Bouhanni, altra caduta. Ora il nemico è la paura

05.02.2023
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Di nuovo sull’asfalto, un volo a 70 all’ora. Nacer Bouhanni era appena alla seconda corsa dopo la rovinosa caduta al Giro di Turchia del 2022, quando a causa di uno spettatore in mezzo alla strada aveva rischiato di rimanere tetraplegico. E ora nel secondo giorno di Mallorca, sulle strade del Trofeo Palma, mentre era intrappolato a centro gruppo, due corridori si sono toccati dietro di lui e uno di loro si è schiantato contro la sua ruota posteriore. L’uomo del Team Arkea-Samsic è volato dall’altra parte della strada. Stordito. Ferito. Con un trauma cranico, un grosso ematoma al costato e abrasioni a non finire.

Per un momento si è temuto che la sua carriera sarebbe finita lì, tanta è stata la paura. Invece Bouhanni si è dato una scossa. Gli esiti degli esami hanno escluso fratture e gli hanno restituito morale. Il casco Ekoi ha fatto più che bene il suo dovere, tanto che non è stato neppure avviato il protocollo per la commozione cerebrale. Resta ora da combattere contro l’insicurezza: il vero punto debole in questa fase così complicata della sua carriera.

La caduta del Trofeo Palma ha fatto ripiombare Bouhanni e la squadra nelle paure già provate nel 2022 (immagini TV)
La caduta del Trofeo Palma ha fatto ripiombare Bouhanni e la squadra nelle paure già provate nel 2022 (immagini TV)

Giusto nelle settimane precedenti, il francese aveva ribadito il suo entusiasmo e la sua impazienza di rientrare in corsa, nove mesi dopo la caduta in Turchia e la relativa frattura di una vertebra. E ora si è ritrovato di colpo a fare i conti con la paura.

Come Jakobsen

Il mestiere del velocista non è semplice e la componente psicologica è spesso quella decisiva. Ultimamente è capitato più volte di ragionare sulla situazione di Jakobsen, che a sua volta rischiò la pelle al Tour de Pologne del 2021. E l’olandese, che di quel volo tremendo porta ancora i segni sul volto, domenica scorsa ha rischiato nuovamente di franare durante l’ultima volata alla Vuelta a San Juan, quando uno spettatore, sporgendosi troppo, lo ha colpito al volto con un cellulare.

«Davvero il mestiere del velocista non è dei più facili – ha detto all’Equipe Emmanuel Hubert, il team manager della squadra di Bouhanni – ma io credo in una buona stella che metterà tutto a posto. Se Nacer riuscirà ad essere al via del Tour de France, vincerà. Per il momento è stato necessario un ritorno graduale agli allenamenti, in attesa che giunga alla fine dei suoi guai».

La caduta nella 2ª tappa al Presidential Tour of Turkey 2022 era stata provocata da un pedone (foto Instagram)
La caduta nella 2ª tappa del Turchia 2022 era stata provocata da un pedone (foto Instagram)

I ricordi più lucidi

In questi pochi giorni nuovamente all’ospedale, il francese ha avuto il tempo per ricordare le sensazioni tremende dell’anno scorso, rimettendo in ordine le sue sensazioni.

«C’è stato davvero il rischio di tetraplegia – ha raccontato – ho immaginato di trovarmi su una sedia a rotelle. Non volevo più andare in bicicletta, pensavo solo a guarire, a poter girare la testa, a camminare, ai gesti di tutti i giorni. Quell’uomo me lo sono rivisto davanti almeno un milione di volte. Camminava in mezzo alla strada e l’ho colpito a 60 all’ora. Ricordo tutto e questo potrebbe anche non essere un bene. La curva, il lungomare, il rilancio. Questo spettatore girava da un po’, il primo del gruppo lo ha visto, ma quando sei tra le ruote non puoi fare molto. Mi è finito addosso, l’ho visto quando ero a un metro da lui. Ho avuto solo il riflesso di abbassare la testa e il casco lo ha colpito. Da lì ho conosciuto un dolore per me totalmente nuovo, come se qualcuno mi piantasse un chiodo nel collo al minimo movimento».

Bouhanni ha svolto il recupero dall’incidente del 2022 nella Clinica Bizet di Parigi con il dottor Georges Naim Abi Lahoud (foto Instagram)
Bouhanni con il dottor Georges Naim Abi Lahoud della clinica Bizet di Parigi, dove è stato curato nel 2022 (foto Instagram)

Prigioniero del gruppo

La sensazione di essere intrappolato al centro del gruppo è la stessa raccontata in relazione alla caduta di Mallorca. E quel senso di impotenza è la causa delle preoccupazioni del team e se ne andrà, sperano i suoi tecnici, quando Nacer riuscirà a ripartire nel modo giusto.

«Alla ripresa dalla caduta del 2022 – ha ricordato Bouhanni – sembravo paranoico. Ogni volta che passavo davanti a un’auto o a un camion, guardavo la velocità e mi chiedevo cosa sarebbe successo se mi avesse colpito. Ero ancora sotto shock, ma dopo un po’ mi sono imposto di smettere di pensarci. Il ciclismo è uno sport rischioso, ne ho parlato con mia moglie. Lei sa che è quello che amo, quindi ritrovarmi a non fare niente dall’oggi al domani non sarebbe stata la soluzione giusta. Se mi fossi arreso, sarebbe stato un fallimento».

Bouhanni è rientrato in corsa il 26 gennaio al Trofeo Ses Salinas: tre giorni dopo, ecco la nuova caduta
Bouhanni è rientrato in corsa il 26 gennaio al Trofeo Ses Salinas: tre giorni dopo, ecco la nuova caduta

L’istinto del pugile

Così Bouhanni si è rialzato e così si alzerà nuovamente anche questa volta. La sua precedente carriera da pugile gli ha insegnato a cadere e risollevarsi. Il recupero a livello fisico è quasi completo, gli resta un fastidio al collo e alla schiena dopo quattro ore di bici e per questo la nuova caduta potrebbe aver rallentato il processo. Ora resta di fare i conti con la paura, con una certezza confessata a bassa voce dal diretto interessato.

«Se torno è perché credo di poterlo fare. Se sarò nel gruppo lanciato verso lo sprint, non mi tirerò indietro. Ma se riuscirò a vincere, sarà un’impresa».

Donegà, la Champions League dopo la delusione mondiale

16.11.2022
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La UCI Track Champions League, giunta al suo secondo anno, si è aperta il 12 novembre con la tappa inaugurale di Mallorca. Si concluderà, dopo 5 tappe, il 3 dicembre a Londra. Un format nuovo dedicato alla pista, per far crescere un movimento che negli ultimi anni ha regalato tanto spettacolo ed emozioni. Matteo Donegà, del Cycling Team Friuli, è stato selezionato tra i 18 corridori che partecipano alla sezione Endurance di questa manifestazione. Ed è il pistard classe 1998 che ci porta all’interno di questo nuovo mondo.

Come nasce la selezione per la Champions League?

L’UCI seleziona 18 corridori al mondo in base ai risultati dell’ultimo anno, ci sono quattro parametri: ranking, posizionamenti nelle varie tappe di Coppa del Mondo, mondiali, europei (nella foto di apertura la corsa a punti conclusa in quinta posizione). Io ho guadagnato la selezione grazie ad una buona posizione nel ranking, essendo quinto nella corsa a punti, e con la vittoria nella tappa di Coppa del Mondo di Cali

La prima tappa della UCI Champions League è stata Maiorca, una festa per tutti (foto UCI)
La prima tappa della UCI Champions League è stata Maiorca, una festa per tutti (foto UCI)
Vi contatta direttamente l’UCI o passate tramite la nazionale?

In questo evento non c’entra, noi rappresentiamo l’Italia, ma non siamo iscritti né come nazionale né come team. Corriamo con una maglia che ci fornisce l’UCI, sulla quale decidiamo noi 3 sponsor da inserire, in questo caso specifico li ho scelti con la squadra, il Cycling Team Friuli.

Nei criteri di selezione c’è anche il mondiale, al quale eri stato convocato poi escluso… 

Sì, rientravo tra i convocati di Villa, poi alla fine il cittì a due giorni dalla fine ha deciso di non portarmi. E’ stato un fulmine a ciel sereno, anche perché io avevo già tutto pronto, compreso trolley e bici. Questi due sono arrivati in Francia, io no. 

La motivazione?

Scelta tecnica, Villa mi ha detto che nella mia specialità – la corsa a punti – avrebbe fatto correre un altro. Mi aveva detto che avrebbe fatto correre Viviani, poi invece ha partecipato Scartezzini, anche perché Elia non aveva il minimo dei 250 punti per correre. Nonostante la mia posizione nel ranking fosse migliore, per un certo periodo sono stato anche primo. E’ stata una delusione, anche perché dopo l’ufficialità della convocazione mi avevano contattato alcuni giornalisti con i quali mi ero speso a parole dicendo che sarei andato ai mondiali. E non è tutto…

I corridori in corsa in questa Champions League sono 72 divisi in 4 categorie (foto UCI)
I corridori in corsa in questa Champions League sono 72 divisi in 4 categorie (foto UCI)
Ovvero?

Nei giorni che precedenti al mondiale avevo contattato l’UCI Champions League per confermare che sarei andato al mondiale. Ho rischiato di non essere convocato anche a quest’ultimo evento, perché correre i mondiali, come detto, è uno dei requisiti per partecipare alla Champions League. 

Invece ci sei andato comunque alla fine…

Questo grazie alla mia alta posizione nel ranking e alla vittoria di Cali. Però dall’organizzazione mi hanno chiamato chiedendomi come mai non fossi a Parigi a correre. Ho tenuto un colloquio telefonico spiegando che ero stato convocato e poi escluso, alla fine gli organizzatori mi hanno tranquillizzato dicendomi che un posto si sarebbe trovato, ed eccomi qui. 

Ora che sei entrato in questa Champions League come ti sembra?

Assomiglia molto ad una Sei Giorni ed io sono innamorato di quelle corse, sono anni che cerco di andare per il mondo a farle. Mi piace molto l’idea di dare spettacolo, di far divertire la gente. 

Quanti atleti partecipano?

Ci sono 4 categorie: uomini e donne velocità e uomini e donne endurance. Ogni categoria ha 18 corridori. Io corro nelle discipline endurance: disputiamo uno scratch di 5 chilometri ed una corsa a punti. Sono format più brevi e che punta sullo spettacolo. Personalmente questa prima tappa serviva per prendere le misure, a me piacciono le gare più lunghe

Come sono organizzato gli spostamenti e le corse?

Non avendo l’appoggio della nazionale, siamo in contatto diretto con l’UCI Champions League. Io ho prenotato tutto tramite l’agenzia che ci ha messo a disposizione l’organizzazione. Anche questa è un’esperienza in più, ti insegna qualcosa di nuovo, devi pensare a tutto tu.

L’esordio non è stato dei migliori per Donegà (sullo sfondo) che ha chiuso al 13° posto la prima tappa (foto UCI)
L’esordio non è stato dei migliori per Donegà (sullo sfondo) che ha chiuso al 13° posto la prima tappa (foto UCI)
Si corre in un periodo particolare, a fine stagione…

E’ un punto di vista, sicuramente i corridori che hanno fatto una stagione intensa su strada e pista hanno declinato l’invito. Elia (Viviani, ndr) era uno dei selezionati, ma ha detto di no perché doveva riposarsi per l’inizio della nuova stagione. Di atleti di spessore ce ne sono molti, il livello è alto, diciamo che forse ci sono più “specialisti” della pista. Ce ne sono molti, c’è gente forte da tutto il mondo, c’è un bel livello. O vogliono preparare la stagione. 

C’è un maggior ricambio, no?

Secondo me è meglio così, c’è spazio anche per altri ragazzi, c’è la possibilità di fare esperienza. Essere selezionato qui è stato un modo anche per superare la delusione del mondiale. Nella mia carriera non mi ha regalato mai nulla nessuno e penso che questa selezione alla Champions League me la sono meritata da solo. 

Rimane una bella vetrina anche per eventuali opportunità future?

Sì, io sono sempre in contatto con l’Esercito per entrare in un corpo militare, è da un po’ che cerco di entrare. Spero che la partecipazione alla Champions League mi aiuti anche da questo punto di vista. Un evento del genere è una bella occasione anche per un corpo militare. Una corsa del genere dà una certa immagine del corridore, diventa più facile anche essere invitati alle sei giorni. La pista è il mio ambiente, mi sento a casa e spero di poter continuare ancora a praticarla.

Ma questo Mas è forte davvero? Chiediamolo a Piepoli

23.01.2022
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Partiti Lopez e Soler, dando per scontato che Valverde farà l’ultima stagione in assoluta libertà e aspettando che Einer Rubio e Ivan Sosa oltre al profumo mostrino l’arrosto, il leader del Movistar Team al Tour e poi alla Vuelta sarà Enric Mas. Ventisette anni, professionista dal 2017, 60 chili e quasi 1,80 di altezza, il corridore di Mallorca da qualche mese ha cambiato preparatore ed è stato affidato a Leonardo Piepoli.

Il ragazzo ha 27 anni, non è più un bambino e frequentando il mondo delle corse si è avuta spesso la sensazione di una certa insicurezza per la quale ha spesso commesso degli errori tattici.

Il secondo post finale della Vuelta ha fatto scattare una molla decisiva in termini di autostima
Il secondo post finale della Vuelta ha fatto scattare una molla decisiva in termini di autostima

«E’ un corridore che in carriera – commenta Piepoli – farà podio al Tour e vincerà un grande Giro. Due volte secondo alla Vuelta, quinto e sesto al Tour non li fai per caso. Ma è vero che non è il tipo che parte da leone, ha bisogno prima di rafforzare l’autostima e poi diventerà anche lui un leone…».

Come si faccia a trasformarlo in leone è quello che cercheremo di capire nei prossimi minuti parlando con Leonardo, da poco rientrato in Puglia dal ritiro della squadra. Anche in questo il mondo Movistar è cambiato parecchio, dagli anni recenti in cui i ritiri venivano ritenuti superflui mentre il resto del mondo ne aveva fatto un passaggio cruciale. L’arrivo di Patxi Vila alla guida dei tecnici ha razionalizzato le abitudini e allineato la Movistar con il resto del gruppo.

A Valdepenas de Jan alla Vuelta tiene testa a Roglic, mostrando un nuovo cambio di ritmo
A Valdepenas de Jan alla Vuelta tiene testa a Roglic, mostrando un nuovo cambio di ritmo
Secondo te Mas è forte davvero?

Adesso posso dire di sì. Prima non lo conoscevo. Lo avevo visto andare subito forte alla Quick Step, appena passato. Due vittorie al secondo anno e un gran lavoro al Nord per Alaphilippe. Finché è arrivato qua e ha chiesto di lavorare con me. Purito Rodriguez mi diceva che è molto forte e ha metodo nel lavoro, così a fine gennaio scorso ho cominciato a lavorarci. Come prima cosa ho guardato i file di allenamento e ho notato che nell’arco di una settimana faceva solo due salite lunghe e per giunta a Mallorca. Gli capitava di fare sei ore per cinque volte all’anno. Lo prendevo in giro dicendogli che non si allenasse e lui mi guardava strano. Infatti nonostante ciò, finiva i Giri in crescendo. All’ultimo Tour ha avuto un giorno storto, ma era con i migliori. E alla Vuelta ha fatto uno step decisivo.

Che cosa significa tutto questo?

Che c’è motore ed è allenabile. Così abbiamo preso la sua preparazione e abbiamo cambiato direzione. Ha margini importanti, ma ha fatto fatica a trovare dei miglioramenti. Al Catalunya ha fatto una gran fatica, stessa cosa al Giro dei Paesi Baschi, stentava a fare il salto di qualità.

Ancora la Vuelta, all’Altu d’El Gamoniteiru arriva 3° dietro Lopez e Roglic
Ancora la Vuelta, all’Altu d’El Gamoniteiru arriva 3° dietro Lopez e Roglic
Come mai?

Ci ho pensato parecchio. Nei primi anni era vincente già in avvio di stagione. Le corse nei dilettanti gli avevano dato brillantezza e cambio di ritmo e correndo molto, la qualità non decresceva. Quando poi da professionista il numero delle corse è andato scendendo, ha perso quella qualità. Di suo ha poco cambio di ritmo. Inquadrata questa caratteristica, abbiamo lavorato per costruirla e a quel punto c’è stata la svolta. Sull’arrivo di Valdepenas de Jaen se l’è giocata e alla fine è arrivato a 3 secondi da Roglic: l’anno prima ne avrebbe presi almeno 20. 

Perché la Vuelta è stata lo step decisivo?

Perché è rimasto a giocarsela con Roglic, sia pure con un distacco in qualche modo falsato dalle crono, dove ancora non ci siamo. Due minuti e mezzo sono troppi da regalare.

E comunque è arrivato secondo dopo il sesto posto del Tour…

Anche di questo si può parlare. Fra le due corse c’erano tre settimane in cui ha fatto poco o niente. E’ tornato a Mallorca, mentre come tutti gli altri sarebbe dovuto andare ad Andorra, dove ha la residenza, per lavorare al fresco e fare salite. Sono gli aspetti su cui intervenire, magari partendo dall’osservazione di quello che fanno gli altri.

Crono di apertura della Vuelta a Burgos, passivo di 18″
Crono di apertura della Vuelta a Burgos, passivo di 18″
Lui è convinto di volerlo fare?

E’ contento, perché la Vuelta gli ha dato fiducia. Ha perso terreno solo ai Lagos de Covadonga, ma solo perché il giorno prima era caduto male. Si è visto brillante in salita e gli è venuto morale. E intanto abbiamo iniziato lavorare sulla crono.

In che modo?

Quest’anno è arrivato Velasco, che era responsabile dei materiali all’Astana. Su lui e pochi altri ci stiamo concentrando, sperando di eliminare o ridurre quel gap.

Un inverno diverso quindi per lui?

Sta lavorando tantissimo, cosa che l’anno prima non si era riuscito a fare. Ma c’è da capirlo, con la Vuelta finita a novembre e la ripresa subito a tutta.

Quando debutterà?

Farà 2-3 prove a Mallorca, casa sua. Poi Volta Valenciana, ritiro a Sierra Nevada, Tirreno o Parigi-Nizza. Baschi. Freccia e Liegi. Altura. Delfinato e Tour. Tolti Roglic e Pogacar, il terzo posto del Tour è aperto a 4-5 corridori e lui è uno di questi. Il trend è di crescita ed è positivo che gestisca bene lo stress e situazioni come i ventagli che per uno scalatore di solito sono ostili. Ma lui è alto, si difende bene.

Come ti trovi nel tuo ruolo?

Bene, molto bene. Patxi ha portato una bella organizzazione. Io seguo i ritiri e quando serve vedere un corridore, vado a trovarlo e si fanno 3-4 giorni assieme. Quest’anno non mi dispiacerebbe affacciarmi alla Tirreno-Adriatico, che viene bene anche logisticamente. Ma resto nei miei panni di allenatore, per l’ammiraglia ci sono i direttori sportivi.

Saby Sport, ecco la divisa della Work Service per il 2022

17.01.2022
4 min
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La stagione della Work Service-Vitalcare-Videa è ufficialmente partita, ma prima ancora di “spillarsi” il primo numero di gara sul dorso, gli atleti hanno avuto modo di conoscere la nuova divisa 2022. Disegnata e prodotta, con esperienza e professionalità, anche quest’anno, da Saby Sport.

Massima vestibilità

Il completo che Saby Sport ha ideato per la Work Service va nel segno dell’altissima qualità: il top di gamma della collezione Limited Edition. Realizzata come sempre interpretando al massimo la più autentica passione per il vero Made in Italy, questa linea è al tempo stesso innovativa e moderna. Senza tuttavia discostarsi dalla tradizione manifatturiera italiana.

Alla base c’è un rispetto della metodologia di confezionamento che impone la cura estrema fino al più piccolo dei particolari… La maglia presenta fondo bianco e blu e ad essa si abbina il pantaloncino “total blue”, frutto di tre anni di ricerca per poter assicurare comodità e leggerezza agli atleti della squadra.

Rebellin in visita presso Saby Sport: alla sua sinistra Sabina Zambon e Gianluca Peripoli
Rebellin in visita presso Saby Sport, con alla sua sinistra Sabina Zambon e Gianluca Peripoli

I dettagli tecnici

«La qualità principale di questa nuova divisa – ci racconta Gianluca Peripoli, responsabile Saby Sport – è a mio avviso la sua vestibilità. A detta di molti atleti sembra quasi di non indossarla… Realizzata con tessuto 14610, aderisce facilmente al corpo grazie alla sua elasticità. La maglia presenta una zip centrale pressofusa che alza ulteriormente il livello di qualità del kit gara. Una divisa che presenta molte qualità: oltre ad essere aerodinamica e dunque performante, garantisce ottima traspirabilità e protezione ai raggi solari.

«E proprio per agevolare al massimo l’attività del team, abbiamo pensato di modificare alcuni aspetti che, a nostro avviso, potranno fare la differenza. La manica, ad esempio, non ha l’elastico in silicone, ma un taglio vivo con il tessuto lavorato al laser e dunque senza ricorrere a cuciture. Il fondo della maglia è invece previsto con un ampio elastico in silicone per ottenere la giusta rigidità.

«Abbiamo poi realizzato un pantaloncino che potesse ridurre davvero al minimo molti inconvenienti, come ad esempio l’irritazione o l’abrasione della pelle dovuta allo sfregamento. Anche il fondo gamba è a taglio vivo con una siliconatura interna per garantire una perfetta vestibilità. Le bretelle e la parte finale del pantaloncino sono realizzate anch’esse con taglio vivo. Il fondello Elastic Interface by CyTech, invece, garantisce un’assoluta comodità, un’eccezionale resistenza all’attrito… senza irritazioni».

Le maglie ufficiali della Piccola Sanremo, disegnate da Saby Sport
Le maglie ufficiali della Piccola Sanremo, disegnate da Saby Sport

Battesimo a Mallorca

Entusiasta del materiale tecnico messo a disposizione da Saby Sport è anche tutto l’entourage della formazione presieduta da Demetrio Iommi.

«Già nel corso del 2021 – ha aggiunto lo stesso Iommi – abbiamo avuto la possibilità di apprezzare le qualità dei capi realizzati da Saby Sport. Insieme a Gianluca Peripoli, e ai suoi esperti tecnici, in questi mesi abbiamo analizzato i feedback dei corridori per così poter scegliere le migliori soluzioni disponibili sul mercato per confezionare la divisa 2022. Ne è nato un kit di qualità, caratterizzato da uno stile nuovo ed affascinante. Una maglia con la quale i nostri ragazzi andranno all’assalto dei nuovi prestigiosi traguardi che ci attendono. Non vediamo davvero l’ora».

La prima occasione utile per vedere all’opera la Work Service Vitalcare Videa con il nuovo kit gara Saby Sport 2022 sarà la Challenge Mallorca, che il 23 gennaio prossimo aprirà ufficialmente il calendario professionistico europeo.

SabySport

Champions League, primo round: sentiamo la Zanardi

09.11.2021
5 min
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Il panorama del ciclismo si è arricchito di una nuovissima competizione. La Champions League della pista. La neonata creatura dell’Uci è iniziata sabato 6 novembre a Palma de Mallorca ed in programma ci saranno altri quattro round fino all’11 dicembre tra i velodromi di Panevezys (Lituania), Londra (due date) e conclusione a Tel Aviv.

A Mallorca, Harrie Lavreysen ha vinto le prove di velocità / ©SWpix.com
A Mallorca, Harrie Lavreysen ha vinto le prove di velocità / ©SWpix.com

All Star Game su pista

Un evento internazionale con un format moderno e coreografie spettacolari. Una concezione di ciclismo da puro entertainment in stile All Star Game dell’NBA. Una serata da trascorrere all’interno di un’arena dove in meno di tre ore si concentra uno show con i migliori interpreti della specialità. Un modo per promuovere il ciclismo su pista, avvicinare pubblico, anche quello meno appassionato, e farlo divertire.

Ricapitolando, il programma sarà lo stesso per ogni round, suddiviso in due discipline: sprint ed endurance. Ognuna di queste ha due tipi di gara in cui si prenderanno punti. Velocità e keirin nella prima categoria, eliminazione e scratch nella seconda. Maglia di leader per le quattro specialità. Un totale di 72 corridori tra i migliori al mondo distribuiti equamente tra maschi e femmine. Stesso discorso per i premi, divisi in modo uguale

De Rosa per Zanardi

Una delle protagoniste della Uci Track Champions League è Silvia Zanardi, in gara con il suo sgargiante body – che richiama i colori della nazionale, il logo della BePink e della manifestazione – e in attesa di ricevere per il round del 20 novembre una De Rosa con una livrea ad hoc

Dopo la prima giornata la 21enne piacentina è decima con 11 punti nella classifica guidata a quota 33 dalla fenomenale britannica Katie Archibald, oro europeo nella corsa a punti nel 2020 proprio davanti alla Zanardi.

«E’ una grande soddisfazione far parte di questo gruppo – racconta – sono una delle poche under 23 a gareggiare. Non me lo aspettavo. Prima dei mondiali di Roubaix mi avevano fatto avere un pre-invito, che io avevo accettato ben volentieri. La conferma mi è arrivata qualche giorno dopo».

Com’è andato questo primo round?

Benino, sapevo di non essere al top perché dopo il mondiale avevo staccato per un breve periodo. Ho tempo per recuperare nelle prossime giornate.

Per il primo round della Champions League, ecco la sua De Rosa. Per il prossimo si lavora a una livrea da campione d’Europa
Per il primo round, ecco la sua De Rosa. Per il prossimo si lavora a una livrea da campione d’Europa
Dal punto di vista invece della manifestazione cosa ci dici?

Mi è piaciuta tantissimo. Un bellissimo gioco di luci, spettacolare. L’ho vissuta dal vivo, ma me ne sono resa conto anche meglio riguardandola in tv. Avendo studiato grafica, osservavo tutto con ancora più curiosità. E’ una gara che ha tanti motivi di interesse.

Quali?

Attirare gli spettatori con una formula più semplice da capire, sia per chi corre sia per chi guarda. Infatti lo speaker spiega in modo chiaro le gare sia a noi che al pubblico. Le gare sono ridotte, veloci. Il totale dura come un film al cinema, quindi possono essere una valida alternativa per passare la serata. Poi serve anche per eguagliare i premi tra maschi e femmine, sperando che sempre più gare e organizzatori prendano esempio da questo. Infine è utile per fare ulteriore esperienza per crescere, anche perché qua bisogna sapersi arrangiare.

Spiegaci meglio.

Noi corridori viaggiamo da soli, senza lo staff della squadra o della nazionale. L’organizzazione mette a disposizione due/tre meccanici per tutti per sistemare la bici, però io prima di partire avevo chiesto a Walter (Zini, il suo team manager nella BePink, ndr) di farmi vedere meglio dove mettere le mani. Ho fatto tutto da sola, alla fine è stato piuttosto semplice.

I 72 atleti della Uci Champions League 2021 nel velodromo di Mallorca / ©SWpix.com
I 72 atleti della Uci Champions League 2021 nel velodromo di Mallorca / ©SWpix.com
Aerei, soggiorno e trasferimenti. Come è gestito tutto quanto durante quelle giornate?

Hotel e spostamenti sono a carico degli organizzatori. I voli invece ce li prendiamo noi. Il loro costo va a scalare da un bonus di partecipazione di 1.500 euro a persona che però ci daranno solo alla fine dei sei round. Abbiamo la possibilità di guadagnare punti e denaro, in base ai piazzamenti, durante le varie gare.

Che obiettivo ti sei data in questa manifestazione?

Vorrei riuscire ad entrare nelle prime cinque anche se non sarà semplice. Sono tra le più giovani, ma cercherò di farmi valere in gruppo.

Che effetto ti fa, dopo una stagione che ti ha vista vincitrice di tre titoli europei in pista ed uno su strada, essere stata chiamata per questa manifestazione?

Direi che è stata la classica ciliegina sulla torta. Far parte di questo ristretto gruppo di corridori chiamati mi riempie di orgoglio, anche perché di italiani ci sono solo Michele Scartezzini e Miriam Vece. E’ senza dubbio un bel modo di chiudere il 2021.