Nel mondo di Vittoria, in equilibrio fra ansia e ambizioni

21.09.2022
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Sul far della sera, dopo che noi ci siamo liberati dal traffico di Wollongong e lei ha finito una lunga seduta con Elisabetta Borgia, Vittoria Guazzini ci raggiunge su una poltrona della hall del Gibraltar Hotel di Bowral, base della nazionale in Australia. La presenza della mental coach ai mondiali non è affatto banale. Lo abbiamo visto stamattina nel supportare Federica Venturelli al momento di tornare in bici e lo leggiamo nella gratitudine che traspare dagli occhi chiari della toscana, che con l’ansia ha ammesso di convivere a fatica.

Sul podio, in quel pugno al cielo c’è la somma di settimane di lavoro e sogni realizzati
Sul podio, in quel pugno al cielo c’è la somma di settimane di lavoro e sogni realizzati

Lo sguardo avanti

La vittoria del mondiale crono U23 era un obiettivo dichiarato e, in quanto tale, niente affatto scontato. La gara ha detto che alle spalle delle tre più forti al mondo c’è questa ragazza italiana, riccia e bionda di 21 anni, che arriva da Poggio a Caiano e ha spirito, talento e forza da vendere. La “Vitto” la conosciamo da un po’ e ogni cosa nel suo cammino parla di crescita costante e scelte importanti.

«Penso che per ogni atleta – sorride con il suo accento toscanissimo – l’obiettivo sia quello di migliorarsi ogni anno. Io penso forse di avere dalla mia un po’ di talento (sorride e arrossisce, ndr), insomma diciamo che proprio negata in bici non sono… E ce la sto mettendo tutta per curare ogni aspetto che posso e provare a realizzare i miei sogni. Insomma, questa maglia iridata è un bel punto di partenza per i prossimi anni, perché vorrei riconfermarmi nella categoria elite».

In partenza, Guazzini sapeva di essere la favorita nella gara U23
In partenza, Guazzini sapeva di essere la favorita nella gara U23
Sei passata da vittorie agli europei U23 ad andare alle Olimpiadi, poi risultati fra le elite e adesso il mondiale. Come si fa a ripartire ogni volta?

A volte sento dire che dopo che uno ha vinto tanto, ma ancora non è proprio il mio caso, non riesce più a trovare motivazioni. Io penso che ogni gara sia a sé e sia speciale, perché si viene magari anche da momenti diversi o percorsi diversi. L’avvicinamento non è sempre quello sperato e anche riconfermarsi ha sempre il suo perché.

Il 2022 è stato l’anno dei grandi cambiamenti e alla fine è andato alla grande. Tutto scontato?

Neanche un po’. All’inizio della stagione ero un po’ agitata. Con la nuova squadra mi ero presentata con quell’infortunio (Vittoria ha trascorso l’ultimo inverno a riprendersi dalla frattura per la caduta alla prima Roubaix Femmes, ndr) e non era stato il massimo. Però loro hanno avuto tanta pazienza e non mi hanno assolutamente pressato. Anzi, mi hanno dato tutto il tempo di rimettermi. In effetti già ad inizio anno stavo bene, purtroppo poi c’è stato il Covid proprio nel periodo delle classiche che erano state il mio stimolo per recuperare il prima possibile. Sono cose che capitano e diciamo che la stagione poi si è rifatta alla grande. Ora posso dirlo, quindi va bene così.

Ecco la caduta alla Roubaix che è costata a Vittoria uno stop di due mesi (foto Louis Lambin)
Ecco la caduta alla Roubaix che è costata a Vittoria uno stop di due mesi (foto Louis Lambin)
Hai mai dubitato della scelta di lasciare l’Italia e andare in Francia?

Ormai sono una che quando fa le scelte, poi continua dritta. Poi non si sa mai, si ha sempre un 50 per cento di possibilità di sbagliarsi e 50 di avere ragione, ma io mi sono trovata molto bene, tanto che ho già rinnovato fino al 2025. Insomma, non l’avrei fatto se non mi fossi trovata bene. Loro hanno fiducia, io ho fiducia e credo sia un percorso giusto per continuare a crescere. Abbiamo degli obiettivi in comune, quindi mi è sembrato un progetto molto interessante. Sono contenta della scelta che ho fatto.

Difficile far convivere strada e pista?

La pista rimane, perché sono convinta che le due discipline possano andare l’una appaiata all’altra. Bisogna essere bravi a coordinare le cose, a pianificare per arrivare al meglio gli appuntamenti sia in strada sia in pista. Ma insomma, abbiamo tanti esempi di atleti che danno sostegno a questa teoria e l’obiettivo delle Olimpiadi di Parigi non è un segreto. Poi si potrà vincere o perdere, ma voglio arrivare lì senza rimpianti, con le altre compagne. 

A Tokyo prima dell’ultimo quartetto, con Balsamo, Alzini e Paternoster
A Tokyo prima dell’ultimo quartetto, con Balsamo e Alzini
Cosa hai portato via da Tokyo?

Tokyo è stata una grande esperienza. Come avevamo detto, non eravamo lì per il risultato. Poi se ci scappava il podio, non è che ci avrebbe fatto schifo (ride, ndr). E’ stato un passaggio importante, anche in vista magari delle prossime, perché già abbiamo un’idea di cosa vuol dire. Le Olimpiadi vanno al di là di ogni immaginazione. Pensavo che averle fatte mi avesse aiutato molto anche nella gestione dell’ansia, ma arrivando qui mi sono accorta che non ho imparato proprio niente.

Si è detto che avresti potuto fare anche la madison…

La madison è una disciplina che mi piace tanto e un pensierino l’avevo fatto, però giustamente si fanno delle scelte e non si ha mai la controprova di come sarebbe potuta andare. Sarebbe bello essere tutte sempre in pista, ma anche il quartetto di fa in 4-5. E la madison si fa in due, è giusto prendersi delle responsabilità.

Di nuovo Wollongong: prima di andare alla partenza, Vittoria con il cittì Sangalli e con Marco Velo
Di nuovo Wollongong: prima di andare alla partenza, Vittoria con il cittì Sangalli e con Marco Velo
Parliamo dell’ansia: si riesce a trasformarla in benzina?

Dipende, dipende… Qua ero particolarmente nervosa, perché sapevo di essere venuta con questo obiettivo. Si vince o si perde, però ero consapevole di aver fatto quello che dovevo e mi sarebbe un po’ dispiaciuto mancare all’appuntamento. Dopo l’europeo in pista a Monaco avevo staccato qualche giorno perché ne avevo bisogno, però quando ho ripreso, ogni cosa è stata fatta per questi giorni qua. Mi sono allenata tanto con la bici da crono e anche con la bici da strada. Ho fatto degli allenamenti e la Vuelta per rifinire la preparazione. E già nelle ultime notti là in Spagna non dormivo bene, perché pensavo a quello che c’era dall’altra parte del mondo.

E cosa hai trovato qua agli antipodi?

Il viaggio è stato lungo, stressante. Ho provato a recuperare. Il mio preparatore sapeva che avevo lavorato bene, che avevo solo bisogno di recuperare. Il giorno prima della gara ho visto il percorso e lì mi sono un po’ tranquillizzata, perché mi sono resa conto di cosa sarei andata a fare. Non mi ha fatto l’effetto solito di quando dico che i percorsi non mi piacciono. Mi sono detta: «No dai, quasi quasi mi piace».

Vittoria Guazzini conosceva tutte le curve per averle già studiate su vari software
Guazzini conosceva tutte le curve per averle già studiate su vari software
Non sapevi cosa aspettarti?

Tutt’altro. Alla fine le curve le avevo già viste molto bene su VeloViewer e su tutti i siti su cui ormai si può vedere tutto. Il mio preparatore mi aveva fatto tutto il planning con le foto, quindi sono arrivata lì che mi sembrava di averci girato sopra per un mese. Quando poi l’ho provato, ho fatto delle belle linee senza rischiare chissà cosa, per non buttare via tutto. Con una buona traiettoria non perdi velocità, ti metti in posizione e una metà dell’opera è quasi fatta. Sono tutti dettagli che alla fine contano.

Parli da professionista navigata, dov’è la “Vitto” caciarona di qualche tempo fa?

Casinista un po’ rimarrò sempre (ride, ndr), però sono diventata un po’ più professionale. Mi tocca, no? Diciamo che so distinguere i momenti in cui posso essere in un modo e quelli in cui non è il caso.

Stremata dopo l’arrivo, Vittoria con la sensazione di aver fatto un ottimo tempo
Stremata dopo l’arrivo, Vittoria con la sensazione di aver fatto un ottimo tempo
Pensi mai alla Valcar in cui sei diventata grande?

Come diciamo sempre, era una famiglia, ma lo era per davvero. Insomma, anche ora alle gare quando ci si vede, ci ritroviamo e le altre sentono sempre il casino e ridendo dicono sempre: «Italians». Insomma, siamo fatti così. E poi quando vincono le mie ex compagne, non nascondo che sono felice per loro. Alla Valcar hanno fatto un grande lavoro con tutte noi. Ma comunque con la nuova squadra abbiamo un bellissimo rapporto e ho rinnovato il contratto proprio perché si è creato questo bellissimo clima con lo staff, la dirigenza, le atlete. Sono contenta.

La posizione sulla bici l’hai studiata con loro?

Esatto. A maggio con la squadra siamo andati al velodromo di Roubaix insieme ad uno specialista e abbiamo fatto dei test sull’aerodinamica, per trovare la posizione migliore. Che fosse sì aerodinamica, ma che mi permettesse comunque di spingere. Insomma, devo dire che abbiamo fatto un bel lavoro.

Le amicizie costruite alla Valcar restano: qui Vittoria con Consonni alla Het Nieuwsblad del 2021
Le amicizie costruite alla Valcar restano: qui Vittoria con Consonni alla Het Nieuwsblad 2021
Quanto sono lontane le prime tre? 

Ormai ci conosciamo tutte e se devo essere sincera sono molto contenta della mia prestazione. Al di là della maglia under, ho sempre saputo che la cronometro sia una disciplina che mi si addice. Però prima magari era quasi una sensazione, ora ho avuto questa conferma che fa bene anche per il morale. Mi dà ancora più voglia e motivazione. Al momento le prime tre sono ancora un po’ lontane, ma non irraggiungibili. Insomma ho già voglia di correre il prossimo mondiale.

Dopo l’Australia, testa alla pista?

Una cosa per volta, qui non abbiamo ancora finito (quando parliamo, Vittoria deve ancora correre il Team Relay e la prova su strada di sabato, ndr). Poi ci sarà bisogno di un po’ di stacco e poi tornerò sicuramente in pista. Andandoci regolarmente durante l’anno e facendo dei richiami prima degli appuntamenti, si entra presto nel mood giusto. Abbiamo visto che funziona già all’europeo, si tratterà di trovarsi con le altre ragazze, affinare un po’ i meccanismi e anche lì salterà fuori la voglia di far bene. Quindi tireremo fuori tutto quello che c’è. Su strada corro ancora il Giro dell’Emilia perché comunque è vicino a casa e la squadra ci teneva, perciò vado volentieri.

Nella conferenza stampa, Vittoria ha fatto sfoggio di un ottimo inglese e grande sicurezza
Nella conferenza stampa, Vittoria ha fatto sfoggio di un ottimo inglese e grande sicurezza
E finalmente dovresti ritrovare Marta Cavalli?

Con Marta abbiamo corso insieme per la prima volta all’italiano con le Fiamme Oro. Ci dicevamo che fosse impossibile che non avessimo fatto ancora una gara insieme. E poi dovevamo fare il Tour, purtroppo però sappiamo tutti com’è andata a finire. Spero veramente che possa ritornare in gruppo per queste ultime gare e di fare almeno il Giro dell’Emilia insieme. Poi il prossimo anno sono sicura che insieme faremo delle belle cose.

E’ quasi ora di cena. Passano Salvato e Quinziato, che alloggiano nello stesso hotel. Giornalisti pochi, qualche dilettante passa e saluta. Ci sono Marcellusi e Buratti, poi passa Arianna Fidanza. Ecco il presidente Dagnoni e Antonio Ungaro dell’ufficio stampa. La serata è tranquilla, domani si correrà il Team Relay, poi la fase delle crono sarà alle spalle.