Ganna che risponde ai primi scatti. Poi Ganna che si siede, li vede andare, ma non li perde di vista. Ganna che ritrova il battito e il passo. Ganna che fa la discesa del Poggio come un missile (foto di apertura). E ancora Ganna che nel tratto dell’Aurelia va più veloce di Van der Poel e Pogacar. Ganna secondo a Sanremo, dopo il secondo alla Tirreno.
Cioni racconta e intanto la stagione ha visto Pippo sul podio di Harelbeke e lo vedrà domenica inaspettatamente al Fiandre e la settimana successiva alla Roubaix. Quanto è stato bravo Ganna a gestirsi alla Sanremo e quando quel tipo di esercizio, che ha avuto solide basi nella profonda convinzione di poterlo fare, tornerà utile nelle prossime gare?
«E’ stato bravo a non mollare – dice Cioni – anche perché l’hanno portato abbastanza al limite. La Cipressa l’hanno fatta forte, non tutti allo stesso livello, però non sono andati a passeggio, finché Pogacar è partito secco. Avevamo ragionato di tenere duro per 5 minuti sul Poggio, ma visto l’attacco sulla Cipressa, i minuti sono diventati 9».
Dov’è che l’hanno messo più a dura prova, guardando il file della gara?
Probabilmente sul Poggio, perché hanno iniziato da sotto e sono andati forte. Anche il primo attacco, su cui fra l’altro ha chiuso Pippo, non è stato indifferente.
Ti aspettavi di trovarlo così forte?
La speranza è che questo sia il suo livello. Alla fine è un cammino di maturazione e penso che stiamo vedendo il miglior Ganna in assoluto. Un po’ più pesante del 2020, ma più asciutto. Il peso giusto per il periodo.
L’impressione è che lui sapesse esattamente quello che doveva fare per arrivare in volata con gli altri.
Secondo me era cosciente che il pericolo più grosso era rispondere scatto su scatto e quindi ha fatto la sua gara. Sappiamo anche che ha fatto la discesa del Poggio più veloce degli altri. Sicuramente è stato il più veloce anche dal fondo del Poggio fino al momento in cui è rientrato. Se avesse risposto agli scatti, probabilmente sarebbe esploso. Ha giocato le sue carte. Lo scatto più forte l’ha fatto sull’accelerazione più potente di Pogacar sulla Cipressa.
Poi li ha lasciati sfogare…
Esatto, non ha più risposto. Quando gli altri due scattavano, lui si staccava e veniva su al suo passo cercando di avvicinarsi al suo limite. Deve essere così per sperare di vincere, per questo aveva dei mini traguardi, che potevano essere l’approccio alla Cipressa, scollinare la Cipressa, scollinare il Poggio e poi l’ultimo chilometro. A un certo punto si è disinteressato di quello che stavano facendo gli altri due.
Ma non li ha mai persi di vista.
Nel non rispondere allo scatto c’è anche la consapevolezza di poter saltare e perdere molto terreno. Invece li ha lasciati fare, sapendo che se li avesse ripresi, avrebbe giocato la sua chance.
Ad esempio venerdì sul Qwaremont ha provato a rispondere, ma forse non poteva fare altrimenti per non perdere contatto, no?
Alla Sanremo invece c’era ancora la discesa e poi comunque il podio era assicurato. Magari sarebbe stato diverso se ci fosse stato un gruppetto più corposo. E poi conosceva benissimo il percorso, anche se il finale della Sanremo ormai lo sanno tutti a memoria, tra chi abita lì vicino e chi va per allenarsi. Il discorso è che lui da solo è riuscito a recuperare anche nella discesa, una cosa che per tutti era impossibile. Invece lo ha fatto e poi è rientrato, quindi la sua gestione era proprio volta ad arrivare.
Vuole anche dire che ha scollinato ancora lucido, altrimenti non avrebbe fatto quella discesa.
Questo forse l’ha imparato dal mondiale a cronometro, dove ha scollinato a tutta, però poi ha perso in discesa. A Sanremo sapeva di dover fare la discesa al massimo, ma anche che non avrebbe chiuso appena fosse finita. Per questo finita la discesa, ha fatto dei watt molto alti, probabilmente il finale è stato il settore in cui è andato più forte in assoluto. Non l’hanno aspettato, ha veramente spinto ancora e questo vuole dire che in cima al Poggio non c’è arrivato totalmente al gancio.
C’è differenza dal punto di vista del suo impegno tra questo secondo posto e quello di due anni fa?
Questo è un secondo posto nella Sanremo più bella degli ultimi anni, quindi è un secondo posto più consapevole, figlio anche di qualche aspettativa importante. L’altra volta quasi è venuto, questo è stato cercato. Si era partiti per far risultato e lo avevamo dichiarato.
Come mai il cambio di programma e la scelta del Fiandre?
Alla fine i programmi devono essere sempre un po’ flessibili. La condizione che ha non richiede che debba spingere più di tanto e fare dei blocchi particolari per migliorare. Avrebbe saltato il Fiandre per spezzare il programma, semplicemente abbiamo deciso di spezzarlo diversamente. Al momento è a casa perché domani si laurea sua sorella.
Fiandre e Roubaix sono diverse, saranno affrontate con obiettivi diversi?
Il Fiandre è un’aggiunta, l’obiettivo resta comunque la Roubaix. E’ chiaro se uno arriva bene al Fiandre, non ci sputa sopra. Però a livello di attitudine e percorso, sicuramente la Roubaix è più adatta. Va con delle aspettative, mentre al Fiandre vai sapendo di avere un’ottima condizione e vediamo cosa si può combinare. Poi resterà su. L’altro giorno non è riuscito a fare la ricognizione sul percorso della Roubaix e per questo lo farà la prossima settimana. La Roubaix è il grande obiettivo di aprile.