GEKO Sport, tra novità, dettagli, offerte e il brevetto geniale

03.10.2025
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Le novità di GEKO Sport, che porta il suo brevetto e le soluzioni tecnologhe più avanzate, anche nei modelli di gamma intermedia

MISANO ADRIATICO – La prima volta che Gianni Bugno ha avuto a che fare con GEKO Sport, che si era rivolto a lui per testare i nuovi pantaloncini con il brevetto antiscivolo, la sua reazione è stata razionale e disarmante.

«Gli dissi che avevano scoperto l’acqua calda – sorride il due volte iridato – e in fondo mi meravigliai che nessuno ci fosse già arrivato. Questo è un grip incollato sulla parte esterna del fondello, che permette al corridore che si muove troppo di rimanere bello in posizione. Qualcosa in più per recuperare meglio, per fare un’azione migliore, per essere più performante. Usandoli, si percepiscono stabilità e un senso di sicurezza. Si evitano gli scivolamenti che ogni tanto ti possono portare a perdere l’equilibrio. Dicono che io non mi muovessi più di tanto, ma di certo è una soluzione davvero comoda».

Prima Stefano Zanatta, poi Bugno e alla fine il brevetto di Francesco Nardi è diventato una delle proposte più interessanti in tema di abbigliamento. Se si pensa che nel tentativo di non far muovere i cronoman sulla sella, qualcuno ricorse al biadesivo e qualcun altro ancora alla carta abrasiva (con lesioni gravi al soprassella), si capisce meglio la portata dell’idea GEKO.

Italian Bike Festival 2025, GEKO Sport, abbigliamento
Il sistema GEKO Sport si basa su una pellicola all’esterno del fondello che grippa con il rivestimento della sella
Italian Bike Festival 2025, GEKO Sport, abbigliamento
Il sistema GEKO Sport si basa su una pellicola all’esterno del fondello che grippa con il rivestimento della sella

Le novità GEKO a IBF

La loro presenza all’Italian Bike Festival ha richiamato ancora una volta l’attenzione. Anche perché nel frattempo dai modelli di vertice del catalogo, le soluzioni tecniche sono state veicolate verso una gamma media e più alla portata di tutti.

«A Misano – racconta Carlo Nardi, responsabile marketing dell’azienda veneta – abbiamo presentato due nuovi modelli da strada e da gravel, che integrano il sistema integrato GEKO in una fascia di prezzo intermedia. Poi abbiamo portato un nuovissimo modello, che abbiamo chiamato S3, pensato per elevare il comfort sotto tutti i punti di vista. Infatti è realizzato senza la cucitura centrale, per chi ricerca veramente la perfezione sotto tutti i punti di vista. Inoltre è arrivato il body GEKO One Race, altamente performante e costruito con quattro tessuti diversi super traspiranti, tasche posteriori e sistema brevettato».

Italian Bike Festival 2025, GEKO Sport, abbigliamento, stand
Allo stand di GEKO a Misano, incontro curioso tra Francesco e Carlo Nardi (di spalle) con gli organizzatori della GF Fausto Coppi
Italian Bike Festival 2025, GEKO Sport, abbigliamento, stand
Allo stand di GEKO a Misano, incontro curioso tra Francesco e Carlo Nardi (di spalle) con gli organizzatori della GF Fausto Coppi

Cura dei dettagli e dei prezzi

Come succede quando si muovono i primi passi, la precedenza va inizialmente alla sostanza e poi si pensa alla forma. Messo a punto il sistema integrato con la striscia antiscivolo, quest’anno GEKO ha pensato anche al bell’aspetto e alla rifinitura dei dettagli ancora migliorabili.

«Quest’anno infatti – prosegue Nardi – abbiamo presentato alcuni nuovi accorgimenti grafici, come i dettagli in oro dei loghi e del sistema brevettato GEKO. Inoltra è una novità anche la possibilità di personalizzazione di tutti i nuovi modelli di fascia alta e intermedia. Il protagonista indiscusso dell’anno scorso era stato il modello da gravel, con il fondello pensato per lunghe distanze e assorbimento degli urti. In realtà era valido sia per strada sia per gravel, con la tasca laterale molto capiente posizionata più in alto sulla gamba, per impedire che il movimento della pedalata provocasse la fuoriuscita del contenuto. Questi componenti da top di gamma, come la tasca e la vestibilità, vengono poi riportati anche nei nuovissimi modelli di fascia intermedia e permettono quindi di avere il massimo del comfort e dei benefici del sistema anche in una fascia più intermedia».

I prezzi, la descrizione dei materiali e i criteri per la scelta delle taglie sono riportati nel sito ufficiale. A titolo di esempio, possiamo anticipare che il modello GEKO ONE G1 da gravel, con fondello Elastic Interface® Gravel Performance e bretelle traspiranti e adattabili, costa 259 euro. Le stesse caratteristiche realizzative sono state riportate sul modello GEKO ONE MG1, che ha invece il fondello C-TECH Rosso Road Performance Force Hybrid 100% Made in Italy, e costa 159 euro.

GEKO Sport

Eurobike in visita a IBF: con Reisinger sul truck di bici.PRO

13.09.2025
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MISANO ADRIATICO – Eurobike in visita all’Italian Bike Festival. E’ vero che ogni esposizione fa storia a sé ed è anche vero che nel concepire l’esposizione romagnola, che nacque a Rimini e poi si è spostata all’autodromo, si prese spunto dalla fiera nata a Friedrichshafen, ma la presenza di Stefan Reisinger a Misano non è passata inosservata. Il CEO di Fairamic, che organizza l’esposizione di Francoforte, era in vacanza con la famiglia sulle spiagge di qui, ma ne ha approfittato per un’immersione di giornata fra gli stand di IBF. Forse anche la scelta del luogo e della data per le vacanze con i due figli piccoli non è stata casuale.

Per cui quando lo accogliamo nel nostro truck e per tenere a bada i due bambini attingiamo alle scorte di cioccolata, l’occasione di porgli qualche domanda ci è parsa altrettanto ghiotta. Assieme a lui c’è Marco Rossignoli, amministratore di Expo Time che organizza fiere e agevola la presenza a Eurobike delle aziende italiane (i due sono insieme nella foto di apertura).

Lo stand di Guerciotti a IBF, fra tecnica, arte e tanto buon gusto: la fiera di Misano si svolge all’aperto
Lo stand di Guerciotti a IBF, fra tecnica, arte e tanto buon gusto: la fiera di Misano si svolge all’aperto
Il giorno prima dell’apertura si è tenuta una riunione sulla sicurezza stradale e si sbandierato il fatto che Berlino sia ormai una città sicura per le bici. Conferma?

Penso che alcune città tedesche siano già cambiate molto o che le persone abbiano cambiato molto i loro comportamenti. Ma ovviamente non siamo ancora arrivati al punto di paragonare Berlino a Copenaghen, per esempio, oppure ad Amsterdam. Ci sono altre città e altri Paesi piuttosto avanti e quando si organizza un’esposizione come Eurobike, bisogna pensare anche che questo tipo di sviluppo gioca un ruolo cruciale.

La mobilità è il fronte principale di interesse?

Negli ultimi due anni ne abbiamo parlato molto, quindi Eurobike si è trasformata sempre più in una fiera che si occupa di queste tematiche. Penso che sarà ancora uno dei nostri obiettivi per il prossimo anno, ma non l’unico. Vogliamo anche tornare alle nostre radici e parlare di sport e performance, perché negli ultimi due anni questo aspetto è un po’ mancato.

Da Friedrichshafen, sul lago di Costanza, 4 anni fa Eurobike si è trasferita alla Fiera Di Francoforte
Da Friedrichshafen, sul lago di Costanza, 4 anni fa Eurobike si è trasferita alla Fiera Di Francoforte
Perché?

Perché dopo il Covid, la maggior parte dello sviluppo e delle innovazioni interessanti è derivata dal lato della mobilità. Pensiamo a quale rivoluzione siano state le e-bike. Questo ovviamente non significa che i prodotti sportivi e legati alla performance non siano più al centro dell’attenzione ed è un aspetto che vogliamo affrontare anche l’anno prossimo.

Anche perché il ciclismo sportivo in Germania sta tornando ai vertici della popolarità. Lidl è uno sponsor tedesco, Lipowitz è arrivato terzo al Tour, ci sono tanti segnali di risveglio, no?

Penso che il ciclismo stia guadagnando di nuovo popolarità, dopo alcuni anni in cui è rimasto un po’ sotto traccia. Penso che i fatti di doping abbiano danneggiato molto l’intero settore, ma ora sembra essere stato superato e c’è un nuovo interesse per il ciclismo e il ciclismo delle alte prestazioni. Il Giro di Germania è cresciuto, ma credo che siano ancora le grandi gare come il Tour de France, il Giro e la Vuelta ad essere al centro dell’attenzione anche in Germania.

Le bici da bikepacking di Gusoline sono ormai celebri grazie alle imprese e ai video di Jovanotti
Le bici da bikepacking di Gusoline sono ormai celebri grazie alle imprese e ai video di Jovanotti
Quale pensate sia il ruolo di Eurobike nel ciclismo europeo?

Penso che possiamo incidere non in termini di prestazioni nelle corse, ma in termini di unificazione dell’intero settore ciclistico. Penso che questo sia lo scopo principale e l’attrattiva principale di Eurobike: che tutto il mondo del ciclismo si unisca. Chi lavora nella catena di fornitura, ma anche i marchi e tutti i produttori e importatori di componenti da tutto il mondo, convergono sull’Europa. In un certo senso Eurobike è il più grande raduno del settore a livello globale.

Quattro anni fa vi siete spostati da Friedrichshafen a Francoforte: restate convinti della bontà della scelta?

E’ stato un passaggio positivo. Nel 2022, a Francoforte siamo riusciti a far ripartire il settore dopo la chiusura per il Covid. Certo, gli ultimi due anni sono stati difficili anche per noi, perché l’intero settore si è trovato in una situazione difficile. La fiera è sempre uno specchio del mercato. Quindi, se il mercato non va bene, la fiera non può avere un grande successo. Ma in generale, il cambiamento che abbiamo apportato spostando la fiera a Francoforte è stato positivo.

Che tipo di rapporto avete con le industrie italiane che partecipano a Eurobike?

Una lunga tradizione. Nel corso degli anni c’è sempre stata una grande partecipazione dall’Italia. Nelle ultime due stagioni, alcuni marchi di bici da corsa hanno abbandonato la partecipazione (fra essi Colnago, assente quest’anno anche a Misano, ndr), ma ora il nostro obiettivo principale è quello di far tornare alcuni dei migliori marchi italiani di bici da corsa.

Lo stand Cinelli è stato un vero tempio del made in Italy, richiamo per molti appassionati
Lo stand Cinelli è stato un vero tempio del made in Italy, richiamo per molti appassionati
Che cosa ti è parso di Italian Bike festival e della sua formula?

Penso che sia un evento fantastico. Sono arrivato da poco e ho visto che è davvero molto affollato di appassionati ed espositori. Sembra che ci siano tutti, quindi è sicuramente il più grande raduno della comunità ciclistica italiana.

Hai visto qualcosa che potresti pensare di esportare a Eurobike?

Forse è un po’ il contrario. Penso che siano stati bravi a riprendere molte cose che abbiamo iniziato a Eurobike tanti anni fa. Tutte le attività del festival all’aperto a Fredrichshafen le facevamo già 20 anni fa. E anche le opportunità di provare le bici, anche questo fa parte di Eurobike. E penso che sia anche la parte che qui funziona meglio, per giunta in un momento perfetto dell’anno. Il tempo è bello, c’è il sole, quindi è davvero bello. Un bel festival per i consumatori finali. Per questo, se i bambini me lo permettono, adesso andrò a farmi un altro giro anche io.

Consonni fra il Tour e il primo inverno (quasi) senza pista

11.09.2025
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Ho vinto un viaggio in Cina? Cosa, un viaggio in Cile? «Hanno cominciato ad ammalarsi tutti – dice Consonni – e a un certo punto ho avuto la sensazione che sarebbe toccato a me. Infatti l’altro giorno è arrivata una mail che lo confermava. In Cina, non in Cile. Quello mi sarebbe piaciuto». In Cile si svolgeranno i mondiali della pista in ottobre, ma Consonni non ci sarà. Della vecchia guardia ci sarà forse Viviani, mentre per il resto si darà spazio al nuovo che avanza. Fa uno strano effetto, ma tutti erano al corrente e il programma sarà rispettato.

Ganna e Consonni, come pure Milan: per il primo inverno da 5 anni non correrano in pista
Ganna e Consonni, come pure Milan: per il primo inverno da 5 anni non correrano in pista
Che effetto fa sapere di non essere nel gruppo del mondiale?

Mi hanno tagliato perché sono troppo vecchio (scoppia a ridere, ndr). E’ strano, molto strano e dispiace, però in questo modo riusciamo a prendere un po’ d’aria. Non dico che s’è cominciato da Rio, ma quasi. Ogni anno si è tirato dritto. Questo probabilmente è il primo anno che abbiamo un quadriennio pieno tra un’Olimpiade e l’altra, quindi vediamolo come il meritato riposo dopo anni di dedizione.

Combattuto fra sentimento e ragione?

La verità è che il mio cuore appartiene alla pista. Se dovessi scegliere tra pista e strada, pochi dubbi. La pista è dove mi sono tolto le emozioni più forti, dove ho sempre vissuto con i miei amici, dove c’è un gruppo che non è solo un gruppo di atleti. Il dispiacere è legato a questo, per il resto va bene così.

Durante l’anno sei andato qualche volta a girare a Montichiari?

Sono andato un paio di volte. Dovevo passarci anche prima nel Tour, però la pista è stata chiusa per dei lavori e quindi la preparazione indoor è stata un po’ un po’ a singhiozzo. Ma visto che siamo sul discorso, questa settimana sono tornato a girare e a fine mese dovrei debuttare in gara a Aigle. La pista non si molla mai.

Dopo la caduta di Carcassonne, il Tour di Consonni è diventato fortemente in salita
Dopo la caduta di Carcassonne, il Tour di Consonni è diventato fortemente in salita
Tua sorella Chiara ha detto di aver avuto difficoltà su strada avendo perso tante giornate in pista.

Qualche giorno fa ho parlato con Manlio Moro, che dieci giorni fa è andato in pista ad allenarsi. Mi ha detto che da una parte gli mancava l’idea di girare, ma non gli mancava il lavoro. Nel senso che quando stai tanto senza girare, senti proprio che ti mancano lo sforzo e il lavoro che fai in pista.

Fine stagione, tempo di pagelle: che voto dai al 2025?

Un bell’otto pieno. I due o tre obiettivi che ci eravamo prefissati li abbiamo raggiunti. Normale che se guardi indietro, qualcosa abbiamo sbagliato o lasciato per strada. Però gli obiettivi grandi li abbiamo centrati e siamo contenti, la squadra è contenta e questo è importante.

La fetta più grande ruota attorno al Tour: quali ricordi risveglia?

Come tutte le grandi corse a tappe, il Tour è stato una montagna russa di emozioni. Siamo partiti male, perché la prima tappa è andata come è andata per una serie di motivi. Poi la prima vittoria con Johnny, la maglia verde sempre presente, la seconda vittoria. Per me personalmente le prime due settimane sono state positive anche come sensazioni, come recupero, come feeling in corsa. Poi invece, a partire dalla doppia caduta prima del secondo giorno di riposo, nell’ultima settimana ho dato poco aiuto in corsa. Ero devastato e i ragazzi sono stati bravi a sopperire alle mie mancanze e ad aiutarmi anche nelle giornate dure.

Del resto la compattezza della Lidl-Trek quest’anno è stata sottolineata più volte.

Questo è il nostro sport e la forza e la grandezza del nostro gruppo è che quando c’è qualcuno più in sofferenza, l’altro riesce a sopperire e aiutarlo sia fisicamente sia mentalmente.

La scorsa settimana, Consonni è stato ospite di Italian Bike Festival a Misano Adriatico
La scorsa settimana, Consonni è stato ospite di Italian Bike Festival a Misano Adriatico
Nel frattempo da un lato la squadra si sta rinforzando e dall’altro il tuo contratto, come quello di Milan e di Mosca, è stato rinnovato.

In qualsiasi corsa siamo partiti, la squadra è stata pronta a tirare dal chilometro zero per il capitano di giornata. La Lidl-Trek è in continua crescita, con l’ingresso di grandi sponsor come Lidl un anno fa e come Unbroken al Tour. Penso che stiamo diventando una delle potenze del ciclismo e aver ricevuto fiducia per altri due anni è motivo di grande orgoglio. Mi definisco sempre un bel corridore, ma non un corridore da grandi numeri e quindi questa attenzione mi fa molto piacere.

Una squadra che ha diversi leader, ma due che si staccano sopra la media. Ci sono punti in comune fra Pedersen e Milan?

Sì, entrambi vogliono vincere, questa è la loro forza più grande e il motivo per il quale li vedete correre poco insieme. Quando partono hanno una sola cosa in testa, cioè vincere. Ed entrambi stanno portando tutta la squadra ad un altro livello. Non si pongono limiti. Questo lo notano tutti, i corridori e lo staff, e ne traggono forza e morale per migliorare e progredire ogni volta.

Diventano di stimolo per gli altri?

Ti costringono a stare al loro passo. Un po’ come nel quartetto, quando si mettono davanti Pippo e Johnny e devi solo chiudere gli occhi e cercare di stare al loro ritmo.

Il super Tour di Milan e Consonni era stato anticipato dalla 1ª tappa al Delfinato, con tanto di conquista della maglia di leader
Il super Tour di Milan e Consonni era stato anticipato dalla 1ª tappa al Delfinato, con tanto di conquista della maglia di leader
Peccato che Stuyven abbia scelto di non farne più parte e andrà alla Soudal…

Jasper che va via è una perdita molto importante per tutto il team e anche per la lunga storia che hanno vissuto insieme (il belga è in questo gruppo da 14 stagioni, ndr). Sono scelte. So che si sono lasciati in buoni rapporti e mi spiace perché penso che tutto dipenda da un fatto di spazi. Ci sono tanti innesti e poi con Mads e Johnny che vuole progredire anche nelle classiche, penso che la scelta di Stuyven sia stata –  tra virgolette – anche un po’ forzata. E’ stata accolta da tutti con dispiacere, però. Di certo, personalmente, sarà brutto ritrovarselo come avversario l’anno prossimo.

Vendrame alla Jayco, con l’ipotesi di un calendario diverso

10.09.2025
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MISANO ADRIATICO – Lo avevamo svelato nei giorni della Vuelta, anche prima che fosse ufficiale. Andrea Vendrame approda alla Jayco-AlUla dopo aver trascorso gli ultimi sei anni nel team che oggi è Decathlon-AG2R. C’era arrivato dalla Androni, dove aveva lasciato intravedere tanto, compreso il fatto che fosse ormai pronto per lasciare il segno. Sono venute cinque vittorie, fra cui due tappe al Giro: quella di Bagno di Romagna nel 2021 e poi Sappada nel 2024. Nella squadra che ha alzato di molto l’asticella e le pretese, tuttavia, il trevigiano iniziava a sentirsi stretto. La vittoria alla Tirreno-Adriatico non è bastata per il rinnovo del contratto e così a maggio Vendrame si è sentito libero di valutare altre proposte. Solo dopo la vittoria di tappa al Tour du Limousin è arrivata l’offerta Decathlon, ma a quel punto era troppo tardi.

«Già dalle prime videoconferenze – racconta – abbiamo trovato un parere positivo da parte della Jayco-AlUla, che ci ha ispirato subito fiducia. I prossimi due anni saranno veramente importanti per la mia vita, inizio questa avventura con nuove motivazioni. Sono entusiasta. Mi piacerebbe iniziare una sorta di serie di vittorie con questa nuova maglia».

La vittoria di tappa al Tour du Limousin sembra sia servita per regolare qualche vecchio conto
La vittoria di tappa al Tour du Limousin sembra sia servita per regolare qualche vecchio conto
Che cosa cerchi a questo punto della carriera?

Sicuramente vorrei continuare a vincere e portare a casa più risultati possibili. E’ l’obiettivo prediletto di qualsiasi corridore. Finché ottengo risultati di spessore, posso considerarmi ancora un atleta vincente che può portare in alto i colori della nuova maglia.

Sei stato prima con l’Androni, poi sei diventato… francese per parecchio tempo. Adesso finisci in Australia. Il mondo è un po’ diverso oppure nel World Tour è tutto uguale?

Penso che ogni squadra nel WorldTour sia differente, ha delle caratteristiche diverse e probabilmente ogni Paese ha la sua filosofia. Sono in procinto di andare alla Jayco, che ha mentalità australiana. Però lo staff è abbastanza italiano, quindi vedremo che differenze ci saranno. In Decathlon ci sono molti ingegneri, che ci indicano la pressione delle ruote e quali rapporti usare, credo che questo tipo di innovazione arriverà presto in tutte le squadre.

Fra le novità della nuova squadra c’è che sarai allenato da Fabio Baronti, che già conoscevi: come mai?

Abbiamo già  fatto dei test per il materiale che andrò a utilizzare. Fabio Baronti lo conosco perché in passato ho collaborato con il CTF Lab per la preparazione. Sono veramente entusiasta di… ritornare con un preparatore che abita vicino a casa mia. Ci conosciamo dalle categorie giovanili, quando si correva assieme. Sono convinto che sia la premessa per lavorare davvero bene.

Vendrame deve gran parte della sua popolarità al Giro d’Italia, con le due tappe vinte grazie a lunghe fughe
Vendrame deve gran parte della sua popolarità al Giro d’Italia, con le due tappe vinte grazie a lunghe fughe
A parte l’offerta, che cosa ti ha convinto della proposta della Jayco-AlUla?

Il primo incontro con Brent Copeland, Steve Cummings e Marco Pinotti. Hanno mostrato subito di avere un pensiero positivo nei miei confronti. Mi hanno chiesto perché non abbia fatto alcune corse e il perché. Io ho dato le mie motivazioni, loro hanno replicato con quello che pensano. E così alla fine abbiamo deciso di provarci e avere ambizioni anche in altre corse rispetto alle solite.

Di quali corse parliamo?

Ad esempio Sanremo, Amstel e Liegi. Non le ho mai fatte e non ho mai avuto spiegazioni sul perché.

Con quali obiettivi pensi di chiudere questa stagione?

Dovrei finire al Lombardia e poi tirerò i remi in barca per andare in ferie e recuperare. Mi aspetto di continuare sull’onda positiva che ho tenuto fino ad ora e magari vincere ancora una corsa. Poi si comincerà a pensare alla nuova avventura.

Kigali, la conferma di Valverde: sarà la Spagna di Ayuso

08.09.2025
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MISANO ADRIATICO – Valverde non ha mai manifestato particolari tensioni alla vigilia di una gara importante. Eppure con l’avvicinamento del primo mondiale da tecnico spagnolo, il murciano ammette che un po’ di nervosismo sta arrivando. Detto questo, Alejandro non è un tecnico che assilli i corridori, seguendoli passo dopo passo. E’ andato alla Vuelta nel giorno di riposo. Ci tornerà di certo, ma da corridore ancora (quasi) in attività, sa che a questo punto della stagione c’è poco da programmare. Il lavoro s’è fatto all’inizio dell’anno e poi con l’estate: adesso si tratta solo di raccogliere le sensazioni e comporre il puzzle. Le vittorie di Ayuso e Soler alla Vuelta mettono di buon umore il commissario tecnico, invitato all’Italian Bike Festival da Canyon, di cui è testimonial.

«Dimmi una cosa – fa sorridendo – ti sei vaccinato? Io no e non lo farò. I corridori sono liberi di scegliere. Non ho ancora la lista definitiva, ma credo che arriveranno al punto giusto. Quasi tutti quelli che porterò sono in gara alla Vuelta. Ci tornerò, ma ci sono già stato a Pamplona per il giorno di riposo. Ma soprattutto li seguirò in televisione e parlerò con loro al telefono».

Valverde è stato invitato a Italian Bike Festival da Canyon, di cui è testimonial
Valverde è stato invitato a Italian Bike Festival da Canyon, di cui è testimonial
Da noi si parla della difficoltà di fare squadre diverse per mondiale ed europeo. La Spagna porterà gli stessi uomini?

Alcuni vogliono farli entrambi, perché gli impegni sono compatibili. Forse la crono è un po’ troppo ravvicinata alla strada, ma quelli sono due percorsi diversi. La crono del mondiale è molto dura, 40 chilometri veramente impegnativi. La crono degli europei invece è veloce e più corta: sono 24 chilometri.

Che cosa ti sembra del percorso dei mondiali su strada?

E’ pazzesco, molto duro, molto esigente. Lo è per il percorso, per l’altitudine e per il dislivello. Si passa tante volte sul traguardo, penso che ci saranno pochissimi corridori all’arrivo, ma chi finisce sarà il migliore. E’ un mondiale dove si dovrà arrivare con tanta voglia di correre.

Sarà la Spagna di Ayuso o ci sono anche altri?

Penso che la squadra sia abbastanza completa, ma in finale l’uomo più forte è certamente Ayuso. Andiamo con parecchi sogni e tanta voglia.

Sabato alla Farrapona la vittoria di Soler ha rallegrato (non poco) Valverde
Sabato alla Farrapona la vittoria di Soler ha rallegrato (non poco) Valverde
Che cosa pensi della scelta di Ayuso di lasciare la UAE?

E’ una decisione sua, io non ci posso entrare. Non è buono che la notizia sia venuta fuori durante la Vuelta, perché ha coinvolto tutti. Non solo Juan, anche la UAE e Almeida, anche se non si nota dai risultati, perché continuano a vincere. Però è chiaro che in qualche modo ha inciso.

Sarebbe stato un percorso adatto a un corridore come Valverde?

Credo che lo sarebbe ancora (ride, ndr). Potrebbe essere adatto a me perché non ci sono salite molto lunghe e il finale è su uno strappo, con il pavé a due chilometri dall’arrivo.

Come si batte Pogacar?

Arrivando prima di lui (ride ancora, ndr). Bisogna sperare che abbia un giorno negativo, perché può succedere che abbia una giornata storta. Alla fine anche lui è umano, ma non possiamo certo impostare la nostra corsa su questo. Dobbiamo avere una strategia di squadra. Cercare di farlo lavorare al massimo, cose che vedremo durante la corsa.

La popolarità di Valverde non ha confini: al pari di Nibali, le richieste di foto e autografi è stata massiccia
La popolarità di Valverde non ha confini: al pari di Nibali, le richieste di foto e autografi è stata massiccia
Come è stata questa prima stagione come tecnico della nazionale?

All’inizio è stato tranquillo. Tutti lavorano con la loro squadra, hanno un calendario molto ricco, quindi non si possono disturbare. Ora è tutto più ravvicinato, molto più complicato. Non posso dire di essere emozionato, ma certo un po’ nervoso. Quando sei corridore, sei pure nervoso, ma ora è diverso. Ho sufficiente supporto, ma può anche capitare che delle cose sfuggano. In fondo il fatto che sia il primo mondiale significa anche che qualcosa devo ancora imparare…

Italian Bike Festival, ci siamo. Ma prima si parla di sicurezza

05.09.2025
6 min
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MISANO ADRIATICO – «Proviamo a ragionare uniti – dice a un certo punto Gianluca Santilli – e a raggiungere qualcosa di concreto. La sicurezza stradale non riguarda solo ciclisti e pedoni, ma le migliaia di persone che muoiono ogni anno sulle strade italiane. Tutti sbagliano, ma l’utente debole la paga troppo cara. Bisogna immaginare che determinate strade andrebbero vietate alle biciclette, almeno finché qualcuno non garantisce che siano sicure. Usciamo di qui con un progetto. Se dovesse essere l’ennesima riunione di sole chiacchiere, è l’ultima volta che mi vedete».

Italian BIke Festival apre stamattina i cancelli: ieri era tutto un lavorare
Italian BIke Festival apre stamattina i cancelli: ieri era tutto un lavorare

Dieci anni allo stesso modo

Italian Bike Festival apre i cancelli fra due ore. Ieri sera il parcheggio dell’autodromo era come una cittadina brulicante di uomini e mezzi. Stand da riempire, biciclette da montare sugli espositori. Intanto nella terrazza della grande tribuna centrale un convegno sulla sicurezza stradale ha raccolto diversi personaggi già molto attivi sul territorio nazionale. Persone di spessore, ciascuno nel suo settore. L’idea è quella di costituire un soggetto unico, composto da diversi attori, ma portatore di una sola voce. Almeno si è capito che la frammentazione fra i tanti soggetti non porta da nessuna parte. Lo ha detto ben chiaramente Davide Cassani.

«In dieci anni – ha detto il romagnolo, presidente di APT Emilia Romagnala situazione non è migliorata di nulla. La maleducazione è aumentata e parlo di ciclisti e anche di automobilisti. Quando parlo con i ragazzi, dico sempre che bisogna pensare a quello che fanno gli altri. Il fatto di avere la precedenza non significa essere al sicuro».

Il grafico mostra le regioni italiane con il maggior numero di incidenti
Il grafico mostra le regioni italiane con il maggior numero di incidenti

Trenta morti ad agosto

I numeri sono raccapriccianti. I morti al 31 agosto 2025 sono 155, 30 quelli morti soltanto ad agosto. Li snocciola Giordano Biserni, presidente di ASAPS, il portale della sicurezza stradale. Ribadisce che si è fatto ancora poco, ma sottolinea che le strade non sono presidiate a sufficienza dalle forze di Polizia. La Lombardia guida il ranking degli incidenti, seguiti da Lazio, Emilia Romagna, Toscana e Veneto. Se però si fa il rapporto fra il numero dei morti e quello dei residenti, la Lombardia scende all’ultimo posto dell’infausto ranking. Le regioni ad alta vocazione ciclistica hanno anche un superiore numero di incidenti.

«Il metro e mezzo – dice Paola Gianotti – è un passo avanti, una conquista culturale, per far sapere che ci sono anche le bici. I Comuni ci chiamano per montare i cartelli e l’arrivo delle bike lane è un altro passo avanti. L’obiettivo sarebbe quello di collegare i paesi con queste corsie riservate alle bici».

Fra i presenti, l’avvocato Balconi, Andrea Albani (CEO dell’autodromo), Jolanda Ragosta della FCI e Marco Scarponi

Il metro e mezzo serve?

Non sono d’accordo su tutto, lo capisci quando Santilli ribatte che a suo avviso il metro e mezzo non ha risolto nulla. E a quel punto la parola va a Federico Balconi, l’avvocato che s’è inventato Zerosbatti e ha gestito finora 1.500 sinistri in cui sono state coinvolte delle bici.

«Ci sono vuoti normativi – dice – e non sempre le Forze dell’Ordine intervengono quando cade una bici. Se l’incidente dipende dalle cattive condizioni della strada, non si muove nessuno. La normativa non è adeguata. Non si capisce perché i Italia sia vietato pedalare in fila per due. Se non altro l’automobilista si accorge meglio delle bici e sa che non può superarle tutte in una volta».

L’Italia, gli fa eco Massimo Gaspardo Moro di FIAB, è cinque volte meno sicura dell’Olanda. Perché da noi circolano più auto che negli altri Paesi europei. A Roma il 64 per cento della mobilità è composto da auto e moto, mentre a Berlino la ripartizione è ben più equilibrata. Le bike lane sono utili aggiunge, ma non ci sono i decreti attuativi che le prevedono e soprattutto mancano i controlli.

La pista sarà teatro di test ed eventi per tutto il lungo weekend
La pista sarà teatro di test ed eventi per tutto il lungo weekend

Le scuole e le famiglie

Quello della sicurezza stradale è un problema culturale, ormai è evidente. Lo sottolinea Bruno Di Palma, Direttore Ufficio Scolastico Regionale Emilia Romagna. «In Italia ci sono 7.500 scuole – dice – tanti studenti e in media due genitori per studente. E i genitori devono essere di esempio per i figli. All’inizio del percorso scolastico si firma il patto di corresponsabilità e non è accettabile che nelle scuole si insegni qualcosa e a casa venga tradita. Abbiao firmato un protocollo di intesa con l’Osservatorio regionale sulla sicurezza stradale e l’abbiamo inserita nei corsi di educazione civica».

Cultura, gli fa eco Marco Scarponi, segretario della Fondazione che porta il nome di suo fratello Michele. «Si fa fatica a comunicare – dice – anche a trovare l’accordo sui termini. Si usa spesso la parola incidente, ma quando qualcuno guida usando il cellulare, oppure va a 100 all’ora nei tratti con limite a 50 e ammazza qualcuno, è incidente oppure è violenza? Servono cultura, comunicazione e controlli. Davanti alle nostre scuole abbiamo messo un vigile che costringe i genitori a rallentare sulle strisce».

E di formazione, che genera cultura, parlano anche Andrea Onori in rappresentanza delle scuole guida, e Jolanda Ragosta della Federazione ciclistica italiana.

Italian Bike FEstival richiama anche quest’anno le principali aziende del mondo del ciclismo
Italian Bike FEstival richiama anche quest’anno le principali aziende del mondo del ciclismo

La legge di Pella

C’è in collegamento anche l’onorevole Roberto Pella, il presidente della Lega Ciclismo, che si collega da Roma dove si sta lavorando alla Legge di Bilancio. Le sue parole di sindaco e onorevole sono un netto richiamo alla realtà.

«Molte delle cose che sono state dette – spiega – cozzano con le attuazioni delle esigenze delle singole parti. A fine luglio abbiamo presentato una legge che porterà il mio nome, ma non perché l’abbia scritta io. E’ stata scritta con i Prefetti e con i campioni che collaborano con la Lega, da Gianni Bugno a Francesco Moser, Saronni e Nibali, Fondriest e Ballan. Ho voluto raccogliere le loro istanze. Una proposta concreta in tema sicurezza che possa essere integrata con altre norme».

L’intervento dell’Onorevole viene ascoltato e recepito, anche se qualcuno annota con stupore che nessuno fosse al corrente della volontà di depositare una proposta di legge. Ciascuno dei presenti avrebbe dato volentieri il suo contributo. Quando alle 18, dopo tre ore, tutti si alzano dalle sedie, la promessa è quella di risentirsi alla svelta. Il fuggi fuggi fa sì che dopo tre minuti non ci sia più nessuno. Sono tutti grandi e vaccinati. Se sarà stata l’ennesima riunione che non porta a nulla, lo capiremo nel giro di pochi mesi. Noi siamo a disposizione, perché la comunicazione è una delle chiavi per il successo. Nel frattempo, Nostro Signore della strada, tieni una mano sul capo dei tuoi figli che ogni giorno sfidano le strade su una bicicletta.

Merida a IBF: vivi un’esperienza da pro’ con Alessandro Vanotti

06.08.2025
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Siete pronti a vivere una bella esperienza in bicicletta con Merida? L’Italian Bike Festival 2025 di Misano Adriatico, in programma dal 5 al 7 settembre, si prepara a ospitare un evento che farà battere forte il cuore di tanti appassionati di ciclismo. Merida Italy porterà difatti sul circuito di Santa Monica una masterclass esclusiva: la Vanotti Ride Experience. Un’occasione imperdibile per salire in sella a una bici Merida di alta gamma e pedalare come un ex professionista di team WorldTour.

Il bergamasco, oggi brand ambassador Merida, sarà difatti la guida d’eccezione di questa giornata. L’obiettivo? Insegnare ai partecipanti come mantenere una velocità di 50 km/h per l’intero sviluppo del Misano World Circuit. Non si tratta di una semplice uscita in bici, ma di una vera e propria lezione di tecnica e potenza, pensata per spingere i ciclisti oltre i propri limiti.

Ecco la locandina dell’evento di Merida che si terrà a Misano nei giorni dell’Italian Bike Festival
Ecco la locandina dell’evento di Merida che si terrà a Misano nei giorni dell’Italian Bike Festival

Un’opportunità per pochi fortunati

L’evento si terrà nella giornata di sabato 6 settembre, con sei sessioni in programma nell’arco della giornata. Ogni sessione accoglierà un gruppo ristretto di 12 ciclisti, garantendo a ciascuno la massima attenzione da parte di Alessandro Vanotti. I partecipanti avranno dunque l’opportunità unica di testare due modelli top di gamma di casa Merida: la bici aerodinamica Reacto e l’ultraleggera Scultura. Scegliere la compagna perfetta per questa avventura ad alta velocità non sarà facile.

Per partecipare, è richiesta la massima preparazione: i ciclisti dovranno presentarsi con il proprio abbigliamento tecnico, mentre Merida fornirà le bici e si occuperà di tutto il resto. Si raccomanda di portare i propri pedali e le proprie scarpe da bici per un’esperienza ottimale, ma in caso di necessità saranno disponibili pedali flat.

Gli appassionati e i curiosi potranno testarsi pedalando insieme a un atleta che ha militato per anni nel WorldTour
Gli appassionati e i curiosi potranno testarsi pedalando insieme a un atleta che ha militato per anni nel WorldTour

Gadget e ricordi indimenticabili

Questa esperienza Merida non si limiterà solo alla pista. Ogni singolo partecipante della Vanotti Ride Experience riceverà un pacchetto esclusivo che include un gadget ufficiale Merida, come una borraccia, e una serie di foto professionali per immortalare i momenti più emozionanti della giornata. Un ricordo prezioso di un’avventura che unisce la passione per il ciclismo all’adrenalina della pista.

Le iscrizioni per questa masterclass sono già aperte e totalmente gratuite. Per assicurarsi un posto in una delle sei sessioni, è necessario compilare il form online disponibile al seguente link

Merida

Northwave ridisegna e rinnova le scarpe della gamma media

27.09.2024
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MISANO – Northwave rinnova completamente la gamma media nella categoria delle calzature, con il focus principale che rimane il comfort. Revolution e Storm Carbon sono le due nuove scarpe.

La prima adotta la suola Morph Carbon con design Powershape per il sostegno dell’arco plantare e adotta la calzata Pro-Fit. Northwave Storm Carbon ha la medesima suola della sorella, ma punta ad un maggiore comfort complessivo. Vediamole nel dettaglio.

Disegno NW, ma le due scarpe sono molto differenti tra loro
Disegno NW, ma le due scarpe sono molto differenti tra loro

Le NW Revolution

Per lo sviluppo e la produzione della nuova Revolution si è partiti dalla suola con disegno Powershape, ormai una garanzia in termini prestazionali. Il nome si riferisce in modo diretto al supporto dell’arco plantare, se pur con materiali diversi, quella in dotazione alla nuova calzatura ha posta in dote il medesimo concetto di quella che utilizza la Veloce Extreme. Nel complesso la Revolution è una scarpa categorizzata Pro Fit, con una calzata che si rivolge all’agonismo. Sempre in merito alla suola, ha una rigidità di livello 13 (scala Northwave) ed è un composto di carbonio.

Poi il doppio rotore X-Dial SLW3 e la tomaia in PU con fori posizionati in modo strategico e ottenuti con la tecnica laser. I passanti dove scorrono i cavi dei due rotori sono in tessuto e la linguetta presenta una rete per una ventilazione e traspirazione massimizzate. Infine la sezione interna del tallone ha degli inserti grippanti che stabilizzano il tallone. La Revolution è disponibile in taglie dalla 36 alla 50, ad un prezzo di listino di 224,99 euro.

Northwave Storm Carbon

Diversa dalla Revolution, per costruzione e anche per il pubblico alla quale si rivolge. Punta ad offrire un maggiore comfort, pur utilizzando la medesima suola della sorella. Quest’ultima, così come la Revolution, è compatibile anche con il sistema SpeedPlay (grazie all’apposito adattatore). Ma è la tomaia e il sistema di chiusura che fanno la differenza in fatto di resa tecnica. Tessuto in TPU forato al laser, rotore singolo e cavo, con l’aggiunta di un velcro nella sezione più bassa.

Semplice e comoda anche grazie ad una forma che ha l’obiettivo di non creare pressioni. La linguetta ha un inserto in rete. Northwave Storm Carbon è disponibile con prezzo di listino di 189,90 euro. Le taglie sono comprese tra la 36 e la 50.

Northwave

I dischi in acciaio Deda sono una garanzia, longevi e performanti

23.09.2024
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MISANO ADRIATICO – C’è anche un grande ritorno dell’acciaio anche nella componentistica (non solo in ambito telai, soprattutto in ottica gravel) e i dischi per i freni sono una conferma. Deda si pone come uno dei player più importanti.

Pista frenante in acciaio e spider di supporto in alluminio, per un disco che guarda alla sostanza, alla longevità e all’efficienza. A Italian Bike Festival 2024, Deda ha presentato ufficialmente i suoi rotori.

Il nuovo disco Deda una volta montato, design essenziale e sostanzioso
Il nuovo disco Deda una volta montato, design essenziale e sostanzioso

Deda, maestri nelle leghe

Quando si tratta di Deda è lecito aspettarsi un componenti di qualità. L’azienda cremasca è leader, da sempre, nella categoria dei metalli. I nuovi rotori per i freni a disco si rivolgono al mondo road ed al gravel e sono costruiti combinando l’acciaio e l’alluminio.

Il primo si riferisce alla prima parte, quella superiore della pista frenante (nella zona a contatto con le pastiglie, il disco Deda ha uno spessore di 1,8 millimetri), l’alluminio 7075 è utilizzato per il ragno di supporto e per la zona di ingaggio (CenterLock) al mozzo. Non è disponibile in versione a 6 fori.

Soluzione flottante

Le due parti del disco Deda sono unite tra loro grazie ad un sistema flottate a 5 rivetti con rondelle elastiche. Questa tecnica permette un’elevata dissipazione del calore, evita la deformazione del materiale e contribuisce ad una efficienza straordinaria anche quando le temperature salgono in modo esponenziale. Il design superiore della pista frenante è arrotondato. Anche in questo caso, oltre a questioni di sicurezza, entra in gioco la ricerca di una forma adatta a garantire le migliori performance, con un valore alla bilancia ridotto.

Il disco Deda è frutto di una ricerca con analisi FEM, acronimo di Finite Element Method. Significa che le forme e l’impiego dei materiali devono collimare in modo perfetto, tanto da essere prestazionali e garantire costantemente l’integrità del componente. I diametri disponibili sono due: 160 e 140 millimetri.

Uno dei primi campioni, soggetto di uno stress test da parte nostra
Uno dei primi campioni, soggetto di uno stress test da parte nostra

Provato in anteprima

I primi test da parte nostra risalgono alla fine del 2023. Oltre 7000 chilometri, su strada e nel gravel, in inverno e con le temperature estive. I primi campioni dei dischi non avevano una livrea definitiva e alcuni dettagli erano da rifinire, ma era importante capire l’efficacia, la bontà dei materiali e la qualità complessiva del componente, così come la longevità.

I primi risultati ci hanno fornito dei riscontri eccellenti, soprattutto se messi a confronto con i dischi (tutti) in alluminio. Maggiore modulabilità della frenata e capacità di sopportare frenate protratte nel tempo. Una maggiore stabilità del componente che non cambia forma e non pizzica le pastiglie anche dopo lunghe discese. Nessun problema di adattabilità con i vari impianti. Ma il ragno in alluminio cambiava colore (senza deformarsi) per via delle elevate temperature al quale abbiamo sottoposto i dischi. Da qui la scelta, poi definitiva, di usare il ragno in livrea nera.

I dischi Deda non puntano ad una leggerezza estrema (per gli amanti dei confronti e numeri, un disco da 160 Shimano Dura Ace pesa 103 grammi), lo si nota anche dal valore alla bilancia rilevato, perché l‘obiettivo principale è quello di fornire un prodotto sostanzioso e durevole nel tempo, da usare su strada e in ambito gravel.

Deda Elementi