REGGIO EMILIA – Il paraciclista friulano, Andrea Pusateri, friulano di Monfalcone di nascita ma monzese di adozione, si è recentemente unito al prestigioso gruppo di ambassador Merida. La sua nuova partnership con il colosso taiwanese produttore di biciclette si è concretizzata proprio presso la sede italiana Merida, a Reggio Emilia, dove Pusateri stesso ha avuto il privilegio di personalizzare e ritirare la sua Scultura. Questo autentico gioiello su due ruote sarà da oggi in avanti suo fedele compagno nelle imminenti sessioni di allenamento, in vista della preparazione per il grande obiettivo del 2024: la partecipazione alla Race Across Italy, un’avventura di ultracycling programmata per i primi di maggio.
Accompagnato da Simone Maltagliati, il nuovo responsabile marketing di Merida Italy, e da Paolo Fornaciari, CEO di Merida Italy, Andrea Pusateri ha potuto immergersi nella realtà aziendale, comprendendo direttamente la tecnologia innovativa e l’approccio distintivo del brand.
La bici è libertà
Parlando con bici.PRO, Andrea Pusateri ha condiviso il profondo legame che ha con la bicicletta, definendola la sua personale fonte di libertà.
«Pedalo da moltissimi anni – ha dichiarato con schietta passione – e la bicicletta è diventata parte integrante della mia vita. Dopo un grave incidente all’età di soli quattro anni, ho attraversato diverse esperienze sportive prima di abbracciare completamente la bici e dunque il ciclismo. Dal 2008, ho gareggiato nel paraciclismo, conseguendo vittorie e prestigiosi piazzamenti a livello nazionale e internazionale. Dieci titoli italiani, cinque podi in Coppa del mondo e altri successi hanno segnato il mio percorso.
In questi giorni Andrea Pusateri è entrato nel mondo di MeridaQui con Simone Maltagliati alla scoperta della sua prossima bici: la Merida Scultura
«Nel 2013 – continua – ho avuto l’onore di entrare a far parte della Nazionale italiana, e l’anno successivo ho conquistato la mia prima vittoria internazionale a Schenkon, in Svizzera. Ma la mia determinazione è stata messa a dura prova nel 2015, quando durante un allenamento in provincia di Como, ho subito un grave incidente che mi ha lasciato in coma farmacologico per sette giorni. Nonostante questo brusco stop, sono riuscito a tornare alle gare e, in soli tre mesi, ho conquistato una medaglia d’oro in Coppa del Mondo a Maniago, in Italia. Sono proprio i momenti difficili che mi hanno reso più forte. Momenti che sSno diventati parte della mia storia, motivandomi a non arrendermi mai di fronte alle avversità».
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Resilienza e perseveranza
Da parte sua, Simone Maltagliati ha colto l’occasione della visita di Pusateri in sede Merida Italy per sottolineare l’entusiasmo per il proseguimento della collaborazione con Andrea.
«Conosco Andrea da diversi anni, e sono estremamente felice di continuare questa splendida avventura insieme a lui, ora anche con Merida. Il suo straordinario impegno e la sua determinazione sono un vero esempio, invitandoci a non smettere mai di lottare di fronte alle sfide che la vita ci presenta. La storia di Andrea Pusateri è un inno alla resilienza umana e un’esemplificazione del potere della passione e della perseveranza nel superare ogni singolo ostacolo, ispirando chiunque incontri il suo cammino».
REGGIO EMILIA – Covid, protagonista in questo giorno di riposo al Giro d’Italia. La notizia di Remco Evenepoel (foto Wout Beel in apertura), arrivata ieri sera dopo le 22,30, ha sconquassato la corsa rosa e dato un pugno forte al ciclismo. Dopo quello con Pogacar alla Liegi, perdiamo un altro duello. Si chiude il sipario dunque per Evenepoel. Il lupetto in rosa resta da solo sul bus della squadra belga.
Ma oltre la delusione, e se vogliamo anche la rabbia, questo discorso va approfondito. E noi lo abbiamo fatto con il dottor Emilio Magni,medico in forza all’Astana Qazaqstan. Di fronte a queste situazioni si alza un vespaio. Un vespaio le cui tante tesi spesso non si basano su fondamenta solide. E per questo diventano polemiche da bar.
E’ vero: il Giro perde parecchio. C’è delusione. E’ stato il sentimento comune che in questa giornata abbiamo saggiato nei vari hotel visitati, su tutti quello della Soudal-Quick Step chiaramente, e non si può che prenderne atto. Però si può cercare di capire meglio come stanno le cose. Perché c’è un Covid per tutti e un Covid per gli atleti.
Il dottore dell’Astana-Qazaqstan, Emilio Magni…Il dottore dell’Astana-Qazaqstan, Emilio Magni…
Dottor Magni, il Covid ancora gira a quanto pare…
Sì, gira nel nostro mondo e anche in quello delle persone normali. La situazione pertanto è da monitorare con attenzione pur sapendo che la pandemia, almeno in termini numerici, si è esaurita e la sintomatologia ora è abbastanza controllabile.
E allora perché si fermano i corridori?
Perché la tutela della salute dei ragazzi resta primaria e prendere delle precauzioni è una cosa doverosa da parte nostra.
Lei con Ciccone, ha saggiato per primo gli effetti del rientro post Covid. Un rientro forse un po’ troppo veloce, ma all’epoca non si sapeva molto…
Esatto all’epoca era una situazione nuova che ci trovò tutti impreparati, anche noi medici. Mi ricordo di Ciccone, era l’estate del 2020, quindi all’inizio del Covid e lui ebbe dei problemi di salute abbastanza importanti. Poi, nel mondo agonistico pur nel rispetto dei parametri clinici, si cerca sempre di non perdere tempo, di velocizzare il tutto. Poi però ci siamo dovuti scontrare con le conseguenze che il Covid ha apportato sul piano della performance. Un prezzo alto è stato pagato… da tanti ragazzi.
Sul pullman della Soudal-Quick Step rimane il lupetto rosa: Remco è andato viaSul pullman della Soudal-Quick Step rimane il lupetto rosa: Remco è andato via
E questo è il quid più grande: il prezzo e la performance. Stiamo vivendo il caso di Evenepoel. Nei due giorni prima del ritiro non era al top, anche se sostanzialmente stava bene, ma lo si ferma perché poi non si hanno certezze sulla salute. E’ così?
In alcuni casi si tratta anche di un eccesso di prudenza, però, come dicono i medici: meglio eccedere che non essere poi in difetto. Per quanto riguarda la tutela della salute del ragazzo, anche se non conosco eventuali sintomi, resta sempre il discorso di un contatto virale e i casi del passato ci hanno dimostrato che le localizzazioni virali poi possono colpire anche organi vitali importanti che a loro volta possono dare conseguenze anche gravi. Come miocarditi, problemi cardiorespiratori…
La miocardite inizialmente spaventava veramente. Poi per fortuna i dati hanno ridimensionato un po’ questo problema. Ho parlato con tanti colleghi che fanno la risonanza miocardica, l’unico vero esame che riesce a individuare eventuali focolai di infiammazione miocardica, e anche loro hanno detto che effettivamente questo pericolo esiste, ma non è numericamente importante. Tuttavia anche di fronte a un caso devi prendere le precauzioni. Se poi non ti va bene?
Il tifoso, e anche noi, ci poniamo delle domande. Perché Remco si ferma e Aysuo invece termina la Vuelta da positivo al Covid?
Cosa dire: sono anche dei regolamenti interni. Magari in quella squadra ci sono protocolli stabiliti da tempo nel caso in cui si verifichi qualche positività al virus e vengono prese determinate decisioni. Da un punto di vista medico però questo aspetto interessa poco e in tal senso capisco benissimo i colleghi della Soudal-Quick Step che hanno preso la difficile decisione di mandarlo a casa. Io avrei fatto la stessa cosa.
Già a Fossombrone, qui sulla salita dei Cappuccini, Evenepoel (in maglia iridata) non era al meglio. Il Covid cominciava a fare effettoGià a Fossombrone, qui sulla salita dei Cappuccini, Evenepoel (in maglia iridata) non era al meglio. Il Covid cominciava a fare effetto
Perché allora gli sport, tipo il calcio, non fanno tamponi o comunque non hanno più positivi al Covid?
Sono due realtà completamente diverse.
Quando dice due realtà, intende anche due sforzi differenti?
Sì, due sforzi, ma anche due mondi differenti, con due approcci diversi anche a livello di cultura, di provvedimenti da prendere. Io non ho esperienza nel calcio e non ci voglio mettere bocca, ma so quel che succede nel ciclismo. E credo che nel nostro mondo ci si stia muovendo bene. Certo, dispiace perdere una maglia rosa. Dispiace per i colleghi, per il corridore, per lo spettacolo. Mandare a casa una maglia rosa, che tra l’altro ha vinto la tappa il giorno stesso, sembra un ossimoro, una cosa contraria a sé stessa. Però se faccio un discorso esclusivamente medico sposo, come ripeto, la decisone dei colleghi belgi.
Cosa può portare dunque il Covid in un ragazzo, un atleta intendiamo, anche se non ha grossi sintomi?
Lo spauracchio principale è questa localizzazione miocardica del virus. Poi, ma è un ambito meno importante per me – medico – che devo salvaguardare la saluta del corridore, c’è sempre una riduzione della performance. Viene meno il recupero tra uno sforzo e l’altro, sia tra una tappa e la successiva, ma anche all’interno della stessa giornata.
In casa Soudal-Quick Step ci hanno detto che uno dei motivi che ha spinto i dottori a fare il tampone a Remco ieri sera sia stato il fatto che non sia riuscito ad esprimere i suoi valori durante la crono. Visto che anche il giorno prima a Fossombrone aveva scricchiolato, hanno fatto due più due…
Tanti ragazzi, anche nostri, che hanno preso il Covid, pur stando bene hanno riferito per mesi e mesi che dopo un paio di sforzi intensi, come succede durante una corsa, hanno faticato veramente tanto fino all’arrivo. Non riuscivano a recuperare sul momento e a tornare sui loro livelli nel lungo periodo.
Verso le 12 i compagni di Remco si apprestano ad uscire. Hanno avuto la notizia durante la cena di ieri sera. Il morale? Bassino…Verso le 12 i compagni di Remco si apprestano ad uscire. Hanno avuto la notizia durante la cena di ieri sera. Il morale? Bassino…
Il Covid, o comunque i suoi strascichi, sono anche il motivo per cui i corridori si ammalano più spesso?
Sì, ma facciamo chiarezza. Per quanto riguarda il discorso dell’influenza nella sua forma classica, il fatto di essere stati un paio d’anni con le mascherine ha ridotto notevolmente i casi, perché il virus trovava questa barriera che negli anni precedenti non c’era. In più chi ha avuto il Covid sicuramente ha un’alterazione del patrimonio immunocompetente. Quindi si può anche pensare che i successivi problemi di salute si possano imputare ad un deficit immunitario conseguente al Covid.
E’ possibile standardizzare e quindi ipotizzare un recupero? Oppure ogni soggetto ha sue tempistiche?
Difficile da dire. Per il momento stiamo ancora raccogliendo i dati. Nel nostro piccolo, nella nostra squadra, abbiamo notato che è un discorso soggettivo. Per dire, c’è chi addirittura sul piano della prestazione, e non della salute sia chiaro, ha perso un anno. E chi invece dopo un paio di mesi già aveva di nuovo ottime sensazioni ed esprimeva oggettivamente delle prestazioni decorose.
Quindi se Evenepoel fra una settimana dovesse stare bene, potrebbe puntare al Tour de France?
Tra una settimana non lo so, ma se i sintomi non sono forti, non mi sentirei di escluderlo. Poi starà al suo staff medico valutarlo di settimana in settimana.
E’ stato presentato presso gli ampi spazi della sede italiana di Merida a Reggio Emilia il sistema “scan for emergency” M.O.R.E SAFE, progettato per rendere più sicure le uscite in bicicletta. Grazie ad esso, in caso di incidente i primi soccorritori avranno accesso a tutte le informazioni essenziali del ciclista. M.O.R.E. SAFE si basa su un’applicazione gratuita e su un “set” di adesivi con QR Code da applicare sia sul casco che sulla bici.
La sicurezza di chi pedala in strada si fonda su più aspetti e, nel caso di incidenti, la tempestività nell’avere informazioni sul malcapitato protagonista è spesso determinante ai fini del successo stesso del soccorso. Ecco perché la sede italiana di Merida, consapevole del valore di questo aspetto, ha sviluppato M.O.R.E. SAFE: un sistema composto da un’app scaricabile gratuitamente su tutte le piattaforme di dispositivi mobili e da un kit di adesivi con QR Code. Una soluzione semplice ma quanto mai utile affinché le operazioni di assistenza in caso di emergenza si svolgano nella maniera più efficiente e veloce possibile.
Il QR Code sul casco, associato ai propri dati personali, velocizza i soccorsi in caso di incidenteGli adesivi forniti da Merida sono 4 in modo da “coprire” più di una biciclettaIl QR Code sul casco, associato ai propri dati personali, velocizza i soccorsi in caso di incidenteGli adesivi forniti da Merida sono 4 in modo da “coprire” più di una bicicletta
Attivazione con QR Code
Il kit M.O.R.E. SAFE viene consegnato come omaggio in fase di acquisto oppure di revisione della propria bicicletta Merida. Nello specifico, è composto da un pacchetto di quattro QR Code adesivi da applicare sulla bicicletta e sul casco. Scaricando la app ufficiale Merida M.O.R.E. SAFE, e seguendo le istruzioni di registrazione, i propri dati verranno associati al QR Code presente sugli adesivi. In questo modo, all’interno dell’applicazione vengono salvate le coordinate anagrafiche e sanitarie dell’utente nonché i suoi contatti di emergenza. Il codice, una volta scansionato dai soccorritori durante il soccorso, fornirà loro una panoramica esaustiva di informazioni sanitarie relativamente il ciclista in difficoltà.
Accelerare le operazioni di intervento e sapere quali procedure poter effettuare, aiuterà così ciascun soccorritore ad operare al meglio e ogni ciclista ad affrontare con maggiore serenità le proprie uscite in sella. Merida M.O.R.E. SAFE, inoltre, offre anche altri vantaggi… Un esempio? La registrazione del telaio della bicicletta Merida, all’applicazione dell’adesivo, consente di attivare la garanzia della bici stessa, oltre ad essere un utile strumento in caso di denuncia per furto.
Colbrelli è ambassador di Merida: nelgi ultimi tempi si sta spendendo sul tema della sicurezzaColbrelli è ambassador di Merida: nelgi ultimi tempi si sta spendendo sul tema della sicurezza
Soccorso facilitato
«Cadute o altri infortuni sono eventi che purtroppo possono capitare quando si pratica ciclismo, sia su strada che in Mtb – ha sottolineato Paolo Ferretti, Founder & CEO di Merida Italy – e con M.O.R.E. SAFE un’equipe medica, oppure anche solo chi, per pura fatalità, si dovesse trovare a fornire operazioni di primo intervento, ha adesso la possibilità di avere immediatamente accesso all’identikit anagrafico e sanitario della vittima incidentata. Un aspetto quest’ultimo che può fare la differenza nell’evolversi degli eventi legati all’incidente stesso. Così come sapere quali numeri telefonici di emergenza dover contattare in quelle situazioni, oppure se la persona da assistere sia affetta da specifiche patologie/allergie o se sia solita portare con sé medicinali utili».
La commerciale reggiana Beltrami TSA ha intenzione di allargare il proprio organico, e proprio in queste settimane è alla ricerca di una specifica figura professionale – un “field marketing promoter” – da inserire in gruppo, con assunzione prevista tra i prossimi mesi di novembre 2022 e gennaio 2023.
«La persona che stiamo cercando – ci comunicano direttamente dall’azienda – si inserirà in un contesto estremamente dinamico e in un gruppo di lavoro dall’elevata esperienza. Si occuperà di un’attività di vendita diretta e di informazione sul prodotto relativamente alcuni marchi specifici inseriti nel nostro portafoglio distributivo. In modo particolare, avrà l’obiettivo di migliore la visibilità dei prodotti e dei brand, monitorando e incrementando l’assortimento, l’efficacia delle attività promozionali, la quota spazio in negozio, le extra esposizioni e il posizionamento dei materiali di comunicazione attraverso la relazione quotidiana con i responsabili del punto vendita».
Lo stand Beltrami TSA in occasione del recente Italian Bike Festival di Misano AdriaticoLo stand Beltrami TSA in occasione del recente Italian Bike Festival di Misano Adriatico
«Sarà dunque necessario – prosegue la descrizione – visitare i negozi nostri clienti presenti sul territorio italiano, e questo sia per promuovere i brand che rappresentiamo, migliorandone come detto la visibilità, quanto per formare gli stessi negozianti sulle caratteristiche dei nuovi prodotti e sulle tecnologie, presentando loro l’intero assortimento. Il focus sarà quello di aumentare la copertura e la visibilità dei brand, diventando nel tempo un vero e proprio punto di riferimento per lo stesso rivenditore nostro cliente».
Si entra in una squadra
Per ambire ad occupare questa nuova e dinamica posizione lavorativa può certamente essere utile aver svolto una precedente esperienza in ambito commerciale. Ma quest’ultimo non è un requisito vincolante… Fondamentale è ovviamente il possesso di una patente di guida B unitamente alla voglia di viaggiare. Ideale è la residenza nella zona limitrofa a dove Beltrami TSA ha la propria sede (Reggio Emilia). Per quanto riguarda l’inquadramento, quello offerto è un contratto “full time”, a tempo determinato, ma finalizzato ad un futuro inserimento stabile in azienda.
L’Experience Center Beltrami, un supporto concreto per la formazione e l’assistenza della rete venditaL’Experience Center Beltrami, un supporto concreto per la formazione e l’assistenza della rete vendita
Beltrami TSA è uno dei principali distributori italiani di componenti e accessori per biciclette di alta gamma, rappresentando da oltre trent’anni in Italia alcuni dei marchi leader nel settore, tra i quali ricordiamo Sram, Factor, Argon 18, Sigma, CeramicSpeed, Hutchinson, Corima, Muc-Off e Santa Madre.
Per candidarsi, occorre inviare il proprio cv a questo indirizzo mail: risorseumane@beltramitsa.it
Nei due anni alla Cofidis, Elia Viviani ha usato sulla De Rosa un perno passante artigianale in titanio. Una produzione italiana che offre alcuni vantaggi
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Amadori era in finestra che l’aspettava. E mentre guardava lo scorrere del tempo e delle corse, si chiedeva come mai impiegasse tanto. Così quando ieri Dainese ha vinto la tappa di Reggio Emilia, il tecnico romagnolo ha fatto un sorriso e s’è messo ad aspettarne altri. I suoi ragazzi.
«C’è una lunga lista che ancora non ha mantenuto il buono fatto vedere – riflette – ma per alcuni si tratta solo di aspettare. Dainese con me ha fatto il Tour de l’Avenir a vent’anni, poi il mondiale e l’europeo che ha vinto nel 2019. Ha sempre avuto caratteristiche particolari, nel senso che non va piano neanche su certe salite. Sembra disegnato su misura per le classiche, per me vale anche più di così…».
Nel 2015 è junior di primo anno e arriva secondo a Stanghella, dietro Marchetti e prima di Moro (foto Scanferla)
Al primo anno da U23 è con Gemin alla General Store, arrivano 2 secondi posti e terzi (foto Scanferla)
In azione alla Vicenza Bionde del 2017, primo anno U23: in salita si difende (foto Scanferla)
Il 2018 si apre con la Firenze-Empoli, vinta su Fiaschi e Marchiori (foto Scanferla)
Nella primavera del 2018 arriva il Trofeo Città di San Vendemiano, su Romano e Di Felice (foto Scanferla)
Nel 2018 vince la tappa di Valdobbiadene al Giro U23, l’anno dopo passerà in Olanda (foto Scanferla)
Ancora nel 2018 è secondo anche al tricolore U23 di Taino, un piccolo Fiandre, vinto da Affini. Terzo Corradini (foto Scanferla)
Nel 2015 è junior di primo anno e arriva secondo a Stanghella, dietro Marchetti e prima di Moro (foto Scanferla)
Al primo anno da U23 è con Gemin alla General Store, arrivano 2 secondi posti e terzi (foto Scanferla)
In azione alla Vicenza Bionde del 2017, primo anno U23: in salita si difende (foto Scanferla)
Il 2018 si apre con la Firenze-Empoli, vinta su Fiaschi e Marchiori (foto Scanferla)
Nella primavera del 2018 arriva il Trofeo Città di San Vendemiano, su Romano e Di Felice (foto Scanferla)
Nel 2018 vince la tappa di Valdobbiadene al Giro U23, l’anno dopo passerà in Olanda (foto Scanferla)
Nel 2018 è secondo anche al tricolore U23 di Taino, un piccolo Fiandre, vinto da Affini. Terzo Corradini (foto Scanferla)
Grande recupero
Il cittì azzurro degli under 23 è alle prese con i preparativi della Corsa della Pace che si correrà in Repubblica Ceca dal 2 al 5 giugno. Perciò ieri è andato appena sulla strada per veder passare il Giro d’Italia, ma continuerà a lavorare ai suoi obiettivi. Per Dainese (che in apertura è con Omar Bertolone dopo aver vinto gli europei del 2019) fa volentieri una sosta.
«Non mi sorprende che abbia vinto ieri – dice – anche se la tappa era tutta piatta. Era comunque l’undicesimo giorno di corsa e certi velocisti cominciano a essere stanchi. Lui è giovane, recupera già bene di suo e può fare ancora belle cose. Nel senso che è resistente. Se ieri fosse stata una classica piatta, forse avrebbe trovato qualcuno più forte. Ma dopo undici tappe, il più forte è stato lui».
Ieri a Reggio Emilia, 11ª tappa del Giro, la vittoria di Dainese su Gaviria e ConsonniIeri a Reggio Emilia, 11ª tappa del Giro, la vittoria di Dainese su Gaviria e Consonni
Crescita intelligente
Sorprende che si usino già simili argomenti per un ragazzo di 24 anni, ma evidentemente il cammino di crescita scelto dal padovano sta iniziando a dare i suoi frutti e ci riallaccia alla gradualità di cui parlava stamattina Fabrizio Tacchino a proposito di Tiberi.
«Non voglio mettere la croce addosso al nostro ciclismo – dice Amadori – anche qui si fanno le cose per bene. Però le scelte di Dainese sono state chiare. Ha iniziato a correre tardi, perché prima faceva altro, e ha seguito una crescita graduale. A un certo punto ha preso la sua borsina ed è andato per due anni all’estero, in Olanda, alla Seg Racing Academy (la continental fondata da un pool di procuratori, che ha cessato l’attività nel 2021. Oltre a Dainese, vi hanno militato Affini e Frigo, ndr). E loro lì hanno impostato le sue stagioni scegliendo percorsi adattissimi alla sua crescita».
Nel 2019, agli europei di Alkmaar in Olanda, in azzurro con Gazzoli, Ferri, Dalla Valle, Konychev e Puppio
Nella volata di gruppo compatto, il padovano batte Larsen e Arm
In trionfo su forme di autentico formaggio olandese
Ai mondiali U23 del 2019 è azzurro assieme a Covi, nel mondiale di Harrogate vinto da Battistella
Marino Amadori, qui Filippo Zana, è il tecnico della nazionale under 23
Nel 2019, agli europei di Alkmaar in Olanda, in azzurro con Gazzoli, Ferri, Dalla Valle, Konychev e Puppio
Nella volata di gruppo compatto, il padovano batte Larsen e Arm
In trionfo su forme di autentico formaggio olandese
Ai mondiali U23 del 2019 è azzurro assieme a Covi, nel mondiale di Harrogate vinto da Battistella
Marino Amadori, qui Filippo Zana, è il tecnico della nazionale under 23
Un’idea per Bennati
Il percorso è proseguito al Team Dsm (prima Sunweb), dove Dainese è approdato nel 2020. Primo anno di corse WorldTour, fra cui la Tirreno-Adriatico, ma senza grandi Giri. Nella scorsa stagione il debutto alla Vuelta, con cinque piazzamenti fra i primi cinque. Quest’anno, il debutto al Giro, nel 2022 che vede il percorso degli europei velocissimo e quello dei mondiali leggermente più impegnativo. Amadori sta al suo posto, sa che adesso Dainese è affare di Bennati.
«Bisognerebbe chiedere a chi di dovere – sorride – confermo che l’europeo è molto semplice e credo che presto Bennati andrà a vedere il percorso di Wollongong. Parrebbe un mondiale per gente veloce dotata di resistenza, secondo me Dainese ha 24 anni e bisogna dargli fiducia. Bisogna che crescano. Una cosa che non vedo accadere in certe squadre».
E con l’ultima battuta sibillina alla sua maniera, Amadori si rimette in cammino. Il Giro nel frattempo ha salutato Caleb Ewan. E se oggi l’arrivo di Genova ha visto l’arrivo della fuga, quello di domani a Cuneo potrebbe offrire un’altra occasione ai velocisti capaci di resistere al Colle di Nava.
Un metro dopo l’altro. Lentamente. Inesorabilmente. A Reggio Emilia Alberto Dainese è protagonista di uno sprint che non si aspettava neanche lui.
Romain Bardet sfila dietro l’arrivo con un sorriso enorme. Sbatte i pugni sul manubrio dalla gioia per il suo compagno. Il francese la volata non l’ha vista, ma ha sentito gli urli dall’ormai immancabile radio. E ha capito. Ha capito che Alberto ce l’aveva fatta. Una sorpresa.
Molto vento Reggio Emilia, ma quasi tutto a favore. La media finale è stata di 47,015
De Bondt, scattato quando il gruppo aveva terminato la lotta dei ventagli, è stato ripreso all’ultimo chilometro
Molto vento Reggio Emilia, ma quasi tutto a favore. La media finale è stata di 47,015
De Bondt, scattato quando il gruppo aveva terminato la lotta dei ventagli, è stato ripreso all’ultimo chilometro
Incognita vento
L’undicesima frazione della corsa rosa, la seconda più lunga del Giro d’Italia (203 chilometri), si temeva potesse essere noiosa. Si sapeva che si sarebbe arrivati allo sprint e magari gli attacchi potevano essere scoraggiati.
Le antenne erano dritte per tutti quanti però, perché c’era vento. Jumbo Visma, Quick Step – Alpha Vinyled Ineos Grenadiers. Dopo Bologna, per una trentina di chilometri, è stata battaglia serrata: obiettivo stare davanti, non prendere buchi per i possibili ventagli.
Il percorso però cambia di nuovo direzione e il vento torna a favore. Niente da fare. E’ sprint compatto. Se il bravissimo belga della Alpecin Fenix,Dries De Bondt, sfiora il colpaccio, dietrole cose passano con una calma apparente.
Tutti aspettano che Cavendish e Demare prendano l’iniziativa. Guarnieri, compagno del francese, conosce bene queste strade visto che è quasi di casa.
Anche Dainese e la Dsm restano fedeli al dogma di stare davanti. Un po’ per proteggere Bardet e un po’ perché i suoi compagni lo hanno ben scortato. Anzi era lui che doveva scortare…
«Non dovevo fare io la volata – racconta Dainese – doveva farla Bol. Ma poi ci siamo parlati. Mi ha detto che non stava bene e così ho provato io. E anche io non ero convintissimo, non mi sentivo super, visto che la scorsa notte non avevo dormito bene».
La Scott di Dainese. Taglia S, nonostante sia alto 1,76 metri. Per lui pedivelle da 172,5 mm
Tubolari Vittoria e ruote Shimano da 50 mm (Demare le aveva da 60 mm)
Altra curiosità: sul manubrio di Alberto nessun promemoria o altimetria…
Su quello di Demare invece c’era la tabella alimentare: cosa mangiare (solidi, liquidi, gel) e ogni quanto
La Scott di Dainese. Taglia S, nonostante sia alto 1,76 metri. Per lui pedivelle da 172,5 mm
Tubolari Vittoria per Dainese e ruote Shimano da 50 mm (Demare le aveva da 60 mm)
Altra curiosità: sul manubrio di Alberto nessun promemoria o altimetria…
Su quello di Demare invece c’era la tabella alimentare: cosa mangiare (solidi, liquidi, gel) e ogni quanto
Dal basket alla bici
Già, ma ce l’ha fatta. E allora chi è Alberto Dainese? Chi è questo ragazzo che porta l’Italia a prendersi una tappa dopo oltre metà Giro?
E’ un ragazzo di Padova, Abano Terme per la precisione. Classe 1998, è al terzo anno da professionista. Giocava a basket, ma non essendo troppo alto è passato alla bici.
«La bici – racconta Alberto – l’ho conosciuta da bambino perché passavo i pomeriggi dai nonni, mentre mamma e papà lavoravano. I miei nonni seguivano il ciclismo in tv e mi sono appassionato. Da allievo ho fatto anche un bel po’ di pista, perché non ero scaltro in gruppo. Ma questo, credo, mi ha dato un buon colpo di pedale, così come che i tanti balzi fatti nel basket mi hanno dato un po’ di esplosività».
Guardate Dainese (maglia nera) dov’era a meno di 100 metri dal traguardo. Da notare anche la posizione raccolta alla CavGuardate Dainese (maglia nera) dov’era a meno di 100 metri dal traguardo. Da notare anche la posizione raccolta alla Cav
Olanda e Italia
Alberto Dainese prima di passare alla Dsm ha militato anche alla SegRacing Academy, una continental olandese. Una squadra che fa molta attività internazionale e che funziona bene a quanto pare, visto che quando Marco Frigo, altro gioiello italiano, gli aveva chiesto consiglio se andarci o no, Alberto stesso gli aveva dato il via libera.
«Vero – riprende Dainese – ho fatto due anni in Olanda e mi è servito. Ma prima ne avevo fatti due alla Zalf e anche quelle sono state stagioni preziose. Alla Seg ho fatto molta esperienza, ma anche con Marino Amadori in nazionale ho corso parecchio. Pertanto non mi sento di dire che sono uscito solo da una squadra olandese, la scuola italiana c’è e conta. E visto quel che abbiamo vinto negli ultimi anni non mi sembra in crisi».
L’esplosione di gioia. Il veneto conquista la sua prima vittoria al GiroL’esplosione di gioia. Il veneto conquista la sua prima vittoria al Giro
Velocità e non watt
Reggio Emilia intanto cerca di tornare alla sua tranquillità. Questa città della Bassa oggi era strapiena. Ancora una volta il Giro ha spopolato. Mentre attraversiamo il rettilineo per tornare in sala stampa, ci “rivediamo” la volata.
Dainese ha fatto davvero una rimonta super.
«E’ stata una volata lunga – dice Dainese – In effetti sono partito da dietro e non so se il vento fosse contrario o a favore, non l’ho capito bene! Quando è partito lo sprint non ho accelerato subito, ma quando sono uscito ho visto che avevo un buono slancio e ho spinto fino alla fine. Ci ho creduto.
«Demare aveva la posizione migliore, ma tante volte conta “l’elastico”, cioè come arrivi sulla linea, come esci».
«Ho fatto lo sprint con il 54×11 e girava agile. E’ stata una volata molto veloce. Se mi dite che Gaviria (secondo, ndr) ha toccato i 75, io avrò fatto qualcosina in più. Non conosco ancora i watt, ma alla fine contano relativamente, quel che conta è la velocità.
«Anche io ogni tanto guardo i dati e mi dico: ah okay, si possono fare. Ma poi certi picchi li devi toccare a fine tappa, dopo 200 chilometri. Guardate Cav che vince con watt relativamente bassi».
Bardet si è complimentato con Alberto. In squadra il francese è un riferimento per tuttiBardet si è complimentato con Alberto. In squadra il francese è un riferimento per tutti
Bardet leader
Sul podio, dopo la beffa di Girmay di ieri che lo ha costretto al ritiro, Dainese è stato ben attento al tappo dello spumante. Gli schizzi sono finiti sulla folla e simbolicamente sui suoi compagni.
Ancora una volta il ciclismo si è mostrato sport di squadra. Dopo la linea d’arrivo, i Dsm si sono ritrovati tutti assieme. Capitan Bardet era il più felice, quasi più di Alberto.
«In squadra c’è un bel clima – conclude Dainese – quando si soffre e si fatica tutti insieme e uno di noi vince, la felicità è per tutti. Bardet poi ha sempre creduto in me, anche quando non ci credevo io. E vedere un ragazzo che è terzo in classifica e vuol vincere il Giro così contento per te è bellissimo».
Il perno passante ha segnato la svolta. Deriva dalla mountain bike e non è stato immediato che il mondo strada si convincesse della necessità di abbinarlo alla ruota con freni a disco. Quando tutti si sono infine convinti, scoprendo una rigidità senza pari in frenata e nella conduzione di curva, alcuni hanno iniziato a lavorare su ulteriori dettagli.
Speciali per Viviani
E così per un’insolita commistione fra il mondo offroad e quello dell’asfalto, due anni fa Meti di Reggio Emilia ha realizzato per Viviani un perno passante in titanio. Il veronese se ne è servito nei due anni alla Cofidis sulle sue bici De Rosa.
La coppia pesa 70 grammi: il titanio ha peso specifico superiore all’alluminio. All’interno si potrà inserire il multitoolLa coppia pesa 70 grammi. All’interno si potrà inserire il multitool
«Non so come sia successo – racconta divertito Dante Codeluppi, titolare dell’azienda – ma si creò un contatto fra Elia e Gioele Bertolini, che li utilizza sulla mountain bike come tutto il resto del Trinx Factory Team di Luca Bramati con cui collaboro. Così ne realizzai quattro coppie anche per lui e iniziò a usarli. Spero che qualche suo collega si incuriosisca perché si capisca che i perni passanti non sono tutti uguali».
Titanio grado 5
Il perno passante usato fino allo scorso anno da Viviani è dunque costruito in titanio di grado 5, che ha nell’Alluminio e nel Vanadio due elementi stabilizzanti, che lo rendono molto resistente alla corrosione, alla trazione e all’allungamento.
«Parlo spesso con i meccanici delle squadre – prosegue Codeluppi – e mi raccontano delle loro esperienze con il cambio ruota, quando si usa l’avvitatore. La testa del perno in alluminio alla lunga si consuma e devono buttarlo. Fra i vari vantaggi del perno in titanio, c’è che l’esagono in cui si inserisce l’avvitatore non si deforma. Per il resto, un perno passante che sia davvero rigido fa la differenza quando ci si alza sui pedali, figurarsi poi in volata. Si riduce la torsione della ruota e si impediscono contatti accidentali con le pasticche dei freni…».
Questo il perno passante in titanio di Meti, che la MCipollini Ad.One monta di serieQuesto il perno passante in titanio di Meti, che la MCipollini Ad.One monta di serie
Di serie per la Bardiani
Codeluppi fa notare che gli stessi perni sono montati di serie sulle MCipollini Ad.One, le bici per i velocisti della Bardiani-CSF-Faizanè. Che pesano 70 grammi la coppia, perché il peso specifico del titanio è superiore a quello dell’alluminio. Che avendo una maggiore resistenza il titanio permette di eseguire una foratura interna che in futuro potrà ospitare il multitool, in fase di realizzazione. Per chi va in bici e non vuole riempirsi le tasche di arnesi, una interessante apertura.
Una grande vittoria, dicono che ti cambi la vita. Figuratevi tre. A Sonny Colbrelli di sicuro stanno cambiando l’inverno. I trionfi al campionato italiano, al campionato europeo e alla Parigi-Roubaix lo hanno reso uno degli uomini più ricercati per eventi celebrativi nel periodo di off season. Se nel 2021 ha disputato 61 giorni di gara, nell’ultimo mese e mezzo ha avuto l’agenda fitta di impegni quasi ogni giorno. E il suo telefonino non smette di notificargli chiamate e messaggi su whatsapp o profili social.
Il tour de force di Colbrelli lo porta nella zona artigianale di Reggio Emilia. Il cielo è terso, un bel sole caldo si fonde ad un’aria cruda. Forse per l’atleta della Bahrain Victorious sarebbe stata una giornata ideale per allenarsi ma l’appuntamento in questione vale la sua presenza.
Al centro del salone di Merida Italiy c’è un tavolino con sopra il trofeo della Roubaix e accanto un drappo rosso ricopre la sagoma di una bici. E’ una sorpresa per Sonny. Lui stesso e Dario Acquaroli, responsabile marketing di Merida Italia, sfilano il tessuto e scoprono una MTB.
La Ninety Six RC “Cobra One”. La livrea è semplice ma accattivante. Un verde acceso colora in modo predominante il telaio e la serigrafia richiama le squame di un cobra, appunto. Un esemplare unico, a Sonny brillano gli occhi. E’ il nostro momento per sentire da lui come sta gestendo questi impegni.
Merida ti ha appena consegnato una MTB limited edition in tuo onore. Stai realizzando quello che hai fatto quest’anno?
Intanto ringrazio la casa del regalo. Loro sanno quanto io ci tenga ad usarla, tant’è che la mia vittoria da bambino l’ho ottenuta su una mountain bike. Adesso però, vi dico la verità, che ho quasi paura ad usarla e rovinarla perché è davvero bellissima. Qualcuno mi dice che non ho ancora realizzato ma forse è meglio, perché così non mi pongo dei limiti. Voglio correre mentalmente sereno come ho fatto negli ultimi mesi della stagione. Dimostrare che questa annata non è stata solo fortuna o casualità ma frutto dell’impegno e dei sacrifici.
La pietra, premio per il vincitore della Roubaix, per un giorno ha… illuminato la sede di Merida ItalyLa pietra di Roubaix, per un giorno ha… illuminato la sede di Merida Italy
Come ti è cambiata la vita?
Sono richiestissimo, anche a distanza di più di un mese. Vincendo questo masso (intanto accarezza la pietra-trofeo della Roubaix, ndr), che per me vale tantissimo, ora sono inserito in una lista di grandi campioni. Sono entrato in un albo d’oro importantissimo in cui leggo i nomi di Merckx, Moser e Boonen, al quale mi ispiravo. Non può che farmi piacere, ho realizzato un grandissimo sogno. Lo speravo fin da piccolo di vincere una grande classica.
Dai un aggettivo alla Roubaix.
Epica. Siamo arrivati ricoperti di fango, completamente irriconoscibili. E’ stata una gara che in tanti ricorderanno. Sono contento non tanto per la vittoria in sé ma perché ho riportato la Roubaix in Italia dopo Tafi, dopo più di vent’anni (ultima volta fu nel 1999, ndr). E in tanti adesso mi chiamano “il ragazzo dalla maschera di fango”.
In questo periodo sei alle prese con una lunga serie di celebrazioni…
Sì, ho sempre cercato di dare la massima disponibilità a tutti ma purtroppo non ho potuto essere presente ad ogni evento. E mi dispiace essere stato costretto a fare un po’ di selezione. Mi fa piacere che la gente mi cerchi, sia per i miei risultati sia per la persona che sono.
Richieste particolarmente strane ne hai avute?
Ne ho ricevute tante (ride, ndr). Alcuni su Instagram mi chiedono di fare gli auguri di compleanno a qualcuno, magari il padre o il fratello. Tutte cose belle. Sono miei fans, mi supportano e lo faccio volentieri.
Sei stato richiesto in modo esponenziale. Qualcosa era già cambiato dal campionato italiano in avanti?
Già ad Imola mi erano arrivati molti messaggi e mi avevano chiamato in molti. Ho risposto ad ognuno perché mi piace rispondere a tutti. Magari ci metto un po’ di giorni ma io sono fatto così. Stessa cosa dopo l’europeo. Infine alla Roubaix non vi dico quanti messaggi e telefonate perse ho trovato. Dopo la conferenza stampa, quando ho preso in mano il cellulare scottava letteralmente.
Ecco la Merida Ninety Six RC “Cobra One” allestita esclusivamente per Sonny Colbrelli
Il logo del Cobra sul tubo verticale della mountain bike, in esemplare unico
Una foto ricordo con il campione della Bahrain
E prima di ripartire una serie di autografi per bici.PRO e i suoi lettori
Ecco la Merida Ninety Six RC “Cobra One” allestita esclusivamente per Sonny Colbrelli
Il logo del Cobra sul tubo verticale della mountain bike, in esemplare unico
Una foto ricordo con il campione della Bahrain
E prima di ripartire una serie di autografi per bici.PRO e i suoi lettori
In quanti sono saliti sul carro del vincitore?
In tantissimi ma sono uno che capisce chi mi vuole bene veramente e chi ha sempre creduto in me. Quest’ultimo aspetto è fondamentale per me, perché in tanti fanno anche presto a scendere dal carro.
Hai fatto tanti piazzamenti in carriera. Ti senti di mandare un messaggio a qualche tuo detrattore?
Chi mi conosce veramente sa il Sonny che ero prima. Non ero mai riuscito a sbocciare prima come ho fatto quest’anno ma avevo già vinto gare o sfiorato vittorie all’Amstel o al Giro d’Italia. Ho sempre alzato l’asticella ogni anno e in questa stagione ho avuto la mia consacrazione. Spero però che non finisca qua.
Tutta questa popolarità rischia di distoglierti l’attenzione dalla preparazione per il 2022?
Sicuramente qualcosa comporta perché sono sempre in giro. Finora queste giornate le ho fatte tutte volentieri perché ho ritrovato molte persone che avevano stima di me. Tuttavia quello di oggi sarà uno degli ultimi eventi. Non sto snobbando gli allenamenti ma ultimamente non sto facendo la vita che dovrebbe fare uno sportivo al 100 per cento. Oltre ad allenarsi, bisogna anche recuperare mentalmente. La mia testa ora è già focalizzata all’anno prossimo.
E' pronta la terza edizione del Mobility Manager PRO, l'appuntamento formativo che ha l'obiettivo di formare i professionisti della mobilità sostenibile
Un successo oltre le aspettative. Potrebbe essere questo il titolo dell’edizione 2021 dell’Open Day Beltrami TSA. Una due giorni di incontri tecnici e presentazioni di prodotti che ha coinvolto addetti ai lavori, rivenditori ma anche tanti appassionati di ciclismo. Il tutto si è svolto presso il magnifico Experience Center Beltrami.
Salvatore Miceli, direttore commerciale di Beltrami TSA Salvatore Miceli, direttore commerciale di Beltrami TSA
Il “boost” dell’Experience Center
La commerciale Beltrami TSA rappresenta, oramai da parecchio tempo, uno degli attori più qualificati nel settore del ciclismo in Italia. L’azienda punta da sempre sull’innovazione, sul servizio e sulla serietà del proprio lavoro. Beltrami TSA ha introdotto in Italia, appena qualche anno fa, un nuovo concept di marketing che fa leva sull’Experience Center. Ovvero un grande centro, inaugurato in sede a Reggio Emilia nel febbraio 2019.
Una struttura che garantisce la possibilità di esporre, organizzare eventi, incontrare i distributori e realizzare seminari tecnici sui marchi che Beltrami stessa ha in distribuzione. Tra questi ricordiamo: Argon 18, Factor, Marin, CeramicSpeed, Corima, Zipp, Sram, Geosmina, Hutchinson, Lezyne, Look, Time, Muc-Off, Nrc, Ravemen, Sigma, Repente, SpeedPlay e Vdo. Ai quali quest’anno si è andato ad aggiungere anche Santa Madre, un brand spagnolo attivo nel settore della nutrizione sportiva.
Riccardo Magrini ospite speciale
Al fine di presentare le novità di mercato e per poterle “toccare dal vivo” Beltrami ha organizzato a metà novembre due giornate di Open Day presso l’Experience Center. Durante l’evento sono stati premiati i migliori talenti del ciclismo giovanile (Allievi, Juniores e Under 23, ndr) a livello regionale e nazionale. Ospite d’onore dell’evento è stato Riccardo Magrini, ex ciclista professionista ed oggi commentatore di Eurosport. Che a Reggio Emilia ha portato la propria competenza e simpatia.
All’Open Day sono stati esposti i prodotti dei numerosi marchi che Beltrami distribuisce All’interno degli Open Day sono stati esposti i prodotti distribuiti da Beltrami
Spazio all’editoria indipendente
Inoltre, all’interno di questo scenario di novità tecniche, di personalità illustri del mondo del ciclismo e di tanti appassionati è stato presentato il libro “Dietro le quinte nel mondo delle due ruote”. Un volume di 188 pagine con racchiuse storie e aneddoti del ciclismo professionistico degli anni ottanta e novanta. Un periodo in cui l’autore – Stefano Del Re – ha lavorato all’interno di alcuni tra i team professionistici più blasonati dell’epoca, da Chioccioli a Cipollini. Ma anche Bartoli ed Argentin…
Nei due anni alla Cofidis, Elia Viviani ha usato sulla De Rosa un perno passante artigianale in titanio. Una produzione italiana che offre alcuni vantaggi