Di Esosport ci accorgiamo ai primi di dicembre leggendo di Vittoria e del programma Re-Cycling, legato allo smaltimento dei vecchi pneumatici. Chi va in bici lo sa bene. Non sempre il ciclista si comporta come dovrebbe. Nelle strade capita di vedere camere d’aria buttate e assai più spesso i negozi di bici, per risparmiare due soldi, chiamano un furgone senza scritte né bandiera che si fa carico di portare via le vecchie gomme. E Dio solo sa dove va a sotterrarle o bruciarle…
L’idea di qualcuno che lavori per rendere il sistema ecologico è stata da subito interessante, unita al riciclo dei materiali che, tramite l’Associazione GoGreen Onlus danno vita ai Giardini di Betty e alla Pista di Pietro. Pietro è Mennea, il compianto campione olimpico dei 100 metri. Betty invece era Elisabetta Salvioni Meletiou, scomparsa prematuramente e coinvolta in prima persona nella nascita di Esosport. E proprio a suo marito Nicolas Meletiou, Managing Director di ESO, abbiamo chiesto di raccontare l’idea, il progetto e l’azienda.
«Già dal 1999 – racconta – abbiamo avuto l’obiettivo di introdurre un servizio che in Italia non esisteva: quello dello smaltimento dei rifiuti da ufficio. La gente buttava i toner delle stampanti nella spazzatura, noi abbiamo proposto di metterli in una scatola che si chiama ESObox, che ritiriamo noi, per evitare che finiscano nelle discariche. Nel 2009, 10 anni dopo, succede una cosa strana…».


Che cosa?
Io sono maratoneta amatoriale e un giorno arriva Marco Marchei, che invece è un maratoneta vero, e mi dice: «Guarda, io ho 20 paia di scarpe da ginnastica con cui ho corso due volte con la nazionale alle Olimpiadi e un sacco di gare in giro per il mondo. Non voglio buttarle via perché vanno a finire nella raccolta indifferenziata dei rifiuti. Che cosa possiamo fare?». Lo ascolto e gli dico di lasciarmi il tempo per pensarci. Esosport Run nasce così.
Che cosa fate con quelle scarpe?
Iniziamo a tagliarle e a dividere il tessuto dalla gomma. All’epoca come direttore tecnico dell’azienda c’era ancora mia moglie, che è mancata nel 2011. Dopo quella prima fase, iniziamo a triturare le scarpe e capiamo quasi subito che con la gomma possiamo fare dei giardini. Così in un battito, organizziamo il modo per ritirare le scarpe esauste. Quando poi nel 2011 Elisabetta è mancata, io ho deciso di dedicare questo progetto a lei, chiamandolo “Il giardino di Betty”.
Come si passa dalle scarpe da corsa alle gomme della bici?
Per caso. Durante una maratona cambio scarpe e mi lusso un tendine. Vado dal dottor Sergio Migliorini, un pezzo grosso nella medicina dello sport, e lui mi dice: «Per un po’ niente corsa, devi andare in bicicletta». Quindi vado a comprarne una, inizio a pedalare e il terzo giorno buco. Faccio per sistemare la ruota. Rifiuto le offerte di aiuto e alla fine ci riesco, ma resto con la camera d’aria in mano. Quindi cosa faccio? Torno da Decathlon, dove avevo comprato la bicicletta, e chiedo di smaltirla.


Che cosa le rispondono?
Il ragazzo del settore ciclismo mi dice che non fanno la raccolta e che rischiano regolarmente di prendere multe. E a me si accende la lampadina, perché quello è il mio lavoro. E dico: «Scusate, perché non ci pensiamo noi a ritirare le camere di area delle biciclette?». E così parte anche Esosport Bike.
Abbiamo letto di Vittoria…
Vittoria è stata brava, perché ha coperto i costi di smaltimento per un certo numero di negozi. Al servizio pensa ESO, perché abbiamo le autorizzazioni e l’impianto per trattare questi materiali. La cosa che trovo interessante è che l’azienda che produce pneumatici si è veramente data da fare per far sì che questi vadano a finire nel modo giusto.
E i negozi?
Tanti ciclisti sono bravissimi, altri sono un po’ birichini. Il servizio non costa tanto, ma alcuni preferiscono chiamare l’abusivo di turno che fa sparire gli pneumatici, ma non si sa dove vanno a finire. Con noi costa 180 euro, con un abusivo ne bastano 50. E se quel meccanico non è una persona attenta all’ambiente, sceglie la soluzione meno pulita.








Parliamo di gomme o anche di altre parti di bici?
Ci sono anche le selle, per le quali siamo in contatto con la Brooks. Stiamo facendo i primi esperimenti di triturazione per fare anche lì del materiale utile per il giardino o le piste di atletica leggera, per esempio. Lo scopo finale è la realizzazione di qualcosa e non il semplice smantellare e disperdere. Recuperare e riciclare, questo è il motto.
E’ un tema che fa parlare?
Suscita molto interesse e combacia con la sostenibilità. Io vado nelle scuole a insegnare, perché i ragazzi hanno bisogno di imparare queste cose, cioè l’etica sociale e l’etica ambientale, che è una cosa estremamente importante.
Le sedi di ESO ed Esosport sono tutte in zona Milano?
ESO, l’azienda che trasporta i rifiuti d’ufficio, è a Milano. Invece a Tolentino, in provincia di Macerata, c’è il primo impianto dei 10 impianti che vogliamo fare in Italia proprio per il recupero dei materiali derivanti dallo sport.


Perché Tolentino?
Perché mio nonno Amato era di Tolentino e quindi ho deciso di dedicare a lui questa cosa. Era un grande lavoratore, una bellissima persona e quindi era importante dare il suo nome al progetto: Amato Cannara Plant. E giusto sabato c’è stata la conferenza stampa col sindaco di Tolentino per celebrare un Giardino di Betty e iniziare il programma di ritiro delle scarpe da ginnastica per la costruzione di un nuovo giardino all’asilo nido di Tolentino.