Milan battuto da Bauhaus con gambe e malizia

06.03.2024
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GUALDO TADINO – La montagna sopra all’arrivo è bianca e gelida. La verde Umbria ha cambiato faccia bruscamente nell’ultima ora di corsa, mostrandosi a tratti nera e fredda, con mura di pietra in cima alle colline e corridori in fila come briganti in marcia verso l’approdo. Il rettilineo di arrivo tira quel tanto che basta per far capire ai velocisti che non si toccheranno alte punte di velocità, ma ugualmente nel rimescolarsi delle posizioni si capisce quale treno abbia le idee più chiare. Bauhaus e la Bahrain Victorious hanno già la vittoria cucita addosso.

Philipsen vorrebbe subito il bis. Sull’arrivo si fa un gran parlare della prospettiva che il belga cambi squadra. Racconta un collega di lassù che la sua compagna sia molto amica della compagna di Van der Poel e, avendo visto quanto guadagna Mathieu, in casa abbiano discusso a lungo. Philipsen non aveva ancora un agente e si è rivolto ad Alex Carera perché tratti per lui il rinnovo del contratto o trovi una sistemazione migliore. I suoi uomini con il completo jeans hanno presidiato la testa del gruppo negli ultimi chilometri, ma sul più bello peccano di troppa foga.  Quando si tratta di approcciare l’ultima curva, Philipsen esce troppo largo e cade e il finale passa fra le mani di Caruso e Arndt.

Bauhaus aveva già vinto una tappa alla Tirreno: l’ultima del 2022
Bauhaus aveva già vinto una tappa alla Tirreno: l’ultima del 2022

Rimonta impossibile

Il blocco della Bahrain Victorious prende il centro della strada, mentre Milan cerca di rimontare e si vede che gli manca un dente. Bauhaus spinge e fa velocità, Jonathan ha una frequenza ben superiore, ma non lo passa. E forse quel grammo di forza di troppo che ha speso nel finale per rilanciarsi fra le altrui ruote, non se la ritrova al momento di cambiare ritmo.

«E’ stata una giornata dura – ammette il friulano – e anche un po’ bagnata, ma ho dato il massimo. Penso che la mia squadra abbia fatto un lavoro fantastico, portandomi fino all’ultimo chilometro nella posizione migliore. Il finale però è stato un po’ complicato e anche un po’ pericoloso, per cui alla fine sono contento del secondo posto. Naturalmente cerchiamo sempre qualcosa in più, ma intanto ho dimostrato di avere una buona condizione. Ho scollinato davanti nella salita perché sapevo che fosse importante per fare bene la discesa. Per cui vediamo cosa si potrà fare nelle prossime tappe».

In fuga con Stockli, Zoccarato è stato ripreso sulla salita di Casacastalda
In fuga con Stockli, Zoccarato è stato ripreso sulla salita di Casacastalda

L’ironia di Zoccarato

L’ordine di arrivo parla italiano, ma purtroppo ancora come un rumore di fondo. Oltre a Milan secondo, nelle prime sette posizioni brillano anche Bettiol, Vendrame, Velasco e Caruso. E poi c’è Samuele Zoccarato, che è stato in fuga per tutto il giorno ed è arrivato a 8 minuti. Per cui quando la racconta non sa se essere afflitto o cercare di cogliere il buono di una giornata allo scoperto con sensazioni niente male.

«Si può scrivere che ho fatto un allenamento per la Sanremo – dice con malcelata ironia – ma anche che andare avanti in due in una tappa di 200 chilometri è stato un’avventura, diciamo così. Nella riunione ci eravamo detti che sarebbe stato meglio andare in un gruppetto più numeroso, per cui quando ci siamo ritrovati solo in due, il pensiero di rialzarsi l’abbiamo avuto. Ma per noi serve anche farsi vedere, per cui ho tenuto duro.

«Diciamo che il bello di questa giornata è stato che fino agli ultimi 10-15 chilometri ho avuto tutto sotto controllo, segno che la nuova preparazione sta dando buoni frutti. Mi sarebbe piaciuto cambiare ritmo quando è cominciata la salita, ma mi sono girato, ho visto che il gruppo era lì e mi sono reso conto che tanto in cima non ci sarei arrivato da solo. Vediamo cosa succede domani, giornate come questa nelle corse a tappe le paghi».

Pasqualon è rimasto attardato dietro la caduta: arriva comunque nel primo gruppo
Pasqualon è rimasto attardato dietro la caduta: arriva comunque nel primo gruppo

Pasqualon, piano riuscito

Ben altro morale nel clan del vincitore, con i corridori che si affrettano a scendere dall’arrivo per rintanarsi nel pullman, scaldarsi e poi partire prima che si può verso l’hotel. Racconta Pasqualon che di mattina sono partiti alle 6,30 per andare al via e stasera ne avranno per un’ora e mezza.

«Eravamo partiti per fare la corsa con Bauhaus – racconta Andrea – sapevamo che stava bene. E siccome avevamo l’intenzione di tenere davanti anche Caruso e Tiberi per un discorso di classifica, abbiamo usato anche loro per fare il finale. Io invece ho dovuto fare una bella frenata per evitare la caduta di Philipsen e mi è andata bene. E c’è anche un retroscena per il finale. Quando abbiamo visto che ce la giocavamo con Milan, Nikias (Arndt, ndr) nell’impostare la volata lo ha fatto rallentare e quella mezza pedalata che ha perso gli ha impedito di rimontare. E’ andata bene – ride – siamo rimasti tutti in piedi e abbiamo anche vinto».

A fare eco alla vittoria di Bauhaus arriva dalla Francia la notizia del successo di Buitrago a Mont Brouilly. Anche la Bahrain Victorious ha iniziato con il piede giusto. Le salite vere qui alla Tirreno inizieranno domani e per i due giorni a seguire. La lotta per la classifica deve ancora accendersi, ma già da domattina Ayuso dovrà iniziare a guardarsi intorno.

A Zamosc sfreccia Thijssen, ma chi ride è Milan

31.07.2022
5 min
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Nel trasferimento che ci porta da Chelm a Zamosc si respira la tipica atmosfera polacca. I paesini, un agglomerato di case tra immense distese di grano, si colorano di camicie eleganti e di vestiti con i temi più variopinti. Le chiese si riempiono per la messa ed i cittadini si ritrovano dopo una settimana di lavoro. Ma in questa domenica c’è qualcosa di diverso, perché a Zamosc c’è il secondo arrivo in volata di questo Tour de Pologne. Una volata di gruppo, piena e compatta, vinta da Gerben Thijssen che precede Pascal Ackermann e un ritrovato Jonathan Milan.

Oggi la Bahrain si è trovata senza Bauhaus nel finale, così la volata l’ha fatta Milan
Oggi la Bahrain si è trovata senza Bauhaus nel finale, così la volata l’ha fatta Milan

Sprint vero

Se ieri, nella frazione inaugurale, i velocisti sono rimasti attardati oggi possiamo dire che si riprendono il loro spazio. Il nostro Jonathan Milan, che ritroviamo dopo un lungo periodo di assenza, coglie al volo l’occasione e si lancia nella mischia. 

«E’ stata una giornata un po’ così – ci racconta il ragazzone della Bahrain Victorious – bella dura, abbiamo avuto vento in faccia tutto il tempo. Nel finale dovevo tirare la volata a Bauhaus, devo ammetterlo, solo che lui negli ultimi 15 chilometri si è fermato a causa di una foratura. L’ho aspettato e siamo rientrati solamente ai meno cinque.

«Sarei dovuto essere il penultimo uomo di Phil, solo che appena arrivati dietro Haussler, che avrebbe dovuto lanciare la volata, ci siamo persi. Quando siamo arrivati all’ultimo chilometro ero lì e mi sono lanciato, sono stato un po’ indeciso perché pensavo mi arrivasse alle spalle Phil. Solo agli ultimi 100 metri ho abbassato la testa».

Uno stremato Jonathan Milan si gode il breve momento di pausa prima della cerimonia delle premiazioni
Uno stremato Jonathan Milan si gode il breve momento di pausa prima della cerimonia delle premiazioni

Un lungo stop

Milan parla a ruota libera, mentre dietro le nostre spalle continuano le premiazioni. Abrahamsen, norvegese della Uno-X ha strappato la maglia a Olav Kooij grazie agli abbuoni. Il fisico di Jonathan è imponente, per guardarlo in faccia serve alzare di molto lo sguardo. Ma quando si incontra il suo ci si rende conto della bontà dei suoi occhi e della gioia di essersi messo un periodo difficile alle spalle.

«L’ultima gara che ho fatto – riprende Milan – è stata la Saxo Bank Classic, che non ho nemmeno finito. Da marzo ad oggi c’è stato di mezzo un problema fisico che mi ha tenuto fermo e mi ha dato molte preoccupazioni. Ho avuto un’infiammazione nella zona tra l’intestino ed il colon, non sapevamo cosa fosse, ho fatto tanti esami ma senza mai una risposta.

«Il problema era che non riuscivo ad andare in bici, appena mi alzavo sui pedali mi partiva questa fitta. Così ho fatto un mese e mezzo senza bici, nel tempo è andato via da solo. Io stavo bene, solo che avevo questa cosa qua che mi frenava».

Oggi il meteo non ha risparmiato i corridori, vento e pioggia hanno segnato il loro cammino verso Zamosc
Oggi il meteo non ha risparmiato i corridori, vento e pioggia hanno segnato il loro cammino verso Zamosc

Il lento rientro

Con il fisico e la salute non si scherza, soprattutto quando si è giovani e la carriera è lunga. Le occasioni per dimostrare il proprio potenziale ed affermare al mondo la propria forza a Milan non mancheranno

«Ho ripreso a correre in pista a Cali due settimane fa, l’appuntamento successivo era questo ed ho cercato di prepararmi al meglio, non è andata male (dice ridendo, ndr). Caspita, non dico che è stato pesante ma di certo non bello, ho saltato tante gare e classiche che mi piacerebbe fare in futuro. Abbiamo dovuto ridisegnare il calendario e incominciare da zero.

«Tra pochi giorni ci saranno gli europei su pista ma non ci sarò, mi preparerò per le prossime gare su strada, prima Amburgo e poi Giro di Germania. Per la pista sono abbastanza tranquillo perché la squadra mi lascerà lo spazio per preparare al meglio tutti gli impegni che arriveranno.

Milan con il terzo posto di oggi ha ritrovato il sorriso che gli era mancato negli ultimi mesi
Milan con il terzo posto di oggi ha ritrovato il sorriso che gli era mancato negli ultimi mesi

La corsa continua

La sala stampa di Zamosc è all’interno del museo della guerra, un edificio di due piani che si trova nella zona periferica della città. Dalle finestre del primo piano si può vedere il rettilineo di arrivo dove si sono affrontati a viso aperto i corridori. Il Tour de Pologne sgombera le strade e si rimette rumorosamente in viaggio, dall’alto gli operatori sembrano tante formiche operaie indaffarate. 

Domani ci sarà l’arrivo di Przemysl, uno strappo di due chilometri con pendenze tra il 15 ed il 16 per cento negli ultimi duecento metri.

Si arriverà molto vicino al confine ucraino, meno di 15 chilometri. Il pensiero non potrà che andare a quello che succede al di là di quella linea, dove le strade non sono solcate da ruote veloci di biciclette ma da cingolati lenti di carri armati che distruggono tutto quello che incontrano.

Pogacar inforca la Tirreno e ora punta la Classicissima

13.03.2022
5 min
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Neanche il tempo di metabolizzare il successo sul Carpegna, e se vogliamo di portare a termine la Tirreno-Adriatico, che stamattina prima della partenza della frazione finale di san Benedetto del Tronto si parlava di Tadej Pogacar alla Milano-Sanremo.

Ce la farà? Ma davvero lo sloveno può portarsi a casa la Classicissima? Se queste erano le domande che ci si poneva prima del via, dopo l’arrivo tutto si è amplificato. Infatti a gettare benzina sul fuoco è stato lo stesso Pogacar: «Alla Sanremo ci punto», ha detto a botta calda nelle interviste alla tv.

Phil Bauhaus al colpo di reni precede Nizzolo (a destra) e Groves (a sinistra). Kristoff era stato a lungo in testa
Phil Bauhaus al colpo di reni precede Nizzolo e Groves. Kristoff era stato a lungo in testa

Bravo Bauhaus

E allora ecco che il successo allo sprint di Phil Bauhaus, tedescone della Bahrain Victorious, passa in secondo piano. Una volata lunghissima la sua. Una lunga, lenta ma inesauribile rimonta su Alexander Kristoff, partito un po’ lungo.

«Purtroppo – dice Valerio Piva diesse della Intermarché Wanty Gobert di Kristoff – ci sono caduti un paio di uomini nel finale e siamo rimasti scoperti. Pasqualon ha dovuto fare il lavoro di due persone e lo ha lasciato un po’ troppo presto e gli sono mancati gli ultimi 20 metri. Ma queste sono le volate».

«Ringrazio la squadra – ha detto il tedesco – e anche Caruso: uno scalatore che mi ha aiutato in volata! Fa piacere. Serviva il timing giusto per partire perché c’era vento in faccia. Ma è andata bene e ho aggiunto un’importante vittoria al mio palmares».

I tre protagonisti dell’ultima tappa della Tirreno (nell’ordine): Tonelli, Boaro e Arcas
I tre protagonisti dell’ultima tappa della Tirreno (nell’ordine): Tonelli, Boaro e Arcas

Pogacar a Sanremo

Poco prima, mentre passavano i giri e i corridori sfrecciavano sul lungomare di San Benedetto, avevamo parlato di Pogacar a Sanremo anche con Davide Cassani, venuto a godersi lo spettacolo.

«Sapete, non è facile la Sanremo per lui. Serve tanta potenza. E non so se ce la può fare contro corridori potentissimi come Van Aert. Il Poggio è molto veloce», aveva detto l’ex cittì.

Anche Giovanni Ellena, diesse della Drone Hopper-Androni, e in questo caso tecnico super partes, non è rimasto indifferente all’argomento.

«Pogacar alla Sanremo? Bella domanda – fa una una lunga pausa Ellena – se ci riesce abbiamo il nuovo Cannibale, siete d’accordo?

«Per me ci può stare. Guardiamo quel che ha fatto ieri sul Carpegna. In un chilometro ha preso 40” ai primi inseguitori. Significa che se loro in quel tratto duro andavano su a 15 all’ora lui saliva a 21. Questo per dire che ha tanta potenza anche per lo sforzo violento.

«Certo, il Carpegna non è il Poggio e Landa e gli altri scalatori non sono Van Aert. E’ una  situazione diversa. Il Poggio è particolare. Arriva dopo 300 chilometri. Ecco, questo della distanza potrebbe essere un bel punto di domanda. Deve dimostrare se può andare forte anche dopo tantissimi chilometri. Ha dominato tante corse, ma gli resta l’incognita dei 300 chilometri».

«Ci sono squadre strutturate per le classiche – riprende Ellena – improntate appositamente per certe corse. Non dico che la UAE Team Emirates non lo sia, ma non credo che la Sanremo con lui fosse in preventivo. E’ un obiettivo in più e non è programmato da mesi. 

«Alla Sanremo se arrivi ad una curva in sesta posizione, anziché in quinta perdi tutto. Sono piccoli dettagli che richiedono una certa preparazione e una certa esperienza. Se ce la fa, ragazzi, torniamo ad avere un certo Eddy Merckx… ma nato in Slovenia».

Sul podio con Tadej anche Vingegaard (secondo) e Landa (terzo)
Sul podio con Tadej anche Vingegaard (secondo) e Landa (terzo)

Un chiletto d’oro

E Tadej cosa dice?

«Tutti mi chiedono della Sanremo – ribatte Pogacar – è una grande corsa ed è un sogno. E’ una gara molto lunga. Abbiamo una grande squadra e faremo il meglio possibile».

I numeri che vengono snocciolati sui social dicono che va più forte dell’anno scorso, più forte della prestazione fatta sul Col de Romme al Tour de France. Tadej glissa un po’ e dice: «La forma è simile a quella dell’anno scorso. I numeri dicono che non sono lontano dal top della condizione. Ma migliorare non è facile, per farlo posso perdere ancora un chilo».

E questa non è una risposta banale. Un chiletto in questo momento potrebbe essere “oro” in quanto a forza. Nel ciclismo dei millesimi e dei dettagli quel chiletto non è solo zavorra, è un anche un briciolo di forza ulteriore. Quella che gli dovrebbe consentire di staccare Wout Van Aert sul Poggio, tra l’altro strepitoso anche oggi alla Parigi-Nizza.

Su un affondo di 25”-40” al massimo, numeri alla mano, il belga è più forte. Ma siccome non siamo in laboratorio, ma su strada, ed entrano in ballo tante altre variabili (vento, alimentazione, stress dell’atleta, posizione con cui viene presa la salita…) la partita è più che aperta. Sin qui Tadej non ha sbagliato un colpo.

Pogacar (23 anni) ha vinto la sua seconda Tirreno. Dopo l’arrivo ha chiesto subito degli zuccheri. Per lui un’aranciata
Pogacar (23 anni) ha vinto la sua seconda Tirreno. Dopo l’arrivo ha chiesto subito degli zuccheri. Per lui un’aranciata

Assalto dalla Cipressa 

E questo discorso, si porta dietro la questione tattica. Come e dove potrà attaccare Pogacar? Lui ama partire da lontano. Anche in conferenza stampa ha ribadito che gli piace correre in questo modo, ma certo non potrà muoversi da solo sin dalla Cipressa. O almeno è improbabile… anche per lui. Ma come sempre lo sloveno non è scontato.

«Forse posso muovermi dalla Cipressa, prima onestamente è difficile», come a dire: “Certo che mi muovo lassù”. Magari è consapevole che sul Poggio potrebbe essere troppo marcato. Ma questo lo scopriremo solo sabato pomeriggio.

Lui intanto si porta a casa la seconda Tirreno-Adriatico. «Per ora tutto procede bene, spero continui così».

In squadra la fiducia di cui gode è pressoché sconfinata, chiaramente. La caduta di Trentin alla Parigi-Nizza e lo stop di Gaviria potrebbero aver dirottato ulteriormente tutte le attenzioni su di lui. Oggi per esempio Pascal Ackermann, altro velocista della UAE, non ha fatto lo sprint, ma ha tagliato il traguardo vicino allo sloveno. Mentre nella frazione di Terni aveva preso parte alla volata. E’ un piccolo segnale. Haputman, Matxin e gli altri diesse del team di Gianetti hanno sei giorni per allestire “l’operazione Sanremo”.

E tutto sommato se non dovesse riuscire nell’impresa di andarsene sulla Cipressa o di non staccare i super bestioni sul Poggio nessuno gli potrebbe dire niente. L’ultimo che ha vinto la Sanremo e un grande Giro nello stesso anno è stato Bugno, ma parliamo di 32 anni fa.