Europeo a Jakobsen, ma il treno azzurro s’inceppa sul più bello

14.08.2022
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Cento metri che hanno un prima e un dopo, ma soprattutto un durante. Fino ai 600 metri dall’arrivo tutto perfetto, tanto che ti immagini già un bel finale. Qualche secondo dopo, ai 500 metri, puoi solo guardare il dorsale degli avversari. L’europeo dell’Italia si può raccontare in questi frangenti dove è successo un po’ di tutto.

Vince Jakobsen davanti a Demare e Merlier. L’olandese a Monaco di Baviera firma uno sprint imperiale, rispettando i favori del pronostico. La nostra nazionale chiude con Viviani 7° e Dainese 11°. E con tanto rammarico per aver fatto un po’ di caos in quei cento metri.

Lo sprint di Monaco. Colpo di reni vincente di Jakobsen. Azzurri dietro con Viviani settimo e Dainese undicesimo
Lo sprint di Monaco. Colpo di reni vincente di Jakobsen. Azzurri dietro con Viviani 7° e Dainese 11°

«Quando vinci è sempre un grande sprint – ammette il nuovo campione europeo, alla 11ª vittoria stagionale – ma in realtà devo ringraziare la squadra che ha fatto un lavoro splendido e sono molto orgoglioso di loro. Questa maglia rappresenta una delle più belle vittorie della mia carriera. Sono uscito dal Tour con buone sensazioni. Ho recuperato e mantenuto una buona forma per questo europeo che era un obiettivo. Sono contento di poter indossare questa maglia per un anno».

Caos azzurro

Dopo il traguardo si cerca subito di capire cosa non abbia funzionato nel finale dell’europeo. Spieghiamo. Gli azzurri tutti assieme nel finale risalgono le posizioni e passano sotto il triangolo rosso schierati alla perfezione per lanciare il proprio sprint. C’è Baroncini che tira forte e si sposta. Rimangono Ganna, Trentin, Guarnieri, Viviani e Dainese. Sembrano precisi. Fino ai 600 metri. Lì arriva la confusione. Il treno azzurro si inceppa. Sono attimi frenetici che non si recuperano. Parte il Belgio che lancia la volata e le speranze italiane restano imbottigliate nelle posizioni di rincalzo. Difficile parlare dopo un epilogo del genere, ma alla fine arrivano le dichiarazioni.

«Abbiamo corso come dovevamo – spiega Trentin – non era compito nostro tirare e nemmeno tenere la corsa cucita. Siamo stati l’unica squadra che ha provato realmente a fare qualcosa. Tutte le altre formazioni sembrava volessero arrivare in volata con Jakobsen e poi si lamentano che vince lui. Il circuito si è fatto sentire. Molto nervoso, pieno di restringimenti, le transenne erano tutto fuorché dritte. Dopo quattro anni dobbiamo passare il testimone dell’europeo a qualcun altro».

L’atmosfera del pullman azzurro non è delle migliori, ma c’è serenità nell’affrontare il dopo corsa. «Sapevo che sarebbe stato complicato – racconta Bennati – ma sono contento della prestazione dei miei. Non dovevamo davvero sbagliare nulla per lottare per vittoria o podio. Ci sono state incomprensioni. Milan è un vagone molto importante e la sua assenza per problemi fisici negli ultimi due giri ci ha condizionati. Peccato, ci tenevo per i ragazzi che meritavano un risultato».

Visto da Jacopo

Tra i vari protagonisti di quegli attimi alla fine dell’europeo, c’è stato anche, suo malgrado, Jacopo Guarnieri, che aveva il classico compito di ultimo uomo. Abbiamo approfondito cosa è successo.

Ci racconti quel finale?

Ci sono stati un po’ di errori. Io stesso ne ho commessi. Non è mancata tanto la fiducia quanto l’esperienza fra di noi. Perché all’ultima curva Trentin ha passato Ganna che era davanti e si sono spostati entrambi. Io non sapevo cosa volesse fare Pippo. Sono partito lungo, ma lui ne aveva ancora. Alla fine questa volata è stata tutt’altro che perfetta. Eravamo uniti però non abbiamo avuto il cosiddetto timing. L’affiatamento non c’è stato nel finale e non era facile crearlo. Ripeto, più che uniti, non siamo stati coordinati. Questa è la cosa che ci è mancata più di tutti.

Tu ti eri dovuto muovere già prima…

Sì, esatto. Ai due chilometri ho dato una menata per portare davanti la squadra. Appena finito questo sforzo, è passato Pippo che mi ha messo in croce. Non sentivo di avere la gamba per lasciarlo così lungo, perché non ho avuto il tempo di recuperare. Nella mia testa eravamo lunghi. Ho visto il Belgio arrivare e ho preferito partire cercando di lasciare Elia nella posizione migliore dietro i belgi. Per me in quel momento sia Trentin che Ganna avevano finito. Invece non era così. Quello è stato un mio errore e me ne assumo la responsabilità. Col senno di poi, lo sapete anche voi… Se non fossero successe un po’ di cose, parleremmo di un’altra volata.

Guardando le immagini sembrava che Elia fosse l’ultimo uomo di Dainese. Doveva essere così?

No, la volata l’avrebbero dovuta fare loro due. Io avrei dovuto tirare per entrambi in pratica e ognuno di loro due avrebbe fatto il proprio sprint. E’ stata una scelta della nazionale, non per mettere in difficoltà gli avversari ma per vincere.

Poi hai corso il pericolo di cadere quando ti sei spostato. Non sarebbe stato un bel regalo di compleanno (ne ha compiuti 35 proprio oggi)…

Accidenti che rischio, mi sono quasi ammazzato (sorride, ndr). Voglio riguardarmi le immagini, anche dall’alto per capire la dinamica. Pedersen veniva su allargandosi, io stavo chiudendo e ci siamo toccati. Lui mi ha dato una ginocchiata proprio dove c’è il tappino del manubrio. Mi sono completamente sbilanciato in avanti, non sono come sia rimasto in piedi. Per fortuna non sono caduto, l’ho rischiata grossa. Anzi, sarebbe stato proprio un bel guaio. Già non eravamo stati perfetti, ci voleva pure la caduta a completare tutto.

L’umore tra di voi sul pullman com’era?

Non dei migliori naturalmente. Ci siamo presi le nostre responsabilità, ma noi scendiamo dal bus amici esattamente come ci siamo saliti al mattino. Non pensiate a dissapori fra noi. Ripeto, l’abbiamo voluta impostare come una squadra compatta che ha un treno compatto. Non lo siamo stati fino in fondo come altre formazioni, come ad esempio l’Olanda che ha fatto prima e quarta. Loro l’hanno impostata con due uomini. Ovvero, con gli uomini di fatica li hanno tenuti davanti, poi nel finale se la giocano da soli. Noi abbiamo fatto una scelta e l’abbiamo portata fino in fondo. Ecco, potevamo farla meglio, senza dubbio. E lo faremo la prossima volta.

Europei, domani si corre. Trentin guida l’attacco

13.08.2022
5 min
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Domani si corre e finalmente gli atleti potranno scoprire il circuito di Monaco. L’organizzazione non ha voluto infastidire la circolazione cittadina e così, spiega Trentin dopo 150 chilometri con i compagni di nazionale, fatto franco il tratto in linea iniziale, nessuno è riuscito a farsi un’idea del percorso.

«L’unica cosa che sappiamo – dice Matteo – è che a parte l’Olanda, nessuno vorrà correre per la volata. Per cui, percorso o no, il nostro scopo non sarà aspettare il finale».

Trentin ha vinto il campionato europeo del 2017, dando l’inizio alle cinque vittorie azzurre
Trentin ha vinto il campionato europeo del 2017, dando l’inizio alle cinque vittorie azzurre

Regista e punta

Bennati lo aveva detto all’indomani dell’incarico ricevuto e lo ha ripetuto ieri: il trentino della UAE Emirates sarà il regista in corsa. Quello che fu per anni il suo ruolo con Cassani. E allora al regista ci rivogliamo per capire cosa aspettarci dalla corsa di domenica. Trentin ha dovuto saltare il Tour per quel Covid inatteso e senza sintomi. E’ rientrato all’Ethias Tour de Wallonie e poi a Burgos ha iniziato ad avere le sensazioni giuste.

«Un po’ sono stato fermo – spiega – anche perché non serviva ripartire subito. A Copenhagen ero messo bene, per arrivare meglio alla fine del Tour. Adesso sto bene e fare il regista non vuol dire non poter fare la punta. Dovremo essere più opportunisti delle volte precedenti. Negli ultimi quattro europei avremmo potuto dichiarare il nostro modo di correre. Anche con Nizzolo nel 2020, si corse per arrivare in volata. Questa volta il nostro scopo non sarà tirare. Se dovessimo trovarci con Baroncini, Milan e Ganna che lavorano, allora vuol dire che siamo presi male…».

A Plouay nel 2020, l’Italia ha chiuso su ogni fuga per arrivare in volata con Nizzolo, che vinse
A Plouay nel 2020, l’Italia ha chiuso su ogni fuga per arrivare in volata con Nizzolo, che vinse
Chi è l’uomo da battere?

Jakobsen, direi. Per quello che ha fatto vedere, se sta bene, è difficile da battere. Forse il Belgio con Merlier può accettare la sfida, ma per la natura stessa dei belgi, la vedo difficile. Allora bisogna correre per farlo fuori, togliergli certezze, come al Tour quando ha perso Morkov ed era meno incisivo. Bisognerà giocarsela diversamente.

Quali nazionali si trovano nelle nostre condizioni?

Direi la Spagna, perché proprio non ha il velocista. Ma stando all’elenco provvisorio dei partenti, la Germania ne ha due, ma non da aspettare la volata. Anche la Francia ha un paio di uomini veloci, ma correrà diversamente sapendo di avere le spalle coperte. Bisognerà essere bravi a cogliere l’occasione.

Che cosa significa fare il regista?

Riuscire a capire cosa vogliono fare gli altri. Prevedere le situazioni e comunicare con i compagni, che è la cosa più difficile, perché se resti intruppato, non è così scontato che ci riesci. Bisogna correre sempre uniti. Con la radio puoi permetterti di chiacchierare. Agli europei come ai mondiali non ce l’hai e, per fortuna o purtroppo, non ti puoi rilassare un momento.

Dopo aver saltato il Tour e il rientro al Wallonie, Trentin ha avuto buone sensazioni dalla Vuelta Burgos
Dopo aver saltato il Tour e il rientro al Wallonie, Trentin ha avuto buone sensazioni dalla Vuelta Burgos
Per fortuna o purtroppo?

Entrambe, ma credo che sia una cavolata non usare la radio solo per due corse all’anno. Non mi sembra che le corse in cui l’abbiamo siano poco spettacolari. Per fortuna in circuito il discorso della sicurezza incide meno, ma anche la Formula Uno usa la radio per la tattica e i gran premi restano spettacolari. A parte la Ferrari che non vince, ma quella è un’altra storia. Se vuoi le corse spettacolari, devi cambiare i percorsi, non togliere le radio.

Cambiare come?

Le corse di un giorno, le grandi classiche è giusto che siano lunghe, ma nei Giri devi accorciare le tappe. Vedi il Tour. Se vuoi che sull’Alpe d’Huez vinca un campione, devi fare in modo che abbia un incentivo per mettere la squadra a tirare. Ma se la metti al terzo giorno di un trio durissimo, è sicuro che arrivi la fuga. Non è poco rispetto, è che proprio non ce la facciamo. Dalla televisione non ti rendi conto…

Lo scorso anno a Trento, Matte decisivo per la vittoria di Colbrelli
Di cosa?

Di quanto si vada forte. Il Granon era tutto al 10 per cento, eppure sembrava che Vingegaard non facesse fatica. Anche Pogacar che ha preso 3 minuti, ha fatto il record della scalata. E’ stato il Tour più veloce di sempre, perché non ci sono tappe in cui non si vada a tutta. E non è solo il Tour, sono tutte le corse. I percorsi sono mediamente più duri e i corridori si allenano di più. Thomas ha fatto il record di tutte le salite rispetto al Tour che ha vinto, ma è arrivato terzo e ben staccato.

Sarà caldo domani a Monaco?

Guardate, mattina e sera è fresco, nelle ore centrali ci sono 30 gradi buoni. Si suderà, ma si suda anche a 20 gradi. Andiamo a vedere cosa succede, poi chiudo la valigia e vado al Tour du Limousin. Dicono che ho riposato abbastanza. E la stagione è ancora lunga.

Monaco chiama, Baroncini ritrova azzurro e fiducia

12.08.2022
3 min
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A volte serve un segnale per capire che la sfiga è alle spalle. Così per Baroncini la convocazione in azzurro agli europei di Monaco è diventata il faro da seguire per rilanciare la stagione. Il romagnolo, iridato U23 a Leuven 2021, si è tuffato nel primo anno da pro’ con la baldanza giusta per lasciare il segno. Tuttavia il destino gli ha presentato un conto beffardo. Prima con un risentimento al ginocchio, poi con la caduta all’Algarve e la frattura del radio. Filippo non è tipo che si lasci abbattere e di solito dalle cadute riparte più forte di prima, ma certo moralmente non è stato facile. Ecco perché le belle parole di Luca Guercilena e le attenzioni di Bennati dopo il campionato italiano, chiuso al quinto posto, gli hanno fatto capire che la svolta potrebbe essere vicina.

«Con Bennati non avevo mai parlato – dice il corridore della Trek-Segafredo – al di fuori di qualche messaggio. Ho scoperto una persona ragionevole e super disponibile. Sono entrato nel suo progetto e l’italiano è stato la conferma che qualche qualità forse ce l’ho davvero».

L’azzurro lo esalta: lo scorso anno a Leuven, Baroncini ha sbranato la corsa degli U23 con forza e lucidità
L’azzurro lo esalta: lo scorso anno a Leuven, Baroncini ha sbranato la corsa degli U23 con forza e lucidità
Come stai?

Bene, finalmente ho buone sensazioni. Sono un cavallo che non vedeva l’ora di correre. Piano piano va tutto a posto e anche la condizione è arrivata. Sono convinto che senza l’infortunio al braccio, sarebbe stato diverso. Ma adesso la maglia azzurra è una bella soddisfazione, per noi italiani quella maglia è speciale. Le siamo legati. A me dà l’effetto di moltiplicarmi le forze.

E’ stato difficile ripartire?

Non sono uno che si butta giù e ho sempre pensato che sia stato un fatto di sfortuna. Quando è così, mi viene la rabbia e mi motivo di più. Però ugualmente ripartire è duro, conviene non pensarci e lavorare. Cogliere le opportunità come vengono. La parte mentale fa tanto. Quelli che si demoralizzano faticano il doppio.

Al Giro di Grecia, dopo il 3° posto del primo giorno, Baroncini leader dei giovani
Al Giro di Grecia, dopo il 3° posto del primo giorno, Baroncini leader dei giovani
Quando c’è stato nell’anno un Baroncini veramente forte?

Secondo me al Tour d’Occitanie. Avevo una condizione molto buona e quello è stato un vero periodo di rinascita. Le sensazioni buone puoi averle anche in allenamento, ma in corsa è diverso. E là in Francia mi sono sentito forte anche sulle salite. Stavo bene.

Che cosa ti aspetti dagli europei?

Vado per lavorare e per fare il jolly. Farò qualsiasi cosa mi verrà chiesta. Non siamo la nazionale che dovrà tirare, per cui possono esserci anche ruoli diversi. Saremo una nazionale aggressiva, ma se servisse, le gambe per tirare ci sono, fra me, Ganna e Milan.

La crono è uno dei suoi pezzi forti: quest’anno è stato 5° ai campionati italiani
La crono è uno dei suoi pezzi forti: quest’anno è stato 5° ai campionati italiani
Con Bennati hai parlato anche del mondiale?

Qualcosa sì, ma preferisco fare un passo per volta. Perciò dopo gli europei andrò al Poitou Charentes, quindi a Plouay. A quel punto ci sarà da capire per l’Australia e poi si lavorerà per fare un grande settembre.

L’obiettivo resta vincere?

Non mi tiro indietro, soprattutto in questo ciclismo in cui nessuno aspetta nessuno. Bisogna cogliere ogni occasione e non penso di essere il tipo che se la fa addosso. La gamba c’è, altrimenti Bennati non mi avrebbe chiamato per gli europei. 

Trentin regista e tante frecce per l’arco di Bennati a Monaco

12.08.2022
4 min
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La prima nazionale di Bennati. Niente a che vedere con quelle pur vittoriose del Giro di Sicilia, della Coppi e Bartali o della Adriatica Ionica Race. La prima nazionale con una maglia in palio: quella di campione europeo. Quella che è stata italiana ininterrottamente dal 2018 al 2022 con Trentin, Viviani, Nizzolo e Colbrelli. Più da perdere che da guadagnare. Appuntamento domenica prossima a Monaco di Baviera. E forse anche per questo la prima nazionale di Bennati è composta da una banda di assaltatori. Nessuno che sia disposto a tirare per tutto il giorno: il piano è un altro.

Per il ruolo di ultimo uomo, Bennati ha scelto Guarnieri: pesce pilota di Demare
Per il ruolo di ultimo uomo, Bennati ha scelto Guarnieri: pesce pilota di Demare

Più punte che operai

Dainese, Ganna, Trentin, Milan, Nizzolo, Mozzato, Guarnieri, Baroncini. Questi i nomi, con evidente assenza di gregari nel senso stretto e il rammarico di Cimolai, che giusto un paio di giorni fa raccontava la sua delusione per essere rimasto fuori. In un primo momento era rimasto fuori anche Viviani, per il quale il cittì aretino aveva tenuto la porta aperta.

«Eravamo d’accordo – racconta Bennati – che ci saremmo aggiornati alla fine del Polonia. Ci siamo risentiti ed è stato bravo. Ha capito la situazione e ha fatto un passo indietro (in realtà Viviani è tornato in ballo dopo il forfait dell’ultima ora di Nizzolo, in seguito ai postumi di una caduta, ndr).

Tre velocisti puri. Un ultimo uomo come Guarnieri, chi tira?

Non noi dobbiamo lavorare. Ho scelto di non portare uomini di sostanza come Puccio o De Marchi, per fare un esempio. Avrei portato volentieri Affini, ma dato che farà la Vuelta, la squadra non gli ha dato la possibilità di partecipare.

Ganna e Milan non sono stati chiamati per tirare, ma se servisse, hanno motori impressionanti
Ganna e Milan non sono stati chiamati per tirare, ma se servisse, hanno motori impressionanti
Ti aspetti una gara cucita o un fuoco di artificio dietro l’altro?

Mi aspetto una corsa cucita, ma per il tipo di squadra che abbiamo, saremo pronti anche a gestire situazioni impreviste. Non è per mettere le mani avanti, ma non possiamo lavorare per tutti. So però che quando arriveremo in fondo, la volata la farà uno solo.

Viene da pensare alla nazionale di Doha, piena di velocisti…

Avevo pensato di portarne uno solo. Poi ho valutato che Dainese è giovane e ha già fatto 78 giorni di gara, fra cui Giro e Tour. C’era bisogno di un’alternativa, per cui abbiamo altri uomini capaci di fare delle buone volate. Anche Milan, con il punto interrogativo di come si muoverebbe nelle mischie.

Luca Mozzato, debuttante in azzurro da pro’, è molto veloce e potrebbe entrare nelle eventuali fughe
Luca Mozzato, debuttante in azzurro da pro’, è molto veloce e potrebbe entrare nelle eventuali fughe
E’ stato brutto fare le esclusioni?

Fare le telefonate per dare belle notizie è più facile di quelle in cui ne dai di brutte. Vorresti farli correre tutti, mi è dispiaciuto molto non poterlo fare. L’importante è trovare motivazioni valide per le scelte che fai.

Quali hai trovato?

Pasqualon era nei 12 e avrebbe meritato, come pure Cimolai. Tutta gente abituata a fare lavoro da ultimo uomo, ma avendo voluto portare Ganna e Milan, ho dovuto sacrificarli. D’altra parte come lanciatore abbiamo Guarnieri. Jacopo svolge questo ruolo da sempre e dà più garanzie di Pasqualon, che pure sta facendo ottime cose con Kristoff.

Dainese ha vinto una tappa al Giro e lottato con i migliori al Tour. E’ stato campione europeo U23 nel 2019
Dainese ha vinto una tappa al Giro e lottato con i migliori al Tour. E’ stato campione europeo U23 nel 2019
E se la corsa fosse esplosiva?

Ho chiesto a Baroncini e Mozzato di essere pronti per qualsiasi evenienza, per ogni tipo di ruolo. Baroncini potrebbe chiudere un buco, ma anche propiziarlo. E’ un ragazzo intelligente, ha capito l’occasione che gli è stata offerta.

Che cosa farà Trentin?

Matteo può svolgere qualsiasi ruolo: leader come pure regista. Può essere il jolly, può gestire la squadra. E’ una figura importante. Con lui in corsa, mi sento più tranquillo.

Villa costruisce il gruppo per Monaco (e Parigi 2024)

09.08.2022
5 min
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Marco Villa ha convocato 21 atleti (8 ragazze e 13 ragazzi) per gli imminenti campionati europei di Monaco di Baviera. La nazionale della pista da lui guidata ormai da anni si presenta mai come stavolta con la forza del gruppo e non delle sue stelle.

Gli azzurri e le azzurre sono reduci dalle buone uscite in Coppa del mondo, ai Giochi del Mediterraneo e agli europei giovanili. Ed è da qui che bisogna ripartire, osservare, sperimentare e puntare già da questo appuntamento continentale.

Intanto mentre scriviamo (e leggete) il gruppo di Villa è in prova sul velodromo allestito presso la fiera di Monaco.

La pista di Monaco è allestita nella fiera della città bavarese
La pista di Monaco è allestita nella fiera della città bavarese

Come ci arriviamo?

Vero, e lo abbiamo detto in apertura, mancano alcuni dei pesi massimi. A partire da Filippo Ganna ed Elisa Balsamo, un po’ i capitani di uomini e donne.

«Arriviamo a questo appuntamento continentale – dice Villa – con un gruppo buono che ha fatto vedere buone cose ai campionati giovanili e con un gruppo di esperti che si è ben comportato a Cali, in Coppa. Dico perciò che siamo ben messi e possiamo raccogliere delle buone prestazioni».

«Vero, mancano tre campioni olimpici su quattro (parlando degli uomini, ndr) e non è poco ma forse riesco a recuperare Simone Consonni. Aveva degli impegni con la sua squadra ma sembra abbia ottenuto il via libera. Per il resto l’anno dopo le Olimpiadi è un anno un po’ così: si fanno delle prove, si sperimenta. Vediamo anche le altre nazionali».

Quando Villa dice che guarderà anche alle altre nazionali è per capire se anche loro saranno poi realmente nella condizione dell’Italia. Vuole capire come sono messi, se anche loro hanno un cambio generazionale e come si preparano al biennio olimpico.

«Preferisco guardare queste cose che condividere i problemi! Noi il ricambio lo abbiamo ed è buono. Abbiamo vinto il quartetto agli europei under 23 per esempio».

Il quartetto degli U23 che ha vinto titolo europeo in Portogallo a fine luglio
Il quartetto degli U23 che ha vinto titolo europeo in Portogallo a fine luglio

Prima il gruppo

Impegni con i rispettivi team, infortuni vari, calendari serratissimi… sono problematiche che riguardano anche gli altri e mettere insieme tutti i pezzi non è facile. Per questo il tema del gruppo diventa ancora più importante. E Villa questa parola, appunto gruppo, la usa spesso.

Un buon gruppo di giovani, un buon gruppo di esperti, una certa intercambiabilità…

«Consonni – spiega Villa – se dovesse esserci sarebbe schierato nell’Omnium, che è un po’ più vicino alla strada e non nel quartetto, anche se è uno degli olimpionici. Questo perché un quartetto lo devi preparare e richiede un certo lavoro. Lui invece ha fatto il Giro, poi si è fermato ed ha fatto altro (e neanche è stato benissimo, aggiungiamo noi, ndr) è rientrato al Polonia. Sarei felice se ci fosse».

Scartezzini e Ganna nella madison di Fiorenzuola, un progetto per Parigi 2024
Scartezzini e Ganna nella madison di Fiorenzuola, un progetto per Parigi 2024

Madison non a caso

E la stessa cosa, gruppo e intercambiabilità, riguarda anche Ganna. Anche se Pippo è assente. L’aver fatto la madison con Michele Scartezzini a Fiorenzuola ha una sua ragione d’essere.

«Di quella prova – dice il cittì – mi porto via il fatto che gli allenamenti fatti quasi per scherzo a Montichiari non sono stati vani, che Pippo non è risultato essere un pericolo in pista e ha fatto vedere buone cose. La sua gamba non si discute, tanto che nel finale si è vista la sua netta superiorità. Una volta affinata la tecnica potrà fare bene».

«Questa prova non l’abbiamo fatta solo per divertirci, ma perché a Parigi 2024 le regole saranno ancora più ferree. Non potrò più portare cinque atleti più uno, ma quattro più uno, va da sé quindi che chi fa il quartetto deve essere in grado di fare anche altre specialità. Due che facciano la madison e uno l’omnium».

Barbieri Paternoster 2021
Barbieri e Paternoster agli ultimi Mondiali, saranno presenti anche a Monaco. Il gruppo femminile è netta crescita
Barbieri Paternoster 2021
Barbieri e Paternoster agli ultimi Mondiali, saranno presenti anche a Monaco. Il gruppo femminile è netta crescita

Pianeta donne

Anche su questo aspetto Villa riparte dal gruppo. Anche qui c’è ricambio, sia nel senso di “panchina lunga” sia generazionale.

«In Coppa le ragazze – dice Villa – si sono mostrate competitive e anche le giovani sono andate bene. Per me è importante conoscerle, per loro è importante fare esperienza. Non è come per i maschi che alcuni li ho con me da quando sono juniores e li conosco tecnicamente meglio».

«Non ho la Balsamo e mi dispiace che non ci sia Chiara Consonni. Purtroppo l’infortunio (proprio a Fiorenzuola, ndr) le impedisce di fare sia le gare su pista che quelle su strada. E dispiace perché lei, come le altre, è un elemento importante per il gruppo. 

«Voglio recuperarla per il mondiale, anche se per il mondiale potrò portare meno ragazze e dovrò fare delle scelte».

Miriam Vece è la “portabandiera” della velocità su pista italiana
Miriam Vece è la “portabandiera” della velocità su pista italiana

A tutta velocità

Infine con il cittì si parla di velocità. Per la prima volta da anni, avremmo la possibilità di ottenere dei buoni risultati in un evento tanto importante.

Più di qualcosa si muove. Si è mosso. Ivan Quaranta, a cui Villa ha dato le chiavi di questo settore sta lavorando sodo.

«Per noi – spiega Villa – in questo settore (e in questa fase, ndr) è importante il reclutamento, lo scouting. Dobbiamo cercare altrove e non solo nel ciclismo. Purtroppo abbiamo ancora la mentalità che da noi il velocista deve essere quello che vince la Sanremo e così sin da giovani, se mostra determinate caratteristiche lo si fa lavorare in quella direzione. Ma in realtà un velocista può fare anche altro. Si può anche crescere con il concetto di un velocista alla Maspes, tanto per fare un paragone amarcord».

E l’esempio di Matteo Tugnolo, reclutato dalla bmx calza a pennello.

«Non solo Bmx, dobbiamo cercare anche altrove. Nelle scuole, trovare gente con un certo fisico e certe doti di potenza. Prima avevamo il Centro Studi, oggi il Settore Perfomance, ma magari si può chiedere al Coni stesso. Se per esempio c’è un centometrista dell’atletica che non riesce ad emergere del tutto, però ha passione e voglia di provare, lo si può testare. Un reclutamento a 360 gradi».