Un mese per dirsi addio: il duro racconto di Del Barba

21.01.2025
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Una chiamata che non ti aspetti. E’ Mattia Cattaneo, pensi subito che sia successo qualcosa, ma che cosa? Dice che vorrebbe si facesse un articolo per un amico, un massaggiatore che conosciamo benissimo. Emanuele Del Barba, fino al 2024 alla Jayco-AlUla. Stamattina ha perso sua moglie, restiamo di sasso. Lui è accanto, due parole e la promessa di risentirci nel tardo pomeriggio. La giornata scorre in un continuo guardare il display, fino al momento di chiamarlo.

Ha la voce distaccata di quando la botta è così forte che ti ha portato via anche la disperazione. Chi ci è passato lo sa e riconosce la rassegnazione. Si parla per monosillabi, riallacciando storie personali e punti di contatto.

«Se ne è andata in un mese – dice – stamattina, a 43 anni. Non sono lucido, sono in mezzo a un botto di gente, ma sono anch’io disperato. Forse è perché lo so da un mese. Lavorando coi dottori forse mi sono preparato. Così stamattina ero lì col “Catta” ed è venuta a lui l’idea di fare un bell’articolo per la mia Rossella…».

Emanuele Del Barba, Rossella e Federico, 25 anni: una visita al Giro d’Italia
Emanuele Del Barba, Rossella, Federico, 25 anni, e il piccolo Edoardo, 7 anni: una visita al Giro d’Italia

Tutto in un mese

Era il 15 dicembre quando tutto è cambiato e adesso ogni cosa cambierà: se non per sempre, di certo per un lungo periodo. Ora ci sono due figli cui stare accanto. Uno di 25 anni, figlio di Rossella. E uno di sette, per il quale la botta sarà tremenda. Come glielo dici a un bimbo di sette anni che da stasera mamma non tornerà più a casa?

«Ho fatto gli ultimi due anni con la Jayco – racconta Del Barba – e adesso avevo firmato con la Movistar per un po’ di giornate. Invece andrà tutto a monte, ma va bene così devo stare tranquillo a casa con mio figlio e continuerò a lavorare nel poliambulatorio. Non andrò alle corse, ma è giusto così. Avrei dovuto fare il calendario italiano. Invece il 15 dicembre abbiamo saputo che stava male».

Rossella aveva 43 anni e, da buona bresciana, aveva finito con l’appassionarsi al ciclismo
Rossella aveva 43 anni e, da buona bresciana, aveva finito con l’appassionarsi al ciclismo

La passione per le corse

Il ciclismo era entrato a forza nella sua vita, come succede quando sposi uno che ci lavora dentro e che lo vive come una passione.

«Ho ricevuto dei messaggi – dice – ho messo una storia su Instagram, ma poco altro. Volevo farlo sapere a quelli più lontani, perché in un mese non c’è stato il tempo per avvertire nessuno. La passione del ciclismo gliel’avevo passata io, eravamo insieme da 18 anni e quindi cominciava anche lei a venire alle corse. Era bresciana, da noi il ciclismo lo respiri nell’aria».

Guardi la foto di quel sorriso bellissimo e poi finisci le parole. E’ una serata come tante, che in questa casa bresciana non riusciranno a dimenticare. La vita va avanti in salita, non resta che pedalare, con il ricordo doloroso e dolce di Rossella che non c’è più.

Nel nome di Rossella è stata creata una pagina di donazione: https://donazioneinmemoria.airc.it/eventi/nel-dolce-ricordo-di-rossella

Cattaneo, non solo crono e Remco: «Debutto alla Roubaix»

12.01.2025
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CALPE (Spagna) – Sulla panoramica terrazza del maggiore hotel di Calpe, baciati da un sole che non sembrerebbe proprio essere di gennaio, il veterano della Soudal-Quick Step ci ha rivelato i suoi piani per questo 2025. Ovviamente parliamo di Mattia Cattaneo. Piani che sono a dir poco curiosi. Dopo anni trascorsi a supportare i leader nelle grandi corse a tappe e a distinguersi nelle cronometro, Cattaneo ha finalmente ottenuto una chance speciale: il debutto alla Parigi-Roubaix. Per lui, un sogno che si avvera e un tassello che completa il mosaico della sua carriera.

Cattaneo ha raccontato come il team belga stia cambiando volto, con una crescente attenzione ai grandi Giri e una graduale ristrutturazione che ha aperto nuove opportunità anche a lui. Ma non solo pietre e cronometro nel suo prossimo futuro: il supporto a Remco Evenepoel per il Tour de France e il mondiale a cronometro sono gli altri obiettivi chiave di una stagione che si preannuncia densa e forse inaspettatamente stimolante. E non è poco dopo i grossi guai del 2024.

Cattaneo (classe 1990) si appresta ad affrontare la sua 14ª stagione da pro’, la prima con la Roubaix (foto Soudal-Quick Step)
Cattaneo (classe 1990) si appresta ad affrontare la sua 14ª stagione da pro’, la prima con la Roubaix (foto Soudal-Quick Step)
Mattia, partiamo da quest’aria di rinnovamento che è palpabile: è cambiata molto la Soudal-Quick Step rispetto agli anni passati?

Sì, è cambiata tantissimo. Quando sono arrivato, la squadra era fortemente orientata verso le classiche, mentre oggi l’attenzione è sempre più rivolta ai grandi Giri, grazie soprattutto alla presenza di un leader come Remco. Questo cambiamento si nota anche nell’approccio alla preparazione: la programmazione di un Grande Giro richiede una cura e una strategia completamente diverse rispetto a una campagna di classiche.

Cosa significa un nuovo approccio e una diversa programmazione?

Che per un Grande Giro c’è tanto più volume di cose da mettere a punto, da tenere sotto controllo. E’ un processo più lungo, basta pensare solo alle alture, per fare un esempio. E’ un grande lavoro.

In questi anni avete perso ottimi corridori per le classiche del Nord, c’è qualcuno che si farà sentire in particolare?

Julian Alaphilippe era un corridore unico per certe tappe e situazioni di gara, non solo per il Nord. La sua mancanza si farà sentire. Lui era ancora nel pieno, un atleta di carisma. Tuttavia, la squadra resta molto competitiva, sia per i grandi Giri che per le classiche. Certo, con meno corridori di riferimento per il Nord, ma sempre di altissimo livello.

Veniamo a te, cosa bolle in pentola? Abbiamo sentito questa voce della Parigi-Roubaix…

Eh già! Era da anni che chiedevo di poterla fare, perché sentivo che, per caratteristiche, potevo adattarmici bene. Ho sempre partecipato a tutte le corse del WorldTour tranne che alla Roubaix: per me è un modo per chiudere il cerchio. La squadra ha capito che posso essere utile sia per aiutare il team che per cercare qualche soddisfazione personale, pur consapevole che vincere è fuori portata. Essere competitivo e utile al gruppo e sarebbe già un grande obiettivo per me.

Ormai il lombardo è una garanzia per la squadra. Il debutto il 5 febbraio a Bessèges
Ormai il lombardo è una garanzia per la squadra. Il debutto il 5 febbraio a Bessèges
Come preparerai questo appuntamento?

Abbiamo già programmato dei sopralluoghi tra l’Algarve e l’opening weekend delle classiche in Belgio. Parteciperò a qualche corsa a fine febbraio per testare i materiali e prendere confidenza con il pavé. Dopo la Tirreno-Adriatico tornerò per le classiche vere e proprie.

Hai cambiato anche la preparazione in ottica classiche delle pietre, visto che farai anche il Fiandre? Per esempio ci dicevi dei tanti chilometri con lo sci di fondo, un ottimo lavoro per la parte alta del corpo…

In realtà non ho stravolto la mia preparazione, anche perché a 34 anni suonati non mi sembrava il caso di mettermi a fare degli esperimenti. Ho mantenuto un mix di lavoro in bici e palestra. Lo sci di fondo, per come l’ho fatto io, era prettamente per fare endurance, poi ovviamente è anche un ottimo lavoro muscolare, ma non è qualcosa che ho implementato ai fini di una preparazione diversa e per gare diverse dal mio solito.

Quanto conta l’esperienza in corse che non hai mai disputato?

Credo molto. Anche se non ho mai corso la Roubaix, conosco bene molte altre classiche del Nord. So bene cos’è un Kwaremont o un Koppenberg: li ho affrontati in passato e so cosa aspettarmi. So della bagarre che c’è. La scelta dei materiali e la conoscenza del percorso sono fondamentali: ma su questo aspetto siamo una squadra forte. Credo di poter portare un contributo tecnico e tattico al team, anche grazie alla mia esperienza generale.

Dopo le classiche sai già cosa farai?

Finite le classiche staccherò un po’. Calcolate che io farò anche le Ardenne poiché ci sarà Evenepoel. Credo che non farò solo la Freccia Vallone, ma vedremo per questo. Quindi dopo la Liegi mi aspettano in pratica due mesi di altura: tutto maggio, poi il Delfinato e quindi di nuovo in altura in vista del Tour, chiaramente in appoggio a Remco.

Cattaneo punta deciso anche al mondiale: la crono sembra essere impegnativa e questo va bene per un cronoman con le sue caratteristiche
Cattaneo punta deciso anche al mondiale: la crono sembra essere impegnativa e questo va bene per un cronoman con le sue caratteristiche
E dopo il Tour de France, cosa c’è nei tuoi piani?

Il mondiale a cronometro è un grande obiettivo. Il percorso sembra adatto alle mie caratteristiche e spero di conquistare una convocazione. Negli ultimi anni ho dimostrato continuità nelle crono e vorrei continuare su questa strada. In Italia siamo diventati una nazione di riferimento nella specialità, ma bisognerà lottare per un posto, dato l’alto livello dei nostri atleti.

Però Mattia, un calendario bello intenso! E che entusiasmo che hai…

Quello non manca. Vado per i 35 anni, so bene cosa posso fare e cosa no. Ormai quello di gregario (importante aggiungiamo noi, ndr) è il mio ruolo. Sono consapevole che non posso vincere o che comunque per uno come me è molto difficile, ma sono felice di poter essere importante per la squadra e avere un leader come Evenepoel è tanto, tanto stimolante. Lui è uno di quei 5-6 corridori che può vincere in questo ciclismo. E questo fa la differenza anche per chi c’è intorno a lui.

Ultima domanda: cosa ti sembra dei due “bimbi” italiani arrivati in squadra? Parliamo ovviamente di Gianmarco Garofoli e Andrea Raccagni Noviero.

Garofoli e Raccagni sono due ragazzi con prospettive molto promettenti. Credo siano nella squadra giusta e al momento giusto, per poter crescere bene. Avere compagni italiani aiuta, per cultura e mentalità. Il ciclismo di oggi non concede tempo, quindi non possono aspettare così tanto tempo per emergere, ma penso che abbiano le qualità per fare bene e trovare il loro spazio.

Crono, cosa c’è dopo Ganna? Malori vede già l’erede

12.12.2024
7 min
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Le cinque medaglie azzurre conquistate dagli uomini nelle crono individuali dei tre eventi principali del 2024 hanno avuto un grande valore per il nostro movimento, soprattutto se contestualizzate nel momento in cui sono arrivate. Tuttavia hanno evidenziato all’orizzonte “una coperta” che si sta accorciando.

Vale la pena iniziare a prevedere un dopo-Ganna in maniera mirata? Oppure lasciamo tutto il peso sulle spalle del totem verbanese, col rischio di gravarlo ancora di eccessive pressioni? Giusto per dare un riferimento, tra europei, mondiali e Giochi a cinque cerchi, Pippo ha conquistato 8 delle 13 medaglie ottenute dall’Italia dal 2017 (anno del suo passaggio tra i pro’). E’ stato ed è tutt’ora il capostipite di una specialità che non si può improvvisare, oltre ad essere un riferimento per i più giovani.

Tante considerazioni e tante risposte le abbiamo chieste ad Adriano Malori. Uno che della cronometro ha fatto una filosofia di vita fin dalle categorie giovanili. E come sempre il vice-campione del mondo di Richmond ci ha dato tanti spunti, sbilanciandosi su un nome in particolare come futuro faro azzurro.

Per Malori bisogna prevenire il dopo-Ganna lavorando più a fondo nelle categorie giovanili
Per Malori bisogna prevenire il dopo-Ganna lavorando più a fondo nelle categorie giovanili

Meriti attuali

Abbiamo già detto più volte che quest’anno Ganna ha dovuto staccare la spina dopo Parigi, saltando le prove continentali in Limburgo, per ripresentarsi rigenerato psicofisicamente a Zurigo. Per lui due argenti dietro ad un Evenepoel inarrivabile. Eppure parallelamente – e fortunatamente per i colori azzurri – ha trovato in Affini un compagno che ha tenuto altissima la bandiera.

«Senza contare Pippo, che è sempre una garanzia – spiega Malori – anche Affini ormai è una certezza e l’ho sempre detto che era un buon cronoman. L’oro all’europeo e il bronzo al mondiale sono meritati ed Edoardo ha dimostrato di essere davvero il vice-Ganna. La differenza tra i due è che Affini alla Visma | Lease a Bike è un super gregario che lavora tantissimo, a scapito di qualche sua carta da giocare ogni tanto. Invece Ganna alla Ineos Grenadiers è diventato un capitano in molte gare o tappe. Lo stesso discorso vale anche per Cattaneo che ha raccolto un bel bronzo europeo vedendo ripagati i suoi sforzi nella Soudal-Quick Step. Detto questo però iniziano un po’ di note dolenti, se andiamo a vedere cosa c’è dietro di loro».

Ganna e Affini (qui col cittì Velo) sono rispettivamente il leader ed il vice della specialità in Italia (foto FCI/Maurizio Borserini)
Ganna e Affini (qui col cittì Velo) sono rispettivamente il leader ed il vice della specialità in Italia (foto FCI/Maurizio Borserini)

Eredità da raccogliere

Il “Malo” prima di elencarci chi potrebbe essere il successore, fa più di un passo a ritroso per spiegare cosa bisognerebbe fare per allevare nuovi cronoman. Perché, gli chiediamo noi, per una nuova leva raccogliere il testimone da Ganna e i suoi fratelli è uno stimolo oppure una zavorra?

«Sinceramente – risponde Adriano con la solita lucida franchezza – credo che possa essere un grosso peso perché inevitabilmente verranno fatti dei paragoni. Nel 2015 quando io ho vinto l’argento mondiale si fecero grandi titoli. Erano più di vent’anni che un italiano non prendeva una medaglia a crono. E’ vero, andavo forte ed ero cresciuto molto, però non avevo alcuna eredità da raccogliere. E di fatto posso dire che Ganna l’ha raccolta da me e sono ben felice che abbia poi vinto due mondiali di fila.

«Ma pensate se adesso un nostro giovane dovesse inanellare una serie di podi importanti, che cosa gli direbbero tutti, dal pubblico agli addetti ai lavori. Avrebbe sempre il confronto con Pippo che rischierebbe di essere controproducente. So bene che dovrebbe essere una grande motivazione cercare di raggiungere i livelli di Ganna o di Affini, ma in Italia manca la pazienza. Così come stiamo aspettando di trovare un nuovo Nibali, rischiamo di fare altrettanto con il dopo-Ganna se non si inizia a fare qualcosa con i giovani».

Allenamento imprescindibile. Malori per migliorare e vincere nelle prove contro il tempo faceva tante ore da solo sulla bici da crono
Per migliorare e vincere nelle prove contro il tempo, Malori faceva tante ore da solo sulla bici da crono

Ore in solitaria

Quello moderno è un ciclismo che assomiglia molto alla Formula Uno, dove si ricercano i dettagli per andare più forte. Figuratevi per chi vuole diventare un cronoman competitivo. Galleria del vento, abbigliamento, materiali e soprattutto tante, tante e tante ore di allenamento. Malori potrebbe avere una cattedra sull’argomento in questione.

«Il livello italiano nelle categorie giovanili – chiarisce Adriano – non è veritiero. Da juniores e da U23 si confonde la forza generica con leventuali predisposizione per le crono o ad esempio per la salita. In Italia purtroppo non si ragiona in prospettiva. I giovani si allenano tanto per la categoria che fanno. Potenzialmente ce ne sono tanti che potrebbero essere portati per le prove contro il tempo, ma bisogna vedere chi ha veramente voglia di mettersi lì a pedalare per delle ore da solo, con metodo e concentrazione.

«Sempre nel 2015 – ricorda – dopo la crono di apertura che vinsi alla Tirreno, a quattro secondi da me arrivò a sorpresa Oss. Gli suggerii di insistere nella disciplina. Però lui mi rispose sorridendo che più di dieci, massimo 15 minuti a tutta non riusciva a tenere perché poi saltava di testa. E capivo benissimo il suo ragionamento. Ecco perché è facile perdere col passare degli anni tanti talenti a crono».

Eredità pesante. Dal 2017 ad oggi, Ganna ha raccolto 8 medaglie su 13 conquistate dall’Italia tra europei, mondiali e Olimpiadi
Eredità pesante. Dal 2017 ad oggi, Ganna ha raccolto 8 medaglie su 13 conquistate dall’Italia tra europei, mondiali e Olimpiadi

Investire sulle crono

Investire nelle crono è il mantra ricorrente quando se ne parla a livello giovanile. Un discorso che ci fece anche Marco Velo, il cittì delle crono, prima e dopo le prove degli ultimi europei nelle quali gestisce uomini e donne dagli juniores ai pro’.

«Sono d’accordo con quello che sostiene Marco – va avanti Malori – perché non ci sono molte cronometro nelle categorie giovanili, fatti salvi i campionati italiani e in qualche giro a tappe. Purtroppo è un problema economico per gli organizzatori ed anche per le squadre che devono avere una bici adatta. Adesso molti direttori sportivi vedono le crono come una mezza rogna perché bisogna investirci tempo e denaro. E sappiamo che non tutti ce li hanno, tenendo conto dello stress sempre più dilagante che condiziona i giovani.

«Ovvio, non tutte le realtà sono così per fortuna, ma ora è difficile trovare chi crede veramente in un potenziale cronoman. A meno che, e lo dico brutalmente, non si faccia come Finn che è andato a correre in un team tedesco e satellite della Red Bull-Bora Hansgrohe. Ed è diventato campione italiano su strada e a crono, investendoci tanto».

Milesi per lo scettro

Gira e rigira la lancetta batte dove la cronometro duole. Il dopo-Ganna bisogna anticiparlo cercando di farsi trovare pronti. Malori non ha dubbi su chi potrebbe prendere lo scettro di Pippo, a patto che si facciano le cose a modo.

«Per me Lorenzo Milesi – ci dice Adriano – ha tutte le carte in regola per raccogliere quella famosa eredità da Ganna. Non si vince un mondiale a crono U23 per caso, considerando che quella categoria ormai è piena da anni di atleti molto forti di team WorldTour. Purtroppo quest’anno ha avuto una stagione non semplice, raccogliendo pochi risultati anche a crono, ma può capitare. Ha 22 anni, è ancora molto giovane e può crescere ulteriormente. Tuttavia gli consiglio quello che consigliai allo stesso Ganna quando era nella prima UAE, la ex Lampre in cui ero stato per diversi anni. Ovvero cambiare squadra se vuoi fare il salto di qualità a crono».

Lorenzo Milesi per Malori può raccogliere l’eredità di Ganna, ma deve sperare che la Movistar torni ad investire nella crono
Lorenzo Milesi per Malori può raccogliere l’eredità di Ganna, ma deve sperare che la Movistar torni ad investire nella crono

«Pippo alla Ineos lo ha fatto – conclude – mentre l’attuale Movistar di Milesi non è la stessa di quando c’ero io. Non ci credono come prima. L’unica sua speranza è che la Movistar (con cui Milesi ha firmato fino al 2026, ndr), voglia nuovamente investire risorse importanti in quella specialità. Hanno Mas per i Grandi Giri e Ivan Romeo, successore di Lorenzo in maglia iridata.

«Sotto di lui, tra gli altri giovani italiani c’è il Milesi della Arkea (Nicolas, non sono parenti, ndr). E’ arrivato due volte secondo al tricolore U23 e sembra ben predisposto. Però per entrambi e per tutti gli altri direi di vedere come andrà il 2025. Eventualmente faremo nuovamente questo discorso fra dodici mesi, se non prima».

L’Italia esce presto di scena: parlano gli azzurri

29.09.2024
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ZURIGO (Svizzera) – Il tempo trascorso sotto al pullman degli azzurri, in attesa di parlare con loro, scorre lento. Da alto in cielo, il sole scende dietro gli alberi e ne allunga le ombre sui volti dei nostri corridori. La giornata si prevedeva dura ed estremamente lunga, Tadej Pogacar l’ha complicata ancora di più con un’azione che ricorderemo per anni. Quando a 100 chilometri dall’arrivo è partito tutto solo staccando gli avversari e il gruppo si è pensato ad una mossa azzardata. Invece lo sloveno ha trovato sulla sua strada Jan Tratnik, che lo ha preso e scortato sulla fuga. Poi, una volta fatti saltare i compagni di una breve avventura sul muro di Bergstrasse è partito il suo viaggio del quale ha fatto parte Pavel Sivakov, anche lui, però, è rimasto agganciato al treno poco tempo. 

Cattaneo arriva distrutto, è stato il primo degli azzurri a muoversi. Un abbraccio di Lello Ferrara gli fa tornare il sorriso
Cattaneo arriva distrutto, è stato il primo degli azzurri a muoversi

Cattaneo anticipa, Pogacar pure

Nel gruppetto raggiunto da Pogacar, quando di giri all’arrivo ne mancavano ancora quattro, c’era Mattia Cattaneo. Lui si era aggregato ad altri otto corridori e insieme avevano accumulato un vantaggio massimo di tre minuti sui favoriti. E’ bastata un’azione del fuoriclasse del UAE Team Emirates per abbassare notevolmente il divario e creare scompiglio in corsa. 

«Quando sono uscito dal gruppo – spiega Cattaneo con gli occhiali quadrati che contornano due occhi provati dalla fatica – è stato l’unico momento in cui fosse possibile provarci perché poi siamo andati tutto il giorno a tutta. Ci abbiamo provato però credo che oggi non si potesse fare molto onestamente. Quando ho visto rientrare Pogacar ho pensato che la corsa sarebbe già finita da lì a breve. Sullo strappo di inizio circuito ho provato a tenere il mio ritmo, seguirlo, anche solo per un centinaio di metri avrebbe significato solo una cosa: saltare. Poi è rientrato anche il gruppo di Evenepoel, che era tutta per provare a chiudere, insomma la corsa era già praticamente chiusa. Ci sono stati scatti e contro scatti con Ciccone che è riuscito ad avvantaggiarsi un po’. Non credo che se ci avesse ripreso in un altro momento sarebbe andata diversamente, l’unica cosa sarebbe stata se non ci fosse stato in corsa Pogacar».

Giulio Ciccone è stato l’ultimo a mollare il colpo
Giulio Ciccone è stato l’ultimo a mollare il colpo

Ciccone: l’ultimo a mollare

La testa di Ciccone, coperta dal casco rosso della Lidl-Trek, ondeggiava nel gruppo alle spalle di Pogacar. L’abruzzese ieri ci aveva confidato di stare bene, infatti è stato l’ultimo degli azzurri a gettare la spugna. Ha provato a portare via un gruppetto per rianimare una corsa che altrimenti, come poi è successo, sarebbe finita. 

«Oggi – spiega Ciccone mentre carica le valigie sul van della nazionale – noi non eravamo i favoriti, avevamo una strategia in mente, ovvero provare ad anticipare. Il problema è che la gara è esplosa veramente da lontano, in breve tempo il nostro anticipare è diventato un provare ad inseguire. A un certo punto quando Pogacar era davanti ho provato un paio di volte a formare un gruppettino, poi in quella fase ero rimasto solo quindi quando ci sono stati altri contrattacchi nella parte in pianura ho fatto un po’ di fatica a chiudere. Alla fine lì, sopra i 200 chilometri, è un attimo pagare.

«C’è un po’ di dispiacere – riprende subito – perché non è andata come speravamo, però è anche vero che con una gara così folle e bizzarra come è venuta fuori di più non si poteva fare. In questo ciclismo moderno sappiamo che la gara parte molto da lontano, però un attacco così da parte di Pogacar, a 100 chilometri fa esplodere la corsa. E dal provare ad anticipare ci siamo trovati con dei gruppetti e così facendo ognuno è rimasto dov’era e con le proprie gambe».

Le riflessioni di Tiberi

Antonio Tiberi era la punta di questa nazionale, la sua prestazione non è stata all’altezza delle aspettative,  ma al primo mondiale elite c’è spazio per imparare e capire come migliorare e dove. Il ciociaro si avvicina e racconta con grande lucidità. 

«E’ stata un’esperienza veramente dura, impegnativa – dice – fare una gara di un giorno è sempre una fatica un po’ diversa dal solito. Ci sono degli sforzi che non si fanno abitualmente nelle corse a tappe, poi in un mondiale dove tutto ciò si amplifica è veramente dura. La prima gara di un giorno che avevo disputato quest’anno è stata la Liegi. Il mondiale, invece, la seconda. Con Pogacar mi ero confrontato al Giro ma è diverso. Innanzitutto cambia la distanza, difficilmente quest’anno ho corso oltre i 200 chilometri (il mondiale di oggi è stata la settima gara in cui Tiberi ha superato questa distanza, ndr). L’anno prossimo vorrei aggiungere qualche corsa di un giorno in più e togliere qualche gara a tappe. Questo anche per non esagerare troppo con sforzi di quel genere. Si tratta anche di un discorso di forza, nonostante tutto in un Giro d’Italia serve tanta esplosività. Cambiare un po’ il calendario potrà aiutarmi sotto questo aspetto». 

Voci e umori azzurri dopo il bronzo nella crono dell’Australia

25.09.2024
8 min
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ZURIGO (Svizzera) – La grandezza della prova degli azzurri nella crono a squadre e nello specifico di Gaia Realini sta nei sette secondi di ritardo con cui Affini, Cattaneo e Ganna chiudono la loro frazione. Avevamo sperato che i ragazzi avrebbero lasciato un bel gruzzolo da gestire alle ragazze, senza considerare che il percorso del team relay era tutto fuorché il tracciato per una cronometro a squadre.

Pensavamo che si potesse vincere, ma il bronzo è un bellissimo traguardo che si somma agli ottimi risultati degli europei e a quelli di questo avvio di mondiale. L’Italia sa andare forte contro il tempo e prende medaglie anche quando la selezione da parte di Velo avviene in un campo di candidati limitato per indisponibilità o problemi di salute.

Alla fine per gli azzurri arriva un ottimo terzo posto a 8″ dall’Australia e a 7″ dall’argento
Alla fine per gli azzurri arriva un ottimo terzo posto a 8″ dall’Australia e a 7″ dall’argento

Troppe defezioni

Gli australiani hanno chiuso la prima parte con un piccolo margine, mentre le loro ragazze hanno mantenuto il margine fra sé e gli altri. Saremmo stati secondi alle loro spalle, se le ragazze della Germania non avessero tirato fuori la prova della vita chiudendo con 85 centesimi di ritardo dalle australiane. Il podio è tutto qui: Australia, Germania e Italia. Arriva così l’ennesima vittoria per Grace Brown che doppia l’oro della cronometro individuale ed è ad una sola gara dal ritiro.

In questo mondiale così costoso, al fronte di una sala stampa vuota di giornalisti (che verosimilmente arriveranno nel weekend per le gare su strada), il Belgio, la Gran Bretagna, il Portogallo e l’Olanda hanno deciso di non partecipare alla sfida per squadre. E così alla fine, vuoto per vuoto, la conferenza stampa dei team del podio salta perché non ci sarebbero abbastanza giornalisti per fare domande. Così, riservandoci di raccontare semmai in un altro momento le parole degli australiani, aspettiamo gli azzurri nella mixed zone. Prima che anche loro riprendano la via del pullman e dell’hotel.

L’ironia di Cattaneo

Cattaneo racconta dei ruoli e dell’impegno. «Non auguro una crono come questa neanche a Lello Ferrara – dice Cattaneo sorridendo all’indirizzo dell’ex corridore al nostro fianco – perché era una crono impegnativa anche se fosse stata individuale. Penso che sia stata una delle più difficili che io abbia mai fatto. Bisognava spingere tanto in salita, ma poi non potevi provare a tirare un po’ il fiato in pianura. Tutto il giorno a tutta quindi, senza mai mezzo momento di recupero. Ma soprattutto in salita dovevi andare sempre un pochettino di più di quello che era il tuo limite e questo ha reso la crono molto molto impegnativa.

«Abbiamo cercato di sfruttare il più possibile le caratteristiche di ognuno. Io ho tirato il più a lungo possibile in salita, Pippo ed Edo hanno macinato metri in pianura e nei pezzi in cui la strada tirava in giù, mantenendo la velocità più alta possibile. Per cui ognuno era al limite nella parte che meno gli si addiceva, è stato molto duro…».

Cattaneo è forse l’azzurro più adatto al percorso di Zurigo, estremamente duro
Cattaneo è forse l’azzurro più adatto al percorso di Zurigo, estremamente duro

Un percorso sbagliato?

Affini ha il solito pragmatismo mantovano, cui si è aggiunto il rigore olandese. E questa crono proprio non gli è andata giù. «Cattaneo tirava in salita – dice – e c’è stato un momento che veramente volevo dirgli di calare, perché mi stava mettendo non al gancio, di più… Ho tenuto e siamo riusciti a scollinare. Pippo faceva proprio delle tirate da bestia. Poi quando all’ultimo chilometro Cattaneo ha dato l’ultimo cambio, ho chiuso gli occhi e mi immaginavo di essere già all’arrivo, invece mancavano ancora mille metri. Ho cercato di dare tutto, penso che abbiamo fatto tutti e tre una bella crono.

«Non credo fosse un percorso da crono – aggiunge – infatti è il percorso della gara su strada ed è duro: un motivo ci sarà. Per me è abbastanza semplice: se fai un percorso così, che a farci nove giri domenica verrà una gara tostissima, non ha senso farlo in tre con la bici da crono. A parte la durezza in sé, c’erano tantissime curve che non davano il ritmo della cronosquadre, come invece è stata quella degli europei. Lì potevano mettere anche qualche salita in più, però mantenendo la linearità. E’ come se per organizzare un mondiale per scalatori, non avessero messo le salite…».

Affini ha cambiato rapporti. Dal 68 degli europei, ha fatto la crono di domenica con il 60, oggi ha il 58
Affini ha cambiato rapporti. Dal 68 degli europei, ha fatto la crono di domenica con il 60, oggi ha il 58

Le tirate di Ganna

Colpito e affondato! Giusto in tempo per l’arrivo di Ganna, colui che a detta di Affini faceva delle tirate da bestia. Pippo stamattina ha chiesto di smontare la borraccia: un atteggiamento cattivo, segno che sarebbe partito con idee bellicose. Ora ha girato un po’ le gambe sui rulli e ha riordinato le idee. «Alla fine – sorride – ho provato a uscire dalla sua ruota, ma mi sono detto: “Ma chi me lo fa fare?! Resto dietro che sto bene”. In due momenti ho guardato il misuratore di potenza: non lo avessi mai fatto, aveva ragione Amadio. Ci ha detto che oggi avremmo fatto meglio a non guardarlo, infatti così abbiamo fatto. Cattaneo ci ha portato al limite senza però farci andare oltre, non ci ha mai messo in difficoltà al punto di farci scoppiare. Ci ha lasciato girare sul fuoco, come l’asado, ci ha cucinato alla brace, a fuoco lento. E’ stato bravo.

«Le mie sensazioni? A fine stagione credo che le sensazioni cambino ogni giorno, non credo che fare un confronto con domenica sia possibile. E’ un anno che siamo in bicicletta a far fatica, sempre al limite. Prima con Edoardo scherzando ci siamo detti che il ciclismo agonistico di sicuro non aiuta la salute. E’ bello uscire, farsi una passeggiata, fare anche il percorso di oggi in amicizia. Ma al livello in cui lo facciamo noi, è meno bello…».

Ultima crono di stagione per Ganna, che arriva al team relay dopo l’argento della individuale
Ultima crono di stagione per Ganna, che arriva al team relay dopo l’argento della individuale

Longo di buon umore

Le ragazze arrivano insieme: Longo Borghini, Realini e Paladin. Sono passate davanti a Ettore Giovannelli e i microfoni RAI, che le ha aspettate con il collegamento in chiusura. Poi sono venute a parlare italiano. «E’ andata bene – dice Longo Borghini – sono contenta di me stessa, ma soprattutto sono contenta della nazionale. Alla fine ce la siamo giocata fino in fondo e più di così non potevamo fare.

«Come ho appena detto alla RAI – ridono entrambe – ho scoperto che stare a ruota di Gaia non è un grande risparmio, perché comunque ho sempre la testa un po’ scoperta. Infatti, quando lei passava davanti in salita, pensavo: “Ok, dai, adesso mi riposo un attimo e poi almeno tiro forte in pianura”. E poi invece avevo sempre un po’ d’aria che mi arrivava».

Longo Borghini e Realini rimangono sole presto e chiudono con un tempo notevole
Longo Borghini e Realini rimangono sole presto e chiudono con un tempo notevole

Realini e la crono

Realini sta al gioco, le battute sul suo essere minuta la accompagnano da sempre, ma ha imparato a rispondere mettendole tutte in fila sulle salite. «Non sono un’ottima compagna di crono – ammette – però ho cercato di dare il massimo nei punti a me più favorevoli, cioè le salite. E poi si è dato tutto anche dove bisognava spingere. Anche Soraya nella prima parte, nonostante abbia avuto una giornata no, ci ha dato una grande mano. Quindi come nazionale possiamo essere fieri di questo risultato e ce lo godiamo fino in fondo.

«Sinceramente – sorride – ho saputo che sarei venuta qui una settimana prima della gara. Pensavo fosse tutto uno scherzo, perché chiamare me per una crono… Ho chiesto a Velo se avesse sbagliato numero però mi ha detto di no, che le ragazze erano contente che io facessi parte del team. Allora ho detto: “Ok, proviamo questa nuova esperienza”. E ho dato il massimo, diciamo che un terzo posto al mondiale cronosquadre non è da buttare».

Soraya Paladin correrà anche su strada. Il suo contributo nel team relay ha risentito di una giornata storta
Soraya Paladin correrà anche su strada. Il suo contributo nel team relay ha risentito di una giornata storta

Grinta Paladin

Soraya Paladin ha lo sguardo basso, lo aveva così anche sul podio. La giornata non è stata delle migliori, ma conoscendola siamo certi che si rifarà sabato su strada. «Per me – ammette – ci sono emozioni contrastanti. Ovvio, è una medaglia, quindi fa sempre piacere salire sul podio, soprattutto perché è la prima volta che salgo su un podio mondiale. Però personalmente sono un po’ dispiaciuta per come è andata. Non posso farci niente. Loro andavano fortissimo in salita, sapevo che era un po’ la mia parte debole e così è stato.

«Ma sabato sarà completamente diverso – ruggisce – ovviamente dà morale vedere che l’Italia è salita sul podio. Elisa e Gaia hanno fatto una grande performance, quindi andiamo lì ancora più cattive e pronte a salire magari più in alto. Ve lo dico io: Elisa ha la gamba!».

Con il podio del team relay si chiudono le prove a cronometro: da domani si corre su strada. Iniziano gli juniores
Con il podio del team relay si chiudono le prove a cronometro: da domani si corre su strada. Iniziano gli juniores

Sabato si combatte

Chiudiamo con le due compagne di Lidl-Trek che a fine stagione separeranno le loro strade e diventeranno avversarie. «Personalmente mi sono sentita bene – dice Longo Borghini – ho visto Gaia molto bene e onestamente una giornata no per Soraya ci può stare, ma credo che sabato sarà per noi una pedina molto importante».

«Secondo me oggi – fa eco Realini – abbiamo fatto un bel test su questo circuito. Verrà una gara molto dura perché non ci sarà un attimo di respiro. Non ci sono salite lunghissime, ma si potrà fare la differenza. E noi come nazionale siamo molto forti e giocheremo unite e ci giocheremo al meglio le nostre carte senza pressione. Questa volta insomma, quando Sangalli mi ha chiamato, non ho pensato che avesse sbagliato numero. Sabato si combatte!».

Masetti e Maestri: l’oro di chi ci crede (sempre)

19.09.2024
6 min
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La medaglia d’oro del team relay ai campionati europei è legata con un doppio filo a due storie personali, quelle di Gaia Masetti e Mirco Maestri. Entrambi arrivano dalla stessa regione: l’Emilia Romagna e per tutti e due questa è stata la prima medaglia con la nazionale. Anzi, per il corridore della Polti-Kometa il campionato europeo è corrisposto alla prima presenza in azzurro. Al contrario, Gaia Masetti la medaglia l’aveva sfiorata nel 2023 in Olanda con un quarto posto nella gara su strada riservata alle under 23. 

Due strade che si incrociano e riscrivono la carriera di entrambi, perché in una medaglia sono racchiusi sogni e ambizioni ma anche rivalsa e una volontà di non mollare mai, nemmeno di un metro. 

Cecchini, Guazzini, Cattaneo, Affini, Maestri e Masetti: ecco i sei azzurri d’oro (foto Maurizio Borserini)
Cecchini, Guazzini, Cattaneo, Affini, Maestri e Masetti: ecco i sei azzurri d’oro (foto Maurizio Borserini)

Una spinta in più

Gaia Masetti ha avuto il tempo di una toccata e fuga a casa, giusto per appoggiare la valigia e riprenderla in mano pochi giorni dopo. Oggi, infatti, è impegnata con la sua AG Insurance – Soudal Team al Grand Prix de Wallonie. L’abbiamo intercettata nelle poche ore che è rimasta in Italia, facendoci travolgere dal tanto entusiasmo. L’oro belga le è valso la convocazione al mondiale di Zurigo, il primo della sua giovane carriera.

«Dopo la prova in linea il cittì della crono (Velo, ndr) – dice Masetti – mi ha detto che sarei andata a fare i mondiali. E’ bello perché un anno fa nemmeno ci volevo salire sulla bici da cronometro. Da junior andavo bene, poi passata under 23 ho avuto qualche problema e avevo deciso di accantonarla. Il cittì della nazionale femminile, Sangalli, non si è arreso e l’anno scorso mi ha detto che avrei corso l’europeo a cronometro in Olanda. Io non volevo ma ha prevalso lui e mi sono presentata al via. Ho colto un decimo posto, per tutti un risultato normale, per me è stata una scintilla che ha riacceso la passione per questa disciplina. Da quel momento in poi (era il 22 settembre 2023, ndr) ho ripreso ad allenarmi con la bici da crono anche a casa. Ora sono io che insisto con il preparatore per inserirla nei programmi di lavoro».

La forza del gruppo

Il team relay si corre in sei: tre uomini e tre donne che si dividono la fatica. Una prova dove conta la sinergia tra i compagni di squadra, serve fiducia nei mezzi di tutti, sia di chi parte per primo che di chi prende in mano il testimone a metà prova. 

«E’ una prova faticosissima – spiega Masetti – perché in tre è come fare una crono individuale ma con i meccanismi di una prova a squadre. Il tempo di recupero tra un cambio e l’altro è di 40 secondi, poi rifiati un attimo e ritorni a tirare. Ho la fortuna e la bravura di essere una atleta che riesce a stare su sforzi alti per molto tempo.

«La nostra forza l’abbiamo trovata soprattutto nel gruppo – riprende – non pensavo di legare così tanto con tutti e cinque i miei compagni. E’ capitato spesso di fare tardi per un allenamento perché rimanevamo a tavola a parlare dopo colazione, senza accorgerci del tempo che scorreva. Anche sul podio scherzavamo tra di noi, facevamo gli stupidi commentando il pubblico e la premiazione.

«Non conoscevo nessuno bene, giusto Cattaneo che avevo incrociato in qualche ritiro con la squadra. Affini era quello che mi metteva più timore, per la stazza, invece è simpaticissimo ed estremamente tranquillo. Le ragazze, Guazzini e Cecchini, le incrocio spesso in corsa da avversarie, ma non ci avevo mai parlato molto. Elena (Cecchini, ndr) in questo europeo mi ha fatto da “mamma”. Nelle uscite insieme mi spiegava il funzionamento del team relay, come comportarsi dopo le curve e tutto il resto. Il team relay mi ha affascinato, anche se è faticoso da morire e questa medaglia è solo uno slancio per continuare in questa direzione».

“Paperino” re d’Europa

La carriera di Mirco Maestri è più avanti rispetto a quella della compagna di squadra nel team relay. A 32 anni “Paperino” Maestri, così si è soprannominato per la sua tenacia, si è conquistato la prima convocazione in azzurro.

«L’ho detto alla squadra e allo staff – attacca con un sorriso – se vogliono portarmi come talismano alle prossime prove. Scherzi a parte questa medaglia d’oro non me l’aspettavo, in un attimo tutto cambia e una serie di buone prestazioni mi hanno aperto le porte della nazionale. A luglio mi sono sentito dire da Bennati che sarei stato nella rosa dell’europeo e nella mia testa è cambiato tutto. Mi sono detto: «Ce la posso fare». Sono convinto che se un corridore non ha obiettivi e sogni lentamento “muore” e io nel mio essere testardo come Paperino, non mi sono mai arreso. Ho costruito una carriera mattoncino dopo mattoncino e a 32 anni, quasi 33, posso dire che mi sento ancora tanto da dare. Devo molto a Basso e alla Polti, senza di loro non sarei dove sono. Non mi pongo limiti, non l’ho mai fatto e non inizierò a farlo ora».

A ruota di due medaglie

Il terzetto maschile del team relay era composto da Maestri, Affini e Cattaneo, gli ultimi due erano reduci dalla prova a cronometro individuale che è valsa due medaglie: oro e bronzo. Sapere di correre insieme a due campioni della disciplina può mettere tranquillità, ma anche pressione. Il giusto mix da trovare ce lo racconta proprio Maestri.

«In generale – racconta – sapevamo di avere una bella responsabilità. Come Italia eravamo i favoriti e siamo stati bravi a gestire la pressione, tutti. Sapevo sarebbe stato difficile correre al fianco di Affini e Cattaneo ma volevo farmi trovare pronto e ci sono riuscito. Ho gestito bene lo sforzo, anche se non sapevo come sarebbe stato, era il mio primo team relay.

«E’ impattante – conclude – sono 28 chilometri a tutta. Nelle cronometro individuali controlli lo sforzo, lì invece si sta al ritmo degli altri. Dopo una curva mi sono trovato a chiudere e mi è partito un male alle gambe incredibile. Ma ero talmente concentrato che ho guardato il tempo dopo un po’ ed erano passati già 16 minuti, mi sono rincuorato. Una volta finita la nostra staffetta siamo andati sul bus a lavarci e poi davanti alla televisione per seguire le ragazze. I miei battiti erano al medio, anche da seduto, ero troppo teso. Il tempo correva e quando il riquadro che mostrava il distacco della Germania è diventato rosso ci siamo sciolti in un urlo. Siamo andati incontro alle ragazze ed è iniziata la festa. Lo ripeto: è stata la vittoria di Paperino e di chi ha creduto in lui, a partire da Basso e Zanatta».

L’Italia domina anche nel Mixed Relay. Velo: «Merito di tutti»

13.09.2024
5 min
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Suona alto e forte l’inno di Mameli agli europei in Limburgo anche nel secondo giorno di gare. La prova del Team Mixed Relay è dell’Italia e Marco Velo sale ancora una volta sul gradino più alto del podio con i suoi ragazzi per un altro selfie d’oro. Forse quello più bello e che più rappresenta lo spirito azzurro.

La nazionale fa viaggiare sempre veloci le proprie bici quando passa sull’asfalto dell’autodromo di Zolder e dintorni. Il sestetto italiano non lascia scampo a quelli avversari. Domina fin dall’inizio. Al cambio della “staffetta” gli uomini lasciano un tesoretto di 50” alle ragazze, che lo amministrano sontuosamente dando tutto. Al traguardo esplode la festa azzurra. L’Italia è nuovamente campione d’Europa, dopo il titolo del 2021, davanti a Germania (a 17”) e Belgio padrone di casa (a 1’33”). Affini, Cattaneo, Maestri, Cecchini, Guazzini e Masetti sono gli artefici di una giornata indimenticabile che va oltre al risultato ottenuto.

Maestri, Cattaneo e Affini partono forte e guadagnano subito sulla Germania, la rivale principale
Maestri, Cattaneo e Affini partono forte e guadagnano subito sulla Germania, la rivale principale

Bottino prezioso

La due giorni di prove contro il tempo – individuali e a squadre miste – lascia in dote all’Italia due ori, un bronzo e un morale alto che possono fare da traino alle prove in linea. Marco Velo, cittì delle crono, appena terminata la Team Mixed Relay osserva con soddisfazione i suoi ragazzi e fa subito un’istantanea del momento.

«Non mi aspettavo – racconta al telefono – di poter chiudere gli europei a crono con queste medaglie. Oggi (ieri per chi legge, ndr) avevo buone sensazioni per la Mixed Relay, ma sapevamo che non era così facile. Abbiamo battuto la Germania che aveva una formazione molto ben attrezzata e avevo detto che avremmo dovuto fare attenzione a loro. La prova a squadre mi piace tanto perché c’è dietro un bel lavoro d’equipe. Questa medaglia d’oro per me ha un grande valore umano oltre che tecnico. Abbiamo rivinto l’europeo dopo tre anni senza un riferimento come Ganna e questo significa che siamo sulla strada giusta per la costruzione del gruppo».

«Già mercoledì – prosegue Velo – mi si era aperto il cuore vedere sul podio Edoardo e Mattia (Affini e Cattaneo, ndr) perché è bello lavorare con ragazzi di questo livello. Oggi sono stati tutti bravi. Una menzione speciale la faccio a Maestri e Masetti, che hanno dato il massimo alla prima chiamata con la nazionale elite. Mirco è andato forte e si è guadagnato la maglia anche per la prova in linea con Bennati. Gaia è stata bravissima. Lei voleva correre anche la crono individuale dopo il forfait di Pirrone, ma le ho consigliato di risparmiarsi per la Mixed Relay. E’ rimasta concentrata ed è stata una pedina fondamentale. Poi solite garanzie anche da Vittoria ed Elena (Guazzini e Cecchini, ndr)».

Al netto delle medaglie, vanno registrati due quinti posti con Guazzini e con gli juniores nel Mixed Relay. Bisogna poi scorrere gli ordini d’arrivo per trovare gli italiani, pagando dazio per la mancanza di crono tra i giovani. Le prove nelle altre categorie sono andate come ci aveva anticipato Velo alla vigilia della partenza per il Belgio, che però trova il modo di commuoversi per una telefona.

«Prima delle partenze di oggi mi ha chiamato Alice Toniolli per fare a me e ai ragazzi l’in bocca al lupo per le gare. Mi ha fatto tanto piacere sentirla e mi ha fatto davvero una bellissima sorpresa. La giornata era iniziata già bene».

Il terzetto femminile tedesco si fa sotto, ma Masetti, Guazzini e Cecchini amministrano il vantaggio con un grande finale
Il terzetto femminile tedesco si fa sotto, ma Masetti, Guazzini e Cecchini amministrano il vantaggio con un grande finale

Comfort zone

Oggi iniziano le gare in linea, ma il trionfo di ieri è ancora fresco. Sul podio e dietro si dispensano abbracci tra atleti e staff. Quante volte abbiamo detto che respirare il clima della nazionale fa bene a tutti? Velo conosce la risposta.

«A tutti i ragazzi – ci dice il cittì bresciano – ho detto che si sono meritati l’oro del Mixed Relay. Non abbiamo lasciato nulla al caso. Affini e Cattaneo hanno fatto le corse per essere qui arrivando dalla Vuelta. Guazzini non correva dalle Olimpiadi e su strada addirittura dal Giro Women. Tutti hanno fatto grandi sacrifici per la maglia azzurra.

«Ho sempre pensato – va avanti Velo – che la nazionale sia la comfort zone di tutti i collaboratori, oltre che degli stessi ragazzi. Pensate a loro. Quasi tutti corrono per squadre straniere, vivendo spesso anche all’estero durante l’anno. Stanno lontano dai loro affetti più cari e quando vengono in nazionale stanno bene, si sentono a casa. E’ una componente umana molto importante a mio avviso. E riflettendoci bene, questa situazione fa accrescere il rammarico di non avere un team WorldTour in Italia».

Affini, Cattaneo, Maestri, Guazzini, Masetti e Cecchini mostrano orgogliosi un oro dal grande valore umano come ha detto Velo
Affini, Cattaneo, Maestri, Guazzini, Masetti e Cecchini mostrano orgogliosi un oro dal grande valore umano come ha detto Velo

Ringraziamenti

Non c’è vittoria senza dediche e riconoscimenti e Marco Velo ci tiene a fare certe sottolineature. «In questi due giorni ho provato sensazioni incredibili, ma che non sarebbero state le stesse senza l’assistenza degli altri cittì, specie nelle categorie juniores. Li ringrazio tutti. Bennati, Amadori, Sangalli, Salvoldi ed inserisco anche sia Scirea che Villa. Sono tutti fondamentali e se arrivano i risultati come quelli di questi due giorni, è anche merito loro. Ora resto qua in Belgio per le prove in linea e mi metto a loro disposizione».

Affini campione, Cattaneo di bronzo. Gli europei si aprono col botto

11.09.2024
6 min
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Marco Velo è al settimo cielo, anche se per poco la crono dei sogni non l’ha persa, bloccato dietro un incidente nel rientro alla partenza dopo aver seguito Vittoria Guazzini. Edoardo Affini e Mattia Cattaneo hanno fatto la storia, conquistando il primo e il terzo posto nella gara che valeva il titolo europeo di specialità. E forse proprio nel giorno in cui si pensava che l’azzurro sarebbe passato inosservato, data soprattutto l’assenza di Ganna, i due prescelti dal cittì bresciano hanno messo insieme un vero capolavoro.

«Vi abbiamo sorpreso!», scherza Velo. «Si capiva che andassero forte – spiega – l’hanno dimostrato alla Vuelta. Ed è stata molto bella l’armonia che abbiamo creato con la nazionale, è stata fondamentale in questi risultati. E’ stata bellissima anche la videochiamata che abbiamo fatto subito dopo con Pippo (Ganna, ndr) quando eravamo lì a cambiarci. Ci siamo salutati tutti, era contentissimo anche lui e questo dimostra lo spirito della squadra».

Il giorno perfetto

Affini arriva dall’antidoping con un sorriso che non si vedeva da tanto. Da ragazzo aveva calcato questi podi con notevole regolarità, poi il professionismo si è dimostrato meno generoso di quanto ci si potesse aspettare. Il passaggio alla Visma-Lease a Bike, con Mathieu Heijboer che ha scelto di allenarlo, ha portato fiducia e nuova consistenza.

«Da junior nel 2014 avevo vinto l’europeo su strada – snocciola – e da under 23 nel 2018 quello a cronometro, ma questo qua è un’altra storia, dai! Il percorso l’abbiamo visto ieri per la prima volta e ho subito pensato che fosse perfetto per me. Un bel percorso lineare con qualche settore un po’ più tecnico, però in generale si sapeva che era veloce. Poi ovviamente c’era da calcolare il vento e l’acqua, perché quando sono partito ha cominciato a piovere. S’è trattato di andare forte dall’inizio alla fine e di spingere di più nei punti di vento sfavorevole, dove si poteva fare la differenza. Invece gli ultimi tre chilometri li ho fatti a occhi chiusi, non capivo più niente. Non so a quanto andassi perchè non ho ancora aperto niente, ma posso dire che sia stata la crono migliore che ho fatto in vita mia. E forse per vincere un europeo serviva proprio questo».

E la crono perfetta

«E’ bello perché è inaspettato – riflette – ci sono sempre stato attorno, per cui penso di poter dire che non vengo dal nulla. Però ero sempre secondo, terzo, quarto, quinto. Invece questa volta ha funzionato e adesso me la godo. Non so cosa ci sia stato di diverso. La Vuelta è stata la corsa più dispendiosa che abbia mai fatto. Ho avuto 48 ore in cui le uniche cose che ho fatto sono state dormire e mangiare per recuperare al massimo, anche di testa. Stamattina non ho avuto chissà quali sensazioni, ma il mio allenatore mi ha detto di crederci, perché poi sarebbe andata meglio e ha avuto ragione lui. Del resto, è il capo dei tecnici, se ne intende (sorride, ndr)».

La corona da 68

Che fossero partiti per fare bene, si era capito anche dagli sguardi e dalle scelte tecniche. Affini si è guardato bene dal ripercorrere la via della doppia lenticolare, che aveva sperimentato con qualche oscillazione di troppo alla Vuelta. Però ha montato un plateau da 68 denti, contro il 60 di Cattaneo.

«Le due lenticolari avevo già provate a Burgos – diceva Edoardo prima di correre – c’era vento, ma ero riuscito a guidare. Quando ho provato il percorso di Madrid, sapevo che ero molto al limite e ho preso la decisione di provarci. O la va o la spacca, insomma! Se adesso ci ripenso è stata una scelta sbagliata. Ho avuto tante oscillazioni e in quei momenti sono stato contento di essere sul filo degli 80 chili. In tutto il resto della Vuelta no, ma in quel preciso momento io ero contento. Il 68 invece nelle crono è quasi fisso. L’ho messo su l’ultima volta al Giro del Belgio e non l’ho più tolto».

Il capolavoro di Cattaneo

Cattaneo invece ha scelto di correre con un 60, che definisce non tanto lungo e nel dirlo ci fa venire il mal di gambe. Il percorso fra Zolder e Hasselt non era ideale per un passista scalatore come lui.

«Esatto – sorride – non era affatto adatto a me. O meglio, era più adatto ad altri. Alla fine, io sono 67 chili, quindi su un percorso totalmente piatto e così veloce non era scontato che fossi competitivo. Però sono uscito bene dalla Vuelta e questa ne è stata la dimostrazione. Correre tre giorni dopo può andare molto bene o molto male, non c’è tanto da girarci intorno. La crono secca è sempre particolare e allora dico che il lavoro fatto a qualcosa è servito. Bisognava avere tanta gamba e ho dimostrato che così era. Ugualmente non sono uno da rapporti estremi, anche per le mie caratteristiche. Se avessi usato il 68 di Edoardo, forse sarei andato più piano, perché non ho la potenza di corridori come lui, Ganna o Kung.

«Credo di essere la mosca bianca, nel senso che, lasciando perdere Evenepoel che fa parte di un altro pianeta, tutti i cronoman pesano dai 77-78 chili in su. Io sono 10 chili in meno, quindi devo giocarmela su altri aspetti e su altri percorsi. Ma essere arrivato a 19 secondi da Edoardo a 10 da Kung in una crono come questa di 31 chilometri, battendo gente come Bissegger e Bjerg, per me significa aver fatto una super crono. Per cui stasera si brinda, ma poco. Domani si fa il team relay, poi domenica si corre per Milan e magari la sera si fa una mezza brindata. Poi speriamo di essere convocati per il mondiale e semmai si brinderà dopo il Lombardia».

Ecco il podio completo degli europei crono, con Kung al quinto argento europeo
Ecco il podio completo degli europei crono, con Kung al quinto argento europeo

Domani si corre ancora

L’entusiasmo è alle stelle. Il quinto posto di Vittoria Guazzini nel pomeriggio andava già letto in chiave positiva, ma di fronte a un risultato come questo è chiaro che lo spirito sia alle stelle. 

«Sinceramente non mi aspettavo così tanto – conclude Velo – mi hanno stupito. Siamo arrivati proprio sei minuti prima che partisse Mattia e ci hanno regalato questa soddisfazione. E’ proprio vero che da un imprevisto escono le cose più belle. Sono veramente contento per loro e domani, visto questo risultato, partiamo con un morale altissimo. Poco fa Maestri ha scritto sulla chat i complimenti ai ragazzi e io gli ho risposto che domani saranno fatti suoi stare a ruota di questi due nel team relay. Per cui ci godiamo la serata con i freni tirati, perché domani si corre ancora».

Europei crono e le assenze pesanti. Velo ridisegna le nazionali

07.09.2024
7 min
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Gli europei in Limburgo sono dietro l’angolo e il reparto crono della nazionale azzurra somiglia ad una raccolta forzata del “ce l’ho ce l’ho manca”. Nelle ultime settimane il cittì Marco Velo ha dovuto tenere conto delle pesanti defezioni di molti suoi ragazzi per completare l’album dei convocati e ridisegnarne quindi la fisionomia.

Non mancherà solo Ganna, ma anche Lorenzo Milesi, Venturelli e Toniolli, fortunatamente dimessa dall’ospedale dopo il terribile incidente di metà agosto. Tutte assenze obbligate per diversi motivi, che tuttavia non spaventano Velo, pronto a tuffarsi nella full immersion continentale (in apertura, Edorado Affini). Il menù si apre mercoledì 11 settembre con le sei prove contro il tempo individuali una dietro l’altro senza respiro. Dalle 9 alle 16,30 per juniores, U23 ed elite sia femminili che maschili. Il giorno successivo, a cavallo del mezzogiorno, spazio alle crono del team mixed relay con juniores ed elite.

Stop forzato. Ganna fuori forma rinuncia agli europei. Per il cittì delle crono Velo una scelta giusta e condivisibile
Stop forzato. Ganna fuori forma rinuncia agli europei. Per il cittì delle crono Velo una scelta giusta e condivisibile

Organizzazione e coordinamento

Il primo passo per gli europei è raggruppare tutti gli atleti sparsi tra Europa ed Italia. Un lavoro organizzativo che riguarda da vicino lo stesso Marco Velo.

«Domani partiranno i mezzi con le bici da crono ed il resto dei materiali – spiega il tecnico bresciano – poi lunedì partiremo da Bergamo col blocco più grande dei convocati. Contestualmente avremo altre partenze da altri aeroporti in base ai rispettivi impegni. Cecchini da Treviso, Guazzini da Pisa che erano a casa a prepararsi. Affini e Cattaneo da Madrid reduci dalla Vuelta. Maestri e Masetti arriveranno dalla Francia dopo aver corso il GP Fourmies. E allo stesso modo dovremo prevedere le varie navette per recuperare tutti visto che arriviamo sugli aeroporti di Bruxelles, Charleroi ed Eindhoven. Anche l’aspetto logistico non è da sottovalutare quando i tempi sono così ristretti, ma ormai siamo abituati. Quando ci saremo tutti naturalmente cercheremo di fare le varie ricognizioni dei percorsi».

Cronoman. Cattaneo arriverà dalla Spagna con una condizione in crescendo e voglia di riscatto
Cronoman. Cattaneo arriverà dalla Spagna con una condizione in crescendo e voglia di riscatto

Occhi su sei categorie

Il primo giorno degli europei sarà da vivere “a tutta” proprio come in una crono. Velo è abituato anche a tenere sotto osservazione tanti atleti, dagli juniores ai pro’, ma come si gestisce questo impegno per essere sempre sul pezzo?

«Innanzitutto seguire tutte le categorie – risponde il cittì della crono – per me è un onore. So che non è sempre facile trovare la quadratura del cerchio, però mi appoggio sempre agli altri cittì: Daniele per i pro’, Paolo per le donne, Marino per gli U23 e Dino per gli juniores (rispettivamente Bennati, Sangalli, Marino e Salvoldi, ndr). Loro hanno tutti i loro atleti sotto osservazione. Per me è più facile con i pro’ perché lavorando anche nelle gare di Rcs Sport ho la possibilità di vederli più spesso, ma ormai anche con gli U23 e le donne ho la stessa possibilità. Sulla categoria juniores invece è un pochino più difficile, però riusciamo sempre a trovare gli accordi. E alla fine posso dire che i risultati comunque arrivano».

«Mercoledì – prosegue Velo – sarà una giornata intensissima. Partiamo con le donne juniores su un tracciato di soli 13,3 chilometri, poi tutte le altre cinque categorie correranno sulla distanza di 31,2. Giovedì invece saranno 52,3 chilometri sia per gli juniores che per gli elite nella cronosquadre mista. In alcune categorie sappiamo già chi schierare, in altre dobbiamo sciogliere qualche riserva. Comunque alcuni di loro correranno anche la prova su strada e sicuramente sarà un buon modo per trovare un po’ di ritmo».

Assenti Toniolli e Venturelli (qui con La Bella ad Euro 2023), ma la bella notizia è che la prima ha lasciato l’ospedale dopo il terribile incidente di metà agosto
Assenti Toniolli e Venturelli (qui con La Bella ad Euro 2023), ma la bella notizia è che la prima ha lasciato l’ospedale dopo il terribile incidente di metà agosto

Assenze da digerire

La rinuncia di Ganna è arrivata come un fulmine a ciel sereno in casa azzurra. La sua assenza si aggiunge ad altre di pari livello per le categorie interessate. Velo ne prende atto senza fare drammi.

«Inizialmente Pippo agli europei – dice – avrebbe dovuto fare solo la crono individuale, poi è arrivata questa notizia che ci ha sorpreso. Alle Olimpiadi non avevamo avuto avvisaglie, ma ci sta che lui sia stanco. Pippo è chiaramente il faro italiano per le crono e non solo e ha fatto una scelta da capitano che condivido molto. Certo, mi dispiace molto non averlo. Ha avuto una stagione impegnativa a livello fisico e mentale. Dopo Parigi ha recuperato poco correndo subito al Deutschland Tour e al Renewi Tour. E’ umano, non un robot. Adesso è in altura per preparare il mondiale. Spero che recuperi al meglio e di averlo a disposizione per la Svizzera. Se così non fosse abbiamo valide alternative su cui contare. E in ogni caso, qualunque sarà la sua scelta, sarà sempre condivisa da noi».

Guazzini dopo il Giro Women ha ritrovato gamba e morale. L’oro olimpico nella madison può fare da spinta alla crono europea
Guazzini dopo il Giro Women ha ritrovato gamba e morale. L’oro olimpico nella madison può fare da spinta alla crono europea

«Negli U23, dove siamo campioni del mondo in carica – va avanti Velo – siamo messi uguale con l’assenza di Lorenzo Milesi che non è in condizione. Nelle donne U23 invece siamo stati molto sfortunati. Venturelli è ancora alle prese col polso rotto agli europei in pista, mentre Toniolli sappiamo tutti cosa le è successo. A lei mando un grosso in bocca al lupo. Sono felice e sollevato che sia uscita dall’ospedale ed ora è giusto che pensi a tornare ad avere una vita normale prima di rimettersi in bici. Noi la aspettiamo. Sia Federica che Alice l’anno scorso da juniores erano state due pedine fondamentali per vincere l’oro nel team relay e sono certo che lo sarebbero state anche tra le U23».

Fondamenta e aspettative

La crono va cercata e allenata. Il ritornello è sempre quello da tempo e i risultati nelle competizioni internazionali non possono prescindere da quel dogma. Velo lo ripete a mo’ di litania, mentre approccia qualche previsione.

«Sotto i pro’ – puntualizza l’ex tre volte campione italiano a crono – mancano le prove contro il tempo. Personalmente spero sempre che ne inseriscano di nuove, oltre che sperare che i diesse facciano fare ai loro giovani allenamenti sulla bici da crono almeno due volte la settimana. Nelle grandi corse a tappe vediamo come andare forte a crono sia sempre fondamentale».

«Diventa difficile – conclude Velo – azzardare dei pronostici, però forse posso sbilanciarmi di più sulle prove di squadre che individuali. Con gli elite nel team relay abbiamo un sestetto da medaglia. Agli europei siamo sempre andati a podio e onestamente mi brucia ancora il mondiale del 2022 perso per tre secondi. Abbiamo chiamato Maestri, corridore esperto che quest’anno ha dimostrato di andare forte, ma “giovane” per la nazionale visto che è alla sua prima maglia azzurra. Siamo certi che arriverà molto motivato e preparato. Stesso discorso per Gaia Masetti alla sua prima chiamata con le grandi, che farà pure la prova su strada.»

Anche tra gli juniores l’Italia può fare molto bene nella cronosquadre mista, considerando proprio che è campione in carica. «Abbiamo Montagner e Finn, quest’ultimo campione italiano, cui si aggiungerà Magagnotti, col morale alto dal titolo iridato nel quartetto. Tra le ragazze dobbiamo decidere fra quattro».

Raccagni Noviero ha vinto il tricolore U23 a crono. Arriva da una buona stagione. Al via anche Nicolas Milesi, vicecampione italiano
Raccagni Noviero ha vinto il tricolore U23 a crono. Arriva da una buona stagione. Al via anche Nicolas Milesi, vicecampione italiano

Le prove individuali sono più complicate da decifrare senza alcuni atleti di riferimenti, ma si può puntare a fare risultato. «Tra le donne juniores vale il discorso del team relay, dobbiamo scegliere, mentre per i maschi l’incognita è la distanza. Più di trenta chilometri sono tanti, roba che si vede nelle gare a tappe dei pro’. Negli U23 abbiamo Raccagni Noviero e Nicolas Milesi, ovvero i primi due del campionato italiano che si sono preparati bene. Nelle donne c’è Cipressi, anche lei sempre a suo agio a crono, che sta recuperando da un piccolo malanno di stagione. Infine negli elite abbiamo Affini e Cattaneo che dovrebbero arrivare con una buona condizione data dalla Vuelta e che domani vorranno fare bene nell’ultima tappa a crono a Madrid. Tra le ragazze Guazzini e Pirrone stanno pedalando bene nell’ultimo periodo e anche loro daranno il massimo».