Premio Cesarini: buona la prima. Alberati ci spiega nel dettaglio

10.12.2024
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Dopo averne parlato qualche tempo fa in occasione del suo lancio, torniamo sul Premio Francesco Cesarini, la challenge che vedeva i migliori juniores e allievi di secondo regionali sfidarsi sulla piattaforma MyWhoosh, nel Teatro Stella di Spoleto. Il premio in palio era una settimana in Spagna con la  UAE Emirates di Pogacar.

Ebbene, ora che tutto si è concluso, vogliamo sapere come è andata, non solo chiaramente del vincitore, il laziale Pietro Scottoni, ma proprio cosa ci ha detto questo evento totalmente innovativo. E per questo abbiamo di nuovo chiesto a Paolo Alberati, direttore tecnico della “e-manifestazione” in onore all’ex pro’ umbro, Francesco Cesarini prematuramente scomparso. Un evento, lo ricordiamo, organizzato dalla figlia Francesca.

Francesca Cesarini con il vincitore, Pietro Scottoni: laziale classe 2007, la prossima settimana sarà ad Alicante con la UAE Emirates di Pogacar
Francesca Cesarini con il vincitore, Pietro Scottoni: laziale classe 2007, la prossima settimana sarà ad Alicante con la UAE Emirates di Pogacar
Paolo, dunque, come è andata questa prima edizione “tecnologica” del Premio Cesarini?

È andata molto bene. Domenica sera ho tirato un lungo sospiro di sollievo, soprattutto perché c’erano tante incognite. Era la prima volta che organizzavamo un evento così complesso dal punto di vista tecnico e logistico vero e proprio. L’idea è nata grazie a Francesca Cesarini…

Che da anni organizza il premio in memoria di suo padre, Francesco…

Tutto è nato molto all’improvviso. Francesca si è messa in contatto con la UAE Emirates. C’è stato subito l’interesse di sponsor come Elite, DMT, MyWhoosh e l’avallo appunto della UAE. Poco dopo mi ha chiamato e in quattro e quattro otto era tutto fatto. Mi sono trovato ad allestire la parte tecnica all’improvviso. Per questo dico che non è stato facile e che domenica sera ero piuttosto provato! Però abbiamo deciso di alzare l’asticella e ci siamo riusciti.

Quali sono state le principali difficoltà?

Le difficoltà sono state legate soprattutto agli aspetti tecnici. Abbiamo dovuto affittare due ripetitori per migliorare la connessione internet e dieci computer da gaming per supportare la piattaforma virtuale MyWhoosh. Ogni computer doveva essere sincronizzato con un rullo smart e solo sabato pomeriggio siamo riusciti a completare i test. Non sono mancate le problematiche dell’ultimo minuto, come un rullo che si è disconnesso poco prima della partenza. Un po’ come quando fori al momento del via! Però, quando tutto è partito regolarmente, è stata una grande soddisfazione.

Come si è svolta la competizione?

Gli atleti hanno gareggiato su un circuito virtuale di 15 chilometri ambientato a Oudenaarde, con il famoso muro di Grammont: in pratica un tratto del Giro delle Fiandre. Abbiamo diviso i 16 partecipanti in due manche eliminatorie. La finale ha visto i migliori dieci sfidarsi per la vittoria. Da dove arrivavano gli atleti?

I partecipanti sono stati selezionati dai ranking regionali. Abbiamo avuto ragazzi provenienti da tutta Italia: da Caltanissetta a Trento, passando per La Spezia, Bologna e altre città. La formula prevedeva che fossero tra i primi dieci di categoria nelle loro regioni. Tra loro c’erano sia allievi sia juniores.

Come mai si è voluto inserire anche gli allievi?

Alla fine gli juniores più affermati avevano già firmato con grandi squadre, quindi la UAE Emirates ha spinto per includere anche alcuni allievi per scoprire giovani talenti. Se ci pensiamo bene, molti di loro hanno firmato o stavano partendo per i ritiri con squadre rivali. Penso per esempio a Lorenzo Finn che è nel giro della Red Bull – Bora Hansgrohe, giusto per citare il caso più eclatante.

Qual è stato il momento più emozionante?

Il momento della partenza. Ogni atleta era rappresentato dal proprio avatar, e vedere tutti partire simultaneamente, con il sottofondo musicale thrilling come nelle partenze gare di ciclocross, è stato emozionante. Anche il teatro di Spoleto, ribattezzato per l’occasione “Tempio dei Watt”, ha contribuito a rendere l’evento unico, mescolando storia e tecnologia: e questo aspetto è piaciuto molto agli arabi di MyWhoosh. Anche loro hanno contribuito benissimo. Per esempio alcuni ragazzi non erano registrati alla piattaforma ed essendo da noi domenica ci siamo interfacciati direttamente con gli Emirati Arabi e da lì hanno risolto tutto sul momento. Davvero qualcosa d’incredibile.

I dati emersi sono quelli che ti aspettavi?

In parte sì. Devo dire che i ragazzi sono stati molto intelligenti. Se la sono giocata molto bene anche tatticamente. Io su una gara di 25′ circa ipotizzavo un risultato complessivo, una media, di 5 watt/chilo. Invece alla fine si sono attestati sui 4,2-4,3 watt/chilo, questo perché hanno capito che la vera differenza si faceva sul Grammont. Quindi dopo la “fiammata” iniziale si sono gestiti. Mentre nel finale hanno sviluppato wattaggi molto elevati. Parliamo 6,2-6,3 watt/chilo negli ultimi 7-8 chilometri.

I ragazzi durante la finale. Come nelle qualificazioni si correva sulle strade del Fiandre
I ragazzi durante la finale. Come nelle qualificazioni si correva sulle strade del Fiandre
Come è andata la gara?

Sul Grammont sono andati via in quattro. Scottoni, Laudi, Gaggioli e Cornacchini. Purtroppo, un problema tecnico ha fermato Cornacchini, che era tra i migliori sul Grammont, quindi sono rimasti in tre. Devo dire che Cornacchini è stato molto sportivo nell’accettare questo inconveniente. Ad 1,2 chilometri dall’arrivo, Gaggioli che sulla carta era il più veloce non ha retto all’ultima accelerata e alla fine è stata volata a due sul rettilineo di Oudenaarde. Il vincitore è stato Pietro Scottoni, che ha battuto Luca Laudi, un po’ come era successo nella realtà nel corso della stagione. Lo ha saltato proprio negli ultimi 50 metri.

Che tipo di atleta è questo Scottoni?

Un laziale verace, di Ciampino, nei pressi di Roma. E’ stato davvero furbo in qualificazione. Ha speso meno di tutti. Ha pensato solo a qualificarsi. In finale è stato scaltro e chiaramente forte. E’, o meglio, sembra essere un passista veloce. Tra l’altro è ancora un po’ “rotondetto” e questo è buono, significa che ha ampi margini. Mi ha detto come si è allenato, tre-quattro volte a settimana, e io ci credo. In stagione ha vinto due corse, una a maggio a Latina e una a ottobre, la gara cui aveva preceduto tra gli altri proprio Laudi. Anche lui è stato bravo e carino: alla fine i due scherzavano su quanto accaduto di nuovo.

Quali sono le prospettive per il futuro?

Questo format ha mostrato grande potenziale. E’ stato un successo sia dal punto di vista sportivo sia da quello organizzativo, nonostante le difficoltà tecniche inevitabili in una prima edizione. La collaborazione con Elite e UAE ha aperto nuove possibilità. C’è stata anche la presenza, in parte a sorpresa, del cittì della nazionale Dino Salvoldi che aveva letto dell’evento proprio su bici.PRO: era curioso per questa manifestazione davvero innovativa.

Un bilancio buono alla fine insomma…

Positivo sotto ogni aspetto. Non solo abbiamo onorato la memoria di Francesco Cesarini, ma abbiamo anche offerto ai giovani atleti un’esperienza unica e coinvolgente. Scottoni era “stordito” dopo la gara. Era venuto per vincere, ma non credeva di riuscirci ci ha detto. Sono nuove opportunità per i ragazzi e nuove modalità di promozione per questo sport.