Germani, Giro in forse: è il momento di crederci

03.05.2022
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A un certo punto serve… l’ignoranza. Badate bene, non è un invito all’analfabetismo né ad essere scortesi. Semplicemente quando si corre, arriva il momento in cui bisogna dimenticarsi delle buone maniere per prendersi quel che si deve. Così dopo qualche minuto parlando con Lorenzo Germani, grande talento della Groupama Fdj Conti, il consiglio che sfugge fra i denti e di cui dopo un po’ chiediamo quasi scusa, è esattamente questo.

Germani secondo nell’ultima tappa del Circuit des Ardennes vinta da Frigo (foto Dancerelle)
Germani secondo nell’ultima tappa del Circuit des Ardennes vinta da Frigo (foto Dancerelle)

Domenica si corre

Lorenzo è a casa ancora per poco. Domenica sarà in corsa alla Fleche Ardennaise assieme al… dream team. Vale a dire accanto a Romain Gregoire, asso pigliatutto di questo scorcio di stagione, e Lenny Martinez che tanto bene ha fatto al Tour of the Alps. Il laziale finora è stato al suo posto, ma la sensazione nel seguire sia pure a distanza le corse è che avendo un piccolo fenomeno come Gregoire, la richiesta del team o la deriva spontanea sia stata quella di lavorare e basta. Per questo siamo qui. Perché ci dica che non è vero. O per dirgli quello che c’è venuto di pensare.

«Ho fatto due o tre settimane – dice Lorenzo, in apertura nell’immagine di Groupama FDJ Conti – di cui sono abbastanza soddisfatto. Ci sono state corse in cui ho aiutato e in cui abbiamo vinto. Quando ho potuto, mi sono giocato le mie carte ed è venuto il secondo posto di tappa nel Circuit des Ardennes. Anche quel giorno ero abbastanza soddisfatto. Ci lasciano spazio, sta a noi riuscire a prendercelo. E’ difficile che nella riunione pre gara vengano dati ruoli bloccati…».

Gregoire si è preso la Liegi di forza, dopo aver avuto supporto dal team (foto La Conti Groupama)
Gregoire si è preso la Liegi di forza, dopo aver avuto supporto dal team (foto La Conti Groupama)
E quell’abbastanza che suona strano…

Perché difficilmente mi va bene tutto quello che faccio. Il fatto di tirare per Gregoire però viene abbastanza da sé, a prescindere dal fatto che sia francese. Avremmo lavorato allo stesso mondo anche se fosse stato etiope. Quando hai uno che va così, cambia poco da dove venga. Alla Liegi eravamo in fuga insieme e se l’è presa di forza. Al Belvedere ho fatto io il forcing in salita e lui ha vinto. Al Recioto ero là, ma sentivo di non essere al massimo. E piuttosto che lottare per fare un 20° posto, l’ho aiutato a vincere e ho chiuso 34°. Ho notato che a inizio stagione vanno tutti fortissimo…

Per essere lì davanti, forse vai forte anche tu?

Infatti credo che a volte mi manchi un po’ di testa, essere convinto delle mie potenzialità. Va anche detto che finora non ci sono state tante corse adatte a me, spesso si concludevano in volata. Le più vicine alle mie caratteristiche le ho trovate nelle Ardenne e mi sono difeso bene.

Terza tappa del Circuit des Ardennes annullata per maltempo, ci si copre. Germani è il primo a destra (foto La Conti Groupama)
Terza tappa del Circuit des Ardennes annullata per maltempo, ci si copre (foto La Conti Groupama)
L’obiettivo è il Giro d’Italia?

Non so ancora se lo faccio (sta zitto per qualche secondo, poi riparte, ndr). Non è tanto facile entrare nella squadra. Il livello è alto e con soli cinque uomini, la selezione è spietata. Dovranno esserci scalatori, il velocista e non c’è posto per tutti. Si dovrebbe sapere in settimana, ma so già che in alternativa potrò mettermi alla prova alla Corsa della Pace. Amadori mi ha detto che la porta è aperta.

Cosa ti dice il tecnico della nazionale?

Ci siamo visti al Recioto e ha detto che era soddisfatto. Prima ancora ci eravamo parlati a novembre e mi aveva confermato che mi tiene in considerazione e me lo ha ripetuto dopo il secondo posto in Belgio.

Marta Cavalli, anche lei alla FDJ, dice che a correre in un team straniero ci si sente sempre fuori casa…

Provo anche io qualcosa di simile, c’è come una patina. Il mio sentirmi estraneo a volte è dovuto a modi di dire, usanze, cose che a noi italiani farebbero ridere, per le quali invece ti guardano strano. E’ una sensazione strana, anche se padroneggiando bene inglese e francese, alla fine mi destreggio bene.

La squadra francese sta volando, per Germani non è facile trovare spazio al Giro (foto La Conti Groupama)
La squadra francese sta volando, non è facile trovare spazio (foto La Conti Groupama)
In base a cosa verrà fatta la selezione per il Giro?

Non solo i risultati, credo sia una valutazione globale. Per questo ci stanno mettendo tanto a dare i nomi, sono un po’ indecisi.

Quando ti vedremo digrignare i denti?

Me lo dice anche Manuel (Quinziato, il suo agente, ndr). Dice che va bene cercare di rimanere umile ed essere educati, ma devo crederci di più. Fra poco si parte, le occasioni per provarci non mancano. Ci provo di sicuro (sorride, ndr).

Dal Lunigiana al Tour of the Alps, riecco l’amico Martinez

27.04.2022
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Una squadra di casa per i corridori di casa: sembra l’acqua calda, per noi è champagne. L’anno scorso Lenny Martinez vinceva il Giro della Lunigiana da junior, la settimana scorsa ha chiuso terzo nella classifica dei giovani al Tour of the Alps, dietro Arensman e Buitrago che hanno 4 anni più di lui, e 14° nella generale (in apertura è con Karel Vacek).

La Groupama-FDJ lo seguiva già negli allenamenti e ora che lo ha inserito nella sua continental, in cui corre assieme a Gregoire e al nostro Germani, lo ha portato a fare esperienza tra i grandi, accanto a Thibaut Pinot e Attila Valter. In precedenza, Lenny aveva debuttato a Laigueglia, poi ha corso al GP Lillers, la Dorpenomloop e la Younger Coast Challenge. Quindi ha partecipato al Circuito delle Ardenne (4 tappe) e alla Liegi U23. Prossima gara la Fleche Ardennaise dell’8 maggio.

Sul podio di Ortonovo, con il trofeo di vincitore del Giro della Lunigiana 2021
Sul podio di Ortonovo, Lenny Martinez con il trofeo di vincitore del Giro della Lunigiana 2021

Incuriositi da questa esperienza a soli 18 anni, abbiamo suonato al suo campanello, rintracciando nello schema della squadra francese il sale del discorso. Il professionismo WorldTour come obiettivo finale, l’esperienza di corse minori come base di lavoro, assaggi fra i grandi per capirsi meglio.

Ti aspettavi di fare così bene al Tour of the Alps?

Sì e no. Sapevo di avere delle buone capacità in montagna e questo è stato confermato. Ma di entrare tra i primi 15 della classifica generale no, non ci avrei pensato prima di questa gara, visto il livello. Quelli erano i corridori che adesso andranno al Giro d’Italia e punteranno a vincerlo.

Era nei tuoi piani o sei stato convocato per la tua buona forma?

Era nei piani del Groupama-Fdj per quest’anno, ma io non ero sicuro di andarci. Mi hanno confermato 15 giorni prima e ne sono stato molto contento.

Azione di squadra alla Liegi U23 con Gregoire (poi vincitore) e Paleni (foto Alexis Dancerelle)
Azione di squadra alla Liegi U23 con Gregoire (poi vincitore) e Paleni (foto Alexis Dancerelle)
Cosa ti ha sorpreso di più di te stesso?

Senza dubbio, l’essere riuscito a stare con i migliori scalatori del gruppo. E anche essere arrivato a giocarmi una vittoria di tappa. Peccato per lo sprint (il riferimento è all’arrivo di Lana, chiuso in 14ª posizione, conquistato da Pello Bilbao, ndr).

Com’è stato correre al fianco di Thibaut Pinot?

E’ stato fantastico, Thibaut è un esempio. Sono molto grato di tutta questa esperienza.

Cosa hai imparato guardandolo?

Tanto. Il suo modo di correre, la determinazione anche giù dalla bici. E’ un esempio, ha affrontato tanti problemi in carriera, avendo alti e bassi: mi rendo conto che forse è normale anche per i migliori. Ma dentro di sé bisogna sempre crederci. Vedo spesso commenti negativi su Thibaut, dicono ad esempio che non ha testa e tutto il resto. In realtà vivendolo dall’interno della stessa squadra, penso che sia uno dei corridori del gruppo che ha la determinazione più forte.

Pinot è stato per lui un riferimento durante tutto il Tour of the Alps
Pinot è stato per lui un riferimento durante tutto il Tour of the Alps
Ci sono stati giorni particolarmente duri in gara?

Sì, l’ultimo con la pioggia fredda non è stato molto piacevole. Prima della salita finale, le mie gambe erano troppo fredde per produrre lo sforzo di seguire i migliori. Il primo giorno invece il mio corpo era ancora in fase di recupero dopo la Liegi (che si è corsa due giorni prima, ndr), ma poi si è rimesso in moto e sono stato bene.

Senti la fiducia della squadra?

Sì molto, mi trovo molto bene. Sono tutti fantastici, mi vedo un futuro con loro. Penso che possiamo fare grandi cose.

Cosa pensi di Attila Valter?

Attila è fantastico, ho diviso la camera con lui. Parla molto bene il francese, è molto calmo e tranquillo. Sorride sempre e ce lo trasmette, anche in questa corsa mi ha dato dei buoni consigli.

I tuoi compagni di squadra stanno già pensando al Giro d’Italia: saresti curioso di metterti alla prova in un grande Giro o è davvero troppo presto?

Mi piacerebbe, ma è troppo presto. Vorrei provare, ma non subito. Un “grand tour” è lungo, non credo di esserne ancora capace, ma in futuro sì. Piano piano crescerò, piano piano…

Accanto a Richie Porte, Martinez ha tenuto duro nelle tappe più impegnative (foto Instagram/Getty)
Accanto a Richie Porte, Martinez ha tenuto duro nelle tappe più impegnative (foto Instagram/Getty)
La tua stagione sarà strutturata principalmente sulle corse a tappe?

Non necessariamente, ma capita spesso che le corse per scalatori siano gare a tappe. Io però cerco di assaggiare il più possibile, devo fare esperienza su tutti i terreni per il futuro.

Hai aumentato così tanto il carico di allenamento rispetto allo scorso anno?

Sì, i carichi di allenamento sono aumentati, anche le distanze di gara, ma rimane una coerenza di base. Stiamo rispettando i miei tempi di crescita: non troppo, non troppo poco. Sta andando bene, non mi alleno eccessivamente, ci andiamo piano piano. E ogni anno cresceremo un po’.

Stai usando anche la bici da crono?

La uso, ma meno rispetto all’anno scorso, perché nel mio programma ci sono poche crono. Cerchiamo di essere coerenti con il calendario. Sto lavorando un po’ di più in salita, ma intorno ai 10 minuti, non di più per il momento.

Martinez e Gregoire hanno diviso il podio ai campionati europei di Trento: ora sono entrambi alla Groupama Continental
Martinez e Gregoire hanno diviso il podio agli europei di Trento: ora sono alla Groupama Continental
Mentre tu correvi tra i professionisti, Gregoire ha vinto tra gli under 23: la squadra va fortissimo, una sorpresa oppure un gruppo molto forte?

Sì, la squadra sta andando molto forte, è fantastico. Spinge tutti verso l’alto, spero che ci ritroveremo anche nel WorldTour, ma non ho dubbi al riguardo.

Parteciperai al Giro d’Italia o al Tour de l’Avenir?

Non lo so ancora, ma normalmente sarà uno dei due. Non entrambi, perché potrebbe essere un po’ troppo al primo anno da U23, stiamo facendo le cose con calma.

Lenny Martinez, il ciclocross e la sua idea sul 52×14

24.12.2021
4 min
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Parlando di Francia e juniores, siamo andati a curiosare a casa di Lenny Martinez, uno dei francesi giovani più promettenti, conosciuto al Giro della Lunigiana e in procinto di entrare nella Conti Fdj Groupama, la continental del team WorldTour di Marc Madiot, in cui corre anche Lorenzo Germani. A ben vedere nel gruppo francese, l’italiano va parecchio di moda. Così oltre a Guarnieri che ne costituisce un caposaldo fra i pro’, nel team femminile a Marta Cavalli si è aggiunta Vittoria Guazzini.

Eravamo curiosi di avere l’opinione di Lenny sulla decisione francese di abolire la limitazione dei rapporti fra gli juniores e sul suo inverno, dato che il figlio di MiniMig è un affezionato del ciclocross. Da noi s’è preso Bryan Olivo e col pretesto del primo anno su strada lo si è tolto dai campi, cosa sta facendo il francese?

«Due giorni fa – risponde sorridendo e confermando le differenze – ho corso nel cross, come tutti i weekend da novembre. Con la Groupama Fdj Conti con cui correrò nel 2022 partecipiamo anche alle Coppe di Francia e al Campionato di Francia, per prepararci alla stagione su strada».

Il Lunigiana gli ha dato grande popolarità anche nel suo Paese
Il Lunigiana gli ha dato grande popolarità anche nel suo Paese
Cosa pensi del tuo 2021?

Sono molto felice e soddisfatto.

La vittoria del Giro della Lunigiana è stata ben accolta in Francia?

Sì, mi hanno chiesto in tanti. Inoltre ha nell’albo d’oro dei grandi corridori come Remco o Pogacar oltre a Piccolo, atleti che seguivo da giovane.

Per quanto tempo hai riposato?

Mi sono preso cinque settimane senza andare in bicicletta, perché a fine stagione ho avuto una tendinite che ho dovuto far passare.

E allora quando hai ripreso ad allenarti?

Il 25 ottobre, ma piano piano.

Subito in bici o anche altro?

Quest’inverno ho fatto un po’ di corsa, ciclocross, mountain bike e strada. Poche novità, insomma, con la palestra due volte a settimana.

Continui ad allenarti da solo?

Sì, sto pensando di fare un ritiro individuale nel sud della Francia a metà gennaio dopo il campionato francese di ciclocross. Poi uno stage con la squadra a febbraio, a Calpe.

Cinque settimane sono un bello stacco, quando è arrivata la voglia di ripartire?

Subito, se devo dire la verità  (ride, ndr). Dopo una settimana volevo già riprendere la bici, anche per fare 20 minuti. Le cinque settimane sono state lunghissime…

Campionati europei Trento di 2021, Romain Gregoire e Lenny Martinez hanno monopolizzato la corsa
Europei di Trento 2021, Gregoire e Martinez hanno monopolizzato la corsa
Hai subito seguito tabelle oppure all’inizio hai improvvisato?

Ricevo il programma di allenamento ogni settimana, poi lo adatto anche a seconda del meteo, delle gare di ciclocross e ogni variabile. Siamo in contatto con la squadra più volte a settimana grazie alla nostra piattaforma, per dare i feedback dalle sessioni e quel che serve.

I carichi di lavoro sono aumentati, visto il cambio di categoria?

Per il momento no, mi hanno detto che non aumenterà ancora molto e che non cambieremo molte cose, tranne forse qualche allenamento più lungo durante i ritiri. A dire il vero… io sono quello che fa un po’ più di allenamento di quanto richiesto (ride, ndr).

Quindi ti alleni sulle stesse distanze dello scorso inverno?

Penso che farò allenamenti più lunghi quando usciremo con i professionisti, ma semmai da febbraio. In allenamento ad esempio, per il momento non supero le 3 ore. Il cambiamento di categoria per ora non mi rende nervoso. Sono piuttosto tranquillo, siamo ben controllati. Sto progredendo poco a poco in allenamento, pedalo tranquillo. Vedremo bene l’anno prossimo, sono qui per scoprire un nuovo mondo.

Cosa pensi della limitazione dei rapporti per gli juniores e del fatto che in Francia è stata abolita?

Per me il 52×14 è un po’ rischioso in discesa. Costringe a un maggior nervosismo e a scomporsi per seguire i pedali, cose che diventano pericolose ad alta velocità. Basta guardare il ciclocross e la mountain bike. Come si usa il cambio nel fango e su quei dossi così ripidi. Per me dobbiamo solo imparare a gestire il deragliatore per avere il giusto ritmo nella gara. Si può imparare.

Lenny è… sbarcato in Italia vincendo il Lunigiana e poi con il 3° posto agli europei di Trento
Lenny è… sbarcato in Italia vincendo il Lunigiana e poi con il 3° posto agli europei di Trento
Avete già fatto un primo incontro con la nuova squadra?

Ci siamo visti a Besançon per i primi colloqui. E’ stato bello. E presto ci ritroveremo in allenamento per la seconda volta e pedaleremo insieme.

Hai già un calendario definito per il 2022?

Per il momento no. So solo che essenzialmente farò gare da scalatori, come il Giro di Val d’Aosta, il Giro d’Italia U23, la Ronde de l’Isard. Per il resto del tempo, potrei essere in allenamento o facendo altre corse. Staremo a vedere, qualcosa potrà ancora cambiare durante la stagione.

E’ vero che punti sulla strada per sfuggire al confronto con tuo padre?

Mi piace la strada, ma anche il ciclocross perché è breve e intenso. Tra noi c’è confronto, che ci spinge in alto, perché siamo spesso insieme in gara.

La Francia toglie il blocco dei rapporti: l’UCI cosa fa?

14.12.2021
4 min
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Salvo interventi esterni dell’ultima ora, la Federazione francese di ciclismo ha deciso che dalla prossima stagione gli juniores potranno correre senza più limitazione dei rapporti. Solo gli allievi saranno tenuti a rispettare il vincolo attuale del 46×14. Si è arrivati alla decisione dopo lo studio affidato a una commissione tecnico/scientifica che ha permesso di rispondere a una lunga serie di quesiti.

Sul podio degli europei juniores di Trento, un tripudio francese, con Gregoire e Martinez
Sul podio degli europei juniores di Trento, tripudio francese

Nove punti chiave

Gli esiti sono ben dettagliati in un rapporto pubblicato sul sito federale, ma si possono sintetizzare in una serie di punti.

1) L’utilizzo di uno sviluppo più breve non sviluppa negli anni la qualità della velocità per uno sprint.

2) Limitare lo sviluppo nelle gare non è una condizione per promuovere la velocità. La velocità dipende soprattutto dalle qualità ereditarie, dalla crescita, dalla coordinazione e dalle qualità muscolari. Per questo è necessario variare enormemente i lavori di forza e la velocità di pedalata.

3) Per sviluppare un valore massimo di potenza, il ciclista deve trovarsi in una situazione in cui sarà in grado di utilizzare una cadenza ottimale.

4) E’ auspicabile che i ciclisti sviluppino prima e ulteriormente le loro qualità di forza per essere efficienti a lungo termine, senza tuttavia eliminare il lavoro a velocità diverse, comprese le velocità massime.

5) Lo sviluppo della forza a lungo termine nei bambini aiuta a ridurre il rischio di lesioni e ad aumentare le possibilità di successo ad alte prestazioni. E’ un fattore di salute e successo a lungo termine.

6) Il problema con gli sport come il ciclismo è che gli stimoli non sono abbastanza forti da svolgere un’azione ottimale.

7) Il lavoro ad alto ritmo è vantaggioso per l’apprendimento perché accelera lo sviluppo della coordinazione.

8) La diversità dei percorsi avrà un impatto maggiore dell’intervento sullo sviluppo metrico. 

9) Imparare a usare il deragliatore è più vantaggioso che limitare lo sviluppo.

Giro della Lunigiana 2021, Lenny Martinez vince a Fivizzano mostrando qualità di forza superiori
Giro della Lunigiana 2021, Martinez vince a Fivizzano mostrando qualità di forza superiori

L’esempio di Martinez

Del tema avevamo già parlato dopo il Giro della Lunigiana, quando alcuni atleti francesi fra cui Lenny Martinez, ammisero di allenarsi utilizzando una gamma di rapporti completa e poi di correre nelle prove internazionali con il 52×14 imposto dall’Uci. Lo spirito che anima queste limitazioni è ispirato da due principi: quello di voler rispettare lo sviluppo fisiologico degli atleti e concedere pari opportunità a tutti i corridori, volendo arginare la superiorità di quelli che sfoggiano un’indubbia precocità atletica.

Si ha fretta, nelle famiglie, nei piani dei procuratori e nelle squadre. Se l’under 23 di primo anno può correre nel WorldTour, è persino logico che abbia nelle gambe la forza per girare il 53×11. Si vuole il giovane fenomeno, siamo quasi stufi di scriverlo. Ma se la Federazione asseconda questa pressione anziché porvi limiti, autorizza di fatto l’andazzo. Come se la Stradale togliesse i tutor dall’autostrada perché le auto moderne sono più veloci e chi le guida ha fretta di arrivare.

La prima vittoria di Oioli a Fosdinovo dimostra che in salita il tema della limitazione non regge
La prima vittoria di Oioli a Fosdinovo dimostra che in salita il tema della limitazione non regge

La scelta dei percorsi

In Francia il dibattito è accesissimo, perché le argomentazioni proposte da chi sostiene la bontà dell’innovazione trovano terreno fertile. La limitazione dei rapporti – essere costretti a usare il 52×14 invece del 53×11 – dà sicuramente risultati apprezzabili in pianura, ma sulle salite la gamma di rapporti attualmente in uso permette sviluppi che in ogni caso richiedono sforzi notevoli.

L’obiezione che viene mossa a questo punto è che proprio i percorsi delle gare juniores dovrebbero essere rapportati alla loro età e alla loro fisiologia. Per cui non andrebbero proposte salite lunghe al 12 per cento, come accade abbastanza spesso, per evitare che i ragazzi siano costretti a sobbarcarsi carichi di lavoro per loro eccessivi.

Ovviamente tutto sarà basato sulle scelte dei preparatori, dei tecnici e degli atleti. Resta da vedere se l’Uci vorrà avallare la scelta francese, oppure interverrà per imporre la sua legge o ancora inizierà a valutare se valga davvero la pena eliminare il blocco a livello mondiale. Innegabilmente infatti la scelta dei francesi avrà ripercussioni internazionali.

Slongo, che cosa ti sembra dei lavori di Martinez?

16.09.2021
4 min
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Letto come si allena Lenny Martinez, abbiamo sottolineato alcuni passaggi che più di altri ci hanno colpito e ci siamo rivolti a Paolo Slongo. Il veneto, che oggi è uno degli allenatori della Trek-Segafredo, ha lavorato per anni nella nazionale juniores e ha chiaro il lavoro che si chiede oggi a uno junior di alto livello.

«Quando correvo io e negli anni dopo – dice – come volumi non si faceva poi tanto di meno. Su quello che fa non c’è tanta differenza rispetto agli italiani. Però avere le tabelle dei dietologi, oppure l’uso del potenziometro, le ripetute che fa… Fa già lavori che fanno i professionisti. E questo forse è la prima anomalia».

Prima corsa del 2021 a marzo nel Gp Saint Etienne per Martinez, in Coppa di Francia (foto Instagram)
Prima corsa del 2021 a marzo nel Gp Saint Etienne per Martinez, in Coppa di Francia (foto Instagram)
E’ sbagliato?

Non in sé, oppure fisiologicamente, però bisogna essere consapevoli che così si bruciano le tappe. Secondo me il nocciolo della questione è questo. Anche la Francia nel professionismo ha buoni corridori come noi, ma nessuno che vince un grande Giro. Come mai? Io non voglio più lavorare con allievi e juniores, perché se gli dico che devono divertirsi senza magari guardare i chili in più, se gli dico che va bene sbagliare, mi guardano male. La categoria secondo me deve tornare quella che era. Cioè per andare avanti quasi bisogna tornare indietro alle vecchie abitudini.

Cosa pensi del fatto che Martinez usi rapporti più lunghi? Ha senso tenere quella regola?

Alcuni studi dicono che comunque già da allievo puoi lavorare sulla forza senza danneggiare lo sviluppo. Cioè possono comunque allenarla, ma anche in questo io vorrei tornare alla scuola vecchia, per cui a quell’età si devono curare più le abilità che le prestazioni.

In che senso?

Faccio sempre l’esempio di Ivan Basso, che da professionista magari non era un drago in discesa, perché magari quando aveva 15 anni non ha lavorato abbastanza su questo. Faccio anche l’esempio di Sagan, che per il freddo faceva ciclocross o mountain bike. Sono cose che da giovani si imparano meglio, perché non hai la componente paura e ti viene tutto automatico. E poi ci sarebbe da parlare delle dotazioni.

Paolo Slongo è stato il preparatore di Nibali di tutta la carriera, dalla Liquigas all’Astana, dal Bahrain alla Trek Segafredo
Paolo Slongo è stato il preparatore di Nibali di tutta la carriera, dalla Liquigas all’Astana, dal Bahrain alla Trek Segafredo
Cioè?

Sempre quando correva la mia generazione, c’era la regola per cui ti davano ruote con 36 o 32 raggi e basso profilo. Adesso invece l’allievo ha le stesse ruote di Nibali, quindi non c’è una progressione di miglioramento. In più il discorso delle ruote anche per noi era soprattutto per non creare differenze fra classi sociali diverse, così il figlio del contadino aveva le stesse ruote del figlio dell’industriale. Leggo i vostri articoli, per ritrovare i talenti bisogna ritornare alla multidisciplina e al mettere i piedi per terra

Cosa pensi dei 170 chilometri in allenamento?

Sono un po’ tanti, come sono tante le 4-5 ore. Anche i 177 chilometri in gara forse li ha fatti partecipando con la nazionale a qualche corsa di under 23 se in Francia gli danno questa possibilità. Ma più che le distanze, mi concentrerei sugli strumenti e il tipo di lavori.

Che tolgono margini?

Margini e stimoli, che tolgono importanza alla gavetta. Se da allievo corri con il Chorus, sogno di diventare dilettante o professionista per avere il Record.

Sul podio di Ortonovo, Martinez con il trofeo di vincitore del Giro della Lunigiana
Sul podio di Ortonovo, Martinez con il trofeo di vincitore del Giro della Lunigiana
La sensazione è che si ragioni per averli professionisti a 20 anni. 

Magari ci sarà un ciclismo in cui ottieni tutto entro i 25 anni e poi smetti. Come Pogacar, che ha raggiunto risultati che un tempo avremmo detto impossibili. Magari il nuovo orizzonte sarà pieno di corridori che fanno 6-7 anni ad alto livello e poi mollano. E tutto sommato il vero nodo è proprio questo. Che cosa si chiede a questi ragazzi e dove vogliamo portarli.

Quanto lavora uno junior francese? Sentiamo Lenny Martinez

16.09.2021
6 min
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Un po’ leggenda e un po’ di verità. Sui francesi che in meno di dieci giorni si sono presi il Giro della Lunigiana e due posti sul podio dei campionati europei si snocciolano teorie e suggestioni. Sul numero di corse che fanno ogni anno. Sull’attività con le continental di riferimento. Sul fatto che i nostri juniores saranno pure spremuti, ma anche i cugini d’oltralpe davvero non scherzano. Così, approfittando dell’ottimo rapporto costruito proprio al Lunigiana, abbiamo chiesto a Lenny Martinez (che lo ha vinto) di raccontarci la sua settimana di allenamento. Pur davanti al figlio di un campione olimpico, la sensazione è di trovarci davanti a qualche anomalia rispetto ai nostri standard, ma per ora teniamo i commenti per noi riservandoci nei prossimi giorni di approfondire il discorso. A voi le sue risposte.

Lenny Martinez è nato nel 2003, è uno junior di secondo anno, è alto 1,67 e pesa 52 chili. Nel 2022 correrà con la Groupama Fdj Continental in cui corre anche l’italiano Lorenzo Germani, vittima di una caduta pochi giorni fa e costretto a finire la stagione anzitempo.

Ultima corsa di rifinitura (con vittoria) sulle Alpi prima del Lunigiana (foto Instagram)
Ultima corsa di rifinitura (con vittoria) sulle Alpi prima del Lunigiana (foto Instagram)
Per quante ore ti alleni ogni settimana?

A settimana faccio tra le 12 e le 15 ore in media nell’arco di un anno. A volte faccio belle settimane da 18 ore (grandi blocchi di allenamento) e altre da 8 (blocco di recupero) che permette di non essere monotoni. Pedalare mi piace.

Con chi ti alleni di solito?

Lavoro con il mio agente Dries Smith (direzione sportiva della squadra) e ovviamente collaboro con la Groupama Fdj Continental, soprattutto dal prossimo anno.

Ti alleni con strumenti elettronici oppure seguendo le sensazioni?

Mi piace guardare il misuratore di potenza per essere davvero preciso in tutto quello che faccio. Le intensità, le uscite di resistenza, i tempi nella zona di allenamento, questo è davvero interessante. Però da quasi tre mesi il mio sensore ha smesso di funzionare così mi alleno a sensazione e con il cardiofrequenzimetro, che non è male anche per lo sviluppo di noi giovani per imparare a conoscersi.

Segui delle tabelle di lavoro?

Il mio allenatore mi manda le mie settimane di allenamento. Spesso è molto dettagliato durante le settimane di lavoro di costruzione, ma quando faccio tante gare di fila, mi dice solo di recuperare bene, di seguire le sensazioni. Se sto bene, posso pedalare senza problemi, altrimenti mi riposo. Ho anche molte settimane libere, oppure posso andare in mountain bike o ciclocross a fine stagione per esempio. Normalmente non faccio volumi enormi di allenamento ad alta intensità, preferiamo stare tranquilli. Lavoro più sulla resistenza per gli anni a venire.

Martinez e Brieuc, secondo e primo nella tappa inaugurale di La Spezia al Lunigiana: i francesi volano
Martinez e Brieuc, secondo e primo nella tappa inaugurale di La Spezia al Lunigiana: i francesi volano
Ti piace fare lavori specifici?

Sì, è un tipo di allenamento che mi piace molto, soprattutto con il misuratore di potenza e in salita. Li preferisco a una monotona uscita di diverse ore.

Ci sono dei lavori specifici che preferisci?

Mi piace molto lavorare in salita, perché sento di andare molto veloce. Mi piace molto il Sweet Spot (modo con cui definisce le ripetute all’80-94 per cento della soglia, ndr) anche se non lo faccio più. L’ho fatto l’anno scorso quando mi allenavo da solo. Dà una buona sensazione, sento che si fanno le salite molto velocemente anche non spingendo a fondo. Durante certi esercizi, mi immagino con i professionisti sui grandi Giri, nello sforzo, tirando per il mio leader e con la mia musica preferita nelle orecchie! E poi…

Cosa?

Mi piace anche il lavoro alla massima potenza aerobica, perché è abbastanza breve. Ad esempio dei 30/30 in salita. di solito faccio per due volte 6×30” a 400-440 watt e 30” a 200-250 watt, in una uscita di 2 ore in montagna.

Ci sono dei lavori specifici che non ti piacciono o trovi troppo pesanti?

Tutti i lavori specifici sono buoni da fare, perché anche se sono duri e non mi piacciono, mi faranno bene il giorno della gara. Ma direi forse il lavoro lattacido, gli sprint lunghi di 30” ad esempio, che faccio 2 o 3 volte nell’anno prima dei miei grandi obiettivi. Così come tutti gli sforzi “a tutta”, che non faccio ancora, ma che sono anche molto duri perché si cerca sempre di andare oltre nel dolore.

Mandi ogni giorno i dati al tuo allenatore?

Sì! Con la Groupama Fdj Continental abbiamo una piattaforma dove carichiamo le nostre uscite di allenamento, così gli allenatori della squadra possono fare le loro osservazioni e analizzare la sessione o la gara.

A crono va forte: malgrado il peso piuma, Lenny è stato terzo ai campionati nazionali (foto Instagram)
A crono va forte: malgrado il peso piuma, Lenny è stato terzo ai campionati nazionali (foto Instagram)
Puoi descriverci la settimana tipo fra due domeniche di corsa?

Lunedì un’ora di recupero, preferisco pedalare un po’ che stare tutto il giorno a riposo. Ho un solo riposo a settimana, che viene di martedì. Mercoledì 2 ore lavorando sulla resistenza.

Giovedì?

Giovedì 4 ore lavorando sul fondo, più tre volte 3×10′ al medio in posizione aerodinamica a 100 rpm. Venerdì invece un’ora e mezza di recupero. E sabato un massimo di due ore che chiamiamo sbloccaggio (di solito 10-15 minuti di riscaldamento, poi 3 serie di 2 sprint di 15″ in salita con 1′ di recupero tra ogni sprint e 4′ tra ogni serie. Poi recupero per almeno 10′, ndr).

Qual è stata la distanza più lunga in allenamento e in gara?

La mia distanza più lunga in allenamento è stata di 170 chilometri, mentre in corsa di 177.

Fai molta attenzione all’alimentazione?

Dal punto di vista nutrizionale mangio con gusto, mi dico che poi starò più attento tra i professionisti. Mangio tanto, ma cibi di qualità. Non mangio patatine, bibite, biscotti, perché non servono davvero a niente e neanche ne sono goloso. Abbiamo esempi di pasti equilibrati forniti dalla Groupama Fdj Continental, quindi mi ispiro a questi. Aggiungo solo alcune torte fatte da mia nonna per il piacere di mangiare.

Fine di uno stage con la nazionale, prima del Tour de Valromey in cui Lenny vincerà una tappa (foto Instagram)
Fine di uno stage con la nazionale, prima del Tour de Valromey in cui Lenny vincerà una tappa (foto Instagram)
In che modo ti dividi fra la Fdj e la tua squadra di club?

Per il momento non corro con la Groupama Fdj Continental, quindi faccio gare con la nazionale francese, con la rappresentativa regionale e anche con il mio club.

Nelle gare internazionali, gli juniores hanno il rapporto limitato (di solito il 52×14), è vero che nelle altre corse in Francia non avete limitazioni?

Vero, nelle gare UCI usiamo il 52×14, mentre nelle gare regionali in Francia e a livello nazionale abbiamo scelta di rapporti illimitata, quindi io sulla mia bici ho il 52×11. In allenamento il 52×14 non mi dà fastidio, mentre uso in 55×11 sulla mia bici crono perché il 14 non mi basta durante gli allenamenti.

Di solito rientri sfinito dopo gli allenamenti?

Dopo un’uscita di resistenza di 4-5 ore al massimo, è possibile che rientro sfinito, perché attingiamo davvero alle nostre riserve di carboidrati. Mentre quando si fanno i lavori specifici non spendo troppo, perché non faccio ancora esercizi molto molto duri in allenamento e l’uscita è di circa 2 ore.

Quanti giorni di corsa avrai fatto alla fine del 2021?

Nel 2021 chiuderò con circa 35 gare su strada (contando anche le tappe delle corse a tappe) e con il ciclocross arriverò a 45.

Nel 2019, alla vigilia del passaggio fra gli juniores, Lenny Martinez era già un soggetto di interesse nazionale (foto Instagram)
Nel 2019, alla vigilia del passaggio fra gli juniores, Lenny Martinez era già un soggetto di interesse nazionale (foto Instagram)
Per quanto tempo starai fermo prima di iniziare con il cross?

Mi prenderò una piccola pausa a fine stagione, poi riprenderò tranquillamente con un po’ di ciclocross per prepararmi alla stagione su strada. Penso che farò una decina di quest’inverno, forse uno a settimana se possibile oppure uno ogni due settimane. Non lo so ancora, perché non abbiamo ancora fatto il mio programma per il prossimo anno.

Miguel e Lenny, padre e figlio: entriamo in casa Martinez

06.09.2021
5 min
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Il tempo di rimettere in ordine gli appunti del Lunigiana e immediatamente è scattata la domanda. Che cosa pensa Miguel Martinez di suo figlio Lenny? E quale ruolo ha nella sua formazione sportiva? Il suo account Instagram trasuda di orgoglio paterno, le foto di suo figlio saltano fuori da ogni angolo.

«Lenny è fortissimo in salita – dice con tanto trasporto e la sua proverbiale simpatia Miguel – è davvero un piccolo fenomeno. Quando lo porto a fare dietro motore in salita, mi fa sempre segno di andare un po’ di più, un po’ più veloce… E io resto stupito. Non so davvero dove possa arrivare».

Inizi in Mtb, poi a 14 anni…

Certo che con un papà star della mountain bike ci si aspetta che anche il figlio voglia diventarlo, invece qui viene il bello. La strada per Lenny è passione e anche voler dimostrare qualcosa.

«Lenny ha iniziato in Mtb perché io avevo un bike park una volta in Costa Azzurra. Poi lui è rimasto lì con la mamma (i due si sono separati, ndr) e lui per un po’ ha continuato con la Mtb, anche se quando andava alle corse la gente faceva continuamente paragoni con me. Finché a 14 anni, avendo nostalgia di suo nonno Mariano, venne a stare da me.

«In casa c’è una maglia a pois appesa in bella vista. E’ quella di miglior scalatore che mio padre vinse al Tour del 1978. Lo vedevo che la osservava, la guardava sempre pensando a qualcosa… E ho capito che forse Lenny aveva voglia di fare come suo nonno. Riuscire in ciò che non sono riuscito a fare io quando provai su strada. Smarcarsi dai paragoni, glielo vedo nello sguardo».

Consigli, ma non troppi

Miguel segue con amore e pazienza suo figlio, ma ammette anche che fino all’anno scorso, quando lui ancora gareggiava in Mtb ed era comunque un professionista, ogni allenamento era una guerra.

«Eh sì – ride – io volevo staccare lui e lui voleva staccare me, così abbiamo detto basta. Anche perché lui spesso ama fare gli specifici da solo. Usciamo insieme quando deve fare scarico. Fino all’anno scorso gli tenevo testa, adesso no. Impossibile. Gli vado dietro col motorino! E poi Lenny ha il suo allenatore con la Fdj.

«Ma per il resto viviamo insieme. Gli do dei consigli quando vedo che commette dei piccoli errori, ma si appoggia al suo team. Anche perché non è facile da padre a figlio. Non è come da coach a ragazzo. Infatti siamo molto amici. Più amici che padre e figlio, almeno per quel che riguarda la bici».

I due escono in bici solo nei giorni di scarico e per diletto: meglio evitare la competizione (foto Instagram)
I due escono in bici solo nei giorni di scarico e per diletto: meglio evitare la competizione (foto Instagram)

L’occhio tecnico

Infine prima di congedarci, Martinez ci dà un giudizio tecnico su Lenny. Dopo tanti anni ai vertici, sia su strada che in Mtb, e da sempre grande osservatore di talenti, Miguel ha visto tanti corridori.

«Lenny è molto bravo in salita, lì va davvero forte. Ma è bravo un po’ dappertutto. In volata per esempio. Certo non in quelle brevi: lì lo batti. A lui servono almeno 300 metri e magari in falsopiano, che poi è come ha vinto al Giro della Lunigiana l’altro giorno. In quel caso riesce a liberare bene la sua potenza. Pertanto non direi che è così esplosivo. E infatti sapete dove è veramente forte? A crono. Ai campionati nazionali francesi è arrivato terzo a 15” dal primo, che è tra i migliori al mondo, ma se si guarda al rapporto potenza/peso lui è stato il migliore.

Tre parole d’ordine sulla bici di suo figlio: comunicazione, coinvolgimento, padronanza (foto Instagram)
Tre parole d’ordine sulla bici di suo figlio: comunicazione, coinvolgimento, padronanza (foto Instagram)

«Un difetto? Ancora non è fortissimo in discesa, almeno paragonato ai pro’ (proprio nella tappa di Fivizzano i tecnici avversari avevano notato questa lacuna, ndr). L’anno scorso è caduto e ha preso un po’ di paura e infatti se sull’asciutto tutto sommato va bene, sul bagnato ha qualche problemino».

In ogni caso Miguel ci sta già lavorando su, con consigli e con la tecnica.

«Lenny – conclude MiniMig – adesso esce poco in Mtb, giusto qualche volta l’inverno, perché è molto concentrato sulla strada. Però fa ciclocross. E’ arrivato secondo nel campionato nazionale. Davvero non so dove possa arrivare…».

Martinez, figlio d’arte, dal Lunigiana al Tour? / Video esclusivo

05.09.2021
6 min
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Suo padre Miguel diventava una furia ogni volta che saliva sulla mountain bike. Corse in Italia nella Full Dynamix di Battaglin e si portò a casa le Olimpiadi di Sydney e prima il bronzo ad Atlanta. Classe pura, tecnica e rapidità mai vista prima in salita. Quando poi passò su strada, trovò la Mapei disposta a fargli correre un Tour de France, ma a parte qualche rara apparizione in fuga, non riuscì mai a ripetere la magia del fuoristrada. Suo figlio Lenny Martinez invece dalla strada ha cominciato e ammette di non aver mai corso in mountain bike. Pratica però il ciclocross, durante l’inverno, ed è stato anche secondo al campionato nazionale. Suo padre ovviamente vinse un mondiale anche lì, nel 1996.

Svrcek caduto

Lenny Martinez ha vinto il Giro della Lunigiana juniores, primo francese nella lunga storia della corsa. Ha battuto Crescioli, salito al secondo posto per la caduta di Martin Svrcek, e Alessandro Pinarello. Lo ha fatto mettendo sotto scacco tutti i rivali nella prima tappa a La Spezia, in cui si è piazzato secondo. Conquistando poi l’arrivo in salita di Fosdinovo e correndo il resto delle tappe lasciando quasi intendere di non voler rincorrere le fughe. Fisico minuto, lo sguardo mite e di tanto in tanto il tipico guizzo francese, prima di renderci conto che fosse il figlio di MiniMig, avevamo pensato all’incredibile somiglianza con Julian Alaphilippe.

Dna di campione

Nello stupore generale dei giorni scorsi per il clamoroso tempo di scalata a Fosdinovo, nessuno aveva considerato che il bagaglio genetico di questo ragazzino potrebbe essere davvero fuori del comune. Non è detto che fare il figlio d’arte sia il più semplice dei mestieri, ma suo nonno Mariano (professionista per 10 anni, due tappe al Tour e la maglia a pois del 1978) e poi suo padre devono per forza aver lasciato in lui qualche traccia di nobiltà ciclistica. Se è vero che piccolo com’è, è riuscito a rintuzzare tutti gli attacchi e a portarsi a casa la maglia verde finale.

«Mi sta bene essere paragonato a MiniMig (il soprannome di suo padre, data la statura, ndr) – scherza – ma mi starebbe bene anche essere chiamato MiniAlaphilippe. Scherzi a parte, la bicicletta è sempre stata parte della mia vita e non potrei immaginarla diversamente. Quello che sogno e avere una carriera buona e lunga tra i professionisti, mettermi in luce sulle salite del Tour e della Vuelta».

Primo francese

Al Giro della Lunigiana è venuto per preparare i campionati europei e al termine dell’ultima tappa conferma che la condizione è buona. Non ha ancora visto il circuito di Trento, ma gli hanno parlato tutti molto della salita e proprio la salita è il suo terreno d’elezione. Nei giorni scorsi i direttori sportivi delle squadre italiane lo hanno visto in difficoltà in discesa, ma questo non toglie che il francesino abbia vinto a Fivizzano e controllato la corsa con grande freddezza e grande padronanza.

«Va bene allenarsi per gli europei – dice – però il Giro della Lunigiana era un obiettivo. Quando ho visto l’albo d’oro, sono rimasto colpito anche io perché non ci fossero francesi. E’ stata una bella corsa, con belle salite e avversari tosti. Soprattutto Svrcek e Crescioli, direi. Dopo Trento correrò prevalentemente nella mia regione e poi inizierò la stagione del cross. Il prossimo anno invece sarò nella continental della Fdj, quest’anno sono comunque nel team juniores che fa sempre riferimento alla squadra».

Doppietta di Oioli

Festa Finale per Manuel Oioli, già vincitore a Fosdinovo. «La vittoria di oggi – dice – è figlia di quella. Mi sono sbloccato. Ho capito di non avere nulla da aspettare. E peccato per la prima tappa. Se non avessi perso terreno, sarei stato in lotta sino alla fine per la generale. Ieri a Fivizzano ho provato a riaprirla, ma Martinez non si è fatto sorprendere».

Il piemontese ha sfruttato ottimamente il lavoro dei compagni e ha diviso con loro svariate bottiglie di prosecco. Quella per la tappa. Quella per la maglia a punti. E quella per la maglia della montagna. Al netto di una piccola contestazione per la volata, durata il tempo di rendersi conto che il piemontese fosse comunque partito in testa, il suo secondo successo in questo giro della Lunigiana parla di un ragazzo con la lucidità giusta per gestire le situazioni di corsa. L’unico rammarico è appunto l’aver dormito un po’ nella prima tappa, quando i francesi hanno messo il cappello sul tavolo e hanno ipotecato la classifica finale.

Trofei in marmo bianco di Carrara: il Lunigiano è ambasciatore del territorio
Trofei in marmo bianco di Carrara: il Lunigiano è ambasciatore del territorio

Organizzazione perfetta

Vai in archivio una corsa incerta fino all’ultimo. Incerta anche per le problematiche covid che già lo scorso anno avevano costretto al rinvio. L’organizzazione di Marco Danese ha gestito tutto nel migliore dei modi e il risultato finale parla di uno standard organizzativo di alto livello, percorsi sicuri e voglia di tornare a correre dopo il 2020 della cancellazione.

Tanti di questi ragazzi dal prossimo anno saranno under 23 è la sensazione che si trae osservandoli in azione è che il movimento italiano abbondi di talenti, che hanno soltanto bisogno di essere gestiti e aspettati per avere la speranza di un futuro ad alto livello.

Volata elettrica: Oioli spiega a Martinez di essere stato corretto. Pinarello sorride
Volata elettrica: Oioli spiega a Martinez di essere stato corretto. Pinarello sorride

Storie appena iniziate

Il discorso vale per tutti, anche per quelli che sembrano più maturi. Vale per Pinarello che andrà direttamente alla Bardiani, vale per Crescioli e Giordani che andranno alla Mastromarco e per Oioli che proseguirà alla Eolo-Kometa U23 di cui la Bustese Olonia è il vivaio.

Non è detto che allenarsi come professionisti a 17 anni oltre alla gamba faccia maturare la testa. Dando loro il tempo di cui hanno bisogno, potranno inseguire i traguardi che il talento spalanca ai loro piedi. Ora il gruppo si trasferisce a Trento per i campionati europei, poi sarà già tempo di pensare ai Mondiali. Scorrendo l’albo d’oro del Lunigiana, Martinez ha scoperto di essere in ottima compagnia. Il suo cammino nel ciclismo che conta è appena agli inizi, seguire le loro parabole è uno dei veri piaceri di questo mestiere.

Fosdinovo, Pogacar stracciato da nove ragazzini

04.09.2021
5 min
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Lenny Martinez vince a Fivizzano, alle sue spalle Martin Svrcek, uno che da noi era considerato quasi imbattibile. Curiosamente i primi due posti di tappa sono anche quelli della classifica. Al terzo posto del Giro della Lunigiana un italiano, finalmente: Ludovico Crescioli, squadra di casa anche se è nato e vive ai piedi di San Baronto. Ma intanto nel gruppo si parla ancora di Fosdinovo.

Tappa combattuta oggi al Lunigiana. Gli italiani si sono rincorsi, forse alla ricerca di un posto in azzurro
Tappa combattuta oggi al Lunigiana. Gli italiani si sono rincorsi, forse alla ricerca di un posto in azzurro

Sono ore strane, se non altro per gli atleti italiani. Stamattina proprio Svrcek chiedeva al suo tecnico Bardelli quali saranno i suoi avversari azzurri agli europei e Bardelli non ha saputo dirlo. Perché i nomi non ci sono, verranno fuori. E allora ogni tappa diventa una rincorsa, mentre gli avversari stranieri – francesi, slovacchi e norvegesi su tutti – sanno da un pezzo chi correrà a Trento e per questo si stanno preparando. Forse per questo e per il fatto che tutti sono diventati nemici di tutti nel nome della maglia azzurra, la tappa più attesa e indicata per diventare la chiave della classifica, si è risolta con lo sprint di un gruppetto bello ricco: quasi 40 corridori, regolati da Lenny Martinez.

Crescioli e la scuola

Uno di quelli che rischia di sfinirsi nella rincorsa al piazzamento è appunto Crescioli, anche se alla fine l’ha imparata ed evita di fasciarsi la testa.

«E’ già una bella emozione essere qui al Lunigiana – dice il corridore del Team Casano – ricordando quando lo guardavo da più piccolo e sognavo di partecipare. Il primo che ricordo? Forse quello vinto da Evenepoel nel 2018, perché ci correva mio fratello. E’ la mia seconda corsa a tappe, l’obiettivo era fare classifica. Ora sono terzo, ma la speranza è l’ultima a morire, si prova ogni giorno».

Crescioli ad ora è terzo della classifica dietro Martinez e Svrcek
Crescioli ad ora è terzo della classifica dietro Martinez e Svrcek

Poi il discorso cade su uno dei temi più dibattuto delle ultime ore: la velocità pazzesca con cui ieri Martinez ha scalato Fosdinovo e Crescioli annuisce.

«E’ andato forte – dice – e mi ha dato 25 secondi (il suo tempo è stato dunque il terzo di sempre, ndr). Era quello che mi aspettavo, si va forte».

Ci sarebbe di che volare alto e magari prendere la strada del professionismo come Pinarello e Pellizzari, ma Crescioli mette le mani avanti.

«Io ho deciso di intraprendere un’altra strada – dice – il prossimo anno vado alla Mastromarco, che è vicino casa. L’obiettivo 2022 è finire la scuola da perito informatico robotico. Sennò si poteva anche tentare il salto, ma credo che nella vita sia importante avere un piano B».

Ecco la tabella con i tempi, i watt e la Vam dell’ascesa di Fosdinovo degli ultimi anni
Ecco la tabella con i tempi, i watt e la Vam dell’ascesa di Fosdinovo degli ultimi anni

Pogacar stracciato

Fosdinovo resta nei discorsi. Ieri Oioli ha vinto la tappa, ma quello che nel frattempo si scatenava alle sue spalle ha scritto la storia del Lunigiana. Lenny Martinez con il suo tempo di scalata di 14’58” a 23,400 di media e con una Vam di 1.667,7, sulla stessa scalata ha dato 49 secondi al Pogacar del 2016. Come si fa a immaginare che nel giro di così pochi anni gli standard degli juniores si stiano alzando così tanto?

«Si cerca tutti di capire – dice Paolo Alberati, che assieme a Maurizio Fondriest segue anche degli juniores – il mondo va avanti e a volte penso che forse ai nostri dovremmo chiedere di più, oppure avere la pazienza di farli crescere bene per raccogliere a lungo termine. Una volta davanti a certe prestazioni si sarebbe pensato male, ma vengono da Paesi diversi e squadre diverse, quindi ci sono altre motivazioni. Visto i francesi ai mondiali di mountanin bike? Hanno vinto tutto, quindi forse c’è chi lavora alla grande. E oggi su una salita di 6 chilometri, nove ragazzi hanno fatto meglio di Pogacar che dominò il Lunigiana del 2016. Gente che è salita con 6,4 watt/kg. Un professionista lo fa dopo 180 chilometri, loro lo fanno quando gli viene chiesto. Mosca, un ragazzino umbro che alleno, ha fatto Fosdinovo a 6,2 watt/kg ed è un ragazzo… normale, ma pur sempre un ottimo atleta».

Con la classifica in ballo, Piemonte e Veneto hanno provato ad attaccare i francesi, ma invano
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Marginal gains

Stiamo parlando di evoluzione della specie? Oggi Malori spiegava che nelle crono il progresso tecnologico ha scavato un solco, ma in salita?

«Il livello si è alzato enormemente – dice ancora Alberati – lo vedo anche nella mountain bike. C’è un insieme di marginal gains da indagare. Si parla di alimentazione, in primis. Basta zuccheri tanto per prenderli e largo alla pasta e ai carboidrati quando servono. Si parla di misuratore di potenza, che anche se non lo guardano i ragazzi, serve ai preparatori per dirgli come lavorare. E si parla di materiali. Qua non si parla a caso. Fra i primi di Fosdinovo, hanno tutti il misuratore di potenza, i watt indicati sono veri».

Domani il Lunigiana vivrà l’ultima tappa, i numeri sono sul tappeto e sono in crescita. Se tanto ha potuto fare Pogacar, che cosa ci aspetta per i prossimi anni?