Tourmalet, ci siamo: per Remco primo test sulle salite lunghe

08.09.2023
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«Le montagne molto lunghe sono ancora un punto interrogativo. Penso che la settimana scorsa ho dimostrato di andare bene nelle salite di 30 minuti. Il prossimo test sarà su salite di 45 minuti-un’ora. Rimane la domanda su come risponderò quando le montagne saranno una dietro l’altra. Non resta che aspettare e vedere…». Così Remco Evenepoel nel giorno di riposo ha messo le mani avanti e mostrato un timore neanche troppo velato su tappe come quella che affronteranno oggi che vedono l’arrivo posto su ascese mitiche come il Tourmalet

Una Vuelta in bacheca nessuno gliela può toccare e basterebbe quella per spazzare via ogni dubbio. La corazzata Jumbo e quei 5 minuti di buco sullo scatto di Roglic però, hanno fatto scricchiolare quella figura inscalfibile e granitica che Remco si è costruito. E’ vero non resta che vedere, ma con Pino Toni, preparatore della Bardiani, abbiamo provato ad analizzare alcuni scenari possibili. 

E’ vero che quest’anno non si è ancora misurato su salite di questo tipo in un grande Giro. Ma un corridore come Evenepoel può avere timore di queste famigerate salite lunghe?

Sicuramente le farà forte, sopra quella che è la media normale dei professionisti, lo può fare tranquillamente. Il problema è vedere come la faranno gli altri. Purtroppo abbiamo a che fare con una squadra come la Jumbo. Basta pensare a Kuss, una persona abituata a tirarle quelle salite lì, figuriamoci se sta a ruota. Se fosse un “uno contro uno“ secondo me Remco, potrebbe anche non averne paura.

Lunedì ha detto: «Ho avuto 5 minuti in cui non riuscivo a fare velocità, nel momento in cui Roglic ha attaccato». Può essere stato un segnale d’allarme che lo ha preoccupato?

Nell’economia di una giornata ci sta non avere lo spunto per chiudere una situazione di quel tipo. Se si va a vedere, ha perso la ruota e avrebbe dovuto fare 30 watt in più per riuscire a chiudere e rimettersi dietro. Consideriamo che Remco ha finito solo un grande Giro nella sua carriera e l’ha vinto. Quindi ancora deve dimostrare tanto. E’ un 2000, ricordiamocelo. Il suo problema è la robustezza, quella della Jumbo. 

Come si sarà preparato a giornate come quella di oggi? Si possono simulare salite così lunghe a ritmo gara in allenamento?

Si possono simulare. Un allenatore con la bicicletta elettrica o con lo scooter sta davanti e si fanno i vari cambi di ritmo. Il problema è includere tutte le variabili che ha una corsa. In allenamento si è tranquilli, ci si gestisce, mentre in gara in una tappa come quella del Tourmalet ci sono due GPM importanti prima. Quindi, ci si può avvicinare come intensità nella singola ora della salita però tutto il resto è impensabile replicarlo. Penso che ci abbia lavorato tanto,  perché sapeva di che morte doveva morire al Giro con Roglic e Thomas. 

Evenepoel ha parlato dei suoi dubbi sulle salite lunghe durante la conferenza stampa del giorno di riposo
Evenepoel ha parlato dei suoi dubbi sulle salite lunghe durante la conferenza stampa del giorno di riposo
Remco si è dimostrato rassicurato in parte, dicendo che al mondiale a cronometro lo sforzo è durato 55 minuti e ha espresso un’ottima potenza. E’ paragonabile a uno sforzo di una salita da un’ora?

No. In una crono non vai a raschiare il fondo delle energie come magari può capitare al termine di una tappa come quella del Tourmalet. Adesso si prende e si parte, si fa un conteggio delle medie e dell’intensità e ti dicono quanti carboidrati stai consumando. In una tappa pirenaica vai molto vicino alla tua riserva. Diventa molto importante come verrà gestita la sua alimentazione. In una crono per fare un esempio si va a 450 watt per un’ora. Vieni però solo da un riscaldamento. In una tappa di montagna hai le 3/4 ore prima che non sai come te le hanno fatte fare. Quindi è un paragone che non fila. Se lo vogliono mettere in difficoltà, devono andare ad attaccargli le sue riserve e quindi devono andare forte fin da subito. Hanno la squadra per poterlo fare. Secondo me, un ragazzo così giovane come è Remco, non è ancora così economico come può essere un Roglic o un Vingegaard. 

Probabilmente ha anche provato meno fuori giri rispetto agli altri nei grandi Giri…

Gli altri hanno delle storie completamente diverse. Roglic prima di fare il capitano è andato alle corse a tappe e ha tirato per i compagni, Vingegaard uguale. Non parliamo di Kuss. Remco invece ha sempre fatto il capitano. Deve maturare, deve diventare quel diesel che serve in una Vuelta o Giro che sia. Sicuramente si aiuta, vedo che fa tutto, perché per esempio è uno di quelli che pubblicizza tanto l’utilizzo dei chetoni. Queste sono tutte accortezze che ti permettono di risparmiare quel pochino per poi avere più energia nel finale. Prendere il chetone alla fine della corsa, prima della partenza e non so se lo prende anche la notte per recuperare meglio. E’ uno che sicuramente cura ogni dettaglio per essere il più economico possibile. 

Evenepoel deve resistere alla corazzata Jumbo e pensare a come attaccarla
Evenepoel deve resistere alla corazzata Jumbo e pensare a come attaccarla
Lavorare su questo aspetto sarà quindi la chiave per migliorare?

Secondo me sì. Sia per l’età, sia per la sua storia ciclistica. Soltanto il fatto che venga dal calcio, dimostra chiaramente che è uno molto più esplosivo, molto forte, però non ha ancora ottimizzato i suoi consumi. Ci sta lavorando e i suoi timori possono essere anche ben riposti e fa bene ad averli. Però fondamentalmente a questa Vuelta il suo problema è che ne ha tre della stessa squadra da affrontare.

Sfatare questo timore attaccando in prima persona rappresenta una cosa impensabile…

Assolutamente sì. La Jumbo è una di quelle squadre che una salita come il Tourmalet la farà per tutti i suoi 55 minuti ad un ritmo infernale. Scattare sarebbe un suicidio a mio avviso, soprattuto alla fine della seconda settimana. Deve evitare fuori giri e cercare di salvare la pelle su un terreno su cui non si sente sicuro. Poi magari potrà e dovrà sfruttare le sue doti in salite più esplosive e corte per rosicchiare secondi. 

Cioni traccia la rotta della caccia a Evenepoel

07.09.2023
7 min
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Due crono a distanza di neanche un mese: quella del mondiale e quella di martedì alla Vuelta. La prima vinta da Evenepoel con 12″ di vantaggio su Ganna. L’altra nell’ordine inverso, con 16″ di differenza. Cos’ha di tanto speciale il belga? E come si può contrastarlo se davvero, come si è detto ai mondiali, fisicamente Ganna ha raggiunto il massimo? Proviamo a rispondere con Dario Cioni, responsabile dell’area performance per quanto riguarda Ganna e anche Tarling, il secondo e il terzo del mondiale.

Partiamo dal nemico: perché Remco è così pericoloso per Filippo? 

Perché va forte e ha un’ottima posizione in bici: a crono e su strada. Anzi, su strada fa ancora più differenza, perché se scappa di mano, poi diventa difficile andare a prenderlo. Sicuramente poi, essendo più compatto, ha un miglior coefficiente aerodinamico che, unito ai tanti watt, ne fa una bella gatta da pelare.

Dopo il mondiale è parso che Pippo abbia alzato bandiera bianca: ho fatto il massimo, di più non posso…

Penso che si riferisse alla parte fisica. Magari sul mondiale ci può essere una differenza di lettura dei valori dovuta al fatto che ha usato un power meter diverso rispetto a quello della Vuelta. Potrebbe esserci uno scostamento del 2 per cento, ma anche se così fosse, quest’anno Filippo ha sempre fatto delle prestazioni su un range altissimo. Ai livelli del 2020, quando vinceva sempre, solo che nel frattempo gli avversari sono cresciuti e Remco ha raggiunto uno standard superiore.

Si può fare qualcosa per riprendere vantaggio?

Si sta parlando di livelli di eccellenza, non di mediocrità. E’ chiaro che magari fisicamente con l’età e continuando a fare grandi Giri qualcosa si possa acquistare. E poi ci sono alcune cosine da mettere a posto, prima di tutto sui materiali. Nell’ultimo anno non siamo avanzati così tanto ed è tempo di iniziare a spingere. Su alcune cose non abbiamo fatto innovazione, su altre invece abbiamo continuato a migliorare. Per esempio Pinarello ha fatto il manubrio nuovo, che comunque andava cambiato perché c’è stata l’introduzione della regola dei 14 centimetri.

Secondo te Filippo ha avuto grossi vantaggi da queste nuove regole?

Non quanto pensavamo.

E allora dove si trovano i 12 secondi di Stirling?

Finora con i materiali siamo sempre stati innovatori. Adesso però gli altri hanno visto quello che facevamo e si sono allineati. Perciò va trovato qualcosa di nuovo. La cosa confortante è che con la prestazione di martedì Filippo ha dimostrato che Evenepoel è battibile, anche se la crono della Vuelta non è equiparabile al mondiale. Però Remco sta bene, voleva vincere ed è stato battuto.

Si rischiava che diventasse una bestia nera?

Secondo me è diventato uno stimolo. Alla fine, quando hai fatto tutto il possibile e perdi, c’è comunque il rispetto. Neanche a Pippo piace arrivare secondo, quindi questa rivalità è sicuramente uno stimolo per entrambi. E’ chiaro che difficilmente troverai il modo di migliorare di un 10 per cento, perché tante cose sono state già esplorate. Però ci sono particolari o nuove cose che si troveranno, che magari ci faranno guadagnare l’uno o il due per cento. Sommando tutto, si diventa più veloci.

La radio sul petto di Evenepoel ai mondiali è qualcosa da imitare?

Secondo me era molto borderline. Il fatto che alla Vuelta non l’abbia più usata fa pensare che qualcosa sia successo. Noi siamo per il rispetto dei regolamenti e forse al mondiale non sono intervenuti per non incidere sulla vittoria. Però sarebbe bene che ci fosse chiarezza sui regolamenti, come per la storia dei calzini troppo alti. Si stanno mettendo mille regole, ma se poi non si fanno rispettare, tanto vale non metterle.

A chi spetta nel vostro team il compito di seguire queste innovazioni?

Dipende dai settori. Ad esempio Luca Oggiano è l’aerodinamico, quindi è quello che studia le innovazioni da questo punto di vista. Collabora con chi fa i caschi e il body, con Kask e con Bioracer, mentre prima aveva lavorato a stretto contatto con Castelli. In galleria del vento dirige in prima persona la sessione e qui Ganna deve intervenire per forza. Poi c’è l’aspetto dei materiali, come i copertoncini da usare e quale modello, allora Pippo non serve. E in questo caso entra in gioco Bigham.

Poi c’è l’area della performance, giusto?

Performance e tattica e quello è il terreno di Cioni, il mio. La strategia non è più come una volta, che si partiva, si vedeva come stavi e si decideva il wattaggio da tenere. Adesso parti con un piano ben preciso, con dei wattaggi-obiettivo su ciascun segmento del percorso. Parti da lontano, con lo studio del percorso su VeloViewer. Poi con i modelli meteo, vedi quale saranno le condizioni, in particolar modo la direzione e l’intensità del vento. E poi parti con le simulazioni su quello che può essere il tempo previsto di gara. Questo ti permette di avere una potenza-obiettivo. E in base a questa, distribuirai la potenza nei settori in cui hai diviso il percorso. A Valladolid erano 8, ai mondiali su un percorso più complicato erano 15.

I modelli così elaborati rispondono alla realtà?

Diciamo che fissi dei valori per la salita, per la pianura, per i tratti con il vento in un certo modo… Filippo ha capito il concetto, per cui lui ha la libertà di scegliere il target. E se lo trova limitante, ha la possibilità di alzare il livello. Per me è più importante che capisca il concetto e quali sono i punti dove può spingere di più e quali quelli dove invece deve risparmiarsi.

Nella crono di apertura del Giro a Ortona, il primo colpo subito da parte di Evenepoel e per giunta in casa
Nella crono di apertura del Giro, il primo colpo subito da parte di Evenepoel e per giunta in casa
Qual è un riferimento che difficilmente cambia?

La media finale, che però si basa molto sul suo feedback. Se quella che abbiamo stimato è troppo alta, si fa una tabella più bassa di 10 watt, in modo che possa muoversi in quel range, sapendo che comunque otterrà un certo tipo di prestazione.

Pensando alle Olimpiadi, la preparazione per la crono sarà la stessa?

Non cambierei rispetto a quanto si è fatto. Dopo il mondiale è stato ancora a Macugnaga e la cosa ha avuto nuovamente un effetto positivo. Lassù sono 2.800 metri e ci è arrivato avendo già fatto un blocco di altura ad Andorra, quindi aveva già un adattamento. E’ una formula che con lui sembra funzionare, perché tutte le volte è venuto giù ed è andato forte. Sicuramente la cosa che cambierei l’anno prossimo è non dovere ritirarsi dal Giro e non aver fatto di riflesso il Giro di Svizzera. Secondo me la prima parte della stagione è andata bene, ma non benissimo. 

Dopo la Vuelta ci saranno gli europei?

Deve ancora decidere cosa fare, ci sta pensando, comunque non farebbe la crono, che c’è di mercoledì ed è troppo vicina alla fine della Vuelta. Bennati lo vorrebbe su strada e per come stanno andando le cose, lo vedo sempre più probabile, con un punto di domanda sul Team Mixed Relay.

Il Ganna visto ieri alla Vuelta sull’arrivo di Laguna Negra farebbe davvero comodo a Bennati agli europei
Il Ganna visto ieri alla Vuelta sull’arrivo di Laguna Negra farebbe davvero comodo a Bennati agli europei
Il prossimo inverno sarà in linea con l’ultimo?

E’ ancora presto, anche perché c’è un punto interrogativo sulla Vuelta a San Juan. Però penso a un bello stacco e se lo merita anche. Se uno finisce bene l’anno, ha già un bel vantaggio per ripartire. Per questo l’idea di venire alla Vuelta, una volta ritirato dal Giro, era un must in vista dell’anno prossimo. Non farla sarebbe stato un errore: un grande Giro a stagione deve farlo, forse anche due. Vediamo i percorsi del prossimo anno, il Tour probabilmente non va bene per il programma della pista, ma c’è tutto il tempo per parlarne…

Cuore, muscoli e cervello: questo Ganna non si batte

05.09.2023
6 min
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Forse è semplicemente un fatto di stile o la differenza fra un campione e un personaggio. Sta di fatto che quando Ganna perse per 12 secondi il mondiale di Stirling, ammise di aver dato tutto e rese così merito a Evenepoel campione del mondo. Invece nella crono di Valladolid, che nel pomeriggio ha visto la vittoria del piemontese per 16 secondi sul belga, Remco ha ammesso che la vittoria è stata meritata, ma ha aggiunto di non aver fatto la crono migliore. Come se per lui l’unica opzione possibile sia la vittoria…

Evenepoel può essere soddisfatto per quanto riguarda la classifica, ma la sconfitta gli brucia molto
Evenepoel può essere soddisfatto per iquanto riguarda la classifica, ma la sconfitta gli brucia molto

Bigham aveva capito

Filippo Ganna ha vinto la crono di Valladolid, coprendo i 25,8 chilometri in 27’39” alla media di 55,986, quasi in tabella con il record dell’Ora. Seduto sulla hot seat, Pippo ha vissuto l’arrivo di Evenepoel con tutta la tensione del caso e quando il campione del mondo ha tagliato il traguardo, il gesto di asciugarsi il sudore dalla fronte ha confermato il suo stato d’animo.

Alla partenza, fra gli uomini dello staff Ineos Grenadiers c’era anche Daniel Bigham, precedente titolare dell’Ora, che dal piemontese è stato battuto nella finale iridata dell’inseguimento ai mondiali di Glasgow. E proprio scambiando qualche battuta con i giornalisti, proprio Bigham si è subito detto sicuro della vittoria dell’italiano.

«E’ stata la crono perfetta per me – ha detto Ganna dopo aver avuto la certezza del successo – veloce e con un ottimo asfalto. Dopo il Giro, il mio sogno è stato quello di venire qui e vincere. Però finiti i mondiali non ero certo che la squadra mi volesse, ma io ero determinato a correre la Vuelta accanto a Thomas, dopo essermi ritirato dal Giro. Restano due settimane e probabilmente sarà difficile lottare per una buona classifica (il gallese al momento è 21° a 13’05”, ndr), ma faremo del nostro meglio per puntare a vincere una tappa».

Una piccola rivincita

Il giro dei microfoni con la transenne davanti consente di cogliere le tante sfumature nella curiosità dei colleghi e nelle risposte del vincitore, che passa dall’italiano all’inglese con il piglio di chi alle interviste flash c’è ormai abituato.

«Il campionato del mondo è una cosa – dice Ganna – oggi un’altra. Credo che Remco abbia sprecato un po’ di più rispetto a me durante questi nove giorni. Negli arrivi in salita, io sono riuscito a risparmiare e ad arrivare alla crono con più gamba, in ogni caso oggi ho avuto una piccola rivincita dopo tanti secondi posti. Riuscire a vincere è un momento di gioia sia per me che per il team. Dà tanto morale anche in vista delle prossime due settimane, che saranno molto dure. Speriamo ora di poter dare un valore aggiunto ai compagni e che le motivazione aiutino a trovare una buona gamba, magari per entrare in una fuga».

Nove giorni orribili

Evenepoel si consola con la classifica generale, che però lo ha visto guadagnare meno di quanto forse si aspettasse. Appena 20 i secondi presi a Roglic contro i 48 dello scorso anno, a conferma che forse lo sloveno del 2022 fosse arrivato in Spagna ancora con gli acciacchi del Tour.

«I primi nove giorni – prosegue Ganna – sono stati dannatamente orribili. Per le tante cadute, abbiamo perso due compagni (De Plus e Arnensman, ndr) e non è stato bello, ma ora speriamo di poter essere fortunati e provare a tornare in gioco. Penso che sicuramente siamo motivati. Ieri ci siamo guardati in faccia e ci siamo detti: “Okay ragazzi, la prima parte è andata. Ora pensiamo alle prossime due settimane”.

«Il duello con Remco è stato incredibile, a un livello altissimo. Ho sofferto molto sulla hot seat per l’attesa, ma alla fine è arrivata finalmente la vittoria. E’ un risultato che fa bene al morale, anche se ovviamente lui è un grande cronoman, ogni anno mi costringe a migliorare e oggi penso di aver fatto il massimo di sempre».

Kuss ha corso la prima crono da leader e si è difeso bene: 13° a 1’29” ora in classifica guida con 26″ su Soler
Kuss ha corso la prima crono da leader e si è difeso bene: 13° a 1’29” ora in classifica guida con 26″ su Soler

Il massimo possibile

La Vuelta riparte domani con l’arrivo in salita a La Laguna Negra-Vinuesa e di sicuro Sepp Kuss sarà chiamato a un’altra difesa, mentre forse Evenepoel correrà di rimessa per assorbire le fatiche di oggi. Noi ci godiamo gli ultimi scampoli della vittoria azzurra, in una crono che ha visto primo il nostro gigante, secondo il campione del mondo e terzo il campione olimpico. In fondo, Remco avrebbe fatto più figura togliendosi il cappello.

«Adesso voglio prendermi cura della squadra – sorride Ganna – perché abbiamo lottato molto per arrivare qui in buona forma e con buone gambe. Speriamo che ora possa cambiare qualcosa e possiamo iniziare ad avere fortuna. La sensazione delle gambe non è stata super, ma alla fine il tempo e la velocità sono stati abbastanza buoni. Abbiamo lavorato molto per non commettere il minimo errore, più di questo non potevo fare».

Valladolid chiama, Remco risponde. Ma i Pirenei fanno paura

05.09.2023
5 min
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E’ certo che Ganna correrà la crono con il coltello fra i denti, ma Evenepoel non sarà da meno. Il campione del mondo correrà per la vittoria di tappa e per mettere quanto più tempo possibile fra sé e gli altri uomini di classifica. Pippo partirà alle 15,09, Remco alle 16,56 e questa volta l’ordine di partenza è dettato dalla classifica e non da tattiche o sorteggi.

Il giorno di riposo è ormai alle spalle, ma è servito per fare qualche domanda più approfondita al belga che per disposizione della squadra in queste occasioni incontra i media unicamente attraverso conferenze stampa virtuali. Il Covid ha spalancato le porte a questa possibilità e tanti hanno pensato bene di farne una tradizione.

L’incontro con Evenepoel nel giorno di riposo è stato ancora una volta virtuale
L’incontro con Evenepoel nel giorno di riposo è stato ancora una volta virtuale
Ciao Remco, come stai?

Sto bene. Le sensazioni rispetto alla vigilia della crono dei mondiali sono diverse, perché abbiamo avuto nove giorni di tappe difficili, quindi in tutti c’è un po’ di stanchezza. Penso che sia un approccio diverso, ma comunque è un giorno che mi piace.

L’anno scorso ad Alicante rifilasti 48 secondi a Roglic, cosa possiamo aspettarci da Valladolid?

Non ho fatto ricognizioni, prima di tutto perché il percorso non sembra essere molto tecnico, in secondo luogo perché era piuttosto difficile arrivarci. Dovevi prima volare a Madrid e poi prendere un volo o guidare fin qui. Mi sono fatto un’idea. I primi 5 chilometri sono in città, poi c’è una piccola salita di 6-700 metri, quindi una discesa e poi andremo su e giù quasi sempre sulla stessa strada nazionale verso il traguardo. Sarà una crono veloce, che ha bisogno di ritmo perché durerà circa mezz’ora, 27-28 minuti. Penso che possano esserci alcune differenze interessanti. Non è previsto vento, mi aspetto che vinca uno specialista.

Sulle salite brevi, quelle fino a 30 minuti, Evenepoel è andato forte: come andrà sui Pirenei?
Sulle salite brevi, quelle fino a 30 minuti, Evenepoel è andato forte: come andrà sui Pirenei?
Per te sarà la tappa più importante?

Non necessariamente, ma mi piacerebbe vincere, soprattutto in maglia iridata. E’ una tappa che abbiamo preparato bene e non vediamo l’ora di fare. Non penso che il risultato sarà cruciale per le tre settimane, ma resta una giornata molto importante per la classifica generale. 

Pensi che Kuss possa restare un rivale per la classifica?

E’ considerato uno dei migliori scalatori al mondo e se riesce a fare una buona crono, sarà un cliente piuttosto difficile e decisamente importante. Però lo abbiamo già visto in lieve difficoltà nelle ultime due tappe di montagna, quindi lo considero un outsider, soprattutto visti gli altri leader del Team Jumbo-Visma. Ovviamente non è facile correre contro tre scalatori così forti. Non è facile escogitare sempre dei piani diversi, soprattutto se lavorano bene insieme come hanno fatto sinora.

Vittoria e caduta: ad Arnisal Remco vince la tappa e poi cade dopo l’arrivo. Solo spavento, nessun danno
Vittoria e caduta: ad Arnisal Remco vince la tappa e poi cade dopo l’arrivo. Solo spavento, nessun danno
Nella classifica ci sono ancora nomi di outsider: cosa ti pare ad esempio di Lenny Martinez?

Penso che per lui e gli altri giovani sia una delle prime volte che fanno una gara di 9 giorni consecutivi. Ora hanno approfittato del riposo, ma se ne annunciano altri 5-6 veramente duri. E’ giusto che provino a scoprire i loro limiti. Lenny ha preso la maglia rossa e per poco non vinceva una tappa, sembra che sappia davvero cosa fare. Ma la Vuelta dura tre settimane, bisognerà vedere come recupererà giorno dopo giorno fino alla 21ª tappa.

E’ prevedibile che farai fronte comune con Ayuso e Mas per contrastare i corridori della Jumbo?

Di sicuro possono diventare molto importanti nelle prossime due settimane, perché è sempre un po’ più facile lavorare insieme che risolvere tutti i problemi da solo. La Jumbo ha ancora tre punte, quindi dobbiamo trovare un modo per lavorare contro di loro. Dovremo vedere giorno per giorno e poi vedere come sarà la classifica dopo la crono e soprattutto dopo le tappe 13 e 14 (arrivi pirenaici sul Tourmalet e Belagua, ndr).

Martinez secondo Remco sta facendo un’ottima Vuelta, ma mancano due settimane: come recupererà?
Martinez secondo Remco sta facendo un’ottima Vuelta, ma mancano due settimane: come recupererà?
Si può fare un paragone fra la tua forma del Giro e qui alla Vuelta?

E’ molto difficile, perché sono momenti diversi della stagione. Però penso che la forma sia più o meno la stessa. Prima del Giro stavo benissimo e ho vinto la Liegi. Questa volta ho vinto il mondiale della cronometro. Sto bene, sono nella forma che volevo.

Nella tappa di domenica Cattaneo ti ha tenuto davanti nella fase dei ventagli e poi in salita. Che cosa pensi di lui?

Mattia è una persona molto importante per me. Può andare molto forte in pianura e ha una grande potenza in salita. Nelle ultime due tappe ha messo sotto pressione e portato al limite tutti gli altri scalatori. Sono super felice che abbia prolungato il contratto, lo vorrei avere con me per tutta la mia carriera.

Cattaneo è uno dei suoi uomini di fiducia: lo vorrebbe sempre con sé
Cattaneo è uno dei suoi uomini di fiducia: lo vorrebbe sempre con sé
Il Covid ti ha impedito di finire il Giro e di provarti su salite lunghe. Che cosa ti aspetti dalle tappe sui Pirenei?

Le montagne molto lunghe sono ancora un punto interrogativo. Penso che la settimana scorsa ho dimostrato di andare bene nelle salite di 30 minuti. Nella tappa in cui ho perso un po’ di tempo, all’Observatorio Astrofísico de Javalambre, ho espresso un’ottima potenza, ma ho avuto 5 minuti in cui non riuscivo a fare velocità, nel momento in cui Roglic ha attaccato. Nelle ultime due tappe di montagna, ci sono state salite di circa 15-20 minuti e sono andato abbastanza bene. Il prossimo test sarà su salite di 45 minuti-un’ora.

Che cosa ti aspetti?

Normalmente sono sforzi cui dovrei adattarmi abbastanza bene, perché ad esempio il campionato del mondo crono è durato 55 minuti e ho espresso un’ottima potenza. Ad Andorra durante l’ultimo ritiro ci ho lavorato, ma la corsa è un’altra cosa. Rimane la domanda su come risponderò quando le montagne saranno una dietro l’altra. Non resta che aspettare e vedere…

Kamna beffa Sobrero nella Vuelta della confusione

04.09.2023
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«Ho fatto del mio meglio – dice Sobrero, secondo al traguardo – è stata una giornata davvero frenetica iniziata a strappi, una giornata davvero stressante. Sulla prima salita ho provato a portare via la fuga, il primo obiettivo della giornata. Una volta che ci sono riuscito, ho controllato chi c’era e ovviamente ho messo gli occhi su Kamna, sapevo che era il più forte su una salita come questa».

La Vuelta chiude l’ultima settimana sulla cima di Collado de la Cruz de Caravaca, a capo di un altro finale raffazzonato. I primi otto a giocarsi la tappa sul traguardo, il gruppo dei leader invece neutralizzato ai due chilometri per le condizioni della strada, ritenuta troppo sporca per un arrivo. Così mentre Lennard Kamna ha colto la vittoria anche nella corsa spagnola (avendo già messo in fila tappe in fuga al Giro e al Tour), a partire dal nono classificato (Enric Mas) si è preso il tempo sotto l’arco dei meno due. Una figuraccia o un gesto di responsabilità? La sensazione è ancora una volta che manchi una direzione e si prendano decisioni per la paura di essere criticati, finendo però (a volte) per macchiarsi di ridicolo.

Il nuovo Sobrero

«Abbiamo iniziato con le prime schermaglie ai piedi della salita – prosegue Sobrero – non ero sicuro di come mi sentivo, dopo nove tappe è difficile vedere come stanno tutti. Potrebbe sempre esserci una sorpresa. Alla fine ho provato a fare del mio meglio, ma quando lui (Kamna, ndr) ha attaccato, non sono riuscito a chiudere quel margine di soli 50 metri e siamo rimasti alla stessa distanza per quasi tutto il tempo. E’ stata durissima, ho fatto del mio meglio e sono felice di questo. Mancano ancora due settimane di Vuelta, quindi vedremo…».

Lasciato a casa dal Giro per scarsa condizione e poi dal Tour per motivi non troppo convincenti, dal prossimo anno Sobrero sarà compagno di Kamna alla Bora-Hansgrohe, ma la voglia di fargli lo scherzetto ieri era davvero tanta. Questa nuova versione del corridore piemontese convince e, come ha già spiegato Gasparotto, sarà questo il Sobrero che dovremo abituarci a vedere nelle prossime stagioni.

Roglic continua a punzecchiare: ieri non ha guadagnato, ma i suoi colpi ai fianchi sono incisivi
Roglic continua a punzecchiare: ieri non ha guadagnato, ma i suoi colpi ai fianchi sono incisivi

I morsi di Roglic

Roglic ci ha provato, dimostrando di avere buone gambe, anche se alla fine non è riuscito a guadagnare tempo sui rivali. Forte del fatto di avere Kuss in maglia di leader e con Vingegaard che fa la sfinge e non si capisce a cosa pensi, lo sloveno della Jumbo-Visma sta correndo con i suoi soliti scatti brevi nei finali più ripidi. Una tattica che gli ha consentito di vincere già per tre volte la Vuelta, in attesa di azioni più incisive fra la seconda e la terza settimana. Non porterà a casa grossi margini, ma quei fuori giri pesano sulle gambe dei rivali.

«Il ritmo è stato alto fin dall’inizio – ha detto – ma dopo che siamo stati sorpresi la prima volta, ho pensato che avremmo potuto pedalare con relativa calma fino ai piedi della salita finale. Invece nulla avrebbe potuto essere più lontano dalla verità, non c’è stata quiete. Sull’ultima salita avevo le gambe per attaccare. E’ stata piuttosto dura, va bene. E’ bello arrivare così al primo giorno di riposo. Penso che abbiamo superato i primi nove giorni in modo positivo».

Nella fase dei ventagli, Evenepoel ha avuto accanto un ottimo Cattaneo: il bergamasco non sbaglia un colpo
Nella fase dei ventagli, Evenepoel ha avuto accanto un ottimo Cattaneo: il bergamasco non sbaglia un colpo

E Remco punzecchia

Evenepoel ha parlato con la stampa belga, a tratti con tono da padrone del gruppo, come gli è capitato spesso in questa Vuelta e in occasione delle tappe contraddistinte da problemi di percorso. Nelle prime fasi di corsa, quella dei ventagli, ha dovuto ringraziare la presenza accanto a sé del solo Cattaneo, decisivo nel mantenerlo davanti.

«L’ultimo chilometro – ha detto il belga, molto concentrato sulla tattica della Jumbo-Visma – era impossibile da affrontare, penso che non fosse sicuro. L’attacco di Roglic? Tipico di lui: stare a ruota e poi fare 300 metri a tutta. Volevo partire anche io, ma per un po’ mi sono sfilato e non mi sono trovato nella posizione giusta. Sul momento non ho capito come fosse finita, ma siamo passati sul traguardo più o meno nello stesso momento e alla fine Roglic non ha guadagnato tempo. Mi dispiace per aver perso terreno nella sesta tappa, perché guardando ora la situazione, sarei potuto essere più avanti. Abbiamo già dominato due volte negli arrivi in salita. E fatta eccezione per due uomini (Roglic e Vingegaard, ndr), gli altri non hanno potuto fare altro che stare dietro. Comunque chiudiamo la settimana con una sensazione molto positiva. Adesso dobbiamo prenderci un bel giorno di riposo e poi toccherà a me nella cronometro. Senza maglia bianca né maglia della montagna, potrò correre con la maglia di campione del mondo…».

Roglic vince, Kuss in rosso. Remco davvero non sapeva?

03.09.2023
5 min
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Roglic su Evenepoel, punto a capo: la Vuelta continua. Una fuga da lontano, con trenta corridori fra cui De Gendt, Caruso, Kron, Rui Costa e Bardet. La tappa di ieri della Vuelta è partita così, con una fase iniziale a dir poco fulminea e il gruppo di attaccanti che fino a 60 chilometri dall’arrivo aveva ancora tre minuti di vantaggio sul gruppo. Poi la Jumbo-Visma ha deciso di far cambiare lo scenario e si è messa a tirare per vincere la tappa con Roglic oppure Vingegaard.

Nella fuga del mattino è entrato anche Damiano Caruso e di fatto gli ultimi sono stati ripresi ai piedi della salita finale
Nella fuga del mattino è entrato anche Damiano Caruso e di fatto gli ultimi sono stati ripresi ai piedi della salita finale

Forcing Jumbo-Visma

Ci ha pensato Van Baarle, che ha annientato il ritardo della fuga. Ai piedi dell’ultima ma ripidissima salita finale, il ritardo era di appena 10 secondi: i corridori della classifica si sarebbero giocati la tappa. E a quel punto è passata davanti la Soudal-Quick Step, segno che anche Evenepoel stava bene.

Quando i compagni del belga hanno finito il loro lavoro, Evenepoel non ha attaccato subito, ma ha deciso di mantenere il suo ritmo nella scia di Roglic, Vingegaard, Mas, Ayuso, Almeida e Soler. Il primo attacco è venuto da Kuss che puntava alla maglia rossa, ma è stato rintuzzato proprio da Remco. Poi il belga ha alzato a sua volta il ritmo e quando il gruppo di testa si è ricompattato, i più forti della Vuelta si sono presentati insieme allo sprint.

Evenepoel ha fatto il ritmo dall’inizio della salita finale, mentre davanti Kuss andava per la maglia rossa
Evenepoel ha fatto il ritmo dall’inizio della salita finale, mentre davanti Kuss andava per la maglia rossa

Sorriso Roglic

Evenepoel è partito in testa, poi si è inchinato alla maggiore esplosività di Roglic, arrivando secondo, con Ayuso terzo, con Vingegaard a 2 secondi, mentre Lenny Martinez è arrivato a 1’10”.

«E’ fantastico – ha detto lo sloveno, arrivato alla Vuelta dalla vittoria di Burgosora posso correre un po’ più rilassato. Sono soddisfatto, soprattutto dopo la caduta di qualche giorno fa. Vuol dire che mi sono ripreso bene. La squadra ha fatto davvero un buon lavoro, mantenendo la fuga sotto controllo e mettendomi in una buona posizione sulla salita finale. Era la prima volta che facevo questa salita, è stata piuttosto dura. Sono contento di aver avuto le gambe e di essere riuscito a vincere. E sono anche contento che ci sia Kuss in maglia di leader. Adesso là davanti siamo in tre…».

Roglic ha battuto Evenepoel allo sprint. Sarà vero che il belga non sapeva di giocarsi la tappa?
Roglic ha battuto Evenepoel allo sprint. Sarà vero che il belga non sapeva di giocarsi la tappa?

Evenepoel distratto?

Dopo la riga, Evenepoel ha imprecato e si è capito solo dopo che il belga ha ripreso fiato che non sapeva di essere in lotta per la vittoria. Difficile crederci del tutto, ma così ha dichiarato Remco.

«Non sapevo che stessimo correndo per la vittoria – ha spiegato – pensavo che la fuga fosse ancora davanti. Nell’ultimo chilometro non ho capito molto di quello che sentivo nell’auricolare, non sapevo che avessimo già ripreso i fuggitivi, altrimenti penso che avrei vinto. Non ho fatto uno sprint completo, non mi sono acceso completamente. Se avessi saputo che stavamo correndo per la vittoria di tappa, avrei dato il massimo. In ogni caso è un piazzamento che mi dà fiducia, la squadra è forte. Vervaeke e Cattaneo hanno imposto un ritmo molto veloce sulla salita finale, nei prossimi giorni andrà bene».

Il sogno di Kuss

Roglic è contento. La classifica è ancora lunga, ma si capisce abbastanza chiaramente che gli uomini davanti a lui siano destinati a essere lentamente risucchiati. Lo sloveno è soddisfatto della squadra, per come ha controllato la corsa. E intanto Kuss ieri sera è andato a dormire con un bel sorriso, avendo conquistato il primato che gli era sfuggito anche quando aveva vinto la sesta tappa.

«Sapevo che c’era la possibilità di prendere la maglia a seconda di come fosse andata la tappa – ha detto Kuss – ma solo quando ho tagliato il traguardo ho capito di avercela fatta. Penso che sarà un onore indossare la maglia rossa domani (oggi, ndr). Cercherò di godermela perché non è una cosa che mi capiterà di vivere molto spesso. La squadra ha fatto un ottimo lavoro, soprattutto Gesink. Tutti meritano un plauso. Sono sicuro che hanno dato a Primoz la motivazione per vincere questa tappa».

Martinez leader, Evenepoel nella morsa Jumbo-Visma

01.09.2023
4 min
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Un vero terremoto. Chi si aspettava che i big avrebbero lottato per la vittoria all’Observatorio Astrofísico de Javalambre, sarà rimasto male. Eppure la tappa di ieri alla Vuelta è stata ad alto tasso di spettacolo. E se pure Evenepoel aveva progettato di perdere la maglia, sperava indubbiamente di tenere il passo di Roglic. Invece lo sloveno si è portato dietro Vingegaard e gli ha rifilato la bellezza di 32 secondi.

La fuga è andata e si è portata via la maglia di leader, ma davanti ai big sono finiti alcuni corridori di ottimo nome, a cominciare dal vincitore Sepp Kuss, passando per Lenny Martinez, Landa, Soler, Rubio e Buitrago. Nella classifica generale, Evenepoel è il primo dei migliori con 2’47” da Lenny Martinez e dietro di lui ci sono Mas, Vingegaard, Roglic e tutta la nobiltà della Vuelta. Ma qualcosa ieri ha scricchiolato, anche se la storia è ancora tutta da scrivere.

Eroe per un giorno

Il vincitore di tappa Sepp Kuss è euforico, dato che sta affrontando il terzo grande Giro di stagione. E se in Italia e poi in Francia non ha avuto altro spazio se non quello di lavorare per Roglic e Vingegaard, questa volta ha avuto la libertà per vincere una tappa. La lunga fuga infatti è stata premiata dal giusto attacco

«E’ stata una giornata molto impegnativa – ha detto – volevamo entrare in fuga per mettere alla prova la Soudal-Quick Step, che era l’obiettivo principale. Sapevamo che sarebbe stata dura. Ero davanti con Van Baarle, Attila Valter e Tratnik e hanno pedalato tutti alla grande. Devo ringraziarli per il lavoro che hanno svolto. Mi sentivo molto bene, stavo solo pensando a dove avrei attaccato per fare la differenza. Durante tutta la salita l’ambiente intorno è stato speciale, la Vuelta per me è magica. Tappa e secondo posto in classifica, ma non sono qui per la classifica generale. Vincere una tappa è già fantastico, prendo la Vuelta giorno per giorno».

Martinez è al comando della Vuelta: ha 20 anni, è professionista dal 2023
Martinez è al comando della Vuelta: ha 20 anni, è professionista dal 2023

Rosso di Francia

Nello stesso giorno in cui La Spezia ha salutato la partenza del Giro della Lunigiana, che vinse due anni fa, Lenny Martinez è stato il primo degli inseguitori di Kuss e con il secondo posto di tappa ha conquistato la testa della classifica. Il piccolo francese, figlio di Miguel campione olimpico della mountain bike e al debutto nel WorldTour, dall’alto del podio si è guardato intorno incuriosito. Anche se lavori ogni santo giorno per arrivare in alto, quando ti avvicini alla vetta, è normale che ti venga il batticuore.

«E’ incredibile – ha detto – e prendere questa maglia è il sogno di ogni corridore. Tutta la squadra si è sacrificata. Molard e Storer hanno corso in modo fantastico e speravo davvero di dare loro qualcosa in cambio. Ci siamo riusciti con questa maglia rossa. Per ogni chilometro di questa fuga, ho pensato che sarebbe stato bello prendere la maglia rossa. Era un gruppo molto bello con ottimi corridori e in una fase del genere devi seguire il tuo istinto ed è quello che ho fatto. La famiglia sarà felice e orgogliosa. Ovviamente ora difenderemo la maglia, anche se mi sento molto imbarazzato e anche un po’ in ansia».

Evenepoel ha lasciato andare la maglia, ma ha subito un passivo inatteso
Evenepoel ha lasciato andare la maglia, ma ha subito un passivo inatteso

Evenepoel cede

I titoli sulla prestazione di Evenepoel sono stati mediamente allarmanti sui media di tutta Europa e il belga infatti ha ammesso di non aver avuto le gambe per opporsi all’attacco di Roglic.

«Non potevo andare oltre il mio limite – ha detto – a volte hai dei giorni così e oggi è stato il mio. Non è che sia scoppiato del tutto, ma sono rimasto un po’ bloccato. Non sono riuscito a dare il massimo, ho cercato di fare il mio ritmo e negli ultimi due chilometri ho potuto improvvisamente accelerare di nuovo. E’ stato un po’ strano. Fortunatamente i danni sono ancora abbastanza limitati. Ovviamente avrei preferito che ciò non accadesse, ma se questa è stata la mia giornata storta, va comunque bene».

Vuelta, secondo test in montagna. Remco contro Vingegaard?

31.08.2023
4 min
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Si torna in salita. Dopo l’esibizione di Evenepoel sabato scorso ad Andorra, la Vuelta propone oggi l’arrivo al Pico del Buitre (Observatorio Astrofísico de Javalambre), dopo 10,9 chilometri di salita con una media dell’8 per cento e passaggi al 16.

Il verdetto di sabato ha fatto vedere come in realtà i big fossero tutti lì: il solo a non essere riuscito a tenere il passo dei primi è stato Geraint Thomas, arrivato a 47 secondi e salvato da sicuro naufragio dall’aiuto del compagno Bernal. Remco invece è parso in grande spolvero, al punto da lasciarsi dietro Vingegaard con un’azione fulminea ai 200 metri dal traguardo di Arinsal. Se però la vittoria di tappa poteva essere un’opzione prevedibile, data la tipologia dell’arrivo, forse Evenepoel non aveva messo in conto di indossare così presto la maglia di leader.

«Non era affatto previsto prendere la maglia di leader così presto – ha ammesso il belga nella conferenza stampa del dopo tappa – per cui ora dovremo stabilire una tattica intelligente e decidere se vogliamo mantenerla».

Seconda vittoria di tappa consecutiva ieri per Kaden Groves, che batte Filippo Ganna
Seconda vittoria di tappa consecutiva ieri per Kaden Groves, che batte Filippo Ganna

Il traguardo volante

Per il momento le cose gli stanno andando bene, al punto che durante la quinta tappa è andato anche a caccia di un traguardo con abbuono a 10 chilometri dall’arrivo.

«Ho visto la UAE Emirates arrivare al gran completo – ha spiegato il leader della corsa – e ho pensato che Ayuso avrebbe provato a guadagnare qualcosa. Ecco perché sono entrato in prima persona. Però ogni secondo conta. Il Giro si è deciso con 14 secondi tra i primi due, non si lascia nulla, soprattutto se non costa grossi sforzi. La cosa più importante è che sia andato tutto bene nelle ultime due tappe e che tutti abbiano tagliato il traguardo sani e salvi».

Oggi però non ci sarà tanto da scherzare: il secondo arrivo in salita della Vuelta promette di essere esigente.

«E’ il secondo grande confronto in montagna – ha detto Evenepoel – immagino che ci sarà battaglia, ma non so assolutamente cosa aspettarmi. Penso che questa salita possa fare al caso mio, ma contro i migliori corridori del mondo dovremo stare attenti. Spero soprattutto che una fuga possa andare fino in fondo».

La tappa odierna della Vuelta arriva all’Observatorio Astrofísico de Javalambre, con un finale davvero cattivo
La tappa odierna della Vuelta arriva all’Observatorio Astrofísico de Javalambre, con un finale davvero cattivo

Largo agli sfidanti

Roglic scalò queste salite nel 2019, per questo nel clan della Jumbo-Visma sembrano tutti abbastanza tranquilli. Lo sloveno arrivò sesto sulla vetta di Teruel e si lasciò dietro Pogacar per 30 secondi. Questa volta Primoz si trova a 43 secondi da Evenepoel e ad Andorra il compagno di squadra Vingegaard è parso leggermente superiore, ma anche lui deve recuperare 37 secondi che non sono pochi.

Oggi sulle strade del Pico del Buitre c’è da aspettarsi che corridori come Ayuso, Mas, Vlasov o Uijtdebroeks proveranno a essere della partita, mentre noi aspettiamo di vedere all’opera Damiano Caruso (già in fuga ad Andorra), con una punta di curiosità per Lenny Martinez, che nel 2021 di questi tempi vinceva il Giro della Lunigiana e sabato ad Andorra è arrivato settimo con tutti i migliori. Inaspettatamente al terzo posto in classifica, a soli 17 secondi dal leader belga, il giovane corridore del team Groupama-FDJ misurerà sicuramente le sue ambizioni.

Roglic già oggi potrebbe attaccare, ma quali sono gli equilibri in casa Jumbo-Visma?
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Sopravvivere e non perdere

La tappa di oggi verso l’Osservatorio Javalambre termina con una salita di 10,9 chilometri con una pendenza media dell’8 per cento. Dopo due tappe per velocisti e doppietta di Groves, ci sarà di nuovo da salire.

«E’ una salita finale difficile, a gradini – dice Evenepoel – una tappa dura, durissima. Termina con 30-40 minuti di salita piuttosto ripida. Non necessariamente per corridori estremamente esplosivi, quindi mi va bene. Anche ad Andorra si è trattato di circa mezz’ora di scalata. Dovremo stare attenti soprattutto a Vingegaard, il miglior scalatore del mondo. Guarderò la sua ruota più del solito. Speriamo che parta una bella fuga per la vittoria di giornata, mentre vedremo cosa fare con la maglia. Sopravvivere e non perdere tempo, questa è la cosa più importante».

EDITORIALE / Vuelta pericolosa o regole inesistenti?

28.08.2023
4 min
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Probabilmente Adam Hansen avrà capito (ormai a sue spese) quanto sia ingrato il compito di presidente del CPA su temi come la sicurezza in corsa e le avverse condizioni meteo. Quello che è successo alla Vuelta e in parte anche in Belgio al Renewi Tour (dove i corridori hanno messo piede a terra a 100 chilometri dall’arrivo, in protesta per il finale tortuoso) è la perfetta dimostrazione di come non sia possibile pretendere comportamenti coerenti senza la base di regole condivise e definitive.

La cronosquadre di apertura della Vuelta a Barcellona, che sarebbe dovuta essere una colossale festa di sport, si è trasformata in un bel disastro a causa della pioggia, delle curve e dell’oscurità della partenza serale (foto di apertura).

Laurens De Plus è finito in ospedale con una frattura dell’anca. «Due minuti di spettacolo – ha dichiarato – dopo mesi di duro lavoro in montagna. Non vedevo l’ora di iniziare queste tre settimane di battaglia con tutte quelle superstar. Ma la vita non è sempre giusta e la corsa va sempre avanti».

Adam Hansen, 41 anni, è da quest’anno il nuovo presidente del CPA
Adam Hansen, 41 anni, è da quest’anno il nuovo presidente del CPA

Evenepoel e Vingegaard

Quando si è accorto che anche la seconda tappa sarebbe stata bagnata e nel finale avrebbe avuto curve in abbondanza, anche Evenepoel ha detto la sua.

«Dopo ieri – così ha parlato il belga dopo che una consultazione con la direzione di gara non aveva tolto tutti i dubbi – penso che meritiamo un po’ più di rispetto da parte dell’organizzazione».

Lo stesso vincitore del Tour, Jonas Vingegaard, è stato ripreso mentre entrava sul pullman della Movistar per concordare una linea comune, dopodiché i corridori hanno trovato un accordo con la direzione.

Jonas Vingegaard si è fatto interprete dei malumori del gruppo, cercando condivisione fra i vari team
Jonas Vingegaard si è fatto interprete dei malumori del gruppo, cercando condivisione fra i vari team

Il diritto all’opinione

L’iniziativa è stata efficace. L’organizzazione ha spostato la registrazione del tempo ufficiale a 9 chilometri dall’arrivo e a quel punto la maggior parte dei corridori si è rialzata in modo plateale, con Evenepoel di nuovo in testa. Sono passati sul traguardo più di 6 minuti dopo il vincitore della tappa, con un chiaro messaggio agli organizzatori.

«Le gare sono diventate molto più difficili – ha commentato Marc Sergeant su Het Nieuwsblad – oppure i corridori si fanno sentire di più. I social media hanno anche reso più semplice esprimere la propria opinione, senza rivolgersi direttamente all’organizzatore. Penso che la voglia di dare la propria opinione sia una buona cosa. Ho rispetto per i corridori che fanno così, perché senza protagonisti non c’è gara».

Per Laurens De Plus una Vuelta durata pochi chilometri e conclusa in ospedale
Per Laurens De Plus una Vuelta durata pochi chilometri e conclusa in ospedale

Lezione per il futuro

Contro il meteo si può poco, ma contro i percorsi si può studiare e agire d’anticipo. Ci si è tanto lamentati per il tracciato della cronosquadre ai mondiali di Glasgow, ma ci sono stati sei mesi senza che nessuno abbia provato a metterci mano. Quali sono, tuttavia, i criteri e le regole per cui un percorso è non sicuro, in assenza di un disciplinare cui tutti siano costretti ad attenersi?

«Siamo arrivati ai giorni più difficili – ha detto a Het Nieuwsblad Il direttore del Renewi Tour, Christophe Impens di Golazo – dopo una catena di eventi, in cui i corridori potrebbero non essersi sentiti ascoltati. C’è stato il caos per le moto al Tour, la morte di De Decker e poi quello che è successo sabato alla Vuelta. Non sono arrabbiato, penso solo sia un peccato che questo sia successo durante la gara. I corridori e i team manager possono studiare il percorso con settimane di anticipo tramite un software speciale. Ne possiamo parlare quando vogliono, se necessario, ma non durante la corsa. E’ una lezione per il futuro».

La prima tappa della Vuelta, una cronosquadre a Barcellona, ha destato molte polemiche
La prima tappa della Vuelta, una cronosquadre a Barcellona, ha destato molte polemiche

Siamo sul filo

A volte bisognerebbe ascoltare i corridori, più che chi li guida e che è spinto da interessi che magari con lo sport non c’entrano molto. Lo ha detto chiaramente l’altro giorno Salvatore Puccio: servono regole chiare da applicare senza doverne parlare. In modo che sia chiaro per tutti che certi percorsi non possono essere disegnati. Che serve un percorso alternativo per i tapponi, evitando le scene ridicole dell’ultimo Giro d’Italia. Ma i corridori devono sapere che questo potere non è illimitato. Il ciclismo non è la Formula Uno e non lo sarà mai. Per questo serve un tavolo condiviso per stabilire regole certe: affinché nessuna componente prevalga sull’altra. Siamo sul filo: è un attimo cadere da una parte o l’altra.