Campionati del mondo, Kigali 2025, prova in linea U23, Alessandro Borgo, Pietro MAttio, Lorenzo Finn, Simone Gualdi sul podio

Un anno dopo, di nuovo lui: Lorenzo campione del mondo

26.09.2025
6 min
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KIGALI (Rwanda) – Campione del mondo, adesso il viaggio ha finalmente un senso. Cadono le tensioni, ci poggiamo alla transenna. Dicono sia bene vivere così le gare, si scrivono articoli migliori. Sarà vero, ma che fatica! Altre corse verranno, ma la vittoria di Lorenzo Finn pareggia i conti con i quarti posti e le disfatte. Uno così te lo leghi al cuore e lasci che ti porti via con i suoi scatti. Quando l’azzurro ha attaccato a 37 chilometri dall’arrivo selezionando il gruppetto dei cinque che si è giocato il mondiale, la sua sicurezza ha subito fatto capire che grazie a lui stavamo per vivere un’altra giornata speciale.

Campionati del mondo, Kigali 2025, prova in linea U23, Lorenzo Finn, attacco a 37 km dall'arrivo
Anche Lorenzo riconosce che l’azione decisiva è stata il forcing a 37 chilometri dall’arrivo, nel gruppetto dei cinque
Campionati del mondo, Kigali 2025, prova in linea U23, Lorenzo Finn, attacco a 37 km dall'arrivo
Anche Lorenzo riconosce che l’azione decisiva è stata il forcing a 37 chilometri dall’arrivo, nel gruppetto dei cinque

La corsa del Belgio

Gajdulewicz, Schrettl, Alvarez, Huber e Finn. A 32 chilometri dall’arrivo, l’azzurro guadagna ancora un piccolo margine e il solo capace di stargli dietro è Huber, svizzero ancora ignaro di essere sul tram per l’argento. Da quel momento l’azione di Finn è un inno di sicurezza e gestione. La memoria è andata subito ai discorsi del mattino, quando parlava con Pietro Mattio della distribuzione dei carboidrati in corsa. Un gel per giro e così ha fatto. La gamba gira, è quasi sempre lui a fare il passo: dietro iniziano a sparire. Mentre Finn attacca dal gruppo di testa, Widar prova da quello degli inseguitori. Ma per il belga non è giornata. A un giro dalla fine lo vediamo passare mestamente sul traguardo, staccato di cinque minuti. 

Eppure il Belgio ha lavorato più che duramente. Sono stati per cinque giri tutti in fila, con i nostri nascosti nella loro scia. Un lavoro meccanico e perfetto che ha permesso agli azzurri di risparmiarsi. Così che quando Mattio ha mostrato le sue doti di gigantesco uomo squadra, la corsa ha preso la piega voluta dagli azzurri. E Lorenzo Finn ha potuto sferrare il suo attacco nel momento che ha ritenuto più propizio.

Campionati del mondo, Kigali 2025, prova in linea U23, Lorenzo Finn, Jan Huber
Finn accelera, Huber è stremato: inizia la cavalcata solitaria di Lorenzo verso il secondo iride in due anni
Campionati del mondo, Kigali 2025, prova in linea U23, Lorenzo Finn, Jan Huber
Finn accelera, Huber è stremato: inizia la cavalcata solitaria di Lorenzo verso il secondo iride in due anni

Un podio tutto azzurro

Sotto al podio la festa degli azzurri è un pandemonio di urla e pacche. Gli chiedono di firmare la maglia, certi ricordi resteranno anche per loro. Nel mezzo s’è buttato anche il presidente Dagnoni, celebrando il corridore più giovane del mondiale con cui il futuro del ciclismo italiano entra in una coniugazione di grande concretezza. Poi arriva il momento in cui Finn e la sua faccia pulita iniziano il racconto. E la sua calma è ancora una volta sbalorditiva.

«E’ una sensazione davvero speciale – dice Lorenzo Finn, ligure di 18 anni – ho vinto il secondo mondiale in due anni, è davvero stupendo. C’erano anche i miei genitori. Non si sono persi una gara, mi hanno seguito e per me è molto speciale. Voglio ringraziarli per quello che hanno fatto per me, per il fatto di essere venuti sin qui. Credo che anche loro avranno pianto…».

L’anno scorso eri sembrato incredulo, questa volta è stato diverso?

L’anno scorso è stato uno shock, misi le mani sul casco e non ci credevo. Oggi sapevo di avere il potenziale per vincere, forse mi sono sentito più sicuro, ma c’erano anche più variabili. E’ stata la giornata perfetta. Sin dalla partenza abbiamo corso seguendo il Belgio. Hanno dettato loro la corsa e poi da metà gara in poi ci sono stati svariati attacchi. Il punto chiave è stato quando ci siamo avvantaggiati in cinque e ho visto che Jarno Widar non c’era. Per la prima volta ho pensato che avrei potuto vincere.

Ti ha stupito che Widar sia sparito nel nulla?

Widar era il netto favorito. E’ andato veramente forte tutto l’anno, quindi non credo che possano avere troppo rammarico. E comunque su questo percorso, quest’altitudine e il caldo si rischiava di pagarla molto cara.

Eri arrivato sapendo di avere questa ottima forma?

Dopo il Tour de l’Avenir stavo davvero bene. Le sensazioni dopo la crono invece non sono state fantastiche (Finn ha chiuso al 4° posto, a 5 secondi dall’argento, ndr). Dipendeva dall’altura, per cui l’ho considerato un buon risultato. Ma dopo una settimana, oggi le sensazioni sono state molto migliori. Era molto caldo, ma mi sono sentito bene.

Campionati del mondo, Kigali 2025, prova in linea U23, Lorenzo Finn solleva la sua bicicletta Specialized
La bici al cielo, così Lorenzo Finn celebra la vittoria dopo la linea
Campionati del mondo, Kigali 2025, prova in linea U23, Lorenzo Finn solleva la sua bicicletta Specialized
La bici al cielo, così Lorenzo Finn celebra la vittoria dopo la linea
Il progetto Red Bull sta dando i suoi frutti?

Sono davvero felice della scelta che ho fatto. In Red Bull hanno una visione a lungo termine per me e per tutti i corridori del gruppo. E’ un lavoro difficile che paga e tutti lavorano nella stessa direzione. Ho vinto con la nazionale, ma voglio ringraziare anche il mio team. Il mio allenatore, John Wakefield, a volte lo odio, ma è un buon ragazzo (sorride, ndr).

Amadori ha lodato la tua scelta di non passare professionista subito, ma di fare esperienza per un altro anno.

Confermo che sarà così. Magari non mi capiterà mai più di portare la maglia di campione del mondo, anche se ci spero, però è sempre una cosa speciale. Poi ho 18 anni, quindi non ho fretta di passare. So che accadrà, ma voglio costruire il futuro con calma, con la squadra e con la nazionale.

Hai tenuto con te lo svizzero fino all’ultima salita: ti ha aiutato in qualche modo?

Eravamo a due giri dal termine, 30 chilometri su questo percorso che non era affatto facile. Ho provato a fare il ritmo sulle salite, però ho visto che era forte, quindi ho deciso di dare il tutto per tutto sullo strappo in cui sono partito. Era poco lontano dall’arrivo e avevo le gambe per farlo, quindi è andata benissimo.

Campionati del mondo, Kigali 2025, prova in linea U23, Cordiano Dagnoni, Lorenzo Finn
Per la federazione di Dagnoni, quella di Finn è la prima medaglia d’oro del mondiale
Campionati del mondo, Kigali 2025, prova in linea U23, Cordiano Dagnoni, Lorenzo Finn
Per la federazione di Dagnoni, quella di Finn è la prima medaglia d’oro del mondiale
Cosa c’era nella testa di Lorenzo Finn quando ha staccato lo svizzero ed eri solo puntando verso il traguardo?

Ero un po’ contento e un po’ stravolto. E’ stata una gara veramente dura e sull’ultimo pavé le gambe hanno iniziato a cedere. Però quando sei a così poco dall’arrivo e vedi il distacco che aumenta e il pubblico che ti incita, diventa tutto più facile. Il gesto dell’arco? Qualche giorno fa abbiamo fatto la ricognizione con Borgo. E abbiamo deciso che se uno di noi avesse vinto, avrebbe fatto quell’esultanza. Eccolo spiegato

Come festeggerai stasera?

Non lo so, speriamo di mangiare un bell’hamburger e di goderci il momento. Meno male che abbiamo il volo tra due giorni, quindi possiamo goderci domani e dopodomani. A quel punto la testa sarà sull’europeo, poi la Coppa Agostoni con la squadra, la Coppa San Daniele in Friuli e poi chiuderò al Gran Piemonte.

Adesso c’è solo da scrivere. Di lui e di Amadori. E’ una serata che ricorderemo a lungo, ma occorre muoversi. Abbiamo da correre nell’hotel degli azzurri. Ci sarà di certo il brindisi, la torta non si sa. E poi vogliamo vedere in che modo lo accoglieranno i professionisti. Da quando sono nati i devo team, le distanze si sono ridotte. E forse dalla gara di Finn anche loro avranno tratto qualche utile spunto.

Campionati del mondo Kigali 2025, prova su strada U23, Dino Salvoldi, Marino Amadori

Da Baroncini a Finn, la gioia sommessa di Amadori

26.09.2025
5 min
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KIGALI (Rwanda) – Cominciamo dalla fine. Perché quando chiediamo a Marino Amadori che cosa abbiano in comune Lorenzo Finn e Filippo Baroncini, con cui prima di oggi ha già vinto il mondiale degli U23, il tecnico azzurro cede alle lacrime e lo vedi che non riesce a ripartire. Gli concediamo il suo tempo, poi lentamente Marino inizia a parlare.

«Adesso dici Baroncini – sussurra Amadori – dispiace quello che gli è capitato al Polonia. Però è bello anche per lui, mi fa molto piacere ricordarlo. E’ un gran corridore, peccato che gli stia andando tutto storto. Cosa hanno in comune? Che sono dei fuoriclasse, hanno qualcosa di speciale. Specialmente negli appuntamenti non mancano, vedrete anche Lorenzo. Speriamo in Dio che Baroncini stia bene, si riprenda e ritorni in bicicletta e dimostri il suo valore, perché sicuramente anche lui può fare molto molto bene. Anzi, diciamo che questa vittoria la dedichiamo a lui. Almeno da parte mia, non ho dubbi».

Campionati del mondo Kigali 2025, prova su strada U23, Pietro Mattio, Lorenzo Finn
Prima del via, gli azzurri hanno ripassato la disposizione delle borracce sul percorso
Campionati del mondo Kigali 2025, prova su strada U23, Pietro Mattio, Lorenzo Finn
Prima del via, gli azzurri hanno ripassato la disposizione delle borracce sul percorso

Stessa data, stessa forza

E’ il 26 settembre di un anno dopo, il giorno in cui Lorenzo Mark Finn ha bissato il mondiale juniores dello scorso anno, con identica autorità. Un attacco a poco meno di 38 chilometri dall’arrivo, mentre lo speaker della corsa si sbilanciava senza esitazioni: «He’s the man», l’uomo è lui. Gli ultimi chilometri con lo svizzero e poi quelli da solo sono stati un supplizio di scaramanzie incrociate. Si sapeva dal mattino che fosse lui l’azzurro da seguire, si sapeva già dall’Italia. Al punto che, valutata la sua consistenza, la Federazione aveva già deciso da un pezzo di mandargli anche qualche compagno in aiuto. E stamattina nel box i ragazzi lo ascoltavano, rispondevano alle sue domande sui vari punti in cui mangiare. E poi in corsa si sono fatti in quattro, finché Lorenzo Mark Finn ha schiuso le ali ed è andato a prendersi la seconda maglia iridata.

«Questo ragazzo ha sostanza – dice Amadori – è in un devo team, quello della Red Bull-Bora, uno dei migliori al mondo. Ha già il contratto nella WorldTour, ma farà un altro anno da U23. Io mi auguro che rispettino quello che hanno detto, anche se ha vinto il mondiale. Anzi, spero che a maggior ragione faccia un altro anno, perché così porterà in giro la maglia di campione del mondo nelle gare under 23. Non è poco, visto che negli ultimi anni non si è mai vista. Per lui è un motivo d’orgoglio e ne è convinto. Ha sempre detto che gli interessa fare due anni nella categoria e mi fa molto piacere. Vuole fare i due anni, divertirsi, fare le gare di categoria per accumulare esperienza e per crescere».

Campionati del mondo Kigali 2025, prova su strada U23, Pietro Mattio prima della partenza
Mattio ha svolto un lavoro eccezionale, lo ha confermato anche Amadori, tenendo la corsa per coprire Finn
Campionati del mondo Kigali 2025, prova su strada U23, Pietro Mattio prima della partenza
Mattio ha svolto un lavoro eccezionale, lo ha confermato anche Amadori, tenendo la corsa per coprire Finn
Sapevamo che l’uomo fosse lui?

Lo abbiamo detto subito. Quest’anno abbiamo fatto delle bellissime cose. Abbiamo fatto un Tour de l’Avenir stupendo, siamo venuti qua convinti. Tra l’altro la squadra e i suoi tre compagni erano votati solo a lui. Siamo venuti qua per sorreggerlo il più possibile e l’hanno fatto, non si può dire nulla. Nei momenti cruciali c’erano e poi nel finale l’unica carta da giocare era questa. Lorenzo voleva la corsa dura, voleva arrivare da solo e così è stato.

Il Belgio ha lavorato tanto per poi disperdersi quando Widar è saltato…

Meno male che hanno lavorato così tanto, ci hanno fatto un favore. Il loro aver tenuto cucita la corsa per cinque giri ha risolto tutto. Se fosse stata corsa libera, sarebbe stato un grosso problema. A Widar giornate del genere sono già capitate. Non si discute il suo valore perché è un grandissimo corridore e l’ha dimostrato al Tour de l’Avenir vincendo due tappe e delle grosse prestazioni.

Lavori con lui solo da quest’anno: Amadori si aspettava questa autorità, nell’attaccare a 37 chilometri dall’arrivo?

Voleva la corsa dura, provare a fare più selezione possibile per arrivare nel finale con meno gente possibile. Il primo da staccare era Widar. Una volta staccato lui, sono stato io il primo a dirgli di andare a tutta. Quando si è in ballo, si balla. A rischiare, restando lì, sarebbero rientrati da dietro e poi si sarebbe rimescolato tutto. Gli ho detto di dare tutto e lui lo ha fatto.

Campionati del mondo Kigali 2025, prova su strada U23,
Prima della gara, Borgo ricercava così la concentrazione. Amadori ha lodato il comportamento della squadra
Campionati del mondo Kigali 2025, prova su strada U23,
Prima della gara, Borgo ricercava così la concentrazione. Amadori ha lodato il comportamento della squadra

La lettura di Salvoldi

Giusto accanto, Dino Salvoldi non nasconde la sua commozione. Prima del via, il cittì degli juniores che lo scorso anno vinse con Finn il primo mondiale, ci ha raccontato di essere sempre rimasto in contatto con lui. Questa staffetta fra le due categorie, fra lui e Amadori, ha certamente aggiunto un valore alla carriera di Finn. 

«Mi aspettavo che facesse tutto come l’ha fatto – dice Dino – è maturato ulteriormente quest’anno. Cos’ha di speciale? Innanzitutto è forte. Non ha caratteristiche definite per la salita, piuttosto è un corridore veramente completo, ma di quelli forti, con la mentalità votata ad esempio anche alla cronometro. Secondo me ha già ben chiaro quello che vuole diventare. Da qui a realizzarlo manca ancora tanto, però sta facendo i passaggi giusti. E’ molto equilibrato, non si illude, non vuole bruciare le tappe e chiaramente lo può fare. Sta dimostrando con i risultati che crescendo tranquillamente farà la sua strada. La nazionale gli sta offrendo e deve offrire un calendario di crescita, senza la pressione del risultato che talvolta viene dalle squadre, ma solo con la finalità di crescere e poi arrivare all’appuntamento al meglio della condizione. Sono proprio contento».

Borgo: «Per il mondiale in Rwanda ci sono anche io»

16.09.2025
5 min
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Un volo che partirà a mezzanotte del 18 settembre dall’aeroporto di Milano Malpensa e diretto prima ad Addis Abeba, in piena Etiopia, per poi volare su Kigali dopo uno scalo di sette ore. Il viaggio che attende i corridori diretti al primo mondiale africano della storia durerà quasi un giorno intero. Qualche giorno dopo, il 21 settembre, inizieranno le prime gare. A dare il via al mondiale di Rwanda ci saranno le cronometro, come da consuetudine. Per gli under 23 i due nomi segnati sulla lista della prova contro il tempo sono quelli di Lorenzo Mark Finn e Alessandro Borgo (in apertura foto Philippe Pradiert/DirectVelo). 

Alessandro Borgo per rifinire la condizione in vista del mondiale in Rwanda ha scelto di passare una decina di giorni a Livigno
Alessandro Borgo per rifinire la condizione in vista del mondiale in Rwanda ha scelto di passare una decina di giorni a Livigno

Altura e cronometro

Si è dovuto fare i conti con i costi di questa spedizione iridata, quindi i nomi dei cronoman sono rimasti nel taccuino di Marino Amadori, in attesa di essere rispolverati per l’europeo della settimana successiva. Lorenzo Finn e Alessandro Borgo sapranno difendersi nella cronometro di lunedì 22 settembre, anche se il corridore del Bahrain Victorious Development Team non utilizzava la bici con le protesi da tempo. Lo abbiamo intercettato ieri (lunedì) mentre rientrava dal ritiro di Livigno.

«Ero insieme a Pietro Mattio – racconta Alessandro Borgo mentre lo accompagnamo per un pezzo del suo viaggio di rientro – ci siamo allenati bene per una decina di giorni, undici per la precisione. Ho scelto Livigno anche per utilizzare un po’ la bicicletta da cronometro. Non ci pedalavo dal Giro Next Gen, e anche nei mesi prima di quella gara non è che la utilizzassi molto. Ho utilizzato questi giorni per riprenderci la mano e migliorare nella posizione».

La convocazione di Borgo per i mondiali in Rwanda è arriva grazie alle prestazioni al Tour de l’Avenir (foto Aurélien Regnoult/DirectVelo)
La convocazione di Borgo per i mondiali in Rwanda è arriva grazie alle prestazioni al Tour de l’Avenir (foto Aurélien Regnoult/DirectVelo)
Come ti sei diviso tra bici da strada e da crono?

Qui in altura ho fatto qualche ora di allenamento in più rispetto al solito, soprattutto nei primi giorni. La mattina uscivo con la bicicletta da strada per fare salite e ritmo, una volta rientrati verso casa facevo cambio bici e pedalavo con quella da cronometro. 

Com’è stato riprenderci la mano?

E’ andata bene. Peccato che ho scoperto di fare anche la cronometro non molto tempo fa, mi sarebbe piaciuto provare a fare qualcosa di buono. Il percorso è adatto alle mie caratteristiche, anche perché non è totalmente piatto. 

Borgo a Capodarco con la maglia tricolore under 23 conquistata a Boario Terme a fine giugno (photors.it)
Borgo a Capodarco con la maglia tricolore under 23 conquistata a Boario Terme a fine giugno (photors.it)
Amadori ha detto che la convocazione al mondiale te la sei guadagnata grazie a un ottimo Tour de l’Avenir…

Ci speravo, era un obiettivo. Ad essere sincero è da un anno che ci penso al mondiale in Rwanda, da quando ho visto il percorso della prova in linea. Ho subito pensato potesse essere adatto a me. E’ selettivo con 3.300 metri di dislivello e molto esplosivo, con questa salita da un chilometro e mezzo da ripetere tante volte. Ne ho parlato fin da inizio stagione con il mio preparatore, Alessio Mattiussi, secondo cui il percorso è al limite per me, perché è molto duro. 

Conoscendovi lo avrà fatto per farti tirare fuori il 110 per cento…

Probabilmente sì (ride, ndr). Con lui ho un bel rapporto e la battuta ci sta sempre, ora gli ho dimostrato che avevo ragione. 

Mondiale guadagnato grazie alle prestazioni in salita?

Sapevo di poter arrivare all’Avenir con le carte in regola, infatti ho fatto registrare dei numeri incredibili sulle salite lunghe. Nella tappa regina sono riuscito a scollinare con i primi. L’unico rammarico è non aver vinto una tappa, era il mio obiettivo dall’inizio. Peccato, ma sono tornato a casa consapevole di stare bene. 

Borgo e il suo coach Mattiussi (a destra) lavorano insieme da due anni
Borgo e il suo coach Mattiussi (a destra) lavorano insieme da due anni
Per la gara in linea ci sei anche tu?

Non metto il numero sulla schiena per correre, ma per vincere, sempre. Con Amadori non abbiamo ancora parlato di strategie, ma la squadra è forte. C’è Finn che è uno degli scalatori più forti della categoria, saremo parecchio controllati. 

Come giudichi la tua seconda stagione tra gli under 23?

Sono soddisfatto, ho fatto degli enormi passi in avanti. Arrivavo alla Gent U23 dopo il quinto posto dello scorso anno e pensavo che sarebbe stato bello ripetersi, sono riuscito a vincere. Mi sono riconfermato con la vittoria del campionato italiano, e ho dimostrato di poter correre ad alti livelli. Ho solo due rammarichi.

Sui 53 giorni di corsa messi insieme in questa stagione Borgo ha corso per 13 volte con i pro’, qui al Tour de Wallonie
Sui 53 giorni di corsa messi insieme in questa stagione Borgo ha corso per 13 volte con i pro’, qui al Tour de Wallonie
Quali?

Il secondo posto di tappa al Giro Next Gen e non aver vinto una tappa all’Avenir. Ma va bene così, d’altronde non aver vinto al Giro mi ha messo la giusta fame per conquistare il tricolore. Chissà se il mancato successo all’Avenir mi dia la giusta spinta per la prossima corsa. 

E il prossimo anno?

Mi ero detto, dopo la prima stagione, che mi sarebbe piaciuto fare un altro anno tra gli under per confermarmi e poi passare nel WorldTour. Ne ho parlato anche con la squadra e siamo tutti della stessa idea, prima di pensarci però è meglio godersi le ultime gare.

Lunigiana: La Corsa dei Futuri Campioni, di ieri e di oggi

22.07.2025
6 min
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Il Giro della Lunigiana ha vissuto una delle sue giornate più importanti poco più di una settimana fa, quando un comitato di rappresentanza è andato a presentare la Corsa dei Futuri Campioni alla Sala Stampa della Camera dei Deputati. Un passo enorme per una manifestazione che da sempre raccoglie, e accoglie, i migliori talenti della categoria juniores da tutto il mondo. Sulle strade della Lunigiana e della vicina Liguria sono passati tanti nomi che poi si sono affermati anche ai massimi livelli del ciclismo

Perché prima di diventare campioni, questi corridori che tra poco scopriremo, sono stati ragazzi con un sogno da realizzare. Il talento gli ha permesso di emergere, ognuno in maniera diversa. Siamo però tornati a parlare di loro da una prospettiva diversa, non solo l’atleta ma anche la persona. Abbiamo voluto così raccontarli con gli occhi di chi ha potuto vedere un passaggio chiave della loro crescita, in un’età in cui si ha ancora spazio per essere davvero se stessi. Ricordiamo che la categoria juniores è riservata ai ragazzi di età compresa tra i 17 e i 18 anni.

I “vicini” francesi

Lucio Petacchi è il direttore del Giro della Lunigiana dal 2023, ma vive la corsa da dentro fin dal 2021. Sotto il suo sguardo appassionato e attento sono passati gli ultimi talenti che ora brillano sulle strade di tutto il mondo. Una rapida accelerazione al titolo di “Corsa dei Futuri Campioni” per il Giro della Lunigiana è arrivata proprio negli ultimi anni, quando i giovani campioni usciti da questa gara hanno mosso subito passi importanti anche tra i professionisti

«Il mio primo anno – racconta Lucio Petacchi – è stato quello di Lenny Martinez e Romain Gregoire, due talenti incredibili. In realtà tutte le mie edizioni sono state caratterizzate dai colori della bandiera francese visto che hanno vinto tre delle ultime quattro edizioni. Si vede che c’è qualcosa di diverso nel loro sguardo. Sono concentrati e determinati, sanno di avere gli occhi puntati addosso, questo però vale per tutti i ragazzi. I francesi però si guardano parecchio intorno, sono curiosi sul territorio che li circonda. Qualcuno chiede delle specialità culinarie, degli usi e delle tradizioni della Lunigiana».

Gli azzurri

Il Giro della Lunigiana è per molti il primo banco di prova a livello internazionale, le Rappresentative Regionali portano i loro ragazzi a confrontarsi con atleti da tutto il mondo. Nelle passate edizioni c’è stato spazio anche per un atleta di casa: Lorenzo Mark Finn.

«Finn – dice ancora Lucio Petacchi – è un ragazzo di un’educazione e un talento incredibile. E’ molto disponibile e con lui si è parlato tanto dei percorsi visto che conosce benissimo le strade. Inoltre è un ragazzo molto attento anche ai diversi temi sociali, come Giro della Lunigiana ci siamo impegnati nel portare avanti alcune proposte legate al primo soccorso e non solamente in gara».

«Sono passati tanti ragazzi da noi – prosegue – anche perché per tanti italiani questa gara rappresenta il primo vero appuntamento internazionale della loro carriera. Molti conservano un ricordo indelebile ed è bello vedere come ognuno porti con sé qualcosa di diverso».

Gli anni passati

Una delle figure storiche del Giro della Lunigiana è quella di Alessio Baudone, alla guida della corsa per diversi anni. Il suo ricordo è radicato e profondo, in una corsa internazionale ma che ha visto comunque dei cambiamenti

«Credo ci sia stato un prima e un dopo Evenepoel – ci spiega con una risata – lui mi ha fatto impazzire. Partiva e salutava la compagnia anche in tappe pianeggianti. Era qualcosa di incredibile. Era l’Evenepoel che arrivava dal calcio e aveva quell’atteggiamento tipico, un po’ polemico. Ricordo che nella cronometro a Castelnuovo di Magra perse per un secondo da Matias Vacek. Fece una polemica incredibile, diceva di aver vinto lui. Però era di un altro livello, ho visto tanti campioni ma nessuno straripante come lui».

«Un altro ricordo che conservo è di Matej Mohoric – continua – in discesa andava davvero forte, come ora. Stargli dietro con la macchina era difficilissimo, a volte mi veniva istintivo dirgli di rallentare. Vincenzo Nibali, invece, vinse ma fu dominante in salita. Staccava tutti di ruota. Erano ragazzi diversi da quelli di ora, meno “professionisti”. Vedevi che il ciclismo era la loro passione ma prima che potesse diventare un lavoro c’era ancora tanto da fare. Con Evenepoel, e il fatto che dopo il Lunigiana sia passato subito nel WorldTour, si è aperta una rincorsa ai giovani».

Davide Donati: il mondo Red Bull-BORA e l’amicizia con Finn

09.07.2025
5 min
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DARFO BOARIO TERME – Davide Donati è il secondo volto italiano che corre in casa Red Bull-BORA-hansgrohe Rookies. Il bresciano, che lo scorso anno ha esordito nella categoria under 23 con la Biesse Carrera, è entrato nel panorama del team di sviluppo del colosso austriaco. Correre in un devo team è un grande traguardo per un ragazzo giovane, che però lo porta spesso a gareggiare fuori dall’Italia. Un bel modo per crescere e fare esperienza, ma diventa difficile trovare momenti in cui incontrarli. 

Così quando ce lo troviamo davanti al campionato italiano la curiosità di sapere come stanno andando questi primi mesi insieme alla Red Bull-BORA è tanta. Donati ci accoglie e seduti all’ombra di un cortile racconta tutto. 

«Entrare in un mondo enorme come questo – dice – è spiazzante per certi versi. Ti trovi proiettato in qualcosa più grande di quel che ti potresti mai aspettare. All’inizio ti senti quasi fuori luogo perché a cena sei accanto a Roglic, Hindley e tanti altri campioni. Rispetto a una continetal il budget è enorme e tutto diventa gigantesco. Senti la pressione di avere un grande sponsor sulla maglia e di essere in un team forte e strutturato. Loro non ci parlano di risultati o di vincere a tutti i costi anche se poi quando sei in certe squadre l’obiettivo è di provarci».

Davide Donati e Lorenzo Finn sono i due volti italiani del team Red Bull-BORA-hansegrohe Rookies e nel tempo sono diventati ottimi amici
Donati e Finn sono i due volti italiani del team Red Bull-BORA-hansegrohe Rookies, nel tempo sono diventati ottimi amici
Com’è stato avere un riferimento come Lorenzo Finn, che conosceva già l’ambiente?

E’ quello con cui ho legato di più, ci chiamiamo spesso e ci sosteniamo molto. Da parte mia cerco di sfruttare l’esperienza maturata in un anno nella categoria under 23 per sostenerlo e non fargli sentire la pressione. Ne ha davvero tanta addosso, già ora. Credo sia prematuro. Lui sarà sicuramente un grande corridore ma è difficile sostenere tutta la pressione che arriva dall’esterno. Per questo lo ammiro molto. 

Come cerchi di sostenerlo?

In corsa cerco di essere un po’ il suo “angelo custode”, lo porto avanti quando serve, vado all’ammiraglia a prendere le borracce. Mi piace come ruolo, da un lato mi sento un po’ privilegiato nell’essere in squadra con il corridore che sarà il nostro futuro. Dal canto suo Lorenzo (Finn, ndr) mi insegna molte cose. La caratteristica che più mi trasmette è la tranquillità, lui è davvero uno sereno nel fare quello che deve. 

Davide Donati ha disputato un calendario di primo livello con ottime esperienze anche nelle Classiche, terreno dove vuole migliorare (foto Flavio Moretti)
Davide Donati ha disputato un calendario di primo livello con ottime esperienze anche nelle Classiche, terreno dove vuole migliorare (foto Flavio Moretti)
C’è qualcosa che ti dice o anche semplicemente il suo atteggiamento?

Solo il suo atteggiamento, il suo modo spensierato di vivere questo mondo e di correre con gli occhi puntati addosso. 

Ti è dispiaciuto dover saltare il Giro Next Gen che avresti corso al suo fianco?

Moltissimo. Il mio obiettivo era quello di esserci ma un problema al ginocchio mi ha costretto a stare fermo nel momento decisivo. La squadra ha corso benissimo, li ho seguiti dalla televisione e mi hanno impressionato per la capacità di gestire i momenti cruciali. Erano sempre al posto giusto nel momento giusto. Essere parte di un team forte come il nostro vuol dire anche essere sicuri che chiunque va a una gara sa cosa fare e come farlo. 

Come ti trovi nell’essere parte di un team con tanti ragazzi di diverse nazionalità e culture?

E’ bello, riusciamo a fare gruppo ed essere coesi. Un’esperienza di otto giorni come il Giro Next Gen permette di rafforzare ancora di più certi legami. Sono convinto che anche le squadre italiane siano valide e forti, non sono uno di quelli che è andato all’estero con la teoria che da noi non ci sia nulla. Credo che vivere un’esperienza del genere avrà un impatto positivo sulla mia vita, sia che continuerò nella carriera ciclistica o meno. Sto imparando molto bene l’inglese ed è bello relazionarsi con tutte le persone che incontri senza l’ostacolo della lingua, penso sia la cosa più bella che mi sta dando questa esperienza.

Le prime esperienze con i professionisti (qui alla Settimana Coppi e Bartali) hanno dato buoni riscontri
Le prime esperienze con i professionisti (qui alla Settimana Coppi e Bartali) hanno dato buoni riscontri
A livello tecnico come ti trovi?

In Red Bull-BORA tutto è curato alla perfezione, fin dagli juniores: copertoni, rapporti, aerodinamica, vestiti ecc. Personalmente ho investito tanto negli studi e nel migliorare a cronometro, è una disciplina che mi piace e sulla quale voglio puntare molto. 

La vittoria del campionato italiano è stata un bel traguardo…

Ho iniziato a credere nella cronometro da quando ho vinto la Crono des Nations nel 2023. E’ un rapporto di amore e odio perché è una disciplina che richiede tanta cura e molto lavoro. Però poi quando arrivano certi risultati la voglia di migliorare è sempre maggiore delle “sofferenze”. 

In quali altri aspetti pensi di poter migliorare ancora?

In generale penso di avere un bel margine nelle Classiche e su sforzi da cinque minuti. In una squadra così c’è modo di curare tutto e questo aspetto è importante perché senti di avere alle spalle una struttura solida. Anche quando avevo male al ginocchio ho girato per diversi centri al fine di capire e risolvere il problema. Sono stato a Girona due settimane da uno specialista e poi nel centro Red Bull a Salisburgo. Tutto si è risolto con dei ritocchi alla posizione in bici e delle sedute di fisioterapia per rafforzare la parte alta (il core, ndr). 

Obiettivi da qui a fine stagione?

Mi piacerebbe andare agli europei e conquistare un posto per il Tour de l’Avenir per correre con Lorenzo (Finn, ndr) e dargli una mano. Poi vedremo con la squadra quali saranno i programmi da qui a fine stagione e capirò come muovermi. 

Da juniores ai devo team: gli otto volti (+ uno) del ciclismo italiano

17.01.2025
6 min
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Nel 2025 saranno otto gli azzurri che passeranno under 23 in un devo team: Stefano Viezzi, Lorenzo Mark Finn, Andrea Bessega, Davide Stella, Enea Sambinello, David Zanutta, Ludovico Mellano e Luca Attolini. A questi si aggiunge un nono volto, che è quello di Roberto Capello. Quest’ultimo andrà a correre il suo secondo anno da juniores all’estero: al Team Grenke-Auto Eder. Una migrazione massiccia, segno che i nostri ragazzi attraggono lo sguardo delle grandi squadre che su di loro sono pronte a investire. Affrontiamo il discorso con Dino Salvoldi, cittì della nazionale juniores, il quale è rimasto in contatto con loro fino a pochi mesi fa. 

«Partiamo con il dire – ci aggancia Salvoldi – che non conosco le motivazioni di ognuno di loro. Alcuni parlano, chiedono dei consigli, mentre altri vanno per la loro strada. Quello che differenzia l’andare in un devo team, oppure in una formazione come la Vf Group-Bardiani-CSF Faizanè, è la prospettiva che queste realtà offrono a medio termine. Solitamente i ragazzi firmano contratti di quattro anni con la formula “due più due” ovvero: due stagioni nel devo team e due anni già nel WorldTour (la squadra dei Reverberi non ha una formazione di sviluppo, quindi i ragazzi passano subito professionisti, ndr)».

Davide Stella (a sinista) ed Enea Sambinello (a destra) sono passati U23 con il UAE Team Emirates Gen Z
Davide Stella (a sinista) ed Enea Sambinello (a destra) sono passati U23 con il UAE Team Emirates Gen Z

Programmazione

La grande differenza che le formazioni di sviluppo offrono è un calendario di livello e la sicurezza di avere, nella maggior parte dei casi, già degli accordi per passare professionisti. Non è sempre così, e molti ragazzi scelgono comunque di fare il salto tra gli under 23 in un devo team piuttosto che rimanere in Italia. 

«In queste squadre – prosegue Salvoldi – i corridori affrontano un calendario di grande qualità e per lo più internazionale, cosa che una squadra continental italiana fatica a proporre, alcune eccezioni in positivo ci sono. In una squadra development si affronta la stagione con una programmazione diversa. Si corre un po’ meno ma per obiettivi, i ragazzi apprendono delle caratteristiche funzionali al mondo dei professionisti. Non si guarda alla continuità di rendimento ma a una crescita. Sono discorsi che esulano dal “è troppo presto, è troppo tardi”».

Dopo due stagioni alla Borgo Molino Bessega è approdato alla Lidl-Trek Future Racing (foto Lidl-Trek)
Dopo due stagioni alla Borgo Molino Bessega è approdato alla Lidl-Trek Future Racing (foto Lidl-Trek)
Tutti i ragazzi che passano nel 2025 sono pronti?

Penso di sì, tutti con possibilità e caratteristiche differenti. Sono diverse anche le squadre, quindi generalizzare diventa un rischio. 

Ad esempio Lorenzo Finn continua un percorso iniziato nel 2024, quando era ancora juniores. 

Avete detto un nome non a caso. Lui è l’esempio di un corridore che ha le qualità naturali per diventare un professionista che gareggia per i grandi risultati. E’ tutto un altro modo di correre, improntato a vincere. Finn è l’esempio di uno che è pronto subito ad un certo tipo di attività, la stagione scorsa ne è un esempio (in apertura foto Maximilian Fries).

Poi c’è chi si è guadagnato questa occasione a suon di risultati, come Bessega e Sambinello

Questi due si sono guadagnati lo spazio nei rispettivi devo team grazie ai risultati ottenuti da juniores. Magari per il profilo di carriera che potranno fare non sarà di primo livello, cosa paragonabile a chi non ha avuto la stessa occasione. 

Ad esempio?

Andrea Donati e anche suo fratello Davide. Il secondo, che è più grande di un anno, ha fatto la prima stagione da under 23 alla Biesse Carrera e poi è passato al devo team della Red Bull-BORA-hansgrohe. Lo stesso cammino si prospetta per Andrea, il quale correrà con la Biesse nel 2025. 

Stefano Viezzi è approdato alla Alpecin Deceuninck Development, il suo percorso è legato molto alla doppia attività: ciclocross e strada
Stefano Viezzi è approdato alla Alpecin Deceuninck Development, il suo percorso è legato molto alla doppia attività: ciclocross e strada
Andrea Donati non ha ottenuto grandi risultati da juniores…

Non conta solo questo. Chi fa le selezioni all’interno dei team di sviluppo dovrebbe guardare il risultato legato alla prestazione. Un conto è vincere un campionato del mondo alla Lorenzo Finn, un altro è vincere tante gare restando sempre a ruota. Una figura che ha il compito di cercare il talento dovrebbe concentrarsi maggiormente sulle prestazioni. I risultati contano fino a un certo punto. 

Per chi arriva da squadre juniores italiane un salto del genere rischia di essere troppo grande?

No. Il ciclismo si sta evolvendo e questo processo fa parte di un normale cammino di adattamento che coinvolge anche le squadre juniores. Quello che si faceva fino a un po’ di anni fa ora non basta più. Per i ragazzi approcciarsi a queste realtà nuove e professionali è solamente uno stimolo. Si sentono seguiti, controllati e li domina la curiosità, come giusto che sia nei giovani. Entrano in una routine, è come se fosse un lavoro.

Andrea Donati è rimasto in Italia e correrà alla Biesse Carrera Premac (photors.it)
Andrea Donati è rimasto in Italia e correrà alla Biesse Carrera Premac (photors.it)
Poi ci sono Attolini, Mellano e Zanutta che sono passati con la XDS Astana Development, consideri il loro passaggio più “soft”. 

Se intendete dire che sia meno impattante perché trovano più italiani direi di no. Non so che calendario faranno ma stiamo comunque parlando di una formazione di sviluppo di un team WorldTour.

Cosa pensi di questi tre ragazzi?

A mio avviso Mellano e Sambinello sono equiparabili. Sono i ragazzi che hanno avuto maggiore continuità durante la passata stagione. A livello di piazzamenti non hanno saltato una gara, erano sempre tra i migliori nelle corse più importanti del calendario italiano. Zanutta è un corridore di qualità, lui è un esempio di coloro che sono stati valutati per i numeri e non per i risultati ottenuti, alla pari di quanto fatto dalla UAE Team Gen Z con Davide Stella. 

Roberto Capello sarà il nuovo volto italiano del Team Grenke-Auto Eder, squadra juniores del panorama Red Bull (foto Maximilian Fries)
Roberto Capello sarà il nuovo volto italiano del Team Grenke-Auto Eder, squadra juniores del panorama Red Bull (foto Maximilian Fries)
Rimane Roberto Capello, che prende il posto di Finn alla Grenke-Auto Eder. 

E’ un atleta che in salita ha tantissima qualità, nonostante sia all’inizio del suo secondo anno da juniores. Si tratta di un corridore che è abituato a fare certi volumi di allenamento. Per concretizzare questi numeri in risultati deve migliorare molto tatticamente e nella guida della bici, ma è nel posto giusto. La Grenke-Auto Eder non prende i ragazzi a caso…

Temperoni: «In Rytger sono cresciuta tanto, ma mi fermo un anno»

22.11.2024
6 min
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Quest’anno tra le juniores del team danese Rytger-Carl Ras, la ligure Beatrice Temperoni ha vissuto la particolare unicità di correre per una formazione estera proprio come il suo coetaneo e conterraneo Lorenzo Mark Finn.

Il 2024 ha rappresentato un’esperienza tecnica e di vita che ha fatto crescere la 18enne di Sanremo (in apertura foto Ossola), malgrado una serie di intoppi fisici che ne hanno minato la stabilità morale, oltre al cammino agonistico. A fine stagione ha dovuto prendere una decisione non scontata, tuttavia lasciando aperta una porta per il futuro.

Beatrice Temperoni ha corso nel team danese Rytger-Carl Ras, ma ha deciso di prendersi un anno sabbatico nel 2025
Beatrice Temperoni ha corso nel team danese Rytger-Carl Ras, ma ha deciso di prendersi un anno sabbatico nel 2025

Dal Poggio alla Danimarca

Quello di Temperoni è un passato importante nelle categorie precedenti. Il suo crescendo di risultati è stato forgiato nella multidisciplinarietà. Nel 2019 da esordiente di primo anno ha vinto il tricolore nel ciclocross, nel cross-country e su strada. Tre anni più tardi da allieva ha raccolto il bronzo agli EYOF (il Festival olimpico estivo della gioventù europea) dietro la britannica Cat Ferguson e la spagnola Paula Ostiz, ovvero prima e seconda ai mondiali juniores di Zurigo e appena passate entrambe alla Movistar. Perché il ciclismo a Beatrice è passato letteralmente dentro casa ancora prima di scorrerle nelle vene.

«Avete presente la fine della discesa del Poggio – racconta – dove la strada si immette nuovamente sull’Aurelia prima del traguardo? Ecco, dove c’è il primo cancello che si vede io abito lì. Il ciclismo quindi per me è qualcosa di forte e andare alla Rytger è stata una bella opportunità, anche se non l’ho colta subito. Infatti il diesse Morten Ravnkilde mi aveva contattata proprio dopo gli EYOF, ma essendo al primo anno da juniores ero timorosa di fare quel passo. Lui e la squadra mi hanno capito e si sono rifatti avanti a maggio del 2023. Nel frattempo avevo maturato più esperienza e convinzione, così ho accettato di buon grado, mossa da tante motivazioni».

Vita mediterranea e nordica

La scelta di Temperoni comprendeva tanti aspetti organizzativi e logistici. Far conciliare gli impegni scolastici al Liceo Scientifico Sportivo di Taggia con quelli ciclistici tra allenamenti e gare.

«A scuola – prosegue Beatrice – alcuni insegnanti erano contenti per questo cambio di vita. Ad esempio la professoressa d’inglese era felice perché certamente avrei migliorato la lingua. Altri insegnanti invece non capivano che il mio era come un lavoro. D’altronde le formazioni juniores sono molto professionali in tutto, lo sapete bene. Insomma, qualcuno mi veniva incontro per programmare verifiche ed interrogazioni, qualcun altro no. Io però ho sempre fatto tutto per restare al pari, studiando durante i ritiri o dopo le gare».

Nella formazione danese c’era la campionessa norvegese Kamilla Aasebo, talento che correrà nella Uno-X (foto Rytger)
Nella formazione danese c’era la campionessa norvegese Kamilla Aasebo, talento che correrà nella Uno-X (foto Rytger)

Parallelamente Temperoni si confrontava col suo preparatore Alessio Mattiussi, mentre proseguiva l’inserimento nel Team Rytger.

«Alessio mi mandava le tabelle attraverso Training Peaks e i miei diesse mi tenevano monitorata, decidendo a quale gara mandarmi. Prima però ci sono stati i ritiri della squadra, utili per ambientarsi con le compagne e adattarsi alle abitudini danesi. I primi tre ritiri li abbiamo fatti nella zona di Copenaghen. Uno per conoscersi, prendere misure di bici e abbigliamento. Il secondo e il terzo sono stati improntati sul team building. Uscite in bici a giochi di squadra simili a caccia al tesoro. Lassù ho sofferto tantissimo il clima rigido considerando che sono abituata al caldo e che quando da me c’è freddo ci sono almeno 15 gradi. Infine a marzo siamo stati a Gran Canaria con un meteo ottimo per allenarsi in vista delle prime gare».

Alla Bizkaikoloreak nei Paesi Baschi, Temperoni è stata supportata da una buona condizione (foto Luis Iturrioz Bilbao)
Alla Bizkaikoloreak nei Paesi Baschi, Temperoni è stata supportata da una buona condizione (foto Luis Iturrioz Bilbao)

Crescita personale

Viaggiare apre la mente, specie quando hai 18 anni e lo stai facendo per lavoro. Temperoni accumula competenze e conoscenze.

«Sono cresciuta veramente tanto – spiega ancora Beatrice – perché dovevo interfacciarmi con tanta gente. Mi sono trovata spiazzata per i loro gusti alimentari perché mischiano tutto e mai come in quei momenti rimpiangevo la cucina italiana (dice sorridendo, ndr). Poi ho imparato ad organizzarmi per gli spostamenti. Ho preso molti aerei da sola per raggiungere la squadra per alcune corse. Come per andare nei Paesi Baschi che difficilmente ci sarei andata per conto mio o se fossi stata in Italia. E’ stato un assaggio di professionismo e personalmente consiglio a tutti i ragazzi di accettare le eventuali proposte che arrivano da team stranieri. Sia da juniores che da U23, è una esperienza formativa».

Anno sabbatico

Il 2024 però riserva a Beatrice sfumature inaspettate e momenti difficili che fanno da contraltare a buone prestazioni. A fine stagione, con la possibilità di passare elite, c’è un’altra scelta da prendere.

«Ero partita motivata – va avanti – ma il primo aprile sono caduta in gara rompendomi clavicola e qualche costola. Di quel giorno ho ricordi confusi perché avevo battuto anche la testa. E’ stata la mia prima caduta su strada e ho battezzato l’asfalto alla grande. Sono rimasta fuori dalle corse per due mesi, perdendo la possibilità di correre il Tour du Gévaudan Occitanie con la nazionale che mi aveva già convocata. Appena rientrata ho preso la febbre. Ho trovato una buona condizione tra fine giugno e luglio, dove ho conquistato qualche buon piazzamento. Ad agosto però ho avuto altri nuovi problemi personali e da lì ho perso gli stimoli.

Nei ritiri danesi, Temperoni ha conosciuto meglio le loro abitudini e… il freddo (foto Rytger)
Nei ritiri danesi, Temperoni ha conosciuto meglio le loro abitudini e… il freddo (foto Rytger)

«Il mese scorso – conclude Temperoni – ho deciso di prendermi un anno sabbatico dalle gare. Quest’anno a scuola avrò la maturità e voglio concentrarmi su questo obiettivo, anche perché poi la prossima estate voglio fare i test per entrare all’università. Vorrei diventare fisioterapista e la facoltà ce l’avrei a Finale Ligure. E’ stata una scelta difficile e sofferta, ma ponderata. Mi sono consultata col mio preparatore per continuare a seguire un programma di allenamento finalizzato al mantenimento della forma. Devo ritrovare qualche motivazione in più, ma vorrei tornare nel 2026. Avrò solo vent’anni e tutto il tempo per recuperare il terreno perso».

La giornata della Auto Eder: iniziata sul podio e finita all’ospedale

18.04.2024
5 min
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CASTIGLIONE DELLA PESCAIA – La giornata della Grenke Auto Eder si divide in due momenti. Il primo è al mattino, quando fin da subito si era capito che la cronometro a squadre sarebbe stata affare loro. I ragazzi di Christian Schrot hanno imposto la loro legge sulla strada che ha portato i corridori da Punta Ala a Castiglione della Pescaia. 

Uniti, veloci e sicuri, appena tagliato il traguardo avevano già la testa alla semitappa del pomeriggio. Avevamo parlato con Lorenzo Mark Finn nel parcheggio delle ammiraglie. Il focus della squadra era recuperare le energie e presentarsi pronti al pomeriggio, per continuare il lavoro iniziato in mattinata. Ma tutto ha preso un verso inaspettato.

La volata ristretta a Castiglione della Pescaia la vince l’olandese Remijn
La volata ristretta a Castiglione della Pescaia la vince l’olandese Remijn

Tutto sotto sopra

Meno di tre ore dopo tutto si è ribaltato, segnando indelebilmente l’avventura della Grenke Auto Eder. Il coraggio non è mancato e la voglia era quella di tenere in mano la corsa. Una volta però imboccato il primo tratto di strada bianca sono iniziati i problemi. Lorenzo Finn, che si trovava in seconda posizione alle spalle del compagno Patrick Casey, scivola e si ritrova ad inseguire. 

La presenza delle radioline permette a Christian Schrot di comandare i suoi ragazzi dall’ammiraglia. I corridori della Grenke rallentano, aspettano Finn e il male sembra alle spalle, ma è solo l’inizio del declino. Pochi chilometri dopo, prima dell’imbocco del secondo tratto di strada bianca, una maxi caduta mette gran parte del gruppo a terra. I danni sembrano subito gravi, la strada in quel tratto invitava ad accelerare e la foga di stare davanti ha chiuso gli occhi ai corridori. 

Attesa e confusione

Dopo la linea del traguardo la vittoria dell’olandese Remijn Senna passa quasi in secondo piano. Il sentimento generale è quello dello sconforto, soprattutto in casa Grenke Auto Eder. Ma non solo, sono molti i corridori che riportano danni fisici dopo questa seconda semitappa. Chi passa con la divisa sporca di sangue, altri hanno segni su gambe e braccia

Quello messo peggio, degli atleti arrivati al traguardo, è Lorenzo Finn. Il genovese raggiunge la zona della ammiraglie in netto ritardo e mentre tutti si assicurano sulle sue condizioni lo sconforto ha preso il sopravvento. Le lacrime gli rigano il volto e dal ginocchio destro il sangue continua a scendere. Il peggio, però, sembra averlo subito la spalla destra, e mentre lo aiutiamo a vestirsi ci racconta…

«Sono caduto due volte – racconta Finn con il dolore attaccato alle ossa e i segni di una caduta che probabilmente lo metterà fuori corsa – la prima è stata una scivolata banale. La seconda caduta, invece, è arrivata mentre stavo rimontando il gruppo e sono finito in un fosso. Andremo a fare i raggi X in ospedale e vediamo cosa è successo».

Racconta Casey

Sotto al palco delle premiazioni per la Grenke Auto Eder c’è Patrick Casey. Massaggiatori e staff del team tedesco gli lasciano una barretta e una banana e si dirigono ad assicurarsi delle condizioni degli altri ragazzi. 

«Della seconda caduta non ho visto nulla – dice – ho seguito due ragazzi e ci siamo avvantaggiati. Non so se fosse un tratto pericoloso o meno. Ogni anno succedono cadute del genere, si va sempre più forte. Non è una questione di percorso, sarebbe potuto accadere anche domani o venerdì. Il problema non sono nemmeno i settori di strada bianca, ma i tratti che li precedono, dove si va forte e tutti vogliono stare davanti». 

«Stamattina tutto andava per il verso giusto – conclude – pomeriggio l’atmosfera nel team è completamente diversa. Eravamo partiti con Finn, Friedl e Fietzke come leader e ora tutti e tre sono caduti e due sono all’ospedale. La corsa è ancora lunga, abbiamo la maglia di leader, vedremo domani cosa accadrà».

Intanto la maglia di leader della classifica dei GPM, conquistata da Finn, viene ritirata dal diesse Schrot. Domani se il giovane italiano sarà al via potrà indossarla, altrimenti passerà di mano, senza possibilità alcuna di difenderla. 

I progetti della Grenke Auto Eder su Finn? Ce li racconta Schrot

01.03.2024
5 min
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MANERBA DEL GARDA – Al tavolo con noi, dopo Lorenzo Finn, si è seduto Christian Schrot, diesse del team juniores tedesco Grenke Auto Eder. Intorno all’arrivo di Finn (foto GRENKE – Auto Eder/Matthis Waetzel in apertura) si è accesa tanta curiosità, allora approfittiamo della disponibilità di Schrot per scoprire i progetti dietro l’arrivo del primo corridore italiano del team. Entrare in un mondo del genere non è facile, ma se riesci a ritagliarti lo spazio per entrare in uno degli otto posti disponibili qualcosa vorrà pur dire

«Lorenzo Finn ha corso molto bene l’anno scorso – attacca subito Schrot – e lo abbiamo visto in diverse gare. Solitamente ci piace prendere parte al calendario italiano, dipende però da anno in anno. Nel vedere Finn in azione abbiamo capito che avrebbe potuto completare il nostro team, portando le sue qualità di scalatore. Infatti quest’anno avremo una squadra molto ben bilanciata, abbiamo cercato e portato da noi i migliori talenti internazionali. Vogliamo far crescere corridori per ogni terreno, cosa che viene utile anche per il team WorldTour (Bora-Hansgrohe, ndr). La nostra squadra, proprio come un team professionistico, è composta da corridori forti nelle corse di un giorno, in salita, sul pavé e in volata».

Christian Schrot (in piedi con gli occhiali) è il diesse del team juniores Grenke Auto Eder
Christian Schrot (in piedi con gli occhiali) è il diesse del team juniores Grenke Auto Eder
Cosa avete visto in Lorenzo Finn?

Abbiamo visto molto di quello che può essere il suo processo di crescita. Siamo solamente all’inizio, lavora con noi da poco. Tuttavia siamo abbastanza sicuri che possa diventare un grande scalatore e un uomo da corse a tappe. Di questo abbiamo avuto conferma al Giro della Lunigiana nel 2023, ma avevamo già visto le sue qualità in altre corse in precedenza.

Dopo qualche mese con voi che ci dici di lui?

Stiamo lavorando insieme a lui da ottobre, ha passato un buon inverno, in salute. Durante il training camp è andato molto forte ed è cresciuto giorno dopo giorno. A Mallorca ha fatto un bel lavoro, poi i ragazzi si sono allenati anche in altre discipline, come lo sci di fondo. E’ stata una cosa nuova per lui, ma si è comportato molto bene.

Schrot ha costruito una squadra equilibrata, forte su ogni terreno (foto GRENKE – Auto Eder/Matthis Waetzel)
Schrot ha costruito una squadra equilibrata, forte su ogni terreno (foto GRENKE – Auto Eder/Matthis Waetzel)
Credete molto nella multidisciplinarietà?

Sì, crediamo molto in un approccio tra diversi sport. Non soltanto in campi legati al ciclismo, ma anche in altre discipline, che possono dare valore aggiunto. La cosa bella è che le qualità si mischiano tra ciclismo e sci di fondo, e questo fa bene ai ragazzi. Lorenzo non abita lontano dalle Alpi, quindi in futuro, se vorrà fare un diverso tipo di ritiro invernale potrà andare a sciare

Dai numeri dei vari test cosa avete visto?

Abbiamo fatto i test in estate, nell’area che ci ha dedicato Redbull, che come saprete entrerà nel team in futuro, diventando un grande partner. Ci ha già dato una mano nello scouting l’anno scorso, abbiamo messo in piedi il Redbull junior brothers program. Finn ha valori molto buoni soprattutto di resistenza. 

Quali saranno i suoi obiettivi durante la stagione?

Sicuramente le corse dedicate agli scalatori, come la Classic des Alpes e Valromey Tour. 

Si metterà alla prova anche in gare in altre Nazioni, come il Belgio, pensi che si possa adattare?

Al momento possiamo dire che potrebbe fare molto bene, vedremo nelle classiche di categoria come si comporterà. Lui stesso, però, è molto concentrato sulle corse di più giorni, dove può fare davvero bene. Non abbiamo l’assillo di correre tanto, la nostra squadra è strutturata per far crescere i ragazzi, soprattutto in ottica futura. 

Finn (a sinistra) ha dimostrato grandi qualità in salita e nelle corse a tappe (foto GRENKE – Auto Eder/Matthis Waetzel)
Finn (a sinistra) ha dimostrato grandi qualità in salita e nelle corse a tappe (foto GRENKE – Auto Eder/Matthis Waetzel)
Avete pochi corridori, solamente otto, una scelta dovuta a cosa?

Non ci piace prendere tanti ragazzi e poi scartarli, non ci sembra giusto. Ogni giovane ciclista ha un sogno, quindi non avrebbe senso prenderne tanti ogni anno e poi mandarli via. Ci sembra giusto, invece, prendere solamente coloro sui quali sappiamo di poter lavorare bene.

Hai già detto, in una nostra precedente intervista, che guardi molto alla personalità e al carattere dei ragazzi, cosa hai visto in Finn?

Lui è una persona tranquilla e con una mentalità molto adulta. Molto educato e con una mentalità aperta, che gli deriva dal fatto di avere una famiglia con un background inglese (il padre di Finn è inglese, ndr). Parla un inglese molto fluente, penso che sia una persona familiare, ma molto aperta, mi piace questo mix. E’ un ragazzo che ha una sua opinione e sa esprimerla nel modo giusto, con educazione. 

I ragazzi del team Grenke Auto Eder termineranno il loro ritiro italiano domenica 3 marzo
I ragazzi del team Grenke Auto Eder termineranno il loro ritiro italiano domenica 3 marzo
Come vedi il suo processo di crescita, difficile possa passare direttamente nel WorldTour?

Negli ultimi anni abbiamo lavorato con diversi team under 23, ai quali mandavamo i corridori per crescere e per poi passare nel WorldTour. Siamo convinti che i ragazzi abbiano bisogno di un passaggio tra gli under 23, per maturare ed essere pronti. E’ importante per noi che abbiano una carriera lunga, non veloce. 

Con l’ingresso di Redbull è possibile pensare ad un investimento e avere un team under 23 tutto vostro?

Per il momento non abbiamo ancora preso decisioni interne, nelle prossime settimane ci incontreremo e ne parleremo. Sicuramente la nostra ambizione è diventare i migliori, penso che il team juniores sia cresciuto tanto in questi ultimi anni. Le ambizioni in futuro è di avere una struttura di sviluppo anche negli under 23, ma per il momento dobbiamo aspettare per capire i programmi dei prossimi anni. Guardiamo sempre al futuro, ma dobbiamo allineare le nostre ambizioni con l’investimento di Redbull.