Tubeless o camera d'aria, cosa è più veloce? I dati del nostro test

Tubeless o camera d’aria, quale è più veloce? I dati del nostro test

25.11.2025
6 min
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Oltre le preferenze individuali. Una volta su strada un tubeless è più veloce di un copertoncino con camera d’aria in TPU di ultima generazione? Il nostro non è un test empirico, al tempo stesso non è scientifico, ma si basa su dati effettivi che abbiamo catalogato durante le nostre prove, reali su strada.

Si argomenta su diversi fronti la ricerca strenua della prestazione, dei numeri e di quanto le nuove soluzioni tecniche siano vantaggiose, facendo guadagnare velocità e risparmiare energie. Oltre le cifre da etichetta, ci siamo messi alla prova. E’ solo una questione di numeri, oppure anche le sensazioni possono avere il loro peso e la loro importanza? Ecco cosa abbiamo rilevato.

Tubeless o camera d'aria, cosa è più veloce? I dati del nostro test
La sezione battezzata è stata quella da 28
Tubeless o camera d'aria, cosa è più veloce? I dati del nostro test
La sezione battezzata è stata quella da 28

Pirelli PZero Race RS, TLR e tube type

Abbiamo scelto di sviluppare questo test prendendo come base di lavoro la sezione 700×28, una sorta di misura universalmente riconosciuta (ad oggi) e accettata da tutti (più o meno). Stessa tipologia di pneumatico Pirelli, ovvero il PZero Race RS, ovviamente nelle due versioni, TLR tubeless ready e quello tube type specifico “solo per le camere d’aria. Non abbiamo usato le camere in butile, ma le nuove in TPU della categoria RS. Medesima bicicletta per entrambe i test, stesse ruote e misuratore di potenza.

Si tratta di un test eseguito nel mondo reale del ciclismo pedalato, non quello dei dati virtuali. A prescindere dal tratto di strada, la forma di sviluppo della prova può essere mutuata e replicata da chiunque, in qualunque situazione. Per quanto ci riguarda abbiamo individuato un tratto di strada in salita (usato normalmente per i test di materiali e bici in genere): 4,87 chilometri con un dislivello positivo di 225 metri. In salita perché era necessario filtrare quante più variabili possibili.

Inoltre è necessario documentare la differenza di peso tra le due configurazioni. 670 grammi per i pneumatici tubeless ready, con 60 cc di liquido in totale e le due valvole (da 60 millimetri). 530 grammi con i due copertocini, abbinati alle due camere in TPU SmartTube RS (valvola da 80): 140 grammi di differenza.

Tubeless o camera d'aria, cosa è più veloce? I dati del nostro test
Ci siamo divertiti a mettere a confronto i due setting, sempre a parità di base di lavoro
Tubeless o camera d'aria, cosa è più veloce? I dati del nostro test
Ci siamo divertiti a mettere a confronto i due setting, sempre a parità di base di lavoro

I numeri del test

Ci siamo basati su una potenza media di 300 watt in entrambe le prove. Con l’abbinamento copertoncino/SmarTube RS in TPU abbiamo percorso il tratto in salita in 12 minuti e 42 secondi ad una velocità media di 23 chilometri orari. Con la configurazione tubeless il tempo è stato di 12 minuti e 38 secondi. La velocità media di è stata di 23,1.

Quattro secondi risparmiati in meno di 5 chilometri a parità di tutto, di setting, condizioni meteo e naturalmente gestione della prova. Un’enormità se i 4 secondi fossero moltiplicati per una distanza di 100 chilometri e 1.500 metri di dislivello.

Le sensazioni

Nel complesso abbiamo percorso diversi chilometri, splittando da una configurazione all’altra. Il tubeless è presente ormai ovunque nel corso dei nostri bike test, fattore che ci offre un vantaggio nella lettura ed interpretazione delle sensazioni. A parità di categoria (le gomme Pirelli RS appartengono ad un segmento performance) i tubeless ready offrono un range molto più ampio in fatto di gestione delle pressioni. Non si tratta solo di peso del ciclista, ma tipologia di ruote e loro canale interno, larghezza effettiva dello pneumatico una volta montato sul cerchio, feeling soggettivo. I tubeless si adattano (quasi) sempre. Hanno una maggiore capacità di filtrare, dissipare e spalmare su una superficie più ampia le vibrazioni e se gonfiati alla giusta pressione, difficilmente trasmettono l’effetto rebound o di eccessiva secchezza.

La parte negativa è principalmente legata alle fasi di montaggio, tallonatura e gestione del liquido anti-foratura (sempre obbligatorio), che deve essere di buona qualità. Talvolta far tallonare un tubeless è faticoso e può essere necessario uno strumento (compressore) per dare la prima botta secca allo pneumatico. Il liquido al suo interno dovrebbe essere controllato almeno una volta ogni due settimane. Un tubeless mostra la sua piena efficienza se controllato sistematicamente.

Tubeless o camera d'aria, cosa è più veloce? I dati del nostro test
Liquido addensato e indurito all’interno del tubeless, un fattore da considerare
Tubeless o camera d'aria, cosa è più veloce? I dati del nostro test
Liquido addensato e indurito all’interno del tubeless, un fattore da considerare

Minor peso non è sinonimo di velocità

I copertoncini con camere d’aria in TPU fanno risparmiare dei grammi, sono più semplici e veloci da montare un po’ per tutti. Il binomio è molto più secco nelle risposte (se messo a confronto con i tubeless), ha un range ridotto di pressioni ottimali di esercizio e subisce molto di più i rigori dell’asfalto. Il potere dissipante è ridotto. Può essere vantaggioso per chi ama risposte immediate e molto dirette da parte delle gomme.

Rispetto a un tubeless (considerando anche la pessima qualità media delle nostre strade) si fora più facilmente, anche se una camera in TPU è superiore ad una in butile, per qualità, peso, tenuta e longevità. Se dovessimo pensare ad una configurazione copertoncino/camera d’aria, ad oggi ci risulta complicato considerare il butile. Un tube in TPU è decisamente superiore e anche più sicuro.

In conclusione

Non è solo una questione di velocità e di tempi di percorrenza che si riducono. Uno pneumatico tubeless ready è una sorta di all-round, prescindere dalla categoria dello pneumatico. E’ adatto a differenti situazioni e proprio l’ampio range di pressioni di esercizio lo rende “plasmabile” a tante categorie di utenza. Con un tubeless da strada è possibile percorrere tanti chilometri anche con pressioni ridottissime, impensabili per un copertoncino. La nota negativa del tubeless resta ancora oggi il liquido sigillante anti-foratura. E’ davvero un impiastro. Al tempo stesso però, permette di chiudere un foro quando si pedala e spesso ci si accorge di aver bucato solo a fine giro.

Oggi come oggi una configurazione con la camera pone dei limiti. Facciamo nostra una considerazione di Samuele Bressan, Product Manager di Pirelli. «Copertoncino e camera d’aria oggi – ci ha detto – hanno un senso per quell’utenza che utilizza la bici poche volte in un arco temporale di più giorni. Questo lasso di tempo può essere uno svantaggio per i tubeless e per gli accumuli di liquido anti-foratura che si possono creare».

Un altro aspetto da considerare, a nostro parere, è la possibilità di montare una camera d’aria in TPU combinandola ad uno pneumatico tubeless. La gomma ha uno spessore maggiore rispetto ad un copertoncino classico, offre garanzie più alte in fatto di protezione, è più longevo e si può evitare di usare il lattice.

Pirelli

Consonni fra il Tour e il primo inverno (quasi) senza pista

11.09.2025
5 min
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Ho vinto un viaggio in Cina? Cosa, un viaggio in Cile? «Hanno cominciato ad ammalarsi tutti – dice Consonni – e a un certo punto ho avuto la sensazione che sarebbe toccato a me. Infatti l’altro giorno è arrivata una mail che lo confermava. In Cina, non in Cile. Quello mi sarebbe piaciuto». In Cile si svolgeranno i mondiali della pista in ottobre, ma Consonni non ci sarà. Della vecchia guardia ci sarà forse Viviani, mentre per il resto si darà spazio al nuovo che avanza. Fa uno strano effetto, ma tutti erano al corrente e il programma sarà rispettato.

Ganna e Consonni, come pure Milan: per il primo inverno da 5 anni non correrano in pista
Ganna e Consonni, come pure Milan: per il primo inverno da 5 anni non correrano in pista
Che effetto fa sapere di non essere nel gruppo del mondiale?

Mi hanno tagliato perché sono troppo vecchio (scoppia a ridere, ndr). E’ strano, molto strano e dispiace, però in questo modo riusciamo a prendere un po’ d’aria. Non dico che s’è cominciato da Rio, ma quasi. Ogni anno si è tirato dritto. Questo probabilmente è il primo anno che abbiamo un quadriennio pieno tra un’Olimpiade e l’altra, quindi vediamolo come il meritato riposo dopo anni di dedizione.

Combattuto fra sentimento e ragione?

La verità è che il mio cuore appartiene alla pista. Se dovessi scegliere tra pista e strada, pochi dubbi. La pista è dove mi sono tolto le emozioni più forti, dove ho sempre vissuto con i miei amici, dove c’è un gruppo che non è solo un gruppo di atleti. Il dispiacere è legato a questo, per il resto va bene così.

Durante l’anno sei andato qualche volta a girare a Montichiari?

Sono andato un paio di volte. Dovevo passarci anche prima nel Tour, però la pista è stata chiusa per dei lavori e quindi la preparazione indoor è stata un po’ un po’ a singhiozzo. Ma visto che siamo sul discorso, questa settimana sono tornato a girare e a fine mese dovrei debuttare in gara a Aigle. La pista non si molla mai.

Dopo la caduta di Carcassonne, il Tour di Consonni è diventato fortemente in salita
Dopo la caduta di Carcassonne, il Tour di Consonni è diventato fortemente in salita
Tua sorella Chiara ha detto di aver avuto difficoltà su strada avendo perso tante giornate in pista.

Qualche giorno fa ho parlato con Manlio Moro, che dieci giorni fa è andato in pista ad allenarsi. Mi ha detto che da una parte gli mancava l’idea di girare, ma non gli mancava il lavoro. Nel senso che quando stai tanto senza girare, senti proprio che ti mancano lo sforzo e il lavoro che fai in pista.

Fine stagione, tempo di pagelle: che voto dai al 2025?

Un bell’otto pieno. I due o tre obiettivi che ci eravamo prefissati li abbiamo raggiunti. Normale che se guardi indietro, qualcosa abbiamo sbagliato o lasciato per strada. Però gli obiettivi grandi li abbiamo centrati e siamo contenti, la squadra è contenta e questo è importante.

La fetta più grande ruota attorno al Tour: quali ricordi risveglia?

Come tutte le grandi corse a tappe, il Tour è stato una montagna russa di emozioni. Siamo partiti male, perché la prima tappa è andata come è andata per una serie di motivi. Poi la prima vittoria con Johnny, la maglia verde sempre presente, la seconda vittoria. Per me personalmente le prime due settimane sono state positive anche come sensazioni, come recupero, come feeling in corsa. Poi invece, a partire dalla doppia caduta prima del secondo giorno di riposo, nell’ultima settimana ho dato poco aiuto in corsa. Ero devastato e i ragazzi sono stati bravi a sopperire alle mie mancanze e ad aiutarmi anche nelle giornate dure.

Del resto la compattezza della Lidl-Trek quest’anno è stata sottolineata più volte.

Questo è il nostro sport e la forza e la grandezza del nostro gruppo è che quando c’è qualcuno più in sofferenza, l’altro riesce a sopperire e aiutarlo sia fisicamente sia mentalmente.

La scorsa settimana, Consonni è stato ospite di Italian Bike Festival a Misano Adriatico
La scorsa settimana, Consonni è stato ospite di Italian Bike Festival a Misano Adriatico
Nel frattempo da un lato la squadra si sta rinforzando e dall’altro il tuo contratto, come quello di Milan e di Mosca, è stato rinnovato.

In qualsiasi corsa siamo partiti, la squadra è stata pronta a tirare dal chilometro zero per il capitano di giornata. La Lidl-Trek è in continua crescita, con l’ingresso di grandi sponsor come Lidl un anno fa e come Unbroken al Tour. Penso che stiamo diventando una delle potenze del ciclismo e aver ricevuto fiducia per altri due anni è motivo di grande orgoglio. Mi definisco sempre un bel corridore, ma non un corridore da grandi numeri e quindi questa attenzione mi fa molto piacere.

Una squadra che ha diversi leader, ma due che si staccano sopra la media. Ci sono punti in comune fra Pedersen e Milan?

Sì, entrambi vogliono vincere, questa è la loro forza più grande e il motivo per il quale li vedete correre poco insieme. Quando partono hanno una sola cosa in testa, cioè vincere. Ed entrambi stanno portando tutta la squadra ad un altro livello. Non si pongono limiti. Questo lo notano tutti, i corridori e lo staff, e ne traggono forza e morale per migliorare e progredire ogni volta.

Diventano di stimolo per gli altri?

Ti costringono a stare al loro passo. Un po’ come nel quartetto, quando si mettono davanti Pippo e Johnny e devi solo chiudere gli occhi e cercare di stare al loro ritmo.

Il super Tour di Milan e Consonni era stato anticipato dalla 1ª tappa al Delfinato, con tanto di conquista della maglia di leader
Il super Tour di Milan e Consonni era stato anticipato dalla 1ª tappa al Delfinato, con tanto di conquista della maglia di leader
Peccato che Stuyven abbia scelto di non farne più parte e andrà alla Soudal…

Jasper che va via è una perdita molto importante per tutto il team e anche per la lunga storia che hanno vissuto insieme (il belga è in questo gruppo da 14 stagioni, ndr). Sono scelte. So che si sono lasciati in buoni rapporti e mi spiace perché penso che tutto dipenda da un fatto di spazi. Ci sono tanti innesti e poi con Mads e Johnny che vuole progredire anche nelle classiche, penso che la scelta di Stuyven sia stata –  tra virgolette – anche un po’ forzata. E’ stata accolta da tutti con dispiacere, però. Di certo, personalmente, sarà brutto ritrovarselo come avversario l’anno prossimo.

Prezzo super, sfere ceramiche, sono le Mavic Cosmic SLR 45

09.09.2025
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Pochi fronzoli e tanta sostanza, le nuove Mavic Cosmic SLR 45 sono anche questo. Rispetto alla versione precedente c’è il plus delle sfere ceramiche ed un rinnovato blend di carbonio per il cerchio.

Le abbiamo provate in anteprima assoluta ed il risultato è eccellente. Le nuove Cosmic sfruttano come poche altre le potenzialità dello pneumatico da 30 millimetri, sono veloci e rigide, super precise nelle diverse fasi di guida. In discesa sono un binario (a prescindere dal tipo di copertura). Entriamo nel dettaglio delle nuove ruote e della prova.

Nuove Mavic, provate con i tubeless Pirelli
Nuove Mavic, provate con i tubeless Pirelli

Mavic Cosmic SLR 45, come sono fatte

Il cerchio è completamente in carbonio ed utilizza in mix di fibre composite, 3K, T700 e T800 con finitura esterna unidirezionale. La posa delle pelli di carbonio viene categorizzata come “adattiva”, con spessori ed orientamenti specifici a seconda delle zone. Sono alte 45 millimetri, con una larghezza complessiva di 32 ed hanno un canale interno di 23. Quest’ultimo è hook (non è hookless) e non prevede l’utilizzo del nastro tubeless in quanto è presente la parete in carbonio che rende ermetico il cerchio. Come vuole la tradizione Mavic è perfettamente compatibile tubeless, o meglio, nasce per essere tubeless ed è compatibile con la camera d’aria.

I nipples sono esterni e specifici. Hanno una sorta di disegno a stella e sostengono i 20 raggi (per ruota) in acciaio con profilo aero. Adottano un incrocio in seconda su ognuno dei lati e sono innestati nelle flange (poco pronunciate) dei mozzi in alluminio. Questi ultimi si basano sul progetto Infinity Instant Drive. Una serie di mozzi che tende a massimizzare la performance, riducendo al minimo la manutenzione e semplificando la gestione del mozzo stesso. Il corpo della ruota libera è ingaggiato a pressione (è sufficiente un piccolo gesto per estrarlo e/o montarlo sull’asse), nasconde due ruote dentate contrapposte da 40 denti ciascuna con angolo da 9°.

Rispetto al passato sono stati aggiunti i cuscinetti con sfere ceramiche. Il valore alla bilancia dichiarato è di 1.480 grammi (1.380 rilevati senza valvola tubeless) ed il prezzo di listino è di 1.999 euro, molto buono in considerazione del fatto che è un prodotto di qualità elevata e destinato all’agonismo spinto.

Cerchio maggiorato, gomme larghe

Con il passare delle stagioni ci stiamo abituando ai cerchi più grandi, con canali interni dalle dimensioni importanti e alle sezioni degli pneumatici che, sempre di più, si attestano sui 30 millimetri, quasi come uno standard. L’obiettivo è di sfruttare al massimo i diversi fattori legati alla performance pura. Si abbassa la resistenza al rotolamento, l’aerodinamica diventa un aspetto funzionale importante anche per il comfort, si riduce l’impronta a terra degli pneumatici aumentando al tempo stesso la stabilità. Si abbassano le pressioni di gonfiaggio (si sfrutta un volume d’aria maggiore a pressioni ridotte).

Una precisazione, rivolta alla ricerca della prestazione massima ed in ottica agonismo. Durante i test condotti nella galleria del vento di Ginevra, i tecnici Mavic hanno condotto diverse prove su combo diverse (combinazione tra cerchio e sezioni differenti di pneumatici), 28, 30, 32 e oltre. Il binomio più performante è risultato con la gomma da 28.

Tramite il QR presente sulle ruote si accede ad un manuale utile, anche per gestire le pressioni
Tramite il QR presente sulle ruote si accede ad un manuale utile, anche per gestire le pressioni

La nostra prova

Un set Mavic della categoria Cosmic SLR è un prodotto dedicato al professionismo e lo si percepisce in ogni istante, è così da sempre. Le nuove SLR 45 hanno qualcosa in più rispetto alle Cosmic delle generazioni precedenti, perché non si tratta di valutare solo il set ruote, in quanto è il sistema (ruote/gomme/setting) nella sua completezza a fare realmente la differenza. Un cerchio da strada con un canale così ampio da 23 millimetri pretende uno pneumatico adeguato, gonfiato alla pressione giusta, in linea con le caratteristiche dell’utilizzatore e stile di guida. Abbiamo provato le nuove Mavic con due setting diversi (sempre tubeless), prima da 28 e poi 30, la scelta definitiva è ricaduta sui tubeless da 30. Perché?

La sezione da 30 millimetri resta perfettamente in linea con il profilo del cerchio ed il design della gomma stessa non subisce deformazioni una volta che entra in battuta con l’asfalto. Con un canale interno da 23 (molto largo se contestualizzato al settore strada) è da prevedere un naturale spanciamento dello pneumatico, ben sostenuto e tollerato dalla sezione da 30 millimetri (una volta montata e misurata diventa 32). Qualche difficoltà invece con la 28 che tende ad indurirsi eccessivamente, quasi a deformarsi ed assumendo una forma che non le appartiene. La sezione da 30 permette di sfruttare un pò da chiunque il binomio cerchio/gomma anche su asfalti ammalorati, con la gomma da 28 il sistema ruota diventa tanto prestazionale, quanto richiede qualche energia in aggiunta nei segmenti più tecnici.

In base al setting il carattere della ruota varia poco, che si mostra sempre rigida e molto reattiva
In base al setting il carattere della ruota varia poco, che si mostra sempre rigida e molto reattiva

Il comfort di una ruota da gara

C’è naturalmente l’aspetto comfort e non relativo esclusivamente al piacere di guida, ma alla possibilità di sfruttare una ruota rigida e molto reattiva (la nuova Mavic Cosmic SLR 45 lo è) in diverse situazioni, facilitando anche il mantenimento di velocità elevate che vengono percepite quando si butta l’occhio sul computerino. Non di rado sembra di pedalare sul velluto con il fruscio della ruota che la fa da padrone.

Un po’ in stile Mavic, come sempre ruote perfettamente equilibrate e bilanciate
Un po’ in stile Mavic, come sempre ruote perfettamente equilibrate e bilanciate

In conclusione

L’efficienza, la bontà tecnica e costruttiva di Mavic non è mai stata in discussione, anche se negli ultimi anni l’azienda (e di conseguenza il marchio con i suoi prodotti) sono in fase di profondo cambiamento e riposizionamento nel mercato. Le nuove Cosmic SLR 45 vogliono essere uno dei prodotti di punta che segnano un rilancio vero e proprio, sfruttando anche un prezzo di listino (1.999 euro) davvero interessante. Tornando ad alcune fasi della prova, è la prima volta che una ruota da gara, completata con tubeless da 30 millimetri di sezione (Pirelli PZero TLR RS), ci regala un feeling di livello superiore in tutte le situazioni che si possono incontrare quando si pedala.

Una volta di più è necessario sottolineare che, a questi livelli tecnici è fondamentale personalizzare il setting delle gomme (abbiamo usato 5 bar per la posteriore, 4,8 per l’anteriore, preferendo risposte più secche e dirette). Le nuove SLR 45 fanno parte di quella schiera ristrettissima di prodotti in grado di fare la differenza, non tanto quanto le Ultimate, ma sono un gran valore aggiunto per la bici da gara.

Mavic

SmarTube RS, la camera d’aria di Pirelli più leggera che mai

02.08.2025
3 min
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I tubeless ormai imperano ovunque, ma le camere d’aria resistono. Anzi, forse proprio per restare competitive con il nuovo standard diventano sempre più innovative e performanti. E’ il caso per esempio della nuova SmarTube RS di Pirelli, la camera d’aria più evoluta dell’azienda grazie ad un nuovissimo materiale. 

Leggerissima e super scorrevole, abbinata alle gomme P ZERO Race RS garantisce la combinazione camera-copertoncino più efficiente mai proposta da Pirelli. La misura è unica, dedicata alla strada, il terreno d’elezione della nuova camera d’aria del brand milanese.

Nuovo materiale, scorrevole e superleggero 

Il cuore dell’innovazione è il nuovo materiale termoplastico realizzato da Pirelli. Grazie al nuovo TPU la SmarTube RS è più leggera e scorrevole di ogni altra camera d’aria dell’azienda. I test hanno segnalato un incremento di scorrevolezze del +12% rispetto alla SmarTube precedente, che arriva fino a un +24% rispetto ad una classica camera d’aria in butile.

Tradotto in potenza risparmiata, a detta di Pirelli, il vantaggio è quantificabile in 1,5 watt. In più ha anche uno spessore maggiore del 32% rispetto ai modelli standard, quindi più resistente alle pizzicature. Questa tecnologia assicura una resistenza al rotolamento bassissima e manutenzione minima, soprattutto con un setup tubeless ready.

Ma è la leggerezza a colpire. La nuova camera d’aria di Pirelli pesa solo 32 grammi (nella versione con valvola da 42 mm). Per fare un esempio, il modello in butile RoadTube, già tra i più leggeri, pesa 85 grammi, più del doppio. Un risparmio di oltre un etto se si considera la coppia. Per questo la SmarTube RS è pensata per i percorsi con molto dislivello, nelle gare più impegnative dove ogni grammo conta.

La SmarTube RS dà il meglio di sé in accoppiata al copertoncino P ZERO Race RS, ma è anche utilizzabile con i modelli TLR
La SmarTube RS dà il meglio di sé in accoppiata al copertoncino P ZERO Race RS, ma è anche utilizzabile con i modelli TLR

Misura unica, tre diverse valvole

La SmarTube RS è presentata in un unico formato 26/35-622, adatto cioè a copertoni che vanno da 26 e 35 mm. In pratica è adatta ad ogni tipo di gomma da strada attualmente sul mercato, e potenzialmente anche a quelle da gravel leggero.

Se il formato è unico, varia invece la dimensione delle valvole (di tipologia Presta) tra cui scegliere a seconda dell’altezza del cerchio. Le opzioni sono tre: da 42, 60 e 80 mm. La camera d’aria SmarTube RS è già disponibile sia nel sito di Pirelli che nei negozi ad un prezzo consigliato al pubblico di 29,90 euro.

Pirelli

Velocità, movimento e colori nella collezione Santini X Pirelli SC

05.06.2025
3 min
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Esattamente un anno fa vi presentavamo la prima collezione firmata da Santini e ispirata allo Sport Club Pirelli. Visto il grande successo conquistato tra il pubblico del ciclismo questa collaborazione è andata avanti e ora nasce la seconda capsule collection “Santini x Sport Club Pirelli. L’ispirazione nasce sempre dalla storia del club fondato dall’azienda milanese nel 1922 per promuovere il benessere dei suoi dipendenti attraverso l’attività fisica. 

Ad oggi l’attività fisica rappresenta un modo per restare in forma e divertirsi, ma nel frattempo si è evoluta arrivando a interessare anche la moda e tanti altri campi della vita quotidiana. Attraverso lo sport ognuno di noi può dare libero sfogo alla propria personalità ed esprimerla attraverso colori e capi unici. Per le aziende lo sport diventa un modo per veicolare messaggi e per unire tante sfere differenti come tradizione, ricerca estetica e performance. Pirelli approfitta di questa seconda capsule collection per celebrare anche il primo copertone prodotto: il Tipo Milano, si trattava di uno pneumatico per bici brevettato nel 1893. 

Gli anni ‘60

L’ispirazione da quelli che sono stati anni importanti per l’innovazione grafica e pubblicitaria: gli anni ‘60. La capsule collection disegnata da Santini riprende proprio quelle che sono state le linee grafiche dell’archivio pubblicitario di Pirelli dell’epoca. Un patrimonio incredibile e conservato accuratamente presso la Fondazione Pirelli a Milano. 

I design sono due: Ruota e Tape. Il primo prende ispirazione da quello che è il movimento di una ruota, giocando con colori e linee al fine di dare lo stesso effetto di dinamismo con un tocco di innovazione. Mentre il secondo design, il Tape, nasce dai poster pubblicitari vintage, caratterizzati da bande orizzontali colorate capaci di richiamare energia e velocità, in pieno spirito sportivo. 

Caratteristiche tecniche

Come ogni capo realizzato da Santini non c’è solamente l’idea e il design, ma anche una solida base tecnica. Le due maglie di questa capsule collection sono realizzate con un tessuto ultra-leggero ed elastico. Questo garantisce una vestibilità slim ispirata al mondo delle corse. 

La versione Tape, caratterizzata da righe colorate ispirate alle iconiche locandine Pirelli anni ’60, realizzata in Polartec Power Stretch con maniche leggere tagliate al vivo, dettagli riflettenti e zip coperta per offrire comfort e funzionalità.

Le due nuove maglie si abbinano ai capi della linea SC (pantaloncini, smanicato, giacca) già realizzati per la collezione dello scorso anno. 

Prezzo: maglia Ruota 130 euro, maglia Tape 110 euro. 

Santini

Pirelli

Lidl-Trek con tubeless da 28 mm: le ragioni della scelta

11.05.2025
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TIRANA (Albania) – Lo avevamo notato sul camion dei meccanici mentre Ciccone metteva a posto le misure della sua bici, così dopo la prima tappa del Giro siamo tornati in casa Lidl-Trek per fare il punto sulle gomme. Ci aveva colpito la scelta di tenere per l’Albania e poi per le strade bianche di Siena le ruote delle classiche. Così abbiamo chiesto di parlarne con Glen Leven, che per la squadra americana è il responsabile dei materiali. E’ lui a trattare con gli sponsor e a fare il punto con i corridori sulle scelte tecniche. In che modo si scelgono le gomme in questo ciclismo così veloce? E perché corrono solo con tubeless da 28 mm? La sensazione ormai è che l’unica corsa che imponga di cambiare qualcosa sia la Roubaix, ma forse è sbagliato pensare che per il resto tutto rimanga uguale. Ad esempio si lavora sulle pressioni e le sezioni, da quando il tubeless ha riscritto le abitudini e le tecnologie.

«Se guardiamo a 10 anni fa – spiega il lussemburghese che è stato corridore – io usavo i tubolari. Avevo una misura unica, la gonfiavano la mattina prima di partire e tutti avevamo la stessa pressione. Il ciclismo moderno è cambiato. Non guardiamo solo al peso del corridore, guardiamo anche all’aerodinamica, alla resistenza al rotolamento e al peso. La sezione degli pneumatici ha un impatto importante in questo momento, sia in termini di aerodinamica che di resistenza al rotolamento. Gli pneumatici sono la prima parte della bici a colpire il vento. Quindi sono i primi a dover indirizzare il vento nella giusta direzione».

L’uso del tubeless e le pressioni più basse consentono una tenuta di strada superiore. Qui Ciccone nella 1ª tappa
L’uso del tubeless e le pressioni più basse consentono una tenuta di strada superiore. Qui Ciccone nella 1ª tappa
Questo orienta nella scelta degli pneumatici?

Sì, per questo usiamo pneumatici da 28 millimetri sulle nostre ruote. Sono il compromesso migliore fra 28 e 30. Sul piano del rotolamento non c’è una grande differenza, mentre è notevole in termini di aerodinamica. Per questo scegliamo quelli da 28.

Hai parlato di pressioni uguali per tutti 10 anni fa.

E’ chiaro che la direzione intrapresa in passato, con un corridore di 90 chili e uno di 45 “gonfiati” alla stessa pressione, fosse sbagliata e la realtà lo dimostra. Quindi insieme a Pirelli abbiamo fatto molti test negli ultimi anni per personalizzare la pressione in intervalli di 5 chili per ciascun punto di pressione. Questo è il valore ottimale per ottenere il miglior rotolamento e la miglior superficie di appoggio sulla strada per ogni corridore.

Gli atleti non hanno voce in capitolo in queste scelte?

Siamo una squadra aperta, ma ci piace istruire i nostri corridori. Per questo mostriamo loro i dati e tutto quello che ci ha spinto a fare le scelte e difficilmente chiedono cose diverse. Nelle classiche, studiamo il percorso e cerchiamo soluzioni che diano più resistenza alle forature, più comfort e quello che serve. Nelle corse su strada siamo convinti e anche tutti i nostri corridori sono convinti che il 28 sia la miglior opzione.

Le ruote delle classiche con tubeless da 30 mm portate al Giro in previsioni di strade dissestate e per la tappa sterrata di Siena
Le ruote delle classiche con tubeless da 30 mm portate al Giro in previsioni di strade dissestate e per la tappa sterrata di Siena
Il tubeless ha cambiato di tanto le cose?

E’ stato una rivoluzione. Il tubolare era la scelta dei corridori della vecchia generazione e per loro, soprattutto mentalmente, è stato un passaggio difficile passare dalle 8,5 atmosfere alle 5 del tubeless. Ci è voluto un po’ per convincerli ad accettare questa pressione così bassa, ma ora penso che tutti ne siano contenti.

E’ stato difficile convincerli?

E’ stata una sfida. Devi mostrargli i dati. Devi passare del tempo con loro in modo che possano provarlo e convincersene. Non importa cosa fai oggi, è importante cosa farai domani. I ciclisti di nuova generazione sono cresciuti con il tubeless e non torneranno mai al tubolare. Ma con i ciclisti della vecchia generazione, abbiamo avuto molti problemi. Inoltre il tubolare era completamente libero, poteva muoversi in tutte le direzioni, al punto che il copertoncino teneva di più. Tutto questo, messo insieme, ci ha permesso di convincerli.

Che tipo di collaborazione avete con gli sponsor alla luce di tutto questo?

Tra noi e Pirelli per questo c’è un rapporto molto stretto. Ascoltano le nostre esigenze e noi ascoltiamo la loro esperienza, perché ne hanno una notevole nel motociclismo. Sviluppiamo insieme gli pneumatici, in base alle esigenze dei corridori e in questo modo cresciamo entrambi.

Sul camion dei meccanici, oltre alle ruote montate, un cassetto contiene i tubeless di scorta
Sul camion dei meccanici, oltre alle ruote montate, un cassetto contiene i tubeless di scorta
Come è stata fatta la valutazione fra il 28 e il 30?

Li abbiamo testati in galleria del vento, per ottenere il dato più preciso. Li abbiamo testati in velodromo e poi all’aperto con il nostro Aerosensor, dove abbiamo potuto avere il riscontro per l’osservazione più scientifica. Nella galleria del vento, la resistenza ha una sola direzione. Nella vita reale ce ne sono almeno cinque. Da tutto questo, abbiamo concluso che il pneumatico da 28 è migliore di quello da 30 per una sola questione aerodinamica.

Nelle cronometro funziona allo stesso modo o il discorso è diverso?

Le cronometro sono un ciclismo completamente diverso, l’aerodinamica sta arrivando a livelli ancora più estremi. Abbiamo fatto molti test e concluso che anche lì il 28 è la scelta migliore, perché la forma del cerchio è la stessa. La vera differenza rispetto al ciclismo su strada è che, fatta questa valutazione, la bici da crono – il carro e la forcella – è stata sviluppata per pneumatici da 28.

La bici disegnata in base alla misura delle gomme?

Il discorso è davvero globale, non si tratta semplicemente di scegliere quale pneumatico montare. L’opzione più veloce sarebbe comprare un set di ruote standard e montarci uno pneumatico da 28 mm. Ma dipende anche dalla forma del telaio, dagli spazi tra ruota e pneumatico. Per questo serve ragionare sul pacchetto completo.

Nei giorni di Tirana, la Lidl-Trek ha alloggiato in un hotel accanto all’aeroporto, con Ineos e Team Polti
Nei giorni di Tirana, la Lidl-Trek ha alloggiato in un hotel accanto all’aeroporto, con Ineos e Team Polti
Parlavamo di 10 anni fa e quando pioveva, dovevi abbassare la pressione. E’ lo stesso anche adesso, nonostante queste sezioni così grandi?

Sì, è ancora così. Abbassando la pressione aumenta la superficie di contatto, che riduce le possibilità di scivolare. Anche se hai pneumatici più grandi.

Ultima cosa, avete valutato di usare cerchi e pneumatici hookless?

Ne abbiamo testati alcuni in galleria del vento e abbiamo fatto dei test di guida con i piloti. Ma la sicurezza è la prima cosa, soprattutto per noi che siamo un team americano. Quindi la discussione sull’hookless è sempre aperta, può essere un’apertura possibile, ma al momento per noi è fuori discussione.

Pirelli P Zero Race RS copertoncino, l’anello mancante ora c’è

31.03.2025
4 min
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MASSA MARITTIMA – Pirelli lancia ufficialmente anche la versione copertoncino del suo pneumatico top di gamma. Indicato per le competizioni e per una resa massimizzata, mutua tutte le caratteristiche del TLR, tranne ovviamente la tecnologia tubeless.

Molto interessante il valore alla bilancia della sezione da 28 millimetri, abbinato alla camera d’aria SmarTube in TPU, quella da 35 grammi (al pezzo) e valvola da 60 millimetri di lunghezza. Il peso è di soli 274 grammi. Vediamo il nuovo pneumatico nel dettaglio.

Design e battistrada tipico della gamma P Zero
Design e battistrada tipico della gamma P Zero

Copertoncino di alta gamma Pirelli

Non tutti sono amanti dei tubeless, i motivi sono differenti, tecnici e di peso, di feeling, ma anche legati ad abitudini mutuate dal passato. P Zero Race RS non vuole essere il sostituto della versione tubeless, ma semplicemente un’alternativa dedicata a chi vuole un clincher di altissima gamma, leggero e super prestazionale.

Il delta di utilizzo ottimale di RS è l’agonismo e una sorta di interpretazione endurance spinta verso la velocità, magari con tanti metri di dislivello positivo. Le performance più elevate si ottengono quando le temperatura dell’asfalto non sono basse (concettualmente non è indicato per l’inverno e stagione fredda in genere).

Mescola di ultima generazione

Il disegno del battistrada è il medesimo del tubeless, una sorta di marchio di fabbrica Pirelli che contraddistingue gli pneumatici al top del listino (tutti Made in Italy). Si tratta di una gomma dalla forma arrotondata e ben equilibrata nel design, con intagli laterali che intervallano il “fulmine” Pirelli con un solco più corto e dritto. Il compito principale di questi ribs (è il nome tecnico degli intagli) è quello di creare di micro-movimenti del battistrada che generano calore e che stimolano la mescola verso una tenuta/adattamento migliore. In seconda battuta arriva il drenaggio di acqua e umido verso l’esterno.

La mescola è SmartEvo2 di ultima generazione e il copertoncino integra la bandella protettiva TechBelt. Funge da protezione e irrobustisce la carcassa (da 120 Tpi), fattore che rende lo pneumatico sfruttabile ben oltre le gare.

I numeri del nuovo P Zero RS

Il nuovo copertoncino è disponibile in tre larghezze: 26, 28 e 30, con pesi dichiarati di 210, 230 e 245 grammi. Ogni sezione ha un range ottimale di gonfiaggio da contestualizzare al peso dell’atleta, ma anche allo stile di guida, tenendo ben presente che Pirelli è una delle pochissime aziende che fornisce anche i dati ottimali di interfaccia tra canale interno del cerchio e sezione della gomma, non in ultima l’altezza da terra che cambia tra le diverse larghezze.

Pirelli Cycling

La tecnologia Pirelli per Van der Poel e compagni

21.01.2025
4 min
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Nei giorni scorsi Pirelli ha ufficializzato una nuova partnership tecnica davvero prestigiosa. A partire dal 2025 e per i prossimi quattro anni la Alpecin-Deceuninck correrà con pneumatici Pirelli. La partnership consolida la presenza di Pirelli nel WorldTour e in Coppa del Mondo XCO e sarà propedeutica all’ulteriore sviluppo delle linee di coperture da bici da parte della stessa Pirelli.

Su strada i corridori della Alpecin-Deceuninck useranno il modello P ZERO Race TLS RS
Su strada i corridori della Alpecin-Deceuninck useranno il modello P ZERO Race TLS RS

Parla VdP

La Alpecin-Deceuninck ha nel suo organico diversi campioni del calibro di Jasper Philipsen, il vincitore dell’ultima Milano-Sanremo. E’ indiscutibile però che l’atleta di riferimento del team olandese sia Mathieu Van der Poel. L’ex campione del mondo di Glasgow 2023 si è espresso con queste parole in merito al fatto che da quest’anno potrà contare sulla qualità delle coperture Pirelli, soprattutto dopo aver avuto l’opportunità di provare le P ZERO Race TLR RS durante il recente training camp in Spagna da parte del suo team. 

«Mi piacciono molto questi pneumatici. Li ho testati un po’ qui in Spagna e offrono un’ottima aderenza, soprattutto su queste strade che, in particolare la mattina, possono essere scivolose. Mi sento sempre in pieno controllo del mezzo, il che è fantastico».

Van der Poel e compagni hanno avuto modo di testare i copertoni Pirelli durante l’ultimo training camp
Van der Poel e compagni hanno avuto modo di testare i copertoni Pirelli durante l’ultimo training camp

Per ogni tipo di gara

Le parole di Van der Poel offrono lo spunto per parlare delle coperture Pirelli che verranno utilizzate in allenamento e in gara dagli atleti della Alpecin-Deceuninck. Per le prove su strada avranno a disposizione i P ZERO Race TLR RS, i pneumatici tubeless ready Made in Italy, dedicati al racing, al vertice della gamma Pirelli per prestazioni di alto profilo. Per le prove più dure, come le Classiche del Nord o la Strade Bianche, potranno contare sulle “All-round” P ZERO Race TLR, e sulla famiglia di pneumatici Cinturato Gravel per le competizioni offroad. 

Lasciando per un attimo la strada e il gravel, segnaliamo che per le gare di Cross Country Olimpico e Cross Country Short Track, Pirelli metterà a disposizione dei propri atleti la linea MTB Scorpion XC, disponibile in diverse varianti e profili.

VdP per le gare gravel, nel quale è campione del mondo in carica, correrà con il copertone Cinturato Gravel
VdP per le gare gravel, nel quale è campione del mondo in carica, correrà con il copertone Cinturato Gravel

La parola a Pirelli

Samuele Bressan, Global Marketing Manager di Pirelli Cycling, ha così commentato il recente accordo con la Alpecin-Deceuninck. «Pirelli prosegue il suo percorso di crescita nel mondo delle competizioni ciclistiche di altissimo profilo – ha detto – affiancando un’altra squadra del circuito World Tour. Alpecin-Deceuninck è un team di grande caratura e ambizioni, che ha rivoluzionato l’approccio alla multidisciplinarietà facendone, per prima, una filosofia di squadra. Questo per noi è altrettanto importante dei risultati sportivi, perché ci pone in condizione di sviluppare il prodotto in tutte le discipline e con atleti dalla sensibilità tecnica spiccata e ampia. Dalla strada all’offroad, che sia gravel o mtb, collaboriamo con i tecnici, i meccanici e tutti gli atleti dei team, ad ogni livello, con l’obbiettivo di offrire a loro e di conseguenza a tutti gli appassionati di ciclismo, gomme sempre più performanti». 

Ecco invece le prime dichiarazioni di Philip Roodhooft, General Manager della Alpecin-Deceuninck:  «Siamo orgogliosi di collaborare con Pirelli. Il nostro dipartimento tecnico ha mostrato grande entusiasmo dopo i primi test dei pneumatici, un entusiasmo che è stato successivamente confermato anche dagli atleti. La qualità del prodotto è stato l’elemento chiave, ma è chiaro che anche la portata globale e la solida reputazione di Pirelli come marchio hanno giocato un ruolo importante nella nostra scelta. Siamo convinti che Pirelli possa non solo aiutarci a mantenere le eccellenti prestazioni degli ultimi anni, ma anche contribuire al continuo miglioramento a cui puntiamo ogni giorno».

Pirelli

Viaggio in Pirelli, terza parte: i tesori della Fondazione

11.11.2024
6 min
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MILANO BICOCCA – Una grande foto all’ingresso della Fondazione Pirelli ritrae migliaia di lavoratori all’uscita dal primo stabilimento di via Ponte Seveso a Milano, dove nel 1960 fu costruito il grattacielo Pirelli. La fabbrica fu distrutta dai bombardamenti della seconda guerra mondiale. Lo scatto fu realizzato da Luca Comerio perché fosse esposto all’Esposizione Internazionale di Milano del 1906. Le donne e gli uomini fissano l’obiettivo e i loro sguardi raccontano il lavoro in fabbrica e un tempo lontano della nostra storia.

Dopo la visita allo stabilimento di Bollate, l’ultima tappa del viaggio in Pirelli è un ritorno al quartier generale, per andare a curiosare nella palazzina che ne ospita la Fondazione. Dentro ci sono preziosi colpi d’occhio e ancora più prezioso l’archivio della vita industriale dell’azienda. Il resoconto di ogni passaggio, che ha permesso di ricostruire la storia economica di questa importante fetta d’Italia.

La storia di Pirelli

Basta guardarsi intorno e seguire i video esplicativi nell’ingresso della palazzina che la ospita, che fu un tempo la stazione dei pompieri. Essendo stata la prima azienda italiana a lavorare la gomma, si capisce facilmente come mai inizialmente il catalogo prevedesse anche produzioni differenziate: dagli articoli per il pare come gommoni e pinne, ai cavi elettrici, le scarpe e ovviamente le gomme. Ci sono oggetti che rimandano indietro nella memoria, come le celebri scarpe rosse con il tacco a spillo indossate da Carl Lewis in una campagna pubblicitaria di trent’anni fa (in apertura la celebre foto, Fondazione Pirelli). Cassetti e raccoglitori di documenti, fotografie, bozzetti e materiali pubblicitari: un patrimonio che dal 1972 è tutelato dalla Sovraintendenza dei Beni Culturali.

L’idea di mettere mano agli archivi dell’azienda arriva nel 1942, quando l’azienda compie 70 anni. Siamo nel pieno della Seconda Guerra Mondiale e a Mario Luzzatto, dirigente dalla lunga storia in Pirelli, viene affidato il compito di redigere la storia della fabbrica. Per questo porta via tutti i documenti aziendali – verbali del consiglio direttivo, brevetti, disegni tecnici, formule – per catalogarli e renderli fruibili, sottraendoli alla distruzione dei bombardamenti. Il suo lavoro dura per dieci anni ed è oggi un archivio prezioso, cui attingono ogni anno per la scrittura di tesi studenti da tutto il mondo.

Cimeli dal passato

Chi fosse appassionato di grafica potrebbe perdere la testa al primo piano. Nei cassettoni sono infatti conservate le locandine di ogni campagna promozionale, dalle origini ai giorni nostri. E nell’evoluzione del gusto grafico e dei temi, nel passare dall’esaltazione della velocità a un’eleganza quasi glamour, si racconta il cambiamento del Paese e della sua cultura. Basta guardare le foto delle prime auto con le gomme gialle, dato che non si utilizzava ancora il nerofumo nella mescola, e delle prime biciclette con copertoni rigidi e difficili da spingere. Foto di accessori di abbigliamento, come gli impermeabili o il copriscarpe per calzature da donna. Come pure una ruota originale della Pechino-Parigi del 1907 con cui l’Itala del principe Scipione Borghese conquistò di fatto il primo rally.

Affascinante è anche la sezione dedicata allo sviluppo del logo Pirelli, che nei primi anni ha cambiato spesso forma e obiettivi. Fino al giorno in cui compare per la prima volta su un foglio la P lunga che è diventata il marchio di fabbrica dell’azienda.

Anche Coppi e Bartali

E poi c’è lo sport, tipico degli anni in cui l’azienda promuoveva la pratica sportiva fra i dipendenti. Adolfo Consolini, medaglia d’oro a Londra 1948 nel lancio del disco, fu dipendente Pirelli. Negli anni 20 il gruppo sportivo aziendale aveva circa 18 sezioni, mentre la galleria delle immagini propone una vetrina clamorosa di campioni che hanno vissuto la loro carriera su gomme Pirelli. Galetti, Ganna e Pavesi nel primo Tour de France. Costante Girardengo. Coppi e Bartali. E oggi Jonathan Milan e Mads Pedersen.

Il ciclismo è uscito dai radar di Pirelli negli anni 90, ma è tornato nel 2017 ed è come se il filo dell’antica storia si fosse allacciato con i tempi moderni per non staccarsi più. Lo testimonia una delle ultime opere editoriali promosse dalla Fondazione Pirelli, dal titolo “L’Officina dello Sport”. E la sensazione, al termine di questo viaggio lungo tre articoli nel mondo e nei segreti di Pirelli, è che con il ritorno del mondo ciclo, il catalogo sia finalmente completo. Come se effettivamente, al netto del fatturato, ne sentissero davvero la mancanza.