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Dietro le quinte, nel dramma e la resurrezione di Evenepoel

10.09.2023
6 min
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«Anche caratterialmente, per quanto possa essere un campione – riflette Cattaneo – Evenepoel rimane sempre un ragazzo di vent’anni. Non può ancora avere il carattere di un uomo di trenta. L’altro giorno è stato devastante per lui, bruttissimo per noi. Però io credo che proprio quella tappa, come avevamo già visto al Tour con Pogacar, ha dimostrato che sono campioni, ma anche esseri umani e come tali hanno giorni sì e giorni no. E questo, dal punto di vista del tifoso, è una cosa che esalta il ciclismo. Sembrano intoccabili, ma si dimentica che sono ragazzi…».

Come sia stato iniziare la risalita dall’inferno a 24 ore dalla crisi più nera è però quello che fa la differenza fra un campione e una persona normale. Al netto di tutte le osservazioni possibili che si possono muovere all’indirizzo di Evenepoel, una reazione “cattiva” come quella di ieri non è cosa comune. Puoi farla se hai tanto motore e probabilmente una volta ritrovata la libertà mentale. Noi abbiamo cercato di capirla attraverso il racconto di Mattia Cattaneo: testimone silenzioso della disfatta e potente guida nel momento della riscossa. Il bergamasco ha 33 anni, è professionista da 11 e ha visto tanto ciclismo: quanto basta per leggere con noi nei due giorni pazzeschi di Evenepoel.

Cattaneo è con la Soudal dal 2020, è professionista dal 2013. Qui scherza con Remco al via della Vuelta
Cattaneo è con la Soudal dal 2020, è professionista dal 2013. Qui scherza con Remco al via della Vuelta
Due giorni sulle montagne russe. Prima siete andati giù e ieri siete tornati su…

Diciamo che ci voleva. Specialmente per lui, moralmente credo che gli servisse questa sorta di rivincita.

Si è capito che cosa sia successo l’altro giorno?

Onestamente no, credo che abbia semplicemente avuto un passaggio a vuoto nel giorno sbagliato. Ho sempre detto che in un grande Giro capita sempre la giornata in cui non vai. Se ti capita nella tappa piatta, riesci a salvarti. Se hai la sfortuna che succede in una tappa super esigente come quella del Tourmalet, abbiamo visto tutti quello che è successo.

Ieri Nibali ha fatto qualche ipotesi su cosa potrebbe essere successo dopo il giorno di riposo.

Ho letto l’articolo, quello che dice Vincenzo è possibile, però è difficilissimo da dimostrare. Siamo seguiti in tutto e per tutto, anche dal punto di vista dell’alimentazione. Calcolano quello che consumi e mangi in base a quello. Come però dice Vincenzo, il giorno di riposo è sempre molto delicato. Il tuo corpo è abituato a girare sempre a tutta e quel giorno può farti bene, nel senso che ti fa recuperare, o può farti male. Magari ti blocca, ti scombussola, ma resta difficile da capire. Probabilmente la causa non si saprà mai, si possono avere delle ipotesi, ma poco più.

Primi chilometri del tappone del Tourmalet, Evenepoel sta bene: nulla lascia presagire il crollo
Primi chilometri del tappone del Tourmalet, Evenepoel sta bene: nulla lascia presagire il crollo
Sul momento si poteva pensare che si fosse ammalato di nuovo.

Penso che ieri abbia dimostrato che comunque sta bene (sorride, ndr).

Era previsto che andaste in fuga o vi siete trovati nel posto giusto?

Onestamente era previsto che avremmo provato, però non in modo così “cattivo”. In gara le situazioni si creano, la fuga è venuta fuori e Remco ha fatto quel numero spaziale.

Questo tipo di reazione l’ha avuta la sera o è nato tutto a colazione?

In realtà già la sera. Magari nell’immediato era parecchio giù, però poi a cena ci siamo messi tutti ad aiutarlo perché stesse su di morale. E’ logico che avrà passato una notte difficile, però la mattina aveva già lo sguardo diverso. Credo che la differenza tra un campione e un corridore normale stia proprio lì. Il campione vuole sempre dimostrare qualcosa. A chi me l’ha chiesto, ho detto che ieri nessuno avrebbe potuto batterlo. Era come Van der Poel al mondiale. Poteva andare o non andare in fuga, ma avrebbe vinto comunque, perché era in uno di quei giorni in cui va forte in discesa, in pianura, in volata… dappertutto, capito?

Come è stato per te restargli accanto nella… processione del Tourmalet e poi ieri?

Io cerco sempre di fare il mio lavoro, ma logicamente il giorno del Tourmalet non è stato facile. Vedevo che non riusciva a spingere e poi ho visto subentrare anche il fattore mentale. Allora ho cercato di stargli più vicino possibile, mentre ieri ho semplicemente fatto il mio lavoro, cercando di dare il massimo.

Sul traguardo del Tourmalet, il passivo di Evenepoel è di 27’05”: la squadra è tutta attorno a lui
Sul traguardo del Tourmalet, il passivo di Evenepoel è di 27’05”: la squadra è tutta attorno a lui
Più facile ieri che il giorno prima, probabilmente…

Per me sì, soprattutto mentalmente. Non è facile vedere uno come lui che soffre così tanto, non è facile in generale vedere le persone quando soffrono. Però un conto è fare gruppetto, perché lo vuoi e vai all’arrivo cercando di risparmiare energie, un conto è prendere una legnata così e doverla portare al traguardo. Cambia decisamente.

Parlavate o andavate avanti in silenzio?

All’inizio siamo andati avanti in silenzio, poi pian piano si è incominciato un po’ a parlare. Abbiamo cercato di supportarlo moralmente il più possibile, aveva intorno praticamente tutta la squadra.

Domanda facile, la risposta forse meno. Remco ha 23 anni, si è cucito addosso un personaggio invincibile. Possibile che abbia avuto un crollo psicologico?

Io posso solo dare il mio punto di vista, quindi da esterno. Remco vive in un Paese in cui il ciclismo è come per noi il calcio. Perciò qualsiasi cosa fai bene, sei sulle stelle. Se invece fai male sei, sei nella… nel fango. Questo crea anche una pressione mediatica. Se la Juventus non fa un cavolo, è una squadra da buttare. Quando vince Champions e campionato, per i media è normale. In Belgio, Evenepoel è il Cristiano Ronaldo del ciclismo. Qualsiasi cosa faccia, bella o brutta, piovono articoli su articoli e questo crea inevitabilmente una pressione. Ma lui è giovane, giovanissimo. Quindi secondo me dovrà imparare a gestire questi passaggi. Deve essere consapevole che oggi sei un campione e domani non sei nessuno. Però un conto è la capacità di… sbattersene di un corridore che ha 30 anni e ha capito certi meccanismi, altro quando, passatemi il termine, sei ancora un bambino.

Ieri verso Larra-Belagua, tutto cambia di nuovo. Evenepoel attacca, con lui Bardet: il belga vince per distacco
Ieri verso Larra-Belagua, tutto cambia di nuovo. Evenepoel attacca, con lui Bardet: il belga vince per distacco
I media amplificano ogni cosa.

E alla fine i due soli giorni neri nella carriera di uno come Remco faranno più rumore dei 250 mila di noi persone normali. Esattamente così.

Peccato solo che abbia perso 27 minuti e ora sia inimmaginabile riaprire la Vuelta.

Credo che in quel momento fosse davvero impossibile mentalmente per un per uno come lui tenere duro e soffrire per arrivare a 15 minuti. Il guaio è che è crollato sulla prima salita. Fino al Col de Spandelles eravamo lì, poi di colpo Remco ha detto basta. Se fosse successo anche solo a metà di quella salita, la avremmo gestita diversamente. Hai la discesa, poi resta solo il Tourmalet. Invece mancava una vita per andare al traguardo.

Che tipo di Vuelta ti aspetta d’ora in avanti?

La Vuelta come se fossi ancora all’Androni (ride, ndr). Vabbè, ci proveremo sempre. Logicamente gli obiettivi sono cambiati, però credo abbiamo dimostrato di aver reagito e di avere nuovi stimoli. Cercheremo di vincere altre tappe, in fuga o quello che sarà.

Dopo essere stato in fuga con Evenepoel, a Larra-Belagua Cattaneo taglia il traguardo a 16’21” dal suo capitano
Dopo essere stato in fuga con Evenepoel, a Larra-Belagua Cattaneo taglia il traguardo a 16’21” dal suo capitano
Magari provi a vincere anche tu?

L’importante è fare risultato, ma certo non nascondo che mi piacerebbe vincere una tappa. La condizione c’è, però ci vuole fortuna. Di sicuro ci provo e poi vediamo.

Allora in bocca al lupo. A che ora si parte oggi?

Evviva il lupo. Si parte alle 13,20. Ieri siamo andati a cena tardissimo dopo 150 chilometri di trasferimento su strada normale, oggi si parte tardissimo. Alla Vuelta ci sono orari belli tosti. Quanto sarebbe bello partire un’ora prima e andare a letto a orari normali…

Come va la S-Works SL8? Parola a Mattia Cattaneo

06.09.2023
3 min
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«Onestamente, questa bici è davvero tanta, ma tanta roba». In merito alla sua nuova S-Works SL8, Mattia Cattaneo ha esordito con questa affermazione. Molto veloce, più della versione precedente e anche più leggera a parità di allestimento.

Mattia Cattaneo è competente in fatto di tecnica, uno di quei corridori che la bici la vivono anche in modo passionale e che nell’argomentare le prestazioni del mezzo meccanico sono capaci di farti salire in sella con loro. Gli abbiamo strappato qualche considerazione sulla nuova Specialized, tra una tappa e l’altra de La Vuelta.

In Spagna, Cattaneo si sta distinguendo al servizio di Remco Evenepoel
In Spagna, Cattaneo si sta distinguendo al servizio di Remco Evenepoel
S-Works SL8, rispetto alla precedente versione, cosa cambia in fatto di utilizzo?

La nuova bici è decisamente più veloce in pianura e ha un’avantreno più rigido. La sensazione di avere a disposizione una bici più rapida, sempre facendo il confronto con la versione precedente trova delle conferme anche in discesa e nel tecnico. La senti subito, ti aiuta nelle fasi più veloci della gara.

E in salita?

E’ migliore e considerate che già con la SL7 eravamo ad un livello di eccellenza, ma la S-Works SL8 ha fatto un ulteriore step in avanti. In salita bisogna avere anche tante gambe. A mio parere comunque la grossa differenza si percepisce nei tratti dove è necessario fare velocità.

Livrea speciale per la SL8 di Remco e subito dietro le bici di tutta la Soudal-Quick Step alla Vuelta
Livrea speciale per la SL8 di Remco e subito dietro le bici di tutta la Soudal-Quick Step alla Vuelta
Fattore velocità, quanto conta nel modo di correre di oggi?

Potrei dirvi che nell’economia di una gara pesa per l’80 per cento e avere una bici veloce è un bel vantaggio. Ti permette di risparmiare molte energie. E poi c’è il fattore leggerezza e la SL8 è tanto leggera.

In termini di peso c’è tanta differenza rispetto alla bici vecchia?

Decisamente sì e io la uso con le ruote alte. Come per la salita, dove anche la versione 7 ci ha permesso di entrare in una categoria al top, la nuova SL8 entra in un livello superiore per quello che è legato al peso, rapportato con la rigidità complessiva della bici.

Con la S-Works SL8 hai dovuto cambiare dei componenti?

L’allestimento è il medesimo, abbiamo riportato sulla 8 tutto quello che usavo sulla bici precedente. L’unica cosa che è cambiata in modo importante è il punto di innesto dell’attacco manubrio allo stelo della forcella e io non utilizzo l’integrato. Questo punto della bici è quello che è cambiato maggiormente, lo si vede, ma lo si percepisce fin dalle prime pedalate.

Valladolid chiama, Remco risponde. Ma i Pirenei fanno paura

05.09.2023
5 min
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E’ certo che Ganna correrà la crono con il coltello fra i denti, ma Evenepoel non sarà da meno. Il campione del mondo correrà per la vittoria di tappa e per mettere quanto più tempo possibile fra sé e gli altri uomini di classifica. Pippo partirà alle 15,09, Remco alle 16,56 e questa volta l’ordine di partenza è dettato dalla classifica e non da tattiche o sorteggi.

Il giorno di riposo è ormai alle spalle, ma è servito per fare qualche domanda più approfondita al belga che per disposizione della squadra in queste occasioni incontra i media unicamente attraverso conferenze stampa virtuali. Il Covid ha spalancato le porte a questa possibilità e tanti hanno pensato bene di farne una tradizione.

L’incontro con Evenepoel nel giorno di riposo è stato ancora una volta virtuale
L’incontro con Evenepoel nel giorno di riposo è stato ancora una volta virtuale
Ciao Remco, come stai?

Sto bene. Le sensazioni rispetto alla vigilia della crono dei mondiali sono diverse, perché abbiamo avuto nove giorni di tappe difficili, quindi in tutti c’è un po’ di stanchezza. Penso che sia un approccio diverso, ma comunque è un giorno che mi piace.

L’anno scorso ad Alicante rifilasti 48 secondi a Roglic, cosa possiamo aspettarci da Valladolid?

Non ho fatto ricognizioni, prima di tutto perché il percorso non sembra essere molto tecnico, in secondo luogo perché era piuttosto difficile arrivarci. Dovevi prima volare a Madrid e poi prendere un volo o guidare fin qui. Mi sono fatto un’idea. I primi 5 chilometri sono in città, poi c’è una piccola salita di 6-700 metri, quindi una discesa e poi andremo su e giù quasi sempre sulla stessa strada nazionale verso il traguardo. Sarà una crono veloce, che ha bisogno di ritmo perché durerà circa mezz’ora, 27-28 minuti. Penso che possano esserci alcune differenze interessanti. Non è previsto vento, mi aspetto che vinca uno specialista.

Sulle salite brevi, quelle fino a 30 minuti, Evenepoel è andato forte: come andrà sui Pirenei?
Sulle salite brevi, quelle fino a 30 minuti, Evenepoel è andato forte: come andrà sui Pirenei?
Per te sarà la tappa più importante?

Non necessariamente, ma mi piacerebbe vincere, soprattutto in maglia iridata. E’ una tappa che abbiamo preparato bene e non vediamo l’ora di fare. Non penso che il risultato sarà cruciale per le tre settimane, ma resta una giornata molto importante per la classifica generale. 

Pensi che Kuss possa restare un rivale per la classifica?

E’ considerato uno dei migliori scalatori al mondo e se riesce a fare una buona crono, sarà un cliente piuttosto difficile e decisamente importante. Però lo abbiamo già visto in lieve difficoltà nelle ultime due tappe di montagna, quindi lo considero un outsider, soprattutto visti gli altri leader del Team Jumbo-Visma. Ovviamente non è facile correre contro tre scalatori così forti. Non è facile escogitare sempre dei piani diversi, soprattutto se lavorano bene insieme come hanno fatto sinora.

Vittoria e caduta: ad Arnisal Remco vince la tappa e poi cade dopo l’arrivo. Solo spavento, nessun danno
Vittoria e caduta: ad Arnisal Remco vince la tappa e poi cade dopo l’arrivo. Solo spavento, nessun danno
Nella classifica ci sono ancora nomi di outsider: cosa ti pare ad esempio di Lenny Martinez?

Penso che per lui e gli altri giovani sia una delle prime volte che fanno una gara di 9 giorni consecutivi. Ora hanno approfittato del riposo, ma se ne annunciano altri 5-6 veramente duri. E’ giusto che provino a scoprire i loro limiti. Lenny ha preso la maglia rossa e per poco non vinceva una tappa, sembra che sappia davvero cosa fare. Ma la Vuelta dura tre settimane, bisognerà vedere come recupererà giorno dopo giorno fino alla 21ª tappa.

E’ prevedibile che farai fronte comune con Ayuso e Mas per contrastare i corridori della Jumbo?

Di sicuro possono diventare molto importanti nelle prossime due settimane, perché è sempre un po’ più facile lavorare insieme che risolvere tutti i problemi da solo. La Jumbo ha ancora tre punte, quindi dobbiamo trovare un modo per lavorare contro di loro. Dovremo vedere giorno per giorno e poi vedere come sarà la classifica dopo la crono e soprattutto dopo le tappe 13 e 14 (arrivi pirenaici sul Tourmalet e Belagua, ndr).

Martinez secondo Remco sta facendo un’ottima Vuelta, ma mancano due settimane: come recupererà?
Martinez secondo Remco sta facendo un’ottima Vuelta, ma mancano due settimane: come recupererà?
Si può fare un paragone fra la tua forma del Giro e qui alla Vuelta?

E’ molto difficile, perché sono momenti diversi della stagione. Però penso che la forma sia più o meno la stessa. Prima del Giro stavo benissimo e ho vinto la Liegi. Questa volta ho vinto il mondiale della cronometro. Sto bene, sono nella forma che volevo.

Nella tappa di domenica Cattaneo ti ha tenuto davanti nella fase dei ventagli e poi in salita. Che cosa pensi di lui?

Mattia è una persona molto importante per me. Può andare molto forte in pianura e ha una grande potenza in salita. Nelle ultime due tappe ha messo sotto pressione e portato al limite tutti gli altri scalatori. Sono super felice che abbia prolungato il contratto, lo vorrei avere con me per tutta la mia carriera.

Cattaneo è uno dei suoi uomini di fiducia: lo vorrebbe sempre con sé
Cattaneo è uno dei suoi uomini di fiducia: lo vorrebbe sempre con sé
Il Covid ti ha impedito di finire il Giro e di provarti su salite lunghe. Che cosa ti aspetti dalle tappe sui Pirenei?

Le montagne molto lunghe sono ancora un punto interrogativo. Penso che la settimana scorsa ho dimostrato di andare bene nelle salite di 30 minuti. Nella tappa in cui ho perso un po’ di tempo, all’Observatorio Astrofísico de Javalambre, ho espresso un’ottima potenza, ma ho avuto 5 minuti in cui non riuscivo a fare velocità, nel momento in cui Roglic ha attaccato. Nelle ultime due tappe di montagna, ci sono state salite di circa 15-20 minuti e sono andato abbastanza bene. Il prossimo test sarà su salite di 45 minuti-un’ora.

Che cosa ti aspetti?

Normalmente sono sforzi cui dovrei adattarmi abbastanza bene, perché ad esempio il campionato del mondo crono è durato 55 minuti e ho espresso un’ottima potenza. Ad Andorra durante l’ultimo ritiro ci ho lavorato, ma la corsa è un’altra cosa. Rimane la domanda su come risponderò quando le montagne saranno una dietro l’altra. Non resta che aspettare e vedere…

Cattaneo corridore top, con la benedizione di Remco

24.08.2023
5 min
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«Landa sa vincere grandi Giri con la sua squadra. Adesso ha 33 anni, penso che non sia troppo vecchio. E’ un buon acquisto che porta molta esperienza in una squadra giovane. Penso che sia stato la mossa migliore che Lefevere potesse fare quest’anno, ma mentirei se dicessi che non mi aspettavo un corridore in più, appena sotto il livello di Landa. Un corridore tra il livello di Van Wilder, Vervaecke e Cattaneo, ma è difficile trovare uomini in quella categoria, perché costano».

Commentando in un’intervista con Lanterne Rouge l’arrivo del corridore basco alla Soudal-Quick Step, Evenepoel ha messo Mattia Cattaneo sul piatto dei suoi corridori più fedeli e affidabili. Un’investitura importante per il bergamasco, che ha la stessa età di Landa, ma che ha passato gli ultimi quattro anni a costruirsi in una direzione ben precisa. Fortissimo a crono, finalmente sicuro di sé, con l’esperienza di undici anni di professionismo, il Cattaneo di oggi non ha niente a che vedere con il ragazzino intimidito dei primi tempi alla Lampre. Però le parole di Remco ci hanno incuriosito e abbiamo voluto commentarle con lo stesso Mattia, mentre chiudeva le valige per la Vuelta, che scatterà sabato da Barcellona con una cronometro a squadre.

In questi 4 anni con Lefevere, Cattaneo si è ricostruito e consolidato e ora è fra i migliori cronoman al mondo
In questi 4 anni con Lefevere, Cattaneo si è ricostruito e consolidato e ora è fra i migliori cronoman al mondo
Ti aspettavi certe parole da Evenepoel?

Credo c’entri il fatto di aver corso parecchio con lui nell’ultimo anno. So che si è trovato bene, nel senso che ha visto che mi muovo senza prendere troppi rischi. Mi ha aiutato l’esperienza. In più, aver fatto tante corse importanti con lui, restando sempre ad alto livello per il tipo di lavoro che serviva, mi ha portato a consolidarmi. Era quello che cercavo da tempo, il lavoro giusto per un corridore come me.

La prima svolta c’è stata quando passasti alla Androni, ma certo con la Quick Step c’è stato il vero salto di qualità, dalla crono alla salita. Si può parlare della vera maturazione?

Credo sia dovuto a come sono seguito, sia dal punto di vista della preparazione sia dal punto di vista dello studio di materiali. Parlo di cronometro e tutta una serie di cose che una squadra di livello top come questa può darti più dell’Androni. Attenzione, per me l’Androni è stata tutto, sarò per sempre grato. Però ci sono delle lacune tecniche e di budget impossibili da colmare rispetto a una squadra che ha 10 volte il budget. Preparazione, a seguire l’alimentazione, l’idratazione. Adesso il ciclismo è molto specifico e hai bisogno di una squadra che ti dia supporto da tutti i punti di vista.

Mattia Cattaneo, Gianni Savio, Mario Androni, Fausto Masnada
Per Cattaneo e Masnada, come per Scarponi prima di loro, l’Androni è stata il team del rilancio
Mattia Cattaneo, Gianni Savio, Mario Androni, Fausto Masnada
Per Cattaneo e Masnada, come per Scarponi prima di loro, l’Androni è stata il team del rilancio
Sei il Mattia che cercavi quando passasti professionista oppure hai cambiato strada? Passasti da vincente, cosa pensi guardando a quel ragazzo?

Onestamente, nonostante quando passai tutti pensassero che fossi il nuovo Nibali, io non ho mai pensato di poter arrivare a quel livello. Ho sempre pensato di essere un corridore come quello che sono per un capitano, in questo caso per Remco. Un compagno super importante fino a un determinato punto della corsa, perché madre natura mi ha fatto forte, non posso dire che sono scarso, però non sono al livello dei top 10 al mondo.

Quindi?

Se quando sono passato, mi aveste detto che sarei arrivato qui a fare questo tipo di lavoro, con questa costanza e comunque sempre ad alti livelli, avrei firmato subito. Lo sapete meglio di me quanto ci ho messo per riuscire a raggiungere questo equilibrio…

Per Cattaneo, la sicurezza di Remco alla sua ruota è data dalla capacità di muoversi senza troppi rischi
Per Cattaneo, la sicurezza di Remco alla sua ruota è data dalla capacità di muoversi senza troppi rischi
E’ difficile mantenerlo oppure adesso sai come si fa?

Secondo me, più che facile o difficile, adesso c’è il fatto di essere consapevole che una determinata cosa la posso fare. Quindi vado alla Vuelta, al Giro o in qualsiasi corsa, sapendo che quel tipo di lavoro lo posso fare tranquillamente. Logicamente devo stare bene, una volta potrà venire meglio e una volta meno bene a seconda della condizione, ma so quello che posso fare e il modo per farlo.

In che modo avere un capitano che a sua volta è capace di grandi risultati riesce a compattare la squadra attorno? Questa faccenda del Wolfpack fino a che punto è una cosa che esiste?

Io non sono uno che guarda tanto i social, però nei vari gruppi gli amici mi mandano quello che viene scritto su noi e la nostra squadra. Si dice che siamo una squadra scarsa, con corridori scarsi. “Dove volete andare con quella squadra? Remco si troverà da solo quando ci saranno trenta corridori…”. Eppure secondo me è in questi frangenti che si vede il famoso Wolfpack, che poi siamo noi. E’ vero, bisogna essere oggettivi, sulla carta siamo più deboli di altre squadre. Però credo che questa cosa del gruppo possa colmare il gap e noi ci puntiamo tanto, anche se dall’esterno può sembrare che non conti tanto.

Ai mondiali di Glasgow, Cattaneo ha corso il Team Mixed Relay e ha poi centrato l’8° posto nella crono
Ai mondiali di Glasgow, Cattaneo ha corso il Team Mixed Relay e ha poi centrato l’8° posto nella crono
In cosa può incidere?

Sul non doversi neanche voltare, perché sai chi c’è con te e che lavoro può fare. Magari ha un po’ meno gambe, però sei tranquillo e non diventi matto per cercarlo e alla fine ti ritrovi con più energie per quando serviranno davvero. Tante situazioni, frazioni di secondo che sono decisive non tanto sulle salite lunghe, ma per andarle a prendere in testa o nei finali della Vuelta che spesso sono nervosi e possono costare 15-20 secondi ogni volta senza che neanche te ne accorgi. Non c’è tanto da inventare. Stare davanti e avere le gambe per farlo. E noi questo sappiamo farlo bene.

Cattaneo, la roulette del vento e quegli ultimi 100 metri

12.08.2023
4 min
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STIRLING – Quando ti fermi a pensare che soltanto sette campioni al mondo sono stati più forti di te nel massimo evento della crono, magari ti accorgi di aver fatto davvero una gran cosa. Per questo c’è da capire che dopo l’arrivo ieri Mattia Cattaneo sprizzasse felicità. Soltanto Italia, Belgio e Gran Bretagna sono riuscite a mettere due atleti nei primi dieci, segno che sul fronte delle crono non siamo messi poi tanto male, avendo vinto quella degli under 23, preso il bronzo fra le donne junior e centrato un bel sesto posto con gli juniores.

«Sono super contento – ha detto appena tagliato il traguardo – ho trovato il percorso molto lineare, con il vento che ha dato fastidio. All’inizio è di fianco, poi giri a destra e diventa a favore, poi giri a sinistra e torna di fianco, infine giri a sinistra e te lo trovi in faccia. Quindi è stato un continuo cambiare impostazioni sulla bici. Non so se si potevano scegliere altri materiali. Quelli che io chiamo “gli scienziati” hanno studiato e stabilito che le ruote che ho usato fossero le più veloci, quindi probabilmente è stato così».

Un tatuaggio che invita al buon umore: sorridi sempre, ottima massima di vita
Un tatuaggio che invita al buon umore: sorridi sempre, ottima massima di vita

Di mattina su strada

In mattinata, mentre Ganna ha preferito restare sui rulli, Cattaneo ha scelto di andarsi a fare un giretto su strada, poi insieme sono arrivati al bus Vittoria che erano le 14. Qualche autografo e ne sono scesi per scaldarsi sui rulli un’ora prima delle rispettive prove, separate fra loro da appena venti minuti. Gli auricolari nelle orecchie, l’asciugamano sulla ruota anteriore, Mattia ha iniziato a pedalare intorno alle 14,50, in un momento in cui sul piazzale ai piedi del castello di Stirling batteva un bel sole caldo e il vento continuava a far sventolare le bandiere. Il gilet ghiacciato lo ha fatto rabbrividire, ma gli ha consentito di scaldarsi mantenendo costante la temperatura corporea.

I meccanici avevano già preparato le tre bici: quella da gara, quella da riscaldamento e quella di scorta. Per ciascuna hanno ripassato la pressione delle gomme, per essere certi che non vi fossero differenze. In queste giornate attorno al bus della nazionale c’è un andirivieni di figure di ogni genere: dal metodologo alla psicologa, gli addetti ai social, il fisioterapista, ovviamente i meccanici, qualche giornalista e per finire le autorità federali

Archetti, Catabiani e Cornacchione al capezzale della ruota anteriore di Cattaneo
Archetti, Catabiani e Cornacchione al capezzale della ruota anteriore di Cattaneo

L’arrivo sullo strappo

La grossa incognita della crono, tolto il vento, era il muro finale, che ha tenuto banco nell’osservazione delle altre crono per la scelta dei rapporti migliori.

«Me lo immaginavo – ha spiegato Cattaneo – come uno sforzo molto più prolungato. Quando arrivi dopo una cronometro così impegnativa, uno strappo così ti sembra che duri 5 minuti. Invece in realtà è stato molto veloce fino agli ultimi 100 metri e poi da lì è stata solo sofferenza. Fra i 15 e i 20 secondi, non so neanche io quanti ne siano passati per arrivare al traguardo. Però in realtà credevo che fosse molto più lungo».

Mattia Cattaneo ha corso la crono a 50,081 di media, chiudendo a 1’57” da Evenepoel
Mattia Cattaneo ha corso la crono a 50,081 di media, chiudendo a 1’57” da Evenepoel

Venti watt in più

Non c’è stato neppure il tempo per Cattaneo di dare qualche indicazione a Ganna, dato che si sono ritrovati sul percorso contemporaneamente. E così il bergamasco è arrivato al traguardo con una ottima prova fra le mani che premia gli sforzi fatti nella specialità con il supporto della squadra. Sin da quando volò a San Francisco con lo stesso Evenepoel per il primo passaggio in galleria del vento, passando poi per ottime prove al Tour, i podi al campionato italiano, infine la vittoria di pochi giorni fa al Tour de Pologne.

«Eravamo troppo vicini perché gli dessi indicazioni – ha spiegato – così ho fatto la mia bella prova e l’ho tenuta per me (ha sorriso, ndr). Non ho rimpianti. Dico solo che ho fatto 20 watt in più medi di quelli che erano nel mio programma, quindi me ne vado da questo mondiale con ottime sensazioni e la soddisfazione di aver fatto un ottimo investimento sulla cronometro».

La festa di Remco e i pensieri di Ganna: dove si può migliorare?

11.08.2023
7 min
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STIRLING – Remco Evenepoel si è preso un’altra maglia iridata. E visto che quella della strada ha dovuto consegnarla a Van der Poel giusto domenica scorsa, ha allungato le mani su quella della crono, guastando la serata a Pippo Ganna e a tutto il clan azzurro che sperava di essere sulla porta di un altro oro. Che magari sarebbe anche arrivato se il piemontese avesse potuto recuperare dalla pista nel tempo necessario. Oppure qualcuno ha pensato che assemblando i due mondiali, gli atleti avrebbero reso al top come se la fatica non si sommasse? Comunque c’è l‘argento per un atleta che torna a casa con tre medaglie: una per ogni gara disputata. E l’argento è il metallo meno prezioso che ha conquistato. Cerchiamo di capirci…

Il riscaldamento di Ganna ha seguito un copione già visto molte volte: attorno a lui c’era fiducia
Il riscaldamento di Ganna ha seguito un copione già visto molte volte: attorno a lui c’era fiducia

Montecchi e Capuleti

Da un lato del podio, poggiati alle transenne c’erano Giovanni Lombardi e Marco Ganna, il papà di Filippo. Giusto di fronte, accanto a chi scrive, c’era invece Oumi: la signora Evenepoel, elegante e contenta. I 12 secondi che alla fine del mondiale della crono hanno diviso Remco e Filippo – gli stessi dall’inizio alla fine – sono uno spazio esiguo come la distanza fra queste due famiglie, destinate a dividersi a lungo gli allori delle prove contro il tempo.

Remco dall’alto del podio non ha fatto che scambiare sguardi e messaggi con la moglie, giocherellando con il peluche di mucca delle Highlands e indicando la masnada di tifosi assiepati su una tomba del cimitero monumentale inneggiando al suo nome.

«Ho sentito – ride – che sono il primo belga in assoluto a diventare campione del mondo a cronometro e anche che sono il più giovane. E’ fantastico. Questo era uno dei miei più grandi obiettivi della stagione. E’ bello essere riusciti a vincere su un percorso così duro, che forse non era neanche perfetto per un corridore del mio peso. Credo di aver vissuto una giornata super buona».

Evenepoel ha detto di aver trovato il giorno perfetto, spingendo anche più watt di quelli stabiliti
Evenepoel ha detto di aver trovato il giorno perfetto, spingendo anche più watt di quelli stabiliti

Sotto controllo

A un certo punto è parso che fosse lui a mettere un freno agli incitamenti che arrivavano dalla macchina alle sue spalle, ma di certo i suoi intermedi sono sempre stati migliori rispetto a Ganna. Pippo ci ha provato, ma la sensazione è stata quella di un gap minimo e incolmabile fra due atleti che si stavano spingendo al massimo.

«In questi giorni che potremmo definire perfetti – spiega Evenepoel – non voglio troppe indicazioni dalla macchina: gli stavo dicendo questo. Mi bastano i dati sulle traiettorie, non le indicazioni sul ritmo da tenere. A essere onesti infatti, sono stato in grado di andare ancora più veloce rispetto al piano che avevamo stabilito. Sono stato in grado di aggiungere altri 10-15 watt e dopo trenta minuti ho sentito che non ero ancora al limite. Al secondo intermedio sapevo anche di essere più veloce di Pippo (Filippo Ganna, ndr) e questo mi ha dato una spinta, soprattutto perché stava arrivando un tratto che andava su e giù bruscamente. Sapevo che avrei perso qualcosa nel tratto finale in discesa per la differenza di peso, ma anche che avrei riguadagnato sull’ultima salita. E’ stata un coltello nelle gambe, ma la nostra strategia è stata perfetta».

Ganna dice di aver fatto una crono al massimo delle sue possibilità: di più non poteva
Ganna dice di aver fatto una crono al massimo delle sue possibilità: di più non poteva

I limiti da superare

Ganna lo dice chiaro: più di questo non posso andare, servirà trovare una soluzione legata ai materiali o all’aerodinamica. Il pensiero è legittimo, se la differenza è la stessa dai primi chilometri e rimane invariata quasi a parità di spinta.

«Remco è giovane – dice Pippo – è il futuro, ma anche il presente. E’ colui con cui dovrò fare i conti se vorrò vincere ancora la maglia iridata, ma penso che migliorare nella performance sarà dura. I numeri sono già alti. Abbiamo due strutture completamente differenti, per cui credo che si dovrà provare a lavorare sull’aerodinamica. La mia strategia di gara era chiara. Dovevo cercare di stare vicino alla soglia il più a lungo possibile e credo alla fine di non aver mai fatto una crono di questo livello in vita mia. Devo proprio trovare una soluzione per la mia aerodinamica».

Dopo l’arrivo, con Velo che commenta la sua prestazione e i distacchi sempre costanti
Dopo l’arrivo, con Velo che commenta la sua prestazione e i distacchi sempre costanti

Tre gare, tre medaglie

E’ stanco, anche un po’ deluso, ma ha lottato da guerriero: possiamo solo dirgli grazie. Durante il riscaldamento è parso sereno, come in mattinata confermava anche Piero Baffi che si prende cura delle sue gambe. Lo dipingeva sereno, alla vigilia di una delle tante crono, con la differenza che avrebbe avuto davanti il meglio al mondo. Anche se poi sono bastati pochi chilometri per capire che il nemico da battere sarebbe stato proprio Evenepoel.

«Sono stanco – dice Ganna – sono qui da due settimane, prima per la pista e ora per la crono. Certo l’oro è meglio dell’argento, ma dalla pista sono uscito con un oro e un argento e qui ho preso un altro argento. Non mi posso lamentare. Remco è stato più forte, ma non so quanti in questi mondiali siano andati a medaglia in ogni gara che abbiano fatto. E’ duro fare pista e strada in cinque giorni. Passare da gare di quattro minuti a gare di un’ora. E ora devo recuperare per la Vuelta. La squadra mi ha voluto per la prima cronosquadre e non so in quali condizioni sarò dopo altri venti giorni di gara. Cercherò di stare vicino a Thomas…».

Il vento e le ruotone

Da una maglia iridata all’altra, Evenepoel ha risposto al passaggio a vuoto dopo il mondiale su strada, in cui era fra i più attesi e che invece ha lasciato con un bilancio passivo peesantissimo.

«E’ un peccato che quel giorno siamo arrivati secondi con Van Aert – risponde – ma per me quella gara è stata troppo dura, troppo esplosiva. Avevo buone gambe, ma non era il mio tipo di corsa. Oggi lo è stato molto di più (ride, ndr). Ci siamo concentrati su questo appuntamento per molto tempo, sono felice che tutte quelle ore di lavoro siano state ripagate. L’unico problema che ho avuto è stato il vento. Ho usato le ruote più alte con cui mi ero allenato per tutta la settimana. La bicicletta era perfetta, solo sarebbe servito che pesassi qualche chilo di più (ride di nuovo, ndr)».

Poche feste

Remco è prevedibilmente di buon umore, ma ha un timbro di voce calmo e riflessivo. Racconta che il suo prossimo traguardo è la Vuelta, ma che nel suo mirino prima o poi finiranno anche il Giro e il Tour, per i quali dovrà migliorare ancora. E semmai si lamenta che non potrà festeggiare come vorrebbe.

«L’anno scorso vinsi la Vuelta – racconta e ride – e mi toccò fare solo una piccola festa, perché poi bisognava partire per la trasferta australiana che era complicata. Adesso non vedo l’ora di ripartire e trascorrere qualche giorno a casa con mia moglie e la mia famiglia, che non vedo da tanto. Poi tornerò in altura e da lì andrò alla Vuelta».

I suoi tifosi sono ancora fuori che lo reclamano in questa serata che avrà immancabilmente il sapore della birra al pari del giorno, nell’esplosione di grida lungo il percorso e di urla selvagge al suo indirizzo quando è salito sul podio. In questa serata di festa, annotiamo che Remco non ha voluto rispondere alla domanda sul suo futuro alla Ineos. Ha guardato fisso il giornalista che gliel’ha fatta, poi si è rivolto alla moderatrice della conferenza: «Next question». La prossima domanda.

Ganna a cuore aperto a due giorni dalla crono

10.08.2023
7 min
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STIRLING – Traduci cosa intendi per dover sopportare le pressioni dei media? Ganna ci pensa un istante e a guardarlo da qua sotto sembra ancora più alto.

«Sai, quando comunque dici sempre – spiega – che Ganna deve dimostrare, fare, aspettiamo lui. L’ho detto un paio di anni fa, non la sento più così tanto, però ovviamente cerchi sempre di non deludere, perché deludere qualcuno è la parte forse più brutta. Però lo ripeto, non sempre si può fare la performance della vita e magari quel giorno c’è qualcuno più forte. Forse questo non tutti lo capiscono e sono quelli che poi puntano il dito. Ed è la parte peggiore, perché dici: “Caspita, non è che sono andato piano perché volevo andare piano, perché chiunque vuole andar forte!”. Quindi a volte è questo che la gente non capisce».

Thomas con il 64

Ganna e Cattaneo sono appena rientrati da un doppio giro sul percorso della crono che correranno venerdì, lungo un anello di quasi 48 chilometri che dai prati alla base del castello li condurrà fra le mura della fortezza più grande e importante di Scozia, costruita a partire dal quindicesimo secolo. Per il piemontese in maglia azzurra, si tratta del secondo assalto al terzo titolo mondiale, dopo quello andato a vuoto dello scorso anno. E’ mercoledì 9 agosto, il giorno in cui Milesi conquisterà la maglia iridata degli U23.

«La voglia – dice – viene forte ogni anno, non è legata a episodi particolari. La maglia iridata è una delle più belle da indossare, quindi voglio sempre provarci, sperando che vada bene. Nel primo giro abbiamo dato le indicazioni a Velo, il secondo l’ho fatto dietro Thomas che faceva i suoi lavori con il 64. Gli ho chiesto se non avrà problemi a spingerlo sulla salita finale, mi ha detto che non c’è problema…

«E’ una crono abbastanza lunga, ci saranno parecchi avversari. Nella parte centrale c’era un tratto con delle curve in discesa che al primo passaggio mi aveva un po’ preoccupato, invece dopo averla vista un paio di volte, già non è più un problema, ma le mani bisognerà comunque metterle sotto. Per il resto si fa tutto con le appendici».

Il finale preoccupa

La scelta dei rapporti è il nodo da sciogliere. Sulla nuova Bolide F azzurra, abbiamo visto montato un monocorona Dura Ace con 58 denti e dietro il pacco pignoni 11-30. La cosa stava bene a Pippo, finché ha visto Thomas e altri corridori Ineos usare la monocorona a disco della squadra, che gli ha fatto venire voglia di montarla a sua volta. Quanto al pacco pignoni, il tratto finale in salita non è affatto banale. In effetti, avendolo fatto a piedi, proprio nel finale propone pendenze superiori al 6 per cento della media. Per questo Ganna ha chiesto al meccanico un pacco pignoni con il 32 perché ha avuto la sensazione che sulla rampa finale con il 58×30 si perda troppa velocità.

«La bici è nuova solo per i colori – conferma Matteo Cornacchione – ma due novità ci sono. In primis le protesi sul manubrio, ugualmente stampate in 3D, fatte in settimana dopo l’ultimo test in galleria del vento a Milano 10 giorni fa. Hanno la parte terminale diversa. Gli appoggi sono uguali a quelli usati al Giro, la parte terminale ha cercato di ottimizzarla per riuscire a stare con le mani unite. E poi c’è il monocorona Shimano, che è arrivato».

Pronto per la Vuelta

Pippo annuisce, mentre Cattaneo viene giù dal pullman e presto torneranno verso l’hotel di Glasgow. Il cielo è grigio, il vento durante la prova si è sentito, ma era pià a favore che contro.

«L’altro giorno ho detto di non aver preparato l’inseguimento – dice Ganna – perché in realtà ho preparato la Vuelta. Ho fatto tanti metri di dislivello con Thomas e diciamo che le appendici le ho usate poco. Prima in prova abbiamo cercato di prendere le curve un po’ più forte, come si pensava di fare in gara. Quindi sono andato tranquillo nella parte diciamo dove dovrei spegnere normalmente e un po’ più aggressivo nelle curve. C’era anche Joshua Tarling, che è giovane, non ha paura, non ha bisogno di dimostrare niente e può andare alla garibaldina».

Cattaneo è stato secondo al campionato italiano della crono e ha appena vinto quella del Polonia: la forma c’è
Cattaneo è stato secondo al campionato italiano della crono e ha appena vinto quella del Polonia: la forma c’è

Una crono dura

Cattaneo invece punta tutto sulla leggerezza d’animo, anche se ha appena vinto la crono del Polonia e non potrà passare inosservato. Sembra che sia qui in vacanza, con niente da perdere, ma conoscendolo da quando era un ragazzino, siamo certi che dentro abbia il cuore pieno d’orgoglio. Dice che firmerebbe per un posto fra i dieci e che le sue crono migliori le ha fatte nelle corse a tappe, quindi la prova secca è un punto di domanda.

«E’ un percorso veloce – dice – però credo che dipenderà tanto dal vento. Dal punto di vista delle energie è molto dispendioso, perché comunque tratti di recupero ce ne sono veramente pochi. Sono 48 chilometri tutti da spingere. Quando si comincia a tornare indietro, ci sono degli strappetti che si sentono. Hai già fatto 25 chilometri di cronometro, per cui sarà molto più esigente di quello che sembra su carta, anche se la media sarà altissima.

«La strada è buonina, in alcuni pezzi è nuova, quindi super scorrevole, in altri non è super scorrevole (ride, ndr). Però tutto sommato non è malissimo. Io avrò il 60, non monocorona perché non me l’hanno dato, ma bloccherò la catena sul 60. Quanto alla ruota anteriore, dipenderà dal vento, finora però nel 90 per cento delle crono ho usato quella da 110».

Il furgone che li porta in hotel è pieno delle loro bici, si può partire. Il mondiale va avanti qui con la crono U23 e in serata nel velodromo di Glasgow con Letizia Paternoster nell’omnium e Scartezzini (davvero in difficoltà ieri della madison) nella corsa a punti.

Cattaneo squillo mondiale. Una freccia fra le vie di Katowice

03.08.2023
5 min
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KATOWICE – Una freccia sul Tour de Pologne, una freccia che presto sarà azzurra. Mattia Cattaneo, atleta della Soudal-Quick Step, ha vinto la tiratissima crono in quel di Katowice. Tappa che poi dopo il nulla di fatto di ieri è diventata la frazione regina dell’intera gara. Quello del lombardo è un vero squillo mondiale.

La giornata non inizia nel migliore dei modi. Ci sono delle folate di vento, fa piuttosto fresco e soprattutto piove. Però lo stesso vento aiuta a spazzare via parte delle nuvole. E alla fine anche ad asciugare l’asfalto.

Col sorriso

Cattaneo vince dunque la crono di Katowice. Precede di 13” Joao Almeida e di 14” Geraint Thomas. Anche loro saranno impegnati nella crono iridata di Glasgow

«Squillo mondiale? Il mondiale è un’altra cosa – dice Cattaneo – ma sono contento perché questo dimostra che ci arrivo nel migliore dei modi. Ho lavorato tanto e da tanto tempo su questa specialità. La squadra ha creduto in me come cronoman. Questo per me è un risultato che vuol dire tantissimo».

Cattaneo ha superato molte difficoltà, sia in stagione che in carriera. A 30 anni suonati sembra aver trovato un certo equilibrio, una certa consapevolezza. Sa come affrontare gli stress, le difficoltà appunto.

Per fare un esempio, nel tendone appena dietro alla rampa del via, quasi tutti gli atleti che man mano aspettavano la chiamata erano tesi. Concentrati. Avevano lo sguardo basso o perso nel vuoto. Chi muoveva le gambe, chi toccava e ritoccava la bici, chi faceva stretching… Solo due corridori erano più sereni di altri: Cattaneo appunto e Mohoric, il quale è riuscito a mantenere la maglia per pochi decimi.

«E l’ultima curva – spiega ridendo lo sloveno – non l’ho fatta proprio bene».

Tornando a Cattaneo, la condizione psicofisica si valuta anche da questi aspetti marginali, come appunto il non essere teso prima di un momento importante. Elemento d’oro in vista dei mondiali.

«Ma questo sono io – riprende Mattia – vivo il ciclismo in modo “easy”. Anche se non rido in certi frangenti, o al contrario non ho il muso lungo, sono comunque concentrato, come tutti gli altri del resto. Ognuno ha il proprio modo di concentrarsi».

Cattaneo (classe 1990) era 18° nella generale prima della crono. Al termine era 5° (a 39″ da Mohoric)
Cattaneo (classe 1990) era 18° nella generale prima della crono. Al termine era 5° (a 39″ da Mohoric)

Verso Glasgow

Cattaneo si prende dunque una vittoria importante, tra l’altro la prima nel WT per lui. Il Tour de Pologne è una corsa che brilla di luce propria ormai. Il livello è alto, la cornice di pubblico importante, la diffusione mediatica ancora di più. In questi giorni ne parlano i tg, i giornali e in televisione ci sono repliche a ripetizione sino a notte fonda.

«In questo Polonia – spiega Cattaneo – sapevo che potevo fare bene nella crono e ci ho creduto tanto. Sapevo di poter fare un buon risultato. Onestamente non mi aspettavo di vincere. Credevo più in un quinto, sesto posto. Una top 10… visto il parterre. E per questo sono contentissimo».

E il parterre in effetti è di quelli pesanti. Oltre a Thomas ed Almeida, Cattaneo ha messo dietro gente come, Foss, Bisseger… tutti corridori che troverà poi al mondiale contro il tempo. 

Un po’ di numeri

Nel finale di gara, Mattia e Mohoric, e poco dopo anche Almeida, si ritrovano dietro al palco. Almeida, nonostante abbia perso per pochi centesimi il confronto con il corridore della Bahrain-Victorious, scherza. Si parla anche di watt.

«La ricognizione fatta al mattino – va avanti Cattaneo – è sempre un momento delicato. Era una crono abbastanza tecnica, con tante curve in città. Ma anche tanto veloce se fosse stata asciutta. Col bagnato sarebbe cambiato tantissimo e ammetto che sarebbe stata anche la mia preoccupazione… A me infatti non piace molto rischiare quando piove. Ma per fortuna la gara è stata asciutta.

«Ho utilizzato una corona da 60 denti e davanti una ruota da 100. Il vento non si sentiva tanto. Poi devo dire che con questi nuovi caschi Specialized e quella fascia non si sente proprio. Si fa fatica a percepirlo, sia per una questione di rumore, che di aria dietro al collo. Davvero è incredibile.

«Sì, in un paio di occasioni ho sentito delle folate sul manubrio, ma niente di che. Nel finale poi il vento spingeva parecchio: era a favore».

Mohoric nella sua analisi post gara spiega come abbia guadagnato su tutti nella seconda parte della prova tranne che su Cattaneo. Mattia aveva spinto ottimamente sin dal primo metro. Ed è stato il migliore non solo col crono dunque, ma anche nella gestione dello sforzo.

«Non so – ha concluso Mattia – a quanto andassi: a crono guardo solo i watt… come tutti del resto. Però credo di aver fatto la differenza su un tratto a cinque chilometri e mezzo dalla fine. C’era un drittone di 900 metri che tirava e lì vedevo che i watt erano alti. Tanto alti… ».

Abbiamo frugato nelle tasche dei corridori…

01.08.2023
5 min
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Questa volta abbiamo letteralmente frugato nelle tasche dei corridori! Cosa ci mettono prima di partire? Ad offrirci le tasche, appunto, sono stati Cristian Scaroni e Mattia Cattaneo.

Al Tour de Pologne il corridore dell’Astana-Qazaqstan ci ha fatto vedere come si parte prima di una frazione non troppo dura. Nelle sue tasche ci sono tre barrette, un incarto con la stagnola, un gel e chiaramente le borracce, che il massaggiatore sta giusto preparando a ridosso del via.

Cristian Scaroni, prima del via al Giro di Polonia prepara con cura le sue scorte
Cristian Scaroni, prima del via al Giro di Polonia prepara con cura le sue scorte

Parte solida

Con Scaroni partiamo dalla parte solida, che in questo momento, appunto quello che precede il via e la prima metà della corsa, è la parte dominante. Se non altro perché tendenzialmente è la parte che viene consumata per prima.

«La tappa – spiega Scaroni – non è troppo impegnativa e si prevede che non ci sarà un grandissimo dispendio energetico. Il quantitativo dei rifornimenti che avete visto è per le prime due ore, massimo due ore e mezzo. Poi infatti prenderemo il sacchetto».

Le tasche di Scaroni contengono un bel po’ di cibo, specie se si pensa che è “solo” per le prime due ore. Cristian ci spiega come vanno presi i singoli prodotti e soprattutto con quale cadenza.

«Ognuno – dice il bresciano – ha la sua strategia nutrizionale. In previsione di una partenza che in teoria non dovrebbe essere troppo veloce, prenderò una barretta proteica nella prima ora e poi andrò a consumare le altre due prima del rifornimento. E così la rice cake (che era quell’involucro nella carta stagnola di cui vi dicevamo, ndr)».

Resta dunque il gel. Scaroni conferma la nostra ipotesi e cioè che è una sorta di gel di sicurezza. Se si dovesse partire forte e quindi bruciare di più, o se non dovesse prendere il sacchetto al rifornimento, se una parte del contenuto dovesse cadere… un gel in tasca c’è.

«Ma soprattutto – spiega – quel gel fa comodo nel caso in cui la corsa dovesse diventare più dura all’improvviso. A quel punto servirebbero più zuccheri e si farebbe più difficoltà a mangiare cibi solidi».

La parte liquida

Prima Scaroni ha parlato di rifornimento. E lì cosa troverà? Nel sacchetto ci saranno un paio di barrette, ma soprattuto gel, delle più masticabili rice cake e altre borracce con le maltodestrine e la caffeina pensando al finale di corsa. A volte, va detto, il corridore non mangia proprio tutto: qualcosa getta strada facendo.

«Ho una borraccia di sali e una di maltodestrine, integratori che ci fornisce Named – spiega Scaroni – Ognuno di noi identifica col proprio nome la borraccia, perché ognuno ha delle composizioni diverse: c’è chi vuole più malto e chi più fruttosio. Io per questa tappa che, ripeto, è abbastanza facile, non metto troppi zuccheri quindi: faccio due borracce di malto. E queste due vanno bene per tutta la tappa».

Scaroni opta per 40 grammi di malto e 20 di fruttosio. A queste due borracce si aggiunge dell’acqua liscia. Questa entra in scena quando terminerà la prima borraccia.

Cristian prosegue: «La prima borraccia che solitamente assumo è quella dei sali. A quel punto la sostituirò con una di acqua semplice che andrò a prendere all’ammiraglia. Di solito preferisco prendere prima i sali, soprattutto in questo Tour de Pologne in cui non fa molto caldo, ma la cosa è soggettiva».

Tappa più dura?

Tutto quello che ci ha detto Scaroni va bene se la frazione è abbastanza facile. Ma se invece l’altimetria è un po’ più esigente, come si fa? Cosa varia? A spiegarcelo è Mattia Cattaneo. Anche il corridore della Soudal-Quick Step ci apre le sue tasche.

La questione è molto soggettiva, spiegava Scaroni, infatti Cattaneo non prende il sacchetto e parte con le tasche piene per coprire l’intera frazione. Punta molto più sui gel, se ne contano ben tre al via. Ma qualcosa integrerà anche con le borracce che prenderà lungo la strada dai massaggiatori.

«Parto – dice Mattia – con tre gel da 45 grammi di carbo l’uno e due caramelline che ne contano quasi 30. A questo aggiungo una borraccia da 90 grammi da un’ora e mezza. Ma nelle tappe più esigenti aumento un po’ i carbo. Quindi una borraccia l’ora da 60 grammi di carbo per arrivare ai 110 grammi l’ora con il gel o la mezza barretta. Ma personalmente mi aiuto molto con le caramelle che si deglutiscono facilmente».

Cattaneo parla poi del rifornimento. Non lo prende quasi mai perché lo ritiene pericoloso, specie nel ciclismo moderno. Senza contare che si va spesso forte.

«Preferisco partire con tutto il necessario nelle tasche. Il rifornimento è sempre un momento delicato. Alla fine con tre barrette in più sei apposto per tutta la tappa. Eccetto alla Sanremo… in cui dovresti partire con lo zainetto!».