Remco studia il Tour, con un super Cattaneo al suo fianco

14.03.2024
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Quante volte lo abbiamo visto in testa. Per quanti chilometri ha preso aria per il suo capitano, Remco Evenepoel. Mattia Cattaneo è reduce da una Parigi-Nizza decisamente buona. Così come buona è stata anche per il suo leader appunto.

Il belga della Soudal-Quick Step in qualche modo è “condannato” a vincere, specie se in corsa non ci sono Vingegaard o Pogacar, ma bisogna ricordare che per lui si trattava della prima esperienza su certe strade della Francia.

Spesso lo abbiamo visto far tirare la squadra e poi non cogliere il lavoro fatto. E spesso, davanti c’era Mattia Cattaneo.

Cattaneo in testa al gruppo per Remco. Il bergamasco non ha mai avuto paura del vento in faccia
Cattaneo in testa al gruppo per Remco. Il bergamasco non ha mai avuto paura del vento in faccia
Mattia, prima di tutto: come stai?

Onestamente sto bene. Sono super contento della mia condizione e del lavoro che ho fatto. Un buon lavoro. Sto dove volevo essere e forse anche un po’ meglio.

Cosa significa un po’ meglio?

Per un corridore come me certi percorsi esplosivi e con salite brevi non sono il massimo, invece in questa Parigi-Nizza ero competitivo. Da questo dico che sto un po’ meglio di quanto mi aspettassi. Se uno come me non è in forma vera, certi percorsi li soffre.

Hai parlato di buon lavoro: a cosa ti riferivi?

Un po’ a tutto. Che si dovesse tirare per 100 metri o per 50 chilometri, quando serviva io ero sempre al vento. Ho sempre detto che per proteggere i capitani bisogna prendere tanta aria, bisogna esporsi. Se fai così, è la cosa più facile che c’è. Riesci a portarlo sempre nella posizione giusta…

Ma servono gambe…

Esatto, per questo sono contento. E dico di aver fatto bene il mio lavoro. O che l’ho fatto come penso… andasse fatto!

In certe corse anche prendere posizione prima di un ponticello è causa di stress
In certe corse anche prendere posizione prima di un ponticello è causa di stress
Veniamo a Remco. Spesso vi ha fatto tirare, ma poi ha raccolto poco. Posto che comunque ha sempre vinto una tappa e se l’è giocata fino alla fine. Cosa, tra virgolette, non ha funzionato?

Dire che qualcosa non ha funzionato è relativo. Era la prima volta che Remco faceva la Parigi-Nizza e certe corse sulle strade francesi (non ha mai fatto né il Tour, né il Delfinato). Si sa che il livello è altissimo in certe gare. Ci sono 3-4 corse che sono notoriamente più dure e complicate di altre e una di queste è la Parigi-Nizza. E un po’ di timore forse Remco lo aveva. In queste corse c’è più nervosismo, tutto è più estremizzato.

Quindi quanto è stato importante fare questa gara in vista del Tour de France?

Importantissimo. Fare otto tappe così ti fa rendere conto di ciò che troverai al Tour, anche se poi lì le cose saranno ancora diverse. E la stessa cosa vale per il Delfinato. Sono le due corse che più somigliano al Tour anche se di una settimana. Però è anche vero che quella davvero critica al Tour è la prima settimana, poi le forze iniziano a scemare, ognuno trova il suo posto in classifica e tutto diventa un pizzico meno nervoso.

Hai parlato di nervosismo, ma cambia qualcosa anche sul piano tattico?

Beh, il nervosismo è un fattore importante, che influisce anche sulle tattiche. Queste corse super importanti hanno una sorta di status di nervosismo acquisito in cui tutti vogliono stare davanti a prescindere, anche se c’è un ponticello a 100 chilometri dall’arrivo. Perché? Perché è così… In altre corse neanche te ne accorgeresti di quel ponticello. Tutto è dunque vissuto in modo esponenziale e diventa complicato.

Questo ha messo in difficoltà Remco?

In difficoltà no, ma si è reso conto che il gruppo si muove in modo un po’ diverso. Semmai è rimasto sorpreso che in quei frangenti si lottasse così tanto. Ma lì sta a me, al mio ruolo, intervenire. E se devo tirare un chilometro a tutta, anche se l’arrivo è lontano, lo faccio. Se devo spendere, spendo: non sto lì a pensare di risparmiare qualcosa.

Tanta attenzione mediatica. «Ma Remco – dice Cattaneo – ci è abituato»
Tanta attenzione mediatica. «Ma Remco – dice Cattaneo – ci è abituato»
E le strade? In Francia tutto sommato sono abbastanza larghe. Remco ha potuto saggiare anche queste…

No, quello è l’ultimo dei problemi. Non c’è niente di diverso rispetto ad altre corse. Quello che contava era la corsa nel suo insieme.

Riguardo all’impatto mediatico? La Parigi-Nizza è un piccolo Tour…

Credo che un po’ in effetti Remco si sia reso conto di cosa lo attenderà a luglio. Però è anche vero che uno come lui è abituato a stare sotto la lente d’ingrandimento, specie dei media belgi. Lo avrebbero criticato o esaltato anche se avesse fatto la Coppi e Bartali, con tutto il rispetto per questa gara.

Ti ha chiesto, Mattia, qualcosa ti particolare in questa settimana francese?

Qualche consiglio sulla cronosquadre, su come la pensassi riguardo a determinate scelte tecniche. In più spesso abbiamo analizzato insieme il pre e post gara. Diciamo che Remco si fida molto di me e mi segue. Poi quando io finisco le gambe, lui inizia la sua corsa!

Alla luce di quanto detto e dell’importanza dell’esperienza sulle strade francesi, Remco può vincere il Tour al debutto?

Secondo me sì. E’ una corsa strana, ma sempre una corsa. Tutto deve andare bene e serve anche un po’ di fortuna. Ma a livello di preparazione fisica ci può stare. E non è un caso che dopo la tappa di Nizza siamo rimasti in Francia altri due giorni. Abbiamo visionato due frazioni: la crono finale e la penultima tappa del Tour.

La rivoluzione BKOOL, e si pedala al fianco dei professionisti!

26.02.2024
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Chris Froome, Alberto Contador, Remco Evenepoel, Mikel Landa e Julian Alaphilippe sono delle vere e proprie star anche nel ciclismo virtuale. Non a caso, nel corso delle ultime settimane, hanno guidato il gruppo virtuale di utenti BKOOL condividendo sessioni di allenamento con centinaia di appassionati di tutto il mondo. Le piattaforme di ciclismo virtuale sono diventate il principale punto di contatto tra professionisti e dilettanti, permettendo agevolmente a tutti gli appassionati e a tutti i praticanti ciclisti di partecipare alle sessioni di allenamento dei propri idoli, mettendosi alla prova ed avendo persino la possibilità di interagire con loro.

Proprio per questo motivo gli utenti di BKOOL hanno avuto il privilegio di pedalare virtualmente al fianco di Froome, di Contador, di Mikel Landa, di Remco Evenepoel, di Julian Alaphilippe e di Kasper Asgreen: un evento che sarebbe sembrato impensabile solamente pochi anni fa…

Per gli utenti di BKOOL è stato possibile pedalare accanto a grandi campioni, come Chris Froome
Per gli utenti di BKOOL è stato possibile pedalare accanto a grandi campioni, come Chris Froome

Novità in arrivo

«Uno degli aspetti più interessanti offerti dai simulatori di ciclismo indoor come BKOOL – ha dichiarato Angel Luis Fernández, il direttore marketing di BKOOL – è la possibilità di entrare in contatto con alcune star del ciclismo mondiale senza dover letteralmente uscire di casa. La pandemia ha segnato un vero e proprio boom in questo senso, e da allora è diventato comune vedere ciclisti professionisti che condividono frequentemente sessioni di allenamento con i loro fan.

«Abbiamo avuto alcuni dei migliori ciclisti del mondo che hanno guidato corse di gruppo virtuali sulla nostra piattaforma, e nelle prossime settimane aggiungeremo nomi come Oscar Freire e altre stelle della Soudal Quick-Step».

Le modalità di allenamento di BKOOL sono sorprendentemente realistiche
Le modalità di allenamento di BKOOL sono sorprendentemente realistiche

Training e competizione

Ma i simulatori di ciclismo come BKOOL non solamente aiutano gli atleti a connettersi direttamente con i propri tifosi, ma sono anche essenziali per garantire la loro preparazione durante la stagione. 

«Ciò che rende BKOOL unico – prosegue Angel Luis Fernández – è la possibilità di percorrere qualsiasi tracciato del mondo direttamente dal proprio soggiorno. Questo è particolarmente utile per prepararsi a una cronometro, ad esempio, un aspetto che può fare la differenza. E’ molto comune che i nostri ambasciatori professionisti ci chiedano difatti di poter avere il tracciato virtuale di una cronometro o di un circuito per potersi allenare in anticipo.

«Le sensazioni fornite dagli smart trainer al giorno d’oggi sono sorprendentemente realistiche, e BKOOL offre loro l’opportunità di testare il percorso in prima persona durante una sessione di allenamento realizzata… comodamente a casa propria. Inoltre, la possibilità di creare allenamenti personalizzati su misura per ogni fase della stagione contribuisce a rendere piattaforme come BKOOL strumenti di lavoro oramai indispensabili nel mondo del ciclismo professionistico».

BKOOL attualmente organizza le versioni virtuali ufficiali del Giro d’Italia e del Deutschland Tour, portando i partecipanti a pedalare sulle stesse “strade” di ciascun evento attraverso un’esperienza coinvolgente e realistica. Non solo i fan possono allenarsi al fianco dei loro idoli, ma riescono a farlo nel contesto virtuale di alcune delle gare più prestigiose del mondo.

BKOOL.COM

Remco può vincere il Tour: Landa pronto per la sfida

23.02.2024
4 min
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Nono all’Alto da Foia, 13 secondi dietro Martinez e il suo capitano Evenepoel, Mikel Landa ha iniziato il 2024 in Portogallo. Prima alla Figueira Champions Classic e poi appunto alla Volta ao Algarve, entrambi vinti dal suo nuovo capitano. Un debutto assoluto per lo spagnolo, che finora nella gara portoghese non aveva ancora messo piede. Ci era arrivato nervoso, per come può essere nervoso uno che non ha mai fretta, nemmeno quando deve fare in fretta. E in squadra questa sua flemma pare sia molto apprezzata.

«Penso che Remco potrà imparare molto da quel ragazzo – ha affermato il diesse Pieter Serry – un uomo tranquillo, che non si lascia mai mettere fretta. Sono completamente opposti, il che non è un male. La sua integrazione nella squadra è esemplare. Pur essendo un uomo con un simile curriculum, si comporta in modo davvero umile e ordinario: chapeau!».

La flemma di Landa sta conquistando la Soudal-Quick Step
La flemma di Landa sta conquistabndo la Soudal-Quick Step

Tutto per Remco

Niente da meravigliarsi, in realtà. Chi conosce Landa sa che questo è il suo stile e se non lo ha cambiato finora, non si vede perché dovrebbe farlo ora alla Soudal-Quick Step.

«Questa non è una mentalità del tutto nuova per me – spiega lo spagnolo – sono già stato gregario all’inizio della mia carriera. Onestamente non ho mai scelto volontariamente di lavorare per i miei leader che ho avuto, ma ciascuno mi ha dato qualcosa. C’è stato un periodo in cui avevo davvero le mie possibilità, come nel 2017 quando arrivai quarto al Tour. Sentivo di essere nelle condizioni giuste per provare qualcosa, quindi fu frustrante dover rispettare le istruzioni e rinunciare al podio. Ora so che è impossibile per me vincere il Tour de France, mentre Remco può lottare con Pogacar e Vingegaard, quindi voglio aiutarlo, dargli un po’ della mia esperienza. La cosa più importante in questi casi sarà avere una connessione, un buon rapporto con i compagni, perché se non ti senti a tuo agio con il leader, è difficile dare il 100 per cento per lui. Ma questo non significa che ci sia meno pressione. Dipende solo da come la guardi: essere l’ultimo uomo di Remco può aggiungerne parecchia».

Al Tour 2017, Landa fa il ritmo per Froome in maglia gialla: Mikel chiuderà in quarta posizione
Al Tour 2017, Landa fa il ritmo per Froome in maglia gialla: Mikel chiuderà in quarta posizione

Modello per Remco

Il suo rapporto con Evenepoel era il grosso punto di domanda, sin da quando il belga, commentando il mercato della squadra, non fu troppo tenero sull’arrivo di Landa. Disse che avrebbe avuto bisogno di ben altro supporto, pur riconoscendo stima allo spagnolo.

«Penso che Remco sia un ragazzo normalissimo – dice – allegro, divertente… Non lo conoscevo prima, ma abbiano creato un’ottima intesa. Ovviamente mi sono dovuto abituare al nuovo ambiente. Mi sono ritrovato in una cultura ciclistica diversa, una squadra belga dove tutti sono pazzi per le classiche. La mia integrazione migliora, aiuta molto costruire un buon rapporto con tutti. L’atmosfera nella squadra, in generale, è molto buona. Remco è giovane, quindi anch’io mi sento più giovane e penso di poterlo indirizzare nei momenti delicati. Cercherò di aiutarlo il più possibile a scegliere la finestra giusta per attaccare, facendogli capire che nei Giri non si possono sprecare le energie, perché si pagano subito».

Crono al piccolo trotto per Landa all’Algarve: nato nel 1990, è pro’ dal 2011
Crono al piccolo trotto per Landa all’Algarve: nato nel 1990, è pro’ dal 2011

Il podio alla Vuelta

Cosa resta per Mikel? Andare alla Soudal-Quick Step significa aver riposto le proprie velleità oppure ci sarà un momento della stagione in cui potrà lottare per se stesso?

«Sono davvero felice della mia carriera – dice – quando ero bambino, non avrei mai immaginato che sarei diventato quello che sono adesso. Non sono abbastanza veloce per vincere uno sprint e non sono abbastanza bravo in una cronometro. Non ho una buona aerodinamica, forse non ho lavorato abbastanza per migliorare. Sono solo uno scalatore ed è diventato molto difficile vincere un Grande Giro semplicemente essendo uno scalatore. Quindi forse ho suscitato aspettative più elevate di quanto avrei potuto effettivamente fare. Sono molto felice che la gente sia contenta di vedermi, che gli piaccia quando attacco. E come so che il Tour è fuori dalla mia portata, penso che il podio della Vuelta sia ancora possibile per me. Il percorso mi piace molto, la seconda parte si svolgerà nel nord della Spagna, mi si addice molto. Sarà una gara importante».

Remco e Wout, crono al lumicino sulla via di Parigi

20.02.2024
5 min
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In Belgio si fa un gran ragionare sulla cronometro di Parigi, per la quale gli uomini hanno qualificato due atleti come l’Italia. I due nomi sulla bocca di tutti sono ovviamente quelli di Remco Evenepoel e Wout Van Aert, che hanno iniziato la stagione ad andature differenti ed entrambi convergeranno sull’obiettivo olimpico seguendo percorsi diversi.

Ben strana specialità la cronometro individuale: forse l’unica fra quelle che assegnano medaglie a non avere un calendario internazionale dedicato. Ci si accontenta di correrle nell’ambito delle corse a tappe, così che non esista un vero ranking e tantomeno la possibilità di avere il confronto diretto fra gli specialisti. Questo accade in occasione di europei e mondiali, quando in palio c’è già qualcosa di molto grosso.

Evenepoel ha stravinto il primo confronto diretto nella crono di Albufeira
Evenepoel ha stravinto il primo confronto diretto nella crono di Albufeira

Calendari al minimo

Il primo scontro fra i due belgi s’è consumato alla Volta ao Algarve e ha visto il prevalere netto di Evenepoel, con Van Aert che sta ricostruendo la condizione dopo la stagione del cross e si sta concentrano prevalentemente sulle classiche.

Sfogliando il calendario, Evenepoel disputerà 4 crono prima di Parigi: quella dei Paesi Baschi (Irun, 10 chilometri), poi al Delfinato (Neulisse, 34,4 chilometri) e le due crono del Tour (Gevrey Chambertin di 25 chilometri e Nizza di 34). Il totale per Remco è di 103,4 chilometri contro il tempo prima delle Olimpiadi.

Molto meno per Van Aert, che nel suo avvicinamento al Giro non ha previsto gare dotate della crono, avendo scelto di non passare per la Tirreno-Adriatico. Per cui le prove saranno appena 2: quelle del Giro. Quindi la crono di Perugia (37,2 chilometri) e quella di Desenzano del Garda (31 chilometri). Il totale per Wout è di 68,2 chilometri.

Per entrambi si potrebbe aggiungere il campionato nazionale di Binche, i cui dettagli non sono però ancora noti.

Van Aert ha sollevato la presa sulle appendici: obiettivo comfort e penetrazione
Van Aert ha sollevato la presa sulle appendici: obiettivo comfort e penetrazione

Le mani di Van Aert

Nonostante i pochi test in gara, i clan di entrambi i campioni sono al lavoro per trovare possibili risparmi di tempo e di watt. Non è sfuggito infatti che proprio in Algarve, la posizione di Wout van Aert è parsa leggermente cambiata rispetto alle apparizioni 2023. Si nota a occhio nudo che le appendici del manubrio sono state ruotate in senso orario, in modo che il belga possa tenere le mani più sollevate

«Abbiamo svolto dei test nella pista di Zolder – ha spiegato il diesse Marc Reef a Het Nieuwsblad – e Wout ha provato la soluzione proprio ad Albufeira. Con questa nuova posizione delle mani, dovrebbe sentirsi un po’ più a suo agio, essere più aerodinamico ed essere in grado di trasferire meglio la sua potenza alla bici».

Parallelamente risulta che Giro, nuovo sponsor per i caschi, sta mettendo a punto un prototipo proprio per Van Aert. Inoltre, pare che il team disporrà di ruote nuove e più veloci. Il tutto dovrebbe essere disponibile per il campione belga a partire dal mese prossimo.

Evenepoel si è sottoposto a due sedute in galleria del vento: a Morgan Hill e a Milano (foto Castelli)
Evenepoel si è sottoposto a due sedute in galleria del vento: a Morgan Hill e a Milano (foto Castelli)

I dettagli di Remco

Come abbiamo già raccontato, nel corso dell’inverno Evenepoel ha fatto ricorso per due volte alla galleria del vento. Prima in California, nell’impianto di Morgan Hill, di proprietà Specialized. Poi a Milano con Castelli per mettere a punto il body migliore e individuare i tessuti più veloci.

«Il suo abbigliamento è stato aggiornato – ha detto l’allenatore Koen Pelgrim – e ha potuto utilizzarlo in Algarve, perché non è dovuto partire con la maglia di leader della montagna. Anche la posizione di Remco è leggermente cambiata, ma si tratta di piccole cose. Certamente però non rimarremo fermi fino all’estate. Siamo sempre alla ricerca di innovazioni. Non guadagneremo un minuto sui 40 chilometri, ma sono i dettagli che tutti cercano. Rispetto alle cronometro di vent’anni fa, c’è un’enorme differenza. Questa grande evoluzione è il risultato dei piccoli dettagli che sono cambiati. Se guardiamo ai mondiali, la differenza con Ganna è stata inferiore all’uno per cento».

Sul fronte della preparazione, Tom Steels esclude la possibilità che dopo il Tour il campione del mondo faccia un ritiro specifico. «L’allenamento a cronometro – dice – è una parte standard dei programmi di allenamento di Remco, tutto l’anno, con qualche lavoro extra specifico qua e là».

Una foto del 2022 ritrae Van Aert con il manichino su cui si effettuano le simulazioni al TUE di Eindhoven
Una foto del 2022 ritrae Van Aert con il manichino su cui si effettuano le simulazioni al TUE di Eindhoven

Il manichino di Wout

A parlare invece di ritiro è l’entourage di Van Aert, che fra i due è certamente quello che più deve investire sul lavoro e la dedizione, dovendo fare i conti (come Ganna) con una mole e un’aerodinamica peggiore rispetto a Remco. Come detto, la crono portoghese è servita per provare le variazioni tecniche messe a punto nei mesi invernali.

«Durante le ultime settimane – ha spiegato il suo allenatore Mathieu HeijboerWout ha pensato alle classiche e non ha ancora lavorato sulla cronometro. Dopo le classiche ci dedicherà ancora un po’ di tempo in vista del Giro. Si prenderà poi qualche settimana di riposo e poi preparando Parigi farà uno stage in quota. In quell’occasione presterà molta attenzione alla sua bici da cronometro. Naturalmente si tratterà di perfezionare i dettagli. A quel punto sarà troppo tardi per fare grandi cambiamenti, ma ovviamente per provare soluzioni più importanti abbiamo sempre il manichino di Wout».

Un piccolo assaggio di Remco e il 2024 può cominciare

13.02.2024
4 min
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Sono passati cinque giorni (di gara) fra l’ultima vittoria 2023 e la prima del 2024. Dalla tappa a La Cruz de Linares della Vuelta alla Figueira Champions Classic in Portogallo. E’ iniziato così il nuovo anno di Remco Evenepoel, in perfetta solitudine e a capo di 55 chilometri di fuga solitaria. Il perfetto testimonial per la corsa portoghese, giunta alla seconda edizione (nel 2023 vinse Casper Pedersen, ugualmente della Soudal-Quick Step), nella città che ambisce a imporsi fra le destinazioni turistiche del Portogallo.

Il sindaco è stato premier del Portogallo e non stava nella pelle. Remco è stato chiamato sul podio per quattro volte, in una celebrazione che, da attore consumato, ha reso ancora più plateale con una delle sue mimiche. Ha finto infatti di prendere il telefono dalla tasca posteriore della maglia e di parlare, riattaccando poco prima di tagliare il traguardo. Che vi piaccia o no, lui è fatto così.

Quando è stato chiaro che il solo Knoxx non poteva reggere il forcing della Movistar, Evenepoel ha iniziato a pensare all’attacco
Quando è stato chiaro che il solo Knoxx non poteva reggere il forcing della Movistar, Evenepoel ha iniziato a pensare all’attacco

Sul filo dei 60

Gambe fenomenali, questo ha pensato Tom Steels a bordo dell’ammiraglia. E siccome il finale di gara si svolgeva appunto in circuito, l’allenatore della Soudal-Quick Step si è tolto il gusto di prendere i tempi nei quattro chilometri finali del penultimo giro, il settore dell’attacco.

«Li ha completati in 4’20” – ha raccontato in seguito – il suo ritmo era sempre vicino ai 55-60 all’ora. Continuo a trovare affascinante che qualcuno possa andare in bicicletta così velocemente, anche se ormai siamo abituati a Remco».

Del Toro e con lui Hirschi hanno provato a opporsi, ma invano
Del Toro e con lui Hirschi hanno provato a opporsi, ma invano

Uno sguardo e via

Chissà se Remco si è abituato a Remco, forse non ancora. Non aveva nei piani di attaccare, ma si è accorto che dopo il gran lavoro di Pieter Serry, né CattaneoLanda avevano una grande condizione e il solo James Knoxx non sarebbe bastato a contenere le altre squadre. Così si è guardato intorno, ha soppesato il gruppo e ha deciso di andarsene.

«Non era previsto che partissi a due giri dalla fine – volevo piuttosto aspettare l’ultima salita, ma quando ho attaccato erano rimasti solo 20-25 corridori in gruppo ed erano tutti appesi a un filo. I miei compagni cominciavano ad avere difficoltà a mantenere il ritmo molto alto che avevamo impostato. Quindi sono partito, cercando di capire se ci fosse qualcuno intenzionato a venire via con me. Se mi sono divertito? Divertirsi è una parola grossa, ma è stato un bel modo di vincere restando da solo per un giro. Ho tenuto un buon ritmo in pianura, sono andato forte in salita e ho recuperato in discesa. In questo modo sono riuscito anche a difendermi dal vento».

Che li abbia sopravvalutati o abbia voluto minimizzare il suo attacco nel tratto più duro della salita, sta di fatto che Del Toro né Hirschi sono riusciti a prendergli la ruota. Ha attaccato sulla principale asperità della giornata, la Rua Parque Florestal (un muro di 2,3 chilometri al 7,9 per cento con tratti al 16,5), e non l’hanno più visto.

Alle spalle di Evenepoel, Vito Braet, suo compagno di squadra nel 2017 al Forte Cycling Team, e Velasco
Alle spalle di Evenepoel, Vito Braet, suo compagno di squadra nel 2017 al Forte Cycling Team, e Velasco

La nuova posizione

Fra i motivi di interesse, salta all’occhio che la sua presa del manubrio sia notevolmente influenzata dalle nuove regole e dalle leve dei freni non più rivolte verso l’interno, che gli davano una penetrazione migliore.

«Le impugnature ora sono di nuovo diritte – ha fatto notare il freschissimo direttore sportivo Iljo Keisse – e questo è aerodinamicamente svantaggioso, ma non ho mai sentito Remco lamentarsene. E’ meno aerodinamico sulla bici, ma in proporzione conta più per gli avversari che per lui».

La sua stagione sarà impegnativa e Remco ha fatto capire di essere già pronto. Ha dichiarato di voler fare bene al Tour, ma che il vero obiettivo sia la doppia Olimpiade. Eppure con questa facilità di azione (il video su Instagram che mostra l’attacco è da vedere e rivedere per rendersi conto della sua forza) non ci sarà certo da escluderlo dalle corse a tappe e le classiche di qui a luglio. Forse davvero quest’anno assisteremo al duello con Pogacar sulle strade della Liegi e sarà qualcosa di maestoso.

Malori: «Pedivelle corte ideali per brevilinei e per chi va agile»

27.01.2024
5 min
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La scelta di Remco Evenepoel di passare a pedivelle da 165 millimetri anche su strada e non solo nella crono ha catturato l’attenzione di esperti e appassionati della tecnica. Nella mtb già da un po’ le pedivelle si sono “accorciate”, anche a fronte di atleti piuttosto longilinei. L’ex tricolore marathon, Juri Ragnoli (tra l’altro ingegnere) fu tra i primi ad utilizzarle, nel ciclismo su strada è invece una nuova frontiera. Ma quando questa frontiera è esplorata da atleti del calibro di Evenepoel allora le cose cambiano e diventa tendenza.

Ne abbiamo parlato con Adriano Malori. Il grande ex cronoman, oggi dirige il suo centro di preparazione 58×11 a Parma. Quando si toccano determinati tasti è la persona giusta.

Adriano Malori (classe 1988), ex pro’, è oggi un apprezzato tecnico e coach
Adriano Malori (classe 1988), ex pro’, è oggi un apprezzato tecnico e coach
Remco utilizzava le pedivelle da 165 millimetri sulla bici da crono. Si è trovato bene e ha deciso di provarle anche su strada. Cosa ne pensi?

E’ principalmente una scelta legata alle sue caratteristiche fisionomiche. Mi spiego: lui è un brevilineo, ha gambe più corte rispetto al busto e quindi ci sta che si trovi bene con delle leve più corte. Un tempo si credeva che per girare i rapporti più lunghi, lo pensavo anch’io, servisse una leva più lunga. In realtà non è così, ma dipende dalle misure delle gambe.

E’ quindi questione di misure antropometriche…

Principalmente sì. Una gamba più lunga ha bisogno di più spazio per completare il giro di pedale. Quindi l’arto sale e scende di più, viceversa fa una gamba più corta. Se Remco avesse utilizzato pedivelle più lunghe avrebbe avuto una “dispersione” di tempo in questa rotazione. E’ un po’ come se avesse allungato il tempo morto della pedalata. E quindi avrebbe perso efficienza. Però ci sono anche altri fattori in ballo.

Tipo?

La posizione generale in bici e più in particolare quella della sella: se si è più alti o più bassi, più avanzati o più arretrati. Anche questo incide sulla dinamica della pedalata. Per fare un esempio, Vingegaard ha gambe lunghe e pedala piuttosto basso anche se è longilineo. Non distende molto la gamba e mantiene degli angoli piuttosto chiusi e per lui quasi avrebbe senso la pedivella corta. Ma con le sue caratteristiche fisiche non la sfrutterebbe bene. E lo stesso vale per Alaphilippe.

Remco ha optato per le pedivelle da 165 mm per aumentare l’agilità nei tratti più ripidi
Remco ha optato per le pedivelle da 165 mm per aumentare l’agilità nei tratti più ripidi
A proposito di angoli, di ginocchia che salgono… Remco contestualmente alle pedivelle più corte ha alzato la sella di 6 millimetri. Perché?

Primo, per mantenere proprio certi angoli della gamba. Secondo, perché vuol sfruttare appieno quel che gli possono dare le pedivelle corte. Vale a dire una migliore cadenza, un giro di pedale più rapido e una spinta con la quale si trova meglio. Perché poi, ricordo, questa scelta così come quella della posizione delle tacchette per esempio, è molto soggettiva. Io tanto per restare in tema, impazzivo se non avevo le tacchette in punta.

Chiaro, le sensazioni contano…

Oggi è dimostrato che non è così. Ma siamo nell’era dei marginal gains e per rosicchiare qualcosa si va per tentativi: vale per le tacchette, per le leve… ma non è detto che poi certe soluzioni vadano bene per tutti. Io, tornando alle tacchette, se non sentivo quel gioco di caviglia non mi sentivo bene. Oppure Pogacar al Lombardia. Quando è rimasto solo, se ricordate, cambiava in continuazione la posizione delle mani: ora su, ora giù… quello è un chiaro segno di scomodità. Ma pur di avere una posizione efficiente rinunciava ad un po’ di comfort. Per dire che la scienza va bene, ma poi conta il lato soggettivo. 

Ci sono relazioni tra i rapporti più lunghi come l’ormai collaudato 54-40 e la scelta delle pedivelle?

No, come ripeto dipende dalle misure degli arti. Semmai conta di più il tipo di cadenza che si ha. Per un Thomas, a prescindere dalla sua altezza, una pedivella corta avrebbe poco senso visto che va sempre duro. S’imballerebbe.

Secondo Malori, Roglic è il profilo ideale per le pedivelle corte: non è troppo alto, va agile e si alza poco sui pedali. Non andrebbero invece bene per Thomas
Secondo Malori, Roglic è il profilo ideale per le pedivelle corte: non è troppo alto, va agile e si alza poco sui pedali
Quindi le pedivelle da 165 millimetri a chi convengono?

Ai brevilinei e a chi va agile e non tanto a chi è più o meno potente. Per me il corridore ideale per le pedivelle corte è Roglic: anche se non è un brevilineo non è comunque troppo alto, va agile, non si alza spesso sui pedali… sembrano fatte a posta per lui. Senza contare che pedala basso e ha poca estensione della gamba e questo favorisce la rapidità del giro di pedale.

Remco ha scelto queste pedivelle anche per rendere meglio in salita. Si alzerà più spesso sui pedali?

In teoria non dovrebbe alzarsi proprio se vuole sfruttarle al massimo. O comunque dovrebbe farlo molto poco.

E per Nairo Quintana? Il colombiano, di cui sei stato compagno di squadra, è basso ma ha un femore molto lungo. Andrebbero bene per lui?

No, e infatti ricordo che a crono Nairo utilizzava pedivelle da 175 millimetri e la corona da 58. Il femore è la parte che più incide per me in questa scelta.

Evenepoel e Castelli a caccia di watt per Tour e Olimpiadi

20.01.2024
7 min
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Siamo tornati dai mondiali di Glasgow con quei 12 secondi di differenza fra Evenepoel e Ganna, cercando di capire come avrebbe fatto l’azzurro per guadagnarli. Non abbiamo pensato minimamente che nel frattempo anche il belga si sarebbe dato da fare per aumentarli. L’ironia della sorte è che per farlo, Evenepoel e la Soudal-Quick Step hanno accanto Castelli, che con Ganna ha conquistato alcune tra le vittorie più belle e ancora lo supporta in nazionale. L’azienda di Fonzaso sa come infilarsi nel vento e scapparne a velocità doppia. E la sfida di rendere più veloce Evenepoel (e anche il nostro Cattaneo) suona davvero straordinaria.

La posizione a cronometro di Evenepoel evidenzia la sua compattezza: questo lo rende unico
La posizione a cronometro di Evenepoel evidenzia la sua compattezza: questo lo rende unico

Compattezza non comune

Lo testimoniano le parole pronunciate qualche giorno fa da Alvin Nordell, l’americano che fa da raccordo tra squadra e azienda, con cui avevamo già raccontato la dotazione per il team belga in vista delle classiche del Nord. L’occasione è stato un comunicato al termine di una sessione nella galleria del vento del Politecnico di Milano.

«Remco rappresenta una sfida unica – dice l’americano – perché la sua posizione è così compatta e aerodinamica che la maggior parte delle soluzioni che funzionano per altri corridori non danno lo stesso risultato con lui. Siamo al livello in cui i migliori ciclisti hanno bisogno di soluzioni personalizzate. Fortunatamente, Remco ha sempre riconosciuto l’importanza di questo lavoro e dedica molto tempo ai test e al miglioramento. Insieme continueremo a renderlo sempre più veloce».

Il tema è ghiotto, queste considerazioni su Evenepoel ricordano quelle di De Rosa su Berzin nel 1994. E così abbiamo voluto vederci più chiaro e siamo tornati da Alvin Nordell, mentre fuori nevicava e per lui che arriva dal Colorado era un po’ come essere tornato a casa.

Evenepoel, che il 25 gennaio compirà 24 anni, ama la ricerca sui materiali per guadagnare margine (foto Castelli)
Evenepoel, che il 25 gennaio compirà 24 anni, ama la ricerca sui materiali per guadagnare margine (foto Castelli)
In cosa consiste il lavoro che state facendo con Remco e la squadra?

Stiamo lavorando in galleria del vento con i vari team. Lo facciamo ormai da dieci anni e ogni volta che andiamo impariamo qualcosa in più. Proviamo cose nuove per vedere se possiamo acquisire conoscenze diverse e ovviamente Remco e la sua posizione compatta sono una sfida molto interessante. Con lui si parte dalle conoscenze che abbiamo e poi cominciamo a… giocare con alcune variabili, come i tessuti e il posizionamento, per cercare di ottenere il miglior risultato possibile.

Da dove siete partiti?

Abbiamo iniziato con il body che avevamo testato nelle ultime due stagioni nella galleria del vento e poi abbiamo apportato alcune modifiche. Alcuni nuovi modelli, alcuni nuovi tessuti e diverse variabili per vedere se potevamo guadagnare un paio di watt a suo vantaggio. Martedì è stata una giornata davvero lunga, ma siamo riusciti a mettere insieme alcune cose che lo hanno reso più veloce. Alla fine posso dire che è bello trascorrere una giornata così lunga se diventa anche produttiva. C’è stato molto duro lavoro sia da parte della squadra sia di Castelli, ma siamo riusciti nel nostro intento. Remco avrà dei body nuovi da provare per la prima cronometro della stagione.

E’ tanto diverso lavorare con un atleta alto come Cattaneo e uno compatto come Remco?

A questo punto della storia, l’aerodinamica è diventata molto specifica per il singolo corridore. Remco è molto compatto, ha pochissima superficie frontale. Quindi le cose che funzionano su di lui non necessariamente funzionano su alcuni dei corridori più grandi, più alti o magri. Al contrario, le soluzioni che abbiamo usato su corridori molto più alti e con maggiore superficie frontale non hanno funzionato su Remco. Questa fu una delle scoperte della prima volta che andammo con lui in galleria del vento. Vedemmo che non era così veloce e che una delle ragioni era la lunghezza delle maniche. Andava con quelle corte, così provammo ad allungarle fino a trovare la misura perfetta che portò il maggior risparmio.

La superficie frontale di Cattaneo, che qui vince la crono al Polonia, è superiore rispetto a quella di Remco
La superficie frontale di Cattaneo, che qui vince la crono al Polonia, è superiore rispetto a quella di Remco
Avere già lavorato con un corridore riduce le variabili anno dopo anno?

Diciamo che ci permette di avere più consapevolezze. Quando siamo andati martedì, abbiamo provato una manciata di prototipi e diverse opzioni. Abbiamo cominciato con un body che sappiamo essere veloce e poi abbiamo iniziato a provarne altri con delle piccole differenze. Specialmente con Remco, non sempre le cose che proponiamo funzionano come speriamo. Per questo abbiamo portato molte opzioni diverse e fortunatamente alla fine siamo arrivati al risparmio di qualche watt.

E’ importante accumulare dati dei vari test per arrivare a soluzioni più efficienti?

Lavoriamo con lui in galleria del vento da quando abbiamo iniziato a lavorare con il team, quindi dal 2022. A gennaio lo portammo per la prima volta e iniziammo a studiarlo. Poi lo abbiamo portato nuovamente nel 2023 e abbiamo provato ancora. Visto che quest’anno è così importante, sia con il Tour che con le Olimpiadi e si spera un altro titolo mondiale, siamo tornati in galleria questa settimana. Probabilmente ce lo porteremo ancora nei prossimi anni, per mettere a punto alcuni dettagli e andare in cerca di qualche altro watt. Un watt qui, un watt là: ormai si deve fare così.

E’ solo un fatto di forme o anche di materiali?

Entrambi, davvero. Abbiamo provato un paio di tessuti diversi solo per lui e abbiamo provato un approccio diverso, mettendo i materiali in modo diverso nella costruzione delle maniche. Poi abbiamo provato un paio di diversi disegni delle maniche con lo stesso materiale, in modo da poter confrontare cosa ha funzionato e cosa no. E’ venuto fuori che la costruzione di una manica sembrava più veloce usando un materiale o l’altro. E dopo aver passato tutta la giornata, siamo riusciti a trovare il meglio di tutto.

Il test nella galleria del vento è stato fatto in assetto da gara. Solo i copriscarpe non erano nuovi (foto Castelli)
Il test nella galleria del vento è stato fatto in assetto da gara. Solo i copriscarpe non erano nuovi (foto Castelli)
Ovviamente ha provato in assetto da gara?

Quando si va in galleria, cerchiamo di eliminare tutte le variabili. Quindi aveva tutto ciò che userà il giorno della gara. I body che dovevamo provare. La bicicletta predisposta con la ruota a disco. Il casco da cronometro. Le scarpe da gara. In realtà non ha provato i nuovi copriscarpe. Ogni volta cerchiamo di renderlo il più vicino possibile all’assetto da gara, perché sai che se cambi qualcosa, l’intero sistema può esserne influenzato.

Perché non ha provato i copriscarpe?

Perché sono abbastanza facili da mettere insieme, basta trovare i tessuti che funzionino. In realtà nel corso degli anni con Remco abbiamo provato cinque o sei diverse varianti e l’altro giorno abbiamo utilizzato i più veloci. Per farli serve comunque tempo, perché a volte i tessuti funzionano bene e altre no. Le scarpe si muovono, l’aria interagisce in modo diverso con le gambe che si muovono rispetto alle braccia che invece stanno ferme. Quindi abbiamo effettivamente trovato un tessuto per i copriscarpe e un altro per il body. 

In passato hai lavorato con Ganna: è importante conoscere le caratteristiche dell’avversario per aiutare il proprio atleta?

Alla fine il nostro obiettivo è rendere Remco il più veloce possibile. Alcune cose che per lui vanno bene non hanno funzionato per Ganna e la nazionale italiana. Quindi a questo punto, proprio perché i guadagni stanno diventando sempre più risicati, si deve essere molto specifici.

Evenepoel è sempre molto attento ai risultati dei test e si presta volentieri ogni volta che serve (foto Castelli)
Evenepoel è sempre molto attento ai risultati dei test e si presta volentieri ogni volta che serve (foto Castelli)
Avete fatto mai test in galleria sulla bici da strada? Dicono che Remco abbia una posizione ugualmente redditizia…

Due anni fa, quando avevamo Fabio Jakobsen, andammo in galleria del vento per renderlo il più veloce possibile allo sprint. Quindi portammo la sua bici, il casco, l’assetto completo. Provammo cose molto diverse, perché la posizione in sella durante lo sprint è molto diversa da quella sulla bici da cronometro. Ugualmente, il modo in cui l’aria ti colpisce quando sei sulla bici da strada rispetto alla bici da cronometro è molto diverso. E posso dire che Remco ha un’ottima posizione su strada, ma è molto più aerodinamico a cronometro. Non c’è proprio paragone.

Per Evenepoel pedivelle super corte: 165 millimetri anche su strada

15.01.2024
5 min
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CALPE (Spagna) – Una nuova Specialized SL8 per Remco Evenepoel e i suoi compagni chiaramente. Ma quella del belga ha una colorazione speciale, con quella bandiera a scacchi che tanto richiama alla velocità di Remco e al suo modo di correre all’attacco. E non mancano i colori del Belgio, di cui è campione in carica.

Remco Evenepoel (classe 2000) in allenamento con la nuova SL8 e le pedivelle corte (foto ©NVE)
Remco Evenepoel (classe 2000) in allenamento con la nuova SL8 e le pedivelle corte (foto ©NVE)

Adattamenti 2024

Non è solo estetica. Ogni inverno c’è sempre qualcosa da ritoccare e migliorare. Ed Evenepoel non è stato da meno, specie se si cambia anche il telaio. Già durante la scorsa estate, Evenepoel era passato dalla Specialized Tarmac SL7 alla SL8, con differenze sostanziali.

Tuttavia ci sono degli adattamenti. Se alcune differenze infatti sono intrinseche del telaio, come il peso (circa 150 grammi in meno tra SL7 e SL8), altre sono legate alle scelte tecniche dell’atleta. E in tal senso la novità, anche piuttosto grossa, è la lunghezza delle pedivelle.

Le pedivelle da 165 millimetri. Cosa davvero insolita per un pro’
Le pedivelle da 165 millimetri. Cosa davvero insolita per un pro’

Pedivelle corte

Il talento della Soudal-Quick Step ha deciso di utilizzare pedivelle cortissime, 165 millimetri: prima aveva le 170 millimetri.

La cosa è andata così: Remco utilizzava questo set già sulla bici da crono e si trovava molto bene quando spingeva a tutta. Quindi ha voluto provare a “trasportare” la soluzione anche sulla bici da strada. Sembra che il “la” definitivo a questa prova sia stato dato dal muro finale nella crono di Glasgow, che Remco ha affrontato con grande piglio e un’ottima cadenza (e un wattaggio elevatissimo). Quindi perché non replicare su strada?

Evenepoel, ci hanno detto dallo staff del team belga, sta girando con queste pedivelle da inizio dicembre. E’ già un mese e mezzo dunque che le sta provando e i feedback cominciano ad essere attendibili. E’ lecito pensare che le terrà per tutta la stagione, visto che ci si trova bene. Ma la scelta non è definitiva.

Alla base di questa prova, oltre alle buone sensazioni, c’è anche il fatto che sulle pendenze estreme Remco non sia il dominatore assoluto come in quasi tutti gli altri settori. Questa soluzione gli consente di difendersi molto meglio, aumentando la frequenza. Insomma, può essere più agile e sfruttare meglio i rapporti come il 34, che Shimano mette a disposizione nella sua scala standard.

Sella 3D Power Pro. L’off-set leggermente avanzato e la taglia piccola, fanno sì che Remco pedali caricato sull’avantreno
Sella 3D Power Pro. L’off-set leggermente avanzato e la taglia piccola, fanno sì che Remco pedali caricato sull’avantreno

Sella su…

Come conseguenza diretta, la soluzione delle pedivelle corte porta con sé altri cambiamenti, il più importante dei quali è l’altezza della sella. Con mezzo centimetro in meno di estensione (e flessione) della gamba, va da sé che qualcosa andasse rivisto. Ebbene lo staff, dopo attente verifiche, ha alzato la sella di 6 millimetri.

Perché? Primo per compensare, come detto, un giro pedale che è più corto. Secondo, perché in questo modo Remco migliora la sua efficienza. E di efficienza ci hanno parlato proprio i tecnici a Calpe.

Con pedivelle più corte e sella più alta, Remco è più stabile sulla sella anche quando è a tutta. Ne guadagna un po’ anche la respirazione, riprendendo il concetto della crono, ma soprattutto Evenepoel riesce a scendere un po’ con il busto. Anche se meno di quel che si possa pensare, come vedremo.

Manubrio largo

A proposito di busto infatti, le soluzioni “a catena” ancora non sono terminate. E riguardano la zona del manubrio.

La SL8, a parità di misura, è più alta di qualche millimetro rispetto alla SL7, utilizzata da Remco e compagni fino a metà stagione. Nella taglia del campione belga, la 52 per esempio, il tubo di sterzo è passato dai 113 millimetri della SL7 ai 120 della SL8. E questa differenza va a compensare, in parte, l’aumento dell’altezza di sella.

Tuttavia le inclinazioni dei nuovi manubri integrati sono leggermente differenti rispetto ai precedenti set e portano ad avere un manubrio un po’ più basso. Ecco dunque che l’aumento di misura del tubo di sterzo è parzialmente compensato.

Fausto Oppici, meccanico del team, ci ha spiegato che il nuovo modello della SL è stato pensato proprio per i manubri integrati, tutti i corridori quindi non solo Evenepoel, sono passati a questa soluzione. 

Altra questione legata ai set integrati riguarda le misure degli stessi manubri. Remco ha bisogno di un attacco da 120 millimetri e la piega con questo attacco è disponibile con larghezza da 40 centimetri e non da 38. Per ora dunque il belga userà un manubrio più largo.

Non solo bandiera a scacchi e colori del Belgio, sulla SL8 di Remco sono impresse anche le sue iniziali
Non solo bandiera a scacchi e colori del Belgio, sulla SL8 di Remco sono impresse anche le sue iniziali

Novità in vista?

Se si considera anche la nuova regola delle leve, che possono essere inclinate verso l’interno al massimo di 5°, per Remco si tratta di un bel cambiamento. Ma visti i recenti tempi fatti segnare sul Coll de Rates, sembra che queste novità funzionino.

E’ anche vero però che in casa Specialized, si sta lavorando ad una piega specifica per Remco con larghezza da 38 e attacco da 120, così che possa avere la possibilità di essere più aereodinamico all’anteriore.

Per il resto, tutto è come lo scorso anno: reggisella, gruppo Shimano Dura Ace Di2 a 12 velocità, con guarnitura 54-40. Gomme da 26 millimetri (copertoncini Turbo Cotton) e sella Specialized 3D, la Power Pro with Mirror.

Landa alla corte di Remco, con licenza di vincere

14.01.2024
5 min
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CALPE (Spagna) – Uno spagnolo in Belgio. Mikel Landa è approdato alla Soudal-Quick Step per essere l’alfiere pregiato di Remco Evenepoel. Ormai non è più cosa rara che dei grandi campioni vadano a lavorare per i fenomeni. Basta pensare ad Adam Yates per Tadej Pogacar. O ai leader della Jumbo che spesso s’interscambiano.

Ma il basco ha le idee chiare e aver lasciato la Bahrain-Victorious non significa precludersi gli orizzonti del tutto. Anzi, per certi aspetti, come vedremo, questi potranno essere anche ampi. Molto ampi.

Mikel Landa (classe 1989) è arrivato alla corte di Lefevere con lo scopo principale di aiutare Evenepoel (foto Wout Beel)
Mikel Landa (classe 1989) è arrivato alla corte di Lefevere con lo scopo principale di aiutare Evenepoel (foto Wout Beel)
Mikel, sei ancora un leader o sei un gregario?

Tutte e due! Sono arrivato in questa squadra per mettere a disposizione un po’ della mia esperienza per Remco e poi per avere anche qualche spazio per me. In questo team c’è sempre stato un modo diverso d’intendere le corse (il riferimento è alle classiche, ndr), ma ora la cultura è un po’ cambiata e un corridore come me ci può stare bene.

Sei qui per aiutare Evenepoel, ma visto che lui va al Tour hai pensato al Giro d’Italia? Poteva essere una buona occasione per te?

No, quest’anno non ho valutato il Giro d’Italia. Ci aspetta una bella sfida al Tour de France con Remco e credo sia molto importante pianificare bene il tutto. E ancora più importante era correre tanto insieme a lui. Se avessi fatto il Giro avremmo avuto dei programmi differenti. E così ho deciso di fare Tour e Vuelta.

In cosa puoi aiutare Remco? Puoi aiutarlo anche a correggere i suoi errori, quelli magari che notavi in lui da avversario?

Mi aspetto di essere vicino a Remco in salita, prima di tutto, anche se dovesse restare solo o se invece dovesse attaccare. Ho corso con e contro molti campioni che hanno vinto dei grandi Giri e magari riesco a capire prima quali sono i momenti in cui si può vincere una gara e quando invece si può perdere. Spero dunque di riuscire a vedere queste situazioni un po’ prima di lui e di dargli qualche consiglio prezioso in quei momenti. Questo è uno sport difficile, in cui è più facile perdere che vincere. Quindi è molto importante riuscire a salvarsi nelle giornate in cui non stai bene, che guadagnare quando invece sei super. Ecco, io mi aspetto di poterlo aiutare soprattutto in quei giorni difficili. Tanto più oggi in cui i percorsi sono diversi e sono duri già dalla prima settimana.

Remco vive in Spagna e Landa ha detto che sta imparando la sua lingua. Aspetto importante ai fini di un buon feeling (foto Instagram)
Remco vive in Spagna e Landa ha detto che sta imparando la sua lingua. Aspetto importante ai fini di un buon feeling (foto Instagram)
Pogacar, Vingegaard, Roglic… non sono avversari normali, non credi?

Sì, sono più forti. Sono forti nelle cronometro. Sono esplosivi e possono anche guadagnare sugli arrivi “corti” in cui ci sono in palio degli abbuoni. Ma credo che Remco sia uno di loro.

In allenamento avete provato a fare un po’ di “guerra” tra di voi?

Ancora no a dire il vero, ma credo che entro la fine di questo ritiro qualcosa faremo. Per ora abbiamo iniziato tranquillamente. Poi magari, visto che lui vive in Spagna (nella zona del Sud, ndr) qualche volta mi sposterò io da lui se da me, nei Paesi Baschi, dovesse essere brutto tempo. Ma sicuramente faremo molte ore fianco a fianco, nel camp che precederà il Tour.

Sei stato chiamato a stare vicino a Remco, ma c’è qualche opportunità per te? Dove ti piacerebbe vincere?

Il Catalunya potrà essere un’opportunità. E anche ai Paesi Baschi potrei fare bene. Lì ci sarà anche Remco, ma correrò in casa e magari ci potrebbe essere spazio anche per me. E poi ci sarà la Vuelta, dove sarò leader. Ma l’idea di poter aiutare un compagno, un amico che vince grandi corse mi motiva. E’ uno stimolo per me. E poi come per il “landismo”, è bello veder correre un atleta come Remco. Ti fa saltare dal divano. Attacca. Dà spettacolo.

Alla Vuelta per vincere dunque?

Sono realista: si va per fare bene, ma vincere credo sia dura. Magari è più concreto puntare ad un podio o a una vittoria di tappa.

Non dovremmo più vedere scene così: Remco che forza e Landa (in terza ruota) che insegue. Semmai sarà il contrario
Non dovremmo più vedere scene così: Remco che forza e Landa (in terza ruota) che insegue. Semmai sarà il contrario
Tu e Remco parlavate mai in gruppo, prima del tuo passaggio in questa squadra?

Alla Vuelta, quando era ormai chiaro che sarei venuto qui, abbiamo iniziato a parlare un po’. E quindi abbiamo scherzato.

Mikel, com’è dopo tanti anni correre senza il tuo “fratello” Pello Bilbao?

Abbiamo corso tanto insieme da quando eravamo juniores, a volte come compagni e spesso come rivali. Quest’anno torniamo rivali e penso sia buono per il ciclismo basco avere corridori così importanti che combattono nelle migliori gare del mondo.

Hai detto del ciclismo basco e del ciclismo spagnolo invece cosa ci dici? Avete due ragazzi fortissimi: Juan Ayuso e Carlos Rodriguez. Chi è il più forte?

Io li vedo bene. Sono entrambi giovani, ambiziosi soprattutto e stanno già andando forte da un bel po’. Questo è un bene per il ciclismo spagnolo. Gli auguro una buona carriera, ma spero di trovarli ancora un po’ in difficoltà! Chi è più forte non lo so. Sono due ragazzi molto diversi. Carlos è più regolarista, meno esplosivo, più riflessivo e credo abbia bisogno di più tempo per vincere. Juan è più esplosivo, è cattivo ed è più pronto.