Kopecky a Cittiglio, un boccone andato di traverso

19.03.2024
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Lotte Kopecky non se l’è presa troppo o forse sì? Il Trofeo Binda non rientrava nei suoi piani, resta però il fatto che quando indossi la maglia iridata, fare seconda non è mai una gran cosa. Soprattutto se chi ti batte è stata a sua volta campionessa del mondo e rischi di ritrovartela fra i piedi già domenica prossima alla Gand-Wevelgem.

A Cittiglio domenica c’era anche Guy Van Langenbergh, giornalista del belga Het Nieuwsblad, che ha lasciato casa per l’Italia con la sua auto alla vigilia della Tirreno-Adriatico e, passando per la Sanremo, è ripartito dopo la corsa vinta da Elisa Balsamo. Alla piemontese, il giornalista ha rivolto una sola domanda: che cosa significa aver battuto la campionessa del mondo?

«Il fatto di poter battere Lotte qui oggi – ha risposto Balsamo – dà ulteriore lustro alla mia vittoria. Essere sul palco con la campionessa del mondo è sempre qualcosa di speciale».

Kopecky è stata inserita in extremis nella squadra per il Trofeo Binda
Kopecky è stata inserita in extremis nella squadra per il Trofeo Binda

Volata troppo lunga

In realtà, se alla Sanremo del giorno prima poteva sussistere qualche dubbio sull’esito dello sprint tra Philipsen e Matthews, a Cittiglio non c’è stato bisogno neppure di rivederlo, dato che Kopecky è partita lunga e Balsamo l’ha saltata. Come ha spiegato ottimamente la stessa Elisa, sul rettilineo del Trofeo Binda bisogna scegliere il giusto tempo, altrimenti ci si pianta.

«Eppure io – ha spiegato a caldo Kopecky proprio al giornalista belga – non avevo altra scelta che prendere l’iniziativa. Forse sono partita un po’ troppo presto, ma Balsamo è velocissima. Forse avrei dovuto fare come lei e partire in rimonta, ma probabilmente in quel caso non sarei riuscita a superarla. Uno sprint in salita del genere è perfetto per lei. Ho dato il massimo, non c’è niente di sbagliato in questo secondo posto. Non ho perso contro l’ultima arrivata».

Prima del via, l’organizzatore Mario Minervino le ha consegnato la rana mascotte della corsa
Prima del via, l’organizzatore Mario Minervino le ha consegnato la rana mascotte della corsa

La volpe e l’uva

La sua espressione subito dopo il traguardo e anche nel momento in cui lo tagliava non sembrava esattamente così conciliante e forse per questo la campionessa del mondo poco dopo ha corretto il tiro, raccontandola ai tifosi belgi come fece la volpe con l’uva. La convocazione tardiva di Kopecky è stata dovuta alla cancellazione del suo viaggio per la Coppa del mondo su pista a Hong Kong, dove sarebbe dovuta andare per la qualificazione olimpica. Quando tuttavia ha capito di avere già i punti necessari, la belga ha preferito risparmiarsi lo sballottamento e si è offerta di correre se qualche ragazza fosse stata indisponibile.

«E così venerdì mattina – ha raccontato al collega belga – mi hanno proposto di partire per l’Italia. Certo che volevo vincere, ma sono stata inserita nella selezione solo all’ultimo minuto e non sono venuta qui pensando che avrei vinto facilmente. Sapevo però che con tutte le salite che c’erano lungo il percorso, questa gara sarebbe stata l’ideale come preparazione. Il programma prevedeva un allenamento difficile, il tempo era bello e la sera stessa sono tornata a casa».

Dopo il secondo posto in volata, la doccia di spumante per mano di Elisa Balsamo
Dopo il secondo posto in volata, la doccia di spumante per mano di Elisa Balsamo

Una condizione super

Il racconto rilasciato nell’articolo per il pubblico belga non convince troppo. Il Trofeo Binda è una corsa WorldTour e se hai addosso quella maglia e la condizione che nelle ultime tre settimane ti ha permesso di fare seconda alla Omloop Het Nieuwsblad e poi di vincere Strade Bianche e Nokere Koerse, non attacchi il numero solo per allenarti. Se così fosse stato, sul traguardo Kopecky avrebbe sorriso senza tradire la smorfia contrariata che invece tutti hanno visto. Ma si sa, i campioni corrono sempre per vincere. Il problema è che l’arrivo di Cittiglio l’ha tradita e forse Lotte l’ha sottovalutato. E contro una (altrettanto) campionessa come Elisa Balsamo, se non fai tutto al 100 per cento, rischi di lasciarci le penne.

Balsamo piega Kopecky e si regala il bis al Trofeo Binda

17.03.2024
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CITTIGLIO – Quando si è capito che sarebbe finita in volata fra Balsamo e Kopecky, non solo per partigianeria, abbiamo iniziato a fregarci le mani. L’arrivo del Trofeo Binda è traditore e niente affatto banale: prima di prenderci le misure, devi sbagliarlo almeno una volta. Elisa Balsamo lo conosce come le sue tasche, per la campionessa del mondo invece era la prima volta.

Quando la piemontese si è fermata, era scossa da un’emozione profonda come le scariche di adrenalina della volata. E quando accanto è arrivata la compagna Shirin Van Anrooij, prima lo scorso anno, le due si sono abbracciate per festeggiare l’ottima riuscita del piano (foto di apertura). La Lidl-Trek aveva assegnato all’olandese il compito di controllare le scalatrici e alla piemontese l’incarico di fare la volata.

«Questa è una volata che a me piace particolarmente – spiega Balsamo – perché è un po’ in salita e ormai ho capito che non bisogna partire troppo lunghe, perché altrimenti ti si aprono le gambe. Sapevo che Kopecky era la più veloce nel gruppetto, quindi ho deciso di prendere la sua ruota ed è stata la decisione giusta. Il nostro punto di forza, oggi come sempre, è proprio la squadra. Per cui possiamo non avere l’individualità più forte, però corriamo sempre come gruppo per cercare di essere la squadra più forte».

Balsamo ha lasciato partire Kopecky e poi l’ha saltata approfittando del suo calo
Balsamo ha lasciato partire Kopecky e poi l’ha saltata approfittando del suo calo

«Shirin – prosegue Balsamo – doveva coprire gli attacchi delle scalatrici più forti e così è stato. Quando abbiamo visto che in cima all’ultima salita era rimasto un gruppettino, si è messa a mia disposizione e per questo io la ringrazio infinitamente. Siamo una bella squadra affiatata e non ci pensiamo neanche un secondo quando dobbiamo metterci a disposizione delle compagne. Questo secondo me nel ciclismo fa la differenza, ma l’ultima salita è stata una vera sofferenza…».

Agganciata per un capello

Elisa è una velocista, ma tiene sugli strappi e sulle salite medie. Quando però a fare il ritmo sono le scalatrici, per restare agganciata ha bisogno di stringere forte i denti. E anche oggi, all’ultimo passaggio sulla salita di Orino, ha scollinato agganciata per un capello.

«Non volevo mollare – spiega – perché sapevo che se fossi riuscita ad arrivare col gruppetto in cima, poi avrei avuto buone possibilità di fare podio. Atlete veloci non ne erano rimaste molte e poi, in qualche modo, quando un velocista sente il profumo dell’arrivo, rinasce (sorride, ndr). Sapevo che per me sarebbe stato il punto più difficile. Ci tengo sempre a questa gara, quindi sono partita carica. Però sapevo che sarebbe stata dura e alla fine infatti è venuta estremamente selettiva e a molte sono mancate le gambe».

Il Trofeo Binda ha visto il debutto stagionale di Marta Cavalli dopo l’infortunio in allenamento
Il Trofeo Binda ha visto il debutto stagionale di Marta Cavalli dopo l’infortunio in allenamento

L’atleta ritrovata

L’inizio di stagione l’ha vista vincente per due volte alla Vuelta Valenciana, come pure nel 2022, quando la tappa fu una, ma ugualmente venne la vittoria di Cittiglio con la maglia iridata. Nel frattempo il ciclismo delle ragazze è cambiato di molto. Lotte Kopecky e Lorena Wiebes sono diventate lo spauracchio di ogni corsa e per vincere non basta più avere un buono spunto veloce. Tutto è diventato dannatamente più difficile.

«Anche io credo di essere migliorata – dice – mi sto allenando sempre più duramente. Il ciclismo femminile sta crescendo in modo esponenziale, quindi se una persona non si migliora, i risultati non arrivano. Mi sto impegnando al massimo e sicuramente ottenere dei buoni risultati è incoraggiante. C’è un gruppo estremamente competitivo, quindi si deve per forza arrivare alle gare al 110 per cento della propria condizione fisica, altrimenti non c’è alcuna possibilità di portare a casa un podio. E questa rispetto al passato è una grande differenza».

Alla partenza, il cittì Sangalli ha fatto il punto con le sue azzurre: qui con Balsamo e Realini
Alla partenza, il cittì Sangalli ha fatto il punto con le sue azzurre: qui con Balsamo e Realini

Lampi di azzurro

Il Trofeo Binda è stato anche la gara del rientro alle corse di Marta Cavalli, dopo l’ultimo infortunio. La piemontese ora è attesa a un periodo di tre settimane in altura, in cui inizierà a ricostruire la condizione per le sfide dell’estate. E’ stata la gara che ha visto fra le dieci anche Soraya Paladin e Silvia Persico: un bel gruppo di azzurre che non è sfuggito allo sguardo del cittì Sangalli, presente a Cittiglio.

«Abbiamo ritrovato un’atleta come Balsamo – spiega – che ha lavorato tanto ed è finalmente in grado di dare il meglio di sé. E si è dimostrato che con una squadra forte si mette in difficoltà anche la Kopecky. Questo è un arrivo traditore, lo vedi lì e non arriva mai. E se anticipi, sei spacciato. La Balsamo insicura dello scorso anno era figlia dell’infortunio e in questo ciclismo se sei meno del 100 per cento, non vinci. Abbiamo ritrovato la fuoriclasse che ci era mancata.

«Allo stesso modo, ho visto un’ottima Soraya Paladin, che ha corso bene di rimessa. E bene anche Silvia Persico, che ha pagato un po’ l’inverno diverso senza ciclocross. Sta arrivando adesso alla condizione, come volevamo un po’ tutti, perché quest’anno non possiamo arrivare lunghi, vista l’estate che ci aspetta. Inoltre sono contento di aver visto il rientro di Marta Cavalli, che ha fatto bene a venire qui oggi. E’ rimasta con le prime fino all’ultimo, poi è normale che le sia mancato il ritmo gara. Insomma torno a casa felice, anche per aver visto davanti Malcotti, Quagliotto e Barale. Domani parto per Parigi di buon umore. Il percorso delle Olimpiadi  dovrebbe essere più facile di questo, ma serviranno atlete capaci di tenere duro e oggi ne abbiamo viste di buone».

Sul podio del Binda, Kopecky iridata, Balsamo ex iridata e la giovanissima Pieterse
Sul podio del Binda, Kopecky iridata, Balsamo ex iridata e la giovanissima Pieterse

La vera parità

Prima di salutare il quartier generale del Trofeo Binda, Elisa Balsamo ha un lampo di orgoglio, in risposta ad Alessandro Brambilla, secondo cui in alcuni ambiti dello sport italiano le donne sono in evidenza più degli uomini: curioso di sapere se lei si senta in qualche modo superiore, ad esempio, a Milan e Ganna. 

«Questo dovreste dirlo voi – risponde Balsamo – noi il nostro lo facciamo e cerchiamo di farlo al meglio. Poi ci appelliamo alla stampa, a voi dei media, perché parliate anche di noi. Il ciclismo femminile ha fatto tanti passi avanti e non abbiamo niente in meno rispetto agli uomini, se non la visibilità. Oggi c’era un pubblico degno di una gara dei pro’. Le dirette televisive ci sono e forse sarebbe ancora più bello se diventassero più lunghe. Sarebbe ancora meglio se i giornali ci dessero pari visibilità. Io penso che i sacrifici che facciamo noi li fanno anche gli uomini, quindi non abbiamo niente di più e niente di meno rispetto a loro».

Alla gara di Cittiglio erano presenti pochi media e questo è un fatto. La RAI ha trasmesso in diretta per un’ora e 40 minuti: nella conferenza stampa di presentazione, Alessandro Fabretti che nella tivù di Stato è il responsabile del ciclismo, ha detto di voler lavorare per la diretta integrale della corsa. E in effetti, la gara vera e propria è iniziata quando sono arrivate le moto di ripresa. Per il resto, c’erano diversi fotografi, la stampa locale, un inviato dal Belgio per Lotte Kopecky e poco altro. La media finale è stata di 38,292. Il WorldTour ha cambiato tutto, non approfittarne è davvero miope.

Il ritiro “fai da te” della SD Worx nei giorni della Strade Bianche

07.03.2024
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MONTALCINO – Entrando nella saletta c’erano cereali, uova sode e dei mirtilli su un tavolinetto sulla destra. Al centro, c’era invece la cucina dove una moka iniziava a sbuffare. E sulla sinistra accanto ad una colonna in mattoncini, era posizionata una grande cassetta da idraulico. Solo che al suo interno non c’erano guarnizioni o rubinetti, ma marmellate, gallette, fiocchi di avena, barrette… Era la “dispensa della colazione” della SD Worx.

SD Worx, la squadra femminile più forte del mondo. Le sue ragazze hanno vinto e continuano a vincere, tutto. E così hanno fatto anche alla Strade Bianche, lo scorso fine settimana. Prima Lotte Kopecky, terza Demi Vollering. Le ragazze della SD Worx appaiono inarrestabili.

Come gli U23

Eppure questo squadrone nei giorni toscani ha vissuto una lunga vigilia un po’ diversa. Erano lì sin dal mercoledì prima della gara.

Ci si immagina che atlete di tale livello siano servite e riverite in un grande hotel, cosa che succede spesso, ma non sempre. Lotte e compagne infatti erano in ritiro in un agriturismo-borgo, sulle creste senesi. E facevano tutto da sole: dalla cucina al bucato.

In pratica Lars Boom, uno dei direttori sportivi, le ha portate presso il Podere San Giuseppe, lungo uno degli sterrati della Strade Bianche: quello di Pieve a Salti, che però la corsa femminile non affrontava. E qui le ragazze hanno vissuto in un vero e proprio ritiro. Solo che anziché avere una cuoca esterna, come accade spesso per gli under 23, le ragazze della SD Worx si alternavano loro stesse in cucina. Loro e la nutrizionista Shara Marche.

Per il bucato c’era un moderna lavatrice presso cui portavano i sacchetti e ognuna si prendeva cura del proprio.

Vita da campagna

Con loro c’erano anche il meccanico e i massaggiatori… Insomma, a guardarli da fuori, potevano essere un grande gruppo di amici venuto a passare le vacanze in Toscana, visto che tra l’altro non mancavano la piscina e una vista panoramica pazzesca sulle colline senesi, su Montalcino e persino sul Monte Amiata. Un paradiso.

Per arrivare sin qui si salivano e scendevano colline. Si oltrepassavano dei pascoli e qualche casolare… ma ne valeva la pena.

Non è la prima volta che le atlete della SD Worx venivano qui. Gian Paolo Sandrinelli le ospita già da qualche anno. Ma in precedenza andavano in un’altra struttura di Pieve a Salti. Ormai Gian Paolo ne conosce persino i gusti!

Le ragazze erano due per ogni “stanza-appartamento”. Lì dormivano e passavano il tempo in privato.

Al centro di questo piccolo antico caseggiato c’era un cortile, potremmo definirlo così, al cui centro c’erano dei tavolini che d’estate devono essere un incanto. Nei giorni della Strade Bianche, erano invece un appoggio di materiali e ruote per il meccanico, Tim Haverals, che lì vicino aveva posteggiato il suo motorhome.

Una delle porte che si affacciavano su questo cortile era quella della cucina e sala da pranzo. Era questo il fulcro del ritiro della SD Worx. E’ lì che ragazze e staff si ritrovavano per la colazione, il pranzo, la cena e le riunioni.

Tra relax e gara

Un posto ideale per riposare bene, rilassarsi, fare gruppo e anche per allenarsi sugli sterrati. Per raggiungere il Podere San Giuseppe infatti, oltre al tratto sterrato della corsa, c’era da fare un ulteriore tratto, tra l’altro bellissimo, fuori strada.

Quando siamo andati a trovarle era la mattina della vigilia della corsa. Erano in tuta da riposo e ciabatte a fare colazione. Tazze fumanti e cereali accompagnavano la scena. C’era chi, come Elena Cecchini, parlava un po’ di più, forse anche per la sua innata gentilezza nel fare gli onori di casa da italiana… con noi italiani. E chi se ne stava più sulle sue, ancora un po’ assonata.

Alcune, vedi Barbara Guarischi, già avevano finito. Poco dopo si cambiavano anche le altre. E si radunavano sotto al pergolato, mettevano gli scarpini e si preparavano a partire. 

Ore 10, in sella

Il meccanico intanto continuava a cambiare copertoncini e camere d’aria. La partenza della sgambata pre-gara era prevista per le 10. Il cielo plumbeo non fermava i programmi: 35 chilometri con la prova di un settore sterrato. Boom era pronto. Le Specialized erano già schierate sotto al pergolato di legno nel cortile.

Ma ecco le 10. Si parte. Alla spicciolata, con Kopecky già in testa, le ragazze si buttavano a capofitto giù nella valle… con Montalcino all’orizzonte.

Duello toscano. Vince Kopecky ma Longo Borghini la fa tremare

02.03.2024
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SIENA – Il gomito si allarga ma Lotte Kopecky non passa. Elisa Longo Borghini deve così affrontare il muro di Santa Caterina in testa. C’è solo da capire quando l’iridata scatterà…

Una freccia. Kopecky passa al doppio della velocità Elisa e tutto sommato questa netta differenza riduce il dispiacere. Probabilmente anche se le avesse dato un cambio, il risultato non sarebbe cambiato.

Uno scatto secco a 550 metri dal traguardo e Kopecky mette a segno il bis a Siena. Qui aveva vinto già nel 2022
Uno scatto secco a 550 metri dal traguardo e Kopecky mette a segno il bis a Siena

Tre verdetti

Mentre arrivano le ragazze su Siena torna a scendere la pioggia. Come se non bastasse a complicare le cose di una gara tanto bella, quanto complessa anche nella sua logistica.

Ma a parte questo, la Strade Bianche Women ci ha detto tre cose a nostro avviso inequivocabili.

La prima: Lotte Kopecky è forte, ma non è quella dominatrice mostruosa che ci si aspettava o che abbiamo visto lo scorso anno al mondiale, al Tour e in tante classiche. Perché? Molto probabilmente perché è dimagrita e in salita va più forte, ma inevitabilmente ha perso qualcosa nella sparata. Chiaramente è un’ipotesi, anzi una “vox populi” da circus WorldTour. Ma è un fatto che Lotte sia più scavata in volto.

Seconda. Il livello medio si è alzato e di tanto. Forse è la prima volta che vediamo una corsa femminile tanto dura e tanto combattuta. Erano in molte nel finale, gli ultimi 20-25 chilometri, a giocarsela.

Le classiche voci che “il ciclismo femminile sia in crescita” , oggi hanno trovato una risposta anche sul campo. Una risposta tecnica. Distacchi più piccoli e bagarre: bene così.

Terza. Alla fine c’è sempre lei a tenere alti i colori dell’Italia: Elisa Longo Borghini non manca mai all’appello. Cambiano i percorsi ma la campionessa italiana c’è sempre.

E questo è possibile grazie a grinta, serietà e tanto, tanto lavoro specie dopo una stagione tanto tribolata come quella passata. Lei stessa ha parlato di un grande lavoro di endurance per recuperare le mancanze dell’anno scorso.

La bellezza dei paesaggio toscani. La Strade Bianche è entusiasmante anche quando non è sugli sterrati
La Strade Bianche è entusiasmante anche quando non è sugli sterrati

Grinta Longo

Oggi la piemontese era un falco. Attenta sugli sterrati e sull’asfalto. Marcava Vollering e Kopecky come nessun altra. Chiudeva facile su di loro. Si vede che la gamba era brillante.

«E’ vero, stavo bene – dice Longo Borghini – la gamba era attiva e reattiva. Tutto è andato bene. Ho avuto due intoppi, due piccole cadute, ma nulla di che. Anche il setup era buono. Ho fatto le mie prove e la scelta della copertura da 28 andava bene. Devo poi dire che il circuito finale che ha coinvolto tutto questo pubblico è stato proprio… figo!».

Elisa Longo Borghini (classe 1991) si dirige verso il podio. Piazza del Campo la chiama e lei risponde così…
Elisa Longo Borghini (classe 1991) si dirige verso il podio. Piazza del Campo la chiama e lei risponde così…

Senza rimpianti

Elisa è irrimediabilmente gentile ed educata. Siena l’ha accolta con passione e un grande abbraccio. Al netto dei belgi, giunti in massa in toscana, per Kopecky e per la granfondo di domani, il pubblico ha capito lo sforzo dell’atleta della Lidl-Trek. Quando ha girato la bici per andare al podio, si è alzato un grande applauso e lei ha ricambiato.

La questione dei cambi, anzi dei “non cambi”. «Il ciclismo è anche questo – dice Logo Borghini – con sportività – Ognuno fa la sua tattica. Sapevo che sarebbe stato difficile contro Lotte, ma avuto l’okay dall’ammiraglia per andare e… è andata così. Mi spiace perché oggi la squadra aveva lavorato tanto e benissimo. Eravamo nella fuga di giornata e abbiamo cercato di fare la gara.  Essere seconda dietro la campionessa del mondo comunque è un onore. E’ mancata la vittoria, dispiace… Il secondo posto era il massimo che avrei potuto ottenere. E bisogna essere contenti di questo».

Demi Vollering, compagna di squadra di Kopecky, completa il podio
Demi Vollering, compagna di squadra di Kopecky, completa il podio

Le paure di Lotte…

Anche Kopecky non si è nascosta. Alla fine la campionessa belga partiva da super favorita. Una delle domande più ricorrenti che le venivano poste in partenza era: «Senti la pressione sulle tue spalle?». Lei replicava di no, che voleva solo dare il massimo, che l’importante era la vittoria di squadra.

Poi però, anche nella ricognizione – come abbiamo avuto modo di vedere giovedì scorso – era serissima. silenziosa. Sulle Tolfe aveva fatto lo stesso identico scatto che poi ha replicato oggi in gara.

Ha dichiarato che l’atleta che più temeva nel finale era proprio Elisa Longo Borghini. Non era così felice di trovarsi con lei nel finale. E infatti chiudeva subito su di lei.

«Vedevo – dice Lotte – che in corsa rispondeva in modo brillante. Ha fatto una grande gara».

E forse anche per questo, pur essendo sicura della sua “sparata”, in quel chilometro che portava allo strappo di Santa Caterina non ha dato il cambio e anzi ha fatto girare la gamba in agilità.

Grande apprezzamento per il circuito finale. Tanta gente a bordo strada anche per la corsa femminile
Grande apprezzamento per il circuito finale. Tanta gente a bordo strada anche per la corsa femminile

I margini di Elisa

Elisa si conferma in ottima condizione. Ma non era scontato e dice: «L’inizio di questa mia stagione è decisamente meglio di quello che mi sarei aspettata. Anche perché dopo tanti mesi avevo lavorato molto sulla base, visto che all’UAE Tour Woman erano sette mesi che non attaccavo il numero sulla schiena. E per questo non ho fatto molta intensità».

E questa è una grande notizia. Significa che c’è molto margine in vista delle classiche del Nord. Ora  Elisa tornerà in altura e poi darà assalto alle Ardenne.

SD Worx da record: 60 (e passa) vittorie, riviste con Cecchini

22.09.2023
6 min
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«Non ci pensiamo, non è un obiettivo. Ma semmai raggiungeremo le 60 vittorie, vi prometto che ne parleremo assieme». In una delle solite nostre chiacchierate pre-gara al Giro Donne, Elena Cecchini ce lo aveva detto forse con un pizzico di scaramanzia, benché sapessimo bene che per la sua SD Worx il traguardo fosse assolutamente raggiungibile. La cifra tonda è stata toccata al Simac Ladies Tour con la generale conquistata da Kopecky (in apertura, il podio finale).

Intanto al Tour de Romandie grazie a Vollering il… tassametro del team olandese è salito a quota 62 successi stagionali, proprio come la Jumbo-Visma, l’altra corazzata dei Paesi Bassi. Se tra i maschi il divario tra i gialloneri e le formazioni inseguitrici è ridotto sotto le dieci lunghezze, tra le donne ci vuole quasi la somma di quattro squadre per totalizzare i successi della SD Worx. Una differenza evidente nei numeri, ma spesso anche di più in gara. Con Cecchini – ora impegnata agli europei di Drenthe (ieri argento nel Mixed Team Relay) – abbiamo ripercorso i punti chiave, compresa qualche osservazione esterna, che hanno portato il suo team ad un 2023 straordinario.

Vollering trionfa solitaria nella seconda tappa del Romandia, che poi vincerà. Con 17 successi è la plurivittoriosa della stagione
Vollering trionfa solitaria nella seconda tappa del Romandia, che poi vincerà. Con 17 successi è la plurivittoriosa della stagione

Doppio conteggio

Statisticamente per la Sd-Worx sono andate a segno undici atlete oltre ad una cronosquadre. Vollering comanda con 17 vittorie, seguita da Kopecky con 13, Wiebes con 12 e Reusser con 7 poi via via tutte le altre. Nel bottino, tra le tante, ci sono 40 gare WorldTour e 7 classifiche generali. E potremmo sviscerare ancora questi risultati.

«A dire il vero – confessa Cecchini – in squadra teniamo due conteggi distinti e con quello che comprende anche le gare nazionali (all’incirca l’equivalente delle gare open italiane, ndr) saremmo a quota 69, forse addirittura 70. Però avevamo deciso di contare solo quelle UCI disputate con la maglia della squadra, perché a quel punto dovremmo aggiungere il mondiale di Lotte (Kopecky, ndr) ed altri sigilli in pista o nel ciclocross. Sicuramente siamo tutte consapevoli che stiamo finendo di vivere una annata praticamente irripetibile. Ci aspettavamo una quarantina di vittorie, non così tante».

Per Cecchini è importante la vittoria della squadra. Al momento non pensa a quella personale che manca da qualche anno
Per Cecchini è importante la vittoria della squadra. Al momento non pensa a quella personale che manca da qualche anno
Da dove nascono questi successi?

Sono frutto di tanti aspetti messi assieme. Principalmente dai training camp invernali, nei quali ci affiatiamo sia in bici che fuori. Dai carichi di lavoro e dalla intensità che abbiamo negli allenamenti durante la stagione. In gruppo sviluppiamo una mole tale che non puoi fare da solo e lì cresci per forza di cose. Poi lo diciamo fin dalla prima vittoria all’UAE Tour a febbraio che per noi sono importanti tutte le gare. Certo, le classiche del Nord le corri già con una grande motivazione, specie se in squadra hai ragazze belghe o olandesi, così come Vuelta, Giro o Tour, ma anche le altre le abbiamo sempre onorate senza pensare di essere più forti.

Qual è il segreto per mantenere questa fame?

Non ce n’è uno in particolare. Abbiamo sempre pensato a noi stesse e non agli altri team. Stabiliamo le tattiche e partiamo consapevoli che avere una nostra idea di gara ci aiuta tanto. I nostri direttori sono stati bravi ed intelligenti a trovare un status interno molto equilibrato, scegliendo un roster giusto per ogni gara. Le nostre leader hanno corso meno rispetto a quelle degli altri team, quindi arrivavano alle gare cariche e con la voglia di spaccare il mondo in due. Poi bisogna dire che, facendo gli scongiuri, siamo state anche molto fortunate nel non avere infortuni, influenze o cadute.

Reusser trionfa alla Gand-Wevelgem. Per lei 7 vittorie in maglia SD Worx e ruolo da leader sempre più ampio
Reusser trionfa alla Gand-Wevelgem. Per lei 7 vittorie in maglia SD Worx e ruolo da leader sempre più ampio
Avere leader come le vostre poteva essere un’arma a doppio taglio ai fini del risultato?

Metterle d’accordo tutte non è stato un compito facile per i nostri diesse. Credo che non lo sia mai da nessuna parte, ma loro ce l’hanno fatta. L’incomprensione tra Vollering e Kopecky sul traguardo delle Strade Bianche, poi subito chiarita, è stata l’occasione per i direttori di ribadire certe dinamiche visto che eravamo ad inizio stagione. E da quel momento in poi non è più successo nulla di simile. Anzi, direi che Kopecky, Wiebes, Vollering e Reusser, le nostre quattro leader, non si sono mai sentite in concorrenza fra loro e si sono migliorate correndo assieme.

C’è una vittoria alla quale siete più legate? Anche se immaginiamo che risponderai il Tour Femmes…

Beh certo, quello in Francia è stato un successo di squadra incredibile, la ciliegina sulla torta. Personalmente però sono affezionata a due gare. Vado d’accordo con tutte, ma ho un debole per Demi (Vollering, ndr). Abbiamo un rapporto profondo se non altro perché siamo arrivate alla SD Worx nello stesso anno e ci misero subito in camera assieme. Ci sono stata tantissime altre volte e ho condiviso con lei parecchie vigilie. La prima è la vittoria dell’ultima tappa alla Vuelta all’indomani di quell’attacco, mentre era ferma per un bisogno fisiologico. Si è subito riscattata senza farsi distrarre troppo dalla vicenda. La seconda invece è stata alla Freccia Vallone. Tutti le avevano messo pressione addosso dicendo che era la nuova Van der Breggen (che ne ha vinte sette consecutive, ndr) e che doveva vincere per forza. Su questo con me si è confidata, quasi sfogata, nei giorni precedenti. Poi in corsa ha fatto tutto lei vincendo alla grande.

Quest’anno Wiebes ha ottenuto la prima, la decima, la ventesima, la trentesima e la cinquantesima vittoria della SD Worx
Quest’anno Wiebes ha ottenuto la prima, la decima, la ventesima, la trentesima e la cinquantesima vittoria della SD Worx
Nell’ultima intervista con Bronzini ci ha detto che molti team avversari sembravano darvi una mano in gara anziché mettervi in difficoltà. Altri invece vi hanno mosso qualche critica perché vincete sempre. Avete mai avvertito un clima ostile nei vostri confronti col passare del tempo?

In linea di massima direi di no, poi è ovvio che non possiamo piacere a tutti. Diciamo che tutto quello che avviene attorno alla SD Worx è amplificato. Lo abbiamo visto alla Vuelta e al Tour con l’esclusione del nostro diesse Stam. Nessuno ci ha risparmiato nulla. Ho letto ciò che dice Giorgia e tuttavia posso dire con estrema umiltà che forse alcune squadre vedendo il nostro roster al via partivano un po’ demotivate, però noi non abbiamo mai dato nulla per scontato. Sicuramente in molte gare potevamo prenderci qualche pausa perché il nostro bottino stagionale ce lo permetteva. Molte squadre dovevano cercare per forza la vittoria, mentre a noi poteva cambiarci poco. Ma alla fine quando arrivi in fondo ti giochi le tue carte, come è giusto che sia. Anche perché quando è toccato a noi prendere in mano la situazione, lo abbiamo sempre fatto senza problemi.

Cecchini giudica fondamentale l’equilibrio trovato dai suoi diesse nella gestione delle leader e nella composizione delle formazioni
Cecchini giudica fondamentale l’equilibrio trovato dai suoi diesse nella gestione delle leader e nella composizione delle formazioni
Al Giro Donne ci avevi detto che non eri assillata dal cercare la vittoria personale. La pensi ancora uguale oppure vorresti essere la prossima atleta della SD Worx ad andare a segno?

Resto dell’idea di quello che vi avevo detto a luglio. Naturalmente vorrei tornare al successo e forse quest’anno in alcune gare avrei potuto togliermi una soddisfazione. Penso al Thuringen che avrei dovuto correre e dove hanno vinto cinque mie compagne diverse. Oppure allo stesso Simac Ladies Tour. Qualcuno mi dice che dovrei essere più egoista, però io sono molto contenta così. Ero presente in tutte le corse più importanti. A me interessa che vinca la squadra e poi mi sento valorizzata per quello che faccio. Sto lavorando per migliorare e per restare davanti il più possibile con le mie capitane nei finali di gara. Chissà che nel 2024 o prima non ci sia anche per me un’occasione per ritrovare la vittoria.

Sfilata iridata a Etten-Leur, il mondiale dei criterium

23.08.2023
5 min
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Quello di Etten-Leur lo chiamano “il campionato del mondo dei criterium”, forse anche per la ricchezza che viene messa ogni anno sul piatto e che permette di attirare anche i campioni più ritrosi. L’anno scorso ad esempio, nessuno riuscì ad attirare il vincitore del Tour Jonas Vingegaard, tranne loro. Tutto grazie a una serie di generosi sponsor olandesi e ai 280 euro con cui migliaia di vip pagano il loro posto nell’area riservata.

La Canyon Aeroad di Van der Poel s’è vestita dell’iride, come la sua “sorellina” nel ciclocross
La Canyon Aeroad di Van der Poel s’è vestita dell’iride, come la sua “sorellina” nel ciclocross

Il jet per Van der Poel

Per il Criterium di Etten-Leur, cittadina del Brabante Settentrionale al confine con il Belgio, si fanno delle vere e proprie follie, come ad esempio andare in Spagna con un volo privato per prelevare il campione del mondo Mathieu Van der Poel e portarlo a correre. Sono partiti sabato sera, sono riusciti ad atterrare all’aeroporto di Malaga e da lì, con il prezioso passeggero iridato a bordo, sono atterrati a Breda. Dall’aeroporto, sono bastati quindici minuti per arrivare nel centro della festa.

«Avevano già insistito dopo il Tour – ha ammesso Van der Poel, stupito – ma io avevo declinato l’invito. Però dopo il mondiale ho pensato che avrei dovuto mostrare la maglia da qualche parte e tutto sommato Etten-Leur non è molto lontano da dove vivo. Così ho potuto indossare per la prima volta la maglia iridata. Avevo già la valigia pronta, si è trattato solo di tornare a casa un giorno prima del previsto».

Van der Poel ha anticipato di un giorno il rientro dalle vacanze a bordo di un jet privato
Van der Poel ha anticipato di un giorno il rientro dalle vacanze a bordo di un jet privato

Tre giorni a Marbella

Chi magari pensava che l’olandese fosse in Spagna per il solito ritiro, prenderebbe una cantonata. Van der Poel infatti si è concesso una meritatissima vacanza dopo il Tour, il mondiale strada di Glasgow e quello finito troppo presto sulla mountain bike.

«Dopo quella caduta – ha raccontato a Het Nieuwsbladero così rigido che ho passato comunque due giorni sulla bici per recuperare un po’ di elasticità. Poi ho trascorso tre giorni a Marbella con un gruppo di amici e diciamo solo che ci sono state delle belle serate molto intense. Avevo bisogno di decompressione. Il mondiale è stato l’ultimo grande obiettivo della stagione, anche se forse non mi rendo ancora bene conto di quello che ho fatto. Forse ci riuscirò una volta che la stagione sarà davvero finita».

L’intrusa iridata: la belga Kopecky in Olanda fra le olandesi Vollering e Wiebes. Tutte di casa SD Worx
L’intrusa iridata: la belga Kopecky in Olanda fra le olandesi Vollering e Wiebes. Tutte di casa SD Worx

Un salto a Parigi

Però quella caduta brucia, soprattutto considerando il suo orgoglio sconfinato. Per cui la sua vacanza e la successiva partecipazione al criterium olandese sono serviti per sentirgli ammettere qualcosa di più.

«Sto accarezzando l’idea – ha detto – di partecipare al test event di mountain bike a Parigi a fine settembre. Quindi dovrei continuare ad allenarmi e nel frattempo voglio anche correre qualche gara su strada. Non so ancora quale sarà il programma, molto dipenderà da come mi sentirò in allenamento. La voglia di mostrare la maglia c’è, ma se potessi scegliere, mi piacerebbe davvero tanto vincere il Fiandre con questo simbolo addosso».

Vollering a braccia alzate, come sul Tourmalet, come alla fine del Tour che ha vinto
Vollering a braccia alzate, come sul Tourmalet, come alla fine del Tour che ha vinto

Kopecky e il surf

A Etten-Leur c’era anche una ricca partecipazione femminile. Lotte Kopecky, chiaramente, ma anche Demi Vollering, con la sua maglia gialla del Tour e anche Annemiek Van Vleuten, olandese che a fine anno si ritirerà ma per i tifosi olandesi è ormai una leggenda.

Raccontano gli organizzatori (che per l’iridata della SD Worx non hanno dovuto mandare un aereo), che quando si è sparsa la voce della sua partecipazione, il sito internet del criterium è andato in crash, tanta è la sua popolarità anche in Olanda.

Anche Kopecky ha raccontato qualcosa di sé e dell’emozione iridata, ma anche lei forse non è ancora pienamente consapevole della portata del trionfo.

«E’ la prima volta che indosso questa maglia su una bicicletta – ha ammesso – non ho pedalato molto negli ultimi giorni. Una volta l’ho messa sulla tavola da surf (ridendo, ndr). L’ho trovato divertente, ma ho ancora bisogno di qualche lezione. Finalmente ho avuto una vacanza, cosa che non accade spesso. Mi sono davvero goduta quella settimana senza obblighi, ma per capire se adesso nella mia carriera cambierà qualcosa, dovremo aspettare le prossime settimane».

Anche per Kopecky una bici iridata, ma pantaloncino nero che incontra di più il suo gusto
Anche per Kopecky una bici iridata, ma pantaloncino nero che incontra di più il suo gusto

Domenica Kopecky correrà la Schaal Sels a Merksem e forse sarà alla partenza della Classic Lorient a Plouay: «Ma soprattutto voglio divertirmi – ha detto a Het Nieuwsblad prima di lasciare Etten-Leur – senza alcun obiettivo. Voglio capire se c’è ancora grinta, voglio rilassarmi e quando posso, voglio dormire un’oretta di più. Diciamo che negli ultimi giorni non sono mancate le feste».

Kopecky, un vero gigante: Glasgow sbancata con tre ori

13.08.2023
5 min
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GLASGOW – Forse è la vita che l’ha fatta arrabbiare e adesso ogni volta che sale sulla bicicletta, Lotte Kopecky ha una dedica da fare. L’ultimo inverno è stato duro. La morte di suo fratello Seppe, che era il suo idolo e l’aveva convinta a correre in bici, l’ha scossa fino alle fondamenta. Erano sempre insieme, anche nel fare le cose sbagliate. Poi la separazione da Kieran De Fauw, compagno e allenatore, che lo scorso anno l’ha guidata alla vittoria della Strade Bianche e del Fiandre e al secondo posto ai mondiali di Wollongong, l’ha costretta a riorganizzarsi la vita. Colpi che avrebbero potuto abbatterla, dai quali invece la fresca campionessa del mondo è uscita più dura e determinata.

Sul podio ai fianchi di Kopecky, la compagna Vollering e Cecile Ludwig
Sul podio ai fianchi di Kopecky, la compagna Vollering e Cecile Ludwig

Un anno molto duro

Così oggi, sul circuito di Glasgow che tanti avevano descritto come cucito sulle sue caratteristiche, Kopecky si è messa la vita sulle spalle e ha giocato le sue carte incurante delle altre. Soprattutto quando si è resa conto che le altre avevano riconosciuto la sua forza e mai e poi mai la avrebbero aiutata a raggiungere il suo obiettivo: il terzo titolo mondiale nella stessa settimana, dopo quelli dell’eliminazione e della corsa a punti in pista (cui va sommato il bronzo dell’omnium).

«Non so a cosa stessi pensando quando ho tagliato il traguardo – racconta – finora è stato un anno fantastico, ma anche molto duro. Non so cosa continui a spingermi, ma questa vittoria significa molto per me. Davanti alla morte di mio fratello avrei potuto decidere di restare sul divano di casa o di ripartire in bici: ho scelto la seconda. E questo è un sogno che si avvera. Sono migliorata tanto. Conosco il mio corpo e come reagisce. Penso di aver trovato buon equilibrio tra l’allenamento e la parte divertente del ciclismo. L’aspetto mentale è importante, mentre prima pensavo sempre e solo ad allenarmi. Invece ho imparato a stare bene come persona, quando non sono una ciclista».

E’ stato un anno pieno di successi, ma anche molto duro: commozione più che giustificata
E’ stato un anno pieno di successi, ma anche molto duro: commozione più che giustificata

Una gara nervosa

Potente come quando le gambe andrebbero anche da sole, Kopecky ha corso per tutto il giorno al vento, al punto da far pensare che la volesse buttare a tutti i costi, spalancando la porta a Vollering e Van Vleuten, ma anche a Marlene Reusser e la solita Cecile Ludwig. Invece quel che non era chiaro era la quantità pazzesca di forze ancora a sua disposizione.

«E’ stata una gara molto nervosa – dice – la collaborazione davanti non è stata la classica cosa che racconteresti quando torni a casa. Le incitavo perché mi aiutassero, ma non sapevo quale fosse la loro condizione, per cui ho cominciato a guardare solo me stessa. Non ero nervosa per le mie condizioni, ma Elise Chabbey era un minuto e mezzo davanti a noi e avevamo visto che su questo percorso non è facile riportare qualcuno indietro. Ero venuta a vederlo e avevo capito quanto fosse importante e necessario correre davanti, anche se significava spendere di più». 

Il diritto di vincere

La corsa infatti è cambiata dopo che Chabbey è stata ripresa e Kopecky ha potuto guardare finalmente in faccia le avversarie e attaccare per andare al traguardo. Lo ha fatto a 7 chilometri dalla fine e poi non si è mai voltata indietro.

«Devo ringraziare Sanne Cant per i suoi sforzi nei primi giri – spiega – e anche Justine Ghekiere ha fatto bene quando le ho chiesto di tenere il ritmo. Julie Van de Velde mi ha aiutato a rientrare nel gruppo dopo che ho dovuto cambiare bici. Ma ho davvero sentito che avrei vinto in cima a Montrose Street. La corsa è stata allo sfinimento. Non ero sicura, ma una volta che sono arrivata in cima a 1,5 chilometri dall’arrivo, ho capito che ce l’avrei fatta. Non è stato facile lottare contro le mie compagne di club, anche perché siamo ottime amiche. Ma oggi ognuna di noi sapeva di avere il diritto di vincere. Poi fuori corsa ci saremmo fatte reciprocamente i complimenti, come poi è successo».

Tre mondiali in 7 giorni

Dicono che in Belgio sia diventata popolare anche giù dalla bici, che non possa andarsene in giro senza essere fermata, al pari di quanto accade ai colleghi maschi. Lei arrossisce e ride, quasi non spiegandosi il perché ciò accada. Però poi tira fuori la grinta e molla un altro scatto.

«Il Belgio è un grande paese del ciclismo – dice – ma la parte femminile è in ritardo. Sono orgogliosa di aver dimostrato di poter vincere anche le corse più importanti. Spero che queste vittorie servano per convincere le ragazze e gli sponsor che c’è spazio anche per noi. Dopo i due mondiali in pista, ho pensato che sarebbe stato quasi impossibile aggiungerne un altro oggi. Tre volte campione del mondo in sette giorni. Troppo pazzo per spiegarlo con delle semplici parole…».

Dentro al trionfo della SD-Worx con Elena Cecchini

31.07.2023
6 min
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E’ stata la squadra più forte di tutte e di tutto. La SD Worx non solo ha dominato il Tour Femmes, ma ha saputo gestire una serie di circostanze avverse e discusse che avrebbero potuto negare loro il successo finale. Stavolta il termine “corazzata” calza a pennello per la formazione olandese e da Elena Cecchini ci siamo fatti raccontare il dietro le quinte di questa ultima settimana vissuta ad alta intensità.

Vittoria da gustare

Quattro tappe vinte su otto, la maglia gialla e la verde portate dall’inizio alla fine e la classifica a squadre. La leadership della SD Worx è stata netta, sono quindi meritati i festeggiamenti di fine Tour. Cecchini ha qualche minuto libero prima di andare a cena con compagne e staff. L’emozione c’è, ma non prende il sopravvento nella sua voce, lei è sempre molto lucida. E naturalmente anche consapevole di quello che hanno appena fatto.

«Per stasera (ieri sera, ndr) avevamo già deciso che saremmo state tutte assieme – spiega la friulana – a prescindere di come sarebbe andato il Tour. Nei programmi c’era di rientrare a casa lunedì. A maggior ragione ci godiamo la serata celebrando queste vittorie. Abbiamo finito con un podio tutto nostro nella crono. Questi risultati sono importanti per tutto il nostro gruppo, per i nostri sponsor. Per noi ogni gara è importante, lo abbiamo sempre detto. Solitamente non ci poniamo pressioni però quest’anno il “peso” del Tour si è fatto sentire parecchio. Non sono state giornate semplici per noi. Sono successe cose che potevano creare instabilità a livello mentale. Nei nostri confronti sono state prese decisioni contestabili, ma siamo sempre rimaste concentrate».

Dove nasce il trionfo

Quinta tappa, Vollering fora e sfrutta la scia della sua ammiraglia guidata dal diesse Danny Stam per rientrare nella coda del gruppo principale. Senza entrare troppo nel merito, sono scene che si vedono spesso nelle gare maschili e femminili in un limbo del regolamento, ma per la giuria non va bene. Stam viene espulso dalla corsa e Vollering subisce venti secondi di penalizzazione nella generale. Sanzioni che possono costare il Tour. La SD Worx protesta e prende atto della decisione.

Al Tour Vollering è salita a quota 15 vittorie stagionali, mentre Kopecky a 11. Il totale della SD Worx è di 53 e non è finita
Al Tour Vollering è salita a quota 15 vittorie stagionali, mentre Kopecky a 11. Il totale della SD Worx è di 53 e non è finita

«Sembrava quasi – commenta Cecchini – che ci stessero aspettando al varco apposta. Che commettessimo qualcosa di strano per punirci. E’ una sensazione che abbiamo avuto. Quest’anno è come se dessimo fastidio perché vinciamo tanto, ma non ricordano ad esempio che Wiebes vinceva venti corse all’anno anche alla DSM. E poi personalmente ero rimasta molto scottata da quello che era successo alla Vuelta. Demi (Vollering, ndr) attaccata mentre stava facendo la pipì. Tra gli uomini quella è una pausa serena e ininfluente, da noi invece diventa un momento di ulteriore stress. Pensate che alla sesta tappa una mia compagna ed io ci siamo fermate per farla, ma Anna (Van der Breggen, l’altra diesse, ndr) ci ha detto che non potevamo rischiare nuovamente dopo l’esclusione di Danny. Credevamo di rientrare sfruttando la scia delle altre ammiraglie come capita sempre ed invece tutte le macchine ci sorpassavano veloci.

«In ogni caso – continua nell’analisi – non ci siamo demotivate. Danny è rimasto con noi lo stesso e professava calma. La nostra squadra è molto solida ed unita, ma in queste difficoltà ci siamo strette ulteriormente. E’ scattato qualcosa in più. Abbiamo capito subito che non aveva senso sprecare energie psicofisiche preziose per cercare di far valere le nostre ragioni. In questo Tour sono stata in camera con Demi e l’ho sempre vista tranquilla. Sapeva che quei venti secondi li avrebbe potuti recuperare grazie alla sua condizione e a noi. Ha gestito tutto alla grande. Anche Lotte (Kopecky, ndr) è stata favolosa nel resistere più che poteva sul Tourmalet. Vederla lì ha destabilizzato le avversarie, ma secondo me lei non vedeva l’ora che Demi scattasse per poter salire bene del proprio passo. Quella è stata una tattica. Come squadra mi sento di dire che possiamo affrontare e superare tutto».

Con l’espulsione di Stam, Anna Van der Breggen in ammiraglia sapeva di avere gli occhi della Giuria puntati addosso
Con l’espulsione di Stam, Anna Van der Breggen in ammiraglia sapeva di avere gli occhi della Giuria puntati addosso

Compagne leader

La SD Worx al Tour è arrivata a quota 53 vittorie stagionali. E dietro a queste c’è sempre chi fa un lavoro fondamentale ed oscuro. Cecchini si sente molto tagliata per questo ruolo quasi da mettere da parte le ambizioni personali anche se la formazione olandese ha dimostrato che c’è spazio per tutte. Ci sono ancora tanti obiettivi da centrare ma quello del Tour com’è stato preparato?

«Ho corso anche il Giro Donne – prosegue la 31enne cinque volte tricolore tra strada e crono – e sono gare totalmente diverse sia nel livello che nel percorso. Se avete fatto caso, al Tour non abbiamo mai avuto una giornata calma. Siamo andate sempre molto forte. Anche lo stress si è fatto sentire. Vollering e Kopecky hanno fatto bene a puntare solo al Tour. E’ una gara in cui devi essere fresca mentalmente se vuoi vincere o ottenere il massimo. Credo che nei prossimi anni molte atlete non potranno più correre Giro e Tour sperando di fare bene in entrambi. Anche se spero che il Giro, con l’organizzazione di Rcs Sport, possa crescere di importanza come il Tour».

Una vittoria, la maglia verde e seconda nella generale. Kopecky scatenata al Tour, per Cecchini è la favorita al mondiale
Una vittoria, la maglia verde e seconda nella generale. Kopecky scatenata al Tour, per Cecchini è la favorita al mondiale

«Non so se arriveremo a sessanta vittorie – conclude Cecchini – però posso dirvi che le mie compagne correranno il Tour of Scandinavia come in Francia. Stiamo solo pensando a goderci questa stagione perché poi il 2024 sarà anno olimpico e sappiamo che potrebbero esserci delle variabili. Piuttosto posso dirvi che Kopecky sarà la favorita numero uno per il mondiale di Glasgow. Lo dico senza paura perché è giusto che la nostra nazionale lo sappia per inventarci qualcosa per batterla. Anche Lorena (Wiebes, ndr) sarà fortissima, ma Lotte è uscita con una forma strepitosa. Sapevo che stava molto bene, ma non mi aspettavo così tanto. In salita è andata forte e altrettanto a crono, riuscendo ad arrivare seconda nella generale del Tour. Non è poco per lei. Ora io farò qualche giorno di riposo recuperando una botta subita nella terza tappa poi mi concentrerò sul mondiale».

Vollering, il sogno Tour si avvera. Podio per Kopecky

30.07.2023
5 min
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E’ un’immensa festa SD Worx quella che colora la serata di Pau, nell’ombra francese dei Pirenei. Ci sono la tappa di Marlene Reusser, la maglia verde di Lotte Kopecky e la gialla di Demi Vollering, entrambe sul podio finale del Tour Femmes. Là sopra, con il terzo posto preso dalla sorridente Kasha Niewiadoma, per la prima volta da tre anni a questa parte, non sale Annemiek Van Vleuten. Il passaggio di consegne c’è stato ieri sul Tourmalet, ma da qui a dare per finita l’olandese campionessa del mondo il passo è forse un po’ affrettato. Una giornata storta ci può stare, ma ancora di più è palese la differenza fra chi ha corso e vinto il Giro e chi invece ha preparato il Tour.

«Ovviamente ho lavorato sodo – racconta Vollering sul filo dell’incredulità – ma non è solo duro lavoro, è anche crederci. Sono tante cose, tutte insieme. Hai un sogno per cui lavori sodo, ma devi anche mantenerti calmo e trovare un buon equilibrio nella tua vita per realizzarlo».

Un Tour imperiale per la SD Worx, con Kopecky, Vollering, Reusser, Cecchini, Bredewold e Majerus
Un Tour imperiale per la SD Worx, con Kopecky, Vollering, Reusser, Cecchini, Bredewold e Majerus

L’ultima crono

Difficilmente una crono alla fine del Tour, anche se si tratta di un Tour di sole nove tappe, riscrive il verdetto del giorno prima sulla montagna. E se è stata sorprendente la prova di Lotte Kopecky sul Tourmalet, non ha di certo stupito la sua grande crono, che le ha permesso di salire sul secondo gradino del podio. Allo stesso modo in cui era scritto che una bella prova l’avrebbe fatta Niewiadoma.

«Niente male per una velocista – sorride la campionessa belga della crono – quasi non so cosa mi stia succedendo. Sono arrivata al Tour in buona forma, ma non avrei mai pensato al podio. Mi sono sorpresa soprattutto ieri, ma questa settimana in genere è stata più di quanto avessi mai immaginato. E’ stato pazzesco fare tutto il Tour in maglia gialla e vincerlo poi con Demi. Non so in realtà se sia stata la migliore crono della mia carriera. Avevo fatto un’ottima strategia con il mio allenatore e sono stata in grado di esprimere tutta la forza che mi era rimasta. Non me l’aspettavo dopo ieri. E’ stato emozionante, ma ha funzionato. Incredibile».

Amarezza Van Vleuten

I conti non tornano per Annemiek Van Vleuten. Il suo livello stellare del Giro d’Italia Donne sembra essere sparito, contro quello altrettanto stellare della SD Worx, contro la loro programmazione e contro la somma delle fatiche che dal Giro d’Italia l’hanno condotta alla sfida francese.

«Non so cosa sia andato storto negli ultimi due giorni – ha detto all’olandese NOS – ma di certo non sono l’Annemiek che posso essere. Questo è ovviamente molto duro nel mio ultimo Tour de France. Ieri sul Tourmalet mi sono sentita male, non come mi sento normalmente. Oggi ho dato il massimo per mantenere il podio, ma ho subito capito che sarebbe stato difficile. Mi dispiace molto essere giù dal podio, soprattutto perché il team ha lavorato per me tutta la settimana. Fortunatamente, ho vinto il Tour l’anno scorso. Questa corsa occuperà sempre un posto speciale nel mio cuore».

Cambio della guardia

L’ennesimo abbraccio con Demi Vollering questa volta sembra diverso. Difficile dire se ogni volta ci sia per Kopecky una punta di rammarico, ma in questo caso, nonostante tutto il Tour al comando, anche la belga sapeva che non avrebbe potuto scavalcare il Tourmalet da prima della classifica. Quello doveva essere terreno per Demi Vollering e nessuno, del resto poteva prevedere che Van Vleuten non avrebbe avuto la forza per scalzare Kopecky dalla maglia gialla.

«Avevo fissato in anticipo – spiega Vollering – una serie di obiettivi per questo Tour de France. Uno era chiaramente il Tourmalet, ma volevo anche fare una bella prova contro il tempo con uno sguardo al futuro. Voglio andare al mondiale crono con un buon feeling e questa giornata è stata molto importante. Mi sono sentita bene tutto l’anno e molto stabile insieme ad Anna Van der Breggen che fa i miei programmi di allenamento. Penso di dover ancora realizzare che ho appena vinto il Tour de France, mi servirà qualche giorno in più con la famiglia per capire tutto. Oppure forse capirò qualcosa stasera quando festeggerò con la squadra. In ogni caso, non vedo l’ora che questo caos finisca e io possa riprendere fiato».