La “prima” di Boonen, il boato di Siena: Yankee racconta

26.12.2021
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Spesso i grandi racconti del ciclismo si consumano sui lettini dei massaggiatori. E tante volte restano segreti. Tra massaggiatore e corridore si crea un rapporto speciale, di vera fiducia. Il massaggiatore è anche il confidente dell’atleta. Non a caso i capitani, i grandi campioni, hanno il proprio “masseur”. Quello di sempre. Il caso emblematico è quello di Vincenzo Nibali e Michele Pallini. Storie simili però ce le può raccontare anche Yankee Germano che, seppur giovane, ne ha già visti passare di campioni sotto le sue mani: da Zabel ad Alaphilippe.

Peter Sagan, il primo super campione che Germano ha seguito con costanza
Peter Sagan, il primo super campione che Germano ha seguito con costanza

Sagan: “il” fenomeno

Udinese, classe 1978, Yankee è stato un corridore, ha corso fino ai dilettanti. Apparteneva alla scuderia di Roberto Bressan, oggi il Cycling Team Friuli.

«Ho avuto la fortuna di iniziare a lavorare subito dopo aver smesso di correre – racconta Germano – era il 2001 ed entrai a far parte della De Nardi – Pasta Montegrappa che nel tempo diventò la Milram. In quel gruppo ho visto passare gente come Frank Schleck e Kim Kirchen, anche se appartenevano agli under 23».

«Nel 2009 poi sono passato alla Liquigas e lì ho avuto tra le mani il mio primo super campione, Peter Sagan».

«Peter è stato, ed è, il fenomeno assoluto. Avere tra le mani questo sconosciuto che batteva i campioni fu un qualcosa di unico. Mi era capitato di massaggiare Zabel e Petacchi, cose che non capitano tutti i giorni, ma Peter era un qualcosa di diverso, di speciale… Un ragazzo molto semplice e alla mano. Forse neanche lui si rendeva conto di ciò che stesse facendo».

Gli anni con Boonen

Passano gli anni, Germano è sempre più apprezzato e nel 2016 approda alla corte di Patrick Lefevere alla Quick Step, lo squadrone belga ammirato e temuto da tutti. All’epoca dire Quick Step era come dire Tom Boonen.

«Per me Tom era un mito, anche se aveva due anni meno di me e lo vedevo solo alla TV. Fu un’emozione ritrovarmelo sul lettino. Con lui si strinse subito un buon rapporto. Lo massaggiavo molto spesso, a parte nelle classiche del Nord, in quanto lassù c’erano i massaggiatori belgi».

«Tom non parlava l’italiano, ma ci provava. Una volta in ritiro in Spagna si stava allenando davvero forte. La sera era stanco e quando toccava a me massaggiarlo il giorno dopo, rientrando dall’allenamento, mi diceva con un italiano abbozzato: “Yankee, gambe buone, oggi full gas”. E soddisfatto, mi dava una pacca sulla spalla. Era importante consentire ad un campione di quel calibro allenarsi bene.

«Un altro ricordo che mi lega a Boonen, ha un aspetto più tecnico. Un aspetto che mi ha colpito perché sono appassionato di bici e cioè la prima vittoria di una bici con freno a disco. Era il 2017 ed eravamo in Argentina. Tom fece una super volata, tra l’altro davanti a Viviani. Anche quella volta massaggiai io Boonen».

Viviani “vicino di casa”

Nella Deceuninck-Quick Step si sa sono passati moltissimi campioni, ma non solo stranieri. Uno di loro è stato Elia Viviani.

«Con Elia – dice Germano – c’è un’amicizia vera. E’ stato l’atleta con cui forse ho parlato di più. Con il fatto che viene spesso in Friuli a casa della sua compagna Elena Cecchini, ogni tanto usciamo anche insieme in bici. 

«Fu una vera forza quando vinse il campionato italiano su un percorso che non era adatto a lui. Quella volta era al top del top».

«Ed era in super condizione anche al Giro d’Italia del 2018, quando vinse la maglia ciclamino. Eppure voi giornalisti siete stati in grado di criticarlo lo stesso! Nella tappa di Imola che vinse Sam Bennett, Elia non fece la volata. Non era una frazione poi così facile, per di più pioveva e nel finale andò in crisi. Si staccò sullo strappo finale e arrivò con il secondo gruppo.

«Eravamo sul lettino per il massaggio e leggendo e ascoltando le critiche divenne nero. Il mattino dopo mi venne vicino e prima del via mi disse: “Oggi vinco”. E a Nervesa della Battaglia, nel suo Veneto, stravinse. Ci abbracciammo».

Stagione 2019. Arriva Alaphilippe e Piazza del Campo esplode. In 14 giorni vinse Strade Bianche, due tappe alla Tirreno e la Sanremo
Stagione 2019. Arriva Alaphilippe e Piazza del Campo esplode. In 14 giorni vinse Strade Bianche, due tappe alla Tirreno e la Sanremo

Alaphilippe a Siena

E adesso la stella è Julian Alaphilippe, il campione del mondo, anzi il doppio campione del mondo. Anche con “Loulou”, Yankee ha un buon rapporto e gli capita spesso di massaggiarlo.

«Con lui le emozioni vissute sono state tantissime – riprende Germano – ma la Sanremo e la Strade Bianche ancora di più, sono state da pelle d’oca. Quel giorno a Siena c’era un’atmosfera unica».

«Capisci quando sta bene perché Julian scherza molto. E quei giorni scherzavamo parecchio. Mi chiedeva dell’Italia, mi diceva che vedeva dei posti bellissimi, di come si mangiasse bene, mi chiedeva degli hotel dove saremmo andati. E si ricordava se la struttura aveva un buon ristorante o meno. E quando sta bene lo sento anche dalle mani. Sento che il suo muscolo è pronto, risponde bene. Una sensazione non facile da spiegare, ma il massaggiatore la sente».

«Julian invece non si sentiva al top, ma io sapevo che era a non meno del 99%. Quell’uno per cento me lo tengo sempre perché non si sa mai! Però non gli dissi niente, cosa che non faccio mai, per non influenzarlo. Non vorrei mettere qualche tarlo nella testa dell’atleta. Il giorno dopo Julian sulle strade diede spettacolo e vinse. Il boato della folla quando entrò in Piazza del Campo non lo scorderò mai. Sembrava di essere allo stadio. Come quando segna l’Italia ai mondiali».

Muscoli e freddo intenso: i segreti del massaggiatore

21.12.2021
5 min
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C’è una frase di Paolo Savoldelli che ci ronza nella testa: «Sotto ai cinque gradi il muscolo soffre, non si allena». Il Falco ci disse che era controproducente allenarsi quando faceva molto freddo, ma perché? Cosa succede al fisico? Cosa accade nei muscoli?

Chi, meglio di un massaggiatore, puoi rispondere a queste domande? Per l’occasione ci siamo rivolti a Michele Pallini, che da anni ha in cura i muscoli di Vincenzo Nibali.

Pallini con Nibali. Il massaggiatore toscano ha un’esperienza pluridecennale
Pallini con Nibali. Il massaggiatore toscano ha un’esperienza pluridecennale
Michele, muscoli e freddo: cosa dici?

Dico che Savoldelli non aveva torto. Con il freddo il lavoro si assimila di meno, anche se poi certe competenze sono più del preparatore che non del massaggiatore, però posso dire quello che io sento sul lettino.

E cosa senti? 

Con il freddo il muscolo è più contratto. Con le temperature più basse questo va in difesa ed è meno propenso ad “aprirsi” (limita la dispersione del calore, come quando ci si rannicchia, ndr). E il massaggiatore per scioglierlo deve lavorarci di più. Una delle soluzioni che ultimamente si tende ad adottare è quella di fare magari una sauna appena tornati dalla bici per riattivare la circolazione e favorire la vasodilatazione. Ma vanno bene anche un bagno caldo o una doccia calda. Non bollenti altrimenti subentrano altre problematiche.

Anche per questo motivo andate a cercare i climi più miti come in Spagna?

Esatto, con certe temperature si lavora molto meglio. Difficilmente da quelle parti si va sotto i 10°. Noi abbiamo avuto anche una punta di 22° in quest’ultimo ritiro. La muscolatura non subisce troppi sbalzi termici. E di conseguenza non subisce certe contratture. Anche se poi c’è il rovescio della medaglia.

Cioè?

La “botta” di freddo quando si rientra. Magari si vive nel bergamasco e si deve uscire con temperature intorno allo zero. Però in quel caso ci si può aiutare non facendo la distanza di 5-6 ore, ma preferendo allenamenti più brevi e intensi. Magari c’è anche chi non è d’accordo su questa teoria e dice che bisognerebbe allenarsi sempre e comunque, da parte mia dico che non si prenderebbero tante ore di freddo.

Bontempi e Ghirotto (a destra) in allenamento in pieno inverno ai tempi della Carrera. Oggi immagini così sono estremamente rare
Bontempi e Ghirotto (a destra) in allenamento in pieno inverno ai tempi della Carrera. Oggi immagini così sono estremamente rare
L’evoluzione dei materiali, del vestiario intendiamo, vi ha agevolato?

Molto direi. Ci sono marchi, tra cui uno noto italiano, che sono stati tra i primi a proporre un ottimo indumento contro la pioggia. Successivamente è stato ripreso anche da altri brand e magari anche migliorato. Ma non si tratta solo degli specifici capi, penso per esempio alle cuciture termosaldate, che evitano il passaggio di freddo e acqua. E ad altri rimedi: scaldacollo, particolari guanti o copriscarpe.

Quando fa particolarmente freddo che consigli dai ai tuoi atleti?

In giornate particolarmente rigide consiglio un’attivazione muscolare prima di uscire, in pratica scaldarsi un po’. In questo modo si evita quel colpo di freddo che ci si porta dietro per tutto il giorno. Non bisogna per forza fare dei rulli, ma sarebbe sufficiente fare della ginnastica: attivazione muscolare del mattino, core zone, plank… Esercizi di questo tipo. Se per esempio un esercizio di plank solitamente dura 30” ne bastano 10”-15”, quel tanto che basta per alzare le frequenze cardiache ed iniziare a sentire del calore. Se si hanno due ore a disposizione, in situazioni di freddo particolare, meglio fare 30′ di questi esercizi e un’ora e mezza di bici che due ore di bici.

Prima Michele hai detto: “quello che sentiamo noi massaggiatori”. E cosa sentono i tuoi polpastrelli?

In un muscolo che ha preso freddo sento delle contratture sparse qua e là. Sento queste masse soprattutto sulla colonna e sul quadricipite, le zone più esposte al freddo.

Quanto dura un trattamento in questi casi?

Dipende, varia molto da corridore a corridore. C’è chi sente molto freddo e chi non lo patisce per niente. Oggi ci aiutiamo molto anche con la Tecar terapia, il macchinario con il quale si sviluppa del calore endogeno e non esogeno e si riesce a portare il soggetto a temperature più alte in modo più semplice.

Spesso durante le gare e gli allenamenti è il massaggiatore che veste il corridore
Spesso durante le gare e gli allenamenti è il massaggiatore che veste il corridore
E dal punto di vista alimentare consigli qualche accorgimento particolare?

Bisognerebbe chiedere ad Erica Lombardi, la nostra dietista! Io comunque consiglio di aumentare un po’ gli zuccheri. Perché okay l’acqua calda o il the, ma con il freddo si brucia un po’ di più e serve più apporto calorico. Oggi ci sono delle maltodestrine con le quali si possono arrivare ad ingerire anche 100 grammi di carboidrati con una sola borraccia, chiaramente l’atleta deve sapere cosa sta assumendo. O comunque fra the ed acqua calda preferisco l’acqua calda. E sapete perché?

Eh no! Ma dicci, dicci…

Quando piove o fa molto freddo noi utilizziamo i guanti in neoprene, quelli tipo sub, e quando questi si bagnano con l’acqua e la pelle formano un piccolo strato che il corpo stesso tende a scaldare. Ebbene, avendo dell’acqua calda nella borraccia i corridori possono buttarla sulle mani e averle calde. E’ un’operazione che non va fatta quando la mano è già congelata. 

Ne sapete una più del diavolo! 

Poi variano anche i guanti: 3 o 5 millimetri. Chiaramente quelli più spessi proteggono di più, ma complicano un po’ la guida, la frenata in particolare. Quindi si utilizzano solo nelle tappe più pianeggianti.

In tanti anni, Michele, chi ti ha colpito per aver sofferto tanto il freddo?

“Cacaito” Rodriguez! Eravamo alla Tirreno-Adriatico del 1996, la mia prima corsa tra i pro’. Ero con la Selle Italia di Savio. Eravamo dalle parti del Monte Amiata e faceva un freddo tremendo. Se ben ricordo si fermarono quattro nostri colombiani e Cacaito arrivò congelato. Ma mi ha colpito molto anche Damiano Caruso. L’ho visto partire con quasi 38 di febbre sotto l’acqua nella tappa di Terracina al Giro del 2019 ed essere poi competitivo nelle ultime tappe.

Le lunghe giornate del massaggiatore in ritiro

19.12.2021
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In queste settimane abbiamo parlato spesso di ritiri. Abbiamo visto come si svolge quello del preparatore, più di qualche volta abbiamo parlato dei corridori, stavolta vi facciamo vedere com’è il ritiro dal punto di vista del massaggiatore. Per farlo abbiamo “bussato” alla porta di Yankee Germano, ormai colonna portante del gruppo di Patrick Levefere.

La Deceuninck-Quick Step ha finito il suo primo training-camp giusto ieri e con il massaggiatore friulano siamo entrati nei meccanismi e nelle stanze dello squadrone belga.

Dalle corse ai ritiri, Yankee è sempre pronto a supportare i suoi atleti
Dalle corse ai ritiri, Yankee è sempre pronto a supportare i suoi atleti
Yankee cosa fa il massaggiatore in ritiro?

Tante cose direi! Cura la parte del vestiario, il plan delle gare, gestisce i rifornimenti e chiaramente esegue i massaggi.

Il plan delle gare? Cosa intendi…

Ci si porta avanti con l’organizzazione degli eventi a cui si deve prendere parte in stagione. Io per esempio nei giorni scorsi stavo lavorando già sul Giro d’Italia. Con il diesse Bramati abbiamo parlato soprattutto del Giro, visto che entrambi saremo presenti nella corsa rosa. Quest’anno si parte dall’Ungheria e noi ci siamo organizzati con due squadre dello staff. Una squadra che va in Ungheria, e una che si recherà direttamente in Sicilia e farà tutta la parte italiana del Giro. La prima squadra poi presumibilmente proseguirà con il Giro di Ungheria da lì a pochi giorni.

Interessante…

In pratica si decidono i mezzi che andranno in Ungheria e anche chi ci andrà. Chiaramente diesse e corridori sono gli stessi, e credo anche io… Però gli altri due massaggiatori per esempio faranno solo tre giorni e la stessa cosa vale per i mezzi dei meccanici.

In ritiro invece cosa fai? Raccontaci la tua giornata…

Mi sveglio alle 7-7:30 e vado a fare colazione. Terminata la colazione, con gli altri massaggiatori, ci spostiamo nello “stanzone officina”. Lì prepariamo il bancone dei rifornimenti. Sistemiamo le barrette, prepariamo le borracce, i tortini di riso… In più sotto alle sedie iniziamo a sistemare le borse del freddo. Ogni corridore infatti ha una sedia dove si prepara prima di uscire. Lì, trova le sue scarpe, il suo casco… Le sedie sono già divise per gruppi: i velocisti, il gruppo classiche, il gruppo grandi Giri.

E dal bancone sono i corridori che prendono i rifornimenti o trovano già un “sacchetto” personalizzato?

No, prendono loro ciò che vogliono o ciò che il nutrizionista gli ha detto di prendere. Non ci sono sacchetti. Su ogni barretta però c’è scritto cosa contiene. Sistemato il bancone, poi passiamo ai frigo sulle auto, curando la parte dei liquidi.

Sedie e bancone dei rifornimenti pronto, merito dei massaggiatori
Sedie e bancone dei rifornimenti pronto, merito dei massaggiatori
E poi cosa fate?

Poi ci spostiamo nella zona delle ammiraglie. Portiamo la “borsa del freddo” nell’ammiraglia che segue quel determinato gruppo, così che ogni atleta possa averla a disposizione nell’allenamento. Successivamente, dopo che i corridori sono partiti abbiamo anche noi il nostro momento di relax. Ci facciamo un caffè, scambiamo qualche chiacchiera, due risate… 

Beh, ci sembra giusto…

Una volta che la parte dell’allenamento è sistemata, noi massaggiatori torniamo a sistemare i materiali. Per esempio torneremo a Calpe il 6 gennaio, quindi le scorte di barrette non le rimandiamo in sede in Belgio, ma le stiviamo in un’apposita stanza che l’hotel ci ha riservato. E la stessa cosa vale per il vestiario: mantelline, cappellini, divise… che dovranno essere distribuite nel ritiro successivo. Facciamo un bell’inventario così che nulla manchi al momento opportuno. 

Successivamente, immaginiamo tornino i corridori dall’allenamento…

Esatto, quando loro rientrano noi ci occupiamo delle auto. Scarichiamo borracce, frigo, borse del freddo, laviamo le ammiraglie stesse e poi vediamo il plan dei massaggi: chi deve massaggiare chi.

Ma quindi la borsa del freddo non la cura il corridore stesso?

In teoria dovrebbe farlo lui, ma ce ne occupiamo noi. Più che altro valutiamo se qualche indumento va lavato oppure no. Se per esempio una mantellina è stata indossata solo per un breve tratto di discesa e non lascia cattivi odori, la riponiamo nella borsa, altrimenti, chiaramente, la laviamo.

Prima, Yankee, hai parlato di plan dei massaggi. Spiegaci meglio…

In questi ritiri ci sono anche i neo professionisti e i nuovi acquisti. Noi abbiamo l’abitudine che tutti i corridori devono provare tutti i massaggiatori. E’ importante passare per una mano diversa ed avere un’esperienza fra tutti noi. Così quando si va alle corse quel corridore e quel massaggiatore già si conoscono. 

Squadra in allenamento e i massaggiatori lavorano in hotel (foto Instagram)
Squadra in allenamento e i massaggiatori lavorano in hotel (foto Instagram)
Quindi non hai dei corridori già segnati? Chi fa il plan?

No, non si hanno “corridori fissi” in ritiro. Il piano massaggi lo fa Frederick Pollentier, figlio dell’ex professionista. Lui è il più esperto, in questa squadra. Frederick è un po’ il responsabile dei massaggiatori, il capo.

A che ora cominciano i massaggi?

I massaggi cominciano verso le 17, perché dopo che tornano dall’allenamento i corridori vanno prima a pranzo e poi riposano un pochino. A quel punto iniziamo i massaggi.

Quanti corridori devi trattare?

Solitamente ne trattiamo due a testa. Ogni massaggio dura circa un’ora. Poi, dopo che si è finito, si risistema tutto, e si va a cena tutti insieme.

E dopo, ancora lavoro?

No, dopo stiamo tutti insieme… Non potendo uscire per le norme anti-Covid che dobbiamo rispettare in squadra, andiamo nella sala delle bici, lo stanzone del mattino, e ascoltiamo un po’ di musica, giochiamo a freccette e loro che sono fiamminghi mi insegnano qualche parolaccia in fiammingo! Dopo un po’ però, stanco, vado in camera perché il giorno dopo si ricomincia.

Un abbraccio per scacciare i fantasmi di Tokyo. Saul ricorda…

01.10.2021
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Che cosa ci faccia un giocatore di pallacanestro di 1,94 nella nazionale di ciclismo femminile a volte è un mistero per lo stesso Saul Barzaghi, che del gruppo azzurro è fisioterapista dal 2007. Ammette che a volte essere lontano dalla mentalità di questo ambiente gli permette di non lasciarsi coinvolgere in tante dinamiche cui assiste perplesso. Ma del resto il suo mestiere è un altro. E a giudicare da come sia diventato un riferimento per le ragazze, lo sa fare nel modo giusto.

«Sono riuscito a creare con loro un bel rapporto – ammette sorridendo – quasi da fratello maggiore, direi anche da padre, ma mi farebbe sentire troppo vecchio, anche se per età con alcune potremmo quasi esserci. Quando arrivai, nella nazionale c’erano Vera Carrara, Monia Baccaille, Tatiana Guderzo e Noemi Cantele. Pechino sono state le prime Olimpiadi cui ho partecipato, mentre le ultime le ho passate molto vicino a Elisa Balsamo. Con lei c’è un bel rapporto perché la seguo anche alla Valcar. E a Tokyo posso garantirvi che era davvero stanca emotivamente per la pressione olimpica e per il clima che si era creato. Non c’è stata sempre la giusta serenità».

Saul ha 44 anni, gioca ancora a basket e ha il suo studio a Capriate San Gervasio, in provincia di Bergamo. La sua stagione è finita dopo i mondiali di Leuven e proprio per respirare assieme a lui il magico clima che ha portato all’oro di Elisa, lo abbiamo sottratto per un po’ al suo lavoro.

Dopo cena, foto di rito in hotel, con quella maglia che cancella Tokyo
Dopo cena, foto di rito in hotel, con quella maglia che cancella Tokyo
Sfinita a Tokyo, rinata a Leuven…

Nell’ultimo massaggio in Giappone la trovai tanto stanca, provata emotivamente al punto di piangere. Ma per fortuna lei ha un fortissimo rapporto con la famiglia e con Davide (Plebani, atleta azzurro e suo compagno, ndr). Per cui appena tornata si è chiusa nel suo ambiente e già quando l’ho ritrovata agli europei di Trento, aveva un’altra faccia. Ha ritrovato i suoi appoggi ed era nuovamente disposta ad integrarsi con il gruppo.

E in effetti il gruppo in Belgio è parso fortissimo.

Una bella squadra, in cui ho ritrovato la voglia e lo spirito della maglia azzurra. Dopo la vittoria, forse si sarà visto nelle immagini, Elisa non faceva che ringraziare le compagne. Forse perché ancora non si rendeva conto di cosa avesse fatto, ma anche per il bel clima che ha portato a quella vittoria. Se posso fare un nome, faccio quello della Mary (Maria Giulia Confalonieri, ndr), che mi ha commosso. Si è messa al servizio della squadra, vestendo la maglia azzurra che per lei non è mai stata semplice da conquistare. Mi ha commosso proprio per tutto quello che c’era dietro. Le due esclusioni di fila dalle Olimpiadi. E’ stata protagonista. Dopo che Elisa è andata ad abbracciarla, era lì da sola con i pugni stretti, con lo sguardo pieno di orgoglio. In questi casi sono contento di non capire certe dinamiche, perché mi permette di essere libero nel giudizio.

In Belgio tensioni come a Tokyo?

Neanche un po’ e neppure voglia di parlarne.

Dai racconti e osservandole, emerge che le ragazze, rispetto agli uomini, hanno un’emotività più spiccata.

Ormai ho imparato. Ci sono crolli frequenti, perché sono diversi anche gli atteggiamenti fra loro. Se io litigo con un mio compagno di squadra, dopo un po’ ci chiariamo e andiamo a prenderci una birra. Le donne se la giurano e il mio compito in questi casi è non schierarmi. Piuttosto porto l’esperienza del basket…

In che modo?

Il ciclismo è uno sport di squadra, ma non ne ha le dinamiche. Alcune capiscono, altre no. Quando Martina Fidanza a Tokyo seppe di essere venuta per farmi compagnia tutto il giorno, dato che non avrebbe mai corso, all’inizio era furiosa. Poi ha capito quello che le dicevo, che anche arrabbiandosi non avrebbe cambiato nulla e se ne è fatta una ragione.

Nel ritiro insieme sull’Etna a gennaio si giocava molto a carte.

In Belgio no, piuttosto si radunavano nella camera delle altre per guardarsi qualche serie su Neflix o programmi e reality italiani. A parte il giorno della gara, sono sempre state molto serene, anche la sera prima, quando di solito si fa fatica a dormire. Era tranquilla anche la “Guazz” (Vittoria Guazzini, ndr), che di solito è la più agitata.

Quanto ha inciso l’esperienza di Marta Bastianelli ed Elisa Longo Borghini su questo clima?

Tantissimo. Marta ha questa forte leadership, è un tipo da spogliatoio, ride, fa ridere e scherza. Dà tranquillità, perché non sembra mai agitata. La Longo è più chiusa, ma capisci che sia a disposizione del gruppo. Dopo l’europeo di Trento la ricordo andare con il suo piglio da Marta Cavalli a spiegarle in modo costruttivo in cosa avesse sbagliato e come evitarlo la volta successiva. E poi c’è Mary…

Confalonieri è un elemento chiave del gruppo azzurro, secondo Saul Barzaghi
Confalonieri è un elemento chiave del gruppo azzurro, secondo Saul Barzaghi
Hai poco da dire, è la tua preferita.

E’ una garanzia. Se c’è una che dà tranquillità, è la numero uno in assoluto. Di quei giocatori che vorresti sempre in squadra, perché sono una manna dal cielo. Se ci fosse stata lei a Tokyo, forse certe tensioni non ci sarebbero state. Ma non diciamoglielo, sennò ricomincia a starci male…

Ti crea mai imbarazzo esser un fisioterapista uomo nella nazionale femminile?

Devo dire che il rapporto che si è creato è, come dicevo, quello tra fratello e sorelle. Ma devo anche dire che c’è tanta professionalità in queste ragazze, che vanno al massaggio perché hanno bisogno dell’intervento del professionista. Poi è ovvio che si crei il rapporto confidenziale e siamo liberi di parlare di tutto, ma sempre col massimo rispetto.

Quando finisce la stagione vi perdete di vista oppure continuate a sentirvi?

Messaggini di sfottò non mancano mai, magari commentando qualche foto sui social. Quelle della Valcar continuo a seguirle. E poi il periodo di ferma è talmente breve, che adesso sono a casa, ma fra poco arriverà la prossima chiamata.

Elisa Balsamo, tricolori donne 2020

Kinesiotaping? Bisogna saperlo fare…

06.11.2020
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Ne avete letto certamente nei giorni scorsi, nello stesso pezzo con Federico Morini, in cui oltre a parlare del trattamento diaframmatico, si accennava all’uso del Kinesiotaping. Più o meno, tutti li abbiamo visti usare. Nella foto qui sopra rendono quasi fluorescente il ginocchio sinistro di Elisa Balsamo ai campionati italiani donne elite. Sono quei cerotti elastici in cotone, ideali per trattare piccole lesioni neurologiche e ortopediche. La sua ideazione si deve a un chiropratico giapponese, il dottor Kenzo Kase, negli anni Settanta. Il loro essere preziosi sta nel fatto che, proprio grazie all’elasticità non impediscono, ma agevolano il movimento anche in caso di problematiche fisiche. Così siamo voluti andare più a fondo, ugualmente con la collaborazione del dottor Maurizio Radi, Fisioterapista-Osteopata del centro Fisioradi di Pesaro.

Kinesiotaping, fisioterapia
Ad ogni colore corrispondono determinate caratteristiche tecniche
Kinesiotaping, fisioterapia
Per ogni colore il suo impiego
Quale funziona svolge il kinesiotaping?

Quella di stimolazione del tessuto cutaneo sfruttando la sua caratteristica principale: l’elasticità. Può essere usato sia in fase acuta, nella fase cronica e anche come prevenzione.

Si tratta di una terapia o di un semplice conforto/placebo?

Si tratta di una terapia, in quanto il cerotto forma delle particolari convoluzioni sulla pelle, aumentando gli spazi interstiziali. Quindi si ha una riduzione della pressione e dell’irritazione sui recettori neurali e sensoriali, che a loro volta trasmettono il dolore dato dall’indolenzimento della zona. La riduzione di pressione produce un sensibile abbassamento del dolore.

Il kinesiotaping si utilizza soltanto per le articolazioni oppure ovunque ci sia sofferenza?

Si utilizza su articolazioni, tendini e sui muscoli, ma anche in caso di edema. Inoltre agevola il drenaggio linfatico. Per ogni situazione ha una diversa applicazione. Vista la sua versatilità può essere applicato su ogni parte del corpo.

Kinesiotaping, fisioterapia, ginocchio
Il ginocchio è una delle articolazioni più trattate
Kinesiotaping, fisioterapia, ginocchio
Il ginocchio fra i più… nastrati
Davvero un ginocchio dolorante viene tenuto in asse con il kinesiotaping?

Assolutamente si. In questo modo, mantenendo in asse l’articolazione, protegge tendini e legamenti. Al contrario se applicato male può portare ad uno squilibrio funzionale dell’articolazione ed a infiammazioni tendinee.

Il cerotto rilascia anche sostanze, oppure si tratta di un semplice strumento di contenimento?

Il cerotto non rilascia principi attivi, ma applicato correttamente può alleviare dolori da contratture e tensioni muscolari. Affinché sia davvero efficace è bene che sia posizionato da terapisti esperti che abbiamo una ottima conoscenza dell’anatomia.

I nastri sono tutti uguali?

Purtroppo no. E siccome il loro uso deve portare una stimolazione corretta sulla pelle, deve avere un coefficiente di elasticità particolare e unico. Inoltre non deve creare allergie ed irritazioni cutanee in quanto può essere indossato anche per più giorni.