennesima corsa di un’estate che non lo ha mai visto staccare davvero. Una sosta dopo il Giro perso in extremis da Thomas, poi il campionato italiano, il Giro d’Austria, il Polonia e Amburgo. E mentre i suoi compagni del Giro sono andati alla Vuelta, questa volta l’umbro ha scelto un programma diverso: un solo grande Giro all’anno, ma fatto bene.
Parlare con lui è interessante per capire che cosa sta succedendo in casa Ineos Grenadiers, fra le voci dell’arrivo di Evenepoel e le partenze di alcuni elementi di spicco, che fanno pensare come minimo a un rinnovamento e un cambio della guardia.
«C’è aria di cambiamento – ammette Puccio – un po’ il solito mercato, con 7-8 corridori che vanno via. Di strano c’è che vanno via alcuni leader, ma è anche vero che la squadra va in cerca di un leader per il Tour. Crediamo e credono loro che Bernal possa ancora tornare ai suoi livelli migliori, perché è giovane e ha recuperato».
Il Deutschland Tour è iniziato con un proolgo, vinto da Ethan Vernon. Puccio è arrivato 65°Il Deutschland Tour è iniziato con un proolgo, vinto da Ethan Vernon. Puccio è arrivato 65°
Sembra strano veder partire uno come Geoghegan Hart che ha vinto un Giro…
Credo lo abbia fatto perché voleva cambiare. La Lidl-Trek è scatenata, oggi le squadre si muovono presto. Una volta c’eravamo solo noi a poter fare mercato, adesso ci sono più squadre. Trovare un leader per il Tour non è così facile, pochi possono vincerlo e tutti quelli più quotati hanno contratti molto lunghi.
Come vivete da dentro le tante voci sull’arrivo di Evenepoel e la fusione fra le squadre?
Secondo me sono voci, delle cavolate. Il fatto che tanti siano andati via non significa che si debba liberare posto per Remco, erano qui da tempo. E poi mi sembra poco credibile che per prendere un corridore si debbano prendere due squadre, dove li metti i 150 uomini e donne del personale? Sembra che lui effettivamente voglia venire, ma c’è solo tanta confusione.
Lo vedresti bene?
E’ certamente un personaggio, fa cose che mancavano al ciclismo. Da tutta l’estate si parla solo di lui, di sicuro ha funzionato. Semmai trovo strano che abbia suo padre come agente, di fatto le uniche dichiarazioni le ha fatte lui.
Al Giro di Polonia, Puccio ha scortato Geraint Thomas al rientro dopo il Giro, sulla via della VueltaAl Giro di Polonia, Puccio ha scortato Geraint Thomas al rientro dopo il Giro, sulla via della Vuelta
Come va in Germania?
Bene, fa meno caldo che in Italia, si riesce a correre bene.
Al Tour de l’Avenir hanno ridotto una tappa per il troppo caldo. In Italia i dilettanti corrono con 40 gradi e nessuno muove un dito.
Il CPA dovrebbe fare un protocollo per il freddo e per il caldo. In Polonia ha cominciato a piovere così tanto, che sulla strada c’era un metro d’acqua. Certe tappe vanno fermate, mi dispiace per l’organizzatore, ma bisogna anche considerare che c’è gente che lavora per 3-4 mesi e a causa di una caduta può perdere la stagione. Finché si cade in volata, posso accettarlo. Ma cadere per una pozzanghera non va bene. Tutti gli sport si fermano, anche la Formula Uno: perché noi dobbiamo continuare?
Forse pagate la storia del ciclismo eroico?
Il mondo è cambiato, i diritti dei lavoratori si sono evoluti. Se non ci sono le condizioni, non si corre. E soprattutto non si può far decidere alle squadre, come al Giro, perché ci sono interessi diversi. Se ci fosse un protocollo oggettivo, nessuno potrebbe dire nulla.
Il maltempo e l’assenza di un protocollo condiviso ha spesso creato malintesi e situazioni di imbarazzoIl maltempo e l’assenza di un protocollo condiviso ha spesso creato malintesi e situazioni di imbarazzo
Come andrà avanti la tua stagione?
Dovrei fare Plouay, poi il Canada e le ultime gare in Italia, dall’Emilia al Lombardia. In Cina invece non ci vado, corsi a Pechino, ma questa volta resto a casa. Ho il bimbo che cresce veloce, ogni mattina fa qualcosa di nuovo. Sono stato a casa dopo il Giro, ma ho continuato ad allenarmi. Sono rimasto a un livello medio, ogni tanto fa bene avere nuovi stimoli, piuttosto che andare in altura per preparare la Vuelta.
«Landa sa vincere grandi Giri con la sua squadra. Adesso ha 33 anni, penso che non sia troppo vecchio. E’ un buon acquisto che porta molta esperienza in una squadra giovane. Penso che sia stato la mossa migliore che Lefevere potesse fare quest’anno, ma mentirei se dicessi che non mi aspettavo un corridore in più, appena sotto il livello di Landa. Un corridore tra il livello di Van Wilder, Vervaecke e Cattaneo, ma è difficile trovare uomini in quella categoria, perché costano».
Commentando in un’intervista con Lanterne Rouge l’arrivo del corridore basco alla Soudal-Quick Step, Evenepoel ha messo Mattia Cattaneo sul piatto dei suoi corridori più fedeli e affidabili. Un’investitura importante per il bergamasco, che ha la stessa età di Landa, ma che ha passato gli ultimi quattro anni a costruirsi in una direzione ben precisa. Fortissimo a crono, finalmente sicuro di sé, con l’esperienza di undici anni di professionismo, il Cattaneo di oggi non ha niente a che vedere con il ragazzino intimidito dei primi tempi alla Lampre. Però le parole di Remco ci hanno incuriosito e abbiamo voluto commentarle con lo stesso Mattia, mentre chiudeva le valige per la Vuelta, che scatterà sabato da Barcellona con una cronometro a squadre.
In questi 4 anni con Lefevere, Cattaneo si è ricostruito e consolidato e ora è fra i migliori cronoman al mondoIn questi 4 anni con Lefevere, Cattaneo si è ricostruito e consolidato e ora è fra i migliori cronoman al mondo
Ti aspettavi certe parole da Evenepoel?
Credo c’entri il fatto di aver corso parecchio con lui nell’ultimo anno. So che si è trovato bene, nel senso che ha visto che mi muovo senza prendere troppi rischi. Mi ha aiutato l’esperienza. In più, aver fatto tante corse importanti con lui, restando sempre ad alto livello per il tipo di lavoro che serviva, mi ha portato a consolidarmi. Era quello che cercavo da tempo, il lavoro giusto per un corridore come me.
La prima svolta c’è stata quando passasti alla Androni, ma certo con la Quick Step c’è stato il vero salto di qualità, dalla crono alla salita. Si può parlare della vera maturazione?
Credo sia dovuto a come sono seguito, sia dal punto di vista della preparazione sia dal punto di vista dello studio di materiali. Parlo di cronometro e tutta una serie di cose che una squadra di livello top come questa può darti più dell’Androni. Attenzione, per me l’Androni è stata tutto, sarò per sempre grato. Però ci sono delle lacune tecniche e di budget impossibili da colmare rispetto a una squadra che ha 10 volte il budget. Preparazione, a seguire l’alimentazione, l’idratazione. Adesso il ciclismo è molto specifico e hai bisogno di una squadra che ti dia supporto da tutti i punti di vista.
Per Cattaneo e Masnada, come per Scarponi prima di loro, l’Androni è stata il team del rilancioPer Cattaneo e Masnada, come per Scarponi prima di loro, l’Androni è stata il team del rilancio
Sei il Mattia che cercavi quando passasti professionista oppure hai cambiato strada? Passasti da vincente, cosa pensi guardando a quel ragazzo?
Onestamente, nonostante quando passai tutti pensassero che fossi il nuovo Nibali, io non ho mai pensato di poter arrivare a quel livello. Ho sempre pensato di essere un corridore come quello che sono per un capitano, in questo caso per Remco. Un compagno super importante fino a un determinato punto della corsa, perché madre natura mi ha fatto forte, non posso dire che sono scarso, però non sono al livello dei top 10 al mondo.
Quindi?
Se quando sono passato, mi aveste detto che sarei arrivato qui a fare questo tipo di lavoro, con questa costanza e comunque sempre ad alti livelli, avrei firmato subito. Lo sapete meglio di me quanto ci ho messo per riuscire a raggiungere questo equilibrio…
Per Cattaneo, la sicurezza di Remco alla sua ruota è data dalla capacità di muoversi senza troppi rischiPer Cattaneo, la sicurezza di Remco alla sua ruota è data dalla capacità di muoversi senza troppi rischi
E’ difficile mantenerlo oppure adesso sai come si fa?
Secondo me, più che facile o difficile, adesso c’è il fatto di essere consapevole che una determinata cosa la posso fare. Quindi vado alla Vuelta, al Giro o in qualsiasi corsa, sapendo che quel tipo di lavoro lo posso fare tranquillamente. Logicamente devo stare bene, una volta potrà venire meglio e una volta meno bene a seconda della condizione, ma so quello che posso fare e il modo per farlo.
In che modo avere un capitano che a sua volta è capace di grandi risultati riesce a compattare la squadra attorno? Questa faccenda del Wolfpack fino a che punto è una cosa che esiste?
Io non sono uno che guarda tanto i social, però nei vari gruppi gli amici mi mandano quello che viene scritto su noi e la nostra squadra. Si dice che siamo una squadra scarsa, con corridori scarsi. “Dove volete andare con quella squadra? Remco si troverà da solo quando ci saranno trenta corridori…”. Eppure secondo me è in questi frangenti che si vede il famoso Wolfpack, che poi siamo noi. E’ vero, bisogna essere oggettivi, sulla carta siamo più deboli di altre squadre. Però credo che questa cosa del gruppo possa colmare il gap e noi ci puntiamo tanto, anche se dall’esterno può sembrare che non conti tanto.
Ai mondiali di Glasgow, Cattaneo ha corso il Team Mixed Relay e ha poi centrato l’8° posto nella cronoAi mondiali di Glasgow, Cattaneo ha corso il Team Mixed Relay e ha poi centrato l’8° posto nella crono
In cosa può incidere?
Sul non doversi neanche voltare, perché sai chi c’è con te e che lavoro può fare. Magari ha un po’ meno gambe, però sei tranquillo e non diventi matto per cercarlo e alla fine ti ritrovi con più energie per quando serviranno davvero. Tante situazioni, frazioni di secondo che sono decisive non tanto sulle salite lunghe, ma per andarle a prendere in testa o nei finali della Vuelta che spesso sono nervosi e possono costare 15-20 secondi ogni volta senza che neanche te ne accorgi. Non c’è tanto da inventare. Stare davanti e avere le gambe per farlo. E noi questo sappiamo farlo bene.
Cinquanta giorni lontano dalla bicicletta e questa è solo l’ultima delle maledette soste forzate. Se si parte dal 2022, Masnada ha dovuto fare i conti con Covid, mononucleosi, cisti e un’infezione prima del Giro. In molti se lo sono domandati quest’estate, ma Fausto dov’è?
Lo abbiamo ritrovato in altura, sorridente dopo aver concluso un training camp con la Soudal-Quick Step e aver messo alle spalle un’operazione tutt’altro che semplice, nella zona delicata del soprasella. Il giorno del rientro alle corse da maggio si avvicina e le sensazioni sono sempre più buone.
Per Masnada un ritorno in bici e in squadraPer Masnada un ritorno in bici e in squadra
Dove ti trovi in questo momento?
Allora ho terminato il training camp con la squadra al Passo San Pellegrino. Ora invece sono sul passo Pordoi, all’Hotel Pordoi dove rimarrò fino al 25 agosto. Ho deciso di fare una settimana in più rispetto al camp della squadra, dato che sono in zona e ne ho approfittato.
Fai un po’ di altura e riprendi allenamenti più specifici?
Sì, esatto. Diciamo che ho fatto un bel blocco d’altura perché prima ancora di andare al training camp sul San Pellegrino ero stato in Svizzera a St. Moritz, poi avevo fatto qualche giorno a Livigno e poi sono andato al San Pellegrino. Questo per arrivare con una condizione ottimale per affrontare l’allenamento con la squadra e con i corridori che poi saranno gli stessi che andranno alla Vuelta, per cui non volevo essere indietro.
A livello emotivo come stai?
Diciamo che adesso è la parte più facile. Ho ripreso a pedalare il 9 luglio, quindi un mese e due settimane fa. Quando ricominci a pedalare stai bene, comunque capisci che le sensazioni sono buone e già il primo step c’è. Ho già raggiunto l’obiettivo che mi ero posto nel momento nel quale ho effettuato l’intervento, dato che comunque l’operazione non è stata una semplice incisione, come tutti dicono, ma è stato qualcosa di più profondo.
Il training camp è stato per Masnada un test per vedere il proprio livello di preparazioneIl training camp è stato per Masnada un test per vedere il proprio livello di preparazione
A che intervento ti sei sottoposto?
Un’operazione per asportare un’insieme di cisti che si erano raggruppate e avevano formato una sacca nella zona che va a contatto con la sella. Dove in precedenza c’era stata anche un’infezione abbastanza importante, che aveva formato una sorta di ascesso che era andato all’interno della pelle. Quando dall’ecografia o visivamente all’esterno sembrava migliorare, in realtà la parte veramente infiammata era quella che c’era all’interno di questo deposito di tessuto extracellulare. Il chirurgo ha dovuto mettere 15 punti di sutura, in quanto la parte esportata era veramente grossa. Essendo una zona delicata abbiamo dovuto aspettare che la cicatrice si rimarginasse nel modo migliore per poi procedere ad allenarmi e ricominciare gradualmente con le ore in sella.
I medici cosa ti hanno detto sul dopo intervento? Che percentuali di ripresa ci sono?
Quando abbiamo deciso di fare l’intervento, ovviamente la decisione che ho dovuto prendere è stata quella di scegliere il miglior chirurgo che c’è in Italia per fare queste tipologie di intervento. Mi sono rivolto al chirurgo maxillo facciale Antonio Cassisi di Bergamo. Lui era abbastanza tranquillo, sicuro di quello che andava a fare e della riuscita. Dall’altra parte i medici della squadra ovviamente sapevano che sarebbe stato lo step definitivo. O l’intervento andava bene e risolveva il problema definitivamente, oppure, se ad esempio la cicatrice fosse stata troppo grande o se lo spessore della cicatrice nel riassorbirsi sarebbe rimasto troppo largo andando a formare un cheloide, ci sarebbero stati dei problemi e probabilmente non avrei più potuto continuare ad andare in bicicletta.
E adesso?
Per il momento siamo soddisfatti, mi sto allenando a regime, sto facendo tantissime ore in bicicletta. Sento un po’ ovviamente il fastidio della cicatrice, ma questo è normale e previsto. Ci vorranno due o tre mesi per ricostruire i tessuti interni e per far sì che il corpo accetti che tutto venga rigenerato nuovamente al meglio.
Masnada ha avuto l’occasione di provare la nuova Tarmac Sl8Masnada ha avuto l’occasione di provare la nuova Tarmac Sl8
L’ultima volta prima del Giro nel momento peggiore ti abbiamo sentito con il morale a terra. Adesso ti troviamo entusiasta e pronto. Tra il 2022 e il 2023 ti è capitato varie volte di fermarti e riprendere. Come gestisci questi momenti?
Ci sono stati anche nel passato momenti in cui ho dovuto interrompere il percorso agonistico a seguito di infortuni. Questa fase è stata la più lunga rispetto alle altre, per cui ho fatto un po’ di fatica nel ricostruire da zero quella che può essere una condizione ottimale per arrivare alle corse. Questa è infatti la ragione per cui ho fatto circa un mese di altura, per andare appunto a lavorare sull’endurance, sulle lunghe salite e sulle tante ore in bicicletta. Settimana dopo settimana, ovviamente faticando parecchio, però la condizione è cresciuta e ho fatto un test l’altro giorno quando eravamo sul San Pellegrino con la squadra e i valori non erano per niente male. Sono numeri che mi potrebbero permettere di rientrare alle corse, ovviamente non per ottenere risultati inizialmente, ma comunque per essere competitivo.
Ti sei fatto un’idea di quando tu possa tornare a un regime di prestazioni sportive ottimale?
Basterà confrontarsi già alle prime corse per capire quali sono le lacune e in quale parte del gruppo mi troverò. Ogni ritorno ha la sua storia, solitamente quando rientro anche dopo infortunio ho sempre una buona resa, per cui dipenderà ovviamente dalle gare che la squadra deciderà di farmi fare, ma non penso e non credo di essere troppo lontano da quello che è il mio standard.
Le voci di mercato sono nell’aria ma non disturbano lo spirito di squadraLe voci di mercato sono nell’aria ma non disturbano lo spirito di squadra
Per quanto riguarda le voci di mercato che orbitano intorno a Remco. Ne avete parlato in ritiro?
In ritiro non c’erano i miei compagni che hanno fatto il mondiale. Però le voci di mercato vanno e vengono. Per quanto mi riguarda sono tranquillo perché ho ancora un anno di contratto con questa squadra, quindi posso rimanere concentrato e fare del mio meglio. Ho ascoltato quello che dicono i compagni, letto i quotidiani e ovviamente a tavola ne parlavamo. Che Remco se ne vada in questo momento è molto, molto difficile. Per una serie di fattori, il primo è che lui stesso si trova molto bene qui. Viene considerato il vero e unico capitano della squadra, com’è giusto che sia. Poi ovviamente tutti gli altri litigi e battibecchi fanno parte un po’ del mercato, no? Come ci sono nel calcio, ci sono anche del ciclismo, però alla fine bisogna vedere le cose concrete. Lui ha un contratto fino al 2026. Rescindere non è così facile, non è che con i soldi si può sempre comprare tutto. Tutto possibile ma in questo caso è difficile. Ci sono delle clausole e delle regole da rispettare. Se cambiasse, sarebbe una cosa che stravolgerebbe il team e nessuno se lo aspetterebbe. Se si guardano anche i movimenti di mercato, come l’acquisto di Landa e il rinnovo di Van Wilder e di Vervaeke, indicano che di base Lefevere è convinto del suo futuro e di quello che sarà la squadra per i prossimi almeno due anni.
Vedrai questa Vuelta da casa tifando Remco e la squadra. Ti pesa?
Se i tempi di recupero fossero stati minori e se l’intervento fosse stato fatto precedentemente, cosa matematicamente impossibile, sarei stato il primo a voler combattere per guadagnarmi un posto alla Vuelta. Però, dato che ho ripreso in bici da un mese sono realista ed è improponibile affrontare un grande giro soprattutto sapendo che il capitano va per vincerlo. Per un Giro d’Italia si inizia a marzo a prepararlo con alture e tutto. Per cui sono stato io il primo a dire che non avrebbe avuto senso la mia presenza soprattuto perché c’è Remco da supportare al 100%. Lui vuole riprovare a vincerla. Io ripartirò a settembre con corse di un giorno e successivamente farò probabilmente una corsa a tappe. Poi ci saranno le corse di fine stagione in Italia.
Groenewegen vince la tappa, ma tutti parlano della crono di domani. Evenepoel può prendere la maglia a Pogacar? Secondo Ganna è dura. E anche secondo Velo
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Ieri è stato incoronato campione del mondo a cronometro. Una settimana fa a Glasgow è stato il grande assente tra i big. Da campione in carica ha dovuto inchinarsi allo strapotere che Mathieu Van der Poelha dimostrato sul circuito infernale scozzese. Ed è proprio su quelle curve che Remco Evenepoel non si è fatto trovare così lucido e brillante come è suo solito quando ha un obiettivo in testa.
Le dichiarazioni del giorno prima di suo padre e di Lefevere, un mondiale non così nelle sue corde, una giornata storta, insomma, le considerazioni che si possono fare a una settimana distanza sono molteplici. Per fare chiarezza e capire meglio quali siano le possibili cause della sua mancata riconferma ci siamo affidati al parere esperto e tecnico di Michele Bartoli.
La tecnicità del circuito e la pioggia sono due cause che hanno tagliato fuori Remco dai giochiLa tecnicità del circuito e la pioggia sono due cause che hanno tagliato fuori Remco dai giochi
C’è una foto emblematica (utilizzata in apertura) dove ci sono Van der Poel, Van Aert, Pedersen e Pogacar pronti a giocarsi il mondiale. Sono tutti dei corridori molto potenti, “disegnati” per quel percorso, a parte Pogacar…E Remco dov’era?
Tadej lo puoi mettere dove vuoi che va forte. A parte quello, sì, diciamo che è un po’ la fotografia a tutti gli effetti di quella giornata. Remco non c’è stato.
Partiamo dalla sua posizione in corsa. Lo stare sempre defilato in un percorso così tecnico, ha inciso?
Secondo me, questa è un’analisi giusta. Lui in altre gare come la Liegi è stato bravo a limare, attaccare e stare davanti. La Liegi era a inizio stagione ed era al 100% della condizione. Probabilmente domenica scorsa può aver influito anche una forma non ottimale. E’ chiaro, quando uno non ha come punto di forza la posizione, se gli mancano un po’ di energie, perde lucidità e perde tutto. In un mondiale del genere è chiaro che si è tagliati fuori. Secondo me però, è una somma di cose. Se fosse stato in una giornata d’oro, questo suo “problema” non avrebbe inciso. Perché sarebbe venuta fuori la condizione e sarebbe rimasto nel gruppetto con i primi. Però è chiaro che ha influito la sua scarsa abilità nel posizionamento.
Un altro spunto può essere la caduta di Narvaez che ha rotto il gruppo e lui è rimasto dietro?
Sarebbe stato tagliato fuori ugualmente. Si vedeva che ha provato anche una volta o due a fare un attacco, ma non era pungente come al solito. Erano allunghi su momenti in cui il gruppo calava la velocità. Non era esplosivo.
Alla Liegi Remco Evenepoel ha sbaragliato ogni avversario anche con la pioggia, arrivando da soloAlla Liegi Remco Evenepoel ha sbaragliato ogni avversario anche con la pioggia, arrivando da solo
Tre tentativi dove ha provato e lo hanno chiuso subito. Al di là del fatto che era l’osservato speciale perché era campione in carica, non hai visto una convinzione, una brillantezza da mondiale?
No, secondo me non era nella sua giornata. Percorso a parte, perché poi anche quello ha influito, però secondo me non ha trovato una super condizione quel giorno.
Hai citato il percorso. Non era per Remco secondo te?
E’ un corridore totalmente inadatto a un percorso del genere. Poi non è detto che un domani se ritroverà un percorso così, non possa vincere, perché i fenomeni possono fare tutto. Poi, soprattutto quando ha iniziato a esserci la strada umida lo è stato ancora meno nelle sue corde. Si sa che nonostante sia migliorato molto, il suo punto debole è sempre stata la capacità di guida. Ha iniziato a correre da grandicello quindi la sensibilità sul mezzo se inizi da ragazzino la acquisisci in un modo, invece nel suo caso un minimo di difficoltà gli rimarrà sempre.
Gli attacchi di Remco Evenepoel non hanno convinto e sono stati subito rintuzzatiGli attacchi di Remco Evenepoel non hanno convinto e sono stati subito rintuzzati
Oltre al lato tecnico non era nelle sue corde anche da un punto di vista fisico?
Dal punto di vista degli sforzi muscolari non era affatto male per lui. Perché comunque quando ci sono un rilancio dopo l’altro, Evenepoel ha dimostrato di essere forte. Però è stata proprio la difficoltà tecnica nel guidare la bici che lo ha molto penalizzato secondo me. Non credo onestamente che la durezza o la particolarità del percorso abbia influito negativamente su di lui. E’ riassumibile in un problema di planimetria più che di altimetria.
Invece staccandosi dal lato tecnico e affrontando quello della motivazione. Lui ha dimostrato qualche segnale di nervosismo prima della partenza per quello che han detto suo padre e Lefevere. Credi che anche quello possa avere inciso?
Secondo me un po’ sì. Non ho mai visto un corridore vincere un mondiale se non è veramente a posto sotto tutti i punti di vista. Questa guerra interna è normale che un po’ ti condizioni. Anche se non vuoi pensarci incide ugualmente.
Remco Evenepoel con la nuova maglia di campione del mondo a cronometroRemco Evenepoel con la nuova maglia di campione del mondo a cronometro
L’avevamo visto anche al Giro essere nervoso in alcuni frangenti, subire questi momenti. E’ un punto su cui deve lavorare?
Secondo me sì, deve lavorarci. Ma non è neanche un aspetto così negativo, anzi gli può servire molto per le classiche. Lui è un tipo adrenalinico, lo abbiamo visto ieri nella crono. Sembra a volte anche scontroso con gli avversari, ma nel modo giusto. Anche perché non bisogna essere troppo delicati in queste dinamiche. A me piace la gente tosta come lui. Però per i grandi Giri questo ti penalizza perché diventi troppo teso e spendi energie anche mentali. Quando sei sempre lì con la tensione a fior di pelle, recuperi anche di meno. Lui deve cambiare sistema, ma secondo me non lo cambierà, perché così si nasce. Dimostra che il campione, il fuoriclasse, vince anche quelle corse che non sono propriamente nelle sue corde. Ha già vinto una Vuelta e se saprà bilanciare questi lati del suo carattere potrà migliorare ancora tanto.
Abituato a dominare ha trovato una giornata storta e si è lasciato affondare. La forma però l’ha confermata nella cronometro vinta ieri. Come lo vedi per il finale di stagione?
Sì, la forma c’è sicuramente e l’ha fatta vedere. Per il finale di stagione dipende come si risolve anche la situazione di squadra. Se lo renderà felice l’eventuale cambiamento, avrà anche stimoli maggiori. Se invece, per un qualche motivo, sarà costretto a seguire una strada per interessi societari, ordini che non lo soddisfano, è chiaro che può incidere anche per il prossimo anno. È per questo che secondo me converrebbe a tutti trovare una soluzione dove anche Remco sia più tranquillo.
La cronometro individuale di Glasgow si è conclusa da una manciata di ore e non poteva mancare il commento di Adriano Malori,ormai nostro specialista contro il tempo. E anche stavolta “Malo” va subito a dama. «La sorpresa è lo juniores (Joshua Tarling di 19 anni, ndr), ma la notizia è che Remco Evenepoel è un mostro. In un anno ha vinto un mondiale, la Vuelta, la Liegi e ora di nuovo questo mondiale. Per me lui e Pogacar sono i corridori più forti del momento. Non ho messo Vingegaard perché non è così completo».
Come abbiamo visto e appena letto Remco Evenepoel ha vinto la crono iridata, alla sue spalle un Filippo Ganna a 12” e terzo questo diciannovenne inglese Joshua Tarling a 48”, che l’anno scorso ha vinto la crono iridata… ma tra gli juniores!
Tarling (classe 2004) è arrivato terzo. Molto bene fino alla fineTarling (classe 2004) è arrivato terzo. Molto bene fino alla fine
Adriano, un quasi juniores tra i pro’. In realtà poteva correre tra gli under 23…
Indubbiamente è stata una grande sorpresa. Mi ha colpito la sua gestione dello sforzo. Okay, ha vinto il titolo nazionale a crono e sappiamo che in Inghilterra non è una cosa banale, visto il tempo che vi dedicano, ma questo era un altro palcoscenico. Pippo deve sapere che per il futuro ha un rivale che sta per arrivare.
Adriano, tu stesso ci dici spesso di quanto conti l’esperienza nelle crono lunghe e ma i numeri parlano chiaro: 47 chilometri e 19 anni.
Vero. E come ho detto sono colpito. In particolare dal suo strappo finale. Era una crono vera più questo strappo: non era semplice unire le due cose. I corridori arrivavano stravolti, lui invece era in spinta, ha ben gestito le forze. Si vede che è nella Ineos-Grenadiers. Così come Pippo, Bigham, Thomas…
Correndo in casa per te conosceva meglio degli altri il percorso?
Assolutamente sì. Si vedeva che lo aveva provato e riprovato. In alcune curve, specie quella dopo l’intermedio è emerso questo aspetto. Lui l’ha fatta in pieno restando in posizione. Remco ha tolto le mani dalle protesi e Ganna ha avuto una piccola incertezza. E lo stesso l’ultimo strappo. Devi essere “presente” per farlo in quel modo. Specie sul pavé.
Per Malori Ganna ha lottato col vento (notate l’erba). Il cx migliore di Remco ha fatto la differenza?Per Malori Ganna ha lottato col vento (notate l’erba). Il cx migliore di Remco ha fatto la differenza?
Passiamo ad Evenepoel. Il belga, come Ganna ed altri, aveva la radio sul petto. Una scelta aero?
Una scelta aero e anche di utilità al tempo stesso. Questi body infatti sono strettissimi e sulle spalle, la parte più larga, tirano moltissimo. In quel punto, sul petto, la radio è un po’ più comoda. I corridori fanno le loro prove e se non gli dà fastidio nella respirazione la posizionano lì.
Remco e quel gesto rivolto all’ammiraglia: come è andata?
Remco è molto sicuro di sé, ma perde anche le staffe. Dopo il primo intermedio (in cui era dietro a Ganna, ndr) dai loro rilevamenti avevano visto che era in vantaggio e per radio gli avranno detto qualcosa e lui gli ha voluto dire di stare calmi: «Ci penso io». Ma tali gesti per lui non sono nuovi. Ricordate all’europeo 2021 quando gli rimase alla ruota Sonny (Colbrelli, ndr)? Quando la gara non va come dice lui perde le staffe.
E per il resto?
Il mio grande favorito era Ganna. Era la sua crono, non è andato piano neanche sullo strappo finale dove è stato solo un filo più lento di Evenepoel (2″, ndr) nonostante la sua stazza, ma gli è mancato il resto. Io credo che nella sua prestazione abbia inciso un po’ il vento. Per lunghi tratti era laterale, si vedeva da come pedalavano i corridori e da come si muovevano le loro bici. Ma se “sbacchettava” la bici di un Remco che è piccolo, figuriamoci cosa deve aver passato un Ganna che è altro più di un metro e 90 (e anche di Tarling: 194 centimetri, ndr).
Van Aert è partito sottotono. Nel finale è stato l’unico a recuperare su Remco, ma ormai era tardiVan Aert è partito sottotono. Nel finale è stato l’unico a recuperare su Remco, ma ormai era tardi
Rapporti tutti fra 58 (Kung, Pogacar) e 60 (Bissegger, Evenepoel), mentre Van Aert aveva il 56…
Alla fine i rapporti sono fini a se stessi. Bisognava spingere. Non credo abbia influito quello in Van Aert. Anzi per certi aspetti è anche più leggero rispetto alla media dei passistoni da crono. Credo che Wout abbia dimostrato quello che abbiamo visto già domenica scorsa e cioè che non aveva le gambe. Uno come lui, su un percorso che è un ciclocross asfaltato, non può farsi umiliare così da Van der Poel. Poi può anche perdere: nel finale, sull’ultimo dentello, in volata… ma non che non riesca a rispondergli.
Nella crono di oggi per te ha inciso il Tour?
Tantissimo. E infatti gente come Kung o Pogacar sono stati subito fuori gioco. E ha inciso soprattutto per chi ha disputato anche la prova in linea iridata. Da quel che ho letto e ho saputo, i corridori hanno detto che è stato un massacro. Se poi parliamo di Kung, lui ci ha messo di mezzo anche il team relay… Se sei stanco e devi provare a vincere il mondiale nella crono individuale quella gara non la fai. Ma queste sono scelte loro.
E ad Adriano Malori cosa è piaciuto di questa prova?
Che è stata, finalmente, una crono vera. Lunga. Una crono da spingere, giusta per un mondiale. Come se ne dovrebbero vedere di più. Anche nei grandi Giri.
STIRLING – Remco Evenepoel si è preso un’altra maglia iridata. E visto che quella della strada ha dovuto consegnarla a Van der Poel giusto domenica scorsa, ha allungato le mani su quella della crono, guastando la serata a Pippo Ganna e a tutto il clan azzurro che sperava di essere sulla porta di un altro oro. Che magari sarebbe anche arrivato se il piemontese avesse potuto recuperare dalla pista nel tempo necessario. Oppure qualcuno ha pensato che assemblando i due mondiali, gli atleti avrebbero reso al top come se la fatica non si sommasse? Comunque c’è l‘argento per un atleta che torna a casa con tre medaglie: una per ogni gara disputata. E l’argento è il metallo meno prezioso che ha conquistato. Cerchiamo di capirci…
Il riscaldamento di Ganna ha seguito un copione già visto molte volte: attorno a lui c’era fiduciaIl riscaldamento di Ganna ha seguito un copione già visto molte volte: attorno a lui c’era fiducia
Montecchi e Capuleti
Da un lato del podio, poggiati alle transenne c’erano Giovanni Lombardi e Marco Ganna, il papà di Filippo. Giusto di fronte, accanto a chi scrive, c’era invece Oumi: la signora Evenepoel, elegante e contenta. I 12 secondi che alla fine del mondiale della crono hanno diviso Remco e Filippo – gli stessi dall’inizio alla fine – sono uno spazio esiguo come la distanza fra queste due famiglie, destinate a dividersi a lungo gli allori delle prove contro il tempo.
Remco dall’alto del podio non ha fatto che scambiare sguardi e messaggi con la moglie, giocherellando con il peluche di mucca delle Highlands e indicando la masnada di tifosi assiepati su una tomba del cimitero monumentale inneggiando al suo nome.
«Ho sentito – ride – che sono il primo belga in assoluto a diventare campione del mondo a cronometro e anche che sono il più giovane. E’ fantastico. Questo era uno dei miei più grandi obiettivi della stagione. E’ bello essere riusciti a vincere su un percorso così duro, che forse non era neanche perfetto per un corridore del mio peso. Credo di aver vissuto una giornata super buona».
Evenepoel ha detto di aver trovato il giorno perfetto, spingendo anche più watt di quelli stabilitiEvenepoel ha detto di aver trovato il giorno perfetto, spingendo anche più watt di quelli stabiliti
Sotto controllo
A un certo punto è parso che fosse lui a mettere un freno agli incitamenti che arrivavano dalla macchina alle sue spalle, ma di certo i suoi intermedi sono sempre stati migliori rispetto a Ganna. Pippo ci ha provato, ma la sensazione è stata quella di un gap minimo e incolmabile fra due atleti che si stavano spingendo al massimo.
«In questi giorni che potremmo definire perfetti – spiega Evenepoel – non voglio troppe indicazioni dalla macchina: gli stavo dicendo questo. Mi bastano i dati sulle traiettorie, non le indicazioni sul ritmo da tenere. A essere onesti infatti, sono stato in grado di andare ancora più veloce rispetto al piano che avevamo stabilito. Sono stato in grado di aggiungere altri 10-15 watt e dopo trenta minuti ho sentito che non ero ancora al limite. Al secondo intermedio sapevo anche di essere più veloce di Pippo (Filippo Ganna, ndr) e questo mi ha dato una spinta, soprattutto perché stava arrivando un tratto che andava su e giù bruscamente. Sapevo che avrei perso qualcosa nel tratto finale in discesa per la differenza di peso, ma anche che avrei riguadagnato sull’ultima salita. E’ stata un coltello nelle gambe, ma la nostra strategia è stata perfetta».
Ganna dice di aver fatto una crono al massimo delle sue possibilità: di più non potevaGanna dice di aver fatto una crono al massimo delle sue possibilità: di più non poteva
I limiti da superare
Ganna lo dice chiaro: più di questo non posso andare, servirà trovare una soluzione legata ai materiali o all’aerodinamica. Il pensiero è legittimo, se la differenza è la stessa dai primi chilometri e rimane invariata quasi a parità di spinta.
«Remco è giovane – dice Pippo – è il futuro, ma anche il presente. E’ colui con cui dovrò fare i conti se vorrò vincere ancora la maglia iridata, ma penso che migliorare nella performance sarà dura. I numeri sono già alti. Abbiamo due strutture completamente differenti, per cui credo che si dovrà provare a lavorare sull’aerodinamica. La mia strategia di gara era chiara. Dovevo cercare di stare vicino alla soglia il più a lungo possibile e credo alla fine di non aver mai fatto una crono di questo livello in vita mia. Devo proprio trovare una soluzione per la mia aerodinamica».
Dopo l’arrivo, con Velo che commenta la sua prestazione e i distacchi sempre costantiDopo l’arrivo, con Velo che commenta la sua prestazione e i distacchi sempre costanti
Tre gare, tre medaglie
E’ stanco, anche un po’ deluso, ma ha lottato da guerriero: possiamo solo dirgli grazie. Durante il riscaldamento è parso sereno, come in mattinata confermava anche Piero Baffi che si prende cura delle sue gambe. Lo dipingeva sereno, alla vigilia di una delle tante crono, con la differenza che avrebbe avuto davanti il meglio al mondo. Anche se poi sono bastati pochi chilometri per capire che il nemico da battere sarebbe stato proprio Evenepoel.
«Sono stanco – dice Ganna – sono qui da due settimane, prima per la pista e ora per la crono. Certo l’oro è meglio dell’argento, ma dalla pista sono uscito con un oro e un argento e qui ho preso un altro argento. Non mi posso lamentare. Remco è stato più forte, ma non so quanti in questi mondiali siano andati a medaglia in ogni gara che abbiano fatto. E’ duro fare pista e strada in cinque giorni. Passare da gare di quattro minuti a gare di un’ora. E ora devo recuperare per la Vuelta. La squadra mi ha voluto per la prima cronosquadre e non so in quali condizioni sarò dopo altri venti giorni di gara. Cercherò di stare vicino a Thomas…».
Sul terzo gradino del podio è salito Joshua Tarling, britannico di 19 anni, che corre alla IneosE Cattaneo? Il bergamasco è stato autore di una buona crono: 8° a 1’57” dal RemcoSul terzo gradino del podio è salito Joshua Tarling, britannico di 19 anni, che corre alla IneosE Cattaneo? Il bergamasco è stato autore di una buona crono: 8° a 1’57” dal Remco
Il vento e le ruotone
Da una maglia iridata all’altra, Evenepoel ha risposto al passaggio a vuoto dopo il mondiale su strada, in cui era fra i più attesi e che invece ha lasciato con un bilancio passivo peesantissimo.
«E’ un peccato che quel giorno siamo arrivati secondi con Van Aert – risponde – ma per me quella gara è stata troppo dura, troppo esplosiva. Avevo buone gambe, ma non era il mio tipo di corsa. Oggi lo è stato molto di più (ride, ndr). Ci siamo concentrati su questo appuntamento per molto tempo, sono felice che tutte quelle ore di lavoro siano state ripagate. L’unico problema che ho avuto è stato il vento. Ho usato le ruote più alte con cui mi ero allenato per tutta la settimana. La bicicletta era perfetta, solo sarebbe servito che pesassi qualche chilo di più (ride di nuovo, ndr)».
I tifosi venuti dal Belgio si sono assiepati su una tomba del cimitero di Stirling e hanno inneggiato a Remco con grande trasportoIl pubblico applaudiva ai piedi del podio, mentre le tre bandiere salivano al cieloI tifosi venuti dal Belgio si sono assiepati su una tomba del cimitero di Stirling e hanno inneggiato a Remco con grande trasportoIl pubblico applaudiva ai piedi del podio, mentre le tre bandiere salivano al cielo
Poche feste
Remco è prevedibilmente di buon umore, ma ha un timbro di voce calmo e riflessivo. Racconta che il suo prossimo traguardo è la Vuelta, ma che nel suo mirino prima o poi finiranno anche il Giro e il Tour, per i quali dovrà migliorare ancora. E semmai si lamenta che non potrà festeggiare come vorrebbe.
«L’anno scorso vinsi la Vuelta – racconta e ride – e mi toccò fare solo una piccola festa, perché poi bisognava partire per la trasferta australiana che era complicata. Adesso non vedo l’ora di ripartire e trascorrere qualche giorno a casa con mia moglie e la mia famiglia, che non vedo da tanto. Poi tornerò in altura e da lì andrò alla Vuelta».
I suoi tifosi sono ancora fuori che lo reclamano in questa serata che avrà immancabilmente il sapore della birra al pari del giorno, nell’esplosione di grida lungo il percorso e di urla selvagge al suo indirizzo quando è salito sul podio. In questa serata di festa, annotiamo che Remco non ha voluto rispondere alla domanda sul suo futuro alla Ineos. Ha guardato fisso il giornalista che gliel’ha fatta, poi si è rivolto alla moderatrice della conferenza: «Next question». La prossima domanda.
Sul Giau si è spenta la luce e Remco Evenepoel si è ritrovato a pedalare nel buio. Passivo di 24'05" e una lezione molto aspra da cui uscirà anche più forte
GLASGOW – «La mia concentrazione non è stata disturbata – ha detto Remco Evenepoel prima di partire – ma personalmente penso che tutti dovrebbero stare zitti e lasciarmi fare le mie cose. So abbastanza bene a me ciò che è e ciò che non è possibile. Sia mio padre che Patrick farebbero meglio a stare zitti».
Evenepoel al via con quella che sembra essere la nuova Tarmac Sl8 di SpecializedEvenepoel al via con quella che sembra essere la nuova Tarmac Sl8 di Specialized
Remco: «Buono per attaccare»
La voce secondo cui Remco potrebbe passare subito alla Ineos Grenadiers per avere tutte le carte in regola in vista del Tour è deflagrata come una bomba, con un tempismo che lascia di stucco, pensando che l’ha messa in giro suo padre Patrick alla vigilia del mondiale. La reazione di Lefevere non è tardata ed è stata piuttosto dura nei confronti della famiglia Evenepoel, accusata di avere i violini scordati, visto il diverso tenore delle dichiarazioni. Insomma, in questa mattina mite sull’Atlantico, in casa Belgio speravano tutti di dover e poter fare altri ragionamenti.
«Può essere anche un percorso da specialisti del cross – ha proseguito Remco cambiando decisamente discorso – ma tutti sappiamo andare in bicicletta. Sarà un lungo finale, quasi undici giri. Sarà abbastanza difficile, ma siamo pronti. Siamo più forti insieme che da soli su questo percorso. Cosa ho imparato dalle gare juniores? Che non è necessariamente uno svantaggio se l’attacco viene da lontano. E questo per me è un bene».
Van der Poel ha scherzato sulla vigilia dello scorso anno. Il Tour sarà una buona base?Van der Poel ha scherzato sulla vigilia dello scorso anno. Il Tour sarà una buona base?
Mathieu: «Non si vince in curva»
Il rivale numero uno, Mathieu Van der Poel, arriva al giorno del mondiale sicuramente meglio dello scorso anno, quando passò la notte in una centrale di Polizia, per l’accusa di aggressione dalla quale fu successivamente assolto.
«Se ho dormito meglio dell’anno scorso? Sì – ha scherzato – non poteva andare peggio. E’ un mondiale che aspettavo da tempo, un percorso che avrei sempre voluto affrontare. Quindi spero di avere anche delle buone gambe. E’ un po’ difficile stimare a che punto è la mia condizione, perché è la prima volta che continuo ad allenarmi per un obiettivo dopo un grande Giro. Sul fatto che la mia capacità di guida mi avvantaggerebbe sugli altri, non è che gli altri non sappiano fare le curve. E poi non credo che il mondiale si vincerà in curva. E’ un percorso molto difficile in cui sarà importante stare davanti. Non guarderemo solo i belgi, anche francesi e danesi hanno un blocco fortissimo».
Van Aert sente che il giorno è speciale, l’avvicinamento è andato benissimoVan Aert sente che il giorno è speciale, l’avvicinamento è andato benissimo
Wout: «Un giorno speciale»
Sull’altra sponda belga, quella della Jumbo-Visma, Wout Van Aert è arrivato alla partenza con la calma dei giganti e insieme l’occhio laser, consapevole di avere una buona occasione e dopo un avvicinamento meno fragoroso dello scorso anno. La famiglia al seguito gli ha dato serenità, dopo che nei giorni del Tour era stato impossibile.
«Sono molto emozionato – dice – è sempre elettrizzante svegliarsi in una giornata del genere. Mi sono alzato abbastanza presto e mi sono reso conto che non sarà una giornata qualunque. E’ un circuito molto tecnico, resta da vedere cosa significherà. Di certo, non siamo più abituati a certi percorsi. Dalle corse di ieri si è capito che basta distrarsi un attimo e i distacchi si dilatano, mentre dietro è molto stressante e difficile restare nel gruppo. C’era il fuggitivo davanti e, dopo che ciascuno aveva terminato il suo turno a tirare, nessuno aveva le gambe per chiudere il buco. E’ un percorso speciale.
«Abbiamo studiato bene le nostre tattiche, ma ovviamente fare un piano è sempre facile. Ci sono molti altri corridori, quindi è particolarmente importante rispondere bene a tutte le situazioni che andranno a creare».
E se l’avesse fatto di proposito per misurarsi in volata? Vi sembrava che Evenepoel avesse la faccia di uno al gancio in salita? Passa il tempo dopo l’arrivo e le parole di Remco e il suo volto in pieno controllo sul Murgil Tontorra, l’ultima asperità, accendono il sospetto.
Il belga aggancia Marino Lejarreta a quota tre nell’albo d’oro della Clasica San Sebastian e vince allo sprint. Un attacco breve nel 2019, la prima volta. Una lunga fuga solitaria per la seconda vittoria lo scorso anno. Attacco da lontano e volata a due in questo 29 luglio 2023 che annuncia il mondiale di Glasgow.
«Questa vittoria fa bene alla testa e alla motivazione per la seconda parte della stagione – conferma subito dopo il campione del mondo – e ovviamente anche per i mondiali della prossima settimana».
La soluzione in volata era forse la meno attesa, ma ha dato a Remco fiducia in vista del mondialeLa soluzione in volata era forse la meno attesa, ma ha dato a Remco fiducia in vista del mondiale
L’azzardo di Remco
Ha parlato ieri. Ne ha raccolto subito le dichiarazioni un sito specializzato, come ascoltato nella diretta, e stamattina la Gazzetta dello Sport. Poche parole, ma chiare: voleva vincere e lo ha fatto. Solo che questa volta, ha preferito aspettare.
Poca voglia di rischiare o curiosità da campione? Ha voluto arrivare allo sprint contro un enorme Pello Bilbao, per mettersi alla prova in vista di un mondiale che potrebbe proporre identica situazione?Come dice Bennati, per sapere se sei veloce, le volate devi farle.
Bettiol ha avuto le gambe per rispondere all’attacco di Evenepoel, poi nel finale ha alzato bandiera biancaBettiol ha avuto le gambe per rispondere all’attacco di Evenepoel, poi nel finale ha alzato bandiera bianca
Le gambe ci sono
Non crediamo che Remco abbia mai dubitato delle sue gambe. In un incontro durante il Tour, Giampaolo Mondini che fa da raccordo fra Specialized e il team, ha raccontato di aver visto qualche file di allenamento del belga. E i dati erano tutt’altro che fonte di dubbio.
«E’ stata una gara speciale – racconta Evenepoel – non avevo intenzione di attaccare sull’Erlaitz così presto (mancavano 73 chilometri al traguardo, ndr), ma i miei compagni di squadra erano ormai dietro, perciò ho deciso di partire per vedere chi mi seguiva. Abbiamo formato un gruppo perfetto e la collaborazione era buona. Nell’ultima salita ho tenuto un ritmo duro che sapevo di poter mantenere fino alla cima».
Bilbao lo ha sfidato sull’ultima salita, passando anche in testa, ma il belga davvero non sembrava a tuttaBilbao lo ha sfidato sull’ultima salita, passando anche in testa, ma il belga davvero non sembrava a tutta
Pubblico di parte
Pello gli è anche passato davanti, mentre Vlasov cedeva il passo. Lo ha guardato, mentre il pubblico intorno era tutto per lui, poi il belga si è rimesso davanti con un passo che non è parso dei più cattivi, né la sua smorfia (senza occhiali) lasciava pensare a uno sforzo massimale.
«Ho visto che Pello era ancora in agguato – racconta – e so che è uno degli scalatori più veloci del gruppo. Mi sono sorpreso per il mio sprint. Mi piace questa gara e i tifosi qui, anche se oggi hanno tifato un po’ più per Pello che per me (ride, ndr). Devo dire che li capisco e che lui è stato fortissimo. E’ stato molto bello correre insieme nel finale».
Sesto al Tour e una tappa vinta, la splendida estate di Pello Bilbao prosegue sulle strade di casaSul podio anche Vlasov, che sarà fra gli sfidanti di Evenepoel alla VueltaSesto al Tour e una tappa vinta, la splendida estate di Pello Bilbao prosegue sulle strade di casaSul podio anche Vlasov, che sarà fra gli sfidanti di Evenepoel alla Vuelta
L’orgoglio di Pello
Il basco racconta a bassa voce, consapevole di essere arrivato a un passo dal sogno di bambino, ma anche di dover essere contento del secondo posto contro questo biondino così forte.
«La gara è cominciata da lontano – sorride Pello con una punta di rimpianto – sappiamo che a Remco piace muoversi in anticipo ed ero pronto a seguirlo. Quando si è formato il nostro piccolo gruppo, ho trovato giusto collaborare, perché anche lui stava dando tutto. Ho provato a cambiare un po’ il ritmo nell’ultima ripida salita e ci siamo ritrovati da soli, ma lui aveva più energia nelle gambe, era più fresco di me. Me ne accorgevo quando mi dava gli ultimi cambi, per questo non sono riuscito a batterlo allo sprint. Comunque sono orgoglioso del lavoro fatto nelle ultime settimane. E’ stata un’esperienza super intensa e fantastica».
Groenewegen vince la tappa, ma tutti parlano della crono di domani. Evenepoel può prendere la maglia a Pogacar? Secondo Ganna è dura. E anche secondo Velo