Riunione tecnica Castiglione delle Stiviere 2025, direttori sportivi (photors.it)

Terzo livello, si cambia. Sparisce il ds, arriva il tecnico allenatore

01.11.2025
6 min
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Paolo Rosola è al Mugello con suo figlio Patrick e il camper per il Trofeo Città di Firenze di ciclocross. Il tecnico della General Store fa fatica a stare fermo e in fondo è questa la vita che ha sempre fatto. Prima da corridore, poi da compagno di Paola Pezzo quando ancora correva, quindi da diesse nei professionisti e poi in continental, sulla moto al Giro d’Italia, quindi come padre di due corridori. Quello che si è aggiunto da poco alla sua agenda è un corso per direttori sportivi di terzo livello, organizzato in collaborazione con la Federazione. E proprio aver potuto vedere da vicino la struttura dei corsi ha stimolato la curiosità del bresciano verso la nuova concezione del “tecnico allenatore”, come si chiamerà d’ora in avanti il vecchio direttore sportivo del ciclismo (in apertura, immagine photor.it della riunione tecnica prima del Trofeo Edil Group Costruzioni).

Paolo Rosola, 65 anni, è approdato quest'anno alla General Store Essegibi
Paolo Rosola, 65 anni, è tecnico alla General Store Essegibi dal 2022 dopo gli anni alla Gazprom
Paolo Rosola, 65 anni, è tecnico alla General Store Essegibi dal 2022 dopo gli anni alla Gazprom

Il liceo Sacra Famiglia

E’ nato tutto dalla sua collaborazione con il Liceo Scientifico Sportivo “Sacra Famiglia” di Castelletto di Brenzone sul Garda, in provincia di Verona. Ce ne aveva parlato già nel 2022, quando la sua preoccupazione principale era la ricerca (vana) di uno sponsor per evitare che il gruppo della Gazprom si disperdesse.

«E’ un liceo scientifico sportivo – ripete Rosola – in cui circa 250 ragazzi arrivano a prendere il T1 (primo livello come direttori sportivi, ndr) e in quinta escono con il diploma di Guida Cicloturistica. Praticamente fanno tutto l’iter di circa 60 ore e io collaboro con loro da quando al Centro Studi della Federazione c’era Daniela Isetti. Nella scuola ci sono una pista di downhill e un pump track e quando i nuovi responsabili della Scuola Tecnici sono venuti a vederla, è nata la proposta di organizzare un corso per il terzo livello e la scuola ha aderito. In più l’istituto ha una foresteria gestita dalle suore, che permette agli allievi di pernottare nei weekend in cui si svolge il corso».

All'interno del liceo di Brenzone, ci sono una pump track e un percorso da downhill
All’interno del liceo di Brenzone, ci sono una pump track e un percorso da downhill
All'interno del liceo di Brenzone, ci sono una pump track e un percorso da downhill
All’interno del liceo di Brenzone, ci sono una pump track e un percorso da downhill
Ed è stato così che ti sei reso conto di quanto sia cambiato il terzo livello rispetto agli anni scorsi?

Esatto. Rispetto a un tempo sono stati inseriti più elementi di allenamento, di alimentazione e di psicologia. Anche la parola direttore sportivo, per come era ai vecchi tempi, piano piano andrà a sparire. Oggi quella figura prenderà il nome di tecnico allenatore. E’ colui che gestisce lo staff, perché oggi anche nelle continental abbiamo tutto: il nutrizionista, il preparatore, il dottore, il massaggiatore, il meccanico. Una volta che il direttore sportivo, quello che prima avremmo chiamato team manager, ci affida tutte queste persone, il tecnico allenatore deve gestirle. Io nella General Store sono tecnico allenatore e così d’ora in avanti sarà indicato nel tesserino, con la qualifica TA3.

Come tecnico allenatore devi sapere di preparazione, nutrizione e psicologia perché avrai a che fare con l’allenatore, il nutrizionista e lo psicologo?

Esatto. Parlo con il mio preparatore, il mio nutrizionista e con il dottore, poi posso fare la tattica di corsa. Quella viene gestita sempre dal tecnico allenatore, come nel calcio. E la Federazione ha cominciato a inserire questa figura, verso cui tutti dovranno tendere. Perché è lampante che questi corsi servano anche per fare una selezione.

La Federazione aveva già un accordo con il liceo per il primo livello e il titolo fi guida cicloturistca
La Federazione aveva già un accordo con il liceo per il primo livello e il titolo di guida cicloturistca (immagine FCI)
La Federazione aveva già un accordo con il liceo per il primo livello e il titolo fi guida cicloturistca
La Federazione aveva già un accordo con il liceo per il primo livello e il titolo di guida cicloturistca (immagine FCI)
Pensi che i tuoi colleghi faranno fatica ad accogliere questo cambiamento?

A livello continental e anche nei team elite/U23 siamo lontani, perché veniamo dalla cultura delle vecchie generazioni, che invece devono cambiare. Se il WorldTour è la serie A e le professional sono la serie B, le continental sono la serie C del ciclismo. E anche nella serie C ci sono dei meccanismi uguali a quelli della serie A. Se tu parli con i professionisti, non sono i direttori che gestiscono gli allenamenti. Per cui nei corsi si cerca di qualificare questa figura del tecnico allenatore, ma è abbastanza chiaro che ci sarà da aspettare ancora perché tutti siano pronti. Bisognerà che tutti capiscano o che arrivino i giovani, come D’Aiuto, Pozza e Palomba che lo scorso anno erano con noi e si sono iscritti al corso. Chi non ci sta, può tornare a fare il direttore sportivo come prima, ma negli allievi e al massimo gli juniores.

Il problema di equiparare la serie C con la serie A è che nelle continental non siete professionisti e non fate parte della Lega Ciclismo. Pare che ci siano delle riunioni in corso per agevolare questo passaggio, ma ad ora siete dilettanti…

Verissimo e neanche so se la Federazione e le stesse squadre dei professionisti sarebbero contente di vedere le continental nella Lega, potrebbero vederci una contrapposizione.

Mentre in Italia dui lavora al terzo livello, a Aigle i diesse italiani puntano alla qualifica internazionale
Mentre in Italia si lavora al terzo livello, a Aigle i diesse italiani ieri hanno concluso il corso per tecnico di livello internazionale
Mentre in Italia dui lavora al terzo livello, a Aigle i diesse italiani puntano alla qualifica internazionale
Mentre in Italia si lavora al terzo livello, a Aigle i diesse italiani ieri hanno concluso il corso per tecnico di livello internazionale
Quanto dura il corso?

E’ cominciato il weekend scorso e dura per tre fine settimana. Poi ci saranno il tirocinio, che va fatto in una squadra continental, e l’esame finale. Cosa posso dire? Io sono arrivato nelle continental tre anni fa, però vedo che ci sono ancora dei direttori sportivi alla vecchia maniera che devono gestire ragazzi, che spesso ne sanno più di loro. Bisogna essere al passo, oppure avere in squadra delle figure all’altezza. Se mi parli di nutrizione, che cosa vuoi che ne sappia? Però ho il nutrizionista, ho visto come lavora, gli ho dato i consigli perché crei un bel rapporto con i giovani e ora lo lascio lavorare. Ad esempio in ritiro, quando vedevo che i ragazzi facevano i furbi, glielo segnalavo. Perché i corridori sono giovani e devono imparare a non esagerare.

Anche questo fa parte della loro formazione.

Bisogna stare attenti a queste cose, stargli dietro, perché non sono ancora dei professionisti. Ma è un tipo di educazione che va insegnata parlando e non urlando come facevano Locatelli e gli altri delle generazioni precedenti. Bisogna spiegargli il perché delle cose che fanno. Alcuni ti rispondono che preferiscono partire con la pancia piena e devi dirgli perché sia sbagliato. Io magari gli do la spiegazione semplice: se parti a pancia piena, ti staccano subito. Però il nutrizionista può inquadrarla bene, in modo che quando passerà professionista non commetterà errori elementari. Se uno come me non avesse creduto nei giovani, ora sarebbe fermo al ciclismo degli anni Novanta. Invece è importante dare spazio ai giovani preparatori e vigilare perché riescano nel loro lavoro.

Dennis Lock, General Store-Essegibi-Fratelli Curia (Photors.it)

Lock vince, ma si dà un ultimatum: «Se non passo, smetto»

26.09.2025
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Dennis Lock a Collecchio ha colto la sua prima vittoria in maglia General Store. Un successo inseguito per diverso tempo e fortemente voluto, il ragazzo danese che in Italia è diventato grande ha finalmente raccolto i primi frutti del suo lavoro (in apertura Photors.it). 

«Sono molto felice del risultato di domenica scorsa a Collecchio – dice Dennis Lock, danese classe 2002 – anche perché è la seconda vittoria, vuol dire che la prima non è arrivata per caso. Questa prima stagione da elite mi ha insegnato molte cose, dopo il brutto infortunio in Lussemburgo sono tornato più forte di prima. Sinceramente non mi aspettavo di avere tanta forza. Ho lavorato e sto lavorando ancora molto per passare professionista, il 2025 è l’ultima occasione che mi concedo. Sono passati tre anni da quando sono arrivato in Italia, vivere lontano da casa non è semplice. 

Dennis Lock, General Store-Essegibi-Fratelli Curia (Photors.it)
Dennis Lock quest’anno è passato alla General Store-Essegibi-Fratelli Curia dopo la chiusura della Zalf (Photors.it)
Dennis Lock quest’anno è passato alla General Store-Essegibi-Fratelli Curia dopo la chiusura della Zalf (Photors.it)

Parola a Rosola

Al suo fianco ha lavorato e sta ancora lavorando lo staff del team General Store-Essegibi-Fratelli Curia. Tra questi c’è la figura di Paolo Rosola, diesse della formazione continental e che ha lavorato insieme a Lock per riuscire a far emergere le sue qualità.

«Quello di Lock – racconta Paolo Rosola – è stato un cammino progressivo di crescita che ha portato a questa bella vittoria. Il merito è da dividere tra tutti, il ragazzo ma anche lo staff e la squadra. Ognuno di noi è stato bravo, a partire dal preparatore e dal nutrizionista, figure ormai di riferimento nel ciclismo moderno. Noi diesse siamo il riscontro di come lavora la squadra». 

Dennis Lock, General Store-Essegibi-Fratelli Curia (Photors.it)
Al primo anno elite Lock è riuscito a togliersi diverse soddisfazioni, tra cui due vittorie (Photors.it)
Dennis Lock, General Store-Essegibi-Fratelli Curia (Photors.it)
Al primo anno elite Lock è riuscito a togliersi diverse soddisfazioni, tra cui due vittorie (Photors.it)

Ampi margini

La storia di Dennis Lock è quella di un ragazzo partito dalla Danimarca con l’obiettivo di venire a correre in Italia per crescere e migliorare. Il suo cammino lo ha portato prima alla Carnovali Rime nel 2022 e nel 2023. La stagione scorsa è arrivata la chiamata della Zalf-Euromobil, con la chiusura della formazione guidata da Faresin il futuro di Lock ha preso le tinte dei colori della General Store.

«Lock è al primo anno elite – continua a raccontare Rosola – è arrivato a noi dopo che la Zalf ha cessato l’attività. Lo avevamo già visto ed eravamo interessati perché pensiamo sia un corridore capace di fare ottime cose. I numeri c’erano e ci sono, aveva bisogno di persone che lo portassero a esprimersi al meglio. Ha ancora margini di crescita, ne sono convinto, anche se il fatto di essere un elite non aiuta. Ormai in pochi guardano a questa categoria, si punta a prendere atleti di secondo o terzo anno e il rischio per gli altri è di cadere in questo limbo». 

Dennis Lock, General Store-Essegibi-Fratelli Ciuria, Settimana Internazionale Coppi e Bartali
Il danese (il secondo da destra) ha corso anche tra i professionisti, qui alla Settimana Coppi e Bartali
Dennis Lock, General Store-Essegibi-Fratelli Ciuria, Settimana Internazionale Coppi e Bartali
Il danese (a destra) ha corso anche tra i professionisti, qui alla Settimana Coppi e Bartali

Provarci ancora

Il primo anno da elite rischia di essere una tagliola dalla quale si fa fatica ad uscirne interi, invece Lock grazie al supporto di Paolo Rosola e di tutta la General Store-Essegibi-Fratelli Curia ha trovato il modo di emergere e farsi notare. 

«Lock voleva giocarsi ancora le sue carte – conclude il diesse – un’altra occasione per riuscire a passare professionista. Si meritava questa chance e ha ottenuto dei bei risultati, peccato perché in alcune situazioni non ha raccolto il massimo. Un esempio è al Giro d’Abruzzo, dove il freddo lo ha costretto al ritiro. Da questo punto di vista aveva bisogno di alcuni consigli su come affrontare certe situazioni di gara, devo dire che durante l’anno ha imparato tanto. Il futuro è ancora incerto, spero possa trovare una squadra e una sistemazione adeguata alle sue qualità. Credo che possa stare tra i professionisti, glielo auguro, ma sa anche che le porte da noi saranno sempre aperte».

Pezzo Rosola brothers, adesso parla mamma Paola

28.01.2025
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Papà ha detto la sua, ora parla mamma. Dopo aver sentito Paolo Rosola a proposito dei suoi figli e in particolare di Patrik che continua a stupire nell’ambiente del ciclocross, con la conquista del terzo posto anche nell’ultima prova di Coppa del mondo, tocca a Paola Pezzo – due volte olimpionica di mountain bike, ad Atlanta e Sydney – dire la sua e raccontare il suo rapporto con i due ragazzi che, a dispetto del prestigio e dei risultati dei loro genitori, hanno deciso di seguire la loro stessa strada.

Oddio, nel caso di Paola Pezzo il discorso è un po’ diverso perché tanto Kevin che Patrik si sono orientati verso la strada e nel profondo, un po’ di rammarico nella campionessa veronese c’è.

Patrik sul podio di Faé di Oderzo, la maglia tricolore ha completato un inverno di grande crescita
Patrik sul podio di Faé di Oderzo, la maglia tricolore ha completato un inverno di grande crescita

«La loro scelta era però obbligata – ammette – visto che su strada puoi costruirti una carriera e un lavoro. Nella mtb purtroppo vedo che anno dopo anno c’è un progressivo distacco, mancano le squadre, soprattutto a livello juniores, dove devi costruire il corridore. Io amo quella disciplina e vederla in queste condizioni mi fa male. Sono però contenta che almeno nei primi anni i miei figli l’abbiano affrontata perché ha dato loro quella base tecnica, quell’abilità di guida che ti consente di fare la differenza. E comunque come disciplina di spalla, in questo momento meglio il ciclocross della mtb…».

Com’è stato affrontare una lunga trasferta in Belgio, per tutto il periodo delle feste?

Molto faticoso, ma bello. D’estate fra lavoro e corse non abbiamo mai tempo per fare vacanze, così abbiamo pensato che poteva essere bello affrontare una trasferta diversa dal solito, in famiglia, visto che Kevin ora ha la sua vita. Per Patrik è stata un’esperienza fondamentale, se vuoi crescere devi correre lì, ma non solo per la qualità delle gare. E’ tutto il contesto che ti lascia senza parole con decine di migliaia di tifosi e un baccano infernale.

Paola Pezzo è una leggenda della mtb, con 2 titoli olimpici e mondiali, 3 europei, una Coppa del Mondo (foto Paolo Colombo)
Paola Pezzo è una leggenda della mtb, con 2 titoli olimpici e mondiali, 3 europei, una Coppa del Mondo (foto Paolo Colombo)
Voi vi siete gestiti in autonomia?

Sì, alla vecchia maniera, Paolo che provvedeva a tutte le necessità tecniche, io che davo una mano, poi si mangiava sempre in camper. D’altronde ci sono gare ogni giorno e sono tutte vicine, c’era da guidare un’oretta o anche meno e ti trovavi sul nuovo luogo di gara. Una delle difficoltà è stato il clima: in tanti giorni non abbiamo mai visto il sole…

Credi che i risultati che Patrik sta ottenendo siano figli anche di quell’esperienza?

Sicuramente, ha acquisito consapevolezza di sé. Già dopo la terza gara si vedevano ragazzi che venivano da lui per conoscerlo, che gli chiedevano di restare a correre in Belgio, che volevano qualche ricordo, autografi, cartoline, selfie. Adesso si vede che ha un’altra gamba.

Alle porte dei 17 anni, Patrik Pezzo Rosola ha già colto il 2° posto a Loenhout e il 3° a Hoogerheide
Alle porte dei 17 anni, Patrik Pezzo Rosola ha già colto il 2° posto a Loenhout e il 3° a Hoogerheide
Paolo dice che per molte cose è simile a te, mentre invece da ragazzino era uno scavezzacollo come lui…

E’ vero. Io oggi mi rivedo in lui, vedo la sua testardaggine, la sua grinta, la voglia di arrivare. Anche io ai tempi ascoltavo tutti, ma poi ero io a decidere e infatti l’allenarmi a casa con il fuso orario australiano prima dei Giochi di Sydney fu un’idea mia. Lui è lo stesso, ascolta ma poi fa di testa sua, dice che sa quel che deve fare. Ma sta cambiando, ad esempio inizia a capire che l’allenamento deve essere controllato anche tramite gli strumenti appositi, non basta più andare a sensazione.

Come riesce a conciliare scuola e sport?

Con un grande impegno, per fortuna siamo riusciti a fargli ridurre l’orario da 8 a 6 ore giornaliere, la sua è una scuola professionale. Ma solo con una grande coscienza di se stessi ci si può riuscire. Devo dire che anche a scuola se la cava bene.

Patrik dietro Agostinacchio: i due saranno insieme ai mondiali del weekend (foto Billiani)
Patrik dietro Agostinacchio: i due saranno insieme ai mondiali del weekend (foto Billiani)
Kevin non ha mai nascosto che la pressione dei vostri nomi, di quel che avete fatto un po’ pesa. E per Patrik?

Anche lui un po’ lo soffre, perché giustamente vuole essere Patrik Pezzo Rosola e non il “figlio di”. E’ un prezzo da pagare nel fare la stessa attività, ma in entrambi i casi è stata una loro libera scelta. Kevin ne soffre di più, spesso ha chiesto che gli speaker la smettessero di citarlo in quella maniera, era stufo di sentire paragoni.

Ora vivono entrambi la vita che avete fatto voi genitori alla loro età, sempre in giro…

Con Paolo al seguito della squadra, la casa spesso mi sembra vuota soprattutto in questo periodo con Patrik in giro con la nazionale. Io però li vedo crescere come uomini, in questo senso ad esempio l’esperienza di Kevin alla Sudtirol, unico italiano nel gruppo è stata fondamentale, ha imparato l’inglese, è diventato cittadino del mondo come lo eravamo noi e per un genitore questa è la cosa più importante, vale oltre ogni vittoria o medaglia.

Paolo Rosola, Paola Pezzo e due figli in cerca di futuro

18.01.2025
6 min
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Nella loro casa, il ciclismo è un affare di famiglia. Per questo quando domenica scorsa Patrick ha conquistato il titolo italiano di ciclocross fra gli juniores, al dodicesimo giorno nella categoria, Paolo Rosola e la sua compagna Paola Pezzo erano al settimo cielo. Dopo un mese di gare in Belgio, il tricolore ha confermato quanto di buono hanno sempre pensato del figlio più piccolo.

La stagione sta cominciando. Kevin si accinge a correre per il secondo anno con la General Store di cui Paolo è il diesse. Il piccolo sta per debuttare fra gli juniores anche su strada con la veronese Assali Stefen. Parlarne con loro padre è il modo per vivere da un lato le sensazioni della famiglia, dall’altro rendersi conto di alcune dinamiche del ciclismo di adesso.

Sul podio tricolore juniores di Faè d’Oderzo, Patrick Pezzo Rosola ha preceduto Fabbro e Grigolini (foto Bicitv)
Sul podio tricolore juniores di Faè d’Oderzo, Patrick Pezzo Rosola ha preceduto Fabbro e Grigolini (foto Bicitv)
E’ arrivata la maglia tricolore, ve la aspettavate?

Patrick sta venendo su piano piano, avendo avuto anche l’esperienza di Kevin. Lui è stato un po’ sfortunato. Sta uscendo adesso, ma ha tempi molto stretti, dato che ha 22 anni. Non ha un procuratore, se vai forte a cosa serve? E poi nemmeno lo guarderebbero più, visto che cercano corridori sempre più giovani.

Come se 22 anni fossero troppi per crederci ancora…

Si trova nella situazione di tanti altri. Parlo anche per loro e purtroppo noto che di tanti preparatori e direttori sportivi italiani che abbiamo nel mondo, non c’è stato mai nessuno che abbia dato una mano a inserire i ragazzi di 22 anni. Vanno forte, magari hanno avuto qualche intoppo eppure sono ancora qui.

Qualche intoppo?

I ragazzi del 2022 hanno uno sviluppo diverso rispetto a quelli di adesso. Tanti non hanno tenuto in considerazione che hanno perso almeno il secondo anno da juniores per il Covid. Oggi le squadre sono alla ricerca dei fenomeni, quelli con la cilindrata potente. Quello che forse abbiamo sbagliato con Kevin è avergli lasciato fare troppo fuoristrada da ragazzino, ma non si pensava mai che si andasse a finire così.

Chiusa la stagione del cross, dal 2 febbraio Patrick Pezzo Rosola si dedicherà alla strada
Chiusa la stagione del cross, dal 2 febbraio Patrick Pezzo Rosola si dedicherà alla strada
Così come?

E’ arrivato su strada dal fuoristrada, senza il secondo anno da junior, in un ciclismo velocissimo. Ha avuto un adattamento più che faticoso. Invece Patrick è partito diversamente. Ha fatto ugualmente il fuoristrada da giovane, però da esordiente ha cominciato a correre anche su strada, ha fatto la multidisciplina.

Senza sbilanciarsi da una parte o l’altra?

Esatto, non si è precluso alcuna possibilità e alla fine ha scelto la strada. Non si limita al ciclocross, però abbiamo dovuto lasciare andare la mountain bike. E’ stata una sua scelta. Anche in famiglia, pur avendo la mamma campionessa olimpica e il sottoscritto che dopo la carriera su strada è passato al fuoristrada, ci siamo resi conto che la mountain bike non ti dà un futuro. Ci sarebbe toccato girare il mondo per ottenere poco. Invece così è a casa, su strada ha fatto i suoi numeri ed è tanto competitivo.

Era nell’aria che potesse vincere il campionato italiano juniores?

Siamo stati un mese in Belgio col camper: Paola, lui ed io. Lassù nel giro di due ore hai tutte le gare che vuoi. Avremmo potuto anche continuare, ci invitavano, ma a un certo punto abbiamo detto basta. Ha corso senza pressione, per capire gli sbagli, leggere i percorsi e imparare come corrono lassù. Abbiamo fatto Namur, ha corso anche la Coppa del mondo con la nazionale, poi ci siamo fermati e siamo rientrati il 31 dicembre.

A Loenhout per Patrick il secondo posto a 5″ dal ceko Krystof Bazant (foto Exact Cross)
A Loenhout per Patrick il secondo posto a 5″ dal ceko Krystof Bazant (foto Exact Cross)
E una volta a casa?

Prima è andato in ritiro con la squadra della strada. Si è fatto un po’ di chilometri senza pensare al campionato italiano e poi siamo andati a correre. Forse non eravamo certi che avrebbe vinto, ma al podio si puntava. E adesso dopo il mondiale si chiude col cross e si cambiano gli scenari.

E’ davvero così determinato?

Non sta subendo la pressione dei genitori. Va a scuola, è un ragazzo normale, non pensa solo alla bici, ma quando serve è concentrato. Ha il carattere di sua mamma, sto rivedendo Paola.

E’ stato allievo con l’Ausonia Pescantina e ora correrà con la Assali?

Esatto, sono di Verona e ci viene comodo perché è vicino casa. Ha avuto richieste da altre squadre, ma abbiamo preferito così per conciliare meglio tutti i nostri impegni. Però lo seguono il suo preparatore e il fratello che lo consiglia su tutto. Ci ha chiesto Patrick di avere un preparatore e adesso lavora con Riccardo Bernabè che è con noi alla General Store. Prima non sapeva nemmeno cosa fosse un cardio, oggi invece devi saper usare gli strumenti, perché fanno parte del lavoro.

Kevin Pezzo Rosola ha vinto la Coppa della Pace, una delle internazionali più severe dell’estate
Kevin Pezzo Rosola ha vinto la Coppa della Pace, una delle internazionali più severe dell’estate
Cosa si può dire di Kevin?

Penso che abbia i numeri, negli ultimi tempi è cresciuto molto tanto da aver fatto bei piazzamenti e vinto la Coppa della Pace. Ha perso il secondo anno da junior e ha faticato per trovare la sua dimensione. Il preparatore dice che i test sono buoni, ma l’ho offerto a tante squadre e nessuno me l’ha preso.

Per quali motivazioni?

Mi sono sentito dire cose di cui avrei fatto a meno. Il sistema è cambiato. Se vuoi un lavoro, devi passare attraverso le agenzie e difficilmente arrivi a chi il lavoro deve dartelo davvero. Questo è il mondo. Una volta c’era il padrone e parlavi direttamente con lui, adesso ci sono dei filtri. Per le grandi squadre è diventato più facile, non devono neanche andarli a cercare, perché glieli portano. Non è un sistema perfetto, però bisogna dire che funziona. 

E’ difficile fare il direttore sportivo di tuo figlio?

Molto, perché devi mandare giù certe cose e anche certe scelte della società. Quando parli con i ragazzi, lui è sempre quello che viene messo in discussione. E questa è una cosa che non succederà se dovessi ritrovarmi anche con Patrick. O smetto di fare il direttore sportivo, oppure vado in un’altra squadra. Patrick sarà molto più libero, voglio che faccia le sue scelte.

Kevin Pezzo Rosola ha chiuso la stagione al Giro del Veneto e alla Veneto Classic
Kevin Pezzo Rosola ha chiuso la stagione al Giro del Veneto e alla Veneto Classic
In tutto questo mamma Paola cosa fa?

E’ una che ha vinto due Olimpiadi, il carattere non le manca. Fa la mamma, li consiglia, li aiuta, magari non nella preparazione della gara, ma in tutto il resto. Più Patrick che Kevin, perché lui ormai convive con la sua compagna.

Dicevi di Patrick che è un ragazzo normale che va a scuola.

Fa una scuola alternativa al lavoro che dura tre anni, così se dall’anno prossimo diventerà un corridore, sarà libero di farlo a tempo pieno. Se poi vorrà continuare a studiare, potrà comunque farlo. Nell’ultimo periodo del ciclocross, andava a lavorare. Faceva le otto ore da elettricista, veniva a casa, andava in bici e via. A volte la scuola gli ha lasciato un giorno o due per potersi allenare, ma fra ottobre e novembre ha sempre lavorato eppure in gara andava bene. Questo significa che il ragazzo c’è e ha passione. Il mio sogno sarebbe vederli correre nella stessa squadra, chissà che non ci si possa riuscire…

Corse, pericoli e motostaffette: la parola a Paolo Rosola

13.06.2024
5 min
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In questi giorni Paolo Rosola, per certi versi un vero Fregoli del ciclismo per i tanti ruoli che ricopre e le tante capacità che ha, è impegnato al Giro Next Gen. E’ uno dei tanti che in sella alla motocicletta ha un compito fondamentale, dovendo garantire la sicurezza dei corridori e dell’evento nel suo insieme. Lo ha già fatto al Giro dei grandi, è presente in tutte le manifestazioni della Rcs e svolge questo ruolo da un paio d’anni, ma nelle ultime settimane sono emersi nella sua mente molti pensieri (in apertura foto GMM-Gruppo Motostaffette Martesana ASD).

Rosola, un passato da campione degli sprint, ha anche suo figlio Kevin Pezzo Rosola in gara al Giro e questo non può non accendere una spia continua nella sua mente: «E’ cambiato tanto rispetto a quando correvo, soprattutto è cambiata la mia percezione. E’ come se fossi passato dall’altra parte della barricata e capisca che cosa significa davvero organizzare una corsa ciclistica, quanti rischi ci sono. Lo dico apertamente: senza il nostro servizio sarebbe un disastro. Le strade di una volta erano diverse, oggi con le rotonde messe per la circolazione dei motoveicoli e gli spartitraffico è tutto molto più pericoloso per un gruppo che arriva a tutta velocità».

Il gruppo Delta Bikes al lavoro al Giro d’Italia con Rosola in primo piano
Il gruppo Delta Bikes al lavoro al Giro d’Italia con Rosola in primo piano
Come funziona il vostro lavoro?

Noi iniziamo al mattino prestissimo, basti pensare che almeno tre ore prima siamo già alla partenza. Dobbiamo regolare il traffico, l’approdo dei camion, dei pullman, di tutti i mezzi al seguito nei parcheggi a loro riservati e dobbiamo farlo molto presto, per controllare che non ci siano mezzi d’intralcio che rallenterebbero tutta la macchina organizzativa. Svolto quel compito inizia il lavoro vero e proprio. Si va sul percorso per valutare la situazione e in questo ognuno ha compiti diversi. La staffetta iniziale che arriva con buon anticipo, ma poi ci sono le moto immediatamente precedenti la corsa e lì stai sempre con il cuore in gola. Basta un cane che attraversa la strada, una macchina che si butta incurante sul percorso. I rischi sono infiniti.

Quanti siete a svolgere questo lavoro?

Prendiamo proprio la corsa che si sta disputando: ci sono 35 persone, con 25 moto sparse sul tracciato. Un caso comune, ad esempio, è quando troviamo uno spartitraffico proprio in mezzo alla strada. Bisogna fermarsi e con le bandiere segnalare l’ostacolo. Appena tutti sono passati (e per tutti intendo anche le macchine al seguito, la carovana per intero) allora si risale in moto e bisogna risalire tutta la fila il più velocemente possibile ma chiaramente senza mettere in pericolo nessuno. Poi torni davanti e magari si ripete il tutto…

Il lavoro della staffetta in moto non è solo precedere la corsa: inizia al mattino e si conclude di sera tardi
Il lavoro della staffetta in moto non è solo precedere la corsa: inizia al mattino e si conclude di sera tardi
Un compito faticoso…

Altroché, ma fondamentale. E svolto, ci tengo a sottolinearlo, da gente esperta perché se non lo sei, non puoi farlo. Troppe le responsabilità. Qui tutti hanno almeno 10-15 anni d’esperienza, sono persone navigate che da anni svolgono questo mestiere. Prima si lavorava tutti per Rcs, ora ci siamo costituiti in una società indipendente, la Delta Bikes. Possiamo quindi seguire anche altre corse e noi speriamo che questo possa cambiare un po’ di cose.

In che senso?

Io come è noto sono anche diesse di una società ciclistica, quindi posso valutare le corse con occhio diverso. Qui siamo al Giro Next Gen, ma quante gare ci sono a livello inferiore, dove ci si affida a persone inesperte, solo perché in possesso di una moto? Qui si rischia, non si può improvvisare. Noi facciamo anche corsi di aggiornamento, bisogna accumulare esperienza, non si inventa nulla.

Gli spartitraffico sono spesso causa di cadute anche con gravi conseguenze (foto Eurosport)
Gli spartitraffico sono spesso causa di cadute anche con gravi conseguenze (foto Eurosport)
C’è differenza fra le gare giovanili e quelle dei professionisti?

Paradossalmente i giovani sono più attenti, seguono le indicazioni e rischiano un po’ meno. Guardate quel che succede con gli spartitraffico nelle corse professionistiche, come vediamo anche in televisione: il gruppo si divide all’ultimo momento, chi passa a destra e chi a sinistra, ma qualche volta uno non decide o trova la strada sbarrata da un altro corridore. Lì inizia la caduta anche con conseguenze gravi. Io quando correvo, a tutte queste cose non facevo caso, ora so quant’è importante il compito del regolatore, che è poi il mio.

E poi?

Poi, finita la corsa, si riparte verso la prossima tappa, ma noi spesso abbiamo l’hotel già alla partenza, quindi dobbiamo sobbarcarci anche altri 100 chilometri e sempre in moto… E prima di andare in hotel è d’obbligo andare a visionare tutto quel che c’è nella zona di partenza, le posizioni dei vari servizi. Vi posso assicurare che in albergo ci stiamo poco…

In Italia, come pure in Germania, il lavoro delle staffette si integra con quello della Polizia (foto LSV Saarland Trofeo)
In Italia, come pure in Germania, il lavoro delle staffette si integra con quello della Polizia (foto LSV Saarland Trofeo)
Che cosa chiedete allora?

Che la Federazione ci ascolti, che si renda conto di quanto questo servizio sia fondamentale per la sicurezza e imponga quindi la presenza di gente affidabile. Non è detto che dobbiamo essere noi, ma servono persone che sappiano che cosa questo servizio comporta. Non è un caso ad esempio se fra tante motostaffette, alla guida ci siano ex poliziotti, carabinieri, finanzieri. Deve essere gente che ha manico nella guida, ma che sa anche che cos’è una corsa ciclistica e che cosa comporta. Io ai miei colleghi dico sempre: «La nostra vittoria è quando non ci sono cadute né incidenti, significa che abbiamo fatto un buon lavoro».

Patrick Pezzo Rosola, figlio d’arte dal carattere ribelle

19.03.2024
5 min
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E’ interessante analizzare l’evoluzione di uno degli allievi 2° anno più in luce in questo periodo, Patrick Pezzo Rosola, sulla base di quanto hanno fatto i suoi genitori. Lei, Paola Pezzo, la signora della mountain bike con due ori olimpici al collo. Lui, Paolo Rosola, funambolo delle volate negli anni Ottanta e poi sempre nell’ambiente svariando fra mtb e strada. Senza poi dimenticare Kevin, suo fratello, oggi alla General Store-Essegibi-F.lli Curia con il papà a guidarlo.

Che Patrick Pezzo Rosola sia uno dei talenti più in crescita è evidente: lo stesso Pontoni al termine della stagione di ciclocross lo ha sottolineato come uno dei più attesi al passaggio di categoria. D’altronde il veneto è, come tanti ragazzi di oggi, uno che passa indifferentemente da una specialità all’altra, tanto è vero che si dedica sì alla strada, senza però dimenticare il grande amore della mamma, la mountain bike.

Kevin, il fratello fra mamma Paola e papà Paolo. Una famiglia legata al ciclismo a filo doppio
Kevin, il fratello con papà Paolo. L’esperienza del più grande si sta rivelando importante per Patrick

Il tipico adolescente moderno

Tempo fa papà Paolo raccontava mirabilie di suo figlio Patrick, sottolineando però come il ciclismo non fosse uno dei suoi richiami principali, quella sorta di religione senza la quale è difficile emergere. Com’è oggi la situazione?

«Diciamo che si sta avvicinando – risponde Paolo – ma non è ancora pienamente convinto. Se devo dire, Patrick è il perfetto prototipo dell’adolescente di oggi, con il quale non è facile relazionarsi, men che meno nel ciclismo. Io provo a dargli consigli, ma lui è capoccione e fa di testa sua. D’altronde i risultati per ora gli danno ragione…».

Parlando di Patrick viene subito da chiedere un paragone con mamma e papà: «Lui come tipo di corridore è più vicino a Paola. Longilineo, magro, potente e al contempo resistente. Kevin ricorda più me per la sua esplosività. Devo dire che i due sono molto vicini e Kevin gli sta insegnando tanto, in questo senso un po’ supplisce al mio ruolo, visto che riesce a farsi ascoltare di più grazie alla vicinanza d’età».

Il rampollo di casa Pezzo Rosola si divide fra tre discipline, sempre con ottimi risultati (foto Instagram)
Il rampollo di casa Pezzo Rosola si divide fra tre discipline, sempre con ottimi risultati (foto Instagram)

Vittorie legate al talento

La vicinanza con la mamma, Patrick la mostra anche dal punto di vista caratteriale: «Bisogna saperlo prendere. E’ introverso, ha le sue idee e va avanti seguendo quelle senza tentennamenti. Papà e mamma non possono dire niente, si arrabbia perché sa quel che fa, questa è sempre la sua risposta. Si allena ma non troppo e quando gli dico qualcosa mi risponde: “Ma perché devo farlo? Tanto vinco lo stesso…”. Lui vince grazie al suo talento, battendo ragazzi che si allenano molto più di lui, ma questo però pian piano sta cambiando, perché comincia a capire che, essendo al secondo anno, ci si avvicina a quando si faranno le corse davvero sul serio».

Possono sembrare parole negative sul conto del figlio, ma Paolo dall’alto del suo amore paterno sa bene come le cose possano cambiare: «Alla sua età, non avevo quella determinazione in gara, quella voglia di emergere, è tutto successo dopo nel mio caso quindi Patrick parte avvantaggiato. Sa quello che vuole. In corsa non vuole lasciare niente, infatti cerca subito le prime posizioni, in qualsiasi disciplina. Io sono convinto che le cose cambieranno e quella voglia di emergere si tradurrà anche nella voglia di allenarsi, lo stesso Kevin me lo dice».

Patrick è profondamente diverso dal padre anche come caratteristiche: «Io dico che può essere il classico passista-scalatore, che ama i percorsi impegnativi e può davvero andar forte nelle cronoscalate. Le corse in pianura proprio non gli piacciono…».

Per il giovanissimo anche il bronzo europeo esordienti mtb nel 2021 a Pila
Per il giovanissimo anche il bronzo europeo esordienti mtb nel 2021 a Pila

«Passo per primo e mi ritiro…»

«Per far capire che adorabile testone c’è un episodio, relativo a una gara su strada. Gli dico che verrò a vederlo ma lui mi dice di no. “E’ inutile che ti fai 200 chilometri, tanto mi ritiro…”. “Come ti ritiri, lo sai già?”. “Sì, perché mi dedico ai traguardi volanti: vinco quelli, mi metto in tasca qualche euro e mi ritiro”. Più avanti mi richiama e mi dice “Che fai, vieni?”. Io ci vado e il giorno dopo che fa? Vince i traguardi volanti, è in fuga e si ritira davvero…».

Certe volte gli aneddoti sono come le ciliegie, uno tira l’altro: «All’ultimo Giro d’Italia di ciclocross, ultima tappa, lui è secondo in classifica perché a Osoppo aveva rotto la bici. In viaggio gli dico: “Guarda, lo so che non ami i consigli, ma domani io aspetterei ad attaccare. Non portarti dietro il primo in classifica che poi ti beffa, tieni unito il gruppetto”. “Papà, lasciami fare, lo so io…”. Alla domenica, va via e il leader lo segue, proprio come gli avevo detto di non fare… Solo che poi lo sfianca, finisce che Patrick vince, quello finisce dietro, sono appaiati in classifica ma per le vittorie in più la maglia rosa è di Patrick. E lui mi fa “Hai visto che avevo ragione?”».

Patrick impegnato al Giro d’Italia CX a Tarvisio. 4 le sue vittorie nella challenge (foto Billiani)
Patrick impegnato al Giro d’Italia CX a Tarvisio. 4 le sue vittorie nella challenge (foto Billiani)

Futuro? Ipotesi team estero

Che cosa farà l’anno prossimo? Su questo papà e mamma stanno già ragionando e la sensazione è che stavolta Patrick starà a sentire. «Viste le nuove prospettive, stiamo pensando di indirizzarlo verso una squadra estera. Non abbiamo ambizioni di vittorie, ma che faccia esperienza, ciclisticamente e non solo. Considerando anche la scuola, Patrick ha scelto di fare il triennio invece dei regolari cinque anni. Insomma ci dobbiamo ragionare».

Resta un ultimo tema da affrontare: sulle sue spalle sente il peso di essere un figlio d’arte? «Meno di quanto lo abbia percepito Kevin, che ancora un po’ ne risente. Patrick no: conosce quel che io e Paola abbiamo fatto, ma è figlio di un altro tempo. Guarda i corridori contemporanei, si documenta. Magari se gli chiedete a chi vuol somigliare vi risponde “Van der Poel”. Altro che Rosola o Pezzo…».

Giro Next Gen: le scelte di Contessa, Rosola e Chicchi

06.06.2023
5 min
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Prosegue il nostro viaggio tra le squadre che parteciperanno al Giro Next Gen e la loro preparazione. In questo secondo capitolo “spiamo” in casa di altre tre formazioni: Work-Service, General Store e Technipes #InEmiliaRomagna. Il percorso di avvicinamento offre diverse sfumature, che è il caso di approfondire.

Nella Work-Service corre Mion, la sua preparazione al Giro Next Gen è passata anche dalla pista (photors.it)
Nella Work-Service corre Mion, la sua preparazione al Giro Next Gen è passata anche dalla pista (photors.it)

Mion in pista

Ilario Contessa sarà il diesse al seguito dei ragazzi della Work-Service al Giro Next Gen, risponde al telefono mentre è in direzione Bassano. Da qualche anno Contessa è tecnico al velodromo della città ed oggi lo aspetta un’attività intensa, che in parte c’entra con la corsa rosa under 23. 

«Sto andando a fare un po’ di lavori di velocizzazione con Mion – racconta – uno dei ragazzi che parteciperà al Giro Next Gen. Lui è l’unico della squadra che corre su pista e in questo periodo, in cui si è alla ricerca di brillantezza e dello spunto finale, viene utile lavorare al velodromo. Chiaramente Mion è il solo che può fare questi lavori perché arriva già da questo mondo, per gli altri sarebbe troppo complicato».

Per i ragazzi di Contessa il Giro dell’Appennino di venerdì è stata una tappa importante nella preparazione alla corsa rosa (photors.it)
Il Giro dell’Appennino di venerdì è stata una tappa importante nella preparazione alla corsa rosa (photors.it)

Ognuno per sé

La Work-Service non ha impostato un lavoro uguale per tutti, troppo difficile organizzarlo con un calendario così pieno. Allora ognuno dei ragazzi si è messo d’impegno per lavorare al meglio, sempre con l’occhio del tecnico a curare il tutto. 

«Non poteva fermare l’attività – afferma Contessa – per questo non abbiamo fatto un ritiro in altura tutti insieme. I ragazzi hanno lavorato a turni differenti e con blocchi di lavoro personalizzati. Ognuno di loro ha un preparatore personale ed abbiamo deciso insieme i periodi. Chi preferiva allenarsi in altura ci è andato in autonomia, gli altri sono rimasti a casa. Io monitoravo tutti tramite le piattaforme dedicate, in modo tale da intervenire nel momento in cui ce ne fosse stato bisogno».

«La parte più difficile – riprende – è stato organizzare tutto il calendario, le corse come dicevamo prima sono molte e non possiamo fermarci. I ragazzi hanno già fatto qualche corsa a tappe: Coppi e Bartali e Giro di Sicilia, chiaro che questa è più lunga (8 tappe, ndr). Vedremo come risponderanno, il livello sarà altissimo, considerando che non c’è più la regola che chi ha fatto una corsa WorldTour non potrà partecipare». 

Per i corridori della General Store una preparazione a casa con blocchi di lavoro di più giorni (foto Instagram)
Per i corridori della General Store una preparazione a casa con blocchi di lavoro di più giorni (foto Instagram)

I ragazzi di Rosola 

La General Store, che sarà seguita da Paolo Rosola, ha optato per un programma di lavoro diverso. Niente altura, ma lavori specifici da casa, la condizione è da affinare per arrivare competitivi al via di Agliè. 

«Sarà un bel Giro d’Italia – dice subito – ci sono molte squadre straniere e questo alza il livello. Noi dovremo farci trovare pronti e cogliere al massimo tutte le occasioni che ci capiteranno. Saremo una squadra garibaldina, votata all’attacco. Proprio per questo la preparazione si è votata alle distanze ed alla velocizzazione. Abbiamo messo nelle gambe tanti chilometri ed in più abbiamo provato un paio di tappe».

«Ammetto – riprende – che siamo in ritardo. Il percorso è uscito all’ultimo, ed in più i ragazzi erano un po’ indietro di condizione. Così abbiamo optato per lavorare da casa, andare in montagna voleva dire esporsi al rischio meteo, con la possibilità di perdere giorni di allenamento. I nostri atleti si sono allenati a casa con blocchi di quattro giorni: intensità, un giorno di riposo e poi una gara. Qualche volta il giorno dopo la corsa abbiamo inserito una distanza, per abituarli alla fatica».

Technipes #InEmiliaRomagna

Il team guidato da Chicchi, Coppolillo e Chiesa ha scelto un avvicinamento classico, con due settimane di ritiro sull’Etna. Erano presenti quasi tutti i ragazzi che partiranno per il Giro Next Gen, ne mancava solo uno: Umbri. 

«Purtroppo Umbri – racconta Chicchi – ha avuto un incidente in allenamento con una macchina e si è lussato due dita della mano. Di conseguenza non è riuscito a venire con noi in ritiro, non godrà del beneficio dell’altura, ma in base ai dati possiamo dire che è comunque in buona condizione.

«La scelta di andare sull’Etna, nonostante non fossimo molto vicini, è dovuta al fatto che lì  ci sono meno distrazioni rispetto a Livigno (dice con una risata, ndr). Poi il Rifugio Sapienza è super attrezzato, lo scelgono tantissimi professionisti. C’è la possibilità di scegliere tra allenarsi in quota oppure scendere sul mare e salire solo per riposare. Un vulcano come l’Etna dà molte più alternative. L’altura in sé poi serve per fare una solida base di lavoro e amalgamare il gruppo. Nel fine settimana i ragazzi poi sono andati a correre per “sbloccare” le gambe e riprendere il ritmo gara».

Rosola: «I corridori li abbiamo, i soldi no»

27.04.2023
6 min
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ROMA – Il tempo che Busatto spiegasse il modo in cui lavora alla Intermarché-Wanty-Gobert – con la stagione suddivisa in periodi di carico, corse e recupero – e il pensiero è andato a quello che avrebbe fatto nella General Store-Essegibì in cui ha corso nel 2022. Quando si è saputo che sarebbe andato via, Paolo Rosola non ha fatto salti di gioia. Il tecnico del team veneto, ben consapevole della forza di Francesco, lo avrebbe tenuto volentieri. Ed è proprio da lui che partiamo per capire come mai si vada cantando questo ritornello dei giovani italiani che non saprebbero fare sacrifici e di squadre non all’altezza delle rivali europee.

«Anche qui si programma – dice Rosola fra un giro e l’altro del Gran Premio Liberazione l’anno scorso Busatto stesso ha fatto un mese senza colore per andare ai mondiali, vi ricordate? Con Marino (Amadori, cittì della nazionale U23, ndr) impostammo il discorso. E quando ci chiese la disponibilità di portarlo in ritiro a Sestriere, d’accordo col suo preparatore lo lasciammo andare. Non è vero che non si programma. Solo che la Intermarché ha 18 corridori, noi ne abbiamo 13-14 e fra loro ci sono dei primi anni che fino a giugno pensano alla scuola. Quando loro sono fermi, non posso fermare gli altri. Sono terzi e quarti anni, si devono conquistare la… medaglia per emergere».

Paolo Rosola, 65 anni, è approdato alla General Store Essegibi a giugno 2022
Paolo Rosola, 65 anni, è approdato alla General Store Essegibi a giugno 2022
Così però salta la programmazione che allinea i team europei con le squadre pro’.

E’ vero. Però c’è chi magari è partito ad allenarsi più tardi e adesso ha bisogno di correre. La programmazione va fatta sempre con criterio e con gli elementi che hai.

Quando va bene, qui ci si ferma per andare a Livigno prima del Giro e poi si corre anche tre volte a settimana…

Vero. Sono nel dilettantismo da un anno e devo ancora capire bene. La cosa che secondo me in Italia manca sono i soldi. Noi dirigenti e direttori sportivi italiani non siamo stupidi. Parlo con tutti e abbiamo tutti la stessa linea. Il fatto è che non avendo il budget delle grandi squadre, dobbiamo limitare i ritiri, dobbiamo limitare le trasferte e determinate cose. Però non gli facciamo mancare niente, i ragazzi si devono ricordare anche di questo. Le corse all’estero? Mi sta bene che si vada, ma se non ho soldi, come faccio?

Se si corresse meno, puntando però alla qualità delle corse, si riuscirebbe a risparmiare per andare all’estero?

Probabilmente sì, ma anche quello è un discorso sempre più limitato. E’ raro che si venga a correre così lontano come qui a Roma, normalmente vado a fare le gare del Veneto. Forse è vero che si corre troppo, ma se non si corre non abbiamo la possibilità di farli allenare, perché non abbiamo un budget per tenerli 10-15 giorni negli appartamenti

Alle spalle del tedesco Koch che tira, Diego Ressi della General Store chiuderà il Liberazione all’8° posto
Alle spalle del tedesco Koch che tira, Diego Ressi della General Store chiuderà il Liberazione all’8° posto
Quando eri nei professionisti che idea ti eri fatto dei ragazzini italiani?

Io ho sempre dato un’occhiata al mondo giovanile, soprattutto agli juniores. Il problema è che i corridori hanno parlato fra loro e hanno deciso che per diventare grandi bisogna andare all’estero. Mi può anche stare bene, però all’estero bisogna andarci con criterio. Sono d’accordo che l’attività deve essere programmata, ma allo sponsor delle nostre squadre, quello che ci permette di vivere, devi far vedere qualcosa. Perché se salti una domenica e poi ne salti un’altra, lui viene a chiederti come mai i corridori delle altre squadre invece corrano. E poi c’è un’altra cosa…

Quale?

Sento dire che i corridori italiani non sono considerati dai talent scout che girano le corse per conto delle grandi squadre. Ma dove sono questi talent scout? Dove sono i procuratori che vengono a tutte le corse? E quanti direttori sportivi dei pro’ vedete in giro? Qui abbiamo begli atleti, ma vanno gestiti e per gestirli ci vogliono i soldi. Ho letto il post che ha scritto Rossella Di Leo su Facebook e non dice cose sbagliate. Il guaio è che c’è la caccia a prendere gli juniores per farli passare e questo secondo me è sbagliato. Però…

Però?

Paolo Rosola è anche un genitore e vi dico che ho un figlio allievo. Se vengono a chiedermi di farlo passare quando sarà junior, sbaglio a tenerlo o lo faccio passare? Questo mi mette in difficoltà, ma non capisco perché si spinga in questa maniera per farli passare così presto.

Stefano Leali in azione al Palio del Recioto: classe 2004, è uno degli elementi che secondo Rosola meritano di essere seguiti (photors.it)
Stefano Leali in azione al Recioto: classe 2004, è uno degli elementi che per Rosola meritano di essere seguiti (photors.it)
All’estero le squadre continental nascono al servizio del professionismo, per loro è normale prendere il diciottenne e farlo lavorare solo in ottica passaggio…

Noi abbiamo un’altra tradizione, ma è vero che ci sono squadre juniores, anche grandi, che se ne fregano dei corridori e della loro formazione. Gli interessa vincere e contare le vittorie. Guardiamo anche questo. E poi guardiamo i rapporti con gli organizzatori.

Sotto quale aspetto?

Si fa fatica a fermare i corridori migliori, perché se chiami l’organizzatore e gli dici che non li porti, quello si offende e l’anno dopo non ti invita più. E già adesso, nelle gare internazionali i nostri non vengono messi alla pari degli altri. A noi ormai non pagano neanche più le spese dalla corsa. Gli stranieri arrivano un giorno prima, gli pagano l’albergo e il ristorante. Noi dobbiamo svegliare i ragazzi alle 5 del mattino, fargli mangiare la pasta e poi viaggiare per andare a correre. Non si compete alla pari quando è così.

Problemi ce ne sono, ma ci stiamo allontanando dal tema.

La programmazione è quella che fanno i professionisti e anche noi dobbiamo adattarci. Se ci sono i soldi, lo puoi fare. Se non ci sono i soldi, non lo puoi fare. Se ci sono in giro gli sponsor che vogliono vincere la corsa del paese, dobbiamo farci i conti. Io sono in una società che mi viene dietro e possiamo programmare. Solo che dobbiamo trovare i corridori giusti da far crescere. E mentre crescono e beccano qualche legnata, devo sostenerli e dirgli di non preoccuparsi, che ci sarà tempo.

Al Giro di Sicilia, Bergagna in salita accanto a Belleri: entrambi corridori continental. Rosola rivendica il calendario del suo team
Al Giro di Sicilia, Bergagna in salita accanto a Belleri: entrambi corridori continental
Busatto non aveva mai vinto, neanche da giovanissimo…

Ma aveva un obiettivo, lo ha sempre avuto. Alla fine ha capito quale fosse la via migliore e la scelta è stata giusta. Non ce l’ho con lui, ci mancherebbe, ma se fosse stato qui, anche noi avremmo potuto prenderci qualche soddisfazione.

Però magari non avrebbe fatto la Liegi…

Di certo non l’avrebbe fatta perché non ci avrebbero invitato, ma sicuramente avrebbe vinto altre corse. Abbiamo un bel calendario, anche abbastanza impegnativo. Siamo andati alla Coppi e Bartali e poi in Sicilia. Dovevamo andare in Serbia, ma abbiamo rinunciato perché non abbiamo corridori che stiano bene. Avremo altre due corse a tappe fra agosto e settembre, ma servono corridori giusti.

C’era il rischio che avendo Busatto, lo avreste spremuto puntando solo su di lui?

Non credo che lo avremmo spremuto e sono certo che si sarebbe preso delle soddisfazioni. Forse grazie a lui avremmo avuto la possibilità di trovare degli altri sponsor. In Italia l’andazzo è questo. C’è da lavorare su questi ragazzi e con la società, lavorare su tutto il mondo, però non vengano a dirmi mai più che i nostri ragazzi non fanno sacrifici.

Volchem al fianco della General Store anche nel 2023

02.03.2023
3 min
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Il 2023 della General Store-Essegibi-F.lli Curia ha preso il via lo scorso fine settimana con il doppio impegno della Coppa San Geo e della Firenze-Empoli, storiche gare di apertura in Italia del calendario gare elite/under 23. Una stagione che si annuncia lunga e impegnativa per il team con la maglia dai tradizionali colori giallo-verde-nero. 

I ragazzi guidati in ammiraglia da Paolo Rosola anche quest’anno potranno contare su un “alleato” prezioso sia in gara che in allenamento. Si tratta dell’azienda Volchem, che per il secondo anno consecutivo fornirà i propri integratori al team.

I ragazzi della General Store possono contare sull’apporto delle Energy Crunch Bar
I ragazzi della General Store possono contare sull’apporto delle Energy Crunch Bar

Un rapporto sempre più forte

La collaborazione fra Volchem e General Store-Essegibi-F.lli Curia nasce alla fine del 2021 quando i ragazzi del team hanno iniziato a provare in gara ed in allenamento barrette e gel prodotti dall’azienda veneta.

Dopo questo primo “assaggio”, nel 2022 il rapporto fra Volchem e il team guidato da Paolo Rosola si è sempre più rafforzato fino ad arrivare alla stagione attuale con la recente conferma della collaborazione anche per l’anno 2023.

Prima del via della Coppa San Geo si sono riempiti le tasche con i prodotti Volchem, la corsa era lunga ed impegnativa
Prima del via della Coppa San Geo si sono riempiti le tasche con i prodotti Volchem, la corsa era lunga ed impegnativa

Il meglio di Volchem

Come abbiamo avuto modo di raccontare attraverso i nostri articoli, Volchem è da sempre specializzata nella produzione e nella distribuzione di alimenti rivolti alla massimizzazione dell’attività sportiva e alla valorizzazione del quotidiano benessere fisico. Tutti i prodotti Volchem vengono elaborati seguendo gli standard di qualità e affidabilità più moderni. Nel realizzare i propri integratori l’azienda dedica massima attenzione alle materie utilizzate.

In tutti gli appuntamenti che verranno affrontati nel corso della stagione appena iniziata gli atleti della General Store-Essegibi-F.lli Curia potranno dunque contare sul prezioso supporto di Volchem, che metterà a disposizione del team barrette, gel, maldodestrine e tanti altri prodotti specificamente concepiti per l’attività agonistica. 

Tra i prodotti già utilizzati lo scorso anno e confermatissimi anche per il 2023 troviamo la barretta energetica Promeal Energy Crunch, i gel della linea Energen, le maltodestrine Maltovis e il reidratante salino Isodrink.

Non solo barrette e gel, ma anche Isodrink per una migliore idratazione
Non solo barrette e gel, ma anche Isodrink per una migliore idratazione

Soddisfazione reciproca

La conferma della collaborazione fra Volchem e General Store-Essegibi-F.lli Curia è stata accolta da entrambe le parti con notevole soddisfazione. Come testimoniano le prime dichiarazioni di Andrea Volpato, responsabile marketing dell’azienda veneta: «Siamo felici di rinnovare anche per questa stagione la collaborazione con la squadra. Volchem fin dagli inizi dell’attività, oltre trent’anni fa, ha sempre avuto un occhio di riguardo per i ciclisti, ottenendo i massimi risultati sportivi come la vittoria del Giro d’Italia con Gilberto Simoni. E’ per noi, quindi, un piacere e una grande soddisfazione poter offrire i nostri migliori integratori ai ragazzi per aiutarli a raggiungere gli obiettivi prefissati».

Alle parole di Andrea Volpato hanno fatto seguito quelle di Paolo Rosola, direttore sportivo della General Store-Essegibi-F.lli Curia. «Siamo molto felici del prosieguo di questa partnership – ha detto – ringraziamo Volchem per aver deciso di rinnovarci la propria fiducia. “Per un atleta l’alimentazione in corsa è fondamentale e poter contare su prodotti di questa qualità sarà, sicuramente, un grande valore aggiunto per i nostri ragazzi. Non vediamo l’ora di affrontare insieme le avventure agonistiche che ci attenderanno».

Volchem