Wollongong, il 2022 strizza l’occhio agli sprinter

24.09.2021
5 min
Salva

Tornando a casa dovrà fare due settimane di quarantena, ma per nulla al mondo Stu Taggart avrebbe rinunciato a questo incontro nel centro di Leuven. L’amministratore delegato dei prossimi mondiali di Wollongong era evidentemente orgoglioso di poter raccontare l’impresa che nelle intenzioni contribuirà a risollevare l’economia turistica della sua città dopo la pandemia. Fra un anno, giorno più giorno meno, il circo iridato sarà infatti nel pieno delle sfide australiane, nello stato del New South Wales. La città australiana che lo accoglierà conta 300 mila abitanti, sorge 90 chilometri a sud di Sydney e si divide fra l’Oceano e le colline.

«Il ciclismo – ha detto Taggart – offre al mondo la possibilità di vedere ogni anno posti bellissimi ed è un onore pensare che tutto questo il prossimo anno sarà nella nostra città. Il ciclismo laggiù unisce naturalmente la costa con l’entroterra e rappresenta un futuro sostenibile. Il mondo dello sport ricorda con piacere il clima delle Olimpiadi di Sydney 2000 ed è sull’accoglienza che vogliamo puntare. Vivendo di turismo, abbiamo avuto un forte impatto con il Covid e i mondiali arriveranno nel momento giusto».

Stu Taggart è l’amministratore delegato dei mondiali di Wollongong 2022
Stu Taggart è l’amministratore delegato dei mondiali di Wollongong 2022

Ritorno alla normalità

Alla presentazione, che si è svolta ieri sera nell’elegante e frizzante centro di Leuven, erano presenti anche David Lappartient e Peter Van den Abeele, che per conto dell’Uci valuta i percorsi.

«Il ciclismo in Australia – ha detto il presidente dell’Uci – sta letteralmente esplodendo. E sperando che ci sia il ritorno alla normalità che il Belgio sta sperimentando in questi giorni, credo che sarà un evento memorabile. Ricordo a tutti che ancora a gennaio, non fu possibile ammettere il pubblico ai mondiali di ciclocross di Ostenda, mentre ora le strade sono piene di tifosi, con l’unica accortezza della mascherina. Ho parlato pochi giorni fa con il Ministro dello Sport australiano e mi ha garantito che per settembre 2022 sarà tutto perfetto. Tutte le volte che il ciclismo sbarca in Australia, si vivono giorni eccezionali».

La stessa crono

Il percorso, dunque, e il programma, che vedrà come quest’anno in apertura le crono degli elite, la staffetta mista il mercoledì, il giorno di riposo il giovedì e poi le gare su strada.

«La prima caratteristica che mi sento di svelare – ha detto Van den Abeele – è che la crono degli uomini sarà per la prima volta lunga come quella delle donne, su una distanza di circa 35 chilometri. Faranno esattamente lo stesso percorso. Avremo partenze e arrivi dalla spiaggia, con un percorso contro il tempo piatto e simile a questo delle Fiandre. La gara su strada dei professionisti invece avrà un lungo giro iniziale che contiene una salita pedalabile. Il circuito invece sarà tecnico e non del tutto pianeggiante, ma comunque più agevole di quello sui cui si correrà qui in Belgio».

Più Matthews che Ewan

Mondiale per velocisti, insomma? Verrebbe scontato pensare a un percorso disegnato per Caleb Ewan, ma qui è stato Stu Taggart a riprendere la parole.

«Sarà un percorso veloce – ha detto – ma non per velocisti. Più che a Caleb Ewan, che comunque potrebbe trovarcisi bene, penserei piuttosto di corridori come Michael Matthews».

Singolare coincidenza, dato che proprio Matthews nel 2010 vinse la corsa degli under 23 ai mondiali di Geelong, che su strada vennero vinti da Thor Hushovd. Furono i primi mondiali di Paolo Bettini sull’ammiraglia azzurra, a pochi mesi dalla morte di Ballerini. Betto si raccomandò più volte con Pozzato di prendere in testa l’ultima curva di quella corsa caratterizzata dagli scatti di Nibali e Visconti. Ma Pippo la prese troppo indietro. E nonostante una rimonta eccezionale, segno che avesse probabilmente le migliori gambe del lotto, conquistò “solo” il quarto posto.

Lappartient e Van den Abeele presenti all’incontro per parlare del percorso e dei criteri di scelta
Lappartient e Van den Abeele presenti all’incontro per parlare del percorso e dei criteri di scelta

Buono per noi

«Sarà una grandissima festa – ha concluso Stu Taggart – e metterete alla prova la nostra ospitalità. Abbiamo sviluppato il miglior percorso possibile, ma siamo certi di poter offrire una piattaforma di accoglienza per voi tutti indimenticabile. Abbiamo avuto paura di non poterlo fare, ma le vaccinazioni procedono forte e anche se finora il mio Paese è stato restio ad aprire le frontiere per impedire il contagio, per il prossimo settembre troverete tutte le porte aperte».

Cos’altro dire, avendo peraltro in casa uomini veloci come Viviani, Nizzolo, Colbrelli, Trentin, Cimolai e Modolo? Grazie per la presentazione, mister Taggart, ci vedremo certamente l’anno prossimo.

Amadori: «I miei ragazzi non hanno paura di prendere aria in faccia»

24.09.2021
4 min
Salva

Poche ore al via del mondiale Under 23. Il cittì Marino Amadori si stringe attorno ai suoi ragazzi. L’Italia qui a Flanders 2021 presenta una gran bella formazione. Corridori di sostanza, quasi tutti molto veloci: Filippo Baroncini, Michele Gazzoli, Marco Frigo, Luca Colnaghi, Luca Coati e Filippo Zana.

«Pronti? Siamo nati pronti», scherza il cittì romagnolo. Segno che l’umore è buono. Così come il meteo, è velato ma non piove, cosa da non sottovalutare quando si viene da queste parti a sfidare belgi, olandesi e compagnia bella.

Marino Amadori a colloquio con Frigo durante lo scorso Giro U23. La costruzione di questa nazionale è partita da lontano
Marino Amadori a colloquio con Frigo durante lo scorso Giro U23. La costruzione di questa nazionale è partita da lontano
Marino, che nazionale schieriamo?

Tanta gente veloce. Quasi tutti a dire il vero ad eccezione di Zana e Frigo. Ma di sicuro è tutta gente che non ha paura di prendere aria nei denti, perché servirà prenderla.

Come è andata la ricognizione di ieri?

Abbiamo visto sia il circuito cittadino che quello fuori, che chiamano Flanders, e come si sapeva non è un circuito facile. Per me è molto tecnico. Ci sono strade strette e larghe, tante curve. Quello cittadino è molto tecnico. La cosa che ho notato ieri è che come arrivi in cima agli strappi è tutto scoperto e il vento si fa sentire. Oggi le previsioni lo davano anche più forte. Sarà spettacolare…

Tu avevi già visto il percorso?

Di persona no. Dovevo venire, ma per un motivo e l’altro non è stato possibile. Però c’era Marco Frigo che era da queste parti. Ho chiesto a lui di fare il sopralluogo. Lui ha fatto l’intero percorso dal chilometro zero alla fine. E’ stato bravissimo nella descrizione e nei dati riportati. Certo, il circuito cittadino col traffico aperto non lo ha visionato al meglio, ma le sue informazioni sono state preziosissime.

Che corsa ti aspetti?

Una corsa nella quale può succedere di tutto da un momento all’altro. Per questo ho portato gente che non ha paura di prendere aria. E gente in forma. La nazionale è stata costruita con questo criterio. I ragazzi sono stati scelti in base a chi era più in forma.

Per Amadori gli scollinamenti degli strappi potrebbero essere decisivi, soprattutto in relazione alle condizioni del vento
Per Amadori gli scollinamenti degli strappi potrebbero essere decisivi, soprattutto in relazione alle condizioni del vento
I rivali: chi temi di più? Sempre i norvegesi in pole position?

No, per me i favoriti sono gli olandesi. Hanno quel ragazzo, Olav Kooij, che corre con la Jumbo-Visma WorldTour. Lui vinse una semitappa alla Coppi e Bartali l’anno scorso. E anche il compagno Marijn Van Der Berg è veloce. Ma in generale il lotto partenti fa paura. Belgio e Norvegia non sono da meno. E non sottovaluterei neanche la Spagna con Ayuso.

Anche qui! Vedi bene lo spagnolo anche su un percorso così veloce?

Ragazzi, se questo è venuto al mondiale non è per cambiare aria. Con tutti questi strappi può correre in modo aggressivo come è solito fare. Per me ha la mentalità giusta e come ho detto può succedere di tutto da un momento all’altro e uno così ci può stare bene. E poi lo abbiamo visto all’Europeo come è andato. E quel percorso non era durissimo…

E i nostri come stanno?

Bene. Baroncini soprattutto. E’ motivato, il percorso gli si addice e lo “zampellotto” finale suggerisce azioni di forza che lui ha nelle corde. Ma come detto sono tutti abbastanza veloci i miei ragazzi. Certo, ci sono 3-4 velocisti almeno che sono più forti dei nostri. E vedo parecchia gente che già corre nel WorldTour…

Anche noi potevamo portare gente del WorldTour…

E chi porto Bagioli che corre con i grandi? E’ un discorso ampio. Che va programmato per tempo. Servono ragazzi motivati. Zana per esempio per gli appuntamenti con la nazionale si è sempre fatto trovare super pronto, anche mentalmente. Io ho letto della polemica sul perché non fosse stato portato Tiberi, ma non bisogna pensare che con lui avremmo vinto di sicuro. Non dico che sia sbagliato portare gli atleti del WorldTour, ne vale anche la loro crescita, ma bisogna fare queste valutazioni e le eventuali programmazioni a bocce ferme. E valuteremo a tempo debito con tutti gli interessati e in base a quelli che saranno i regolamenti Uci. Regolamenti che sembra possano ricambiare. Vedremo per il prossimo anno.

Under 23 in ricognizione. E dietro la curva sfreccia Baroncini

23.09.2021
4 min
Salva

Nella ricognizione di stamattina ad un tratto è sfrecciato dietro ad una curva Filippo Baroncini. Di preciso era l’ampio tornante dell’ultimo strappo nel circuito di Leuven e il corridore della Colpack-Ballan ci era arrivato un po’ lungo. Tanto che aveva lanciato un “gridolino” a metà curva, in piena piega. Qualche minuto dopo sono passati gli altri ragazzi.

Strappi brevi ma duri

«Eh, non me l’aspettavo una curva così – ci racconta Baroncini a meno di 24 ore dalla sua prova – Ero al primo passaggio in assoluto su questo circuito. E cosa dire: è un bel percorso. Su carta non sembra duro, ma alla fine verrà fuori una corsa tosta, tirata e con tanta selezione. Una selezione che si farà soprattuto nel circuito più grande, quello fuori Leuven. Lì gli strappi non sono troppo lunghi, ma duri, duri. E le differenze si faranno soprattutto sul falsopiano a seguire».

Baroncini parla di strappi, ma lo incalziamo dicendogli che sì sono duri, ma forse sono sin troppo brevi. A parte quello tipico della Freccia del Brabante, che tra l’altro è anche in pavé, poi difficilmente si supera il centinaio di metri di lunghezza.

«Per me però, per la nostra categoria almeno, faranno selezione e nel finale si faranno sentire. Per esempio quello ai meno 6 chilometri dall’arrivo in città non è facile, certo non è super ripido ma potrebbe decidere la corsa. Quello è uno dei pochi punti in cui togli il 53. Lì, sullo strappo dritto, il più tosto, nel circuito Flanders e nello strappo più lungo in pavé (quello del Brabante, ndr)».

«Io credo sia importante essere davanti, perché tante volte si passa dalla strada larga a quella stretta. La differenza la fai soprattutto nell’uscita dalle curve, che sono tante: se sei intorno alla decima posizione okay, ma se ti ritrovi 30°-40° poi diventa dura».

Nella crono iridata dell’altro giorno Baroncini è arrivato al nono posto a 57″ dal vincitore
Nella crono iridata dell’altro giorno Baroncini è arrivato al nono posto a 57″ dal vincitore

Condizione al top

«Come mi sento? Molto bene. E’ la miglior condizione di quest’anno di sicuro. L’altro giorno nella crono ho fatto registrare i miei record di potenza in assoluto e non a caso ho fatto nono. L’aver corso con i grandi come alla Sabatini mi ha dato quel pizzico di sicurezza in più».

Baroncini infatti con la maglia azzurra ha disputato la Coppa Sabatini e lì ha chiuso al quarto posto, ma tenendo fino all’ultimo le ruote di gente come Valgren e Colbrelli.

Intanto lui si dice tranquillissimo. E’ sereno e come impone il “manuale del buon corridore” sta vivendo questa vigilia riposandosi “gambe all’aria” in hotel. Dove divide la camera con Marco Frigo.

Frigo (a sinistra) e Baroncini (a destra) in camera con le gambe all’aria… dopo la ricognizione di stamattina
Frigo (a sinistra) e Baroncini (a destra) in camera con le gambe all’aria… dopo la ricognizione di stamattina

Tanto lavoro

Quando un corridore arriva al top nel momento clou significa che ha lavorato bene e che anche mentalmente può stare, meritatamente, sereno. E Filippo sa bene di aver fatto il suo.

«Quest’anno ho corso davvero tanto. Giro U23, Avenir, poi il ritiro al Sestriere, il Giro del Friuli… per allenarsi c’è poco tempo. Ma soprattutto prima del Giro e dell’Avenir ho fatto molti allenamenti a sfinimento, di quelli massimali che ti distruggono sul piano fisico, ma ti tranquillizzano mentalmente. E sei fiero di averli fatti».

Mondiali 2021, presentazione

Flanders 2021, programma, scelte e… turismo

08.04.2021
5 min
Salva

Leuven è la sede di arrivo dei mondiali di Flanders 2021, che bici.PRO ha raccontato stamattina in anteprima. In francese si scrive Louvain e in italiano (meno fascinoso) è Lovanio: è la città dell’Università e della birra. La prima venne fondata nel 1425 da Giovanni di Borgogna con il nome di Universitas studiorum Lovaniensis. La produzione della seconda si deve a storici birrifici che nel 1717 presero il nome di Artois e diedero il via alla produzione della Stella Artois.

Flanders 2021 arriva in occasione del centesimo anniversario della rassegna iridata che vide la luce nel 1921 a Copenhagen.

Sulla salita di Moskestraat nel 2020 si giocò il Brabante fra Alaphilippe e Van der Poel
Sulla salita di Moskestraat nel 2020 si giocò il Brabante fra Alaphilippe e Van der Poel

Unione di forze

Per organizzare i mondiali nelle Fiandre, il Belgio ha messo insieme le sue forze migliori, per un evento che dovrà essere certamente sportivo, ma anche di forte promozione turistica per la regione delle Fiandre. Il comitato organizzatore si è costituito in una organizzazione no-profit (WK 2021) dalla collaborazione tra Flanders Classics e Golazo. Entrambe le parti possono vantare una vasta esperienza come organizzatori delle più grandi gare di ciclismo nelle Fiandre e in Belgio, tra cui il Giro delle Fiandre, l’Omloop Het Nieuwsblad, il Baloise Belgium Tour, il BinckBank Tour, numerosi eventi di ciclocross e più di 40 eventi per cicloturisti.

Il disegno effettivo del percorso si deve a Wim Van Herreweghe, direttore di corsa di Clanders Classic, e Rob Discart, suo omologo per il Giro del Belgio. Van Herreveghe è colui che si piegò in un primo momento al cambio di percorso del Giro delle Fiandre, con la sostituzione del Muro di Grammont con il circuito del Qwaremont e che nel 2017 si batté per reinserire il Muur nella prova.

«Abbiamo cancellato una tradizione – spiegò – perché non avevamo altra scelta. Il fatto di inserire nuovamente quel muro è stato l’omaggio ad un luogo santo di questo sport e di un simbolo per il ciclismo delle Fiandre».

Nella Markt Place di Anversa, Museeuw, Merckx e Lappartient, nel momento della presentazione dei mondiali
Nella Markt Place di Anversa, alla presentazione dei mondiali

Arrivo ristretto

Gli organizzatori hanno espresso chiaramente la volontà di non avere un arrivo di gruppo e hanno per questo optato per la formula del doppio circuito, per dare ai cosiddetti Flandrien – corridori da classiche come Van Avermaet, Gilbert, Stuyven, Wellens e il giovane Evenepoel – la possibilità di lottare per il titolo mondiale. Di conseguenza, nel tracciato sono stati inseriti strappi e settori in pavé.

Alla vigilia dell’assegnazione, in un divertente confronto fra campioni, gli organizzatori hanno effettuato un sondaggio fra vecchie glorie del ciclismo fiammingo, mettendo insieme nomi come quello di Johan Museeuw, Freddy Maertens e Roger De Vlaeminck, ciascuno dei quali sosteneva un tipo di percorso. Maertens in particolare sosteneva la possibilità di avere un mondiale per velocisti: possibilità tuttavia bocciata per l’assenza attualmente in gruppo di uno sprinter belga all’altezza dei migliori.

Il tracciato così elaborato strizza gli occhi agli… uomini da mondiale di cui il Belgio è ricco. Da Van Aert a Van Avermaet, passando per il vecchio Gilbert e il compagno Welles, Evenepoel e Philipsen, Stuyven fresco vincitore della Sanremo e la nutrita schiera di gregari che potranno sostenerli.

Sul fronte degli altri Paesi, la tipologia di corridore che si addice al percorso fiammingo è quella di Sagan e Van der Poel, Asgreen e Kristoff, Ballerini e Trentin, Nizzolo e il miglior Viviani, Demare e tutti gli uomini veloci che sono in grado di muoversi nel vento e sugli strappi, che non faranno selezione nella singola scalata, ma di certo metteranno nelle gambe il piombo sufficiente perché l’ultima salita, quella di Sint Antoniusberg , si riveli magari decisiva.

Prove sulla salita di Keizersberg, che sale dal centro storico di Leuven
Prove sulla salita di Keizersberg, che sale dal centro storico di Leuven

Sette giorni di gare

Il programma delle gare sarà inaugurato dalle cronometro, che si svolgeranno nell’area di Knokke-Heist, sul mare a Nord di Bruges. Prove che saranno certamente caratterizzate dal vento che in quelle zone non manca mai e fa girare gigantesche pale eoliche. Si comincia dunque il 19 settembre e si conclude con la corsa su strada dei pro’ il 26.

19/9Crono uomini elitekm 43,3
20/9Crono under 23km 30,3
20/9Crono donne elitekm 30,3
21/9Crono donne juniorkm 19,3
21/9Crono uomini juniorkm 22,3
22/9Cronosquadre Mixed RelayKm 44,5
24/9Strada donne juniorkm 75
24/9Strada under 23km 160,9
25/9Strada junioreskm 121,4
25/9Strada donne eliteKm 157,7
26/9Strada uomini elitekm 268,3

Non solo corridori

Se il Covid darà per allora un po’ di requie, dato che nei giorni di queste classiche e del nostro sopralluogo il Belgio è parso un Paese fantasma, i mondiali di settembre saranno un’ottima occasione di promozione turistica. Non a caso fra i partner dell’evento c’è anche Visit Flanders, l’agenzia che ha fatto del cicloturismo uno dei principali richiami di una regione che è forse poco nota al pubblico italiano, ma ha una sconfinata tradizione ciclistica, nonché culturale e gastronomica.

Il programma messo in tavola vede iniziative su ciascuna delle sedi iridate. Knokke-Heist. Anversa. Bruges. Brabante. Leuven. Le Fiandre. Le piste ciclabili da queste parti sono autostrade e nella maggior parte dei tratti non incrociano nemmeno il traffico delle auto.

Si sta lavorando sodo ad ogni dettaglio, con il ciclismo come unico denominatore. Mentre la Francia si è fermata e l’Olanda ci ha pensato a lungo, il Belgio ha messo in atto strategie di sicurezza davvero ineccepibili. Con i problemi, dicono, si convive o si deve imparare a farlo. Ma per settembre l’auspicio di tutti è che il cielo sia finalmente un po’ più sgombro. Le Fiandre senza la birra sono come una chiesa senza l’ostia.

Flanders 2021, sopralluogo iridato. Esclusiva bici.PRO

08.04.2021
7 min
Salva

Da Anversa a Leuven, un tratto in linea e due anelli per un totale di 268 chilometri e 2.562 metri di dislivello. E’ su questo circuito che il prossimo 26 settembre si disputerà il Campionato del mondo dei professionisti. 

Tre sezioni principali

Il tracciato è composto tra sezioni principali: un tratto in linea che appunto porta da Anversa a Leuven, un circuito cittadino (che sulle mappe vedremo in rosso) e un circuito extraurbano (che vedremo in giallo). La loro sequenza è un po’ intrigata: tratto in linea, un giro e mezzo dell’anello urbano, uno di quello in campagna, di nuovo quattro giri di quello urbano e uno fuori e infine due giri e mezzo dell’anello urbano.

Quel che ne esce è un’altimetria a dir poco nervosa. Solo nei due circuiti si conta un totale di 42 strappi, più altri tre nella porzione in linea. Una tipica corsa fiamminga: più facile di un Fiandre, più dura di una Freccia del Brabante. Numeri alla mano sembra molto simile ad un Giro delle Fiandre, appunto, ma analizzando le sue salite, queste sono parecchio più brevi ed è pertanto lecito pensare ad una corsa più veloce.

Il tratto in linea sembra quello più regolare e privo d’insidie, vento a parte, che però non possiamo prevedere. Analizziamo così i due anelli.

Uno degli organizzatori della prova iridata ci spiega il circuito
Uno degli organizzatori della prova iridata ci spiega il circuito

Il circuito cittadino

Si entra nel circuito cittadino per la prima volta dopo 56 chilometri. E’ un circuito che alterna dei segmenti molto scorrevoli ad altri più “tortuosi”. Pensiamo alla strada a scorrimento veloce che porta al primo strappo, quello di Wijnpers: stradone largo che si stringe per iniziare una discesa piuttosto ripida, che s’interrompe con una brusca curva a destra (ad oltre 100°) per svoltare in una stradina stretta. La pendenza massima sfiora il 10% e la raggiunge presto. La sua lunghezza è di 360 metri. In cima una curva a gomito riporta il gruppo nel tratto a scorrimento veloce. In questo tratto, lungo oltre un chilometro il gruppo potrà anche ricompattarsi: fondo perfetto, strada larga e nessuna curva. Al termine di un segmento in leggera discesa poi, svolta a 90° verso sinistra. Attenzione a questo incrocio. Nello stesso punto, ma verso destra, si si inizierà il tratto che porta dall’anello urbano a quello extraurbano.

Il punto decisivo?

Ma restiamo nel tratto urbano. Eseguita questa svolta a sinistra, inizia la parte più nervosa del circuito. Ci sono diverse curve, alcune anche abbastanza chiuse tra i palazzi della città. La strada varia la sua larghezza fino a restringersi abbastanza in occasione del secondo “muro”, quello di Saint-Antoniusberg. Non è nulla d’impossibile (230 metri al 5,7% con una punta dell’11%) ma questa è l’ultima asperità prima dell’arrivo. In cima poi svolta secca a destra e inizia la discesa in modo molto graduale.

E’ un punto molto importante e delicato: all’arrivo mancano meno di due chilometri. In fondo alla discesa, quando manca un chilometro c’è l’ultima svolta a sinistra, ancora a 90°, ma abbastanza larga. Da qui all’arrivo strada larga che tende leggermente a salire. Il traguardo sarà posto di fronte al grande centro sportivo della città, da una parte, e della prigione, dall’altra. 

Nel cuore di Leuven

Proseguendo il giro, si entra nel cuore della città. Qualche svolta tra palazzi storici, ma tutto sommato strada scorrevole, a parte il brevissimo tratto di fronte al municipio in pavè (foto in apertura), ma parliamo davvero di 100 metri.

Vialoni e svolte ampie portano alla terza scalata dell’anello cittadino, il Keizerberg: 290 metri con una punta del 9%. Asfalto perfetto. Prima di lasciare il circuito cittadino, si va nella periferia Nord di Leuven, un quartiere residenziale, dove si scala il Decouxlaan: 950 metri, pendenza massima 14% ma in pratica la parte del muro è rappresentata dai primi 200 metri, poi è tutto un falsopiano. Si affronta a seguire di nuovo il Wijnpers e ci si avvia quindi verso la strada gialla che porta in direzione di Neerijse da cui prende il via il circuito dei muri. L’anello cittadino misura dunque 12,5 chilometri.

Anello Fiandre 

E l’anello giallo? E’ chiamato Fiandre, nome a dir poco calzante. Campagne, colline, paesini… Misura 47 chilometri, nei quali c’è di tutto. Falsopiani, pianura, strappi, pavè (poco), discese. Ci si arriva dopo un tratto di raccordo con l’anello rosso che si percorrerà in entrambi i sensi di marcia. Tende a scendere quando si esce da Leuven e viceversa.

La prima salita è lo Smeysberg: la strada si arrampica sulla collina dritta come un fuso. L’organizzazione dice che è lunga 700 metri, in quanto conta anche il falsopiano in cima, di fatto è una rampa di 150 metri, ma con pendenze molto cattive. Il falsopiano a seguire è davvero impercettibile. Piuttosto, in caso di vento bisognerà stare attenti una volta in “quota”: gli spazi sono ampi e ai lati ci sono campi arati esposti alle raffiche.

Alcuni segmenti in discesa, mai troppo tecnici, portano al Moskesstraat. Questo è uno dei muri simbolo della Freccia del Brabante. Una svolta secca nell’abitato di Terlanen introduce in questa stradina in pavè (e tanto fango nel giorno della nostra ricognizione) che passa nel bosco. La sua pendenza contrariamente a tutte le altre salite va ad aumentare e in cima tocca il 18%. 

Sempre con questa alternanza di tratti ondulati, ma anche di pianura in cui le squadre possono lavorare e organizzarsi, si superano altri due strappi: il Bikeestraat e il Veeweidestraat entrambi sui 450 metri.

Chi è avvantaggiato?

Come detto si tratta di un percorso nervoso, ma con strade meno strette rispetto ad un classico Fiandre. Avere una squadra forte è importante per stare davanti, controllare e soprattutto per essere coperti in caso di vento. 

E’ per ruote veloci? Sicuramente. Velocissime? Difficile. Perché è vero che le salite sono molto corte, ma alla fine ci sono pur sempre oltre 2.500 metri di dislivello da superare e la distanza non è poca: 268 chilometri più 8 chilometri di trasferimento sono un bel bottino. E poi negli ultimi anni si è visto come abbiano fatto più selezione tracciati ritenuti non impossibili che non quelli estremi, i quali tendono invece a “bloccare” la corsa. Lo scopriremo tra qualche mese.

Laurens Sweeck (BEL - Pauwels Sauzen - Bingoal) - Ethias Cross 2020

Sweeck, una rivincita dolcissima

16.11.2020
3 min
Salva

Lo sport insegna che da un errore possono nascere grandi cose: Laurens Sweeck lo sa bene. Anche nel ciclocross. La domenica prima agli Europei era all’inseguimento della coppia di testa Iserbyt-Vanthourenhout. Lottava per il podio. Aveva ormai staccato l’olandese Lars Van Der Haar, ma ecco un errore in curva. Il piede a terra, una ripartenza neanche semplice e tutto era perduto. Soprattutto il morale. Sweeck ha rivisto quell’errore nella sua testa più e più volte e alla fine ha tratto da quella delusione una forza enorme.

Eli Iserbyt (BEL - Pauwels Sauzen - Bingoal). Ethias Cross 2020
Eli Iserbyt, condotta timida all’Ethias Cross dopo la vittoria degli europei
Eli Iserbyt (BEL - Pauwels Sauzen - Bingoal). Ethias Cross 2020
Eli Iserbyt è parso poco incisivo all’Ethias Cross

A Leuven da padrone

Primo a Niel mercoledì nel Superprestige, primo nella quarta tappa dell’Ethias Cross 2020 a Leuven sabato e non in una maniera comune, ma da vero padrone della corsa. E’ passata una settimana ma sembra un secolo. Iserbyt, forse ancora appagato del titolo europeo, pare tornato quello timoroso e inconcludente delle sue prime apparizioni fra gli elite. Sweeck è in fuga con Toon Aerts, il grande deluso di S’Hertogenbosch, mentre dietro Vanthourenhout recita lo stesso ruolo di Sweeck in Olanda. 

Laurens Sweeck (BEL - Pauwels Sauzen - Bingoal) - Ethias Cross 2020
Per Laurens Sweeck l’Ethias Cross è stato la vendetta dopo gli europei sfortunati
Laurens Sweeck (BEL - Pauwels Sauzen - Bingoal) - Ethias Cross 2020
Sweeck: la vendetta va consumata fredda

Volata di rimonta

Aerts ha voglia di vincere, tira sempre lui e non dà spazio a Sweeck.

«Guidare in seconda posizione non è sempre un vantaggio – racconterà Sweeck alla fine – se commetti un errore su un passaggio tecnico puoi perdere molto tempo e io lo so bene».

Arrivando sul rettilineo, Sweeck si tiene alle spalle di Aerts, al riparo dal vento, poi …«pedale a fondo sull’acceleratore e vediamo chi la vince!».

Ha vinto lui. Una parentesi: davanti sono tutti belgi, ma tanto ci vorranno anni per uscire dalla diarchia Belgio-Olanda, come dice gente che ne capisce qualcosa, vedi i nostri vecchi campioni del mondo…

Ceylin del Carmen Alvarado (NED - Alpecin - Fenix)
Ceylin Del Carmen Alvarado, quando è così in forma c’è poco da fare
Ceylin del Carmen Alvarado (NED - Alpecin - Fenix)
Ceylin Del Carmen Alvarado in forma stellare

Regina Alvarado

D’altronde basta guardare cos’è successo fra le donne a Leuven. La francese Perrine Clauzel, ringalluzzita dalla bella prova europea, nel primo giro ha provato il colpo a sensazione. E’ rimasta davanti altre due tornate, poi si è spenta come una fiammella, finendo sesta dietro alle olandesi.

Chi ha vinto? Qui ormai sembra che Del Carmen Alvarado non voglia lasciare che le briciole alle avversarie. Ha controllato la Betsema chiamata a fare selezione, per poi rimontarla all’arrivo. La sua collezione non ha interruzioni. Ma se in quadra (Alpecin-Fenix) hai uno che si chiama Mathieu Van Der Poel, è facile imparare e fare come lui…