GP Industria e Artigianato 2025, Filippo Fiorelli in azione in salita

Ancora pochi chilometri e inizierà la nuova vita di Fiorelli

09.10.2025
7 min
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«Allora, io personalmente – dice Fiorelli – quando ho saputo di questa cosa qui, quando comunque ho avuto la certezza, l’ho detto solo a mia mamma, mio nonno, mia nonna, mio papà e la mia ragazza. Perché quando Paolo (Alberati, ndr) mi ha chiamato, eravamo a tavola e quindi c’erano tutti. Altrimenti non lo dicevo neanche a loro. Non perché volessi tenere la cosa nascosta, però non volevo rimanerci male, se magari non fosse andata a buon fine. E poi appunto perché non volevo far sapere nulla prima della firma».

Filippo Fiorelli alla Visma-Lease a Bike inizialmente è stato una sorpresa per tutti. Se il criterio per cambiare squadra è il numero delle vittorie, l’arrivo in Olanda del siciliano poteva sembrare immotivato. Ma Alberati ci ha raccontato quali siano stati i parametri in base ai quali il suo profilo sia stato ritenuto interessante. Per questo toccherà togliersi il cappello per la capillarità dell’osservazione e la capacità di leggere nelle corse quel che l’ordine di arrivo non racconta.

Pinarello alla Israel-Premier Tech, Fiorelli alla Visma-Lease a Bike: Reverberi promuove sempre ottimi talenti
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Gran Piemonte e Lombardia

Oggi il Gran Piemonte e sabato il Lombardia, anche se il percorso non è dei più adatti alle sue caratteristiche. Dovrebbero essere queste le ultime corse con la maglia della VF Group-Bardiani che nel 2020 lo prese a 26 anni dalla Gragnano di Marcello Massini. Oggi probabilmente una storia come la sua sarebbe irripetibile.

«Cercherò di fare del mio meglio in queste ultime gare – dice – perché questa è stata la sola squadra che abbia creduto in me. Cercherò di onorarla sino alla fine, facendo tutto il possibile per andarmene lasciando un buon ricordo. Mi dispiace perché dopo Plouay mi sono ammalato, proprio quando c’era ancora qualche gara adatta a me, specialmente in Italia, e non sono riuscito a essere competitivo come avrei voluto».

Bicicletta De Rosa, Filippo Fiorelli 2025, Vf Group Bardiani
In 6 anni con i Reverberi, Fiorelli ha corso su Guerciotti, MCipollini e dal 2023 su bici De Rosa. In futuro sarà Cervélo
Bicicletta De Rosa, Filippo Fiorelli 2025, Vf Group Bardiani
In 6 anni con i Reverberi, Fiorelli ha corso su Guerciotti, MCipollini e dal 2023 su bici De Rosa. In futuro sarà Cervélo
Eri a pranzo dai nonni e di colpo la notizia è esplosa…

Di colpo, Paolo mi ha detto di avvisare tutti, perché stava per venire fuori tutto. Solo a quel punto ho creduto che fosse vero. La reazione dell’ambiente? Magari a qualcuno avrà dato anche fastidio (dice ridendo, ndr), ma i più mi hanno fatto i complimenti: te lo meriti, dopo tanto tempo, bravo…

Che corridore è il Fiorelli che va nel WorldTour e non in una squadra qualsiasi?

Dove posso arrivare non lo so, perché ogni anno vedo sempre dei miglioramenti. Sia a livello di numeri sia anche a livello dei piccoli risultati che faccio. E anche nei test, quando mi provo sulle salite giù a casa, vedo che comunque si migliora sempre. E forse adesso, con questo ulteriore salto di qualità, salirò un altro gradino.

Ti aspetti che in Olanda ti cambino completamente la preparazione?

Sì. Ho visto gente che andava più o meno come me, corridori con caratteristiche simili alle mie, che sono andati in quella squadra e tra il nuovo preparatore, il nutrizionista e la cura estrema dei dettagli hanno fatto dei miglioramenti che sono anche alla mia portata. Quando abbiamo parlato, mi hanno fatto l’esempio di Laporte. Lui era già in una grande squadra come la Cofidis, ma alla Visma ha fatto un altro salto di qualità.

Tirreno Adriatico 2025, Filippo Fiorelli sotto la piogggia nella tappa di Colfiorito
La pioggia e i climi da Nord non disturbano troppo Fiorelli: qui nella tappa di Colfiorito alla Tirreno, chiusa al 7° posto
La pioggia e i climi da Nord non disturbano troppo Fiorelli: qui nella tappa di Colfiorito alla Tirreno, chiusa al 7° posto
Il sogno era di passare in una WorldTour, però forse non ti aspettavi tanto?

Adesso che sono più dentro, perché mi hanno già dato la bici, sono andato in Olanda a fare le visite mediche, la biomeccanica e tutto il resto, comincio davvero a crederci. Però se all’inizio dell’anno qualcuno mi avesse detto che dopo il Giro d’Italia mi avrebbe contatto la Visma, lo avrei preso a schiaffi. Avrei pensato che mi stesse prendendo in giro. Questo non significa che la VF Gorup-Bardiani abbia meno degli altri, però in quella squadra c’è tutta un’altra logistica, un’altra dimensione. Quando da dilettante passi professionista, ti sembra tutto nuovo. Quando da una professional passi nella WorldTour, succede la stessa cosa. E io pensavo che qualcosa avrei trovato.

Non c’era una squadra dei sogni?

C’erano tante chiacchiere. Durante il Giro ho parlato con altre squadre, però non c’è mai stata una parola conclusiva. Erano tutti in attesa, ma di cosa? Sul piano dei risultati non è che mi potessi inventare chissà cosa. Avrei potuto vincere una tappa da qualche parte, però non avrebbe aggiunto niente. Dopo sei anni che sono professionista, si è capito il corridore che sono. Quindi pensavo: se qualcuno vuole puntare su di me, si faccia avanti.

Comunque diciamo che il 2025 era l’anno giusto per il salto?

Dopo il Giro, con Paolo avevamo deciso fare un punto nella situazione. Quattro giorni dopo la tappa di Roma, mi pare proprio il giovedì, ci siamo sentiti. Avevo mandato l’accesso di Training Peaks alla Alpecin, che sembrava interessata e Paolo in effetti me lo aveva confermato con un messaggio. Non mi ricordo che cosa stessi facendo e siamo rimasti che ci saremmo sentiti meglio il giorno dopo. Invece, dopo venti minuti, mi chiama e mi dice: «Oh, guarda che ti prendono!».

Giro d'Italia 2023, Filippo Fiorelli e Mark Cavendish sul traguardo di Roma
Fiorelli terzo a Roma nel 2023, dopo Cavendish e Kirsch: sembrava l’ultimo trionfo di Mark, che invece nel 2024 batté il record di Merckx al Tour
Filippo Fiorelli e MArk Cavendish sul traguardo di Roma al Giro d'Italia del 2023
Fiorelli terzo a Roma nel 2023, dopo Cavendish e Kirsch: sembrava l’ultimo trionfo di Mark, che invece nel 2024 batté il record di Merckx al Tour
E tu?

E io pensavo che parlasse della Alpecin. Invece lui mi dice che è la Visma. E da lì è successo quello di cui si è già parlato. Mi hanno contattato la settimana dopo il Giro e ho firmato il contratto a inizio agosto. Nel mezzo ci sono state da fare tutte le cose che chiedono quando un corridore arriva da loro.

Ti immaginavi che sapessero chi è Filippo Fiorelli?

Di sicuro ho sempre fatto tante corse in cui c’erano anche loro. Anche negli anni passati, quando ho fatto quinto a Plouay ed ero ancora un terzo anno. Quando ho fatto terzo a Roma nel 2023 e terzo a Sestola due anni prima. Nel mio piccolo sono sempre stato presente negli ordini di arrivo, tranne quando magari stavo male e dovevo correre per forza. Però sapevo o speravo che qualcuno prima o poi se ne sarebbe accorto. Anche quest’anno al Giro d’Italia, nella tappa di Asiago. C’è mancato un solo secondo che riprendessimo Stork e a quel punto ci sarebbe stato in palio il secondo posto. Però non pensavo minimamente che una squadra del genere fosse interessata a me.

Una squadra del genere?

Queste sono di un’altra categoria rispetto al WorldTour, non è una WorldTour semplice. Quindi non pensavo minimamente che questo genere di squadra mi seguisse con tanta attenzione.

Fiorelli è molto legato alla Sicilia e alle sue tradizioni. Restaurare carretti con suo nonno è uno dei passatempo preferiti
Fiorelli è molto legato alla Sicilia e alle sue tradizioni. Restaurare carretti con suo nonno è uno dei passatempo preferiti
Si è parlato di dare supporto a Brennan e Van Aert nelle classiche: hai le idee chiare su cosa farai?

No, perché finora abbiamo parlato solo delle visite e della bici, che è a casa nella sacca e la tirerò fuori quando si tratterà di ripartire. Mi ha contattato il nuovo preparatore, Espen Aareskjold che è norvegese. Però a livello di programma e di preparazione che dovrò fare non so ancora niente. Ci vedremo la prossima settimana prima di andare un po’ in vacanza.

E Marcello Massini che cosa ha detto?

Marcello era contentissimo (Fiorelli sorride davvero tanto, parlando del primo mentore, ndr). Lui conosce davvero le potenzialità e il lavoro che c’è dietro. E’ contento per la squadra in cui andrò, dove forse potrò tirare fuori anche qualcosa di meglio. Lo ripeto, qui con i Reverberi facciamo tutto al massimo possibile. Se mi guardo indietro, mi hanno sempre messo a disposizione tutto. Sono arrivato fin qui sempre grazie a loro, che hanno creduto in me e mi hanno guidato sin dal 2020. Per questo andrò volentieri anche al Lombardia. E poi forse la mia stagione sarà finita. 

Visconti, Alberati, le strade di Scarponi e tre giorni al Natural Village

11.09.2025
5 min
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L’appuntamento è il 18 settembre al Natural Village Resort di Porto Potenza Picena, sulla sponda adriatica della provincia di Macerata. Davanti c’è il Conero, alle spalle la valle del Chienti che risale fino agli avamposti dei Monti Sibillini. E’ qui che Giovanni Visconti e Paolo Alberati hanno dato appuntamento ai loro amici e a quanti vorranno diventarlo per la prima Natural Bike Experience, nel weekend che annuncia la 5MILA Marche.

Loro base sarà il Natural Village Resort, ma le attività si svolgeranno sulle strade che hanno visto centinaia di sfide fra grandi campioni. Sui famosi muri marchigiani. E le salite in cui diede i primi colpi d’ala l’Aquila di Filottrano: Michele Scarponi. Si pedala e si parla, come nei ritiri delle squadre, che la mattina si allenano e il pomeriggio stanno insieme.

«Le corse da queste parti passano spesso – ricorda Visconti – penso alla Tirreno-Adriatico, ma anche al Giro. Il muro di Montelupone sta a una decina di chilometri. Mi ricordo una Tirreno-Adriatico in cui venni ripreso da Scarponi a poche centinaia di metri dall’arrivo. Oppure mi viene in mente una partenza di tappa del Giro dai piedi del Conero. Partimmo subito in salita e a tutto gas».

Alberati e Visconti svolgono già da tempo stage di questo tipo sull’Etna con grande successo
Alberati e Visconti svolgono già da tempo stage di questo tipo sull’Etna con grande successo

Sulle strade della Tirreno

Il primo giorno, colazione insieme e poi via pedalare (insieme e a lungo) sul percorso della gran fondo organizzata da Andrea Tonti. Il sabato uscita più blanda verso le meraviglie del Monte Conero. La domenica chi vuole potrà partecipare alla gran fondo, pagando di meno, insieme ad Alberati. Visconti invece accompagnerà gli altri fino ai piedi della salita di Sassotetto.

«Strade che ricordo bene – ammette il tre volte campione italiano – anche perché in quelle tappe ero sempre protagonista. Andavo in fuga oppure me le giocavo nel finale. Mi ricordo la Tirreno-Adriatico del 2008, l’arrivo di Castelfidardo che dista una ventina di chilometri. Vinse Freire su Pozzato, poi Di Luca e io arrivai quarto. Come mi ricordo l’arrivo di Macerata nel 2011, vittoria di Evans e io secondo, ma fu Nibali a riportare sotto i primi, sennò chi può dire… Mentre pedaliamo, io racconto. Si parla, si ride e anche lì vengono fuori aneddoti, rifacendo le strade dove sono passato. Racconto un momento di gara, è bello anche questo. Poi c’è qualcuno a cui piace essere un po’ più agonista, allora magari va avanti e lo rivediamo in hotel. Però la maggior parte si ferma ad ascoltare e prende la pedalata come va presa, come vorremmo che venisse presa».

Al passo delle risate di Scarponi

Fra Visconti e Nibali c’è sempre stata la ruggine giusta, quella che per anni ha alimentato una rivalità divertente e divertita. Il primo a riconoscere la grandezza del secondo e il messinese sempre pronto a rintuzzarne gli attacchi. Ma da quelle parti, nei pomeriggi di aneddoti e racconti, si parlerà anche di Michele Scarponi. Filottrano dista una quarantina di chilometri.

«Se vogliamo fare un paragone – sorride Visconti – le strade che troveremo sono gioiose e con mille cambi di umore come Michele, che in realtà aveva sempre il sorriso anche quando era giù di morale. Quei muri sono stati il teatro degli scatti di Michele, delle sue risate e le sue battute. Parliamo anche di questo e delle mie esperienze di corridore in tema di allenamento e alimentazione. E mi accorgo dello stupore nel sentire come un professionista, davvero pochi anni fa, potesse fare cose in realtà sbagliate rispetto a quelle che si fanno ora».

Il Natural Village Resort si trova a Porto Potenza Picena, nella provincia di Macerata. Offre casette in legno con ogni comfort possibile
Il Natural Village Resort si trova a Porto Potenza Picena, nella provincia di Macerata. Offre casette in legno con ogni comfort possibile

Morsi di un ciclismo più umano

Il ciclismo è cambiato e sarà divertente, nei piccoli dibattiti che Alberati e Visconti terranno nel pomeriggio, rendersi conto di come il mondo dello sport sia cambiato. E come oggi siano molto più evoluti gli amatori rispetto a chi faceva il professionista anche pochi anni fa.

«Facevamo la vita – ammette Visconti – ma tutto l’opposto per l’integrazione, l’aerodinamica e tutto quello che riguarda il mestiere, compresi gli allenamenti. Ai partecipanti piace molto ascoltare di queste esperienze, attraverso cui si capisce ancora di più quanto tutto sia cambiato all’improvviso».

Nelle pedalate con Visconti, si parla, si narrano aneddoti e si forma il gruppo
Nelle pedalate con Visconti, si parla, si narrano aneddoti e si forma il gruppo

Tre pacchetti modulabili

L’appuntamento è per la sera del 18 settembre, che è di giovedì. Un primo briefing e poi dal giorno dopo si comincerà a pedalare e raccontare. Intanto si annuncia il 10 per cento di sconto sui prezzi indicati sul sito, che partono da 100 euro per l’esperienza giornaliera, 395 euro per due notti e tre giorni, 470 euro per il periodo completo, con tre notti.

Il periodo è particolare, tanti hanno ripreso a lavorare e proprio per questo è prevista la possibilità di frazionare il soggiorno. Però le strade meritano e anche la capacità di racconto di Visconti e Alberati, daranno quel tocco di originalità che renderà il soggiorno un forziere di emozioni.

Natural Village Resort

Fiorelli alla Visma, una storia di competenza e stupore

27.08.2025
8 min
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E’ maggio quando Fiorelli, che è in scadenza di contratto e ambisce a una squadra più grande, si rivolge scocciato ai suoi agenti. Possibile che nessuno si sia fatto avanti? Se le cose stanno così, li scuote, dovrò cercarmi un altro procuratore. Filippo ha trent’anni ed è arrivato tardi al ciclismo, ma senza offerte, lo scenario più plausibile sarebbe quello di rimanere con il VF Group-Bardiani.

«Parlare a quel modo – ricorda Paolo Alberati, che lo segue con Maurizio Fondriest – è stato il suo modo legittimo di mettere pressione, lo capisco. L’ho seguito per quattro anni, ha dei valori altissimi e non ho mai capito come mai nessuno si fosse interessato a lui. Gli piace allenarsi, essere preciso, alzarsi la mattina presto. C’era il problema del peso. Pesava 71-72 chili e, per fare il velocista, sarebbe dovuto arrivare a 74. Così abbiamo deciso di ricercare il Fiorelli che avevamo conosciuto dilettante con Massini. Quello che arriva nei gruppetti ristretti e in una volata di 30-40 può fare podio, ma per riuscirci sarebbe dovuto scendere a 66 chili. Sennò rischiava di non essere carne né pesce. C’è voluto un po’ per digerire il concetto, ma alla fine ci siamo arrivati».

Marcello Massini è stato il primo a credere in Fiorelli, prendendolo nei dilettanti e portandolo fra i pro’
Marcello Massini è stato il primo a credere in Fiorelli, prendendolo nei dilettanti e portandolo fra i pro’
Quindi inizia l’estate e non ci sono proposte. Che cosa succede?

Erano due anni che lo proponevamo all’Astana, alla Alpecin, al Bahrain. Al Giro di quest’anno, la Cofidis dice di trovarlo interessante. Parliamo con Vasseur e dice che mercoledì avrebbe mandato la proposta contrattuale. Sono passate sette settimane fa e non è mai arrivato nulla. E Filippo dice di essere stato contattato da altri procuratori. Che cosa potevo rispondergli?

Già, che cosa gli dici?

Che come amico sarei contento di saperlo felice con un contratto firmato, piuttosto che con me e ancora scontento. Per cui gli chiediamo di darci sino a giugno e se non arriva nulla, liberi tutti e amici come prima.

E cosa avete fatto mentre lui correva il Giro?

Abbiamo chiesto alla Alpecin, che ancora non aveva risposto. Ma visto che eravamo appena stati in Olanda per portargli Segatta: perché non chiedere alla Visma anche per Fiorelli? Alla peggio avrebbero detto di no.

Alberati aveva già portato il giovane Segatta alla Visma Development: perché non tentare con Fiorelli?
Alberati aveva già portato il giovane Segatta alla Visma Development: perché non tentare con Fiorelli?
E cosa succede?

Onestamente ci sembrava una cosa un po’ troppo grande, però ugualmente scrivo a Robbert De Groot, responsabile del devo team. Gli dico che abbiamo un solo corridore in scadenza e si chiama Filippo Fiorelli: può interessarvi? E lui mi risponde in un attimo e mi stupisce: «Davvero – dice – Fiorelli è vostro? Allora guarda, ti faccio chiamare da Grischa Niermann, perché di Fiorelli abbiamo parlato anche noi».

Te l’aspettavi?

Secondo voi? Ero a Palermo a fare studio e chiamo Filippo, dicendogli che la Visma è interessata e lui mi manda subito a quel paese. Dice che parlo a quel modo solo per tenerlo tranquillo e così gli mando lo screen dei messaggi in cui Niermann mi scriveva che avrebbe chiamato alle 10. Ero in macchina tra Palermo e Termini Imerese e il telefono squilla davvero. Riconosco il numero che mi ero fatto mandare per registrarlo, perché poteva essere un call center e non avrei risposto, e così mi fermo. Niermann mi dice che gli interesserebbe fare una call. Che stanno andando al Delfinato, ma il giorno che fosse finito, se gli avessi dato l’okay, avremmo fatto la call. Non nascondo che in quel momento, prima di ripartire con la macchina, mi è venuto il magone.

Perché?

Era il compimento di un processo di crescita di un dilettante siciliano, che più a sud d’Italia non poteva essere, nel quale abbiamo creduto. Ci ho lavorato prima insieme a Marcello Massini, poi mettendoci del mio per quello che riguardava l’allenamento, cercando di tenerlo in piedi quando le cose non andavano benissimo. E poi cedendolo, perché passando alla Vf Group-Bardiani sarebbe stato seguito da altri allenatori. E quando alla fine il processo è giunto a questo epilogo, sinceramente per me è stato un sogno diventato realtà.

Enrico Battaglin, Santa Ninfa, Giro d'Italia 2018
Prima di Fiorelli, anche Battaglin aveva lasciato la Bardiani per arrivare alla allora Lotto-Jumbo. Qui nel 2018 vince al Giro
Prima di Fiorelli, anche Battaglin aveva lasciato la Bardiani per arrivare alla allora Lotto-Jumbo. Qui nel 2018 vince al Giro
Riparti e cosa fai?

Chiamo Filippo, urlando. Lui era con suo nonno che gli chiedeva se fossi matto e se lo stessi prendendo in giro. Invece era tutto vero e la mattina dopo il Delfinato, alle 11, mi chiama Niermann per fissare la famosa call per il pomeriggio.

Che cosa vi siete detti?

E’ la cosa più incredibile. Ci ritroviamo con Filippo, Maurizio, Niermann e il loro responsabile dei dati, che si chiama Patrick Boe. Proprio lui ci chiede se possa condividere il suo schermo e apre un Power Point con l’immagine di Filippo in maglia ciclamino del Giro d’Italia, con il logo Visma e un file con tutti i suoi dati. Come si fosse allenato fino a quel momento. Come dovrebbe allenarsi secondo loro. Il grafico del peso che ha avuto negli ultimi anni. Del fatto che è il terzo corridore che cade meno in tutto il WorldTour. Non so se lo abbiano fatto con l’intelligenza artificiale, ma avevano la statistica di quanti corridori cadano nel WorldTour. E a Filippo dicono che lui è uno di quelli che non cade mai e questo è importante.

Ovvio, ma perché?

Gli dicono che per il lavoro che gli chiederanno, cioè tenere davanti Matthew Brennan e Van Aert in situazioni molto complicate, uno che arriva davanti, non cade mai ed è anche efficace, a loro farebbe molto comodo. Poi, relativamente ai dati, gli dicono che nello sprint di 5 secondi, massimo nel minuto, hai dei valori molto vicini ai migliori sprinter al mondo, ma non è fra i top 10. Nelle critical power dei 5, 10, 20 e 60 minuti, ha dei valori molto vicini a degli ottimi scalatori, ma ovviamente non è uno scalatore. «Per cui – gli dicono – il tuo è il profilo perfetto per un uomo che deve supportare i campioni nelle classiche. Atleti che magari sono un po’ più veloci di te, ma meno resistenti. Puoi essere buono anche per un Vingegaard. Tu non puoi essere uno scalatore, ma puoi portarlo nel punto in cui comincia la salita».

E’ stato Niermann, qui in bici con Van Aert, a contrattare con Alberati per l’arrivo di Fiorelli
E’ stato Niermann, qui in bici con Van Aert, a contrattare con Alberati per l’arrivo di Fiorelli
Lui cosa faceva?

Lui ascoltava e loro hanno continuato. «Sei disponibile – gli hanno chiesto – ad accettare questo ruolo nel quale ti lasceremo la libertà in alcune gare come Harelbeke o la Freccia del Brabante?». Poi gli hanno chiesto quale fosse la corsa dei suoi sogni e quando Filippo ha risposto che è la Sanremo, hanno sorriso. «Questo sogno – gli hanno detto – bisogna rimandarlo, perché la Milano-Sanremo dovrebbe vincerla Wout».

Patti chiari e amicizia lunga…

Amicizia di due anni, per l’esattezza, fino al 2027. Però abbiamo fatto una call successiva perché volevano essere convinti che avesse compreso il ruolo e non pensasse di andare alla Visma per fare lui il capitano. «Quando ho detto che mi piacerebbe vincere – gli ha detto Filippo – intendevo che vorrei essere parte di un processo di vittoria. Finora, nelle mie squadre, non ero all’altezza di vincere contro i corridori WorldTour e non avevo compagni di squadra così forti da aiutare a vincere. Abbiamo sempre corso per ottenere il miglior risultato possibile e sostanzialmente per fare punti. Mi piacerebbe fare lo step in più, essere parte di un ciclismo che costruisce un progetto per vincere». L’inglese di Filippo non è ancora il massimo e bisognava che questo concetto fosse chiaro.

E loro?

Hanno capito. Hanno sottolineato che sarà un ingranaggio importante in questo processo di vittoria. Che alcune volte avrà la responsabilità di vincere senza tirare per nessuno, ma la maggior parte delle corse le dovrà fare accanto a Van Aert e a Brennan.

Fiorelli lascia la squadra dei Reverberi dopo 7 anni di ottima gavetta: qui assieme a Magli
Fiorelli lascia la squadra dei Reverberi dopo 7 anni di ottima gavetta: qui assieme a Magli
Non hanno chiesto altro?

Hanno voluto visionare tutti gli anni del passaporto biologico e per fornirglieli Filippo in persona ha dovuto richiedere un processo di disclosure legato alla privacy. Hanno verificato questi 47 test, cui avevo aggiunto un file pdf in cui avevo annotato un’altra trentina di esami dal 2017 a 2019, quando Filippo era passato con Reverberi. Era un passaporto biologico interno, perché Bruno si chiedeva come mai Filippo andasse forte a 24 anni e prima non ce ne fosse traccia. E io gli rispondevo che non aveva fatto gli juniores e a 18 anni passava il tempo a giocare con il motorino e davanti al distributore delle bibite e dei Kinder.

Tutto chiaro, non restava che firmare?

Praticamente sì, anche se nel frattempo un’altra squadra ha fatto arrivare la proposta di un biennale. Ma a quel punto Filippo ha preferito la Visma, che offriva una bella tabella premi, che però abbiamo chiesto di rimodulare.

In che modo?

Era bello che prevedessero dei premi in caso di sua vittoria, anche per la vittoria della Sanremo. Ma ho detto a Niermann: «Se Filippo deve essere parte dell’ingranaggio e lavorare per i compagni, perché non immaginare una tabella premi basata sulle loro vittorie?». Lui ci ha riflettuto e ha detto che ne avrebbe parlato con Richard Plugge, il grande capo. Due ore dopo mi hanno dato una tabella premi in cui si tiene conto della vittoria del capitano, un tot a vittoria. E’ chiaro che a quel punto ti butti nel fuoco. Così abbiamo creato questo buon contratto per cui Filippo prende certamente meglio di quello che guadagna ora e hanno lasciato dentro anche i premi in caso di vittoria, che non guastano mai.

Giro d’Italia 2025, Fiorelli si piazza ottavo ad Asiago, dopo essere stato in fuga per tutto il giorno
Giro d’Italia 2025, Fiorelli si piazza ottavo ad Asiago, dopo essere stato in fuga per tutto il giorno
E adesso?

Parte questa nuova avventura, che è già iniziata con l’iscrizione al corso d’inglese e con il training camp in altura sull’Etna, perché vuol chiudere bene la stagione. A fine mese ci sarà la Bretagne Classic, una delle corse in cui lo hanno notato per la prima volta. Nel 2022 vinse Van Aert e lui arrivò quinto, primo dei non WorldTour. Al di là dei numeri, hanno capito il valore di Filippo nella tappa di Asiago al Giro, vinta da Carlos Verona. Era in fuga dal mattino, l’hanno staccato perché c’erano delle salite lunghe. Davanti sono rimasti in sette e lui alla fine ha vinto la volata del gruppetto in cui c’era Van Aert, arrivando ottavo. Ha dimostrato di essere un corridore di fondo. E adesso si apre una parte di carriera che nessuno si sarebbe potuto aspettare, forse neanche lui. La carriera di uno che fino a ventiquattro anni era dilettante in Toscana e fino a vent’anni neanche correva in bicicletta.

Segatta alla Visma, per Alberati un punto di partenza

21.06.2025
6 min
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Dal prossimo anno Fabio Segatta (in apertura, Photors) sarà uno dei ragazzi del devo team della Visma-Lease a Bike. Il trentino approda a uno dei principali team del WorldTour senza aver mai vinto una corsa e la cosa suona apparentemente strana. Eppure parliamo di un corridore che ha una particolare capacità, quella di esserci sempre nei momenti che contano. Non a caso è finito nella top 10 nel 90 per cento delle corse disputate quest’anno, a prescindere da percorsi, climi atmosferici, tattiche e non è certo cosa comune.

Segatta insieme al suo preparatore Paolo Alberati, che lo ha portato in Olanda
Segatta insieme al suo preparatore Paolo Alberati, che lo ha portato in Olanda

Gibo Simoni garantisce per lui

Volevamo saperne di più, così abbiamo chiamato il suo preparatore Paolo Alberati che ci ha aperto un mondo perché la storia di Segatta e del suo ingaggio è qualcosa che riguarda un po’ tutto il ciclismo attuale: «Io lo seguo dallo scorso ottobre – racconta – vedevo gli ordini di arrivo dello scorso anno e notavo che la sua presenza c’era molto spesso. Oltretutto è un trentino come il mio amico Simoni al quale Maurizio Fondriest, con cui collaboro, ha chiesto subito lumi su questo ragazzo e GIlberto gli ha dato molte rassicurazioni sul suo valore. Così l’ho chiamato per fare un test gratuito e capire con chi mi trovassi davanti e sono rimasto sbalordito dai dati.

«Fabio è un ragazzo di 1,84 con un fisico asciutto, magro ma tonico. Io pensavo di trovarmi di fronte a uno scalatore, i suoi dati mi davano buoni riscontri in tal senso, ma erano quelli sull’esplosività che erano straordinari, da velocista puro. Gli ho chiesto se avesse mai fatto volate e mi ha detto di no, se aveva paura e mi ha detto ancora di no, così ha cominciato a buttarsi dentro e i risultati si sono visti subito. Uno che in salita non lo stacchi e in volata se la gioca è una vera rarità, che fa gola a tanti…».

Durante i test, Segatta ha mostrato inconsueti valori relativi all’esplosività per uno scalatore
Durante i test, Segatta ha mostrato inconsueti valori relativi all’esplosività per uno scalatore

Sui muri fiamminghi non lo stacchi…

Alberati si è fatto quindi un’idea precisa su che corridore sia, ma non solo lui: «Io penso che sia l’ideale per le classiche, uno che sul Kwaremont è in prima linea e non cito questo muro a caso perché è andato a correre nel GP Harelbeke di categoria e per due volte su quel muro è transitato tra i primissimi. Mi aspettavo di vederlo nell’ordine di arrivo, ma poi è caduto all’ultima curva e i sogni sono svaniti, ma la sua prestazione non è sfuggita a chi c’era.

«Pochi giorni dopo infatti ci hanno contattato i dirigenti della Visma-Lease a Bike e il loro interesse era tangibile, tanto è vero che ci hanno pagato il viaggio verso ‘s-Hertogenbosch. Ci hanno immerso nella loro straordinaria realtà, con il palazzo diviso per piani in base alle squadre (WorldTour uomini, donne, devo team). Hanno fatto un bike checking a Fabio e anche loro sono rimasti stupiti: loro hanno un particolare software che analizza le stagioni su trainingpeaks e distingue le prestazioni fra resistenti ed esplosivi. Segatta era esattamente nel mezzo e questo per loro è un valore enorme. Tanto è vero che ci hanno subito fatto un’offerta per due anni e non c’è voluto molto per accettarla…».

Nelle stanze della Visma-Lease a Bike, davanti alle foto di tanti campioni. Dal 2026 ci sarà anche lui
Nelle stanze della Visma-Lease a Bike, davanti alle foto di tanti campioni. Dal 2026 ci sarà anche lui

Un corridore davvero completo

Parliamo quindi di un ragazzo che spicca per la sua duttilità: «E’ uno che sa correre su ogni percorso, in salita come in pianura. Anche all’Eroica si è distinto, ma ha anche una bella capacità di fare gruppo, di essere parte di un team e questo dai responsabili dell’Unione Sportiva Montecorona me l’hanno confermato. E’ uno che va forte anche a cronometro. Molti mi chiedono: perché allora non vince? Io rispondo che preferisco che prenda aria in faccia, che sia davanti, che sia sempre nel vivo dell’azione piuttosto che guadagnare vittorie, poi se arrivano meglio ancora, ma non è fondamentale».

Uno così però non rischia di essere un piazzato, che fa punti, ma non vince e quindi resta nel gruppo di una squadra di spicco, relegato a ruoli di contorno? «Faccio mia la risposta di Pellizzari: non mi sembra che un direttore sportivo freni un ciclista che mostra di avere i mezzi per emergere. E’ così anche per Fabio, ne siamo sicuri. Mettiamo in chiaro un punto: il vero cammino di Fabio inizierà il prossimo anno, quando si troverà in quel consesso, dove dovrà dimostrare pian piano quel che vale. Ora deve lavorare in quella funzione, per questo i risultati di quest’anno hanno un valore relativo».

L’ultima vittoria del trentino è stata nel 2024 al Trofeo Commercio Industria e Artigianato (foto team/Facebook)
L’ultima vittoria del trentino è stata nel 2024 al Trofeo Commercio Industria e Artigianato (foto team/Facebook)

Un lavoro appena iniziato

Ma dal prossimo anno, quando Segatta sarà in un team dove ci saranno propri preparatori, con un contratto di due anni, che apporto potranno dare Fondriest e Alberati? Il loro lavoro è finito nei suoi confronti? «Finito? E’ appena cominciato. Possiamo anche mettere le carte in tavola: noi prendiamo una commissione del 5 per cento sui suoi contratti futuri, ma per ora non prendiamo nulla. Abbiamo fatto anche noi un investimento,, quindi significa che continueremo a seguirlo, con un contatto stretto. Non so se ricordate il film “Jerry McGuire” con Tom Cruise che seguiva un giovane talento del football americano. Per noi è così, se Segatta cresce, è nostro interesse ma perché avvenga dobbiamo stargli vicino».

Farlo passare in un team italiano sarebbe stato più semplice? «No, la realtà per un team italiano professional è lo stesso, è proprio il ciclismo che funziona così come un vero sport di squadra. Un procuratore deve seguire tantissime cose, anche della vita di tutti i giorni come una trasferta, una visita medica. E’ il nostro lavoro».

Lo sprint al Giro del Friuli. Su 16 gare quest’anno, il trentino è andato in Top 10 ben 13 volte (foto team/Facebook)
Lo sprint al Giro del Friuli. Su 16 gare quest’anno, il trentino è andato in Top 10 ben 13 volte (foto team/Facebook)

Esplosività enorme e particolare

Prima si parlava di Simoni e chiaramente, essendo Segatta trentino, il riferimento a Gibo viene naturale. Che differenze ci sono? «Simoni era uno scalatore puro, ma aveva la legnata in salita, lo scatto bruciante. Fabio ha un tipo di esplosività diversa. Ad esempio il suo VLA Max è 0,55, Simoni aveva, presumo, lo 0,3. Io conoscevo perfettamente il suo preparatore Camorani che è stato un mentore per me. Segatta può emergere dappertutto, deve solamente imparare e prenderne coscienza. Noi l’aiuteremo in questo».

Premio Cesarini: buona la prima. Alberati ci spiega nel dettaglio

10.12.2024
6 min
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Dopo averne parlato qualche tempo fa in occasione del suo lancio, torniamo sul Premio Francesco Cesarini, la challenge che vedeva i migliori juniores e allievi di secondo regionali sfidarsi sulla piattaforma MyWhoosh, nel Teatro Stella di Spoleto. Il premio in palio era una settimana in Spagna con la  UAE Emirates di Pogacar.

Ebbene, ora che tutto si è concluso, vogliamo sapere come è andata, non solo chiaramente del vincitore, il laziale Pietro Scottoni, ma proprio cosa ci ha detto questo evento totalmente innovativo. E per questo abbiamo di nuovo chiesto a Paolo Alberati, direttore tecnico della “e-manifestazione” in onore all’ex pro’ umbro, Francesco Cesarini prematuramente scomparso. Un evento, lo ricordiamo, organizzato dalla figlia Francesca.

Francesca Cesarini con il vincitore, Pietro Scottoni: laziale classe 2007, la prossima settimana sarà ad Alicante con la UAE Emirates di Pogacar
Francesca Cesarini con il vincitore, Pietro Scottoni: laziale classe 2007, la prossima settimana sarà ad Alicante con la UAE Emirates di Pogacar
Paolo, dunque, come è andata questa prima edizione “tecnologica” del Premio Cesarini?

È andata molto bene. Domenica sera ho tirato un lungo sospiro di sollievo, soprattutto perché c’erano tante incognite. Era la prima volta che organizzavamo un evento così complesso dal punto di vista tecnico e logistico vero e proprio. L’idea è nata grazie a Francesca Cesarini…

Che da anni organizza il premio in memoria di suo padre, Francesco…

Tutto è nato molto all’improvviso. Francesca si è messa in contatto con la UAE Emirates. C’è stato subito l’interesse di sponsor come Elite, DMT, MyWhoosh e l’avallo appunto della UAE. Poco dopo mi ha chiamato e in quattro e quattro otto era tutto fatto. Mi sono trovato ad allestire la parte tecnica all’improvviso. Per questo dico che non è stato facile e che domenica sera ero piuttosto provato! Però abbiamo deciso di alzare l’asticella e ci siamo riusciti.

Quali sono state le principali difficoltà?

Le difficoltà sono state legate soprattutto agli aspetti tecnici. Abbiamo dovuto affittare due ripetitori per migliorare la connessione internet e dieci computer da gaming per supportare la piattaforma virtuale MyWhoosh. Ogni computer doveva essere sincronizzato con un rullo smart e solo sabato pomeriggio siamo riusciti a completare i test. Non sono mancate le problematiche dell’ultimo minuto, come un rullo che si è disconnesso poco prima della partenza. Un po’ come quando fori al momento del via! Però, quando tutto è partito regolarmente, è stata una grande soddisfazione.

Come si è svolta la competizione?

Gli atleti hanno gareggiato su un circuito virtuale di 15 chilometri ambientato a Oudenaarde, con il famoso muro di Grammont: in pratica un tratto del Giro delle Fiandre. Abbiamo diviso i 16 partecipanti in due manche eliminatorie. La finale ha visto i migliori dieci sfidarsi per la vittoria. Da dove arrivavano gli atleti?

I partecipanti sono stati selezionati dai ranking regionali. Abbiamo avuto ragazzi provenienti da tutta Italia: da Caltanissetta a Trento, passando per La Spezia, Bologna e altre città. La formula prevedeva che fossero tra i primi dieci di categoria nelle loro regioni. Tra loro c’erano sia allievi sia juniores.

Come mai si è voluto inserire anche gli allievi?

Alla fine gli juniores più affermati avevano già firmato con grandi squadre, quindi la UAE Emirates ha spinto per includere anche alcuni allievi per scoprire giovani talenti. Se ci pensiamo bene, molti di loro hanno firmato o stavano partendo per i ritiri con squadre rivali. Penso per esempio a Lorenzo Finn che è nel giro della Red Bull – Bora Hansgrohe, giusto per citare il caso più eclatante.

Qual è stato il momento più emozionante?

Il momento della partenza. Ogni atleta era rappresentato dal proprio avatar, e vedere tutti partire simultaneamente, con il sottofondo musicale thrilling come nelle partenze gare di ciclocross, è stato emozionante. Anche il teatro di Spoleto, ribattezzato per l’occasione “Tempio dei Watt”, ha contribuito a rendere l’evento unico, mescolando storia e tecnologia: e questo aspetto è piaciuto molto agli arabi di MyWhoosh. Anche loro hanno contribuito benissimo. Per esempio alcuni ragazzi non erano registrati alla piattaforma ed essendo da noi domenica ci siamo interfacciati direttamente con gli Emirati Arabi e da lì hanno risolto tutto sul momento. Davvero qualcosa d’incredibile.

I dati emersi sono quelli che ti aspettavi?

In parte sì. Devo dire che i ragazzi sono stati molto intelligenti. Se la sono giocata molto bene anche tatticamente. Io su una gara di 25′ circa ipotizzavo un risultato complessivo, una media, di 5 watt/chilo. Invece alla fine si sono attestati sui 4,2-4,3 watt/chilo, questo perché hanno capito che la vera differenza si faceva sul Grammont. Quindi dopo la “fiammata” iniziale si sono gestiti. Mentre nel finale hanno sviluppato wattaggi molto elevati. Parliamo 6,2-6,3 watt/chilo negli ultimi 7-8 chilometri.

I ragazzi durante la finale. Come nelle qualificazioni si correva sulle strade del Fiandre
I ragazzi durante la finale. Come nelle qualificazioni si correva sulle strade del Fiandre
Come è andata la gara?

Sul Grammont sono andati via in quattro. Scottoni, Laudi, Gaggioli e Cornacchini. Purtroppo, un problema tecnico ha fermato Cornacchini, che era tra i migliori sul Grammont, quindi sono rimasti in tre. Devo dire che Cornacchini è stato molto sportivo nell’accettare questo inconveniente. Ad 1,2 chilometri dall’arrivo, Gaggioli che sulla carta era il più veloce non ha retto all’ultima accelerata e alla fine è stata volata a due sul rettilineo di Oudenaarde. Il vincitore è stato Pietro Scottoni, che ha battuto Luca Laudi, un po’ come era successo nella realtà nel corso della stagione. Lo ha saltato proprio negli ultimi 50 metri.

Che tipo di atleta è questo Scottoni?

Un laziale verace, di Ciampino, nei pressi di Roma. E’ stato davvero furbo in qualificazione. Ha speso meno di tutti. Ha pensato solo a qualificarsi. In finale è stato scaltro e chiaramente forte. E’, o meglio, sembra essere un passista veloce. Tra l’altro è ancora un po’ “rotondetto” e questo è buono, significa che ha ampi margini. Mi ha detto come si è allenato, tre-quattro volte a settimana, e io ci credo. In stagione ha vinto due corse, una a maggio a Latina e una a ottobre, la gara cui aveva preceduto tra gli altri proprio Laudi. Anche lui è stato bravo e carino: alla fine i due scherzavano su quanto accaduto di nuovo.

Quali sono le prospettive per il futuro?

Questo format ha mostrato grande potenziale. E’ stato un successo sia dal punto di vista sportivo sia da quello organizzativo, nonostante le difficoltà tecniche inevitabili in una prima edizione. La collaborazione con Elite e UAE ha aperto nuove possibilità. C’è stata anche la presenza, in parte a sorpresa, del cittì della nazionale Dino Salvoldi che aveva letto dell’evento proprio su bici.PRO: era curioso per questa manifestazione davvero innovativa.

Un bilancio buono alla fine insomma…

Positivo sotto ogni aspetto. Non solo abbiamo onorato la memoria di Francesco Cesarini, ma abbiamo anche offerto ai giovani atleti un’esperienza unica e coinvolgente. Scottoni era “stordito” dopo la gara. Era venuto per vincere, ma non credeva di riuscirci ci ha detto. Sono nuove opportunità per i ragazzi e nuove modalità di promozione per questo sport.

Il Premio Cesarini si rinnova: sfida indoor e chi vince va da Pogacar

07.11.2024
4 min
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Da sempre promotrice del ciclismo giovanile, la famiglia Cesarini si prepara a rinnovare il prestigioso Premio Francesco Cesarini, dedicato alla memoria di un atleta simbolo e alla passione per le due ruote. Questo premio, tradizionalmente conferito al miglior ciclista juniores dell’Umbria, quest’anno si evolve in una competizione di indoor-cycling. Francesca Cesarini, figlia dell’ex corridore degli anni ’80 nonché gregario di Saronni, ha ideato questa competizione aprendola a giovani atleti di tutta Italia.

L’obiettivo è selezionare i migliori talenti con un criterio meritocratico e misurabile, grazie a una gara live di ciclismo virtuale, prevista per l’8 dicembre a Spoleto. Un’esperienza unica, supportata anche dal team UAE Emirates che, udite udite, offrirà al vincitore la possibilità di partecipare a uno dei suoi stage invernali. Pensate che esperienza per il ragazzo vincitore: pedalare con Pogacar!

Paolo Alberati, ex ciclista e oggi preparatore e procuratore, segue sia la parte tecnica di questo progetto che quella organizzativa, al fianco di Francesca Cesarini.

I ragazzi pedaleranno sui rulli Elite (foto Elite)
I ragazzi pedaleranno sui rulli Elite (foto Elite)
Paolo, un progetto innovativo

È un po’ come tornare ai tempi del Covid, ma applicato ai giovani. Un’occasione del genere non si presenta tutti i giorni: è un’opportunità concreta che motiva questi giovani talenti e li incoraggia a dare il meglio. Il tutto in una location suggestiva. La gara, infatti, si svolgerà in una chiesa sconsacrata di Spoleto, allestita per ospitare un evento che coniuga il fascino del passato con la modernità della tecnologia attuale.

Come funziona questo Premio Francesco Cesarini?

I ragazzi correranno su rulli certificati Elite collegati alla piattaforma MyWoosh, partner ufficiale della manifestazione. L’evento si svolgerà su un circuito virtuale di circa 8-12 chilometri, da completare in un tempo stimato di 15-20 minuti. Le batterie eliminatorie del mattino coinvolgeranno 40 atleti suddivisi in gruppi da 10. I migliori due di ogni batteria accederanno alla finale pomeridiana. La sfida sarà visibile al pubblico su un maxi schermo. In ogni caso a breve uscirà il regolamento definitivo.

Chi può partecipare?

Abbiamo fatto una selezione tra i migliori juniores d’Italia. La partecipazione è riservata a juniores e allievi di secondo anno che si posizionano tra i primi 10 delle rispettive classifiche regionali nelle varie discipline ciclistiche: strada, ciclocross e mtb. I primi 40 atleti che si iscriveranno potranno prendere parte alla gara.

Una schermata della piattaforma MyWhoosh
Una schermata della piattaforma MyWhoosh
Cosa ci si aspetta in termini di dati?

Il periodo dell’anno favorisce probabilmente i ciclocrossisti, che sono in piena stagione, ma la selezione premierà chi sarà in grado di esprimere i migliori watt per chilo. Prima della gara, infatti, ogni atleta verrà pesato e potrà riscaldarsi per circa 20 minuti, per poi cimentarsi nella prova, che alla fine è una prova di pura potenza. Cosa aspettarsi: io dico che chi andrà forte farà circa 6,5 watt/chilo.

Numeri da capogiro…

Sì, sì. Qui, scherzando, più che di un cambiamento generazionale, bisognerebbe parlare di un mutamento genetico! Sono numeri incredibili. Certo, non saranno all’altezza dei pro’ in termini di quella che oggi è chiamata durability, cioè il ripetere certi valori dopo 4-5 ore, ma sono convinto che non ci andrebbero troppo lontani.

Chiaro…

Io credo che sia una cosa moderna. Ci stiamo lavorando. Io stesso da qualche giorno sto testando questa piattaforma. Giusto un paio di sere fa tutto si è collegato bene, ma per l’occasione ogni cosa dovrà funzionare al meglio. Per esempio, ci hanno detto che serve una linea wi-fi molto potente. Francesca ha chiamato Eolo che porterà due ripetitori. Noi, sin dal giorno prima, testeremo ogni rullo e ogni computer che farà da schermo ai ragazzi.

La scelta della data è stata fatta tenendo conto anche del calendario del cross. Così ogni specialità è messa alla pari in quanto a partecipazione (foto Lisa Paletti)
La scelta della data è stata fatta tenendo conto anche del calendario del cross. Così ogni specialità è messa alla pari in quanto a partecipazione (foto Lisa Paletti)
Come funziona in termini pratici?

Abbiamo dei rulli Elite sui quali ogni ragazzo monterà la sua bici. Al mattino ci sarà uno slot di un’ora per le cinque sessioni, durante il quale si dovrà posizionare il tutto, fare riscaldamento, la pesa e quindi la prova. Alla fine, abbiamo visto che un’ora dovrebbe bastare. È una prima edizione, magari ci sarà da mettere a punto qualcosa, ma allo stesso tempo potrebbe offrire nuovi spunti.

Chiaro…

Io, tra le altre cose, sono procuratore di Luca Vergallito. Sappiamo la sua storia. E come lui anche altri corridori, penso a Jay Vine per esempio, proprio della UAE Emirates. È il futuro, anzi il presente, e ci si adegua. Si scoprono nuovi orizzonti. Poi qui i ragazzi potrebbero venire anche da mtb e ciclocross, oltre ad aver fatto le corse su strada, quindi neanche ci potranno dire che non sanno guidare o che vanno forte solo sui rulli.

Certo che l’idea di poter pedalare con Pogacar è allettante…

Non è tanto una promessa di contratto, ma un’opportunità per i ragazzi di conoscere un mondo professionale. Lasciatemi aggiungere che questo evento davvero onora la memoria di Francesco Cesarini, un campione che ha rappresentato l’Umbria con fierezza e che oggi ispira le nuove generazioni e che anche per me da giovane ragazzino umbro che pedalava era un mito. Francesca Cesarini si è attivata moltissimo per realizzarlo.

Elia Andreaus, le tabelle di Alberati e il cambio di passo

29.05.2024
5 min
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Parlando qualche giorno fa con Mattia Stenico, è emerso il nome di Elia Andreaus, altro corridore allenato da Paolo Alberati che, seguendo il criterio di preparazione dell’ex pro’ umbro, ha mostrato decisi progressi tradotti in risultati (5 vittorie in stagione e ottime prove anche al Trophée du Morbihan). Anche lui portacolori del Team Giorgi, ha mostrato rispetto al 2023 un deciso passo in avanti.

Andreaus, fratello di Marco portacolori del Cycling Team Friuli, comincia a risplendere di luce propria: «Forse la prima vittoria, quella alla Piccola Liegi delle Bregonze perché mi ha sbloccato anche psicologicamente, dopo è venuto tutto un po’ più facile».

Il successo di Andreaus a Bregonze, precedendo il compagno di colori Mellano e Segatta (Photobicicailotto)
Il successo di Andreaus a Bregonze, precedendo il compagno di colori Mellano e Segatta (Photobicicailotto)
Hai iniziato a raccogliere i frutti del lavoro con Alberati?

Possibile, visto che con Paolo abbiamo iniziato a metà 2023 e chiaramente non è che aveva una bacchetta magica. Inizialmente la mia preparazione è rimasta pressoché la stessa, con pochissime variazioni, da questo inverno invece le cose hanno preso una piega diversa e vado sicuramente meglio.

Alberati sottolineava l’importanza di dedicare due giorni al mese pieni all’allenamento saltando la scuola. Lo ha chiesto anche a te?

Sì, è stato inizialmente un colpo, più che altro per riuscire a trovare un giusto equilibrio. A scuola ho un tutor sportivo che mi segue, mi aiuta a recuperare dalle assenze, dopo le primissime volte è stato facile assorbirle e devo dire che la scuola mi è venuta incontro.

Il ritiro prestagionale del Team Giorgi ha dato a Elia la carica giusta per l’inizio stagione
Il ritiro prestagionale del Team Giorgi ha dato a Elia la carica giusta per l’inizio stagione
E dal punto di vista prettamente tecnico?

Ho trovato che quelle giornate sono di grande utilità, poter fare 4 ore, 4 ore e mezza è un ottimo lavoro che mi ha fatto acquisire più fondo e i risultati si sono visti.

Come funziona?

Dipende da quel che la tabella prevede. Si lavora prevalentemente in zona 2, ma in alcuni giorni si va fuori soglia. Non però in quelle sedute specifiche del giovedì, che servono più come detto per acquisire fondo e resistenza.

Per Andreaus una trasferta francese positiva, con un 6° posto nella classifica a punti (e.a.photographie)
Per Andreaus una trasferta francese positiva, con un 6° posto nella classifica a punti (e.a.photographie)
Quanto ti alleni?

Normalmente 6 giorni a settimana, ma molto dipende anche se ci sono gare nel weekend. Ad esempio nella settimana successiva a Morbihan, da lunedì a mercoledì niente bici, ho fatto solo core. In totale mi alleno 14-15 ore a settimana (e qui bisognerebbe ricordare la polemica innescata dalle parole di Pontoni quando indicò lo stesso numero di ore per i ragazzi da lui seguiti nel ciclocross, Proietti Gagliardoni e Serangeli, ndr). Come detto però cambia se ci sono gare nel fine settimana, ma anche se la scuola richiede qualcosa di specifico. Volete saperne una? Se sono previste gite scolastiche per me è meglio, ho più tempo per allenarmi…

Come fai ad allenarti in quelle ore d’inverno?

E’ complicato perché scurisce molto presto, quindi per avere un paio d’ore piene devo organizzarmi. Di solito mi porto il pranzo a scuola, sfrutto la pausa di metà mattinata così ho anche tempo per digerire. La scuola è molto vicina a casa così posso partire praticamente subito e riesco ad avere 2-3 ore a disposizione. Chiaramente con l’avanzare della primavera e il cambio di orario sono avvantaggiato e posso uscire più avanti, anche verso le 17.

Elia Andreaus insieme a suo fratello Marco: li ritroveremo insieme nel 2025? (foto Scanferla)
Elia Andreaus insieme a suo fratello Marco: li ritroveremo insieme nel 2025? (foto Scanferla)
Queste novità hanno sorpreso anche il team?

Diciamo che mi hanno appoggiato da subito. Siamo seguiti benissimo, c’è un ottimo clima e una grande professionalità, ci lasciano lavorare secondo i nostri schemi, ma l’organizzazione è di prim’ordine. Ora spero che la stagione continui su quest’ andazzo, soprattutto punto forte al Giro del Friuli, sono quattro tappe dal giovedì alla domenica.

Per puntare alla classifica?

No, non fa per me, non ho le caratteristiche giuste. Anche se poi un piazzamento nella generale può sempre saltar fuori com’è avvenuto al Giro d’Abruzzo. Anche in Francia poi il 13° posto finale non era da disprezzare vista la concorrenza di primo piano. Io però sono uomo da tappe, da traguardi parziali ed è su quelli che voglio puntare.

Il corridore trentino ha nel mirino nuovi successi puntando anche al tricolore (Photobicicailotto)
Il corridore trentino ha nel mirino nuovi successi puntando anche al tricolore (Photobicicailotto)
Che obiettivi ti poni a questo punto?

Continuare sulla stessa lunghezza d’onda, allungare la mia serie di vittorie e far bene in quelli che saranno i prossimi appuntamenti, non solo il Friuli, ma anche il campionato italiano, il Lunigiana, il Trofeo Buffoni. E’ importante che riesca a farmi vedere il più possibile, anche per agevolare il compito dello stesso Alberati e di Fondriest per trovare nuovi sbocchi per la mia carriera…

L’Italia scopre Stenico: che sia il nostro Pidcock?

16.05.2024
7 min
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In una settimana, Mattia Stenico ha cavalcato l’onda della popolarità colpendo la fantasia degli appassionati. Al sabato, vittoria a Nervesa della Battaglia (TV) nella tappa degli Internazionali d’Italia Series di mtb (foto di apertura Billiani). Domenica, clamoroso centro a Casale Litta (VA) nella Piccola Tre Valli Varesine su strada. Venerdì successivo, addirittura l’oro europeo nel Team Relay con gli azzurri in Romania, ancora con la mtb. Risultati da campione della polivalenza, risultati che fanno sognare.

La forza del ragazzo trentino, al secondo anno junior, è proprio questa capacità di passare indifferentemente da una disciplina all’altra.

«E fino allo scorso anno c’era anche il ciclocross – afferma Stenico – ma poi abbiamo deciso di comune accordo con il mio preparatore Paolo Alberati che era insostenibile. Ho affrontato solo qualche gara a inizio stagione per poi concentrarmi sulle altre due discipline».

La vittoria alla Piccola Tre Valli, beffando D’Alessandro e Travella (foto Bergamonews)
La vittoria alla Piccola Tre Valli, beffando D’Alessandro e Travella (foto Bergamonews)
La tua passione da dove nasce?

Dalla mia famiglia, sin da quand’ero piccolo si andava in montagna, con gli sci d’inverno e le bici d’estate. All’inizio mi piaceva, ma non per l’agonismo, per quello preferivo il calcio e avrei voluto dedicarmi alle moto, ma i costi erano troppo alti. Un giorno mio padre ha letto un annuncio della Polisportiva Oltrefersina per richiamare ragazzi, mi ha portato e mi sono trovato subito bene, ho fatto le prime gare in mtb e andavo forte, così ho continuato.

Dalle tue parti comanda la mountain bike?

Non tanto, anzi se devo dire la maggior parte dei ragazzi è legata alla strada anche per i trascorsi ciclistici della regione. Io abito a un chilometro da Francesco Moser, inoltre nella mia classe c’è il figlio di Gilberto Simoni. E’ più in Alto Adige che regnano le ruote grasse… Io comunque ho iniziato a gareggiare su strada solo da allievo 2° anno, sempre su invito di Alberati.

Con Martinoli, Teocchi, Corvi, Avondetto e Siffredi, il team oro europeo di mtb (foto Fci)
Con Avondetto e Siffredi, la parte maschile del team oro europeo di mtb (foto Fci)
In una settimana da buon prospetto sei diventato addirittura l’uomo dell’oro europeo, com’è stata questa scalata?

Sapevo di avere una buona gamba, ma il cittì Celestino mi ha dato la convocazione per la staffetta quand’eravamo già sull’aereo per la Romania. In gara speravo che si potesse arrivare alla medaglia, ma vedevo i compagni che stavano davvero facendo meraviglie e Valentina Corvi mi ha passato il testimone per primo con un leggero vantaggio. Quando il campione nazionale francese Carod mi ha raggiunto (un elite, ndr) tutti pensavano che dovessi cedere.

Invece?

Quando gareggio non sono abituato a pensare troppo, seguo l’istinto. Vedevo che in salita lo staccavo ma lui era più bravo in discesa, così sull’ultima rampa ho dato tutto e sono riuscito ad andar via. I compagni erano impazziti…

L’esordio del trentino è stato in maglia Oltrefersina, dove ha imparato tanto (foto team)
L’esordio del trentino è stato in maglia Oltrefersina, dove ha imparato tanto (foto team)
Come fai a conciliare le due discipline al punto di gareggiare in entrambe nello spazio di 24 ore?

Mi favorisce il fatto che la gara di mtb è al sabato. Io mi alleno quasi sempre su strada e vado sulla mountain bike solo il giorno di vigilia per provare il tracciato. Alla domenica le gare vedono quasi sempre una prima parte tranquilla, così ho tempo per riadattarmi, ci si gioca tutto nell’ultima ora. Inoltre mi favorisce il fatto che ho un recupero veloce, l’ho visto anche nelle corse a tappe.

Che tipo di stradista sei?

Un polivalente, magari non velocissimo in volata, ma che tiene il fuorigiri dai 5 ai 20 minuti, anche in salite regolari. Ad esempio mi piace molto la gara di San Vendemiano, con tanti strappi, riesco a ripetere lo sforzo con la stessa intensità. Comunque, ad essere sincero non ho capito ancora che corridore sono…

Stenico è il primo biker ad essere approdato nel Team Giorgi. Un acquisto molto apprezzato
Stenico è il primo biker ad essere approdato nel Team Giorgi. Un acquisto molto apprezzato
Com’è stata la vittoria alla Piccola Tre Valli?

Diciamo che un successo su strada era un po’ un pallino fisso per tutto lo staff. Fondriest mi aveva detto che era una gara buona, ma che dovevo rimanere tranquillo e nel caso lavorare per la squadra. Sono entrato nella fuga dove c’erano tutti team forti, all’ultimo giro è entrato Andreaus e sapevo che sull’ultima salita avrebbe provato il colpo. Gli sono rimasto attaccato e sull’ultimo strappo ho guadagnato la manciata di secondi utile per vincere.

Hai mantenuto i contatti con la Oltrefersina? Anche se non vesti più la maglia loro sappiamo che c’è tuo fratello Mattia e che ti seguono come se fossi ancora del gruppo…

Non è una squadra, ma una vera famiglia, il suo presidente Paolo Alverà mi segue costantemente, si è anche interessato per farmi avere la bici Olympia che uso abitualmente. Ho imparato quasi tutto lì, a cominciare dalla guida. Ricordo che in discesa ero negato e con pazienza si è messo lì a spiegarmi, a indirizzarmi. Io poi sono uno metodico, bastava una cosa fuori posto e andavo nel pallone, mi hanno insegnato a prendere tutto un po’ più alla leggera. Forse il vero segreto è questo…

Alberati segue la preparazione di Stenico per il 3° anno, con idee innovative
Alberati segue la preparazione di Stenico per il 3° anno, con idee innovative

Parola ad Alberati

Nelle sue risposte, Stenico chiama spesso in causa Alberati e il tecnico umbro effettivamente ha avuto un peso fondamentale nella sua evoluzione: «Io ho cominciato a seguirlo dal secondo anno fra gli allievi. Era già forte, aveva vinto il titolo italiano, ho visto che aveva valori straordinari, a quel punto bisognava fare una scelta importante, così gli ho detto di fare un passo indietro…».

In che senso?

I risultati da allievo non devono trarre in inganno, bisogna guardare più in là. Gli ho detto che per un po’ avrebbe dovuto allenarsi meno, ambientarsi, prendere confidenza senza chiedere troppo a se stesso. Poi ci si è messo anche il Covid che ha avuto lunghi strascichi, insomma al primo anno junior non spiccava. Ma io conoscevo il suo valore, così gli ho detto di mollare presto il ciclocross per preparare al meglio il 2024. Era una scelta, io sono un propugnatore della multidisciplina, ma dovevamo fare un investimento. Ora ne godiamo i frutti.

Su strada Mattia aveva già sfiorato il podio al GP Liberazione di Massa
Su strada Mattia aveva già sfiorato il podio al GP Liberazione di Massa
Come fa a emergere in entrambe le discipline a così breve distanza di tempo?

Ci sono più ragioni. Una è il talento innato che viene dal patrimonio genetico trasmesso dai genitori. Un altro è la sua capacità di lavorare su alcuni aspetti, come la flessibilità articolare o le catene cinetiche, considerando che le pedalate sono diverse per ampiezza e ritmo. Molto però influisce anche la preparazione che è stata mirata per questo, avvicinandolo agli standard europei e quindi staccandoci un po’ dalle modalità di qui.

Spiegaci come…

Ne parlavo anche con Salvoldi, noi in Italia abbiamo la scuola che fino a giugno occupa spazio e quindi i nostri ragazzi hanno meno tempo per allenarsi. Se d’inverno esci da scuola alle 14 e alle 16 comincia a far buio, quanto puoi allenarti? Io allora ho chiesto alla famiglia di Stenico, ma anche di altri ragazzi, un investimento: se i ragazzi hanno un buon rendimento scolastico, sono disposti a saltare due giovedì al mese e passare la mattinata ad allenarsi? Gli effetti si vedono, c’è maggiore uniformità con quanto fanno negli altri Paesi dove infatti si allenano ore in più. In questo modo, con ore a disposizione si può fare molto volume a bassa intensità sviluppando più mitocondri nella muscolatura e facendo poi un 20 per cento di lavoro in fuorigiri. Sono sessioni che stanno facendo la differenza.

Una stagione finora trionfale in mtb, con vittorie all’Italia Bike Cup e agli Internazionali
Una stagione finora trionfale in mtb, con vittorie all’Italia Bike Cup e agli Internazionali
Ora si staglia all’orizzonte il cambio di categoria…

Dopo la vittoria europea iniziano a farsi sentire anche i devo team, oltre alle squadre italiane. Nella scelta peserà la disponibilità a garantire a Mattia la possibilità di fare la doppia attività senza dover scegliere. Io dico che ha grandi possibilità, se lo lasciamo tranquillo…

Tiralongo e la squadra in Sicilia: il sogno è realtà

16.02.2024
7 min
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Tiralongo ce l’ha fatta e da stasera la sua nuova squadra, il Team Bike Sicilia, è realtà. La presentazione al Palazzo del Vermexio in Piazza Duomo a Ortigia (Siracusa) ha dato il via al nuovo progetto del corridore avolano.

I ragazzi si erano già radunati una decina di giorni fa nel resort Agua Beach, sul mare vicino Siracusa, fra Noto e Pachino. Le prime parole Paolo ce le aveva confidate un paio di anni fa, ma i siciliani sono bravissimi a dire e non dire. Ci eravamo perciò lasciati con la promessa che, non appena avesse avuto tutto pronto, saremmo stati i primi a saperlo. E così eccoci qua.

Paolo Tiralongo ha creduto fortemente nel progetto in cui ha coinvolto forze fresche siciliane
Paolo Tiralongo ha creduto fortemente nel progetto in cui ha coinvolto forze fresche siciliane

La Sicilia che pedala

Tiralongo ha sempre avuto a cuore le sorti dei ragazzini delle sue zone. Che nel siracusano ci fosse fermento lo aveva capito in occasione della partenza del Giro d’Italia 2022 da Avola verso l’Etna: la sua bravura è stata quella di intercettare le giuste frequenze, proponendo un progetto sportivo e sociale. Gli sponsor che hanno dato sostegno all’iniziativa sono fortemente radicati sul territorio e hanno tutto l’interesse a spingere affinché il ciclismo porti turismo e supporto per le giovani generazioni. E così la macchina si è messa in movimento.

«E’ un progetto che avevo in mente sin da quando correvo – racconta Tiralongo dopo il primo allenamento – perché volevo aiutare questi ragazzi. Per fortuna la tappa del Giro generò l’euforia che mancava. Andammo avanti a parlarne per tutta l’estate e a settembre 2022 decidemmo di partire. L’idea è sempre stata quella di fare la squadra. Però alla squadra sarà collegato tutto quel che riguarda il cicloturismo su queste strade. Vogliamo rilanciare la bicicletta in Sicilia, invogliare la gente a pedalare. Saranno realizzate delle piste ciclabili, alcune sono già in costruzione. Il nostro presidente ha un albergo ed è a capo degli albergatori. Hanno capito l’importanza di questo movimento».

Qual è il primo obiettivo?

L’obiettivo per il primo anno sarà crescere come team. Solo poi, si potrà creare un movimento che coinvolga le squadre juniores di qui, affinché continuino a fare ciclismo con il nostro appoggio. Non deve finire tutto al momento di passare U23. Chi se lo merita e ha voglia potrà venire nel nostro team e proseguire l’attività agonistica, restando in Sicilia nel periodo della scuola e venendo su durante l’estate.

La trafila per emergere è la stessa che toccò a te?

Fare il corridore è uguale a quando cominciai io. In Sicilia al momento ci sono poche corse. La più bella, che è anche nazionale, la organizza Salvatore D’Aquila a Monterosso Almo. Per il resto, c’è un panorama di corse piccole per cui a un certo punto si deve partire. Io farò la mia parte, però ci sono altre strutture che devono mettersi a disposizione per far crescere il movimento al Sud Italia. Da Roma in giù non c’è niente.

Chi sono i tuoi sponsor?

Aziende siciliane, importanti a livello nazionale. Penso a ICS Group che realizza pale eoliche, oppure a Dacia Italia che mi dà una grande mano tramite Multicar Amarù, di Riccardo Amarù che a sua volta è stato un corridore. Hotel Il Tiranno è del nostro presidente, mentre Ga.di opera nella produzione diyacht. E poi ho coinvolto vecchi amici con cui sono rimasto in contatto, che non si sono tirati indietro. Tutti imprenditori di qui, insomma, a parte Equistasi che si trova a Milano ed è un’azienda che mi sostiene da tanti anni.

Come li hai convinti?

Sono persone che hanno fatto sport. Chi viene dal canottaggio, chi dal tennis, chi dalla bicicletta. Tutta gente che ha passione e ha apprezzato il progetto. Ci tengo a dire infatti che ci sarà una ricaduta nel sociale, perché abbiamo intenzione di andare nelle scuole a promuovere la bicicletta e lo sport in genere. I ragazzi stanno sempre seduti con telefonini e videogiochi. Rispetto a noi sono più avanti mentalmente, però nel momento di concludere qualcosa, non hanno inventiva. Spento il telefonino, si spengono anche loro e non è bello

I ragazzi si sono radunati una settimana fa nel resort Agua Beach di Noto
I ragazzi si sono radunati una settimana fa nel resort Agua Beach di Noto
Sapendo che nasceva la squadra, hai ricevuto tante candidature?

Ci sono tantissimi juniores a cui ho dovuto dire di no, perché non posso prendere solo giovani. Ho optato per aiutare i ragazzi siciliani e per ora non è una squadra che avrà l’obbligo del risultato. Dobbiamo avere una bella immagine e farci vedere nelle corse cui parteciperemo. Ora l’importante è partire, restando umili e con i piedi per terra. Stiamo calmi, creiamo la struttura e prendiamoci il primo anno per capire se siamo pronti per fare altri passi.

Ci sarà un ritiro al Nord?

Terremo quello della Palazzago, ma sto vedendo per una base in Toscana e ci sarebbe anche un progetto interessante a Parma. Io farò il manager e il direttore sportivo, perché mi piace stare a contatto con i ragazzi, essere presente, seguirli, motivarli, spronarli e soprattutto farli diventare uomini prima che atleti. Tanti sono dei bambini, sono viziati. Ci sono ancora i genitori che ti chiamano quando i figli hanno problemi, una cosa che mio papà non ha mai fatto. Noi stavamo muti, non avevamo pretese: dovevamo solo menare.

Come immagini la struttura del team?

Avremo un preparatore, che è Paolo Alberati. Un meccanico fisso a Palazzago. E come direttore sportivo mi piacerebbe coinvolgere Leonardo Giordani, che ha il terzo livello, ha lavorato con gli juniores e secondo me se lo merita.

Team Bike Sicilia, 2024, squadra di Paolo Tiralongo
Sponsor tecnici?
Team Bike Sicilia, 2024, squadra di Paolo Tiralongo

Abbiamo comprato da Rosario Fina le biciclette Look montate con il 105 elettronico e ruote Corima. Ho provato a cercare uno sponsor, ma il momento non era agevole per una cosa del genere. Vediamo se cambierà l’anno prossimo, quando magari avremo una buona immagine. Dama ci dà l’abbigliamento. Salice i caschi e gli occhiali. Prologo ci dà le selle. Le ammiraglie sono Dacia. Piano piano abbiamo sistemato tutti i tasselli e non è stato facile. Di una cosa sono certo: ora che è venuta fuori la maglia, tanti vedendo quelle scritte si mangeranno le mani.

Come è andato il ritiro?

Bene, siamo riusciti a lavorare molto bene nel Resort Agua Beach, che è diventato anche nostro sponsor. Partiremo dalla Firenze-Empoli e una cosa che posso dire è che non faremo la doppia attività, perché ci sono tanti ragazzi che vanno a scuola e la priorità è che la finiscano. Perciò fino all’estate, i più vecchiotti tireranno la cinghia per dimostrare il loro valore. Sono ragazzi di terzo-quarto anno, sono loro quelli che devono mettersi in mostra. Mi aspetto che siamo protagonisti. Fra i giovani, segnatevi Militello che è andato a fare i test a Montichiari, è un ragazzo di secondo anno ed è molto interessante. Insomma, abbiamo tutto. Non resta che partire.