Julian Alaphilippe, Marc Hirschi, Tudor Pro Cycling 2025

Che impatto hanno avuto Hirschi e Alaphilippe alla Tudor?

08.12.2025
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La Tudor Pro Cycling sta vivendo quel momento in cui si guarda alla stagione conclusa con la curiosità di capire cosa ne sarà del futuro. Per gli atleti e lo staff della formazione professional svizzera la grande novità è rappresentata dalla certezza di avere le wildcard per tutte le grandi corse del prossimo anno. Un traguardo raggiunto grazie al duro lavoro fatto in queste stagioni, con la ciliegina sulla torta del 2025, anno in cui si sono tolti molte soddisfazioni. 

Il team ha visto entrare due corridori di spessore, dai quali ci si aspettava un impatto importante: Marc Hirschi e Julian Alaphilippe. In qualche modo l’impatto c’è stato, e se non è arrivato con i risultati è questione di dettagli. Ma alla prima stagione in una nuova squadra si deve anche lasciare lo spazio per ambientarsi e capire come cambia tutto. 

Da comprimario a leader

Hirschi e Alaphilippe sono stati in grado di dimostrare le loro capacità, lo sa bene Matteo Tosatto, diesse della Tudor Pro Cycling. Il tecnico veneto è consapevole anche che da due figure di questo spessore ci si aspetti sempre qualcosa in più, soprattutto se i risultati non sono stati sempre all’altezza delle aspettative. 

«Partiamo da Marc Hirschi – ci dice Tosatto una volta intercettato al telefono – per lui è stato un anno di grandi cambiamenti. Arrivava dal UAE Team Emirates dove era un corridore di riferimento, ma sicuramente non era leader unico. In Tudor si è trovato a ricoprire questo ruolo e magari si è sentito un po’ sotto pressione. Noi non gliene abbiamo mai messa, però è un segnale importante: vuole essere leader. Hirschi ha fatto registrare grandi valori, che non sempre sono andati di pari passo con i risultati come nel 2024. Quando in gara sei l’uomo di riferimento di una squadra gli avversari non ti lasciano così tanto spazio». 

Marc Hirschi, Tour de France 2025, Tudor Pro Cycling
Hirschi è tornato a correre in un Grande Giro tre anni dopo l’ultima volta
Marc Hirschi, Tour de France 2025, Tudor Pro Cycling
Hirschi è tornato a correre in un Grande Giro tre anni dopo l’ultima volta

Qualche cambiamento

Matteo Tosatto lo sa che se si guarda alla casella delle vittorie il bilancio della stagione per Hirschi può essere considerato fin troppo negativamente. Per questo nel parlare sottolinea i diversi piazzamenti portati a casa dal corridore svizzero

«Una prima stagione del genere può essere considerata discreta – continua il diesse – perché Hirschi è giovane e sappiamo quanto vale. E’ uno a cui piace correre e a volte forse sarebbe stato meglio fermarsi un attimo, come dopo San Sebastian. Arrivava da un Tour de France tosto, nel quale si è anche ammalato. A proposito, la Grande Boucle ha rappresentato il suo ritorno in un Grande Giro dopo due anni, anche questo va considerato. Aveva in programma il Giro d’Italia ma le due cadute di inizio stagione lo hanno rallentato e abbiamo preferito preservarlo. Con due o tre vittorie in più sarebbe stata una stagione ottima. Diciamo che nel 2025 sono state prese le misure, ora sappiamo come muoverci».

Grand Prix Cycliste Quebec 2025, Julian Alaphilippe vince
La stagione di Alaphilippe è stato un crescendo, fino alla vittoria ll GP Québec
Grand Prix Cycliste Quebec 2025, Julian Alaphilippe vince
La stagione di Alaphilippe è stato un crescendo, fino alla vittoria ll GP Québec

“LouLou”

L’arrivo di Julian Alaphilippe era avvolto da alcuni dubbi sul corridore francese, le cui qualità non sono mai state in discussione ma dal quale ci si sarebbe aspettato di più nelle passate stagioni. Il passaggio alla Tudor ha dato nuova linfa al francese, capace di tornare al successo in una corsa WorldTour

«La cosa che più mi ha impressionato – analizza Tosatto – è che nonostante la sfortuna e i diversi stop Alaphilippe è arrivato al Tour con una fame e una voglia incredibile. Al settanta per cento delle sue potenzialità, durante la prima settimana, ha dimostrato di poter stare con i primi. Nei momenti in cui stava bene ha fatto quello che ci si aspetta da un corridore del suo calibro. Al Tour of Britain, alla Tre Valli e in altre gare era gomito a gomito con i più forti. Sono convito sia ancora a quel livello, la classe certamente non gli manca».

Riferimento

Il due volte campione del mondo ha portato all’interno della Tudor un palmarès invidiabile, con Classiche Monumento, tappe nei Grandi Giri, per un totale di quarantacinque vittorie. 

«La sua caratteristica che colpisce è l’umiltà – ci racconta Matteo Tosatto – e la voglia di mettersi a disposizione degli altri. A inizio stagione all’Algarve ha dato una mano a Dainese per le volate, alla Sanremo ha dato un contributo ottimo a Trentin (poi nono al traguardo, ndr). Per non parlare del supporto dato a Storer sia alla Parigi-Nizza, nei ventagli e in salita, che al Lombardia nel restare sempre davanti.

«Sapevamo che Alaphilippe fosse un personaggio mediatico incredibile – conclude Tosatto – ma il suo impatto sportivo sul team è stato unico. I giovani si sono trovati davanti un modello e un esempio da seguire, sempre propositivo e gentile. E poi vede la corsa in maniera incredibile, parla tanto per radio e ti dice cosa sta accadendo in gruppo e ti dà una lettura del momento perfetta. Avere un corridore così in squadra ci rende tranquilli anche in ammiraglia». 

Tudor Pro Cycling Team 2025, ritiro in Spagna

I ritiri di ieri e di oggi, ne parliamo con Tosatto

14.11.2025
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A breve tutte le squadre inizieranno i ritiri invernali, durante i quali prepareranno la prossima stagione. Da qualche anno praticamente tutte le formazioni si trasferiscono in Spagna, continentale o sulle isole, ma non è sempre stato così.

Anzi, meno di vent’anni fa era l’Italia ad ospitare tutto il meglio del ciclismo mondiale durante questo periodo. Cos’è cambiato nel frattempo? Potrebbe il nostro Paese tornare agli antichi fasti? L’abbiamo chiesto a Matteo Tosatto, che dopo una lunghissima carriera tra i professionisti ora è direttore sportivo del Tudor Pro Cycling Team.

Matteo Tosatto
Dopo un carriera da pro durata dal 1997 al 2016, ora Matteo Tosatto è direttore sportivo del Tudor Pro Cycling Team
Matteo Tosatto
Dopo un carriera da pro durata dal 1997 al 2016, ora Matteo Tosatto è direttore sportivo del Tudor Pro Cycling Team
Matteo, dove andavate in ritiro ai tuoi tempi, e dove andrete invece quest’anno?

Avendo avuto una carriera lunga ho visto, anzi vissuto, il passaggio tra Italia e Spagna. Fino al 2005 si andava in Toscana, e non solo noi, venivano anche tantissime squadre straniere. Mi ricordo per esempio la Telekom, la Rabobank, la Lotto e anche molte francesi. Poi un po’ è cambiato il clima, un po’ il bisogno di un altro tipo di infrastrutture. Nel frattempo la Spagna è cresciuta molto e adesso quasi tutti vanno lì, anche noi. Credo che in 50 chilometri di costa tra Valencia ed Alicante ci siano tutte le squadre del mondo.

Il cambiamento è stato causato dal clima e dalle strutture quindi?

Direi di sì. Lì a dicembre c’è ancora un’ottima temperatura e poi certamente gli hotel sono più strutturati. Sono attrezzati con la palestra, parcheggi spaziosi per i mezzi, sale riunioni per poter fare molte cose. Nelle strade interne poi c’è anche molto meno traffico, un altro fattore importante ovviamente. Per fare un paragone, negli anni 80 tutte le squadre andavano nella costa ligure, ora col traffico che c’è sarebbe impossibile. E poi c’è il dato economico. In Spagna fanno prezzi ottimi per i ciclisti. A volte mi è capitato di andare anche da solo per dei lavori specifici e mi ricordo che era davvero molto conveniente.

Tinkoff Gran Canaria 2015
La Tinkoff al ritiro di dicembre a Gran Canaria nel 2015, quando Tosatto era in squadra
Tinkoff Gran Canaria 2015
La Tinkoff al ritiro di dicembre a Gran Canaria nel 2015, quando Tosatto era in squadra
Da che anno c’è stato il cambiamento?

Con la Quick Step nel 2006 abbiamo fatto il ritiro di dicembre in Italia e poi quello di gennaio a Calpe. Poi dal 2008 in poi siamo andati solo in Spagna, a Gran Canaria. Secondo me quello è il miglior posto in assoluto, ci sono sempre tra i 18 e i 26 gradi, e puoi fare di tutto. Salite lunghe, salite brevi, pianura, tutto quello che serve per allenarsi bene.

La Sicilia non potrebbe essere un’alternativa? Dopo tutto l’Etna assomiglia un po’ al Teide…

In Sicilia ci sono stato una settimana nel 2015, ed eravamo appunto sotto l’Etna. Il clima era ottimo, si stava bene, il problema mi ricordo che erano le strade. La principale era buona, invece quelle interne molto meno per via del traffico. Ho letto giusto ieri un’intervista di Fiorelli che è di quelle parti e anche lui dice lo stesso. Poi c’erano anche tanti cani randagi che in bici possono essere un problema. D’altronde la salita dell’Etna è il paesaggio più bello che si potesse vedere credo, e ci si allenava molto bene. Ma non si può fare solo su e giù per quella salita tutto il tempo.

Etna Giro 2022
Il Giro sull’Etna nel 2022. Secondo Tosatto la Sicilia ha clima e paesaggi perfetti, ma mancano strutture e strade adeguate
Etna Giro 2022
Il Giro sull’Etna nel 2022. Secondo Tosatto la Sicilia ha clima e paesaggi perfetti, ma mancano strutture e strade adeguate
Ci sarebbero altri posti adatti in Italia secondo te?

Un’altra volta, sempre con la Quick Step, siamo andati in Puglia e mi è sembrato un ottimo posto. Sia come clima che come strutture. Il problema lì è che mancano le salite ed ora anche a dicembre si inizia già a fare lavoro di qualità. Una volta l’Italia tirava anche per il cibo, era vista come una parte importante.

Ora non lo è più?

Adesso anche quello è cambiato perché tutte le squadre hanno il loro cuoco. Una volta invece si guardava molto la qualità della cucina, che in Italia è e resta imbattibile. Mi ricordo che gli stranieri rimanevano colpiti anche solo per un cappuccino, e anche soltanto per quello venivano da noi molto volentieri. 

A livello tecnico invece i ritiri sono cambiati?

Secondo me non è cambiato tantissimo rispetto a 15 anni fa, l’idea di base è sempre quella. Il primo ritiro, quello di dicembre, è quello in cui ci si trova tutti assieme e serve per fare gruppo, anche perché è l’unica occasione durante l’anno in cui si è davvero tutti, dagli atleti allo staff. Si allena più il fondo, senza troppa intensità. Invece il secondo, quello di gennaio, è più specifico anche come lavori, e si formano già i diversi gruppi, per esempio non c’è chi va a correre poco dopo in Australia.

Ballan Bettini Tosatto
Ballan, Bettini e Tosatto, tre illustri esponenti dell’ultima generazione che durante l’inverno si è allenata in Italia
Ballan Bettini Tosatto
Ballan, Bettini e Tosatto, tre illustri esponenti dell’ultima generazione che durante l’inverno si è allenata in Italia
Qual è stato il posto più bello in cui sei stato in ritiro, e quello che invece ricordi meno volentieri?

Secondo me il luogo migliore in generale è Gran Canaria. Ci siamo stati ai tempi di Bjarne Riis, in una bellissima struttura, un golf club molto grande in cui avevamo una villetta ogni tre corridori. Anche come qualità di allenamento, clima, un po’ tutto. Il ricordo peggiore forse è del 2013, quando a gennaio siamo andati in Corsica una settimane per vedere le prime tappe del Tour che iniziava da lì. Il posto era molto bello, ma abbiamo preso 5 giorni di pioggia e vento e con Riis ci si allenava sempre e comunque.

Matteo, ultima domanda. Durante quest’inverno preparerete un corsa in particolare tra quelle di primavera?

In generale puntiamo a fare bene in tutte le classiche fin dalla Sanremo, tanto più che ci siamo rinforzati con corridori di qualità come Kung e Mozzato. In più nel 2026 saremo presenti a tutte le corse WorldTour e vogliamo fare bene anche anche all’Amstel e alla Liegi con Alaphilippe e Hirschi. Se proprio dovessi dire due corse che fanno per noi però, forse direi che Fiandre e Roubaix sono i due grandi obiettivi di primavera. Sono sicuro che abbiamo la squadra per fare molto bene. 

Michael Storer, Tudor Pro Cycling, Tour de France 2025

Storer e un altro passo verso i grandi: «Tosatto mi fa sognare»

17.10.2025
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La stagione di Michael Storer è appena finita, il corridore australiano arrivato in Europa qualche anno fa per diventare un professionista si è poi stabilito a Varese. Quando risponde al telefono il suo italiano perfetto ci fa dimenticare di aver davanti un atleta partito da così lontano. Anche l’addetta stampa della Tudor Pro Cycling ci ha guardato sorridendo quando nelle interviste al termine del Lombardia lo scalatore della terra dei canguri rispondeva alle domande in un italiano che farebbe invidia a molti che qui ci sono nati.

Il terzo gradino del podio al Giro di Lombardia è il premio finale per una stagione corsa sempre ad alti livelli. Accanto a lui c’erano Tadej Pogacar e Remco Evenepoel, i due protagonisti di questo mese di settembre. Storer. all’interno della zona mista camminava un po’ timidamente tra tutti i giornalisti e intanto rispondeva alle loro domande con la calma alla quale ci ha abituati da tempo.

«E’ stata una bella esperienza – racconta – e sapevo di stare bene. Quest’ultimo mese di gare ho raccolto parecchi risultati positivi, a partire dal podio al Giro della Toscana. Al quale è seguita la vittoria al Trofeo Pantani, la prima in carriera in una gara di un giorno».

Podio Lombardia 2025, Tadej Pogacar, Remco Evenepoel e Michael Storer
Il terzo posto al Lombardia è il miglior piazzamento in una Classica Monumento per Michael Storer
Podio Lombardia 2025, Tadej Pogacar, Remco Evenepoel e Michael Storer
Il terzo posto al Lombardia è il miglior piazzamento in una Classica Monumento per Michael Storer
Pensavi di poter chiudere così bene la stagione, con un podio in una Monumento?

Sapevo che al Giro dell’Emilia e al Lombardia avrei avuto delle buone occasioni. Sinceramente avevo in testa di raggiungere la top 10 al Lombardia, al massimo la top 5. Poi il mio diesse, Matteo Tosatto, mi ha detto di guardare più in alto ancora, che il podio ha tre gradini e l’ultimo sarebbe stato in palio. Mi sembrava un po’ esagerato, però poi alla fine ci sono salito davvero. 

E cosa ti ha detto Tosatto?

«Te l’avevo detto!». Lui certe cose le vede, è dura averlo come diesse perché non si accontenta mai (ride, ndr), mi spinge a dare sempre il massimo e a volte serve. Dice che mi accontento troppo ed è vero. Lui mi fa sognare di più, nelle corse si crea sempre l’occasione. 

Il Lombardia 2025, Remco Evenepoel, Michael Storer
Una volta che Pogacar ha attaccato, Storer è stato l’unico capace di seguire il ritmo di Evenepoel in salita
Il Lombardia 2025, Remco Evenepoel, Michael Storer
Una volta che Pogacar ha attaccato, Storer è stato l’unico capace di seguire il ritmo di Evenepoel in salita
Che effetto ti ha fatto salire sul podio al Lombardia?

Ero emozionatissimo. Non pensavo di riuscire a raggiungere tale risultato in una Classica. Il Lombardia è l’unica Monumento che si avvicina alle mie caratteristiche e non è semplice centrare la giusta occasione quando corri una volta all’anno su certi palcoscenici. 

Hai messo un altro mattoncino nella tua crescita? 

Quest’anno ho avuto modo di migliorare molto anche nelle corse di un giorno e ho raccolto dei bei risultati che sono frutto del lavoro combinato tra allenamento e mentalità. Non rivelerò mai i miei segreti (ride ancora, ndr) ma ho trovato il modo di performare al massimo in queste corse. Posso dire che sono aspetti sui quali si cresce anno dopo anno, è da tanto tempo che mi alleno con lo stesso preparatore. Abbiamo iniziato nei miei tre anni alla DSM per poi ritrovarci ora alla Tudor. 

Memorial Pantani 2025, Michael Storer, prima vittoria in carriera nelle corse di un giorno
Al Memorial Pantani per Storer è arrivata la prima vittoria in una corsa di un giorno
Memorial Pantani 2025, Michael Storer, prima vittoria in carriera nelle corse di un giorno
Al Memorial Pantani per Storer è arrivata la prima vittoria in una corsa di un giorno
Hai parlato anche di mentalità…

In questi anni ho preso parte a più gare nelle quali posso lottare per vincere, prima non ero in grado di farlo. E’ un aspetto importante perché per imparare a vincere bisogna correre con quell’obiettivo in testa, ed è diverso dal fare il gregario e ogni tanto avere una chance. E’ una cosa che si impara da juniores, poi quando passi professionista è difficile continuare a farlo. Tutti guardano ai giovani che vincono subito, ma sono in due su duecento. 

Pensi di aver avuto la giusta maturazione?

E’ interessante guardare i miei risultati al Lombardia, dal 2018 al 2025 l’ho corso per sei volte e ogni anno è andata sempre meglio. E’ stata una crescita lineare.

Michael Storer, Tudor Pro Cycling, Tour de France 2025
Nel 2025 Storer ha corso Giro e Tour, dimostrando di saper reggere lo sforzo fisico e mentale di due Grandi Giri ravvicinati
Michael Storer, Tudor Pro Cycling, Tour de France 2025
Nel 2025 Storer ha corso Giro e Tour, dimostrando di saper reggere lo sforzo fisico e mentale di due Grandi Giri ravvicinati
Quest’anno hai anche corso, per la seconda volta in carriera, due Grandi Giri, pensi ti abbia dato un qualcosa in termini di crescita?

Ho corso al Giro d’Italia e poi al Tour de France, ho visto che il mio corpo risponde bene e ce la fa a preparare due corse così importanti in maniera ravvicinata. La parte più difficile è stata gestire la fatica, soprattutto al Tour dove sono andato con l’obiettivo di correre giorno per giorno. Sarebbe stato bello vincere una tappa, ma ho dimostrato di esserci. 

L’inverno lo farai a Varese o torni in Australia?

Fino al ritiro di dicembre starò in Italia, in Australia spero di tornarci per i campionati nazionali che quest’anno si corrono nella mia città, a Perth. Sarebbe bello fare anche il Tour Down Under, però non so se la squadra lo farà. In caso potrei rimanere in Australia il mese di gennaio per poi andare direttamente al UAE Tour, non torno a casa dal febbraio del 2024, sarebbe bello riuscire a incastrare gli impegni. Ormai mi sono abituato agli inverni di Varese, che stanno diventando più caldi e asciutti.

Storer ha costruito il suo cammino passo dopo passo, diventando sempre più forte sotto ogni aspetto
Storer ha costruito il suo cammino passo dopo passo, diventando sempre più forte sotto ogni aspetto
Pensi già agli obiettivi del 2026?

Ho finito la stagione contento ma non stanco e credo questo possa essere un vantaggio in vista della prossima. Mi concentrerò sulla preparazione, devo partire bene e lavorare nella maniera corretta. Sogno sempre di vincere una tappa al Giro o al Tour. Se vogliamo esagerare posso dire che mi piacerebbe ottenere un podio al Giro, ma non lo dico ad alta voce altrimenti Tosatto mi dice: «Perché non vincerlo?» (ride ancora, ndr).

Il Giro della Tudor Pro Cycling: profilo basso e pronti a colpire

06.05.2025
6 min
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Di Storer e della sua nuova solidità abbiamo detto da poco, dell’australiano (foto di apertura) e dei progressi rilevati lo scorso anno dal diesse Tosatto dicemmo alla fine del 2024. Al tecnico veneto abbiamo anche chiesto in che modo la Tudor Pro Cycling si sia attrezzata avendo ricevuto l’invito per il Giro e anche per il Tour, ma ora con lui è il momento di entrare nella dimensione del Giro.

Stasera Tosatto salirà sul volo diretto da Treviso per Tirana, mentre i mezzi sono partiti domenica, hanno viaggiato ieri per tutto il giorno e poi hanno preso il traghetto per Durazzo. Forse, si ragiona, solo quelli del Team Bahrain Victorious che sono partiti dalla Slovenia potrebbero aver guidato fino all’Albania: per loro quale senso avrebbe avuto guidare fino a Bari?

Tosatto sta per iniziare il secondo Giro d’Italia alla guida della Tudor Pro Cycling
Tosatto sta per iniziare il secondo Giro d’Italia alla guida della Tudor Pro Cycling
Ma adesso parliamo di voi e del Giro, alla luce di questo Storer così solido…

L’anno scorso ha avuto una stagione consistente e sempre costante. Quest’anno è partito abbastanza bene. Ha perso la top 10 al UAE Tour per colpa di un ventaglio. Però si è rifatto alla Parigi-Nizza, vincendo una tappa e conquistando il quinto posto. Poi, come da programma, ha mollato un po’, quindi è andato al Tour of the Alps e ha vinto. Per noi era già importante aver vinto la tappa, ma è venuta anche la classifica ed è tanta roba. Ci dà morale, vuol dire che a casa ha lavorato bene, pur sapendo che il Giro è lungo.

Avere uno così vi ha costretto a far la squadra per supportarlo oppure correrete anche guardando ad altre possibilità?

L’anno scorso eravamo partiti con l’obiettivo di provare a fare la classifica con lui, perché aveva voglia. Quest’anno abbiamo costruito una squadra forte, che ha anche un velocista, ma che sarà in grado di dare a Storer il massimo appoggio, perché se lo merita. In più è convinto delle sue capacità e della sua condizione fisica attuale. Sarebbe un peccato non crederci.

Hai parlato del velocista, ma non c’è Dainese e manca anche Trentin: i due italiani della squadra, che al Giro d’Italia salta subito agli occhi.

Matteo è sempre andato al Tour, anche quando correva con altre squadre, perché facendo le classiche a tutta, ti viene difficile preparare al meglio il Giro. Con Alberto si era fatto un programma intenso in avvio di stagione, con la speranza dell’invito del Tour. Avevamo programmato di portare in Italia Arvid De Kleijn, che è un grande velocista e avrebbe fatto il suo debutto in un Grande Giro dopo le cinque vittorie dello scorso anno. Purtroppo invece si è fatto male al UAE Tour e non è ancora rientrato da metà febbraio e questo ha scombussolato i piani.

Seconda tappa del Tour of the Alps a Sterzing, Storer arriva da solo e prende anche la maglia: seconda vittoria in maglia Tudor
Seconda tappa del Tour of the Alps a Sterzing, Storer arriva da solo e prende anche la maglia: seconda vittoria in maglia Tudor
Non si potevano rivedere i piani a quel punto?

Non abbiamo avuto gli inviti del Giro e del Tour a dicembre, per cui abbiamo fatto i programmi praticamente al buio. Del Giro abbiamo saputo 35 giorni prima del via e il Tour è arrivato nello stesso giorno. In questo modo è difficile programmare. Per cui con Alberto avevamo deciso di sperare nel Tour e, casomai non ci avessero invitato, avremmo guardato magari la Vuelta. Mi dispiace non vedere i due italiani, penso che dispiaccia anche a loro, perché il Giro d’Italia è sempre il Giro d’Italia, però abbiamo scelto così.

Avrete due giovani come Brenner e Pluimers: l’obiettivo è fare esperienza?

Rick Pluimers ha dimostrato di essere forte. Ha vinto la Muscat Classic e ha fatto un secondo alla Tirreno. E’ il tipo di corridore che può tenere in salita, magari arriva in un gruppetto di 50, 60 corridori e ti fa un risultato. Marco Brenner è giovane, ma ha già l’esperienza di una Vuelta. Torna in un Grande Giro dopo due anni. E’ campione tedesco, ha una maglia importante in gruppo. Si darà da fare, ci sono delle tappe adatte a lui, per provare la fuga o giocarsela in un gruppo ristretto. E se invece non riusciranno a fare tutto questo, sanno che saranno a disposizione di Michael (Storer, ndr).

Per le volate del Giro, la Tudor Pro Cycling si affiderà a Maikel Zijlaard
Per le volate del Giro, la Tudor Pro Cycling si affiderà a Maikel Zijlaard
Chi farà le volate al posto di De Kleijn?

Ci giochiamo la carta di Maikel Zijlaard, che alla Tirreno ha fatto un secondo dietro a Milan.

Invece quale pensi possa essere l’uomo che aiuterà Storer in salita?

Può starci Brenner, come pure Yannis Voisard, che è al suo primo Grande Giro. E poi abbiamo un uomo di esperienza che è Larry Warbasse, che per le tappe in montagna sarò il nostro road captain, come si dice adesso. E poi c’è anche Florian Stork che abbiamo visto di grande supporto al Tour of the Alps. Quello che mi sento di dire è che in confronto all’anno scorso, la squadra in salita è molto più forte.

Con un leader che va molto più forte…

E’ un Giro in cui per le prime due settimane, il leader non deve perdere tempo nelle cadute e deve difendersi bene nella crono. Alla fine la prima è di 14 chilometri, la seconda è il doppio, ma sono facili. Secondo me i distacchi fra specialisti e scalatori non saranno enormi. Per questo il Giro si decide nell’ultima settimana, dalla tappa dopo l’ultimo riposo che arriva a San Valentino. Quel giorno capisci chi può fare il podio o la top 5. Poi il venerdì e il sabato finali, si può capovolgere tutto. Uno che è sesto può andare al podio e uno che è sul podio può andare fuori dai 10. Lo ha dimostrato Chris Froome nel 2018.

Al Giro ci sarà anche Marco Brenner, qui al via della Liegi: è campione tedesco e ha solo 22 anni
Al Giro ci sarà anche Marco Brenner, qui al via della Liegi: è campione tedesco e ha solo 22 anni
E sulla sua ammiraglia c’era un certo Tosatto…

C’era il Colle delle Finestre e Simon Yates aveva oltre 3 minuti di vantaggio, eppure in quel solo giorno ha perso maglia, casco e guanti. Non credo che nelle tappe precedenti ci siano troppe occasioni, perché più o meno tutti reggono bene nelle prime due settimane. Mentre sono decisamente meno i corridori che arrivano bene alla terza. Faccio fatica a immaginare una fuga bidone come nel 2010, a meno che la Red Bull non voglia giocare a scacchi e mandare via Dani Martinez.

Credi sia possibile?

Dipende da quello che vogliono fare, difficile mettersi nei loro panni. Di certo hanno fatto grandi investimenti, ma ancora non si è visto molto. Roglic è forte, ha vinto il Catalunya e ora punta al Giro: non potranno correre in modo troppo strano. Anche la UAE ha una bella lotta interna con Ayuso e Yates, i direttori dovranno essere bravi, ma certo non è un mio problema. 

Stork e Warbasse sono stati validi appoggi per Storer al Tour of the Alps: li rivedremo al Giro
Stork e Warbasse sono stati validi appoggi per Storer al Tour of the Alps: li rivedremo al Giro
L’assenza di un dominatore come Pogacar renderà il Giro più aperto?

L’anno scorso ha lasciato agli altri poco o nulla. Quest’anno ci sono veramente tanti nomi con ambizioni vere. Se dicessi che parto per vincere il Giro, sarebbe difficile da far credere, però possiamo lottare per un buon piazzamento finale e se Storer arriva al finale con le gambe giuste, potrà fare davvero bene. Per cui, pur lavorando per la sua classifica, l’obiettivo principale è provare a vincere una tappa. Tanto meglio se arriva anche un piazzamento nei primi dieci.

Tudor, Giro e Tour. Tosatto «Lavorato da grande squadra»

16.04.2025
5 min
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Due Grandi Giri nello stesso anno: è la grande sfida che attende il Tudor Pro Cycling Team. Pochi giorni dopo aver ottenuto l’invito al Tour de France, per la squadra svizzera è arrivata la wild card anche per il Giro d’Italia. La corsa rosa era stata, l’anno scorso, il primo Grande Giro della squadra di Cancellara. Ora si fa un passo in più, la Grande Boucle appunto.

Passo più che però porta con sé più responsabilità, più lavoro… Insomma onori ed oneri, come si suol dire. E di questo aspetto, della gestione della squadra ne parliamo con uno dei direttori sportivi, Matteo Tosatto.

Matteo Tosatto (classe 1974) è alla terza stagione alla guida dell’ammiraglia della Tudor
Matteo Tosatto (classe 1974) è alla terza stagione alla guida dell’ammiraglia della Tudor
Giro e Tour insieme: una bella responsabilità per una professional, Matteo. Come vi siete preparati?

Avendo avuto l’invito sia per il Giro che per il Tour, viviamo questa cosa con un enorme orgoglio. Ma non è una soddisfazione fine a se stessa, non è solo perché abbiamo gli sponsor forti, ma perché abbiamo costruito un progetto credibile. E’ la dimostrazione che stiamo lavorando bene, che il programma è solido. A livello personale sono contento anche di tornare al Tour de France: l’ultima volta che ci sono stato era prima del Covid, nel 2019, e fu anche l’ultima vittoria della Ineos Grenadiers al Tour. E’ un bel ritorno.

Come si costruiscono le due squadre per Giro e Tour? Si parte dal percorso o dai corridori?

Per noi non è stato semplice, perché a differenza delle WorldTour, che già sanno da mesi prima delle loro presenze, l’invito per noi è arrivato solo 30 giorni prima. E questo ha complicato la gestione dei programmi dei singoli. Per il Tour abbiamo più margine. Ma abbiamo comunque impostato tutto pensando sin dall’inizio di correre entrambi, ragionando da grande squadra. Non abbiamo aspettato le wild card per cominciare a prepararci. E’ ovvio che ci sono variabili da considerare: malattie, infortuni, imprevisti. Ma la base era già pronta.

A livello tecnico: si punta alla classifica o alla vittoria di tappa?

Sicuramente l’obiettivo principale è vincere una tappa. Sarebbe la nostra prima in un Grande Giro e sarebbe un traguardo importante. Al Giro magari si può anche pensare a un piazzamento in classifica, l’anno scorso siamo arrivati decimi con Michael Storer. Il Tour è più difficile: ci vuole programmazione, uomini giusti, tempo. Non che non abbiamo ancora corridori all’altezza, ma servono altri passaggi. Al Tour andremo per vincere una tappa, con questa mentalità.

L’ingaggio di Alaphilippe ha contribuito all’invito da parte del Tour, ma chiaramente alle spalle c’è un progetto solido
L’ingaggio di Alaphilippe ha contribuito all’invito da parte del Tour, ma chiaramente alle spalle c’è un progetto solido
Avete già deciso i nomi? O ci sono ancora valutazioni in corso?

Abbiamo individuato i blocchi, questo sì, ma i nomi sono ancora in via di definizione. C’è da vedere chi ha recuperato da piccoli acciacchi, come rispondono i ragazzi nelle classiche. Ma siamo messi bene. La risposta dei corridori e dello staff è stata super positiva. Si respira entusiasmo. Anche la stampa ha percepito che stiamo facendo qualcosa di importante. E’ un’occasione grande, ne siamo pienamente consapevoli e la stiamo affrontando con professionalità.

Come gestite la selezione? C’è il rischio che i ragazzi si “giochino” la convocazione fino all’ultimo, come fosse una sorta di trials interni…

No, noi non lavoriamo così. I “trials” come fanno in altre squadre, cioè mettere i corridori in competizione diretta per strappare il posto, sono deleteri. Parlo anche da ex corridore: il rischio è che uno si svuoti per dimostrare qualcosa e poi arrivi scarico al momento giusto. Noi lavoriamo con gruppi allargati: non scegliamo solo 8 nomi, ma 12-13 per ciascun grande Giro. Poi col tempo la lista si stringe, per logica, non per sfinimento. Magari uno si ammala, uno va forte, uno perde un po’ di brillantezza… ma non mettiamo nessuno sotto pressione.

Lo scorso anno il team svizzero riuscì a piazzare Storer nei primi dieci al Giro, quest’anno saprà fare meglio?
Lo scorso anno il team svizzero riuscì a piazzare Storer nei primi dieci al Giro, quest’anno saprà fare meglio?
Avete lavorato fin dall’inizio con due gruppi separati per Giro e Tour?

Sì, l’idea era quella: due gruppi di lavoro abbastanza distinti, con percorsi diversi di preparazione. Certo, poi qualche incrocio c’è sempre, per via delle corse a tappe o delle classiche, ma la base era questa. Per esempio i Paesi Baschi li abbiamo messi in calendario perché è una corsa WorldTour molto utile come passaggio verso le classiche e i Grandi Giri. C’è sempre un motivo tecnico dietro ogni scelta.

A livello di staff, vi siete rinforzati per affrontare questo salto?

Assolutamente sì. Abbiamo fatto un passo avanti importante. E’ arrivato Diego Costa, che era con me alla Ineos come capo meccanico. Abbiamo inserito altri meccanici di alto livello, nuovi massaggiatori con esperienza in Ineos e Quick-Step, fisioterapisti. Lo staff è cresciuto molto e anche questo è un segnale del fatto che stiamo diventando una struttura importante.

Sentite di avere la pressione o è più un’opportunità?

E’ una grande opportunità, ma anche una grande responsabilità. Chi andrà al Giro lo sa bene: è la nostra seconda partecipazione, quindi un po’ di esperienza c’è. Il Tour invece sarà un debutto per noi, quindi ci sarà un po’ più di stress, ma fa parte del gioco. E i corridori lo sanno. Chi sarà scelto per partire avrà un ruolo importante e dovrà arrivare pronto. Non vogliamo solo partecipare, vogliamo lasciare il segno.

L’occasione mancata: i 50 metri di Dainese a Padova, parla Tosatto

19.11.2024
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Hai presente quel giorno che ti sei mangiato le mani per una situazione che poteva essere gestita meglio? Tutti ne abbiamo uno nella nostra vita, anzi ben più di uno. Matteo Tosatto appena gli facciamo questa domanda ci chiede se deve cercare tra i ricordi di una carriera intera oppure del solo 2024. Siccome i racconti precedenti sono rivolti alla stagione appena conclusa gli chiediamo di concentrarsi solo su questo periodo. 

«La tappa di Padova al Giro d’Italia – dice Tosatto dopo qualche istante di silenzio – quella è stata la grande occasione sfumata. Il lavoro fatto per Dainese e la volata di quest’ultimo ci hanno portato così vicini alla vittoria che se mi guardo indietro capisco quanto ci siamo andati vicini».

L’arrivo a Prato della Valle a Padova per Dainese aveva un sapore speciale
L’arrivo a Prato della Valle a Padova per Dainese aveva un sapore speciale

Due uomini in meno

Padova: 18ª tappa del Giro d’Italia e la Tudor Pro Cycling che prende in mano la situazione negli ultimi chilometri. Siamo in Veneto, più precisamente a casa di Alberto Dainese. La Corsa Rosa porta i velocisti a giocarsi la penultima chance di vittoria a Prato della Valle. Le energie rimaste in corpo sono contate, quel che fa la differenza in questi casi è la testa e un po’ di fortuna. 

«Dopo tante tappe eravamo arrivati a Padova con due uomini in meno nel treno per Dainese – racconta Tosatto – a causa di cadute e malattie varie. Dai quindici chilometri al traguardo abbiamo fatto tutto perfettamente. Sono mancati gli ultimi 50 metri di una volata preparata davvero al meglio. Dainese dall’essere in testa si è ritrovato quarto sul traguardo per una questione di attimi. Peccato perché sarebbe stata la prima vittoria della Tudor in un Grande Giro».

La volata lanciata troppo presto gli è valsa un quarto posto finale, a vincere è stato Merlier
La volata lanciata troppo presto gli è valsa un quarto posto finale
Era il giorno giusto?

Se mi fermo a pensare direi di sì. Dainese nella sua Padova e noi con il lavoro svolto al meglio delle nostre possibilità. Anzi, perfettamente. Trentin ha fatto un grande lavoro così come Froidevaux, era tutto apparecchiato. L’occasione era davvero unica.

In che senso?

In un Grande Giro sei contro i velocisti più forti al mondo, al Giro c’erano Milan e Merlier. Entrambi a Padova erano rimasti un po’ incastrati in fondo al gruppo e non erano nella posizione migliore per sprintare. Noi siamo usciti molto bene dall’ultima curva, con le posizioni giuste. 

Ai 900 metri eravate primi con due uomini a scortare Dainese…

Eravamo perfettamente posizionati per entrare davanti nella parte finale. Con due uomini in più nel treno avremmo potuto tirare dritto e guadagnare quei metri che poi invece ci hanno penalizzato. Dainese è uscito dalle ruote a 250 metri dal traguardo, fosse partito ai 180 metri avremmo avuto sicuramente maggiori possibilità

Avreste potuto tenere la velocità più alta e poi uscire proprio alla fine. 

Dopo tante volate in cui per un motivo o per un altro le cose non erano andate secondo i piani quella di Padova era una bella occasione. Padova era speciale, Alberto (Dainese, ndr) ne parlava già dall’inverno. Ma questo è stato un anno nero per lui, con tanti infortuni e stop durante la stagione. Padova avrebbe rappresentato un grande riscatto. 

A Padova la Tudor guidata in ammiraglia da Tosatto ha sfiorato la prima vittoria in un Grande Giro
A Padova la Tudor guidata in ammiraglia da Tosatto ha sfiorato la prima vittoria in un Grande Giro
Sul bus a fine tappa si respirava l’aria di occasione mancata?

Se fosse andata bene ci saremmo sentiti ripagati delle sfortune dei giorni precedenti. Ci siamo andati solamente vicini, ma i ragazzi hanno fatto vedere che possono essere competitivi e concentrati fino alla fine. Quei 50 metri hanno cambiato un po’ la volata, non dico che se fosse partito dopo avrebbe vinto. Ma magari saremmo arrivati a giocarci una vittoria al fotofinish.

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Storer: rinato alla Tudor sotto lo sguardo attento di Tosatto

20.10.2024
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La stagione 2024 della Tudor Pro Cycling è terminata per quanto riguarda il calendario di corse, ma non negli appuntamenti. Tra qualche giorno è previsto un raduno in Svizzera, nel quartier generale del team, per parlare di futuro e 2025. Poi ci sarà il “liberi tutti” e sarà tempo di pensare alle vacanze e al riposo di fine stagione

«Saranno quattro giorni di raduno – spiega Matteo Tosatto, diesse del team – dove organizzeremo il 2025. I corridori faranno le visite mediche, si parlerà un po’ dei vari programmi, ma soprattutto ci divertiremo un po’ che male non fa. I ragazzi avranno modo di vedere la sede principale, respirare l’aria degli uffici e della parte organizzativa. Anche perché poi è difficile ripassare da queste parti a stagione iniziata». 

Per Tosatto è stato il primo anno alla guida della Tudor Pro Cycling
Per Tosatto è stato il primo anno alla guida della Tudor Pro Cycling

La nuova avventura

Questa è stata la prima stagione per il diesse veneto alla Tudor Pro Cycling. Una nuova avventura arrivata al termine di sette anni marchiati Team Sky prima e Ineos Grenadiers poi. Prima di andare a parlare di corridori è doveroso chiedere a Matteo Tosatto come sia andata la sua stagione nella professional svizzera. 

«Molto bene – racconta – direi che il 2024 è stato un anno molto positivo. Abbiamo una bella realtà. Rispetto alla Ineos ci sono due filosofie di vita differenti, ma in Tudor c’è un grande ambiente e soprattutto è in costante miglioramento. Per il prossimo anno si respira una gran voglia di fare e di investire, per diventare una squadra di riferimento. La più grande differenza con la Ineos è che lì si partiva per vincere, anche in Tudor l’obiettivo è sempre quello, ma con la consapevolezza che in qualche gara può essere parecchio difficile. Noi vogliamo fare sempre bella figura e vivere la corsa da dentro, nelle posizioni che contano. A volte una top 10 o un piazzamento nei cinque vale una vittoria, o comunque è motivo di grande soddisfazione».

Il risultato migliore di Storer nell’arco di tutta la stagione è stato il decimo posto al Giro
Il risultato migliore di Storer nell’arco di tutta la stagione è stato il decimo posto al Giro
Con l’approccio verso i corridori che differenze hai trovato?

Qui ci sono molti giovani che devono fare esperienza, o comunque corridori che gareggiano in certi appuntamenti per la prima volta. Bisogna spiegare come si affrontano certi tratti, perché si deve stare davanti e soprattutto renderli sereni. Per fare ciò serve un grande lavoro mentale. 

Uno dei corridori che ha fatto una stagione positiva è Michael Storer, lui arrivava dal WorldTour e si è trovato in una formazione nuova, diversa. 

Prima di arrivare qui, Storer ha corso in Groupama per due anni, e ancora prima era alla Sunweb. E’ venuto da noi in Tudor consapevole dei suoi mezzi e delle difficoltà che aveva su certi percorsi. Tuttavia ha fatto un grande step a livello di qualità. Ha iniziato la stagione in Australia, nella corsa di casa, ma ha corso con la maglia della nazionale. Con noi è partito dal UAE Tour e ha portato a casa subito un sesto posto nella generale. 

L’australiano è andato forte tutto l’anno conquistando diverse top 10 nelle varie corse disputate
L’australiano è andato forte tutto l’anno conquistando diverse top 10 nelle varie corse disputate
Ha ottenuto i risultati migliori con te in ammiraglia, che punto di contatto avete trovato?

E’ un ragazzo molto tranquillo, uno che non chiede troppo al team. Direi che si è trovato in un ambiente in cui tutti hanno avuto la massima fiducia verso di lui, al 100 per cento. Ha trovato la serenità, e credo che questa sia la parola perfetta, per andare alle corse al meglio delle sue possibilità. 

Guardando ai risultati si può dire che la sua forza è stata la costanza. 

Il suo obiettivo stagionale era il Giro d’Italia, dal quale è uscito con una top 10 di tutto rispetto. La chiave è stata proprio la costanza: considerate che al primo arrivo in salita a Oropa è arrivato sesto, e alla tappa del Grappa nono. Anche una volta rientrato al Czech Tour e poi a Burgos ha mantenuto il trend positivo, con un sesto e un quinto posto nella generale. Storer ha trovato l’ambiente giusto, con compagni e staff ha una bella intesa. E questo gli ha permesso di essere sempre performante, dal primo febbraio ad ora. 

In salita Storer è sempre stato con i migliori, pagando solamente pochi secondi dai primi
In salita Storer è sempre stato con i migliori, pagando solamente pochi secondi dai primi
Si è visto, considerando anche il 13° posto al Lombardia…

Sulla Colma di Sormano insieme a Pogacar, Evenepoel e Mas c’era anche lui. In salita è uno dei primi e lo si è visto anche al Giro. Alla corsa rosa quando c’era selezione lui era lì con i primi. Un conto è arrivare decimo di rincorsa, un altro conto è arrivare decimo perché ci sei e reggi il confronto. 

Nel 2024 ha curato per la prima volta la classifica in una corsa di tre settimane, cosa gli manca per fare un ulteriore step?

Il suo più grande tallone d’Achille è la cronometro. Deve migliorare tanto nella posizione e nel fare sacrifici a casa allenandosi parecchio in questa disciplina. Se guardo ai minuti persi nelle due cronometro al Giro mi sento male. Per fortuna ha ampi margini di miglioramento, anche in altri punti.

Il suo vero punto debole è la cronometro, sulla quale dovrà lavorare in vista del 2025
Il suo vero punto debole è la cronometro, sulla quale dovrà lavorare in vista del 2025
Quali?

La posizione in gruppo è uno di questi. A volte corre troppo indietro e spende molto per risalire e riportarsi nelle prime posizioni. Storer ha un grande margine di crescita, per questo siamo molto fiduciosi. In più con l’arrivo di corridori forti ed esperti come Alaphilippe e Hirschi avrà modo di crescere e imparare da loro. Siamo contenti del team che si sta andando a formare e non vedo l’ora di lavorarci insieme. Ma prima le meritate vacanze.

Il primo grande Giro per la Tudor: Tosatto fa il bilancio

02.06.2024
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La prima grande corsa a tappe alla quale la Tudor Pro Cycling ha partecipato è stato il Giro d’Italia. Tra le fila dei diesse che hanno guidato la professional svizzera sulle strade della corsa rosa c’era Matteo Tosatto. Lui al Giro d’Italia è di casa, ne ha vinti tre: con Froome, Geoghegan Hart e Bernal, mentre per due volte è salito sul podio con Carapaz nel 2022 e con Thomas lo scorso anno. 

«Sono tornato a casa lunedì – racconta Tosatto – e in questi giorni me ne sto un po’ tranquillo. I prossimi impegni non sono ancora definiti, ma la squadra si dividerà in tante corse, vedremo a quali andrò. Sicuramente mi presenterò ai campionati italiani al seguito di Dainese e Trentin, credo sia fondamentale onorare la gara che assegna la maglia tricolore».

Per Tosatto è stato il primo Giro d’Italia alla guida della Tudor
Per Tosatto è stato il primo Giro d’Italia alla guida della Tudor

Un nuovo esordio

Come detto il Giro d’Italia non è una novità per Matteo Tosatto, la differenza rispetto allo scorso anno è la squadra con la quale lo ha seguito. Non più la Ineos, prima Team Sky, con la quale lavorava dal 2017. Bensì la Tudor Pro Cycling

«E’ stato un bel viaggio – ci racconta – dopo tanti anni con la Ineos è stato diverso, ma sempre entusiasmante. Il Giro è il Giro, lo affronti sempre con la stessa mentalità. La differenza grossa è che con la Ineos partivamo per vincere, mentre con la Tudor l’obiettivo era ben figurare e magari portare a casa una tappa. Non ci siamo riusciti, per poco. Quando si chiede un bilancio molti dicono di vedere il bicchiere mezzo pieno, io lo vedo pieno. Non abbiamo vinto, vero, ma siamo stati protagonisti considerando che con Storer siamo riusciti a centrare una top 10 in classifica generale». 

Storer ha conquistato un importante decimo posto nella generale
Storer ha conquistato un importante decimo posto nella generale
Com’è stato passare da un team che lotta per vincere la classifica finale a uno che vuole emergere?

La mentalità è sempre uguale, le corse io le affronto sempre allo stesso modo, Chiaro che senza l’assillo della classifica affronti le tappe in maniera diversa.

Voi come avevate preparato questo Giro?

Con il treno per Dainese che era ben attrezzato. Nelle tappe miste o con la possibilità di volata andavamo a tutta, nelle altre cercavamo di salvare un po’ la gamba. Poi Storer è stato bravo a rimanere sempre lì e abbiamo cercato di dare il giusto supporto anche a lui. 

La concentrazione è sempre a 100 però, anche se non si punta alla classifica…

Chiaro. Con il fatto di volersi concentrare sulle tappe ti rende più tranquillo anche se poi scopri che tutti i giorni sono importanti. 

Nella tappa di Fano, vinta da Alaphilippe, Trentin è arrivato sesto
Nella tappa di Fano, vinta da Alaphilippe, Trentin è arrivato sesto
Che differenze hai notato nella gestione?

La grande differenza è che in una realtà già affermata come la Ineos molti corridori sono campioni già affermati. Qui è diverso, molti ragazzi erano alla loro prima esperienza in un grande Giro. C’è un lavoro psicologico da fare, di sostegno nei momenti di difficoltà.

Qual è stato il vostro momento più difficile?

L’inizio della seconda settimana. Nella tappa di Napoli, che era estremamente impegnativa per i velocisti, eravamo riusciti a lavorare per Dainese. Alberto ha portato a casa un ottimo quarto posto ed eravamo felici. Solo che nel corso della frazione Krieger e Mayrhofer sono caduti e si sono dovuti ritirare. Ricordo che nel meeting prima della tappa da Pompei a Cusano Mutri ho lavorato tanto sull’aspetto psicologico. Ho detto ai ragazzi che anche se eravamo rimasti in sei potevamo comunque dire la nostra. 

Il momento migliore? 

Tutto il Giro direi, senza presunzione ma rapportando il tutto alle nostre possibilità. Siamo stati protagonisti nelle fughe e abbiamo conquistato ottimi piazzamenti. Storer nella tappa con arrivo a Prati di Tivo è andato in fuga e anche una volta che sono stati ripresi è rimasto con i primi terminando nono la frazione. 

A Padova la più grande occasione per la Tudor, Dainese è quarto con qualche rammarico
A Padova la più grande occasione per la Tudor, Dainese è quarto con qualche rammarico
Cosa hai portato di tuo a questa squadra?

La mentalità. Non siamo andati al Giro solo per apparire o per fare le fughe per gli sponsor. Abbiamo deciso di attaccare quando sapevamo di poterci giocare le nostre occasioni. A Livigno, sempre con Storer siamo andati all’attacco poi a lui sono mancate le gambe negli ultimi otto chilometri. Anche a Fano siamo entrati nella fuga con Trentin che poi è arrivato sesto. 

Poi è arrivata Padova…

Questo è l’esempio di quanto dicevo prima. Con l’abbandono di Mayrhofer e Krieger abbiamo perso due vagoni importanti del treno di Trentin. Eppure, anche senza di loro, a tre chilometri dall’arrivo eravamo davanti noi al gruppo a tirare. Non un team WorldTour, ma la Tudor. Poi Dainese ha fatto quarto in volata. 

Bilancio positivo?

Positivo, assolutamente. Ora ci concentriamo sui prossimi obiettivi. Abbiamo il Giro di Svizzera che è la corsa di casa sulla quale puntiamo molto.

Tosatto e la Tudor, ultime rifiniture in vista del Giro

17.04.2024
6 min
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SALORNO – Il Tour of the Alps spesso e volentieri è una delle ultimissime prove generali prima del Giro d’Italia. Una serie di spunti da cui i diesse possono trarre indicazioni più o meno importanti. Uno di loro è senza dubbio Matteo Tosatto, arrivato ad inizio stagione per guidare la Tudor Pro Cycling.

Per la serie “lui sa come si fa”, grazie ai trionfi rosa ottenuti con la Sky/Ineos, sulla porta dei 50 anni (li compirà il 15 maggio) il tecnico nativo di Castelfranco Veneto ora ha una nuova missione. Lo abbiamo incontrato proprio nella corsa dell’Euregio (foto Tudor Pro Cycling in apertura) chiedendogli come stia procedendo il suo ambientamento nella Tudor e quali siano le aspettative del team Professional svizzero alle soglie della sua prima grande corsa a tappe. Il viso rilassato sembra la naturale conseguenza di una persona che, dall’alto della sua esperienza, sa che il nuovo percorso intrapreso è quello giusto.

Come sta andando la tua nuova esperienza con la Tudor?

E’ cambiato tutto dopo sei anni tra Sky e Ineos. Sono super felice perché l’avventura è iniziata col piede giusto, così come il progetto sta andando avanti bene. Abbiamo dimostrato che siamo capaci di imporci in qualche bella corsa. E soprattutto saperci imporre come stile di gara, prendendoci le nostre responsabilità senza paura. Dobbiamo ricordarci che abbiamo un gruppo di giovani. A volte sbagliamo, ma chi sbaglia poi impara. Penso che siamo sulla linea giusta.

La filosofia che ci aveva spiegato Cancellara, l’ha trasmessa facilmente anche a voi?

Il nostro motto è quello di crescere piano piano, sapendo le nostre potenzialità. Noi andiamo alle corse per vincere, ma sappiamo allo stesso tempo che dobbiamo fare anche esperienza. In alcune gare andiamo per imparare, dove portiamo tanti giovani che magari affrontano il loro primo grande Giro o la prima grande classica. Contestualmente abbiamo fatto degli innesti con corridori esperti che portano il loro bagaglio tecnico in squadra. Ad esempio la vittoria alla Parigi-Nizza (con De Kleijn, ndr) è il frutto di un grande lavoro iniziato già nel 2023, al primo anno di nascita della formazione. Nelle classiche del pavé abbiamo sempre fatto delle top 10, a parte il Fiandre. Tutto ciò ci riempie di gioia.

Storer al Giro punterà alle tappe di montagne e alla generale. Nel 2021 vinse due frazioni alla Vuelta e la maglia di miglior scalatore
Storer al Giro punterà alle tappe di montagne e alla generale. Nel 2021 vinse due frazioni alla Vuelta e la maglia di miglior scalatore
Quindi siete entrati in sintonia in fretta.

Sì, assolutamente. Come dice sempre Fabian, non dobbiamo fare il passo più lungo della nostra gamba. Stiamo diventando consapevoli della nostra forza. Dobbiamo solo restare calmi e continuare a lavorare. Poi il nostro hashtag “nati per osare” (#borntodare, ndr) deve essere uno stimolo. Se noi facciamo le cose per bene, come allenamenti, nutrizione o materiali, non dobbiamo avere paura. Non possiamo competere con i grandi team WorldTour, ma essere lì a giocarcela significa fare bella figura.

Quanta differenza c’è tra guidare una squadra come Ineos e uno come la Tudor?

Cambia tanto. Parlare o andare a provare una gara con campioni che hanno già vinto classiche o grandi Giri lo affronti in una maniera diversa. C’era una pressione diversa all’interno di un gruppo consolidato. Qua in Tudor devi partire dalle fondamenta. Devi far capire cos’è un grande Giro per esempio. E per me è un grande stimolo.

E’ stata questa la motivazione che ha portato Matteo Tosatto alla Tudor?

Ho fatto vent’anni da professionista e devo ringraziare ancora oggi Dave Brailsford che mi ha dato subito la possibilità di salire in ammiraglia. Ho imparato un lavoro facendo sei anni magnifici con loro, però era arrivato il momento di cambiare. Alla Tudor abbiamo nuovi obiettivi e penso di aver fatto la scelta migliore.

Il Tour of the Alps vi darà qualche indicazione per il Giro?

A questa corsa abbiamo 2-3 ragazzi che potrebbero correre a maggio. Sicuramente al Giro ci sarà Michael Storer, che proverà a curare la generale già qua al Tour of the Alps. Potrebbe fare altrettanto anche al Giro, anche se non ha mai affrontato una grande corsa a tappe per farla. Di sicuro punterà a fare bene le tappe di montagna. Potenzialmente può fare bene entrambe le cose, ma partiamo con un obiettivo minimo, poi vedremo se cambiarli strada facendo.

Come sarà il resto della vostra formazione alla Corsa Rosa?

Non vogliamo trascurare le altre tappe. Il nostro velocista sarà Dainese, che è tornato a correre dopo un infortunio e ha vinto in Francia ad inizio mese. Trentin sarà il nostro tuttofare, pronto a buttarsi nelle fughe delle frazioni intermedie o giocarsi le proprie carte in altri modi. Decideremo come completare la squadra dopo il Romandia.

Abbiamo capito che vi vedremo davanti al Giro.

La nostra volontà è quella di essere protagonisti. Vogliamo usare la testa. Non andremo in fuga solo per fare vedere la maglia. Noi cercheremo la vittoria, il nostro grande obiettivo di quelle tre settimane di maggio. Qualcuno di noi sarà emozionato perché sarà il primo grande giro della Tudor. Tuttavia vorrei infondere calma e serenità, vedendo come andrà la gara giorno dopo giorno. Io sono molto motivato e fiducioso.