L’Eroica Juniores ha incoronato Mattia Proietti Gagliardoni e a riguardare la sua corsa, quella dei suoi compagni ed avversari, considerando che la prova era stata effettuata sabato proprio alla vigilia della tappa del Giro d’Italia, viene da pensare che forse qualche indicazione, i vari team professionistici presenti potevano pure trarla. Perché si era visto subito che non era una corsa semplice, paradossalmente proprio a causa del bel tempo.
Lo si evince anche dal racconto del vincitore: «L’avevo già fatta lo scorso anno e gran parte del percorso me la ricordavo. Sapevo che è una gara tra le più dure, tecniche e con un dislivello non di poco conto, poi con quello strappo spaccagambe finale… Nella prima parte ho fatto fatica, ma con la squadra avevamo stabilito che dovessi rimanere sempre nelle prime posizioni per poter correre meno rischi possibile. E rischi c’erano davvero…».
Com’era il terreno? Molti il giorno dopo si sono lamentati per la sua scivolosità ancora maggiore proprio perché non c’era acqua…
E’ vero e noi ragazzi ce ne siamo accorti già dalle prove del giorno prima. Per questo avevamo stabilito di fare corsa di testa, per cercare di evitare la troppa polvere che si sollevava e soprattutto gli strati di ghiaia sul tracciato. Ci hanno detto che rispetto a marzo era molto più scivoloso perché il tracciato era stato meno lavorato e ripulito, ma faceva parte del gioco.
Quando si è decisa la corsa?
Subito dopo la discesa da Montalcino, quando sono stati ripresi i tre corridori stranieri che erano andati in fuga. Ho provato a partire con il solo Matteo Turconi che ha tenuto il mio ritmo, mancavano meno di 20 chilometri alla conclusione. In una curva però proprio la ghiaia gli ha fatto un brutto scherzo ed è caduto, così mi sono ritrovato solo. La parte finale l’ho gestita molto, sapevo che era fondamentale rimanere in piedi.
Quanto è contata la tua esperienza nel ciclocross?
Tantissimo, io credo che abbia fatto davvero la differenza. Mi è servita ancor di più che lo scorso anno, perché gli sterrati erano più polverosi e viscidi, c’erano più buche e avvallamenti. La guida era fondamentale, bisognava saper galleggiare sulla ghiaia, non fare troppa pressione, scegliere le traiettorie giuste e rilanciare. Tanto è vero che quando uscivo da ogni curva guadagnavo tanto.
Che scelte tecniche hai fatto?
Niente di particolare. La ricognizione del giorno prima ci ha convinto a mantenere il setup abituale della bici, quindi con il 52-39 davanti e il 34-11 dietro. Per le gomme però abbiamo scelto i tubeless da 28 mm per andare sul sicuro, infatti in gara ho visto che quasi tutti avevano fatto la stessa scelta, anzi alcuni avevano optato addirittura per quelli da 30. Era l’unica maniera per ridurre al minimo il rischio di forature.
E per quanto riguarda l’alimentazione?
Rispetto al solito, ho portato con me sempre una borraccia d’acqua e una di carboidrati, ma avevo un gel in più di quelli che abitualmente mi porto. Il problema, oltre al terreno, è stato il caldo, che all’inizio era davvero forte. Io non lo amo, non l’ho mai amato e infatti all’inizio sudavo abbondantemente, ma poi il mio fisico si è adattato. La temperatura si è sistemata intorno ai 21°C, si stava bene e non ne ho risentito quando ho portato il mio affondo.
E’ una corsa che ti si addice?
Sicuramente, l’avevo già “adocchiata” lo scorso anno e non nascondo che ci puntavo sin da questo inverno. Tanto è vero che alla vigilia mi sentivo un po’ il favorito o uno fra loro, sapevo che potevo giocare un ruolo importante e devo dire grazie alla squadra perché ha creduto nelle mie possibilità supportandomi al meglio. E’ stata un’esperienza importante al di là della vittoria, spero di correrla in un contesto ben più importante…
Un buon viatico per l’estate…
Sì, anche perché mi aspettano impegni importanti, intanto la due giorni in Franciacorta del fine settimana, poi il Giro del Friuli e l’FWR Baron che correrò con la nazionale. Io spero di continuare su queste basi e mettermi sempre più in vista che ci tengo tanto a convincere il cittì a convocarmi per europei e mondiali, dove so che posso fare davvero bene.