Alzini 2022

Alzini, prima vittoria e conto pari con “Ben” Thomas

12.05.2022
5 min
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“1 a 1 e palla al centro”. Poco dopo la conclusione della sua corsa vincente al Tour de Bretagne, allo smartphone di un collega arriva un messaggio a firma Martina Alzini. Gli emoji esprimono tutta la sua allegria, ma a chi si riferisce con quel punteggio di parità? Pensandoci, la risposta viene subito: è Benjamin Thomas, che quest’anno aveva colto la vittoria all’Etoile de Besseges.

Nel parlare con Martina, i riferimenti al suo compagno di vita, pluricampione del mondo su pista si ripetono spesso e quando lo fa, trasmette con forza tutto il suo amore. Nel raccontarsi, Martina ci confida anche una vicenda che ha segnato la sua stagione e ha rafforzato ancora di più il loro rapporto.

«All’inizio dell’anno è venuto a mancare mio nonno – dice – che per me era “il” riferimento della mia vita. E’ stato un colpo durissimo e se non avessi avuto Ben con me, se non lo avessi sentito accanto, non so come avrei fatto a portare avanti la mia attività. Questo che per me è un lavoro».

Alzini Bretagne 2022
La volata vincente della Alzini, davanti a Markus (NED) e Wollaston (AUS), poi Zanardi, Bastianelli e Guazzini
Alzini Bretagne 2022
La volata vincente della Alzini, davanti a Markus (NED) e Wollaston (AUS), poi Zanardi, Bastianelli e Guazzini
Nella tua professione quanto conta la sua vicinanza?

Tantissimo, ho sempre detto che è uno stimolo costante a migliorarmi. E’ così che vedo i suoi successi. Mi ha dato molto di più a livello professionale, ma è nulla in confronto a quello umano. In gara lo vedete spigliato, spesso all’attacco, ma nella vita è tutt’altro, mite, la persona più buona che abbia mai conosciuto. Mi dà sempre consigli quando glieli chiedo, ma tiene sempre a precisare che non vuole intromettersi nel lavoro di preparatore e manager della squadra.

Se al primo anno in una squadra francese. Ben ti ha aiutato nell’imparare la lingua?

Sì ed è stato fondamentale per comunicare e fare squadra. A casa parliamo italiano, anzi mi fanno spesso i complimenti per quanto lui parli bene la nostra lingua, ma ha capito che era importante che potessi parlare con le mie compagne e i dirigenti. Io avevo imparato un po’ di francese a scuola, ma la pratica mi ha aiutato tanto ed è importante perché si è creato davvero un bel gruppo, considerando che è il primo anno.

Una vittoria in volata: non è proprio il tuo cliché abituale…

Che devo dire… Sentivo che le gambe andavano, che poteva essere la giornata giusta e mi sono buttata nello sprint. Ci credevo, non ho pensato alle avversarie, a chi era sulla carta più veloce di me. Devo dire grazie alle mie due compagne, la francese Cedrine Kerbaol e la belga Alana Castrique che mi hanno pilotato alla grande.

Alzini Mouscron 2022
La 25enne legnanese aveva chiuso terza a Mouscron, battuta dall’olandese De Jong
Alzini Mouscron 2022
La 25enne legnanese aveva chiuso terza a Mouscron, battuta dall’olandese De Jong
Una vittoria che ha rimesso in piedi una stagione difficile.

Non per il cambio di squadra e di vita, neanche a livello fisico. Il problema è stato la bronchite che Ben ha preso alla Tirreno-Adriatico e che mi ha trasmesso. Sono stata malissimo, io che ero riuscita a evitare il Covid sono stata messa a terra dalla febbre alta. C’è voluto tempo per venirne fuori e intanto le classiche del Nord erano andate. Alla Ronde de Mouscron con il terzo posto avevo visto che le cose cominciavano a riprendersi e in Bretagna ne ho avuto la conferma. Ma ho imparato una cosa…

Quale?

A me per andare in forma serve correre, devo aggiustare il tiro nella programmazione d’inizio stagione. Dopo la bronchite ad esempio sono ripartita dalla Gand-Wevelgem e chiaramente non avevo le gambe per tenere e ho finito per ritirarmi. Ne terrò conto per l’anno prossimo.

Che tipo di corsa era il Tour de Bretagne?

Molto dura. E’ vero che il livello di partecipazione non era pari a quello delle classiche, ma c’erano comunque tante big, basti pensare alla Bastianelli vincitrice di due tappe. D’altronde Uae e Ceratizit hanno presentato le loro formazioni migliori, il livello era alto. La tappa che ho vinto era quella principale, sempre su e giù con il circuito finale molto vario.

Alzini pista 2022
L’azzurra non intende minimamente rinunciare alla pista, ma a Milton non ci sarà
Alzini pista 2022
L’azzurra non intende minimamente rinunciare alla pista, ma a Milton non ci sarà
Come hanno preso la tua vittoria in squadra? Era la prima della stagione per la Cofidis…

E’ stata una festa. C’erano compagne che erano di quelle parti, erano letteralmente impazzite (i festeggiamenti nell’apertura, foto di Mathilde Lazou, ndr). Ripeto: formiamo un bel gruppo, si lavora bene insieme.

Tu poi venivi dalla trasferta su pista a Glasgow

Esatto, era la prima del nuovo corso e mi sono trovata benissimo con Villa. Il cittì ha davvero una grande esperienza: sapeva delle mie condizioni, ne abbiamo parlato e ha deciso di evitarmi le qualificazioni del quartetto schierandomi nella finale. Mi ha trattato come Martina Alzini e non come un numero, una qualsiasi componente del gruppo e fa così con tutte. A livello mentale mi ha aiutato tantissimo, sono tornata a casa convinta che abbiamo aperto una bellissima pagina.

Alzini Thomas 2022
La Alzini con il francese Thomas, suo compagno. Entrambi corrono per la Cofidis (foto profilo Facebook Thomas)
Alzini Thomas 2022
La Alzini con il francese Thomas, suo compagno. Entrambi corrono per la Cofidis (foto profilo Facebook Thomas)
Nella seconda prova non ci sei…

Sarei andata volentieri in Canada, ma devo pensare alle esigenze della squadra e questo Villa l’ha capito. Venerdì e sabato torneremo in Bretagna per le due gare di Morbihan e spero di far bene anche lì e continuare nel momento positivo. Anche perché so che la Cofidis mi vuole in gara sia al Giro che al Tour, sarà davvero un periodo duro. Io ho dato la mia disponibilità, ma ho anche detto che se dopo il Giro d’Italia sentirò di essere stanca e che non potrò dare il massimo per le compagne, allora mi tirerò fuori.

Si prospettano settimane di lontananza fra te e Ben…

Già, tra l’altro lui sa già che sarà al Tour, quindi quando lui finisce io comincio. Ma è il nostro lavoro: per fortuna ci sono i telefoni…

Il Thomas che non ti aspetti, raccontato dalla Alzini

10.02.2022
6 min
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«Te la sei voluta tu – le diciamo – dando quella risposta l’altro giorno su Benjamin Thomas!». Martina Alzini scoppia a ridere e dice che dovrebbe chiederci dei soldi per l’anteprima. Le rispondiamo che a pagarla dovrebbe essere semmai il compagno francese, cui ha portato così fortuna.

«Vincerà prima lui di me – aveva detto nell’intervistasolo perché inizia a correre in anticipo, non perché sia più forte. Scrivi bene, così come ti ho dettato, mi raccomando. So che ci tiene alle prime gare in Francia e ovviamente gli auguro di raccogliere dei buoni risultati fin da subito».

Neanche il tempo di dirlo e Bejamin ha vinto l’Etoile de Besseges con 16″ su Bettiol e 32″ su Johannessen. Si va avanti di battute finché il discorso con l’atleta della Cofidis non arriva al motivo della chiamata: in che modo si supportano nella vita di tutti i giorni due che fanno lo stesso mestiere e adesso per giunta nella stessa squadra? Quali consigli si danno?

Uno dei rari casi di… accordo fra Italia e Francia: a sinistra Benjamin, a destra Martina
Uno dei rari casi di… accordo fra Italia e Francia: a sinistra Benjamin, a destra Martina

Martina coglie subito lo spunto e la conversazione prende il largo in modo profondo e divertito. «I consigli sono tanti – dice – perché in ballo c’è anche la pista. Quest’anno “Ben” ha iniziato bene anche su strada, ma non dimentichiamo che è uno dei leader mondiali della pista. E’ di un’altra Nazione, eppure mi dice quello che fanno loro, con la sensibilità di non mettere bocca nella mia programmazione e nel mio lavoro. Non ha mai detto una parola di troppo che abbia potuto incidere sulla psicologia di una ragazza, che è già abbastanza delicata di suo…».

Deve essere stato strano lavorare entrambi per le Olimpiadi ed essere entrambi a Tokyo…

Abbiamo avuto degli avvicinamenti diversi, ognuno con le sue tensioni. Ha osservato le mie, ma non si è mai permesso di fare un’osservazione (mentre lei parla viene da pensare allo stillicidio di notizie che portarono all’annuncio della squadra azzurra per Tokyo, con le ragazze portate sino all’ultimo a prezzo di grandi tensioni, ndr). Mi supporta tanto, ma sa quando fare un passo indietro e starmi accanto nei momenti di difficoltà.

In cosa ti supporta?

Avevo tante incertezze e semplicemente mi ha fatto aprire gli occhi. A volte non riuscivo a seguire alla lettera gli allenamenti e la vivevo male, Ben mi ha insegnato ad avere lucidità e il giusto distacco. Mi piace, perché questa cosa è reciproca. Mi viene in mente la sua Olimpiade. Era il favorito dell’omnium, per cui il quarto posto nella corsa a punti è stato un momento difficile. Sapeva però che, al di là del risultato, poteva stare con le persone a lui più care, cioè i suoi genitori, il suo allenatore e ovviamente io.

Si dice che sia sbagliato portarsi il lavoro a casa…

Infatti ci sono dei momenti in cui lasciamo il ciclismo da parte e cerchiamo di godere di una vita normale, ma succede a fine stagione.

Vi allenate insieme?

Quando siamo sul lago, capita spesso ed è bello. Non è di quelli che parte subito a tutta e non molla mai. Ha un’andatura che mi piace, non va sempre come un pazzo. Chiaro che quando deve fare i suoi lavori, prende vantaggio, ma poi torna sempre (ride, ndr). E comunque per noi ragazze è sempre un bello stimolo uscire con qualcuno che va più forte. Però adesso (la voce cambia tono, ndr) questa cosa adesso dovete scriverla bene…

Che cosa?

Che in certi sprint, magari quelli con partenza da fermo perché in quelli lanciati non c’è margine, non vi nascondo che a volte lo batto. Bisogna che lo scriviate bene (ride di gusto, ndr). Sono cose che si fanno in allenamento, quando viene fuori l’ignoranza del corridore di fare la volata al cartello. E’ divertente e mi aiuta, ho conosciuto pochi con una mentalità come la sua.

Nella tua scelta di andare alla Cofidis ha pesato la sua presenza?

La verità? E’ una cosa che all’inizio mi ha limitato parecchio. Alla Valcar stavo bene ed è rimasta nel mio cuore, ma qui ho i miei spazi. Io adesso sono in Spagna con la mia squadra, mentre lui è a casa con la sua famiglia. Ognuno ha il suo lavoro, anche se Vasseur è manager di entrambi. Se ci sono contatti, è per aiutarmi a spiegare in francese le cose più tecniche, ma lì si ferma. Ho capito cosa significa avere l’etichetta. Figlio di… Compagna di… Cercherò di dimostrare che posso fare la mia carriera e dovrò farlo presto, sennò si… ringalluzzisce, visto che lui ha già vinto e io no (sbotta ancora a ridere, ndr).

Come fate a non scambiarvi i panni in lavatrice?

In lavatrice adesso è un casino (prosegue il buon umore, ndr). Prima le maglie della Valcar si riconoscevano, adesso l’unica differenza è che lui ha il logo WorldTour e io quelle della continental. Ma dite anche questo: il signor Thomas è disordinato!

Quindi ce l’ha un difetto, cominciavamo a preoccuparci…

Scrivetelo, è disordinato e deve imparare a mettere in ordine. Però per contro è capace di stirare i vestiti, per cui si fa perdonare.

Quando cominci?

Alla Valenciana il 17 febbraio, settimana prossima, per arrivare alle gare del Nord con in po’ di chilometri. Aspettiamo poi gli inviti di Giro e Tour e non nego che mi piacerebbe farli entrambi, senza però tralasciare la pista, da cui possono arrivare i risultati migliori. Vorrei fare una o due Coppe delle Nazioni, poi europei e mondiali.

Con Benjamin hai mai girato a Montichiari?

Mai insieme, perché anche lo scorso anno la struttura era chiusa al pubblico e aperta solo a noi della nazionale. Una frase che mi dice sempre è che quando smetterà gli piacerebbe insegnare pista ai bambini. Ecco, sarebbe bello se potesse farlo a Montichiari

Alzini, entusiasmo in azzurro e adesso l’avventura francese

27.01.2022
5 min
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Ancora qualche giorno poi si alzerà il sipario anche per il ciclismo femminile. Tra le ragazze che scalpitano per l’inizio della stagione c’è Martina Alzini, che ha lasciato la Valcar-Travel&Service dopo due stagioni per approdare alla francese Cofidis Women Team (contratto biennale).

Se in pista la milanese (che compirà 25 anni il prossimo 10 febbraio e in apertura è ritratta nella foto di Equipe Cofidis) è un punto fermo – ha conquistato tre ori europei U23 nell’inseguimento a squadre e un argento mondiale lo scorso ottobre – su strada invece vuole decisamente affermarsi per capire quali sono le sue qualità. Ha da poco concluso il ritiro di dieci giorni con la nazionale a Calpe in Spagna e prima che riparta con la nuova squadra l’abbiamo raggiunta al telefono per sentire il suo umore e sue intenzioni.

Il ritiro con la nazionale di Sangalli a Calpe ha molto motivato Alzini e le altre azzurre (foto Instagram)
A gennaio il ritiro con la nazionale di Sangalli a Calpe l’ha molto motivata (foto Instagram)
Martina, dopo i tre giorni in Slovenia col gruppo della pista a fine dicembre, ora questo collegiale azzurro su strada. Com’è andato? 

Molto bene. Le ragazze più giovani ed io abbiamo avuto l’onore di lavorare ed allenarci con atlete forti ed umili come Cecchini e Bastianelli. Si vede che hanno tantissima esperienza, sanno sempre darti quella dritta giusta che ti tornerà utile in futuro. Mi piacerebbe poter applicare questi consigli su strada e allo stesso modo vorrei essere come loro aiutando le più giovani in pista. Lavoro per guadagnarmi qualche convocazione anche su strada.

Hai notato qualche cambiamento con la gestione di Sangalli?

Paolo lo conoscevamo già da prima in vesti differenti (era il vice dell’ex cittì Salvoldi, ndr) però adesso è responsabile. Lui e Dino hanno due modi di lavorare molto validi, ma diversi e non critico assolutamente chi c’era prima. Paolo ci ha trattate da professioniste in tutti i sensi, venendo incontro alle esigenze di ognuna di noi. Anche se eravamo tutte assieme negli allenamenti, c’è chi aveva qualcosa in più da fare. Oppure a tavola c’è chi aveva qualche regola in più di nutrizione da seguire. Nessuno ha mai giudicato quello che stavamo facendo. E’ stato bello confrontarsi anche con Elisabetta Borgia (psicologa della nazionale e della Trek-Segafredo, ndr). Insomma ho apprezzato molto questo spirito propositivo. E c’è altro…

Alzini in testa. Il sesto posto del quartetto a Tokyo è un punto di partenza verso Parigi
Alzini in testa. Il sesto posto del quartetto a Tokyo è un punto di partenza verso Parigi
Cosa?

Sangalli fin da subito ha messo in chiaro la sua filosofia per le chiamate in azzurro. Un modo di ragionare che sposa molto quello dei team e che mi piace molto. Ovvero, non veniamo giudicate in base al peso, a quanto ci alleniamo o al risultato della classifica finale di una corsa, ma in base a quanto abbiamo fatto in gara. Verremo viste sul campo, su come ci siamo comportate, se siamo state d’aiuto alla nostra squadra e come abbiamo lavorato. Qualcuno potrebbe dire che queste sono cose scontate, ma quando il tuo coach te lo dice, ti fa sempre piacere.

La Cofidis oltre tutto sembra la squadra giusta per mantenere vivo il discorso della pista, anche in vista di Parigi 2024. Lo abbiamo visto nel 2021 tra gli uomini con Viviani e Consonni.

La pista non la abbandonerò mai, questo ci tengo a ribadirlo. Ho visto come hanno lasciato lavorare bene loro due e devo dire che nella scelta di venire qui ha influito anche qualche consiglio di Simone (Consonni, ndr). So che troverò la giusta professionalità e un ambiente non esasperato che consentiranno di tirare fuori la miglior versione di me tra pista e strada.

Il tuo 2022 su strada con il team francese come sarà?

Cercherò di prendere più coscienza dei miei mezzi. Di base sono una passista-veloce con un discreto spunto allo sprint e non disdegno le gare un po’ mosse, ma vorrei riscoprirmi. Vorrei capire quali sono realmente le mie caratteristiche. Spero di potermi ritagliare un po’ di spazio nelle classiche e puntare a qualche buon risultato in generale.

Guazzini e Alzini, dopo l’ottima esperienza alla Valcar, sono passate entrambe in Francia con Fdj e Cofidis
Guazzini e Alzini dalla Valcar sono passate in Francia con Fdj e Cofidis
Esordio e parte del calendario li hai già pianificati?

Debutterò dal 17 al 20 febbraio alla Volta Comunitat Valenciana, poi gare al Nord tra Belgio e Francia. Mi piacerebbe correre sia il Giro d’Italia Donne che il Tour de France Femmes, cercando di non finirmi nel primo per poi non compromettere il secondo, visto che si corrono a distanza di quindici giorni. Vorrei farli bene e spero di poter essere d’aiuto alla squadra.

Stai per disputare la tua settima stagione, tutte fatte con formazioni importanti. Ti senti di dare qualche messaggio alle junior che passano elite o alle giovani che maturano un po’ più tardi?

La mia filosofia di vita, sia per la scuola sia per la bici, è fare un passo per volta. Va bene porsi dei grandi obiettivi, ma prima si devono raggiungere i piccoli. Finché studi devi pensare alla scuola, perché se va male, poi è difficile recuperare o tornare indietro. Bisogna guardare le persone del team anziché sceglierlo in base al nome. E si deve avere una squadra che abbia pazienza e fiducia in te. In questo io forse ho sbagliato a passare elite con una formazione forte come la Alè Cipollini (era il 2016, ndr). All’epoca ero prima una studentessa che una ciclista, questo non lo devono dimenticare le giovani perché sono anni delicati quelli. Se dovessi tornare indietro, avendo visto come lavora, sceglierei Valcar.

Con questa immagine su Instagram, il suo compagno Benjamin Thomas l’ha ringraziata dopo l’oro della corsa a punti (foto Thibault Camus)
Con questa immagine su Instagram, Thomas l’ha ringraziata dopo l’oro della corsa a punti (foto Thibault Camus)
Martina, consentici di chiudere con una battuta. Nella Cofidis maschile ci correrà anche il tuo fidanzato Benjamin Thomas. Sfida in famiglia, chi sarà tra voi due a centrare il primo podio stagionale?

Lui, solo perché inizia a correre molto prima di me, non perché sia più forte. Scrivi bene, così come ti ho dettato, mi raccomando (ride, ndr). So che ci tiene alle prime gare in Francia e ovviamente gli auguro di raccogliere dei buoni risultati fin da subito.

Villa 2021

I primi ritiri su pista. Villa, come va con le ragazze?

24.12.2021
5 min
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Per Marco Villa le vacanze sono un soffio d’ali di una farfalla. Appena il tempo di rifiatare in famiglia davanti a panettone e/o pandoro e poi di nuovo in pista (nel vero senso della parola…) perché da lunedì a giovedì è previsto un nuovo raduno prestagionale, a Nove Mesto in Slovenia. Il primo, tra novembre e dicembre, era stato fatto alle Canarie e tra Ganna e Lamon, Bertazzo e Moro c’è stato spazio anche per un paio di ragazze (Martina Fidanza e Martina Alzini). E’ stato il primo approccio del tecnico olimpionico con la doppia veste di responsabile per entrambi i sessi.

Il suo lavoro è appena agli inizi e quindi ammette di avere ancora poco da dire sul piano fattuale: «Avevamo solo due ragazze, la prima cosa che emerge è che chiaramente bisogna dosare i lavori in maniera diversa: noi abbiamo lavorato su strada, quindi cambiavano i percorsi, cambiavano anche i rapporti da usare. Con loro ho fatto lavorare anche qualche U23, perché c’era qualche similitudine in più, per i pro’ il programma era più specifico e impegnativo, troppo per quel che serviva per le atlete».

Fidanza Alzini Canarie
Le due Martina per un selfie durante le uscite su strada: l’allegria è evidente (foto Instagram)
Fidanza Alzini Canarie
Le due Martina per un selfie durante le uscite su strada: l’allegria è evidente (foto Instagram)
Queste occasioni sono state utili come primo approccio con il mondo femminile: che differenze hai riscontrato?

E’ un movimento che conosco ancora poco, bisogna prendere le misure, come detto cambiano molte cose, dai rapporti alla quantità di ripetute. Bisogna trovare le giuste misure e questo avviene con il tempo, anche se a ben guardare non è poi così tanto visto che per Parigi mancano due anni e mezzo.

Con quali sensazioni stai vivendo questo nuovo incarico?

Sicuramente ho tanta curiosità proprio perché è un mondo nuovo. E’ uno stimolo in più lavorare con le ragazze, senza però dimenticare la concentrazione necessaria per seguire il gruppo che ho creato e che ha ancora tanto da dare. Ho ereditato un gruppo decisamente qualitativo, che ha ottenuto grandi risultati e al quale in definitiva manca solo il sigillo olimpico che è l’obiettivo che ci siamo prefissati. Io sono convinto che di questa comunione potranno beneficiare anche gli uomini, condividendo esperienze simili ma diverse.

Villa Paternoster 2021
Villa e Paternoster al Giro d’Onore al Coni: su Letizia il tecnico fa molto affidamento per quartetto e non solo
Villa Paternoster 2021
Villa e Paternoster al Giro d’Onore al Coni: su Letizia il tecnico fa molto affidamento per quartetto e non solo
A questo proposito, sono anni ormai che del quartetto femminile si dice che è proiettato verso Parigi 2024, che allora raggiungerà il suo apice vista l’età delle ragazze. Non pensi che questo continuo richiamo possa diventare un peso?

Con gli uomini avveniva lo stesso e i risultati sono arrivati. Il gruppo delle ragazze è composto da atlete che hanno già vinto da molto giovani, affrontando i grandi eventi senza aspettative e raccogliendo risultati prestigiosi. Così era forse più facile, ora bisogna concretizzare quei risultati, lavorare verso un obiettivo lontano, pianificando in modo da raggiungere proprio quel picco al momento giusto. Per far questo serve un gruppo valido ma numeroso, che possa affrontare il difficile cammino di qualificazione sapendo che poi alla fine solo in 5 potranno andare ai Giochi.

Hai tutte ragazze che fanno parte del WorldTour, che affronteranno la stagione su strada quasi completamente: è uno svantaggio nel programmare i lavori?

Non è per me una novità: con Ganna, Viviani, Consonni, Milan avevo praticamente 4 elementi su 5 presenti a Tokyo che venivano dal WorldTour, eppure si è lavorato bene, pianificando in modo da seguire sia l’attività su strada che quella su pista. Ganna ha addirittura gareggiato in entrambe le specialità ai Giochi e non è mancato molto che arrivasse a due allori. Molto dipenderà dalle ragazze.

Ganna Viviani 2021
Ganna e Viviani sono due degli azzurri della pista che militano nel WorldTour: le donne avranno la stessa libertà?
Ganna Viviani 2021
Ganna e Viviani sono due degli azzurri della pista che militano nel WorldTour: le donne avranno la stessa libertà?
In che misura?

Come si è visto in campo maschile, è fondamentale che siano le ragazze le prime a volere fortemente questo progetto, coinvolgendo procuratori, preparatori e i loro team. Io posso anche parlare con le varie squadre e lo farò, ma saranno loro le prime a doversi esporre, per poter essere al massimo ai Giochi.

Qualcosa però cambia: hai ragazze che potrebbero tutte guardare a Parigi 2024 anche in funzione strada…

E io lo spero vivamente, ossia mi auguro che il percorso che verrà scelto sia adatto a loro. Io sono per abbinare le due specialità e anche le ambizioni, ma anzi vado oltre, perché ci sarà anche la cronometro e non vedo perché non si possa pensare a tre partecipazioni di qualità per qualcuna di loro.

In questi primi approcci con il nuovo incarico hai già avuto modo di conoscerle, affrontare questi discorsi?

Non sono per me delle sconosciute, abbiamo condiviso molti ritiri anche prima anche se io ero concentrato sugli uomini. Ho già avuto modo di illustrare loro i miei progetti e messo in chiaro che dobbiamo procedere attraverso un confronto continuo, sapendo che il percorso può cambiare continuamente per mille variabili, dai calendari alla salute e tante altre cose.

Villa quartetto 2021
Lo scaramantico saluto prima della partenza: Villa è pronto per un altro quadriennio d’oro
Villa quartetto 2021
Lo scaramantico saluto prima della partenza: Villa è pronto per un altro quadriennio d’oro
Proviamo ad allargare il discorso rispetto al vertice: ti aspetti che questa comunanza di lavoro, questo convergere valga anche per U23, juniores e anche per le categorie inferiori?

Per gli U23 sicuramente, perché sono sotto il mio controllo. Con Salvoldi che curerà l’attività junior sia su strada che su pista ci conosciamo bene e spero che si riesca ad avere un confronto costante. Sarebbe importantissimo per poter far entrare nel gruppo ragazzi dei quali so già ogni caratteristica: così facendo ad esempio ho potuto portare Manlio Moro da U23 ai Mondiali, come componente del quartetto e terzo dell’inseguimento individuale dov’è andato molto bene. La mancanza di confronto rischierebbe di far perdere tempo prezioso ai ragazzi in primis, per questo noi tecnici dobbiamo lavorare insieme, sempre.

Alzini prepara la valigia. Dopo i mondiali, c’è la Cofidis

16.10.2021
5 min
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La Classic Morbihan di ieri è stata l’ultima corsa di Martina Alzini con la maglia della Valcar-Travel&Service (in apertura, foto @bastiengason), chiusa con la vittoria di Sofia Bertizzolo e il terzo posto di Chiara Consonni. In questo grande rimescolìo di fine stagione, dopo Balsamo e Guazzini, la squadra di Villa e Arzeni perde un altro pezzo importante. E se il presidente ha già raccontato la strategia e le problematiche della sua… creatura, seguire una delle nostre ragazze più rappresentative nel suo viaggio verso la francese Cofidis è motivo di interesse.

Il ciclismo femminile sta cambiando alla velocità della luce. I team WorldTour raddoppiano. Quelli più ricchi comprano la licenza altrui per debuttare subito nella massima categoria (UAE Emirates con Alé BTC Ljubljana). Quelli abituati a fare le cose per gradi scelgono di attenersi alla normativa Uci. Per cui se non hai mai fatto attività nel femminile, prima di salire nel WorldTour devi vivere una stagione come continental. La cosa ha un senso e la Cofidis 2022 sarà appunto una continental, con le spalle coperte però dal team di Vasseur.

Famiglia Valcar

Alzini alla Valcar-Travel&Service è arrivata due anni fa, non è di quelle atlete che hanno fatto lì tutta la trafila, però il senso del distacco c’è ugualmente.

«L’emozione è forte – dice – ho come la sensazione di lasciare una famiglia. Alla Valcar sarò grata per sempre, perché mi accolsero quando chiuse la Bigla, nonostante fossimo nell’anno del lockdown. Per questo ho aspettato la loro proposta sino all’ultimo, prima di accettare quella della Cofidis».

Il sesto posto del quartetto a Tokyo è stato amaro, ma è un punto di partenza verso Parigi 2024
Il sesto posto del quartetto a Tokyo è stato amaro, ma è un punto di partenza verso Parigi 2024
Come mai proprio loro?

Quando è uscita la notizia che avrebbero fatto il team femminile, si sapeva che fossero alle prime armi. Si sono mossi sul mercato cercando prima le francesi più forte, che però avevano quasi tutte un altro anno di contratto. Sono un’azienda internazionale, hanno annunciato di voler prendere metà francesi e metà atlete di altri Paesi e così hanno cercato anche me. Credo sia bello per il ciclismo femminile. Ho scelto loro perché alle spalle c’è una squadra WorldTour. Avremo le stesse maglie, le bici, gli accessori e parte dello staff. Ho parlato con Vasseur, il capo è lui. Ho già una mail con i vari ritiri e saremo spesso insieme al team maschile. Lo trovo molto motivante.

Come te la cavi col francese?

Lo parlo bene. Le lingue sono la mia grande passione, questo non sarà certo un problema.

Cos’hanno alla Cofidis più degli altri team?

E’ chiaro che ancora non so bene, dobbiamo ancora cominciare. E’ una scatola chiusa che non vedo l’ora di aprire. Però nel contratto ci sono molti punti che altrove non vengono nemmeno considerati. Vedo tanta tutela del lavoro. Avendo 24 anni magari posso non preoccuparmene, ma leggere che verrà creato un fondo pensione mi fa capire che si parla di vero professionismo.

Sarai l’unica atleta italiana, in apparenza, in un team che di italiani ne ha: dal diesse Damiani a Simone Consonni, passando per alcuni dello staff come Amadio…

Damiani lo conosco bene, vive nel paese in cui sono nata, e qualche parola con lui l’ho scambiata. E’ un passaggio che mi stimola molto e non mi fa paura. Ho già assaggiato con la Bigla l’esperienza di un team internazionale, che mi ha dato qualcosa di più.

Alla Valcar-Travel&Service per te era soprattutto tirare per ragazze più veloci, anche se Arzeni ha sempre detto che se credessi di più in te stessa…

E’ un punto su cui lavorare e credo sia vero. Anche per questo, nonostante con loro stessi davvero benissimo, a 24 anni mi è venuta voglia di togliermi qualche soddisfazione personale. Non lascerò assolutamente la pista, ma nella prima parte di stagione ci terrei a mettermi in evidenza, anche per dimostrare alla Cofidis che ha fatto bene a puntare su di me per i prossimi due anni. C’è anche il Tour…

Che in una squadra francese…

Sarà importante! Non sarebbe male fare bene in una tappa. Fra le ambizioni però c’è anche l’idea di arrivare bene alle Olimpiadi di Parigi. Ci tengono molto anche loro, per questo avrò lo spazio che serve per la pista.

Abbiamo fatto la prima intervista su bici.PRO all’inizio della stagione, si parlava di andare a Tokyo…

Vero (sorride, ndr), per certi versi mi aspettavo una stagione come questa. Volevo andare alle Olimpiadi e fare bene, l’ambizione era una medaglia quindi il sesto posto del quartetto è amaro. Ma ci siamo guardate in faccia e abbiamo capito quello che possiamo fare per migliorare. La stagione è venuta come l’avevo programmata. Ho corso abbastanza anche su strada. Il secondo posto nella crono di apertura del Toscana è stato figlio della pista. Qualche punticino insomma l’ho portato a casa.

La pista è parte integrante del suo bagaglio, così come le crono, ma sa vincere anche su strada
La pista è parte integrante del suo bagaglio, così come le crono, ma sa vincere anche su strada
La famiglia si disperde o resterà unita?

Guardo queste ragazze. Si ride, si scherza con la consapevolezza che saranno gli ultimi giorni insieme. Mi piacerebbe fra qualche anno correre ancora insieme, non si può mai sapere. Mi piacerebbe anche trovarmi con loro ogni tanto per un aperitivo, vestite normali. Intanto il prossimo lo paga Guazzini…

Perché?

Quando è venuto fuori che Elisa (Balsamo, ndr) cambiava squadra, non ha detto a nessuno dove sarebbe andata. Così fra noi abbiamo scommesso e chi indovinava avrebbe pagato l’aperitivo. E la “Vitto” ha detto la Trek, quindi tocca a lei.

Per chiudere la stagione manca solo un appuntamento…

Il mondiale su pista della prossima settimana. Perdere proprio la Guazzini per la caduta della Roubaix è stato una sfortuna. Ho visto l’entry list del quartetto, ci sono dei bei nomi, ma siamo dei bei nomi anche noi. Da lunedì si va tutte in pista. E magari ce ne andiamo dal 2021 con un buon sapore nella bocca.

Le magnifiche sei della pista, parole ed emozioni

Giada Gambino
04.07.2021
6 min
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Sono sei le ragazze scelte, sei azzurre che rappresenteranno l’Italia alle Olimpiadi su pista, sei donne forti e combattenti. Ognuna di loro ha una storia diversa, ma sono tutte accomunate da un palmares ricco di traguardi e vittorie. Le magnifiche sei sono: Balsamo, Alzini, Guazzini, Fidanza, Barbieri e Paternoster. Pochi giorni fa questi nomi sono stati comunicati ufficialmente, l’animo delle ragazze è stato inondato da tante emozioni, una tra tutte la tristezza per le compagne di nazionale non convocate. D’altronde passando tanti mesi assieme, si finisce per diventare una famiglia. Il posto per Tokyo è stato sudato e conquistato giorno dopo giorno, nei lunghi mesi di lavoro di quest’anno, sorge spontanea una domanda: cosa avete pensato appena capito che l’Olimpiade non era più solo un sogno

Questa è Rachele Barbieri, emiliana, 24 anni
Ecco Rachele Barbieri, emiliana, 24 anni

Rachele Barbieri

«Sapevo già da qualche giorno di essere tra le azzurre scelte per Tokyo e non vedevo l’ora che venisse fatta la conferenza per poterlo gridare a tutto il mondo. Non ce la facevo più a tenerlo per me. Quando l’ho saputo, però, ho subito chiamato mio padre, il mio preparatore, la mia mental coach e il mio migliore amico… Nessuno mi rispondeva, non riuscivo a crederci. Fortunatamente ero con il mio ragazzo e ho potuto condividere con lui subito questa emozione intensa, poi mi hanno richiamata tutti. E’ stato davvero un bel momento, sono stata contenta di questa scelta.

«Dietro c’è un lavoro tanto duro e difficile che molti nemmeno potrebbero capire, ma grazie al mio crederci sono riuscita ad ottenere ciò che volevo, sapendo di lavorare in un gruppo fantastico. Prima della conferenza non sapevo chi altre sarebbero venute con me e mi dispiaceva per chiunque fosse rimasta a casa. Infatti, una volta usciti i nomi ufficiali, ho scritto un messaggio a tutte perché è anche grazie a loro se sono riuscita in questo sogno. Non è finita, bisogna stringere i denti, sarà un mese di fuoco!».

Martina Fidanza, scratch, europei Plovdiv 2020
Ecco Martina Fidanza, 21 anni, bergamasca
Martina Fidanza, scratch, europei Plovdiv 2020
Lei è Martina Fidanza, 21 anni, bergamasca

Martina Fidanza

«Mi sono messa a piangere, poi mi sono sentita piena di energie… Non so nemmeno spiegarlo. Riccardo (Stacchiotti, il suo compagno, ndr) era appena arrivato a casa e sono subito andata ad abbracciarlo, mia sorella non ci credeva. Appena la notizia è stata resa ufficiale, sono stata riempita di affetto e sostegno. Cercherò di dare il meglio anche in questo mese di avvicinamento a Tokyo. Sinceramente non credevo di poter essere convocata, non avevo pensato a nulla è stata una vera e propria sorpresa. Ho un’agenda che mi porto ovunque quando parto, in cui scrivo pensieri ed emozioni e, sicuramente, sarà la prima cosa che metterò in valigia. Ho le giuste motivazioni! In questo momento sono così carica che mi farei persino una maratona a piedi».

Elisa Balsamo, cuneese, 23 anni
Tre specialità per Elisa Balsamo, cuneese, 23 anni

Elisa Balsamo

«Sono davvero felice! Il primo pensiero è andato a tutti quei sacrifici fatti da tanti anni e ripagati tutti insieme. Sono un po’ scaramantica, fino alla fine non ho mai avuto nessuna certezza, dovevo vedere il mio nome scritto. Questo mese colmo di appuntamenti mi servirà per definire al meglio la mia condizione e poter dare tutta me stessa o anche più. Essere già lì sarà un sogno, l’obiettivo principale è quello di non avere rancore e dare tutto poi… ciò che verrà si vedrà! Sono una ragazza che lavora duramente per realizzarsi, ma dopo che ottengo ciò che voglio mi pongo subito altri obiettivi». 

Martina Alzini, 24 anni, di Legnano
Martina Alzini 2020
Il sorriso di Martina Alzini, 24 anni, di Legnano

Martina Alzini

«Sono state tante emozioni contrastanti, qualche lacrima è scesa. La prima persona che ho sentito è stata mia mamma, lei conosce tutti i miei sacrifici. Lo scorso anno per essere più vicina al velodromo, mi sono dovuta trasferire e stare lontano da casa con la pandemia, non è stato facile. Essere motivo di orgoglio per i miei cari mi dà davvero tanta motivazione. La gioia di indossare la maglia azzurra è tanta. Paura? No, nella vita la paura sta in altro… Sicuramente tanta tensione che, spero, una volta arrivata a Tokyo si trasformi in forza e adrenalina. Adesso tra noi ragazze c’è anche più serenità! La competizione c’è ma, come dico sempre, quest’ultima deve avere una chiave costruttiva e positiva. Ho la fortuna di lavorare con ragazze serie e con la testa sulle spalle, bisogna fare un passo alla volta: il primo, da alcune di noi, è stato raggiunto. Adesso bisogna lavorare bene per puntare anche a una medaglia d’oro. Sono cresciuta in questo ambiente con la visione dell’Olimpiade come una meta nuova e da scoprire, siamo tutte giovani e con un bagaglio di esperienza da riempire». 

Vittoria Guazzini, 20 anni, toscana di Poggio a Caiano
Lei è Vittoria Guazzini, 20 anni, toscana di Poggio a Caiano

Vittoria Guazzini

«Ci ho sempre sperato, appena ho sentito il mio nome e ho davvero realizzato, sono scoppiata a piangere. Ho subito voluto condividere la notizia con le mie amiche e i miei familiari, mi hanno dato tanto loro. I miei genitori sarebbero contenti per qualunque cosa io facessi, ma questa è davvero una grande soddisfazione. Le Olimpiadi sono il sogno di ogni atleta, è il simbolo di tutto lo sport, va al di là del solo ciclismo. Sicuramente non bisogna adagiarsi sugli allori per la convocazione, ma bisogna fare del proprio meglio per poter dare davvero tutto a Tokyo. Le ragazze che non sono state convocate? Avranno modo di riscattarsi!».

Letizia Paternoster
E poi c’è Letizia Paternoster, 21 anni, trentina: l’ultima entrata fra le magnifiche sei
Letizia Paternoster
Infine Letizia Paternoster, 21 anni, trentina: l’ultima entrata fra le magnifiche sei

Letizia Paternoster

«E’ stata una grande emozione, soprattutto perché non è stato un anno semplice. La notizia mi è giunta mentre ero con il mio ragazzo, che mi ha sempre sostenuta in questi mesi particolarmente impegnativi. Ho una collanina con una medaglietta, un po’ il mio portafortuna e non potrò non portarla a Tokyo. Partirò con l’ambizione di far bene e dare il massimo, la competizione non mi spaventa. In questi ultimi giorni l’atmosfera tra noi è stata molto pesante, perché sapevamo che qualcuna di noi sarebbe rimasta fuori. Non posso negare che mi sia dispiaciuto in modo particolare per la Consonni e la Confalonieri. Se fossi di un’altra Nazione presente a Tokyo avrei “paura” davvero di tutte: sono e siamo forti». 

Fino al 5 luglio le nostre magnifiche sei saranno la mattina a Montichiari e la sera a Fiorenzuola dove, hanno riattaccato il numero in pista: una gara-allenamento. Il 6 avranno un giorno di stop per poi andare a gareggiare in Belgio dal 7 all’11 per poi dal 13 al 22 fare un ritiro in altura.

Alzini, il ciclismo è un affare di famiglia

24.01.2021
5 min
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Bionda, bella, un metro e ottanta: nell’Italia dei social e dell’effimero, qualcuno potrebbe chiedersi perché mai Martina Alzini dovrebbe spaccarsi di fatica su una bici. Mentre la ascoltiamo e la guardiamo, tuttavia, nella mente risuona la frase di un amico: «Andate a veder cos’è un corridore». E presto ogni parola della ragazza della Valcar-Travel&Service si incanala nel solco del ciclismo vero. Quello dei campioni e della passione che smuove le montagne.

Queste tre ragazze ora sono alla Valcar, ma da esordienti erano rivali. Qui nel 2011: da sinistra: Persico, Balsamo e Alzini
Insieme alla Valcar, rivali da esordienti: Persico, Balsamo, Alzini

«Il ciclismo – dice – è lo sport che ha caratterizzato la mia infanzia. Le squadre in cui sono andata sono state delle seconde famiglie. E’ una fortuna che auguro a tutti i bambini. Che trovino un ambiente in cui divertirsi, perché nel ciclismo e nello sport in generale, si impara a vivere».

Martina è uno dei pezzi forti del nostro quartetto. Agli europei di Plovdiv ha prima aiutato il quartetto a realizzare il nuovo titolo italiano dell’inseguimento a squadre, mentre l’indomani ha abbassato di 4” quello dell’individuale. Nel ritiro della nazionale sull’Etna, è anche l’addetta alla logistica degli allenamenti. E’ lei a tracciare il percorso coordinandosi con Salvoldi e poi a guidare le ragazze su strada. La sua presenza è discreta e sorniona. Tante volte la vedi seduta a margine del baccano delle altre come se fosse distratta, però segue tutto.

Sull’Etna si allenano in cicli di 4 giorni: uno prevede lavori specifici per il quartetto sui rulli in altura
Sull’Etna si allenano in cicli di 4 giorni: uno prevede lavori specifici per il quartetto sui rulli in altura
Ne fanno di chiasso…

Sono ragazze. Mi viene da ridere, perché non ho ancora 24 anni e non sono delle più giovani. Mi sono trovata in dei quartetti che ero la più grande.

Non buttarti giù… piuttosto che cosa ti aspetti dal 2021?

Sono davanti all’anno della mia vita, con gli obiettivi di andare a Tokyo e quello di entrare in un corpo di Polizia. Per una donna, specialmente per me che non vorrei mai abbandonare la pista, è il solo modo per lavorare tranquilla.

Perché la bici e perché la pista?

La bici perché è sempre stata la passione di famiglia. Di mio papà Giancarlo che correva al tempo di Saronni e di mia mamma Manuela che correva negli anni di Maria Canins. La pista perché fin da piccolissima ho avuto la fortuna di allenarmi nella pista di Busto Garolfo. L’ho sempre trovata un ambiente che dà emozioni diverse dalla strada. Dovessi scegliere, mi terrei la pista, insomma…

Martina Alzini
A novembre ha demolito di 4″ il record italiano dell’inseguimento, portandolo a 3’26″836
Martina Alzini
A novembre ha demolito il record italiano dell’inseguimento
L’altro giorno Salvoldi ha messo anche te fra le ragazze che, a suo avviso, potrebbero puntare soltanto sulla pista.

La speranza di entrare in un corpo militare è legata proprio a questo. Mi piace essere realista. La pista dà più possibilità di medaglia. Su strada c’è una sola campionessa europea all’anno, su pista si contano sulle dita di due mani.

Credi sia possibile entrare in un corpo militare?

Non ho ricevuto chiamate o proposte, ma dopo quello che ho fatto vedere nella scorsa stagione e i record italiani del quartetto e dell’inseguimento individuale, magari qualcuno potrebbe essere interessato.

Ciclismo e ragazze, oggi sembra davvero un’altra musica…

Tante persone, quando ero piccola e raccontavo quel che facevo, mi chiedevano se davvero anche le femmine corressero in bici. Oggi le cose sono cambiate, il ciclismo è diventato uno sport che va tanto d’accordo con le ragazze. I social ci danno visibilità e hanno portato l’immagine femminile anche in uno sport di fatica come il nostro. Se usati in modo costruttivo, i social possono fare tanto.

Scese dall’Etna, ritrovo nel piazzale di un centro commerciale, per partire in bici
Scese dall’Etna, ritrovo in un parcheggio per partire in bici
Criticavano Letizia Paternoster che corre con gli orecchini di perla?

E dov’è il problema? Pensate che Pauline Ferrand Prevot ha vinto il mondiale ed era truccata…

Che cos’è Tokyo per Alzini?

Un sogno che semmai te ne accorgi il giorno che si avvera. Il posticipo, ragionandoci bene, ci ha dato una seconda possibilità. Guardando come stiamo lavorando, non ci manca niente. E comunque sarebbe la prima esperienza in un cammino che porta verso Parigi.

Sembra brutto dirlo, ma a breve ci saranno le elezioni federali. Pensi mai cosa succederebbe se i quadri tecnici della nazionale venissero cambiati?

Credo che su strada non cambierebbe molto, se andasse qualcun altro. In pista invece sentiremmo la differenza, perché siamo tutte cresciute con questa impronta, questo metodo di lavoro. Sarebbe un grande cambiamento.

Il debutto 2021 dove avverrà?

Alla Vuelta Valenciana, sperando che si faccia. Poi le classiche del Nord, che sono le mie preferite. Sarò a disposizione delle altre, ma avrò anche il mio spazio personale.

Due Cannondale gialle della Valcar in testa: Alzini e Balsamo
Due Cannondale gialle della Valcar in testa: Alzini e Balsamo
Se il ciclismo è lo sport della famiglia Alzini, che cosa pensano vedendoti andare così forte?

Sono tanto orgogliosi, soprattutto i miei nonni. Mario e Giusi. Soprattutto in questi mesi difficili, chiusi in casa. Il mio è un nonno digitale, non lo ferma nessuno. «Ti abbiamo visto muovere le prime pedalate – mi dicono – ti abbiamo visto cadere in giardino…».

La conversazione in realtà non si è svolta tutto di un fiato, perché qualche minuto dopo l’inizio, il resto della nazionale è venuto a reclamare il tavolo del bar per giocare a carte. Così ci siamo spostati nell’area del piano terra adibita a palestra. Due sedie e per tavolo il suo fitness cube.

«Almeno serve a qualcosa – ha detto con un bellissimo sorriso – non diciamolo a Dino che non lo uso mai…». Va bene, non diciamolo a nessuno…