Matteo Malucelli

Malucelli, 8 vittorie e tanta costanza: è pronto per un Grande Giro?

28.10.2025
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Matteo Malucelli è stato l’italiano più vincente dell’anno dopo Jonathan Milan. Lo sprinter della XDS-Astana ha portato a casa otto corse contro le dieci di Milan, ma quel che più conta è che ha dimostrato costanza di rendimento: anche quando si è scontrato con i super big non ha mai sfigurato.

I più maliziosi potrebbero dire che le sue vittorie sono arrivate in corse minori in Asia. Vero, ma innanzitutto le gare vinte da Malucelli erano di buon livello e poi bisogna saperle vincere. In tanti dicono “vado a correre in Asia” e poi restano con un pugno di mosche in mano.

L’oggetto dell’articolo però non è questo. Il valore di Malucelli è noto, così come la sua serietà. La curiosità è capire se Malucelli sia pronto per esordire in un Grande Giro. A 32 anni suonati si merita questa occasione, vista la solidità dimostrata? Lo abbiamo chiesto al suo preparatore, Claudio Cucinotta. Una domanda simile l’avevamo già posta all’head coach della XDS-Astana, Maurizio Mazzoleni, ma in quell’occasione era emerso anche un aspetto tecnico-tattico, vale a dire gli uomini da portargli. Con Cucinotta invece si parla strettamente di “motore”.

Claudio Cucinotta, classe 1982, è uno dei preparatori della XDS-Astana
Claudio Cucinotta, classe 1982, è uno dei preparatori della XDS-Astana
Claudio, partiamo da qui: le otto vittorie di Malucelli…

Sicuramente Matteo è quello che si chiama velocista puro. E’ veramente uno dei pochi rimasti, perché è una figura che nel ciclismo moderno si sta un po’ perdendo: ormai serve essere forti anche dal punto di vista aerobico. In passato c’erano velocisti molto rapidi ma carenti da quel lato.

Dire forza aerobica per un velocista intendi essere più bravi in salita?

Esatto. Prima lo sprinter in salita si staccava e faticava, adesso questa figura sta scomparendo perché ormai le gare si corrono sempre “a tutta” dalla partenza all’arrivo. Chi non ha un motore aerobico di un certo livello fatica anche se la corsa non è altimetricamente impegnativa. Per questo motivo Matteo emerge soprattutto nelle corse in Asia, dove il modo di correre è un po’ diverso rispetto all’Europa. Ma attenzione: il valore del campo partenti non è affatto più basso rispetto a una corsa di pari categoria europea per quanto riguarda i velocisti.

E cosa cambia?

I percorsi. Sono più piatti e pianeggianti. E siccome sono così, gli atleti più forti in salita o a cronometro, quelli con un motore aerobico importante, spesso non vengono mandati lì. Di conseguenza la corsa si sviluppa in modo da agevolare il velocista puro. E tra i velocisti puri Matteo è sicuramente uno dei più forti. A riprova c’è quanto fatto all’UAE Tour.

Matteo Malucelli e Tim Merlier e Jonathan Milan
Lo sprinter della XDS-Astana all’UAE Tour pronto al testa a testa con Merlier e Milan
Matteo Malucelli e Tim Merlier
Lo sprinter della XDS-Astana all’UAE Tour pronto al testa a testa con Merlier
A cosa ti riferisci?

Quest’anno è uno dei pochi che può dire di aver battagliato ad armi pari con Merlier e con Milan. In una tappa ha fatto secondo dietro a Merlier e davanti a Milan. La tappa successiva era ancora lì a giocarsela, poi è caduto e si è dovuto ritirare. Ma questo dimostra che anche contro i mostri sacri può giocarsela, quando il percorso è adatto.

Che tipo di velocista è? Tu che conosci i suoi numeri puoi darci un quadro diverso…

E’ un velocista con peculiarità precise: non è il tipo alla Milan che parte ai 200-250 metri e nessuno lo passa. E’ più simile a Robbie McEwen dei miei tempi. Ha un picco di potenza molto elevato.

Senza contare che è anche molto aerodinamico. Matteo ha studiato parecchio la posizione…

Sì, è molto attento e professionale, cura ogni dettaglio. Si impegna tantissimo nell’allenamento e nell’alimentazione. Con la maturità ha preso coscienza del tipo di corridore che è e del suo potenziale. Sa di non essere un fenomeno assoluto e quindi lavora al massimo per restare competitivo. I risultati arrivano anche perché ha dei picchi di potenza notevoli, ma per arrivare alla volata deve limare tutto nei minimi dettagli.

Matteo Malucelli, sprint, XDS-Astana, Langkawi 2025
Malucelli e la sua esplosività all’ultimo Tour de Langkawi
Matteo Malucelli, sprint, XDS-Astana, Langkawi 2025
Malucelli e la sua esplosività all’ultimo Tour de Langkawi
E allora, visto che abbiamo parlato di motore aerobico, Malucelli può fare un Grande Giro?

Può farlo sicuramente. Bisogna però capire l’obiettivo. Se si vuole arrivare fino in fondo è più complicato. Ma se nei primi dieci giorni ci sono cinque volate, una squadra può dire: “Rischiamo, lo portiamo, magari vince una o due tappe e poi torna a casa”. Sarebbe già un bilancio più che positivo.

Tanti sprinter vengono con l’obiettivo dei primi 10-12 giorni…

Esatto. Per un atleta con le sue caratteristiche è difficile finire un Grande Giro, specie oggi con questo modo di correre.

Spiegaci meglio…

Ci sono tappe in cui si va forte dal primo all’ultimo chilometro. I velocisti puri fanno tanta fatica. Basti pensare a Mark Cavendish: anche lui, pur essendo di un’altra caratura, ha faticato negli ultimi anni a finire prima il Giro d’Italia e poi il Tour de France. Certo, ha vinto tappe in entrambi, ma sulle montagne era sempre in bilico col tempo massimo.

Malucelli ha esordito tra i pro’ nel 2017 all’Androni
Malucelli ha esordito tra i pro’ nel 2017 all’Androni
Se ci fossero stati i vecchi margini sarebbe fuori tempo massimo?

Vero. Nel ciclismo pre-Covid non si andava a tutta dalla partenza all’arrivo, quindi anche se il tempo massimo era più stretto, si partiva più piano. Adesso invece già sulla prima salita, magari a 150 chilometri dall’arrivo, c’è bagarre e i velocisti si staccano. E’ questo il problema. Corridori come Jasper Philipsen riescono a superare meglio le salite e per questo restano competitivi fino alla fine dei Grandi Giri.

Per assurdo, potrebbe essere il Tour de France il Grande Giro più adatto a Matteo?

Diciamo che anche il Tour non è più quello di una volta. In passato era considerato più regolare e prevedibile, ma oggi è cambiato: tappe più corte e più esplosive, fatte per aumentare lo spettacolo e tenere alta la velocità dall’inizio alla fine. Quindi non è detto che per un velocista come Matteo sia meno duro rispetto a Giro o Vuelta.

Quanto sarebbe stato importante per lui aver fatto dei Grandi Giri da giovane?

Se riesci a finirne uno in buone condizioni ti dà tantissimo, sia in termini di endurance sia di fondo generale. Probabilmente adesso avrebbe qualcosa in più nella tenuta e nella gestione delle salite in gara. Ma ogni storia è diversa: Matteo ha sempre corso in squadre medio-piccole e questo si riflette anche nel modo in cui affronta le volate.

Secondo Cucinotta in vista del Grande Giro Matteo dovrebbe lavorare molto sulla zona aerobica e in salita
Secondo Cucinotta in vista del Grande Giro Matteo dovrebbe lavorare molto sulla zona aerobica e in salita
Cosa intendi?

A volte fa un po’ fatica a seguire i compagni di squadra, perché è sempre stato abituato ad arrangiarsi, a saltare da una ruota all’altra.

Claudio, prima hai detto che Malucelli può fare un Grande Giro. Se quest’anno decideste di portarlo, dovrà lavorare di più sulla parte aerobica?

Sicuramente dovrà farlo, ma bisogna capire se ne vale la pena. Il discorso è sempre quello della coperta corta: se lavori di più sull’aerobico, migliori in salita ma rischi di perdere spunto in volata. Quest’anno ha vinto otto corse grazie alle sue caratteristiche naturali. Il prossimo magari tiene di più ma ne vince solo due. Ne vale la pena? Secondo me Matteo ha trovato la sua dimensione e nella nostra squadra l’ambiente ideale. Tra l’altro, avendo un main sponsor cinese, per noi le gare asiatiche sono importanti e un corridore come lui ha grande valore.

Quindi Malucelli al Grande Giro ci può andare? Come la chiudiamo, Claudio?

Sì, ci può andare e se lo meriterebbe anche. Ma deve lavorare in un certo modo. E’ da capire se davvero ne valga la pena, per la squadra… e per lui.

Matteo Malucelli, sprint, XDS-Astana, Langkawi 2025

Meno watt, più aerodinamica. Il nuovo setup di Malucelli in volata

05.10.2025
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Oggi si conclude il Tour de Langkawi e anche se si è ritirato, uno dei protagonisti assoluti è stato Matteo Malucelli. L’atleta della XDS-Astana, purtroppo ha dovuto alzare bandiera bianca a seguito di una caduta avvenuta nel corso della sesta tappa. Una caduta che sul momento sembrava aver avuto conseguenze tremende.

«Ho sbattuto fortissimo la tibia sul manubrio – racconta Malucelli – e si è subito gonfiata tantissimo, non riuscivo ad appoggiarla. Credevo, e me lo diceva anche il medico della corsa, che la gamba fosse spezzata. Invece poi le lastre non hanno evidenziato fratture, ma solo un’enorme contusione. In ogni caso non sarei stato in grado di completare la tappa».

Detto questo, quel che ci ha colpito di Malucelli è stato il suo modo di sprintare: schiacciatissimo e uscendo all’ultimo dalla scia. Il “Malu” è da sempre un corridore molto tecnico, attento ai dettagli (e come potrebbe essere altrimenti, visto che è anche un ingegnere?) e durante questo Langkawi, ma anche in quello dell’anno scorso, non ha vinto tre tappe (e in una ha fatto secondo) per caso. Magari senza il ritiro stavolta il bottino sarebbe stato anche maggiore.

Matteo a terra, assistito dal diesse Renshaw, durante la 6ª tappa del Langkawi (foto Instagram Petronas TdL)
Matteo a terra, assistito dal diesse Renshaw, durante la 6ª tappa del Langkawi (foto Instagram Petronas TdL)
Dunque Matteo, al netto della caduta che fortunatamente è stata meno grave di quanto sembrava, parliamo dei tuoi sprint. Hai cambiato qualcosa nella posizione? Ci sei parso più schiacciato del solito…

Se parliamo di setup della bici non ho cambiato nulla, la bici e le misure sono le stesse che avevo ad inizio anno, però è vero che ho rivisto qualcosina nella posizione della volata. Mi sono accorto che l’aerodinamica vince anche sui watt.

Spiegaci bene, ingegnere!

Ho trovato, anzi ho sperimentato una posizione più aerodinamica con la quale, pur facendo qualche watt in meno, riesco ad essere un po’ più veloce. E alla fine in uno sprint quel che conta è la velocità. Sono consapevole che questa posizione non mi consente di esprimere i miei valori massimi, anche se comunque ci siamo vicini, ma è più efficiente. In poche parole, meglio perdere 20 watt ma andare a 71 all’ora anziché a 70.

E come ci sei arrivato?

Tutto nasce dalle sensazioni che avevo in allenamento. Provando piccole variazioni di posizione, mi sembrava di essere più veloce. Così ho provato più volte, ho iniziato a guardare meglio gli strumenti e stare più schiacciato con le spalle e buttato più avanti in effetti mi dava qualcosa in più in termini di velocità. Invece stando più alto riuscivo a fare più forza, a spingere di più anche in trazione con le braccia, ma perdevo qualcosa ai fini della velocità di punta.

In questa volata si nota come Malucelli sia nettamente più schiacciato rispetto agli altri. Qui la testa era relativamente alta
In questa volata si nota come Malucelli sia nettamente più schiacciato rispetto agli altri. Qui la testa era relativamente alta
Vai avanti…

Ho notato un’altra cosa: la posizione della testa. Appena la abbasso sembra proprio di accelerare, di essere risucchiati dall’aria.

Secondo te di che percentuali di miglioramento parliamo?

Difficile, se non impossibile dirlo. Potrei dire che siamo nell’ordine di un chilometro orario in più, forse anche meno, ma è quello che ti fa vincere o perdere una volata. E’ soprattutto una sensazione di velocità. Al Langkawi per esempio, quando avevo la maglia di leader o quella della classifica a punti, sentivo che era meno aero, che sventolava a certe velocità, e così provi ogni cosa per cercare di migliorare, limare, guadagnare quel mezzo chilometro orario in più. Per esempio metto la radio sul petto e non sulle spalle perché così è più aero.

Noi in effetti, soprattutto nel secondo sprint ti abbiamo visto davvero schiacciato. Come il Cavendish dei tempi migliori. Abbiamo pensato che ne avessi parlato con Anatsopoulos, il tecnico che seguiva Cav e che da qualche tempo è alla XDS-Astana…

No, no… Ho fatto io. A dire il vero già qualche tempo fa avevo provato a fare dei test con il sensore CdA, quello che usano i cronoman, per capirci. Solo che loro eliminano tante variabili facendolo in pista e potendosi mettere su watt prestabiliti. Mi spiego: si mettono a 300 watt con una posizione e vedono a quanto vanno. Poi cambiano qualcosa, si rimettono a 300 watt e se prima andavano a 49 all’ora e poi a 50 vuol dire che quella modifica, che sia di posizione, di materiali o di misure della bici, è giusta. Per noi velocisti è diverso. Ogni sprint richiede uno sforzo massimale e ognuno varia. Magari nel primo faccio 1.312 watt, nel secondo 1.380, nel terzo 1.360… e fare certe valutazioni diventa più complicato. Tanto più che non ho la possibilità di andare in pista.

Un’immagine che ritrae Malucelli durante uno sprint in allenamento. Si nota bene la sua posizione bassa e compattissima
Un’immagine che ritrae Malucelli durante uno sprint in allenamento. Si nota bene la sua posizione bassa e compattissima
Altra cosa che abbiamo notato in questi tuoi sprint malesi è il fatto che sei stato parecchio in piedi. Anche prima di lanciare lo sprint finale vero e proprio. E’ così?

Sì, questo perché ho notato che col tempo ho perso un po’ di esplosività. Ho 32 anni, non che sia vecchio, però qualcosa cambia in termini di forza veloce. Stando già in piedi quando ancora sono a ruota fa sì che possa accelerare prima ed essere più pronto anche in termini di riflessi. Però attenzione…

A cosa?

Questa tattica dello stare in piedi prima e più a lungo è possibile attuarla magari in gare come Malesia, Taihu Lake… dove i percorsi sono molto facili. In Belgio o in Europa è molto più complicato se non impossibile. Lì arrivi nel finale che sei già stanco, a tutta. E allora devi risparmiare al massimo ogni grammo di energia e alzarti proprio alla fine.

X-Lab AD9
La X-Lab AD9 di Malucelli. Misure e quote molto ridotte per essere super reattivo
X-Lab AD9
La X-Lab AD9 di Malucelli. Misure e quote molto ridotte per essere super reattivo
Chi era il tuo ultimo uomo in Malesia, perché anche la squadra conta…

Assolutamente conta. In Malesia il leadout era Aaron Gate. Lui ha una buona accelerata, da vero pistard, ma gli serve spazio. Però devo dire che in generale quest’anno ho avuto dei compagni che nel peggiore dei casi mi hanno consentito di arrivare bene all’ultimo chilometro, nei migliori addirittura ai 150 metri. E vuol dire molto. Almeno fin lì ti sei stressato meno, hai sprecato meno energie. Gli altri anni restavo spesso solo ai -4 o -5…

Ultima domanda, Matteo: prima hai detto che le misure della tua X-Lab sono identiche. Ci ricordi la tua taglia?

Uso una bici molto piccola, una 49, una XS (Malucelli è alto 171 centimenti, ndr). E’ rigidissima e attacco da 110 millimetri. Sono compattissimo. Per il resto: ruote da 60 millimetri e 54×11.

I velocisti al Tour? Per Malucelli è una lotta a tre

03.07.2025
5 min
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«Jonathan Milan, Jasper Philipsen e Tim Merlier – ci dice Matteo Malucelli appena accenniamo all’argomento della chiamata – sono i tre velocisti più forti al Tour de France. Le sette volate previste se le spartiranno loro».

La Grande Boucle, che partirà da Lille sabato 5 luglio, non sarà solamente l’ennesimo banco di sfida tra Tadej Pogacar e Jonas Vingegaard. Il Tour de France è la corsa a tappe più importante al mondo e di conseguenza diventa il palcoscenico sul quale ammirare i migliori ciclisti al mondo, qualsiasi siano le loro caratteristiche tecniche. 

secondo Malucelli la vittoria di tappa del Delfinato è un segnale molto positivo per Milan
secondo Malucelli la vittoria di tappa del Delfinato è un segnale molto positivo per Milan

Milan e la forza del team

Partiamo parlando di Jonathan Milan. Il velocista della Lidl-Trek arriva al Tour de France per la prima volta nella sua carriera. Un avvicinamento curato nei minimi dettagli e forte delle buone risposte arrivate dal Giro del Delfinato. Malucelli e Milan si sono incrociati al campionato italiano: vero che lui come tutti gli altri si è fatto mettere nel sacco da Conca e dalla Swatt Club, ma i segnali visti sono positivi. 

«Milan sta andando fortissimo – prosegue Malucelli – al Delfinato non è arrivato in una super condizione e ha fatto fatica. Però è stato giusto così, in una gara del genere non devi presentarti al 100 per cento. Anzi, meglio arrivare con qualcosa da migliorare. In altura ha lavorato tanto quindi ha perso qualcosa nello sprint secco e una corsa come il Giro del Delfinato serve per ritrovare la giusta brillantezza. Ha vinto una tappa e questo è un ottimo segnale. Vero che nella quinta è stato battuto, però dopo tanti chilometri e molti metri di dislivello ci sta. Domenica l’ho visto in azione all’italiano, dopo 230 chilometri aveva ancora gambe e stava molto bene».

«Se avesse avuto la squadra – dice ancora – avrebbe vinto il campionato italiano. Al Tour, Milan si presenta con la formazione più forte: Theuns, Stuyven e Consonni sono affiatati e lavorano benissimo insieme».

Merlier ha dimostrato di poter battere Milan anche in rimonta, come fatto al UAE Tour e alla Gent-Wevelgem
Merlier ha dimostrato di poter battere Milan anche in rimonta, come fatto al UAE Tour e alla Gent-Wevelgem

Merlier, il più forte

Tim Merlier sarà l’uomo veloce della Soudal Quick-Step. La formazione belga si schiererà però a favore di Remco Evenepoel con l’intento di lottare per la classifica generale. Il campione europeo in carica e il nostro Milan si sono scontrati poche volte quest’anno spartendosi però le vittorie in palio. 

«Penso che Merlier – racconta Malucelli – sia il più forte dei tre nomi citati. Lo confermano i numeri e la maglia di campione europeo che porta addosso. Tuttavia al Tour si presenta con una squadra votata ad altri obiettivi. Per vincere dovrà correre sulla ruota di Milan e del treno della Lidl-Trek, facile a dirsi ma molto più difficile a farsi. Tutti vorranno incollarsi al team più forte, anche lo stesso Philipsen.

«L’unico che può battere Milan in un testa a testa è Merlier. Il belga ha la forza per superare Jonathan anche quando è lanciato alla massima velocità. lo ha dimostrato diverse volte. Però senza il supporto dei compagni è difficile arrivare posizionati bene in una volata del Tour de France. Alla lunga questo fattore potrebbe incidere». 

Philipsen e il fattore VDP

Il terzo nome fatto da Matteo Malucelli è quello di Jasper Philipsen, l’unico dei tre ad aver vinto la maglia verde al Tour de France (era il 2023, ndr) e uno sprinter forte. Tuttavia questa stagione non ha sorriso molto al belga della Alpecin-Decuninck che ha conquistato due sole vittorie fino ad adesso. 

«Sicuramente la caduta alla Nokere Koerse – analizza “Malu” – non gli ha fatto bene e ha compromesso la Sanremo e le prime Classiche e semi classiche di primavera. Poi ha raccolto qualcosa, ma non ha brillato. Lui però è uno che al Tour ci arriva sempre pronto e i risultati del Baloise Belgium Tour e del campionato nazionale testimoniano una buona condizione. Lo metto comunque un attimo sotto gli altri due, però dalla sua parte gioca il fattore Van Der Poel. Quando il tuo ultimo uomo è un corridore del genere hai un qualcosa dalla tua parte che gli altri difficilmente possono avere.

«A livello tecnico – conclude Malucelli – Philipsen non ha la forza per superare Milan una volta lanciato, deve sorprenderlo. Lo può fare in un modo solo, a mio avviso, ovvero mettendosi alla ruota di Van Der Poel alle spalle del treno della Lidl-Trek. Ai 300 metri dal traguardo VDP apre il gas e anticipa, in questo modo Milan deve uscire allo scoperto e prendere vento. Ai 150 metri Philipsen lancia la volata e rimane in testa».

Malucelli ha escluso altri velocisti dalla lotta per gli sprint, anche il vincitore della maglia verde lo scorso anno Biniam Girmay
Malucelli ha escluso altri velocisti dalla lotta per gli sprint, anche il vincitore della maglia verde lo scorso anno Biniam Girmay

Tutto equilibrato

«La cosa bella – dice infine Malucelli – è che tutti e tre sono molto forti ma non c’è il velocista capace di annientare la concorrenza. Tutti hanno delle caratteristiche di forza e delle “debolezze” che gli altri possono sfruttare. Non vedo l’ora di guardarli in azione. E a Parigi per me si arriva in volata! E’ una regola non scritta del Tour». 

Velocisti da Giro, velocisti “da Malesia”: il punto con Mazzoleni

15.05.2025
5 min
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Tutto nasce da una frase di Matteo Malucelli, il quale presentando i velocisti del Giro d’Italia, aveva usato l’espressione «velocisti da Malesia», per indicare cioè quegli sprinter puri più idonei a corse solitamente molto veloci, su percorsi più abbordabili. La tappa di ieri con arrivo a Matera ha scavato la netta differenza fra i pochi, Pedersen fra loro, che hanno retto fino al traguardo e quelli che si sono staccati prima.

Il corridore e ingegnere della XDS–Astana aveva anche aggiunto che corridori così avrebbero fatto più fatica a finire il Giro, a mantenere lo spunto veloce su percorsi più duri e in una corsa a tappe tanto lunga. Lui stesso aveva detto che in parte si riconosceva in questa categoria e che per poter affrontare un Giro serviva un compromesso fra tenuta e spunto veloce.

Un aspetto tecnico davvero interessante che abbiamo posto all’attenzione di Maurizio Mazzoleni, capo dei preparatori proprio della XDS–Astana.

Maurizio Mazzoleni, preparatore e sport manager della della XDS-Astana (foto XDS-Astana)
Maurizio Mazzoleni, preparatore e sport manager della della XDS-Astana (foto XDS-Astana)
Maurizio, prendiamo come spunto le parole di Malucelli, il quale in Turchia dopo la sua vittoria ci aveva detto che non avrebbe fatto il Giro perché sarebbe una sofferenza grande per lui. Quindi ci deve essere un velocista che è pronto per un grande Giro? Ed eventualmente, come si può diventarlo?

E’ chiaro che, come avevamo detto a inizio anno, il nostro obiettivo è massimizzare le performance degli atleti in base alle caratteristiche che hanno e metterli nelle condizioni di esprimerle al meglio nelle gare che più gli si addicono. Per questo Malucelli rientra in una valutazione che facciamo utilizzando la nostra esperienza, i nostri dati e anche quelli dell’intelligenza artificiale, mettendo assieme tutto.

Chiarisci meglio…

E’ emerso che il miglior calendario per Malucelli non prevedeva i grandi Giri. Quando si prepara un grande Giro e lo si corre, in quei due mesi si rinuncia ad altre gare che gli si addicono di più. Questo è il punto.

Non si tratta solo della corsa, quindi?

Esatto. Se devo preparare un grande Giro non posso sempre correre. E poi c’è un altro discorso.

Malucelli, qui vincitore della tappa finale del recente Tour of Turkiye, non ha mai preso parte ad un grande Giro
Malucelli, qui vincitore della tappa finale del recente Tour of Turkiye, non ha mai preso parte ad un grande Giro
Quale?

La scelta della lineup per quella determinata competizione. Se si prevede un velocista puro, devi supportarlo con uno, due, anche tre uomini che lavorino per lui. Finalizzare il lavoro vuol dire usare corridori con caratteristiche specifiche. Al tempo stesso sono corridori in meno che potrebbero fare un altro tipo di lavoro. Per Malucelli, la valutazione è rientrata in questo ambito.

Allarghiamo però il discorso, usciamo da Malucelli…

In generale, nel ciclismo il velocista puro è un tipo di corridore che si sta trasformando. Se guardiamo gli ordini di arrivo in certe tappe, come quelle iniziali del Giro, abbiamo visto corridori come Pedersen, Strong, Groves: passano salite che prima certi velocisti non superavano.

E quindi?

E’ un nuovo tipo di sprinter. Sono corridori moderni che passano anche asperità intermedie. Ma sicuramente hanno previsto una preparazione specifica per il grande Giro. Queste qualità sono in parte genetiche, ma sono anche allenabili. Non è precluso che un velocista puro possa fare un grande Giro, ma bisogna considerare che le tappe veramente piatte sono poche: due, forse tre. Le altre occasioni se le devono sudare.

Anche fare gruppetto (qui Dainese, Gaviria e Consonni in una foto del 2023) può non essere scontato nei grandi Giri
Anche fare gruppetto (qui Dainese, Gaviria e Consonni in una foto del 2023) può non essere scontato nei grandi Giri
Sempre prendendo spunto dalle parole di Malucelli, si parlava del recupero. E’ più difficile per uno sprinter?

La struttura fisica di un velocista comporta una maggiore massa muscolare. A livello di tossine e di recupero metabolico, lo sforzo produce più metaboliti e scorie. I tempi di recupero possono essere maggiori, ma fa parte della loro normalità. Gli scalatori hanno meno masse muscolari e un volume aerobico maggiore che gli consente un recupero più efficiente.

Prima hai detto che a uno sprinter puro il Giro non è precluso, ma bisogna lavorarci. Ebbene, come si lavora in questa direzione?

Questa riforma del calendario spinge a considerare l’intera stagione. Non è detto che un professionista debba fare i grandi Giri per forza. Anzi, si stanno promuovendo anche le attività parallele. Noi, per esempio, siamo al Giro d’Italia, ma in maggio facciamo anche tre attività con l’obiettivo punti: le 4 Jours de Dunkerque, il Tro Bro Léon e il Giro d’Ungheria. Bisogna allontanarsi dall’idea che ci siano solo tre grandi Giri. Un atleta può essere completo anche seguendo calendari diversi.

Se una squadra punta forte sul velocista, può avere anche 6 uomini a sua disposizione. Qui l’Astana 2024 per Cavendish al Tour
Se una squadra punta forte sul velocista, può avere anche 6 uomini a sua disposizione. Qui l’Astana 2024 per Cavendish al Tour
Da un punto di vista tecnico, come dovrebbe lavorare uno sprinter per affrontare un grande Giro?

La prima cosa è non snaturarsi: Cavendish ad esempio non lo ha mai fatto. Bisogna arrivare pronti a una competizione importante, ma senza alterare troppo la preparazione. Più si esaspera la parte aerobica, più si rischia di perdere le qualità anaerobiche. E’ sempre un equilibrio delicato. Un velocista puro deve avere comunque un livello minimo per completare tre settimane e non uscire dal tempo massimo. Non è scontato. Anche se oggi le percentuali sono un po’ più generose, resta un rischio. Basta una giornata storta in una tappa dura, e può uscire fuori tempo massimo.

Discorso lineup: tu ci hai parlato di un certo numero di uomini a supporto. Puoi dirci di più?

Gliene servono minimo due per il lead-out, e poi chi lo accompagna nelle tappe più difficili. Come ho detto, da due a quattro uomini se la squadra ha anche altri obiettivi. Se invece si punta tutto sul velocista, possono arrivare anche a sei.

Inizia la rumba dei velocisti. Malucelli punta su Kooij e… Moschetti

11.05.2025
4 min
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Se oggi l’altimetria rischia di essere per loro proibitiva, dalla tappa di martedì a Lecce dovrebbe finalmente aprirsi lo show dei velocisti in questo Giro d’Italia. Su carta, le frazioni dedicate alle ruote veloci sono sette, ma almeno tre di queste gli sprinter dovranno sudarsele fino all’ultimo metro. E una di queste potrebbe essere quella di oggi a Valona.

Del parterre dei velocisti abbiamo parlato con chi di volate se ne intende: Matteo Malucelli, atleta della XDS-Astana che alla corsa rosa non c’è, ma che ha fatto le carte ai colleghi presenti. L’occhio di chi è nel gruppo riesce sempre a dare qualcosa in più.

Matteo Malucelli (classe 1993) ha analizzato per noi il parterre dei velocisti al Giro
Matteo Malucelli (classe 1993) ha analizzato per noi il parterre dei velocisti al Giro
Matteo, iniziamo dall’analisi degli sprinter in gara. Il livello com’è?

E’ vero che, lo dico sinceramente, il livello non è mega galattico. Manca gente come Jasper Philipsen e Jonathan Milan. Secondo me però vedremo degli sprint molto interessanti proprio perché mancano i tre corridori che hanno dominato tutte le volate finora: Philipsen, Merlier e Milan.

Quindi chi vedi come favorito?

Secondo me Olav Kooij è quello che ha un livello un filino più alto degli altri: lo sprinter più “puro” (immagine di apertura in uno sprint contro Bennett, anche lui presente al Giro, ndr). Olav è il più veloce per me. Se Kooij avrà spazio, anche in base a quel che farà Van Aert, sarà un osso duro. Dietro di lui ci sono altri bei velocisti che si giocheranno le tappe. Direi che ci sono 5-6 corridori sullo stesso livello. E poi chiaramente c’è Mads Pedersen che è fortissimo, ma non è uno sprinter puro. E’ qualcosa di più di un velocista (e lo ha dimostrato nella tappa di apertura, ndr).

Chiaro…

E’ cambiata. Il velocista puro come una volta non c’è più o comunque si sta modificando. Però gli uomini davvero veloci ci sono ancora, e quindi sicuramente ci saranno delle belle volate. Kooij, sulla carta, è quello che ha velocità di punta maggiore più veloce. Però…

Però?

Però anche io, in Turchia, pensavo di essere il più veloce e su tre volate ne ho vinta una. Quindi magari il più veloce non lo ero davvero. E’ anche vero che corridori più quotati come Kristoff non ne hanno vinta nemmeno una. Le volate sono sempre un po’ un terno al lotto.

Pedersen non è un velocista puro, ma a Tirana ha dimostrato notevole potenza
Pedersen non è un velocista puro, ma a Tirana ha dimostrato notevole potenza
In ogni caso, mancano pezzi grossi come Philipsen, Merlier, Milan. Non è poco…

E anche Groenewegen. Ma il livello resta buono. E poi bisogna considerare il percorso: in alcune tappe potrà vincere un velocista che ha qualcosa in più. Secondo me Groves e Pedersen sono i corridori che possono passare meglio le salite. E questo darà loro la possibilità di giocarsi più arrivi. E di arrivarci con gambe migliori.

Il percorso lo hai guardato?

Non facendolo non l’ho studiato bene, ma ho visto che di volate piatte ce ne sono poche. Gli arrivi degli sprint arrivano quasi tutti dopo tappe mosse, quindi sarà fondamentale anche la tenuta sugli strappi.

Riassumendo, chi sono gli sprinter più pericolosi?

Come detto, il più puro è Kooij. Poi ci sono Pedersen, Groves, il mio compagno di squadra Kanter, Sam Bennett, Van Aert, Lonardi e Moschetti. Ecco, Matteo secondo me una tappa la vince.

Cosa ti porta a dire questo su Moschetti?

Perché è partito bene ed è forte. E’ sempre stato forte. Lo conosco, ha trovato la squadra giusta e le motivazioni giuste. Quando un velocista comincia a vincere prende fiducia. E’ questione di equilibrio. Una tappa al Giro se la merita e sarei contento per lui se dovesse riuscirci.

Matteo Moschetti ha già vinto 4 corse quest’anno: per Malucelli ha ottime possibilità di conquistare una tappa in questo Giro
Matteo Moschetti ha già vinto 4 corse quest’anno: per Malucelli ha ottime possibilità di conquistare una tappa in questo Giro
E di Lonardi invece cosa ci dici? E’ uscito dalla Turchia con la maglia verde…

E’ quello il suo problema, tiene troppo in salita! Gliel’ho detto: «Ma perché vai così forte in salita? Magari potresti essere più veloce se risparmiassi un po’». E lui mi ha risposto che lo sa, che deve cercare di essere più potente per i finali. In generale però Lonardi va forte e la maglia verde di miglior sprinter lo dimostra. E’ costante. Ma la coperta è corta: se migliori in salita, perdi qualcosa in volata. Bisogna trovare la giusta combinazione. Questo vale per lui come per tanti altri.

Questo equilibrio è davvero delicato nel ciclismo moderno…

E’ così. Bisogna fare delle scelte e la squadra deve esserne consapevole. Il calendario deve essere programmato in funzione delle tue caratteristiche. La squadra te lo deve cucire addosso anche con gli altri compagni. Se vai al Giro d’Italia non puoi essere un velocista da Tour of Langkawi, per capirci. Perché il Giro non lo finisci, fai fatica.

C’è qualche altro nome da tenere d’occhio?

Beh, c’è Luca Mozzato, anche se quest’anno si è visto poco. C’è Milan Fretin che è stata una bella sorpresa. E poi bisogna capire Casper Van Uden. Però, sinceramente, in Turchia non è che abbia brillato.

Poels e Malucelli: uno si prende la Turchia, l’altro Izmir

04.05.2025
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IZMIR (Turchia) – Matteo Malucelli lascia correre la bici fino a Istanbul, quasi. E’ un modo tutto suo per godersi questa vittoria tanto cercata e tanto voluta. Ieri, guardandolo con tutti gli “occhiali” possibili dopo l’arrivo, eravamo sicuri che oggi avrebbe vinto. I colleghi della stampa turca ci chiedevano se anche oggi avrebbe trionfato un italiano dopo il successo di Viviani. E noi rispondevamo che sarebbe toccato a Malucelli. I complimenti dopo la tappa sono arrivati anche a noi!

Scherzi a parte, siamo a Izmir, l’antica Smirne, una delle città più grandi del Mediterraneo, seconda solo a Istanbul e Il Cairo. Qui vivono oltre 5 milioni di persone. Le case hanno la bandiera turca ai balconi e la città ospita uno dei porti più grandi del Mare Nostrum, porta da e per l’Oriente.

La classifica finale ha visto: 1° Wout Poels, 2° Harold Martin Lopez e 3° Guillermo Juan Martinez
La classifica finale ha visto: 1° Wout Poels, 2° Harold Martin Lopez e 3° Guillermo Juan Martinez

Bravo Poels

Su questa strada che costeggia il porto – incanto di sole, mare e bici, lungo la rotta dell’EuroVelo 8 – la XDS-Astana festeggia. A Malucelli la tappa, a Wout Poels la classifica generale del Presidential Tour of Turkey.

L’olandese aspetta di salire sul podio con un buon colpo di pedale ritrovato. Durante l’inverno ha lavorato bene e soprattutto sembra essersi integrato nel clima della squadra.

«Andrò al Giro d’Italia per puntare a una tappa – spiega Poels – non avrebbe senso fare qualcosa per la generale. Sono molto contento di questa vittoria. Ci dà morale e devo ringraziare tutti i ragazzi che hanno lavorato alla grande. Eravamo qui con l’obiettivo di vincere e fare punti. Ci siamo riusciti».

A fine gara, l’esperto corridore olandese tiene in mano il trofeo del Tour of Turkiye: un intreccio dorato, una colonna, come tante ne abbiamo viste in questi giorni in Turchia.

Tanto mare, ma al via anche qualche bello strappo nell’entroterra
Tanto mare, ma al via anche qualche bello strappo nell’entroterra

Seduti con Malucelli…

Sceso dal podio, iniziamo a parlare con Malucelli. Matteo però ci fa spostare su delle sedie all’angolo dello stand dietro al palco. E’ stanco e preferisce stare seduto.

Per chi sono questi fiori, Matteo?

Se arrivano a casa in due giorni, ma non credo, perché sono un po’ grandi, sono per la mia ragazza, Martina. Alla fine queste sì, noi gioiamo all’arrivo e ci godiamo i risultati che ci ripagano dei sacrifici, ma viviamo quell’emozione intensa che dura un secondo e vale più di tutto il resto. Chi è a casa fa i sacrifici con noi, ma non vive quelle stesse emozioni. Quindi questo pensiero speciale è per lei.

Bastava vederti in volto ieri per capire che oggi non avresti mollato la presa…

Ieri mi sentivo bene, ma anche il primo giorno… e ho fatto secondo. Non c’era mai stata una squadra che mettesse il gruppo in fila. Sono stato anticipato da dietro, ma nella mia testa sapevo di essere più veloce. Ieri ho avuto paura di rimanere chiuso e sono partito troppo presto. E’ stato un errore, ma anche la mossa giusta: c’era una semicurva e con meno vento avrei potuto vincere. Ieri pomeriggio ho cercato di stare calmo, dormire, mangiare, recuperare. Oggi ho provato a stare a ruota di Kristoff: sapevo che la sua squadra aveva il miglior treno. Dovevo solo seguirlo e saltarlo sul finale. E così è andata.

La volata potente di Malucelli, al secondo successo stagionale
La volata potente di Malucelli, al secondo successo stagionale
Non farai il Giro, ma qui c’è uno che ci andrà. Dicci qualcosa di Poels…

E’ la prima gara che faccio con Wout. L’ho sempre visto al Team Sky, ricordo che lui era già pro’ nel 2009 e io ero ancora allievo. E’ un ragazzo molto scherzoso, un burlone, ma in corsa è serissimo. Ha guidato la squadra in maniera esemplare. Non abbiamo mai avuto momenti di difficoltà nel controllare la corsa. Ha sempre mantenuto la calma e ci ha dato quella serenità che serve per vincere. Ne parlavo anche con Fausto (Masnada, ndr) a cena: quando hai un capitano così, le motivazioni e le energie si moltiplicano. E’ bello correre da squadra…

Wout ci ha detto che non farà classifica al Giro. E’ così?

Sinceramente non lo so, ma non credo. Al Giro ci sarà una XDS-Astana d’assalto.

In effetti abbiamo visto una XDS compatta. Ma non credevamo che Poels fosse così leader…

Sì, mi avevano detto che si veniva per fare classifica con lui, quindi magari avrei dovuto lavorare. E siamo una squadra: c’era un obiettivo. Mi sono messo a disposizione e ho cercato di risparmiare più energie possibili nella seconda, terza e quarta tappa. E così facendo alla fine sono riuscito a vincere l’ultimo giorno.

Prima di salire sul palco, Malucelli, Kristoff (questo anche l’ordine d’arrivo) discutono dello sprint. Lonardi ha vinto la maglia a punti
Prima di salire sul palco, Malucelli, Kristoff (questo anche l’ordine d’arrivo) discutono dello sprint. Lonardi ha vinto la maglia a punti
Risparmiare energia pur lavorando però, perché ti abbiamo visto spesso davanti…

Negli anni ho imparato che in queste gare a tappe lunghe, perché otto giorni non sono pochi, la chiave è il recupero. Abbiamo un orologio Garmin che ci monitora tutto e ho visto che anche stando fermo al pomeriggio dopo le tappe, consumavo energia. C’era stress. Quindi ho cercato di dormire tutti i pomeriggi, recuperare al massimo. E c’è differenza: il giorno dopo lo senti, vedi che hai recuperato di più. Sembra banale, ma dopo otto tappe fa la differenza. Ho curato il recupero, il sonno, l’alimentazione… perché sapevo che agli ultimi due giorni dovevo arrivarci più fresco possibile.

Non sarai al Giro: un po’ ti dispiace?

Mi piacerebbe fare un Grande Giro, non l’ho mai fatto. Ma so anche che sarebbe una sofferenza grande per me. Penso di aver trovato la mia dimensione in gare così, con qualche squadra WorldTour. Posso essere competitivo e togliermi soddisfazioni.

Onesto…

Sì, ci sono 4-5 velocisti più forti, c’è poco da fare. Per un velocista è importante vincere e questa è la mia dimensione. Magari posso migliorare ancora un po’ con più corse di questo livello. L’anno scorso ne ho fatte poche, quest’anno ho già corso in UAE, in Cina e qui in Turchia. La mia condizione crescerà e voglio dimostrare che il mio posto qui me lo sono meritato. Nelle prossime settimane avrò molti appuntamenti per sprinter.

Pesenti, ecco la grande occasione nel devo team Soudal

23.12.2024
7 min
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CASTELL’ARQUATO – Sul banco di lavoro di Marco, meccanico e titolare di Cicli Manini, c’è una Specialized blu con sfumature nere ed interamente marchiata “Wolfpack”. La misura è quella tipica di uno scalatore di media taglia. Sul tubo orizzontale, dove inizia l’attacco del reggisella, c’è l’etichetta col nome del suo corridore e sul tubo piantone l’adesivo della sua prossima squadra. Li indica con soddisfazione Thomas Pesenti dopo aver firmato col devo team della Soudal Quick-Step.

La sua è la storia di un ragazzo di 25 anni che non si è arreso. Una storia che appartiene ad un periodo che non esiste più e che deve però indicare un’inversione di tendenza laddove si può fare o c’è del merito da riconoscere. Il ciclismo moderno non aspetta più nessuno, nemmeno i talenti più giovani. Appare sempre più impermeabile a dare spazio ad atleti dell’età di Pesenti, con esperienze limitate ai team continental o che hanno visto scappare il treno del professionismo per lo svanire delle squadre dalla sera alla mattina.

Tecnicamente bisogna dire che Pesenti non cambia lo status della formazione per cui correrà. Continental era il JCL Team Ukyo in cui ha corso quest’anno, continental è Soudal Quick-Step Development, ma cambiano radicalmente gli orizzonti e le opportunità. La porta del WorldTour è lì ad un passo ed il parmense di Fontanellato nel 2025 avrà la possibilità di varcarne la soglia in modo contingentato correndo anche con la prima squadra. Poi toccherà sempre a lui guadagnarsi il definitivo salto di categoria. Thomas intanto, a fronte di una maggiore e comprensibile disinvoltura, va cauto, come ha sempre fatto.

Pesenti nel 2024 col Team JCL Ukyo ha potuto correre in posti esotici come Arabia Saudita, Oman, Malesia e Giappone
Pesenti nel 2024 col Team JCL Ukyo ha potuto correre in posti esotici come Arabia Saudita, Oman, Malesia e Giappone
La notizia era nell’aria da qualche mese, ma mancava l’ufficialità. Quando sono partiti i primi contatti con la nuova squadra?

Tutto è nato dopo il campionato italiano. Il mio procuratore Moreno Nicoletti ha iniziato a guardarsi attorno, per vedere se c’era qualcosa di diverso. Io avrei avuto comunque il contratto col Team Ukyo e ci sarei rimasto volentieri visto che mi trovavo bene. Verso agosto Moreno mi ha detto che mi avrebbe preso il devo team della Soudal, che è una realtà ottima. Non ho nemmeno chiesto perché mi cercassero, ho detto subito di sì (racconta divertito, ndr). Col passare del tempo ci siamo tenuti aggiornati via email per tante informazioni. Mancava solo la firma per una questione di tempo, ma non ero minimamente preoccupato. L’ho messa direttamente da casa mia, in modo digitale perché i contratti si fanno anche così, in collegamento col mio procuratore e un dirigente della squadra.

Nel frattempo hai già fatto un paio di ritiri con la squadra. Come sono andati?

Il primo raduno l’ho fatto in Belgio il 20 ottobre arrivando direttamente dalla Japan Cup senza passare nemmeno da casa. Sono rimasto su una giornata, in cui ho provato bici e abbigliamento, fatto qualche test fisico per la mobilità articolare e un po’ di chiacchiere con i futuri compagni e diesse. La cena è stata un’ulteriore occasione per fare gruppo. C’era anche il gruppo della prima squadra, mentre la formazione femminile era in un hotel accanto. Il giorno successivo ero rientrato a casa con la bici ed un po’ di vestiario seguendo già le indicazioni della squadra. Da lì in poi ho seguito subito le tabelle del preparatore della squadra, Frederik Broché, che si è unito alla squadra proprio recentemente dopo aver lavorato per la federazione belga e per quella inglese della pista

Thomas nel Team Ukyo ha avuto un forte assaggio di professionismo. Nel 2022 doveva andare alla Androni che poi ha chiuso
Thomas nel Team Ukyo ha avuto un forte assaggio di professionismo. Nel 2022 doveva andare alla Androni che poi ha chiuso
Il secondo ritiro è stato più intenso, giusto?

Sì esatto, il tipico ritiro invernale. Dal 4 al 6 dicembre siamo ritornati in Belgio alla Bakala Academy (il centro di ricerca e prestazioni atletiche dell’università di Leuven in cui si appoggia la Soudal, ndr) per svolgere qualche test. Poi ci siamo trasferiti in Spagna dove le giornate e le temperature sono ottimali per allenarsi. Era presente tutta la squadra WorldTour, a parte Remco a causa della caduta, più qualche ragazzo del devo team come me. Abbiamo alternato uscite in bici divisi in tre gruppi con lavori in palestra. Sono stati 10 giorni importanti dal punto di vista fisico, per l’allenamento, ma anche per capire i meccanismi di questo nuovo ambiente per me.

Avete già abbozzato un programma delle corse che farai tra devo team e prima squadra?

Non c’è nulla di definitivo, in teoria dovrei fare esperienza con entrambe le squadre. Tenendo conto del calendario del devo team, mi hanno chiesto quali corse avrei voluto fare e fondamentalmente ho dato la mia disponibilità un po’ ovunque. La prima dovrebbe essere l’AlUla Tour in Arabia Saudita a fine gennaio, che ho già fatto l’anno scorso. Potrei correre anche il Tour du Rwanda a febbraio, ma ovviamente decideranno i diesse dove mandarmi. Per quanto riguarda le gare col team WorldTour, non so ancora quali correrò, però so che ne farò visto che mi hanno già consegnato anche l’abbigliamento per la prima squadra. Ripeto, seguirò le loro indicazioni senza problemi.

Italiani samurai. Carboni, Malucelli e Pesenti hanno cercato e trovato il proprio rilancio attraverso il Team Ukyo
Italiani samurai. Carboni, Malucelli e Pesenti hanno cercato e trovato il proprio rilancio attraverso il Team Ukyo
Durante questi ritiri che stati d’animo hai provato?

Naturalmente c’è tanta emozione perché sono andato in una squadra che è il sogno di molti corridori. Malucelli mi ha detto che è come se fossi andato nella cantera del Real Madrid. Farne parte è motivo di grande orgoglio, se penso a dove ero qualche anno fa. Non ci avrei creduto, anche se ho sempre lavorato intensamente per fare questo lavoro. Al raduno di ottobre mi sono incrociato con fuoriclasse come Evenepoel, Landa o Merlier o tanti altri giovani talenti ed è stato incredibile, anche se veloce. E’ normale che quando passi in certe squadre incontri i grandi corridori, infatti ero un po’ in soggezione, ma anche loro sono persone normali e mi sono trovato subito a mio agio. Nel ritiro in Spagna della settimana scorsa invece ho avuto modo di conoscere meglio un po’ tutti tra corridori e parte dello staff.

Hai avuto modo di parlare anche con Bramati?

Considerate che ad ottobre, avendo perso un giorno di viaggio arrivando dal Giappone, in otto ore ho dovuto fare quello che si fa normalmente in due giorni. Tuttavia ero riuscito a fare tutto, parlando per la prima volta anche con Davide. L’ho poi rivisto in Spagna ovviamente. E’ stato molto gentile nei miei confronti, ci siamo detti un po’ di cose in generale, ma nulla di troppo specifico.

Nel 2022 Pesenti fa uno switch mentale e cresce. Alla Coppi e Bartali è protagonista in mezzo ad atleti di team WorldTour
Nel 2022 Pesenti fa uno switch mentale e cresce. Alla Coppi e Bartali è protagonista in mezzo ad atleti di team WorldTour
Sei un classe ’99 e per il ciclismo di adesso si è considerati vecchi, però la tua storia può passare un messaggio. Che idea ti sei fatto?

Mi do sempre un po’ di colpa per questo ritardo nei tempi. Sono maturato dopo rispetto alla norma che vuole il ciclismo di oggi. Non ero pronto fisicamente, ma soprattutto mentalmente per fare il corridore. Pensavo di più ad altre cose, poi ho capito che se volevo fare questo nella vita dovevo impegnarmi al 100 per cento. Da junior vincevo, ma da U23 non ho fatto nulla. Sono riuscito a fare questo cambio di mentalità nell’inverno a cavallo del 2022, che è stata la mia prima vera stagione con vittorie, risultati e prestazioni importanti. Mi sono approcciato a tutto in maniera più professionale. E lo devo all’aiuto di tante persone che mi sono state vicine.

Ti senti di ringraziare qualcuno?

Certamente la mia famiglia. Poi tutto lo staff della Beltrami Tsa-Tre Colli, che mi ha sempre riconfermato anche quando raccoglievo poco o niente. Infine devo dire grazie anche al Team Ukyo, a Volpi e Boaro. La squadra non ci ha mai fatto mancare nulla. Quest’anno ho vissuto un’annata bellissima, facendo esperienze che non avrei mai fatto correndo per una continental italiana. Ho corso in Arabia Saudita, Oman, Malesia e Giappone e viaggiando così tanto ho anche imparato tanto. Noi italiani volevamo rilanciarci e così è stato. Malucelli è andato all’Astana e Carboni alla Unibet Tietema Rocket.

Pesenti al Giro d’Abruzzo si è distinto indossando maglia bianca, ciclamino e centrando un terzo posto di tappa
Pesenti al Giro d’Abruzzo si è distinto indossando maglia bianca, ciclamino e centrando un terzo posto di tappa
Thomas Pesenti come sta vivendo questo importante momento per la sua carriera?

Sono molto contento di essere entrato nel piccolo Wolfpack (sorride, ndr). Battute a parte, ho firmato per un anno e so che è una grande occasione da sfruttare, magari cercando di non deludere chi ha creduto in me. Devo pensare a fare del mio meglio e cercare di migliorarmi. Devo fare quello che ho sempre fatto negli ultimi due anni. Cercare di andare forte, essere d’aiuto alla squadra e, quando ci sarà la possibilità di fare, qualcosa giocandomi le mie carte. Sono pronto e spero di andare avanti il più possibile.

Bisacce piene, morale alto: Volpi rilancia la corsa all’oro

03.12.2024
7 min
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Con Carboni, Malucelli e Pesenti che hanno cambiato squadra, il JCL Team Ukyo riparte per la nuova stagione forte dei risultati del 2024 e la sensazione di aver trovato la chiave per farlo ancora. Alberto Volpi racconta e attraverso le sue parole la nuova squadra prende forma. Il comunicato diffuso ieri ha reso noti i nomi dei quattro italiani selezionati per la prossima stagione. D’Amato, Fancellu, Garibbo e Raccani saranno la spina dorsale italiana della continental giapponese, che nel 2024 ha conquistato 16 corse.

Alberto Volpi, classe 1962, all’inizio del secondo anno da team manager del JCL Ukyo
Alberto Volpi, classe 1962, all’inizio del secondo anno da team manager del JCL Ukyo
La squadra ha fatto la sua parte, anche abbondantemente…

Sì, anche io sono contento, con tutta onestà. Quando ti aspetti delle cose belle che poi non arrivano, dici di essere moderatamente insoddisfatto. Mentre io devo dire il contrario. Avevo previsto di fare bene, ma siamo andati meglio delle previsioni. E’ la legge della compensazione, a volte i corridori ti stupiscono. Però quello che è stato è stato, adesso dobbiamo guardare avanti e cercare di fare ancora bene. E’ la nostra condanna (sorride, ndr).

Ti aspettavi che l’anima europea e quella giapponese si integrassero così bene?

Lo staff e i corridori sono veramente di buona qualità umana. Quando hai questo ingrediente, è solo questione di tempo, aspettare che si conoscano e si mettano insieme. Poi è chiaro che avevo anche tre italiani – due su tre molto esperti – che ci hanno messo del loro. Hanno trovato terreno molto fertile nei ragazzi giapponesi, quindi non è stato difficile che si integrassero. In realtà non mi ero neanche posto il problema dell’integrazione, è venuto tutto naturale.

Volpi aveva visto giusto: Carboni aveva solo bisogno di pazienza e di rispolverare le sue doti (foto JCL Team Ukyo)
Volpi aveva visto giusto: Carboni aveva solo bisogno di pazienza e di rispolverare le sue doti (foto JCL Team Ukyo)
Avevi tre italiani, hanno ottenuto i migliori risultati, ma sono andati via…

Abbiamo cominciato una trattativa dall’inizio di luglio. Avevano delle richieste importanti da altre squadre che io non potevo soddisfare in termini economici. Come in tutte le aziende, ho dovuto fare i conti con il budget e mi è molto dispiaciuto non poterli riconfermare. Credo sia stato giusto che abbiano colto le occasioni. Sono venuti da noi con la voglia di rivalutarsi e rilanciarsi e ci sono riusciti in pieno. Hanno dato tanto, noi gli siamo stati vicini ed era giusto che proseguissero la loro strada. Quando inizialmente in Giappone ho detto che sarebbero andati via, anche Malucelli che aveva vinto tanto, è certamente dispiaciuto, ma hanno riconosciuto che avessimo fatto delle scelte giuste. Anche questo è un motivo di orgoglio. Perdere delle persone di valore non è così sempre negativo, vuol dire che hai dato loro qualcosa di importante.

Che cosa ha rappresentato per la squadra giapponese aver vinto il Giro del Giappone con Carboni?

E’ stato un ottimo risultato. Subito prima, abbiamo vinto con Atsushi il Tour de Kumanu, la gara di preparazione. Vincere con un ragazzo giapponese a me fa super piacere, perché la matrice della squadra è chiara. Per cui i ragazzi europei servono per dare più qualità e questo l’hanno fatto. La mission sarebbe quella di portare fuori l’Arashiro del futuro. C’è da lavorare, però quando vince un corridore giapponese puoi essere davvero soddisfatto.

Malucelli ha vinto dieci corse: il miglior biglietto da visita per approdare all’Astana. Per Volpi impossibile trattenerlo
Malucelli ha vinto dieci corse: il miglior biglietto da visita per approdare all’Astana. Per Volpi impossibile trattenerlo
Come si rimpiazzano gli europei che sono partiti?

Adesso è complicato. Vivo in questo ambiente da tantissimi anni. Le cose sono cambiate per via delle varie categorie e degli sviluppi che ci sono stati nelle squadre WorldTour, che hanno integrato nella loro galassia anche i team di sviluppo. Noi siamo una continental un po’ anomala, ci vedono quasi come una professional perché riusciamo a partecipare a gare di livello. Per questo ci dicono che abbiamo un buon appeal, ma nonostante ciò è sempre più difficile trovare corridori giovani di un certo livello, perché se li accaparrano tutti i devo team, a partire da Redbull e Visma.

Quindi come si fa?

E’ un lavoro lungo, hai le amicizie, qualche valutazione fatta con dei test che permettono di individuare se il motore ha una certa portata, ma non sono tutto. Basarsi solo sui numeri non è la ricetta gusta. Possono pure avere un buon motore, ma se li porti su strada e non sanno stare in gruppo e far fruttare le loro doti oppure usare la testa, non vanno lontano. I numeri devono coincidere con la vera identità del corridore, altrimenti rischi che ti aspetti tanto e non ti danno niente.

Volpi soddisfatto: Pesenti si è messo in luce in gare dure come l’Abruzzo e il Romagna
Volpi soddisfatto: Pesenti si è messo in luce in gare dure come l’Abruzzo e il Romagna
Su cosa avete puntato per fare le vostre scelte?

Abbiamo deciso di avere fiducia nei giovani, sapendo che hanno bisogno del loro tempo. Aleotti, per fare l’esempio di un corridore che cresce in uno squadrone, sta venendo fuori gradualmente e con sostanza: non sono tutti come Evenepoel. Ne abbiamo cercati alcuni che per caratteristiche e voglia di dimostrare, possono fare il salto di qualità. Devi lavorare solo su quello, perché il giovane fenomeno ha addosso gli occhi dei procuratori. I ragazzi che sono andati via avevano le loro motivazioni forti e quelle fanno la differenza. Pesenti ad esempio…

Cosa avete visto in lui?

Thomas veniva dalla Beltrami, me ne avevano parlato bene, però non aveva ancora fatto corse di alto livello tecnico. Qui si è integrato bene anche nelle gare più toste e si è guadagnato un posto nel devo team della Soudal. Malucelli ha sempre vinto, era il più affidabile sotto il profilo del rendimento e sapevamo che in certi contesti poteva fare egregiamente la sua parte. Carboni veniva da un periodo difficile, ma si vedeva che avesse dentro qualcosa. Bisognava avere un po’ più di pazienza e fortuna e sperare che tirasse nuovamente fuori le sue qualità, cosa che ha puntualmente fatto. Si è sempre fatto trovare pronto nelle gare in cui era leader e ha lavorato molto bene con il gruppo giapponese.

La carriera di Fancellu non è stata lineare: il team giapponese è una sorta di ultima chance? Volpi ci crede
La carriera di Fancellu non è stata lineare: il team giapponese è una sorta di ultima chance? Volpi ci crede
Ci sono quattro nuovi italiani. 

Simone Raccani viene dalla Zalf. Due anni fa era stato preso dalla Quick Step come stagista a Burgos, ma è caduto e si è rotto un gomito. E’ andato alla Eolo-Kometa, invece l’anno scorso è tornato dilettante. Non tutti sono pronti per il salto a vent’anni, ma resta che ha fatto dei buoni risultati in salita. D’Amato viene dalla Biesse-Carrera, è un buon corridore, anche molto veloce. Non quanto Malucelli: si avvicina di più alle qualità di un Colbrelli, fatte tutte le distinzioni possibili. Poi abbiamo Garibbo, che arriva dalla Technipes, la squadra di Cassani, e quanto ai punteggi è stato uno dei più bravi dilettanti del 2024. Infine Fancellu, che arriva dalla Q36.5.

Una scommessa come quella su Carboni?

La squadra non lo ha confermato, ma resta un ragazzo che da junior si piazzò terzo al mondiale vinto da Evenepoel, è stato quinto a un Tour de l’Avenir, per cui un po’ di qualità le ha, vediamo se riusciamo noi a regolare la centralina. Ne ho parlato con Zanatta per un mese e mezzo, dato che ho cominciato a pensare a lui ad agosto. Ci sentiamo spesso e Stefano ci ha lavorato tanto. Mi ha detto che gli darebbe ancora una chance, per cui alla fine abbiamo deciso di crederci.

Al JCL Team Ukyo di Alberto Volpi arriva anche Garibbo, qui primo al Matteotti di Marcialla (foto Fruzzetti)
Al JCL Team Ukyo di Alberto Volpi arriva anche Garibbo, qui primo al Matteotti di Marcialla (foto Fruzzetti)
Questo è il quadro?

Ci sono altri nomi in arrivo, ma li sveleremo nei prossimi giorni. Il ciclismo è cambiato anche in questo, non è come prima che si diceva tutto subito, anche la comunicazione ha i suoi tempi. Per il resto i materiali restano gli stessi, le bici Factor, le ruote Shimano e le gomme Vittoria. Iniziamo fiduciosi, perché abbiamo visto che il nostro metodo di lavoro funziona. Gli anni non sono mai tutti uguali, lavoreremo perché anche questa sia un’ottima stagione.

Gli ex Gazprom si ritrovano in Astana e Scaroni li accoglie

04.11.2024
4 min
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Parte del gruppo della Gazprom-Rusvelo si sta ritrovando all’Astana-Qazaqstan. Christian Scaroni è stato il primo ad arrivare nella “corazzata turchese”. Adesso è stato raggiunto anche da Nicola Conci e Matteo Malucelli. Prima di loro erano già arrivati Velasco, l’addetto stampa Yuri Belzeko e il tecnico Sedun.

Scaroni ha ripreso ad allenarsi proprio oggi. Dopo qualche giorno di vacanza in Alto Adige, eccolo pronto per una nuova sfida. «La stagione è andata molto bene fino al Giro d’Italia. Ho ottenuto buoni risultati. Poi, nel finale del Giro, ho avuto il Covid e a luglio ho ripreso a correre, ma forse non è stata una grande scelta. Ho finito bene, ma non avevo quella gamba che serviva per ottenere il risultato pieno. È mancata solo la vittoria».

Scaroni in vacanza in Alto Adige, eccolo remare sul Lago di Braies
Scaroni in vacanza in Alto Adige, eccolo remare sul Lago di Braies

Di nuovo insieme

Come dicevamo, un gruppo si sta ricreando, ed è un bene. Scaroni è pronto ad accogliere i suoi ex compagni.
«Sono stato contento di vederli arrivare – ha detto Scaroni – Quando ho saputo di Conci, mi ha fatto piacere. Poi, dopo quei tre giorni in Veneto subito dopo il Lombardia, ho saputo anche di Malucelli. Davvero una bella notizia».

Alla Gazprom non se la passarono bene. La chiusura di quel team non fu una bella notizia per tutti loro, che si ritrovarono senza squadra nel giro di un attimo.
«Sono compagni con cui ho condiviso la stessa esperienza, e di certo è gente che ha fame. Consigli? Hanno già i loro anni di professionismo alle spalle e sanno il fatto loro. Di certo, la forte presenza italiana favorirà il loro inserimento. Conoscendoli, non mancherà l’entusiasmo, e in Astana non potrà che essere esaltato».

Carboni, Scaroni e Malucelli in maglia azzurra dopo la chiusura della Gazprom
Carboni, Scaroni e Malucelli in maglia azzurra dopo la chiusura della Gazprom

Benvenuti in Astana

L’esperienza terribile del restare senza squadra da un momento all’altro ha cementato la loro amicizia e complicità.
«Tutto ciò ha cementato la nostra amicizia e temprato i nostri caratteri». Erano i tempi in cui la Russia dichiarò guerra all’Ucraina e l’UCI, di fatto, mise fuori il team russo. A quel punto ci fu un “si salvi chi può”.

«Non sono rimasto stupito – va avanti Scaroni – che alla fine tutti abbiano trovato squadra. Erano tutti corridori validi e si vedeva che avevano qualità. I numeri erano dalla nostra parte e, poi, eravamo un bel gruppo. Noi italiani (Velasco era andato via l’anno prima, ndr) ci ritrovammo in Nazionale. E, nonostante tutto, riuscimmo a cogliere ottimi risultati, persino a vincere. Semmai sono stupito che ci siamo ritrovati in Astana due anni dopo». Solo Canola non ha trovato posto.
«Ma per Marco l’età ha giocato contro. In questo ciclismo, già a 23-24 anni sei a rischio; lui ne aveva una trentina. Ma anche lui aveva ottime capacità».

Amici e compagni

Scaroni è quasi un veterano dell’Astana, specie dopo il ricambio generazionale in corso e, come ha detto lui, grazie alla forte componente italiana. In più, è nel pieno della maturità. Prima di congedarci, ci offre un giudizio sui suoi compagni.

Partiamo da Velasco: «Simone? Direi che è un “cagnaccio” e glielo ho anche detto. Simone è uno che non molla mai, ma mai davvero. Sei in gruppo con 20-30 corridori e sei lì per staccarti, demoralizzato. Lui non molla un centimetro, anche se magari da fuori non si vede».

Ecco poi i due nuovi arrivati: «Nicola Conci, visto da fuori, sembra un professorino, ma nel senso buono. È molto preciso, però in realtà è uno che sa divertirsi e che parla. E poi c’è Malucelli: l’aggettivo adatto per lui è perseverante. Ha cambiato squadra, è stato in team più piccoli, ma non ha mai mollato. E non solo: ha anche vinto. E poi è un ingegnere; lui è un mix di Conci e Velasco!».