Consonni affranto, Viviani manda giù e rilancia. Podio lontano

07.08.2021
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Il caldo gioca un brutto scherzo a Simone Consonni e le speranze azzurre di medaglia nella madison naufragano già prima di cominciare. E’ affranto il ventisettenne bergamasco perché ci teneva a concludere in bellezza quest’Olimpiade che soltanto mercoledì scorso l’aveva portato in orbita con l’oro stratosferico nell’inseguimento a squadre. La sua strada e quella di Elia Viviani si separeranno al di fuori dalla pista e così Simone sperava di chiudere il cerchio con un podio insieme al portabandiera azzurro. All’arrivo era sconsolato.

«Credo di aver avuto un calo di pressione – dice – forse perché dentro questo velodromo fa troppo caldo. Ho sempre i battiti alti, soffro abbastanza. Oggi ci credevamo a una medaglia, ma io non avevo le gambe dei giorni migliori e si è visto. Mi dispiace per Elia che era in palla, vorrà dire che ci riproveremo».

Gradino più alto del podio, oro per Morkov, a sinistra, e Norman Lasse Hans
Gradino più alto del podio, oro per Morkov, a sinistra, e Norman Lasse Hans

Sorpresa spagnola

Ci hanno provato, infatti, a seguire l’attacco della Spagna a 33 giri dalla fine, per recuperare terreno in classifica, ma le gambe alla fine non li hanno assistiti, relegandoli al decimo posto ben lontani dal podio. A festeggiare è stata la favoritissima Danimarca di Michael Morkov e Lasse Norman Hansen, con la Gran Bretagna che ha conquistato proprio all’ultimo sprint ai danni della Francia (bronzo). Laconico capitan Viviani.

«Non è andata oggi – commenta – avevamo pensato di partire un po’ sulle ruote e prendere qualche punticino facile e l’abbiamo preso, però poi nel momento clou quando gli altri ci sono scappati di una quindicina o ventina di punti, bisognava pensare a un attacco. Abbiamo visto che gli spagnoli si erano tenuti, avevamo puntato loro e ci sono scappati proprio nel momento che sono andati. Abbiamo provato a inseguirli subito, ma l’attacco non è andato e nel finale abbiamo sofferto».

Consonni provato da un abbassamento di pressione prima del via
Consonni provato da un abbassamento di pressione prima del via

Onore a Morkov

Poi fa i complimenti al corridore che potrebbe trovarsi di nuovo come compagno in caso di ritorno alla Deuceuninck-Quick Step.

«Sono felice per Morkov – dice – perché lo inseguiva da tanti anni l’oro, dopo il podio (argento, ndr) del 2008 nel quartetto. Lo merita per tutto il lavoro che fa su strada ed è l’uomo dei desideri di tutti i velocisti».

Dopo il finale in crescendo dell’omnium, al via grandi attese per Viviani nella madison. Il podio era un obiettivo
Dopo il finale in crescendo dell’omnium, attese da podio per Viviani nella madison

Parigi è vicina

Il bicchiere per Elia è mezzo pieno: «Tokyo 2020 per me resterà indelebile – spiega – Rio per un motivo (l’oro nell’omnium, ndr), Tokyo per la Cerimonia d’apertura, per l’oro del quartetto, per il mio bronzo insperato. Poi per la spedizione fantastica, battuto ogni record, le medaglie d’oro e le medaglie di “nicchia” come l’atletica (sorride vista la battuta, ndr). Sono veramente orgoglioso di essere stato il portabandiera insieme a Jessica (Rossi, ndr) di una spedizione italiana da record, ma non sarò geloso se alla prossima ne vinceremo di più. Domani festeggeremo, poi da martedì torneremo in Italia e penseremo alle prossime, perché Parigi sarà più vicina rispetto al solito, continueremo a lavorare con le tappe intermedie di europei e mondiali».

I fiori e le medaglie al podio li porta il presidente dell’Uci Lappartient
I fiori e le medaglie al podio li porta il presidente dell’Uci Lappartient

Poco ritmo

Qualche dubbio però rimane sull’avvicinamento, con la partenza anticipata per il Giappone per essere protagonista nella Cerimonia d’apertura.

«Abbiamo fatto alcune valutazioni in questi giorni – ammette – dopo la mia partenza non buona nell’omnium. Più che pesarmi i 14 giorni qui, mi ha pesato non fare una gara prima dell’omnium per rompere il ghiaccio, non ce n’era la possibilità. Probabilmente un turno nel quartetto mi avrebbe aiutato a rodare le gambe. E’ stato valutato nei giorni prima, ma non era possibile perché le sfide erano troppo vicine con gli avversari e il rischio di cambiare gli equilibri del quartetto erano troppo alti. Non c’è da recriminare niente, ho pagato un po’ di tensione nell’omnium alla partenza della giornata. Probabilmente con un Walls così, la medaglia d’argento era il miglior risultato possibile. Comunque, avevo bisogno di una medaglia e un argento o un bronzo non cambia. Cercherò ora di tornare ad alti livelli anche su strada».

L’oro della madison va dunque alla Danimarca che precede Gran Bretagna e Francia
L’oro della madison va dunque alla Danimarca che precede Gran Bretagna e Francia

Non si molla

L’idea del doppio impegno tra strada e pista resta il leit motiv per il veronese, con qualche aggiustamento: «Ho dimostrato che la pista mi fa bene, per cui come si fa a lasciare una nazionale così? Dovremo lavorare sicuramente di più sull’americana perché i lavori per il quartetto sono tanto specifici e lavoriamo tanto su quello. Io mi stacco ogni tanto per prepararmi sul mio omnium, però l’americana non si improvvisa e l’han dimostrato le coppie che sono davanti. Dovremo lavorare di più per raccogliere anche nella madison, così come nelle altre due specialità».

Madison nata male, ma “Pater” e Balsamo sono già a Parigi

06.08.2021
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Una madison nata male. Al velodromo di Izu le ambizioni di medaglia di Letizia Paternoster ed Elisa Balsamo sono durate pochi giri. Un sorpasso azzardato di una rivale ha fatto terminare giù la piemontese e a quel punto è stato impossibile tornare in corsa per salire sul primo podio tutto al femminile della disciplina che domani (ore 9,55 italiane, sincronizzate gli orologi) vedrà impegnati Elia Viviani e Simone Consonni, a caccia della seconda medaglia per ciascuno all’Olimpiade di Tokyo.

Inglesi, danesi e russe (con la sigla ROC): il podio della Madison di Tokyo 2020
Inglesi, danesi e russe (con la sigla ROC): il podio della Madison di Tokyo 2020

Podio tutto europeo

Chiaramente deluse le due azzurre perché la medaglia se la sentivano nelle gambe e, invece, hanno dovuto vederle al collo delle colleghe britanniche (oro) Laura Kenny e Katie Archibald, insieme alle danesi (argento) Amalie Dideriksen e Julie Leth e alle russe (bronzo) Gulnaz Khantuntseva e Mariia Novolodskaia.

Prende la parola Letizia, che non nasconde il rammarico: «Siamo state molto sfortunate, l’importante è che Elisa non si sia fatta male. Oggi fin dall’inizio mi sentivo molto bene a livello fisico e ci credevo più che nell’inseguimento a squadre. Speravo in qualcosa di più grande e la sognavo davvero questa medaglia, seppur sapevo che sarebbe stato difficile».

Elisa è sconsolata: «L’irlandese è passata sotto il cambio e mi ha buttato a terra. Ho preso una bella botta, ma per fortuna sto abbastanza bene. Difficile trovare la freddezza per provare a ripartire, purtroppo la gara era già esplosa. Ho battuto la testa sulla nuca e ho strisciato un po’ sulla pista perché non riuscivo a fermarmi. Non fa piacere che qualcuno sbagliando abbia compromesso la nostra gara. E direi che la caduta è successa in un momento in cui non ci voleva e non è stata nemmeno colpa nostra. È stata una madison completamente diversa dalle solite perché è stata tiratissima dal primo metro, è stata un’esperienza anche questa».

Letizia Paternoster dà il cambio ad Elisa Balsamo, alla fine le azzurre hanno chiuso all’8° posto
Letizia Paternoster dà il cambio ad Elisa Balsamo, alla fine le azzurre hanno chiuso all’8° posto

Pensando a Parigi

Letizia guarda avanti verso il futuro più lontano: «L’unico spiraglio che vediamo in questo momento è che fra tre anni a Parigi ritorneremo sicuramente con più voglia e più arrabbiate. Per Tokyo è stato un avvicinamento dopo un anno difficilissimo e se l’Olimpiade fosse stata l’anno scorso, non ci sarei stata. Comunque, per fortuna a Parigi non manca tanto per la rivincita».

Per la rivincita di Elisa, invece, basta aspettare domenica con l’omnium: «Salirò in pista per dare il massimo e l’obiettivo è di uscire dalla pista senza recriminazioni. Vediamo cosa verrà».

Confalonieri, il ciclismo è un affare di famiglia

Giada Gambino
20.02.2021
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A Giussano, tra Monza e Como, c’è una bella giornata. Il sole risplende, ci sono circa 14 gradi; questo caldo fa ricordare a Maria Giulia Confalonieri il clima della Sicilia nel suo recente ritiro sull’Etna. La lombarda correrà fino al 2022 con la Ceratizit-WNT Pro Cycling e avvolta dal calore della sua terra si racconta… 

Il ciclismo cos’è per te?

Fatica e tanta passione. E’ nato tutto un po’ per caso. Mio papà era il classico amatore della domenica che usciva in bici per divertirsi con gli amici. Io facevo nuoto da tanti anni, ma mi ero stancata, non mi emozionava particolarmente. Un giorno andai con mio zio da un fisioterapista, il quale mi disse che il ciclismo sarebbe stato lo sport giusto per me. Mia mamma mi aveva detto che se avessi lasciato il nuoto avrei comunque dovuto fare uno sport, così le dissi che sarei voluta andare in bicicletta. Pensava che mi sarei stancata subito, invece trascinai con me anche mia cugina Alice Arzuffi e da G6 iniziai. 

Nel 2019 corre la madison agli europei con Paternoster: l’anno prima è stata 3ª ai mondiali
Nel 2019 corre la madison agli europei con Paternoster
Nuoto, bici… non hai mai pensato di fare triathlon ? 

E’ uno sport molto bello e impegnativo, ma l’ho scoperto da grande. Mi intriga abbastanza, ma a piedi sono davvero lenta (ride, ndr).

Le tue prime vittorie importanti… 

Il primo campionato italiano di ciclocross che ho vinto da esordiente di primo anno a Lecce. Su strada non ho vinto molto, da junior ho vinto una gara in solitaria in Friuli che è tutt’oggi la mia ultima vittoria su strada. Infine, per la pista, l’europeo a punti da junior. 

Pista o strada?

Entrambe! Allenarsi in pista è bello, ma statico. Su strada mi piace tantissimo il fatto che posso sempre ammirare panorami diversi e godermi l’aria fresca. Però in gara l’adrenalina che ti dà la pista è unica: bisogna prendere una decisione in pochi secondi, è tutto molto veloce e ti regala una grande emozione (in apertura con l’oro europeo della corsa a punti 2019, ndr). Quando ero piccola facevo anche ciclocross, poi ho dovuto prendere una decisione e ho scelto la pista.

Confalonieri azzurra agli europei di Plouay 2020 su strada
Confalonieri azzurra agli europei di Plouay 2020 su strada
Non ti manca il cross?

Quando fanno le gare con una temperatura media e al sole mi viene voglia di praticarlo, ma quando guardo le corse al freddo e sotto la pioggia preferisco non essere al posto di quelle cicliste (ride, ndr). A volte faccio ciclocross d’inverno per divertimento con Alice. 

Maria o Giulia? Quale nome ti piace di più? 

Ti sembrerà strano, ma non sono due nomi. Si scrivono staccati, è vero, ma è come se fossero attaccati. I miei genitori non hanno saputo prendere una decisione e li hanno lasciati entrambi.

Una corsa che non dimenticherai mai…

I mondiali del 2018, il terzo posto nella madison. Era una specialità nuova ed è stata la prima medaglia dell’Italia. Un’emozione unica, una specialità meravigliosa

Nel 2020 partecipa alla Valenciana (Confalonieri è la prima da destra)
Nel 2020 partecipa alla Valenciana (prima da destra)
Se non avessi scoperto il ciclismo, cosa avresti fatto nella vita?

Questa è una bella domanda che mi sono posta tante volte. Ho 27 anni, ma non ho tuttora le idee molto chiare su cosa fare una volta scesa dalla bici. Ho tante passioni come la lettura, gli animali e la cucina. Ma se ad oggi dovessi dire un possibile lavoro per me… non saprei proprio cosa scegliere. 

Voi azzurre della pista… 

Siamo sempre più unite. Andiamo molto d’accordo fortunatamente, dal momento che passando davvero tanto tempo insieme, sarebbe difficile se non fosse così. Però c’è da dire che quando tante donne si ritrovano a vivere nello stesso posto… è un po’ un caos!

Come si svolgono i tuoi allenamenti nei periodi di stop?

Mi dedico di più alla palestra, che è comunque qualcosa che cerco di fare sempre almeno una volta alla settimana. Vado diverse volte a Montichiari per allenarmi nel velodromo, quando iniziano le corse mantengo comunque sempre la stessa routine dal momento che le gare su pista mi impegnano un solo giorno. Quando invece faccio le corse a tappe su strada… cambia tutto. 

Ai tricolori 2020, facendo la tattica con Giorgia Bronzini, in favore di Elisa Longo Borghini, che vincerà
Ai tricolori 2020, facendo la tattica con Giorgia Bronzini
Hai un idolo nel mondo del ciclismo?

Seguo tanto il ciclismo, ma non ho preferenze. Quando ho iniziato, Tom Boonen era il mio preferito. Adesso ne seguo tanti ma non prediligo nessuno.

I tuoi grandi obiettivi per questa stagione?

Sono tre quelli principali: riuscire ad arrivare davanti con costanza in tutte le gare del Nord, ottenere un posto in nazionale per le Olimpiadi per poi correre al meglio la madison e meritarmi la maglia azzurra per i mondiali su strada in Belgio. 

Villa è deciso: «L’americana non si improvvisa»

23.01.2021
4 min
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Prima da componente della coppia più famosa e vincente dei velodromi, poi da responsabile tecnico della pista, la carriera di Marco Villa è sempre stata fortemente legata alle vicende della madison, conosciuta anche come “l’americana”, una specialità tanto spettacolare quanto difficile da interpretare, piena di segreti e di finissimi equilibri. Una gara che non si vince mai per caso, ogni vittoria è il frutto di tattica, tecnica ma anche, anzi soprattutto di un forte legame fra i due corridori, che si cementa in pista e anche fuori.

Nel corso degli anni Villa ha vissuto sulla sua pelle la trasformazione della specialità, passata dal palcoscenico delle Sei Giorni fino a diventare specialità olimpica: «La madison è molto cambiata: oggi si corre sui 50 chilometri per le gare titolate e 30 per le tappe di Coppa del mondo, su una media di 58 all’ora, con gli stessi rapporti che sono cambiati. Ormai si utilizzano quelli da inseguimento, viste le velocità. Per emergere nell’americana servono grandi punte di velocità, ma anche una straordinaria resistenza, perché devi stare tanto tempo in pista a velocità altissime, senza mai perdere la concentrazione e valutando la gara anche tatticamente. Poi bisogna considerare la parte tecnica».

Martinello e Villa, iridati nel 1995, centrano il bronzo nell’americana a Sydney 2000
Martinello e Villa, iridati nel 1995, centrano il bronzo nell’americana a Sydney 2000
In che cosa consiste?

Bisogna sapersi sempre posizionare al punto giusto per dare il cambio al compagno e soprattutto bisogna saper gestire i momenti di recupero. Spesso dico ai miei ragazzi che la gara si corre e vince proprio nella fase in cui c’è fuori il proprio compagno. Bisogna saper recuperare bene nel minimo tempo possibile, in modo da dare il cambio rapidamente. Basta anche un giro in più per l’altro, che si perdono energie, non si recupera più e la gara è finita. Nell’americana bisogna essere altruisti, pensare alle energie proprie ma anche a quelle del compagno.

Le coppie migliori sono quelle composte da ciclisti con uguali caratteristiche o eterogenei?

Diciamo che devono essere diversi come caratteristiche, ma saper fare tutto e quindi sostituirsi. Martinello ad esempio era più veloce di me e di regola toccavano a lui gli ultimi sprint, ma questo non significa che non fossi anch’io deputato a chiudere alcune volate, a cercare punti allo sprint. Oppure che toccasse a lui andare al contrattacco. Serve intercambiabilità completa, bisogna sapersi dividere il lavoro.

Quanto conta nella coppia l’affiatamento anche fuori dalla pista?

E’ fondamentale, si deve instaurare un rapporto di totale fiducia, rispetto reciproco. Ci deve essere un’intesa totale che si costruisce nel tempo.

Morkov e Hansen vincono la madison agli europei 2019 ad Apeldoorn
Morkov e Hansen vincono la madison agli europei 2019 ad Apeldoorn
E’ quindi importante poter correre tutto l’anno nella stessa squadra, come accade a Viviani e Consonni…

E’ un indubbio vantaggio, si possono fare gli stessi periodi di carico e scarico e questo agevola anche me nella loro gestione, poterli avere insieme per allenare il gesto tecnico, sincronizzare i cambi. Bisogna però tener presente un aspetto importante. La madison puoi allenarla quanto vuoi, ma quel che conta è correrla, rodare i meccanismi in gara. Servono competizioni e certamente la situazione che stiamo vivendo non ci aiuta. Le Sei Giorni avrebbero svolto un ruolo fondamentale nella parte invernale, per questo dobbiamo cercare opportunità per gareggiare: ci sarà una prova di Coppa del mondo ad aprile e soprattutto gli europei a giugno. I ragazzi arriveranno dal Giro, non potranno essere al 100 per cento, ma in quell’occasione non sarà importante il risultato finale, quanto l’affinamento del gesto tecnico a 5 settimane dai Giochi.

Molti appassionati hanno reclamato a gran voce l’affiancamento di Ganna a Viviani…

E’ un discorso complesso, che comprende sia quanto detto finora, sia altri aspetti: se Filippo avesse fatto prove di americana da esordiente e allievo, avrebbe già incamerato esperienze importanti. E’ chiaro che ha una gamba speciale, ma lo sforzo fisico della madison è diverso da quello dell’inseguimento o delle gare su strada, qui c’è un ritmo altissimo pressoché continuo per 50 chilometri. In allenamento abbiamo anche provato qualche cambio, qualche tecnica, ma un conto è farlo da soli, un altro con 18 coppie in gara contemporaneamente. Senza esperienza rischi una caduta, magari ti fai male e pregiudichi tutto quello per cui hai lavorato. Fare una prova così differente dal solito è improponibile.

Consonni e Viviani, coppia azzurra, impegnati ai mondiali madison di Berlino 2020
Simone Consonni, Elia Viviani
Consonni-Viviani nella madison iridata a Berlino 2020
Nella madison spesso emergono coppie composte da corridori che individualmente non hanno grandi palmares: è un caso?

E’ sempre una questione di esperienza: chi è abituato a questo tipo di gare riesce a riadattarsi presto e a tirare fuori quel qualcosa in più. Guardate ad esempio Kluge che su strada tira le volate a Ewan, oppure Morkov che tutti ritengono il miglior “ultimo vagone del treno” per una volata. Hanno tecnica e caratteristiche ideali per questa gara. Tornando a Ganna, mi viene in mente Bradley Wiggins (nella foto di apertura con Cavendish, nella vittoria dei mondiali 2016 a Londra, ndr) che nell’americana ha vinto il titolo mondiale, ma nelle gambe aveva l’esperienza accumulata da allievo ed è quella che fa la differenza.

Elisa Balsamo, Vittoria Guazzini, europei pista, madison, 2020

E prima di andare, un bacio da Balsamo e Guazzini

15.11.2020
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Come due parentesi, una all’inizio e una alla fine, le azzurre della pista hanno aperto gli europei di Plovdiv con l’oro di Martina Fidanza nello scratch e li hanno chiusi oggi con l’oro di Elisa Balsamo e Vittoria Guazzini nella madison. Nel mezzo, il bronzo di Miriam Vece nei 500 metri, l’argento di Alzini nell’inseguimento e quello del quartetto, ancora l’argento di Silvia Zanardi nella corsa a punti, l’oro di Balsamo nell’omnium e poi l’argento di Rachele Barbieri nell’eliminazione. Un bottino da grande potenza del ciclismo su pista, da non chiare il capo al confronto con Gran Bretagna e Russia.

Miriam Vece, 500 mt, europei pista 2020
Miriam Vece, bronzo nei 500 metri: portabandiera della velocità azzurra
Miriam Vece, 500 mt, europei pista 2020
Miriam Vece, bronzo neo 500 metri

Balsamo regina

Elisa Balsamo non stupisce più o, meglio, ci ha abituati al suo rendere semplice l’eccezionalità. In questo anno martoriato dal Covid, la piemontese si è portata a casa il bronzo nell’americana ai mondiali di Berlino e a seguire gli europei under 23 su strada a Plouay. Non ha partecipato agli europei under 23 su pista di Fiorenzuola per la caduta della Gand-Wevelgem, ma si è rifatta vincendo l’ultima tappa della Challenge by La Vuelta a Madrid e poi volando in Bulgaria per i due ori in pista.

A volte guardarsi indietro è un esercizio utile e pensando a lei viene facile il ricordo della vittoria nel mondiale juniores di Doha, circondata dalla stessa banda di scalmanate che ancora oggi la supportano in giro per il mondo. Al settimo cielo sul podio, frastornata durante il cocktail di festeggiamento sul mare, con i genitori accanto e il suo mondo da raccontare ai primi giornalisti.

«Mi riconosco in quella ragazza – dice Elisa, lungo la via dell’aeroporto – nel senso che il mio percorso da allora è stato e continua ad essere molto progressivo. Ogni anno mi scopro più forte e più motivata e ringrazio per questo la mia squadra, che mi sta lasciando crescere. Non c’è un taglio netto fra quella Elisa e come sono oggi».

Elisa Balsamo, Vittoria Guazzini, europei pista, madison, 2020
Elisa Balsamo, Vittoria Guazzini: cambio all’americana e via verso l’oro…
Elisa Balsamo, Vittoria Guazzini, europei pista, madison, 2020
Balsamo, Guazzini: cambio all’americana e via…

Mie care inglesi…

La madison non è un terno al lotto, ma è comunque un bel rompicapo, soprattutto se in gara ci sono poche coppie di alto livello e quindi bisogna buttarsi in tutte le volate.

«Sapevamo che potevamo giocarcela – dice Elisa – contro quelle avversarie, soprattutto dopo aver visto come era andato l’omnium. Avevamo di fronte le coppie più forti a livello europeo da quando è stata introdotta la madison e confermo che se ci fossero state più partecipanti la tattica avrebbe rivestito un ruolo più importante. Ma confermo anche che aver battuto le inglesi nell’omnium e anche nella madison davvero non ha prezzo».

Elisa Balsamo, Vittoria Guazzini, europei pista, madison, 2020
E fatta, un abbraccio in cui sfogare le tensioni della gara più indecifrabile
Elisa Balsamo, Vittoria Guazzini, europei pista, madison, 2020
Elisa Balsamo, Vittoria Guazzini, europei pista, madison, 2020

Capolavoro Guazzini

Sulla stessa linea anche Guazzini, campionessa europea nel quartetto U23 a Fiorenzuola e parte del trenino che a Plovdiv ha preso l’argento. A dire il vero, Vittoria aveva aperto la giornata con una leggera indisposizione che aveva fatto tremare le vene ai polsi dell’entourage azzurro. Tanto che a un certo punto, quando lei era ormai prossima alla riserva, il peso dei giri è passato sulle spalle della Balsamo. E quando alla fine si sono rese conto che alla volata sarebbe arrivata proprio Guazzini, la toscana si è rimboccata le maniche e ha tirato fuori l’ennesimo capolavoro di giornata.

«Per fortuna – sorride – una volta salita in pista, le cose si sono sistemate. Sì, speravo di vincere, ma sono gare particolari e il valore oggettivo delle inglesi faceva la differenza. Non è banale dire che hanno quasi fatto il record del mondo del quartetto, erano in forma. E quando alla fine ci hanno fatto i complimenti, la soddisfazione è stata al massimo. E’ bello aver vinto alla fine di un anno come questo, di fatto cominciato ad agosto. Ma adesso qualche settimana di vacanze non ce la toglie nessuno».

Vittoria Guazzini, europei pista, madison, 2020
Guazzini, la giornata non era cominciata benissimo
Vittoria Guazzini, europei pista, madison, 2020
Guazzini ha raddrizzato la giornata

Valcar miniera d’oro

Il segreto sta anche nella provenienza comune e nella programmazione che essa rende possibile. Pur arrivando dagli angoli più disparati d’Italia, una bella fetta delle azzurre di Plovdiv veste quotidianamente la maglia della Valcar-Travel. Provate a leggere i prossimi nomi e diteci se non vi ricordano qualcosa. Martina Alzini, Elisa Balsamo, Chiara Consonni, Vittoria Guazzini e Miriam Vece erano tutte in Bulgaria.

«Ho ricevuto molte offerte – spiega Elisa Balsamo – ma ho scelto di rimanere alla Valcar anche per il prossimo anno. Questo mi permetterà di lavorare bene per le Olimpiadi in pista. E’ una famiglia, siamo persone e non numeri. Valentino, il nostro sponsor, dice sempre che siamo le sue figlie. Ci conosciamo dal 2015, dal primo anno junior. Tengono a noi, si vede nei momenti di difficoltà, quando non mettono pressione».

Stasera probabilmente ci sarebbe da festeggiare, ma anche questa è una delle cose che l’attualità s’è portata via. La valigia dei ricordi che alle 20 si è imbarcata sul volo per l’Italia è bella piena di vibrazioni e colpi d’occhio che non dimenticheremo. E quando alla fine si potrà tornare a brindare, sarà davvero una gran festa.