Bramati Luca Lucia

Bramati e il progetto Valcar: «Abbiamo grandi ambizioni»

26.08.2021
4 min
Salva

«Ma da chi avete saputo la notizia?». Luca Bramati, intento a gestire il suo stand Trinx nel villaggio dei Mondiali Mtb in Val di Sole, accoglie in maniera un po’ inattesa le domande sul suo nuovo incarico alla Valcar. La formazione dedita al ciclismo su strada, che sta facendo molto bene pur non essendo tra le squadre WorldTour, differenzierà il suo impegno nel 2022 aprendo una nuova sezione dedicata al ciclocross e toccherà al medagliato mondiale il compito di gestirla, ma soprattutto di dare vita a un nuovo progetto, molto ambizioso.

«Con Valentino Villa ci conosciamo praticamente da sempre – afferma il team manager bergamasco – il primo anno hanno anche usato le bici con il mio marchio. Durante l’estate mi ha proposto l’idea di allargare l’impegno societario anche al ciclocross, ma aveva bisogno di qualcuno che gestisse la squadra nella sua completezza, per permettergli di avere un po’ di riposo prima che riprenda l’attività su strada. Saremo due entità separate, anche se Arzuffi e Persico svolgeranno entrambe le attività».

Arzuffi 2021
Alice Maria Arzuffi, dopo una buona stagione su strada punta a un grande inverno
Arzuffi 2021
Alice Maria Arzuffi, dopo una buona stagione su strada punta a un grande inverno

Un po’ di strada per Lucia

Il gruppo è composto da 4 ragazze: con Alice Maria Arzuffi e Silvia Persico che erano già nel team su strada affluiscono Eva Lechner e Lucia Bramati (nella foto di apertura di qualche anno fa con il papà) provenienti dalla Trinx: «In questo modo sarà più semplice gestire la squadra: nell’ultima stagione di ciclocross Eva e Lucia correvano con un team professionistico belga, ma quella realtà è troppo diversa dalla nostra, lì le atlete sono solo numeri, noi siamo abituati a seguirle di più, a coccolarle. Poi continueranno la loro stagione nella Mtb sempre con il marchio Trinx».

Questo cambiamento ha in sé i prodromi di un passaggio della talentuosa Lucia alla strada? Bramati ci pensa un po’, poi ammette: «Finora ha fatto una sola gara su strada, ai Campionati Italiani allieve finendo ventesima senza avere alcuna esperienza. E’ stata una mia scelta, avevo troppa paura. Ora che sta crescendo vedo che ha la testa giusta e proverà anche la strada, ma intendo farle fare gare dove c’è molta salita, perché sono convinto che è lì che può emergere».

Persico 2021
Da Silvia Persico ci si attende molto nel ciclocross, le possibilità ci sono tutte
Persico 2021
Da Silvia Persico ci si attende molto nel ciclocross, le possibilità ci sono tutte

Squadra pro’ all’italiana…

Luca parlava di un’esperienza belga conclusa non positivamente, ma che ha comunque lasciato qualcosa, soprattutto in termini di idee. Il progetto Valcar non è solo un team di 4 ragazze, ma qualcosa che va al di là e che deve tendere alla costruzione di un team professionistico: «Io sono convinto che possiamo crearlo anche nella nostra realtà, ma alle nostre condizioni. Significa che non ci sono solo io e 4 ragazze, ma c’è una struttura dietro: due meccanici belgi deputati alle gare all’estero, due per le prove italiane che saranno impiegati anche di rinforzo nelle principali trasferte, un massaggiatore fisso, addirittura un bus parcheggiato in Belgio che ci servirà per le prove internazionali. Vogliamo fare le cose per bene e anche per questo abbiamo deciso di coinvolgere solo 4 ragazze per ora, per seguirle al 100%».

L’inizio della stagione è alle porte, Bramati ha già preparato la trasferta negli Usa per le prime prove di Coppa del mondo: «Andremo per raccogliere subito un po’ di punti, poi il resto della stagione sarà tutto da costruire. Parliamoci chiaro: il calendario così concepito è assurdo, con 17 prove di Coppa, gli altri circuiti internazionali, tantissime gare italiane, ci sono mille sovrapposizioni e dovremo fare delle scelte. E’ stata, quella dell’Uci, una scelta disastrosa perché non abbiamo ingaggi, seguire il calendario è molto dispendioso. Vedremo come andranno le prime prove e poi faremo i nostri conti».

Lechner 2021
Eva Lechner, dopo il 25° posto a Tokyo in Mtb, prepara il Mondiale in Val di Sole in programma sabato
Lechner 2021
Eva Lechner, dopo il 25° posto a Tokyo in Mtb, prepara il Mondiale in Val di Sole in programma sabato

Cannondale nel cross

Le ragazze svolgeranno comunque tutta la stagione ciclocrossistica per poi separarsi per i rispettivi destini, esattamente come faranno ora, ricongiungendosi per la trasferta americana: «Arzuffi e Persico hanno staccato un po’ per recuperare man hanno ancora degli impegni su strada, lo stesso dicasi per la Lechner, che dopo Tokyo ha mollato un po’ saltando gli Europei di Mtb, ora è qui in Val di Sole per i Mondiali con una condizione tutto sommato buona, vedremo che cosa potrà fare. Poi si comincerà a pensare al ciclocross».

Il percorso della Valcar è in divenire, in questi giorni dovrebbe arrivare l’abbigliamento, intanto Luca Bramati tiene a sottolineare un importante aspetto tecnico, lavorando di fatto per due team: «Con la Valcar utilizzemo bici Cannondale, la Trinx non è interessata al ciclocross quindi con essa andrò avanti per la Mtb. Anche questo conferma che si tratta di due realtà distinte». Messaggio ricevuto, ora la parola passa ai prati…

Trinx Eva Lechner

Per Eva Lechner, una Trinx tutta speciale

14.01.2021
3 min
Salva

Durante i campionati italiani di ciclocross abbiamo potuto ammirare da vicino molte biciclette. Fra questa ci ha incuriosito in modo particolare la Trinx in dotazione a Eva Lechner. Avevamo parlato di questo marchio in un altro articolo con Luca Bramati, che è il Responsabile del team e collaboratore tecnico per lo sviluppo.

Più spazio per il fango

Ricordiamo che Trinx al momento non è commercializzato in Europa, ma si sta organizzando costruendo una nuova fabbrica, che produrrà tutta l’alta gamma destinata proprio ai nostri mercati.
Abbiamo chiesto a Luca Bramati di descriverci la Factory Team in dotazione alla Lechner.

«Questa bicicletta è prodotta con il carbonio Toray T1000 – inizia a spiegarci – hanno allargato il carro posteriore e hanno tolto il ponticello fra i due pendenti per facilitare lo smaltimento del fango. Anche la forcella anteriore è molto larga sempre per lo stesso motivo». Si nota come i pendenti posteriori hanno l’attacco basso sul tubo verticale. Questa scelta che è molto attuale nelle biciclette moderne, fa si che il carro sia molto compatto e reattivo.

L’attacco basso dei pendenti posteriori
L’attacco basso dei pendenti posteriori che sono ben distanziati per espellere il fango

Continua evoluzione

Come ci tiene a sottolineare Bramati, il marchio cinese è molto attento allo sviluppo delle biciclette. Gli ingegneri ascoltano e mettono in pratica con grande velocità i suggerimenti che gli atleti e lui per primo gli forniscono in modo costante.

Proprio grazie a questo lavoro sono state adottate delle soluzioni tecniche interessanti.
«Hanno allargato il cuscinetto superiore dello sterzo che è diventato grande come quello sotto. In questo modo entrambi i cuscinetti sono da 1″-1/8 e sono riusciti a far passare i cavi internamente – Bramati aggiunge – questa soluzione l’adotteremo anche sulle mountain bike per le prossime Olimpiadi».

La forcella ha un passaggio per le gomme molto largo
La forcella ha un passaggio delle gomme (Challenge in questo caso) molto largo

Doppia corona

Fra le caratteristiche della Trinx della Lechner, abbiamo notato la guarnitura con la doppia corona: «Preferisce così – ci spiega Bramati – perché su certi percorsi più veloci, come quello di Lecce, le piace usare il 42 o il 44 con cui riesce a fare più velocità». Per completezza di informazione diciamo che come corona piccola usa la 38 con un pacco pignoni 11-32.

Il punto di innesto dei cavi nello sterzo
Il punto d’innesto dei cavi nello sterzo

Tra le altre caratteristiche abbiamo notato che insieme al gruppo Shimano Dura Ace Di2, viene utilizzato un bilanciere posteriore Ceramic Speed. Per quanto riguarda la guarnitura e le pedivelle vengono utilizzati dei prodotti della Easton, così come per il manubrio e l’attacco. Passando alle ruote, la campionessa altoatesina utilizza le Miche SWR che sono in dotazione al Team Star Casinò per il quale gareggia. Per i pneumatici la Lechner utilizza i Challenge, un marchio molto utilizzato nel ciclocross, ovviamente da 33 millimetri.

Eva Lechner CX

Trinx, un colosso in arrivo dalla Cina

31.12.2020
3 min
Salva

Durante le ultime gare, abbiamo notato la bicicletta su cui pedala Eva Lechner , una delle migliori atlete azzurre del ciclocross. Per saperne di più, abbiamo chiesto qualche informazione al suo team manager Luca Bramati, ex ciclocrossista vincitore della Coppa del Mondo e del Superprestige. Il bergamasco è responsabile del Trinx Factory Team ed è anche collaboratore tecnico per lo sviluppo del prodotto. Oltre a Eva Lechner, il suo team può contare anche su Gioele Bertolini.

Numeri enormi

Quando vediamo un nuovo marchio di biciclette la curiosità si accende e cerchiamo di saperne qualcosa in più.
«Trinx è un’azienda cinese che produce biciclette da diversi anni – esordisce Luca Bramati – dovete sapere che ha una produzione di 1.300.000 pezzi all’anno. Si tratta di un vero colosso». Ma come mai non l’avevamo ancora visto sulle nostre strade? «Per ora hanno prodotto per altri marchi, ma dall’anno scorso hanno deciso di mettersi fuori in prima persona».

Pronti per l’Europa

Trinx è talmente grande che sta preparando con grande cura il suo lancio sui mercati europei.
«Stanno costruendo un nuovo stabilimento dove produrranno tutta l’alta gamma che arriverà in Europa e anche in Italia dal 2022».

Gioele Bertolini Trinx
Gioele Bertolini con la Full 2020 del Factory Team di Trinx
Gioele Bertolini Trinx
Gioele Bertolini con la Full 2020 del Factory Team di Trinx

La risposta di Trinx

La gamma di Trinx è davvero molto ampia, si va dalle biciclette per i bambini, fino alle biciclette da strada di alto livello passando per le city bike e le mountain bike.
«Con il Trinx Factory Team di mountain bike – continua Luca Bramati – ho la fortuna di provare in prima persona le biciclette, inoltre Bertolini è uno molto tecnico. Il bello di questa azienda è che ascolta le nostre proposte e gli ingegneri si mettono subito all’opera per trasferirle sulle biciclette». Le osservazioni di Luca Bramati e degli atleti della squadra hanno dato i loro frutti.

«Siccome tutti i materiali per realizzare il telaio li producono loro – dice – riescono ad essere molto reattivi. Noi quest’anno abbiamo dato dei suggerimenti per migliorare la full che abbiamo in dotazione e a gennaio 2021 arriverà il nuovo modello figlio di un progetto molto innovativo, cui i ragazzi ed io abbiamo partecipato attivamente».

Prestazioni già elevate

A dimostrazione delle qualità tecniche delle Trinx c’è il secondo posto ai mondiali di cross country ottenuto dalla Lechner con la front, che a detta di Bramati è un’ottima mountain bike. Ma a livello di bici da strada cosa dobbiamo aspettarci?
«Arriveranno una nuova road bike – dice – e anche una nuova mountain bike full elettrica. Molto belle e con soluzioni tecniche innovative. Sono molto attenti ai gusti del mercato europeo e vogliono offrire un prodotto di alta qualità che sia anche bello».

Ci siamo chiesti se un colosso di questo tipo stia pensando di sponsorizzare una squadra: «Ci stavano pensando e gli avevo fornito i contatti, ma per ora preferiscono aspettare, vedremo in futuro».

La Trinx TDO Team con la forcella dalla forma particolare
La Trinx TDO Team con le sue forme generose e la forcella molto particolare

Forme particolari

In effetti osservando la gamma di bici da strada quello che ci è balzato subito all’occhio è la varietà di modelli già presenti in gamma. Si va dalle biciclette più semplici adatte a chi vuole iniziare a pedalare fino a salire al modello TDO. Una bicicletta che presenta delle forme dei tubi generose che strizzano l’occhio alle alte velocità. Molto interessante è la forcella con una forma che potremo definire “rovesciata”. Ovviamente queste sono le nostre prime impressioni in attesa che arrivino in europa i nuovi modelli, come ci ha anticipato Bramati.
A questo punto non ci resta che aspettare di vederle dal vivo e poterci pedalare.

Mathieu Van der Poel, europei mtb 2018

Strada e Mtb: il segreto dei grandi del cross

31.12.2020
3 min
Salva

Con Eva Lechner avevamo analizzato il rapporto tra ciclocross e strada in relazione alla serie prolungata di vittorie di Lucinda Brand, ma il discorso può, anzi deve essere esteso anche agli uomini e non solo per le imprese in un campo e nell’altro dei “tre tenori” Van Der Poel, Van Aert e Pidcock. Basti pensare a Tim Merlier (Bel), campione nazionale su strada nel 2019 e vincitore della Brussels Cycling Classic nel 2020; oppure al tedesco Marcel Meisen, vecchia conoscenza dei ciclocross italiani, che quest’anno si è laureato campione nazionale sempre su strada.

Zdenek Stybar, Roubaix 2017
Zdenek Stybar alla fine ha lasciato il cross per dedicarsi solo alla strada
Zdenek Stybar, Roubaix 2017
Stybar, grande crossista ora “fisso” su strada

La strada fa bene

Dobbiamo quindi pensare che la strada faccia bene a chi fa ciclocross e viceversa?  «Certamente sì – risponde sicuro Daniele Pontoni – l’attività su strada ti dà quel colpo di pedale che ti aiuta a ottenere risultati. Un bravo ciclocrossista deve essere prima di tutto un bravo stradista».

Ai tempi di Pontoni, però, di stradisti che abbinavano il ciclocross ce n’erano pochi: «E’ vero, eravamo io, Adrie Van Der Poel, Mario De Clercq e pochissimi altri…».

«A me si avvicinarono quelli della Rabobank – interviene il suo grande rivale Luca Bramati – avevo appena vinto la Coppa del mondo e mi chiesero se volevo fare la Parigi-Roubaix, ritenevano che si adattasse alle mie caratteristiche. Io ero impegnato con la mountain bike, dovetti declinare l’invito, ma quello è rimasto il mio più grande rammarico».

I cugini Bramati

Che cosa è cambiato da allora, perché il connubio è diventato sempre più stretto? «Innanzitutto perché le squadre del WorldTour guardano ora con maggiore attenzione al ciclocross – prosegue Bramati – soprattutto dopo le imprese di Van Der Poel e Van Aert. Mio cugino Davide (Davide Bramati, uno dei diesse della Deceuninck Quick Step, ndr) viene spesso a vedere le gare sui prati, per notare qualche nuovo talento».

«Lo spirito di emulazione sicuramente pesa – aggiunge Pontoni – nel corso degli anni gli esempi si sono moltiplicati, da Boom a Stybar fino al tempo attuale. Io credo che molto influisca anche la differente metodologia di allenamento rispetto ai nostri tempi, ma anche la forte spinta che arriva dalle federazioni che guardano con favore alla multidisciplinarietà».

Marcel Meisen (GER - Alpecin - Fenix) campionato nazionale tedesco 2020
Marcel Meisen, campione nazionale tedesco su strada e per 4 volte nel cross
Marcel Meisen (GER - Alpecin - Fenix) campionato nazionale tedesco 2020
Meisen campione tedesco strada e per 4 volte nel cross

La Mtb e la guida

La strada che cosa aggiunge a un ciclocrossista? «Dà una potenza superiore. Sui percorsi meno tecnici, dove c’è tanto fango e bisogna spingere – prosegue Pontoni – il colpo di pedale di uno stradista fa la differenza. Van Aert domenica a Dendermonde è stato l’esempio lampante. Certamente poi influisce anche il fisico del singolo ciclista, un fattore del quale bisogna sempre tener conto».

E chi si dedica più al fuoristrada? Qui risponde Bramati: «Lì interviene la tecnica di guida, Van Der Poel ad esempio è un maestro proprio perché corre in mountain bike (in apertura agli europei del 2018, ndr). Van Aert è molto più legnoso e sui percorsi molto tecnici fatica moltissimo. Comunque, a proposito della Brand, lei è sicuramente brava ma non vince solo per quello. Io sono convinto che una giovane campionessa come la Alvarado sia stata spremuta troppo nel corso dell’anno e ora ne paghi le conseguenze…».

Campionati europei ciclocross 2020, s'Hertogenbosch, partenza

Il ciclocross? Una questione di rispetto…

09.12.2020
4 min
Salva

Cross, sportellate e rispetto. Tutto è nato parlando con il Cittì Fausto Scotti, di ritorno dalla Coppa del mondo di Tabor.

«Nella gara degli Europei – aveva detto il cittì azzurro – Jakob Dorigoni al primo giro ha preso un sacco di… sportellate. Non lo conoscevano, a ogni curva o ostacolo i grandi volevano spazio, dicevano “Chi è questo qui?”. Arrivati a Tabor, in Coppa del mondo, gli ho detto: “Saluta, fatti conoscere, tu sei il campione d’Italia!”. E in gara le cose sono andate già un po’ meglio…».

Chi l’avrebbe mai detto che il ciclocross è uno sport di contatto? Abbiamo voluto saperne di più, capire che cosa significa affrontare una gara sui prati mettendo in conto anche scontri fisici e magari qualche sgarbo.

Jakob Dorigoni, europei cross 's Hertogenbosch 2020
Jakob Dorigoni, qualche difficoltà e qualche spallata agli europei
Jakob Dorigoni, europei cross 's Hertogenbosch 2020
Per Dorigoni, qualche spallata agli europei

Dorigoni ricorda

Non si poteva che iniziare dal diretto interessato. «E’ vero – racconta Dorigoni – a s’Hertogenbosch il primo giro è stato un continuo di spallate, toccate, spintoni. Il fatto è che all’inizio tutti vogliono prendere le prime posizioni e i favoriti hanno paura che davanti si formi un buco. Se non sei conosciuto, gli altri non sanno come te la cavi. Temono di perdere terreno, poi riprendere è dura… Sui percorsi veloci, se molli anche solo 5 metri, poi non li recuperi più. E’ così dappertutto. In Italia però le parti sono invertite, sono io a chiedere strada, a evitare di tirare i freni. Ci sono delle gerarchie da rispettare.

Tabor, Coppa del mondo ciclocross 2020, gruppo
Quando belgi e olandesi prendono la posizione, scalzarli diventa difficile
Tabor, Coppa del mondo ciclocross 2020, gruppo
Belgi e olandesi sono difficili da scalzare

Questione di rispetto

Il discorso è complesso e unisce la tecnica alla tattica, la necessità di trovare spazio al rispetto per gli altri. Le parole di Dorigoni a proposito delle gerarchie fanno pensare.

«Ha ragione – sentenzia Luca Bramati – nel ciclocross non s’inventa niente. Devi guadagnarti il tuo posto piano piano, per arrivare davanti devi scalare una montagna… Le botte non ci sono solo all’inizio. Chi “comanda” non si fa scalzare facilmente, devi essere pronto sia mentalmente che fisicamente a quella che è una battaglia, ogni gara è così. E se sei “nuovo”, davanti non ci arrivi alla prima e neanche alla seconda. Con il tempo devi guadagnarti il rispetto degli altri. Prova a fare lo stesso a Van Der Poel o Van Aert: se gli dai una spallata rimbalzi indietro…».

Il video su YouTube di cui parla Bramati: guardate Bart Wellens e il tifoso sul percorso…

Occhio agli eccessi

Detta così, sembra una giungla. «E un po’ lo è, devi trovare il tuo posto. L’importante è che tutto avvenga nel rispetto del regolamento. Qualche corridore più “cattivo” degli altri c’è sempre stato, qualcuno che magari va anche sopra le righe. Su YouTube gira ancora il video di Bart Wellens che, inferocito, assale uno spettatore con un calcio… Non si devono raggiungere questi eccessi, ma è certo che se vuoi emergere devi avere quel pizzico di furbizia in più e non farti mettere i piedi in testa».

Fra le donne è diverso? «Sei matto? Anzi, sono anche più cattive, a mia figlia Lucia sto insegnando a farsi rispettare, sempre».

Sara Casasola, caduta, Tabor, Coppa del mondo 2020
La partenza è una fase concitata: qui Casasola in Coppa a Tabor
Sara Casasola, caduta, Tabor, Coppa del mondo 2020
Partenze ad alto rischio: qui Sara Casasola a Tabor

Partenza decisiva

Il rispetto, un concetto che nel ciclocross è fondamentale: «Non sono contatti cattivi o scorretti – dice la sua l’ex iridato Daniele Pontoni – è solo l’unico modo per far valere il tuo stato come nel mondo animale. La partenza è fondamentale, direi decisiva e devi imparare subito a difenderti senza tirare i freni, sennò perdi posizioni. Se serve allargare un po’ il gomito, lo fai, senza mai staccare le mani dal manubrio, altrimenti sarebbe una scorrettezza regolamentare. Non conta la stazza fisica: io ero mingherlino, ma anche con i giganti mi sapevo far rispettare…».

Potere fiammingo

Allora chi vuole scalare le gerarchie, come deve fare? «Spingi, cerchi spazio: i belgi e olandesi di seconda fascia non guardano in faccia a nessuno, cercano spazio. Ma tu devi fare altrettanto, anche farti sentire. Io spesso mi arrabbiavo. Il rispetto si guadagna con il tempo. Io e Sven Nys battagliavamo, ma senza scorrettezze, magari si tirava il freno un attimo prima per non intrupparsi. Guardate le gare femminili: chi è “cattiva” fa la differenza».

Podio donne junior, coppa del mondo Tabor, 2020, Backstedt, Lucia Bramati

Lucia terza: «Un podio per mio padre»

29.11.2020
3 min
Salva

Quello di Lucia Bramati è in chiave femminile il risultato più fulgido della giornata azzurra Tabor. Il suo podio finale ha un sapore dolcissimo. Non è solo la conferma del suo valore, ma ha anche un sapore di rivalsa verso chi non ha condiviso alcune sue scelte. O per meglio dire le scelte del suo papà Luca, che guida anche la sua squadra e che finora ha preferito farle svolgere maggiore attività all’estero, con una sola apparizione al Giro d’Italia Ciclocross. Nell’occasione di Coppa però il cittì Scotti l’ha chiamata in nazionale e la lombarda ha risposto da par suo, con un terzo posto di grande valore.

Luca Bramati, Tabor 2020, Coppa del mondo
Luca Bramati, terza, subito dopo l’arrivo di Tabor
Luca Bramati, Tabor 2020, Coppa del mondo
Luca Bramati dopo l’arrivo di Tabor

Il tempo per crescere

Un terzo posto mai in discussione, anzi a metà gara la minaccia maggiore veniva da un’altra azzurra, Beatrice Fontana, primo anno di categoria, poi leggermente in calo, ma alla fine comunque settima. Davanti la vittoria era affare privato di un’altra figlia d’arte, Zoe Backstedt, figlia di quel Magnus trionfatore a sorpresa della Parigi-Roubaix 2004. Proprio in quell’anno nasceva Zoe, che ha la nazionalità britannica e non svedese come il padre, che si era spostato per motivi lavorativi nella terra albionica. La Backstedt ha chiuso con 11” sulla lussemburghese Marie Schreiber. La Bramati le ha perse di vista solo nella fase finale finendo a 1’05”, ma tenendo a debita distanza le francesi Olivia Onesti e Line Burquier, considerate alla vigilia più forti della nostra. Mancavano belghe e olandesi, ma questo è un discorso che Luca non vuol sentire.

«Lucia le conosce bene, quelle che l’hanno preceduta, sono due fuoriclasse che ha già incontrato in Belgio e le altre, anche le olandesi, arrivano dietro. A Lucia manca… lo sviluppo legato all’età. Hanno fisici più formati e guadagnano su asfalto e dove conta spingere. Anche oggi è stato così, ma è normale per ora».

Lorenzo Masciarelli (foto Carla Garofalo)
Lorenzo Masciarelli (foto Carla Garofalo)
Lorenzo Masciarelli (foto Carla Garofalo)
Lorenzo Masciarelli (foto Carla Garofalo)

Masciarelli, quasi…

Si ha un bel dire che la prima di Coppa del mondo a Tabor (Cze) aveva nelle categorie giovanili un senso relativo, per l’assenza di Belgio e Olanda. Quando i risultati arrivano, è un’iniezione di fiducia per tutti. D’altronde Lorenzo Masciarelli (in apertura nella foto di Carla Garofalo) belgi e olandesi li conosce bene, ci corre praticamente ogni settimana. Il fatto che a Tabor sia arrivato secondo fra gli junior, a 7” dal padrone di casa Matej Stransky, ha un grande valore.

«Lorenzo poteva anche vincere, è partito indietro – riprende Luca Bramati – inizialmente è rimasto nel gruppo di testa, poi dopo metà gara la spinta del danese Gustav Wang, che faceva un po’ da pilota, si è esaurita e l’azzurro è rimasto sempre a tiro di Stransky, trovatosi da solo in testa. Io dico che lo poteva prendere…».

Profumo d’azzurro

La giornata azzurra fra gli junior poteva essere ancora più… azzurra, ma onestamente a Matteo Siffredi non si può rimproverare nulla, se non la pessima partenza. L’azzurro, che concilia al meglio ciclocross e Mtb, ha raggiunto e superato Wang nel penultimo giro e ha chiuso ai piedi del podio a 27”. Ottima prova anche per Flippo Agostinacchio, ultimo entrato nella squadra azzurra, 8° a 51”. E’ vero, belgi e olandesi non c’erano, ma per il resto erano tutti presenti, britannici e francesi, tutti battuti dagli azzurri, pronti a ripetersi anche nella prossima occasione: sarà il 20 dicembre a Namur (BEL) e allora sì che se ne vedranno delle belle…

Sven Nys (foto Bruce Buckley)

Nys un gigante e anche due azzurri piccoli e tosti

28.11.2020
3 min
Salva

La Coppa del Mondo di ciclocross, che scatterà domenica a Tabor (CZE), è dall’ormai lontano 1993 quella collana che collega tutta la stagione sui prati. Fino alla scorsa edizione aveva anche un’appendice estiva americana, alla quale si è rinunciato considerando le grandi difficoltà che comportano gli spostamenti nell’era pandemica. Ora invece il circuito è ridotto a 5 tappe, di cui solo quella ceka esce dall’epicentro belga.

Bis azzurro

Nella sua storia la Coppa ha sempre avuto nel Belgio la nazione dominante, sia dal punto di vista organizzativo che agonistico. Non per niente ben 17 delle 26 edizioni disputate sono state vinte da corridori fiamminghi. L’Italia però ha spesso recitato un ruolo importante, con Daniele Pontoni vincitore nel 1995 e Luca Bramati che fu il suo successore. Pontoni fu anche terzo nel 1998 e secondo l’anno successivo, appena davanti a quello Sven Nys destinato a conquistare il trofeo di cristallo per ben 6 volte fra il 2000 e il 2009.

Marianne Vos, Coppa del mondo ciclocross, Namur 2019
Marianne Vos, qui a Namur nel 2019, ha vinto 24 prove di Coppa
Marianne Vos, Coppa del mondo ciclocross, Namur 2019
Marianne Vos ha vinto 24 prove di Coppa

Modello Nys

Proprio Nys (nella foto in apertura di Bruce Buckley) è stato il primo che ha provato a realizzare il Grande Slam. Che cos’è? Semplicemente la conquista di tutti i trofei nel corso dell’anno: Coppa del Mondo, Superprestige, il terzo circuito belga-olandese oggi chiamato X2O Baadkamers Trofee senza naturalmente dimenticare europei e mondiali. La caccia alle varie challenge lo ha spesso portato a correre i mondiali con le pile scariche, con conseguenti sconfitte (ma ne vinse comunque 2 edizioni da U23 e 2 da elite). Wout Van Aert, conscio dell’esperienza dell’illustre connazionale, ha preferito concentrarsi su Coppa e mondiale. Mentre Mathieu Van Der Poel, vicinissimo all’impresa nel 2018, crollò proprio nella prova iridata finendo con un terzo posto amarissimo.

Nys naturalmente è il primatista anche in fatto di successi di tappa: ben 50. VdP è lontanissimo: al secondo posto con 26. Van Aert, che pure vanta due Coppe contro l’unica del rivale olandese, ha vinto solamente 9 gare individuali. Per l’Italia 7 successi per Pontoni e 3 per Bramati.

Vos da record

In campo femminile la Coppa è iniziata più tardi, nella stagione 2002-2003. Il primato di successi assoluti è condiviso fra l’olandese Daphne Van Der Brand e la belga Sanne Cant con 3, ma quest’ultima può allungare. L’azzurra Eva Lechner, sesta ai recenti europei, vanta un secondo posto generale nel 2016 e un terzo nel 2018, conditi da 2 vittorie di tappa, ben lontana da Marianne Vos (Ned) e Katherine Compton (Usa) prime con 24.

DAvide Malacarne, Pinerolo, Giro d'Italia 2016
Davide Malacarne vinse la Coppa juniores del 2005, ma alla fine scelse la strada
DAvide Malacarne, Pinerolo, Giro d'Italia 2016
Malacarne vinse la Coppa juniores 2005

Anche il “Mala”

Organizzativamente, l’Italia compare nella storia della Coppa per 15 volte, attraverso 6 città. Bergamo (presente nell’edizione inaugurale), Fiuggi, Milano, Monopoli, Treviso e Torino. L’ultima volta che una tappa si è svolta in Italia è stata però nell’edizione 2016-17, un tempo ormai lontano. Agonisticamente, c’è poi un italiano che può vantare nella sua mensola un trofeo di cristallo. E’ Davide Malacarne, vincitore della prima edizione assoluta dedicate agli junior, nel 2005. Un successo che lasciava presagire un futuro luminoso sui prati, ma il bellunese scelse di dedicarsi anima e corpo al ciclismo su strada.