GUALDO TADINO – La montagna sopra all’arrivo è bianca e gelida. La verde Umbria ha cambiato faccia bruscamente nell’ultima ora di corsa, mostrandosi a tratti nera e fredda, con mura di pietra in cima alle colline e corridori in fila come briganti in marcia verso l’approdo. Il rettilineo di arrivo tira quel tanto che basta per far capire ai velocisti che non si toccheranno alte punte di velocità, ma ugualmente nel rimescolarsi delle posizioni si capisce quale treno abbia le idee più chiare. Bauhaus e la Bahrain Victorious hanno già la vittoria cucita addosso.
Philipsen vorrebbe subito il bis. Sull’arrivo si fa un gran parlare della prospettiva che il belga cambi squadra. Racconta un collega di lassù che la sua compagna sia molto amica della compagna di Van der Poel e, avendo visto quanto guadagna Mathieu, in casa abbiano discusso a lungo. Philipsen non aveva ancora un agente e si è rivolto ad Alex Carera perché tratti per lui il rinnovo del contratto o trovi una sistemazione migliore. I suoi uomini con il completo jeans hanno presidiato la testa del gruppo negli ultimi chilometri, ma sul più bello peccano di troppa foga. Quando si tratta di approcciare l’ultima curva, Philipsen esce troppo largo e cade e il finale passa fra le mani di Caruso e Arndt.
Rimonta impossibile
Il blocco della Bahrain Victorious prende il centro della strada, mentre Milan cerca di rimontare e si vede che gli manca un dente. Bauhaus spinge e fa velocità, Jonathan ha una frequenza ben superiore, ma non lo passa. E forse quel grammo di forza di troppo che ha speso nel finale per rilanciarsi fra le altrui ruote, non se la ritrova al momento di cambiare ritmo.
«E’ stata una giornata dura – ammette il friulano – e anche un po’ bagnata, ma ho dato il massimo. Penso che la mia squadra abbia fatto un lavoro fantastico, portandomi fino all’ultimo chilometro nella posizione migliore. Il finale però è stato un po’ complicato e anche un po’ pericoloso, per cui alla fine sono contento del secondo posto. Naturalmente cerchiamo sempre qualcosa in più, ma intanto ho dimostrato di avere una buona condizione. Ho scollinato davanti nella salita perché sapevo che fosse importante per fare bene la discesa. Per cui vediamo cosa si potrà fare nelle prossime tappe».
L’ironia di Zoccarato
L’ordine di arrivo parla italiano, ma purtroppo ancora come un rumore di fondo. Oltre a Milan secondo, nelle prime sette posizioni brillano anche Bettiol, Vendrame, Velasco e Caruso. E poi c’è Samuele Zoccarato, che è stato in fuga per tutto il giorno ed è arrivato a 8 minuti. Per cui quando la racconta non sa se essere afflitto o cercare di cogliere il buono di una giornata allo scoperto con sensazioni niente male.
«Si può scrivere che ho fatto un allenamento per la Sanremo – dice con malcelata ironia – ma anche che andare avanti in due in una tappa di 200 chilometri è stato un’avventura, diciamo così. Nella riunione ci eravamo detti che sarebbe stato meglio andare in un gruppetto più numeroso, per cui quando ci siamo ritrovati solo in due, il pensiero di rialzarsi l’abbiamo avuto. Ma per noi serve anche farsi vedere, per cui ho tenuto duro.
«Diciamo che il bello di questa giornata è stato che fino agli ultimi 10-15 chilometri ho avuto tutto sotto controllo, segno che la nuova preparazione sta dando buoni frutti. Mi sarebbe piaciuto cambiare ritmo quando è cominciata la salita, ma mi sono girato, ho visto che il gruppo era lì e mi sono reso conto che tanto in cima non ci sarei arrivato da solo. Vediamo cosa succede domani, giornate come questa nelle corse a tappe le paghi».
Pasqualon, piano riuscito
Ben altro morale nel clan del vincitore, con i corridori che si affrettano a scendere dall’arrivo per rintanarsi nel pullman, scaldarsi e poi partire prima che si può verso l’hotel. Racconta Pasqualon che di mattina sono partiti alle 6,30 per andare al via e stasera ne avranno per un’ora e mezza.
«Eravamo partiti per fare la corsa con Bauhaus – racconta Andrea – sapevamo che stava bene. E siccome avevamo l’intenzione di tenere davanti anche Caruso e Tiberi per un discorso di classifica, abbiamo usato anche loro per fare il finale. Io invece ho dovuto fare una bella frenata per evitare la caduta di Philipsen e mi è andata bene. E c’è anche un retroscena per il finale. Quando abbiamo visto che ce la giocavamo con Milan, Nikias (Arndt, ndr) nell’impostare la volata lo ha fatto rallentare e quella mezza pedalata che ha perso gli ha impedito di rimontare. E’ andata bene – ride – siamo rimasti tutti in piedi e abbiamo anche vinto».
A fare eco alla vittoria di Bauhaus arriva dalla Francia la notizia del successo di Buitrago a Mont Brouilly. Anche la Bahrain Victorious ha iniziato con il piede giusto. Le salite vere qui alla Tirreno inizieranno domani e per i due giorni a seguire. La lotta per la classifica deve ancora accendersi, ma già da domattina Ayuso dovrà iniziare a guardarsi intorno.