Conca sfida la sfortuna e guarda alla seconda metà di stagione

09.06.2022
5 min
Salva

Filippo Conca risponde da un hotel vicino a Thizy Les Bourgs, sede di partenza della quinta tappa del Critérium du Dauphiné. Ieri si è corsa la cronometro, vinta dal nostro Filippo Ganna per soli due secondi su un sempre competitivo Wout Van Aert.

«Oggi sono stato tranquillo – dice Conca – la cronometro non è il mio campo e quindi sono andato di conserva». Difficile anche pensare di fare meglio vista la sua assenza dalle corse negli ultimi due mesi. Filippo lo avevamo lasciato in preda ai crampi dopo la Sanremo

Conca in azione durante la Sanremo, è rimasto in fuga per 265 chilometri, solo i crampi lo hanno fermato
Conca in azione durante la Sanremo, è rimasto in fuga per 265 chilometri, solo i crampi lo hanno fermato
Filippo, dopo che cosa è successo?

Due giorni dopo la Sanremo (corsa il 19 marzo, ndr), che non dovevo nemmeno fare, ho preso il via della Volta Ciclista a Catalunya. Ho fatto una tirata unica da Sanremo fino in Spagna e sono arrivato stanco, infatti le prime due-tre tappe dovevano essere di recupero.

Invece?

Invece il gruppo è andato tutti i giorni a “blocco”, in più si sono aggiunti i ventagli. Insomma, non le condizioni di corsa ideali per recuperare. Così, insieme alla squadra, abbiamo deciso di ritirarci e di pensare agli impegni successivi che sarebbero stati GP Indurain e Giro dei Paesi Baschi.

Una scelta giusta?

Sì, anche perchè almeno ho avuto quei due giorni in più per recuperare e presentarmi alle due corse successive più riposato. 

La prima gara in Italia per Conca è stato il Trofeo Laigueglia corso con la nazionale
La prima gara in Italia per Conca è stato il Trofeo Laigueglia corso con la nazionale
Anche se abbiamo visto che nella sesta tappa dei Baschi sei arrivato oltre il tempo limite.

In realtà, durante tutti i giorni di corsa ho fatto registrare i miei numeri migliori, ne parlavo anche con la squadra ed eravamo contenti dei progressi fatti. Avevo “assorbito” bene il ritiro fatto sull’Etna a marzo trovando il colpo di pedale giusto. La squadra era talmente felice dei miei progressi che mi aveva messo nella squadra del Giro.  La storia del fuori tempo massimo fa abbastanza sorridere…

Perché?

Se guardate, alla sesta tappa, risultano arrivati solamente 54 corridori. Questo perché la tappa era estremamente dura, ma l’organizzazione ha tenuto una percentuale di tempo massimo bassissima. Io sono arrivato al traguardo con solamente 19 minuti di ritardo e sono andato a casa. Di corridori che non hanno nemmeno finito la tappa ce ne sono stati 26 a cui bisogna aggiungere altri 40 che come me sono arrivati al traguardo ma oltre il tempo limite. 

Al Giro dei Paesi Baschi Filippo aveva una buona condizione ma due giorni dopo la fine della corsa è risultato positivo al Covid
Due giorni dopo la fine del Giro dei Paesi Baschi, Conca è risultato positivo al Covid
Hai detto che eri stato inserito nella squadra del Giro, ma a Budapest non sei mai arrivato, come mai?

Questo perché due giorni dopo il mio ritorno a casa dalla Spagna sono risultato positivo al Covid. Ho avuto febbre alta per 5 giorni e dopo una settimana ero già negativo, così ho aspettato i canonici 10 giorni per tornare ad allenarmi. Le prime uscite le facevo brevi e a ritmi blandi, giusto per riprendere. Solamente che dopo 5-6 giorni dalla negatività, ho iniziato ad accusare sintomi di spossatezza, respiro affannoso ed avevo sempre sonno. Questi effetti post Covid mi sono durati un’altra decina di giorni.

Quindi tra una cosa e l’altra sei rimasto fermo un mese…

Sono tornato a correre a Francoforte il primo maggio, ma per una semplice questione numerica. A causa di regole UCI la squadra non poteva partire con meno di 7 corridori. Sono andato a Francoforte praticamente per partire. Il Delfinato è la prima vera corsa che faccio. 

Ora come ti senti?

Pensavo di stare peggio, il ritmo è alto, non sono al meglio, ma piano piano ingrano. Queste corse mi servono per aiutare la squadra e fare ritmo gara. A metà maggio sono andato in altura a fare un ritiro, prima con Petilli e poi mi ha raggiunto Hellemose, il danese della Trek. L’ultimo anno e mezzo, da quando sono passato pro’, è stato un susseguirsi di problemi.

Nei mesi invernali il corridore lombardo ha sofferto di una tendinite al ginocchio che ne ha rallentato la preparazione
Nei mesi invernali ha sofferto di una tendinite al ginocchio che ne ha rallentato la preparazione
Non sei mai riuscito a lavorare tranquillo…

Mai, tra un problema e l’altro non sono mai riuscito a costruire una buona condizione. Questo inverno ho avuto la tendinite che mi ha rallentato per due mesi, per fortuna è andata via, poi è arrivato il Covid. Ora voglio solo finire bene il Delfinato, fare il campionato italiano ed andare in altura a luglio per costruire la seconda parte di stagione.

Dovevi fare il Giro, che sarebbe stata la tua prima grande corsa a tappe, magari la squadra ti inserirà nel team della Vuelta?

Mi piacerebbe ma non ci spero, la Vuelta è un po’ l’esame di riparazione, lo vogliono fare tutti, difficile entrare negli 8. Il Giro ci tenevo tanto a farlo perchè sarebbe stata la mia prima corsa a tappe di 3 settimane, e a 24 anni sarebbe il caso di provare a correrne una. Sarei andato a correre in supporto di Ewan per le tappe piatte, ma poi in quelle mosse avrei avuto la possibilità di andare in fuga e cercare la vittoria, come De Gent a Napoli.

Una vittoria darebbe il morale giusto.

E’ difficile far capire quanto vali. Per avere risultati, ma soprattutto un pizzico di morale, centrare una fuga sarebbe quello che ci vuole. Anche durante la seconda tappa qui al Delfinato ho provato ad entrare in un gruppetto, siamo restati lì a bagno maria per tanto tempo, poi ci hanno ripresi. Appena siamo stati riassorbiti dal gruppo è partita la fuga giusta, che è anche arrivata a giocarsi la vittoria di tappa. Nei prossimi giorni ci riproverò.

Lelangue: «Gilbert diesse in corsa, non ancora in pensione»

14.05.2022
6 min
Salva

Philippe Gilbert, asso, campione, vecchio, forte… Il corridore della Lotto Soudal la scorsa settimana è tornato ad alzare le braccia (in apertura, foto Belga Image). Una volta il vallone dava del “tu” alla vittoria. Poi all’improvviso, per una lunga serie di imprevisti, questa sembrava diventata un miraggio. Ma John Lelangue, suo general manager e direttore sportivo, non ha mai dubitato che il sole potesse tornare a splendere.

La vittoria l’ha ottenuta in una tappa della Quattro giorni di Dunkerque, la corsa che ricorda la terribile battaglia del 1940 nella seconda Guerra mondiale. Una battaglia che durò otto giorni e che siglò l’avanzata di Hitler, ma che al tempo stesso fu il primo germe della resistenza degli alleati.

E la resistenza è quella che ha mostrato anche Philippe Gilbert in questi anni post Covid. Il passaggio alla squadra di Lelangue era stato costellato solo da debacle.

Nel 2012, Philippe passa dalla Omega alla Bmc di Lelangue. Al termine di quella stagione Gilbert vincerà il mondiale
Nel 2012, Philippe passa dalla Omega alla Bmc di Lelangue. Al termine di quella stagione Gilbert vincerà il mondiale
John, raccontaci un po’ della vittoria di Gilbert a Dunkerque: ve l’aspettavate?

E’ stata una grande soddisfazione rivederlo vincere. Conosco Philippe da molto tempo, da quando era alla Bmc e quando nel 2020 è arrivato in questa squadra, la Lotto Soudal, ne è subito stato parte integrante. Qui ha iniziato il finale della sua carriera.

Un arrivo complicato però…

Molto. E’ arrivato e le cose andavano bene. Veniva dalla vittoria alla Roubaix, aveva fatto una bella Vuelta. Nell’inverno 2019 aveva iniziato con una buona Het Nieuwsblad e un’ottima Parigi-Nizza. Poi è arrivato il Covid. In questo periodo si è allenato molto bene. Il primo agosto fece una top ten alla Sanremo e andammo al Tour con l’idea di vincere una tappa. Ma cadde subito e colpì il ginocchio che si era infortunato già in passato sul Portet d’Aspet. Ha fatto una lunghissima riabilitazione. E’ stato due stagioni a recuperare fin quando all’ultima Liegi qualcosa è cambiato. Non ha ottenuto risultati, ma per la prima volta dopo due anni, non ha avvertito problemi fisici, neanche di respirazione (post Covid, ndr). Insomma aveva ritrovato il piacere di correre.

E questo ha cambiato tutto…

Ha contato molto. A Dunkerque nei giorni successivi eravamo andati con Arnaud De Lie capitano. Ma lo abbiamo perso alla prima tappa e Gilbert si è ritrovato ad essere leader. Ha tirato fuori una grinta pazzesca e ha voluto dimostrare che gli ultimi due anni non era stato lui, che ce la può ancora fare. Certo, ci rendiamo conto che oggi è molto difficile con i Pogacar e la nuova generazione… ma è stata una liberazione. Ma attenzione, da adesso in poi per lui non sarà una passerella di fine carriera, non sarà una lunga cerimonia. Lui vuol correre per vincere e per aiutare. E questo è molto importante anche per me.

Per Lelangue, avere un campione come Gilbert in squadra è ottimo anche per i giovani
Per Lelangue, avere un campione come Gilbert in squadra è ottimo anche per i giovani
Per te è importante: un corridore così che fa il road capitan sa il fatto suo…

Importantissimo. Philippe è un Hincapie della Bmc, con la differenza che lui è un monumento vivente. Posso dirvi che nelle riunioni prima e dopo la gara o persino durante la corsa quando parla lui c’è il silenzio. Tutti lo stanno a sentire. E’ legittimato dai suoi tanti successi. E poi ha una visione totale della corsa.

Visione totale?

Sì, vede la gara come pochi altri. Nell’ultima Roubaix, per esempio, aveva visto nelle fasi iniziali della corsa, che la Ineos-Grenadiers si stava preparando a qualche movimento, deve aver colto qualche frase e così per radio ha richiamato due corridori che gli erano vicini e anche se hanno faticato sono riusciti a muoversi e infatti nel momento clou erano davanti. E poi un Gilbert così è un aiuto e uno stimolo per i miei giovani come Vervloesem, Vermeersch, De Lie.

Un diesse in corsa, insomma?

Eh sì. E poi con lui è un piacere. E’ perfetto. In gruppo parla moltissimo e vede tutto. Andiamo a destra, risaliamo a sinistra. E’ l’occhio del diesse in gruppo.

L’ultima Roubaix. Gilbert nelle mitiche docce del velodromo. Ha vinto questa classica nel 2019 (foto Instagram)
L’ultima Roubaix. Gilbert nelle mitiche docce del velodromo. Ha vinto questa classica nel 2019 (foto Instagram)
Prima hai detto che non sarà una passerella per Gilbert: qual è allora il suo calendario?

“Step by step”, vediamo passo dopo passo. Intanto adesso ci sono alcune corse che vuol vincere a giugno. Poi vedremo se fare il Delfinato o il Giro di Svizzera. Così come vedremo se farà il Tour. Philippe, come tutti i suoi compagni, sa che porterò gli uomini più forti alla Grande Boucle. E poi da qui a ottobre dobbiamo fare in modo che possa vincere ancora.

Beh, potrebbe finire con un grande Giro di Lombardia!

Vedremo – ride Lelangue – ma bisogna essere realisti. Con questa nuova generazione tanti equilibri in certe corse sono cambiati. Pogacar, Pidcock… e tanti scalatori. E’ difficile ormai primeggiare in una corsa del genere, meglio gare più abbordabili.

E per il 2023, per il futuro cosa prevedete per Gilbert? Visto che è così bravo lo vorresti come diesse?

A me piacerebbe! Ma penso che nella sua carriera abbia corso tanto e fatto enormi sacrifici e quelli di un diesse per certi aspetti sono ancora più grandi. Un tecnico manca da casa 200 giorni l’anno. Penso che Philippe abbia anche voglia di godersi la sua famiglia, i suoi bambini… che tra l’altro vanno in bici. Per ora non ci sono programmi futuri. Io intanto me lo prendo come corridore fino alla sua ultima gara. Poi ogni decisione spetta a lui ed è libero di fare ciò che crede.

Due fratture al ginocchio per Gilbert entrambe al Tour. La prima nel 2018 (in foto), la seconda nel 2020 con la maglia della Lotto
Due fratture al ginocchio per Gilbert entrambe al Tour. La prima nel 2018 (in foto), la seconda nel 2020 con la maglia della Lotto
Ma in Lotto Soudal le porte sarebbero aperte?

Totalmente aperte e in ogni momento.

John, conosci Gilbert da molti anni, cosa ti ha colpito di questo atleta?

Ho avuto per la prima volta Gilbert nell’inverno del 2011 ed ebbe subito un anno difficile. Una brutta caduta ad inizio stagione che gli compromise molti risultati. Fu orribile. Allora iniziammo a pensare alla Vuelta. “Andiamo alla Vuelta per fare bene il mondiale”, era questo il nostro unico scopo. Vinse due tappe in Spagna. Si presentò a Valkenburg non al massimo, ma in buona condizione con la fiducia. 

E Gilbert vinse quel mondiale…

E lo stesso nel 2018. Era alla Quick-Step, finì la tappa del Tour con un ginocchio rotto. Viene da noi e gli succede di nuovo la stessa cosa. A quel punto un corridore della sua età e con tutto quello che ha vinto poteva finirla lì. Invece si è messo sotto a lavorare, si è preso tantissime critiche da parte dei media, dei fans… perché sembrava che non lavorasse e perché non andava. Lui invece voleva vincere con la maglia della Lotto-Soudal. E alla fine ha avuto il suo riscatto. Pensate che a Dunkerque era anche arrabbiato perché per colpa di un abbuono per poco perdeva la classifica generale. Philippe non si arrende mai: ecco cosa mi colpisce di lui.

L’ultima Liegi di Gilbert, parole e immagini sulla Redoute

22.04.2022
7 min
Salva

«E’ la mia ultima Liegi – dice Gilbert che si è commosso mentre sullo schermo scorreva il video – è particolare essere qui ai piedi della Redoute. Stamattina sono passato in bici e ho visto il mio nome scritto per terra. Non c’è stato un grande effetto sorpresa, perché ci stavano lavorando da tre giorni, ma mi ha emozionato».

Venerdì, prova percorso

Le quattro del venerdì pomeriggio, giorno dedicato alle prove sul percorso. Gilbert è passato sulla Redoute salutando amici e parenti. E ora ci accoglie per una conferenza stampa nella piazza di Aywaille che porta il suo nome. Il belga della Lotto Soudal ha visto scorrere il video in cui la sua voce narra il rapporto con la Doyenne e a un tratto ha tradito gli occhi lucidi. E’ nato e cresciuto proprio qui. E anche se la vita l’ha portato a Monaco e su strade lontane, resta il ragazzino che da piccolo si cimentava sulla Redoute e l’ultimo belga ad aver vinto la Liegi. Domande e risposte, pochi giornalisti.

«E’ la prima conferenza stampa da tanto tempo – ironizza – vorrà dire che ci sono cose importanti da dire. Cominciamo pure…».

Come arrivi all’ultima Liegi?

Il calendario è cambiato, la Roubaix a inizio settimana non ha aiutato. Sono stato male nei giorni scorsi, non sono stato capace di fare gli specifici necessari. La forma è buona, ma non sufficiente per garantire un risultato. Non è la condizione ideale, ma l’esperienza è lì e potrà compensare in parte. Ma alla Liegi non si fanno miracoli.

La carriera non finisce domani…

Ci terrei a sottolinearlo. Ci sono ancora tante corse in calendario e per ora mi concentro al 100 per cento sul mio mestiere. Poi sarà difficile abbandonarlo, ho dei contatti e vedremo se a fine anno si concretizzeranno. Avrò più tempo per la famiglia, quello è un aspetto sempre prezioso.

Ultima Liegi per Gilbert, che è nato ad Aywaille, ai piedi della Redoute: la salita ha il suo nome a ogni metro
Ultima Liegi per Gilbert, che è nato ad Aywaille, ai piedi della Redoute: la salita ha il suo nome a ogni metro
Che Liegi ti aspetti?

Una corsa più aperta. Valverde secondo a Huy ha mostrato di essere in buona condizione e dovrà prendersi il suo ruolo, nel senso che sarà la sua squadra a dover tirare se nel finale ci sarà una fuga. Ma di questi tempi è difficile fare previsioni, lo ha dimostrato l’Amstel. Di sicuro il nuovo finale senza la Cote de Forges si presta per attacchi. Con il vento che cambia direzione ogni tre ore e la renderà ancora più illeggibile.

Qualcuno dubita che per Valverde sarà l’ultima Liegi…

Per me lo sarà di certo, l’ho deciso tre anni fa quando ho firmato questo contratto. Non credo che tornerò indietro, davvero no.

Pensi che Van Aert possa fare la sua corsa?

Perché no? Ha saltato il Fiandre per il Covid, ma per lui l’arrivo a Liegi è una cosa buona. Sarebbe stato più difficile gestirlo ad Ans, ma se anche lo staccassero alla Roche aux Faucouns e lui riuscisse a salire con il suo passo, credo che avrebbe tutto il tempo per rientrare.

Nella conferenza stampa, Gilbert ha tenuto a sottolineare che la sua carriera non finisce domenica
Nella conferenza stampa, Gilbert ha tenuto a sottolineare che la sua carriera non finisce domenica
Sulla Redoute penserai al pubblico o alla corsa?

Se sarò davanti, il pubblico mi darà forza, ma penserò al risultato. La Redoute secondo me ha ripreso importanza senza la Cote de Forges. Comunque avere il pubblico sarà bello, dopo i due anni brutti della pandemia. Lo sport è soprattutto trasmettere le emozioni ai più giovani sulla strada. E’ importante far vivere loro delle esperienze forti.

Ti sei commosso a leggere le parole di quel video?

Non troppo. L’ho letto ad alta voce per quattro volte e poi l’ho registrato al primo tentativo. Ma devo dire che vederlo adesso con le immagini… non mi ha lasciato indifferente!

I crampi all’improvviso. La disavventura di Conca alla Sanremo

21.03.2022
4 min
Salva

Chilometro 263 della Milano-Sanremo, all’improvviso Filippo Conca sgancia il pedale sinistro, smette di pedalare e si accosta sulla destra. Si tocca il muscolo, poi addirittura si siede a terra.

Vede i suoi (ex) compagni di fuga andare via. Il tutto tra i dolori dei crampi. Alla fine riparte. E quando sta per ripartire è letteralmente inghiottito dal gruppo, lanciato a tutta verso la Cipressa. Quegli ultimi 30 chilometri (circa) sono un mezzo calvario. Però il ragazzo della Lotto Soudal è tosto. Poteva tirare dritto per Sanremo invece ha voluto onorare la Classicissima e alla fine l’ha chiusa in 145ª posizione a oltre 11′ da Mohoric.

Conca (classe 1998) dopo l’arrivo della Classicissima. Il lecchese ha poi proseguito per il Catalunya
Conca (classe 1998) dopo l’arrivo della Classicissima. Il lecchese ha poi proseguito per il Catalunya
Filippo, complimenti per la fuga prima di tutto: la volevi?

Sì e no, a dire la verità, fino ad un giorno dal via il nostro capitano era Caleb Ewan, dopo il suo forfait, perché non stava bene, i nostri piani sono cambiati. E la squadra mi ha chiesto di andare in fuga. Ero contento di questo perché alla fine la Milano-Sanremo l’ho sempre sognata, ho sempre sognato di parteciparvi. Esattamente dieci anni fa ero sia alla partenza che sul Poggio a vederla.

E come è stato stare sotto ai riflettori per tanti chilometri?

E’ stata un’emozione unica. Sapendo che c’era vento a favore e il gruppo non ci ha lasciato molto spazio. Però noi da Savona in poi abbiamo iniziato a spingere davvero forte. E infatti col vento a favore il vantaggio scendeva molto lentamente. A Laigueglia, guardando il vantaggio che era ancora di 4’33”, mi sono detto: possiamo arrivare davvero lontani.

E poi questo finale inatteso…

Gli ultimi 60 chilometri li sapevo a memoria perché a inizio febbraio ero venuto in ritiro ad Imperia. Tra l’altro nel punto esatto dove mi sono dovuto fermare per i crampi. Da una parte mi veniva quasi da ridere. Stavo ancora molto bene su Capo Berta. Hanno iniziato ad attaccare ed essendo appena sceso dall’altura facevo un po’ fatica a fare dei fuorigiri, però col mio ritmo andavo bene. Tanto che nella discesa verso Imperia sono rientrato. Il problema è che le gambe erano ancora abbastanza buone e tutto d’un colpo ho iniziato ad avere i crampi.

Il momento dei crampi per Conca (immagini TV)
Il momento dei crampi per Conca (immagini TV)
Quindi non hai avuto avvisaglie? Qualche campanello d’allarme che magari potevi intervenire con il rapporto, dei sali minerali…

No, è successo tutto nel giro di 5′. Dopo 260 chilometri avevo forza, mi sentivo ancora molto bene, ma la gamba purtroppo s’è bloccata. E’ avvenuto tutto all’improvviso ed era impossibile continuare. Ho provato a fare due pedalate, ma niente. 

Cosa ti è passato per la testa in quei momenti in cui eri fermo?

Mi sono detto: così la vita, così è il ciclismo. Quei signori che mi tenevano la gamba per i crampi mi facevano i complimenti perché ero rientrato dopo il Capo Berta.

Dove ce li avevi i crampi?

Sulla coscia destra. Proprio qui – e si tocca il quadricipite “incriminato” – tutta la parte superiore della coscia. Non mi succedeva da tanti anni e anche per questo sono molto dispiaciuto. Ci credevo e ci tenevo ad arrivare davvero lontano.

Comunque non avete fatto poco, poi Rivi e Tonelli sono arrivati all’imbocco del Poggio…

Sono sicuro che se fossi stato al mio top ci sarei stato anche io. Poi mi avrebbero ripreso sul Poggio. L’obiettivo di giornata, a quel punto, era farsi riprendere il più avanti possibile.

Okay Filippo, però ti porti via un bel bagaglio di esperienza. Hai provato il tuo fisico in gara, lo hai spinto ad oltre 260 chilometri…

Sì, sì, certo, però avrei voluto un po’ di più. Non sono tra i più forti in una corsa breve o che richiede sforzi intesi. Però mi piace andare in fuga e quando mi ricapiterà di stare così davanti alla Sanremo? Mi piace fare tante ore ad un buon passo anche in allenamento. Questa è la mia attitudine. Mi spiace, appunto, non essere stato al 100%. L’unica scusante è che fino a due giorni prima della Sanremo ero sull’Etna in ritiro.

Conca ha fatto parte della fuga del mattino (foto Instagram @andreagianaph)
Conca ha fatto parte della fuga del mattino (foto Instagram @andreagianaph)
Quindi non sapevi di dover fare la Sanremo?

Ero riserva. La squadra mi ha chiamato due giorni prima. Non per sostituire Ewan ma un altro ragazzo che non stava bene. Sapete, nell’ultimo periodo tutte le squadre stanno avendo problemi con i corridori per bronchiti, influenze varie e tante altre malattie. Io mi tenevo pronto, ma non mi sarei mai aspettato di farla veramente.

Beh, a maggior ragione dovresti essere contento…

Quando mi hanno chiamato dalla Sicilia sono tornato a casa (a Lecco, ndr). Ci sono stato cinque ore, il tempo di cambiare la valigia e di raggiungere il team a Milano.

Dai Filippo, sei giovane, hai fatto un’ottima gara e una bella esperienza…

Sì, sono davvero felice di aver fatto questa Sanremo. L’unico rammarico che ho è che credo sia l’unica Sanremo dove mi capiterà di arrivare così lontano. Solitamente sulla fuga in questa corsa chiudono molto prima. 

De Lie: i paragoni con Gilbert, il mito Cancellara e le vacche

08.03.2022
5 min
Salva

«E’ bello – mormora Arnaud De Lie alla partenza da Kuurne – che facciano il paragone con una leggenda come Philippe Gilbert. Non mi rende nervoso. Anzi, mi spinge in avanti. Non sento davvero la pressione, perché penso che la mia fisionomia sia più vicina al tipo di Tom Boonen. Il Giro delle Fiandre e la Parigi-Roubaix sono le gare dei miei sogni. Non Liegi-Bastogne-Liegi, che passa dietro casa mia. Se ho la fortuna di essere tra i migliori al mondo entro dieci anni, allora forse posso concentrarmi sulle classiche delle Ardenne. Ma prima voglio essere il terzo vallone a vincere il Giro delle Fiandre. Non c’è due senza tre. Sarebbe bello se un giorno potessi scrivere il mio nome accanto a Criquielion e Gilbert. Tra qualche anno saprò se quella speranza è giustificata».

Sul podio del GP Monseré con la sua faccia da ragazzino, dopo una volata devastante
Sul podio del GP Monseré con la sua faccia da ragazzino, dopo una volata devastante

Intervista alla transenna

La fortuna che si sia fermato nella zona mista al via della Kuurne-Bruxelles-Kuurne, con un po’ di tempo a disposizione. Un addetto stampa benevolo e la mattina non troppo fredda. Appunti della trasferta in Belgio, alla vigilia per noi della Sanremo, mentre il ragazzino di 19 anni della Lotto Soudal, 1,82 per 77 chili, seguirà il programma fiammingo fino alle grandi classiche di lassù.

La vittoria al GP Monseré (foto di apertura) non c’è ancora stata, verrà una settimana dopo il nostro incontro. Al via di Kuurne ha vinto solo una corsa a Mallorca dopo essere stato uno degli juniores di maggior rilievo in Belgio. Lo voleva la Quick Step, se l’è preso la Lotto Soudal.

«Ero in contatto con Lefevere – dice – abbiamo parlato tanto e non si andava oltre, finché la Lotto mi ha offerto un contratto e io l’ho informato che avrei debuttato con loro. La Quick Step in ogni caso non mi avrebbe fatto passare subito. E così sono diventato un neoprofessionista. Nel media day di inizio stagione, prima sono stati annunciati i programmi dei big, poi è stato ricavato uno spazio anche per me. Ho capito che hanno fiducia in me e l’ho trovato motivante».

Nel 2020, Arnaud De Lie è stato terzo agli europei juniores di Plouay
Nel 2020, Arnaud De Lie è stato terzo agli europei juniores di Plouay

Quasi 500 vacche

Quel che più piace e che i colleghi belgi suggeriscono di chiedergli è la storia di famiglia. Il paese da cui arriva, Lescheret, è nella punta più bassa della regione vallone, quasi al confine con il Lussemburgo. Suo nonno Jules, scomparso da poco, veniva dal Nord poi decise di spostare la famiglia.

«Mio nonno era un contadino – dice – anche il mio bisnonno e adesso mio padre Philippe. Abbiamo un allevamento di bovini a casa nostra. In totale abbiamo poco meno di cinquecento vacche, di cui una quarantina da latte. L’inverno scorso ho provato a dare una mano, ma non è più tanto possibile. E così mio padre è in difficoltà, perché mio fratello Axel ha un altro lavoro e mia sorella Edwige ha solo 17 anni. La fattoria fa parte della mia vita. Ci sono cresciuto. La mattina in cui ho vinto l’Omloop Het Nieuwsblad U23 dello scorso anno, mi sono alzato con mio padre, ho aiutato a preparare le mucche per la mungitura, poi sono corso a casa alle 7,30 per andare alla corsa».

In ritiro ha diviso la stanza con Campenaerts, prendendo le misure a bici e compagni
In ritiro ha diviso la stanza con Campenaerts, prendendo le misure a bici e compagni

A scuola da Victor

La squadra gli ha messo accanto Victor Campenaerts, anche lui appena arrivato ed evidentemente capace di trasmettere nozioni al ragazzino desideroso di imparare.

«Victor è il mio mentore – racconta – un super tecnico. Mi ha subito preso sotto la sua ala, mi ha anche ospitato a casa sua per una settimana. Mi insegna il fiammingo e le strade qui intorno, che conosce benissimo. In ritiro abbiamo condiviso la stanza. Ha quella vena perfezionista che ogni professionista vuole avere. Cerca tutti i dettagli ed è disposto a condividere la sua esperienza».

Quest’anno De Lie aveva già vinto al Trofeo Playa de Palma, su Molano e Weemaes
Quest’anno De Lie aveva già vinto al Trofeo Playa de Palma, su Molano e Weemaes

Vendicare Leuven

Ma la sua origine vallone non mente. Nel 2020 ha vinto la Philippe Gilbert Juniores, corsa di due tappe. E il belga è sempre stato uno dei suoi due riferimenti ciclistici.

«All’inizio lo vedevo come una superstar – ammette mentre il tempo sta per scadere – mentre ora siamo compagni di squadra. Gli piace prendermi in giro, come fanno i valloni tra di loro. Da bambino ero fan anche di Cancellara, per il suo modo di correre, con i capelli al vento. Sembrava forte anche giù dalla bicicletta. Era davvero Spartacus, un gladiatore. Ma mi conviene restare con i piedi per terra. Va bene riuscire a vincere, andrà bene anche se capirò gli errori. La mia stagione sarà un successo se sarò selezionato per i mondiali U23 in Australia. Voglio davvero vendicarmi per Leuven (dove è caduto e ha dovuto arrendersi, ndr). In quel periodo è morto anche mio nonno Jules. Se a Wollongong va come spero, il primo anno da professionista sarà stato un successo…». 

I pneumatici Vittoria protagonisti in gruppo

17.02.2022
3 min
Salva

Nelle scorse settimane Vittoria ha comunicato attraverso i propri canali social l’elenco completo delle squadre che nel 2022 utilizzeranno i suoi pneumatici. Si tratta di un numero impressionante. Saranno infatti oltre 40 i team, suddivisi tra strada e mountain bike, che potranno contare sull’affidabilità dei pneumatici Vittoria.

La collaborazione con le squadre ha permesso all’azienda di sviluppare nell’arco di diversi anni il know-how necessario per realizzare prodotti di altissima qualità in grado di garantire il massimo delle prestazioni anche in condizioni estreme. A beneficiarne sono naturalmente anche tutti gli appassionati che quotidianamente scelgono pneumatici Vittoria per le loro uscite in bicicletta.

Vittoria fornirà i copertoncini al team Jumbo-Visma
Vittoria fornirà i copertoncini al team Jumbo-Visma

Ancora con Jumbo-Visma

La lista dei team è guidata dalla Jumbo-Visma con la quale Vittoria ha ottenuto nel 2021 risultati di grande prestigio, grazie soprattutto a Primoz Roglic e Wout Van Aert. Altri team sono Lotto Soudal, EF Pro Cycling-Easy Post, Astana Qazaqstan, Team DSM e Alpecin-Fenix.

Tra i modelli a disposizione delle squadre troviamo il Corsa, i cui punti di forza sono la carcassa in cotone e la mescola con grafene. Per le gare caratterizzate dal pavé il modello di riferimento è invece il Corsa Control che utilizza un rivestimento in cotone e un battistrada più spesso, rinforzato sempre con il grafene per una maggiore protezione dalle forature. Ancora per le corse con il pavé una soluzione perfetta è rappresentata dall’inserto per pneumatici Air-Liner Road

Per le prove a cronometro, gli atleti avranno infine a disposizione il copertoncino TLR Corsa Speed. Questa versione del Corsa utilizza una carcassa in cotone e un battistrada più sottile. La mescola potenziata con grafene è realizzata per ridurre il più possibile la resistenza al rotolamento.

Copertoncini Corsa Speed rinforzato con grafene che lo rende più resistente
Copertoncini Corsa Speed rinforzato con grafene che lo rende più resistente

Non solo strada

Nel 2022 saranno molte anche le squadre MTB che potranno contare sul supporto tecnico dei prodotti Vittoria. Tra queste meritano spiccano: BMC MTB Racing, Santa Cruz FSA e Carabinieri Olympia Vittoria. Ai quali si va ad aggiungere il KTM Vittoria Team, new entry 2022.

Vittoria è anche la scelta di molte federazioni ciclistiche per la pista. Nazioni come Stati Uniti, Australia, Italia e Nuova Zelanda l’hanno scelta anche per il 2022 dopo i grandi risultati ottenuti a Tokyo 2020. I pistard delle singole nazionali potranno optare tra tubolari Pista Oro, Pista Speed e Pista Control.

Vittoria Air Liner, un salvagente contro le forature
Vittoria Air Liner, un salvagente contro le forature

Anche formazione

Il 2022 di Vittoria non sarà solamente caratterizzato dalla collaborazione tecnica con team e federazioni professionistiche. L’azienda ha infatti deciso di fare un passo importante verso il tema della formazione professionale presentando i “White Paper”.

Si tratta di una serie di documenti dedicati a tecnici, meccanici, squadre ciclistiche, esperti di ciclismo e persone curiose di saperne di più sugli pneumatici per bicicletta. I “White Paper” combinano l’esperienza cinquantennale di Vittoria nella produzione di pneumatici e la continua ricerca in nuove tecnologie. Il primo numero è stato presentato a fine gennaio con il seguente titolo: Tipologie e Sistemi di Pneumatici per Biciclette. E’ possibile scaricare i White Paper anche dal sito. 

Altri numeri seguiranno nel corso dell’anno.

Vittoria

Wellens, De Lie, Ewan: ossigeno (e punti) per la Lotto Soudal

02.02.2022
4 min
Salva

Se tanto è parso preoccupato Cedric Vasseur, team manager della Cofidis, per il rischio di perdere il posto nel WorldTour, dovremmo aspettarci di trovare John Lelangue in angoscia per il 18° posto di fine 2021 della sua Lotto Soudal. Invece il belga, che in vita sua è passato attraverso le situazioni più disparate, appare in possesso di un ottimo autocontrollo. E le vittorie di Wellens e De Lie a Mallorca, poi quella di Caleb Ewan nella prima tappa del Saudi Tour (foto di apertura) sono state gocce di balsamo.

«L’anno scorso è stato un brutto anno – ammette – tuttavia ho visto anche degli indicatori positivi. I giovani stanno crescendo, Vermeersch e Van Muir ad esempio. Con Ewan alla Milano-Sanremo e poi con Vermeersch alla Parigi-Roubaix abbiamo ottenuto il podio in due Monumenti. Abbiamo ottenuto 12 vittorie, 8 delle quali nel WorldTour. Mi è piaciuto anche lo stile di corsa offensivo. Ma con quello non ottieni punti UCI. Questa filosofia non appartiene al nostro modo di correre. Abbiamo dna da attaccanti e non voglio cambiarlo».

Zero calcoli

Quel che manca è un nome capace di garantire la sostanza. Gilbert era stato ingaggiato dopo la vittoria della Roubaix del 2019, ma gli infortuni al ginocchio lo hanno fortemente limitato e si sta avviando verso il ritiro. Wellens è sempre stato sulla porta del grande successo, ma non si è mai sbloccato del tutto. Caleb Ewan si fa strada invece a suon di volate e l’anno scorso ne ha centrate sei (due al Giro), ma si è fermato al Tour. Frattanto i giovani crescono e si deve aspettarli.

«Infatti io sono fiducioso che finiremo ugualmente tra le prime diciotto – ribadisce Lelangue – senza modificare il programma di Caleb. Per lui si aggiungeranno solo la Gand-Wevelgem e De Panne rispetto allo scorso anno. Questi non sono giochi da bambini, ma otterremo i nostri punti. Il treno è stato rinforzato. I giovani stanno arrivando. Mi aspetto qualcosa anche da Arnaud De Lie (detto e fatto: vittoria servita, ndr). E’ stato preso anche Campenaerts. Continueremo con la nostra corsa aggressiva, senza concentrarci troppo sui punti. E la classifica verrà naturalmente».

Soudal addio

Fra le tegole, c’è anche il fatto che Soudal abbia deciso di interrompere la collaborazione e di passare dal 2023 con la Quick Step, in quel rimescolare di nomi belgi che già quest’anno ha visto Deceuninck sposarsi con la Alpecin.

«Il fatto di aver saputo per tempo che Soudal se ne andrà – spiega Lelangue – ci dà un vantaggio. Questo crea opportunità per noi e tutti i nostri partner. Adesso i contatti sono tanti e sono positivi. Molte aziende vogliono avvicinarsi al nostro team e avere gli stessi valori. La nostra squadra è abbastanza allettante. Inoltre la Lotteria Nazionale è uno sponsor importante e con una lunga storia nel ciclismo. Non abbiamo ancora firmato, ma c’è tempo».

Caleb Ewan è il… principe della Lotto Soudal. Da lui si attendono vittorie di peso
Caleb Ewan è il… principe della Lotto Soudal. Da lui si attendono vittorie di peso

Gilbert a vita?

L’ultimo appunto di Lelangue, che è stato affiancato nella gestione commerciale da Yana Seal (colei che ha tentato di far fuori Vinokourov e i kazaki dall’Astana, salvo essere ringraziata e messa alla porta), è per Gilbert. Fu lui a volerlo ed è ancora lui a schiudergli la porta per un nuovo ruolo.

«Philippe – dice – sarebbe importante per la squadra anche come mentore. E’ un leader naturale. Quando parla, tutti lo ascoltano e la squadra cresce. Correrà il Tour? Se le sue condizioni saranno al livello che serve, sarebbe naturale».

Conca, tendinite alle spalle e voglia di continuità

31.12.2021
4 min
Salva

Conca mastica amaro e si sforza di pensare positivo: la dannata tendinite passerà e potrà presto riprendere ad allenarsi al meglio. Il primo segnale in ritiro, probabilmente per il cambio della bici e di qualche misura. Ora la meccanica e la biomeccanica sono a posto, resta da sistemare il tendine dietro al ginocchio.

«Dal ginocchio – dice – il dolore è arrivato al bicipite femorale. Il problema è venuto fuori in palestra. Un dolorino c’era già stato, ma sulla bici vecchia non si sentiva. Quando abbiamo preso le bici nuove, che hanno geometrie diverse, è arrivata la fitta. Ho appena ripreso, lo sento che ancora punge, ma siamo sulla strada giusta».

Sul podio finale del Polonia, Conca nell’abbraccio della squadra per il ritiro di Marczynski
Sul podio del Polonia, Conca nell’abbraccio della squadra per il ritiro di Marczynski

Morale in Svizzera

Il primo anno nel WorldTour con la Lotto Soudal è alle spalle con una cinquantina di giorni di corsa dagli esiti altalenanti.

«Una stagione bella tosta – sorride – soprattutto le gare WorldTour. Però ho visto che quando riesco a essere costante, con la giusta preparazione in altura e tutto il resto, riesco a competere. Non a vincere, ma a vedere il gruppo di testa. Al Giro di Svizzera sono stato contento di staccarmi da 25 corridori. Chiaro che andare forte sia un’altra cosa, ma resistere come in Svizzera mi ha dato morale».

Il percorso giusto

C’è bisogno di tempo, non lo dice, ma lo lascia capire. Ognuno ha il suo adattamento, ma avendolo seguito fra gli U23, è chiaro che nel periodo con Marco Milesi alla Biesse-Carrera, Conca non abbia mai rincorso il numero a effetto.

«Non ho bruciato le tappe – dice – a 15-16-17 anni ho fatto quello che serviva e niente di più. Lo stesso da under 23. Anche se il ciclismo è cambiato, rivendico la mia scelta. Mi ha permesso di non trascurare la scuola. So di non essere un fenomeno, ma per la storia che ho alle spalle, sono certo di avere dei margini. Posso ancora crescere molto, curando i dettagli e lavorando nel modo giusto».

Alla Tre Valli Varesine, in un giorno di pioggia e freddo
Alla Tre Valli Varesine, in un giorno di pioggia e freddo

La testa della corsa

Il 2022 ha portato anche un cambio di preparatore, dopo aver lavorato con Energy Lab, il centro cui si appoggia la squadra.

«Mi segue Luca Quinti – spiega – che mi fa lavorare tanto, pur lasciando tempo per recuperare. Con i belgi stavo bene, ma volevo nuovi stimoli. Ho fatto un bel mese. E’ chiaro che il salto di categoria lo senti e devi ammortizzarlo. Per il livello che avevo, sapevo che avrei dovuto lavorare e così è stato. Però in corsa ho visto che spesso c’era più gente dietro di quanta ce ne fosse davanti e questo vuol dire che posso starci dentro, anche se ancora non riesco a capire quali siano le mie caratteristiche».

Costanza e salute

Per questo c’è da lavorare, per trovare oltre alle caratteristiche il necessario equilibrio, in un ciclismo che richiede leggerezza e insieme potenza e che nel nome di ciò ha spesso creato problemi non banali.

La Coppa Agostoni, corsa con la nazionale, è stata l’ultima di stagione di Conca, chiusa al 39° posto
La Coppa Agostoni è stata l’ultima di stagione di Conca, chiusa al 39° posto

«Sono magro come da dilettante – dice – ma ho più massa. Per gli sforzi che si fanno negli ultimi dieci minuti di corsa, se non hai massa, sei finito. Ho lavorato in palestra e sugli sforzi brevi. Sono migliorato davvero tanto, ma ora il limite è che faccio fatica ad avere gli stessi numeri in corsa. E insieme mi piacerebbe avere più costanza sul piano della salute. Sarebbe bello allenarsi, correre e recuperare come quando si sta bene».

Profumo di Nord

Un metro e 88 per 80 chili. Da dilettante, nonostante simili numeri, Conca andava forte in salita. Oggi forse gli obiettivi si potrebbero rivedere.

«Mi hanno portato al Nord – conferma – ma le prime volte ho avuto qualche difficoltà a correre davanti. Però a fine stagione sono tornato a correre alla Primus Classic, sulle strade del mondiale e nel finale ero ancora là. C’era tanta gente forte e stavo davanti bene. Questo è stato un bel segnale. Perciò adesso spero di poter partire bene. Il programma prevede il debutto in Argentina, vediamo se riuscirò ad allenarmi bene nelle tre settimane che mancano. Col tendine si deve stare attenti ai carichi. Ho fatto per due volte quattro ore, in questa fase rischio di essere più fragile. Gli intoppi ti fanno ripartire ogni volta da un gradino più basso».

Oldani: «In Alpecin ho fatto test mai visti in vita mia»

30.12.2021
5 min
Salva

«Il loro shampoo ancora non me lo hanno dato, ma per ora in Alpecin-Fenix devo dire che sta andando tutto bene». Scherza, Stefano Oldani. Il lombardo, reduce dal primo ritiro in Spagna con il suo nuovo team, ha assaggiato l’ambiente di questa importantissima squadra. La più importante tra le non WorldTour.

La Alpecin si è radunata a Benicasim, sulla costa valenciana (foto Instagram – B. Vernon)
La Alpecin si è radunata a Benicasim, sulla costa valenciana (foto Instagram – B. Vernon)

Come una WorldTour

«Ho trovato una grande professionalità – spiega Oldani – e devo dire che mi ha impressionato. Mi aspettavo che stessero più sul pezzo rispetto a dove ero prima, alla Lotto-Soudal, ma non credevo così tanto… nonostante non sia una WorldTour».

«Abbiamo fatto moltissimi test, alcuni dei quali non li avevo mai visti in vita mia. Per esempio abbiamo fatto un test nel quale dovevamo arrivare ad un determinato wattaggio e ad una determinata temperatura corporea. Guardando poi i battiti loro monitoravano il variare delle frequenze cardiache. E da queste variazioni riuscivano a capire se si era portati per corse più o meno calde, vedevano dove si perdeva potenza».

«E anche a livello di alimentazione, ho trovato una grande professionalità: grammatura di ogni cosa in quantità e qualità, liquidi da mangiare dentro e fuori dalla bici… No, no, davvero un grande team che mi ha stupito. I colleghi più esperti mi dicono che sono praticamente all’altezza, o quasi, di Jumbo e Ineos».

In squadra sono stati eseguiti moltissimi test (foto Instagram – Alpecin Fenix)
In squadra sono stati eseguiti moltissimi test (foto Instagram – Alpecin Fenix)

Grammi e stimoli

Che l’Alpecin fosse un team ben organizzato lo si sapeva, ma forse neanche noi credevamo così tanto stando ad una voce diretta che arriva dall’interno. Oldani però non sembra spaventato di fronte a tutto ciò: test, alimentazione super programmata, allenamenti… Anzi è piuttosto motivato.

«Se mi piace? Molto! E’ esattamente quello che cercavo – dice – in Lotto c’era un ambiente più blando, molto basato sul relax. Ma da neoprofessionista non sai cosa ti devi aspettare, come devi lavorare. Nell’ultimo anno invece ho capito che questi dettagli erano molto importanti. Che dovevo concentrarmi su di questi per fare il salto di qualità definitivo.

«E’ vero, tanti corridori prendono come uno sbattimento mangiare secondo i grammi, bere in un certo modo, ma per me non è un peso. E’ un qualcosa che non ho mai fatto e che anzi mi stimola. Dover bere questo o quello a tavola o in bici: volevo uscire da un limbo e ci sono riuscito adesso voglio capitalizzare tutto ciò».

Tour de Pologne 2021, Stefano Oldani (casco rosso) è terzo nella quinta tappa
Oldani Polonia 2021
Tour de Pologne 2021, Stefano Oldani (casco rosso) è terzo nella quinta tappa

Scienza sì, stress no

Dunque nel team belga regna la scienza, siamo in pieno terreno di “marginal gains”. Oldani parla di bere e mangiare non chissà quali cose ma di farlo in un determinato modo in sella e non, o più semplicemente con più consapevolezza.

«Per esempio – spiega l’ex Lotto – mi hanno fatto notare che io bevevo poco. Questo era un mio tallone di Achille. Facciamo una call a settimana proprio per parlare di tutto ciò, alimentazione, allenamenti. Facciamo il punto sulla settimana appena conclusa e poi programmiamo quella successiva. C’è molto scambio di idee e di informazioni. C’è molto feedback in generale. 

«Però resta un ambiente tranquillissimo, non bisogna pensare chissà cosa sia. Per certi aspetti la mentalità belga della Lotto resta, è molto easy. Perché al di fuori di questi momenti tutti sono molto amichevoli e tranquilli. Lo stesso Van der Poel è molto semplice e tranquillo e simpatico.

«I tecnici sono molto fiscali, ci dicevano di andare tranquilli, di non fare fuorigiri però ogni tanto partiva un po’ di bagarre e Van der Poel era, come dire, abbastanza giocoso. Lui si gode gli allenamenti».

Tutti in squadra seguono i preparatori del team. La piattaforma comune è quella ormai nota di Training Peaks. Sin qui non si è fatta molta qualità, chiaramente, ma ore di sella volte principalmente a creare il fondo e a bruciare qualche grasso in eccesso.

Oldani Giro d'Italia 2021
Scorso anno Oldani ha corso un buon Giro. Ha colto un terzo posto di tappa (a Foligno) ed è stato più volte in fuga
Oldani Giro d'Italia 2021
Scorso anno Oldani ha corso un buon Giro. Ha colto un terzo posto di tappa (a Foligno) ed è stato più volte in fuga

Gli italiani e il Giro

Dall’Alpecin è passato Sacha Modolo, sono arrivati Oldani, appunto, e Mareczko. E già c’era Sbaragli. Soprattutto Kristian aveva dato qualche informazione a Stefano.

«Con Modolo – dice Oldani – non avevo parlato molto, anche perché non lo conosco bene. Mentre con “Sbara” ho parlato prima di venire qui e anche dopo. E’ un ragazzo che sa darmi molti consigli e l’ha fatto volentieri. Mi ha aiutato ad integrarmi. Con chi sono in camera? Con Mareczko».

Si chiude così con grande entusiasmo e grossissimi aspettative il primo approccio di Oldani con la Alpecin. Stefano è ancora giovanissimo e ha tutto il tempo di crescere e migliorare. Sentir dire da lui stesso che ha trovato ciò che cercava conta moltissimo.

«Avremo i programmi precisi nel prossimo ritiro a Benicasim, sempre in Spagna – conclude Oldani – Partirò dall’Etoile de Bessèges, farò poi la Ruta del Sol e l’obiettivo principale è il Giro che dovrei fare all’80-90%. Forse anche la Strade Bianche, mentre è da vedere la squadra per la Sanremo. 

«Sul Giro d’Italia ci conto tanto, non per ambizione di classifica ma per andare a caccia di tappe, non solo con le fughe ma anche con arrivi più “sprintosi”. E già la prima tappa potrebbe essere adatta».