Faulkner, dalle nevi dell’Alaska al sogno olimpico

05.03.2024
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Due anni fa, Kristen Faulkner aveva colpito tanti appassionati realizzando un clamoroso uno-due al Giro Donne. Era così emersa la sua storia di ciclista americana arrivata al ciclismo molto tardi e proveniente da un territorio, l’Alaska, dove certo il ciclismo non è il primo sport a cui si pensa. La scorsa settimana la portacolori dell’EF Education Cannondale è tornata a far parlare di sé conquistando la Omloop van het Hageland, primo successo con la nuova maglia arrivato oltretutto dopo una stagione difficile.

Tanto quindi di cui parlare con la trentunenne ragazza a stelle e strisce. E alla vigilia della Strade Bianche, Faulkner si è prestata di buon grado a una serie di domande, partendo proprio da quanto siano cambiate le cose per lei avendo iniziato così tardi, nel 2020 quando già aveva 27 anni.

Trionfo solitario all’Omloop van den Hageland, con 1’41” sulle prime inseguitrici
Trionfo solitario all’Omloop van den Hageland, con 1’41” sulle prime inseguitrici

«Penso di essere progredita molto da allora. Credo che i miei risultati abbiano dimostrato che sono diventata una ciclista a tutto tondo. Sembra passato un secolo dal 2021 quando ad esempio ho pedalato per la prima volta su una bici da crono, con le difficoltà di guida iniziali. Ora è tutto cambiato, dalle mie capacità di equilibrio alla guida, ma anche nel rapportarmi con i compagni di squadra, leggere la corsa, mettere in pratica le strategie. Penso di essere molto più forte adesso e spero che questo si traduca anche con dei risultati».

Tu vieni dall’Alaska: quanto è diffuso lì l’uso della bicicletta?

Non è molto popolare in Alaska perché fa freddo per gran parte dell’anno. Quindi l’Alaska è davvero grande nello sci e nel pattinaggio sul ghiaccio e non tanto nel ciclismo. Così ho imparato ad andare in bicicletta a New York City.

Faulkner ha dimostrato grande adattabilità al pavé e ora punta forte alle classiche franco belghe
Faulkner ha dimostrato grande adattabilità al pavé e ora punta forte alle classiche francobelghe
Tu per l’appunto praticavi altri sport, che cosa ti ha fatto innamorare del ciclismo?

Adoro il suo significato di avventura. Puoi vedere così tanti posti diversi quando sei in bicicletta e ti alleni, sai che è molto diverso dal nuotare dove sei dentro l’acqua un’intera giornata non cambiando mai prospettiva se non nella tua testa, o correre dove puoi viaggiare solo per pochi chilometri. Con la bicicletta puoi fare molto di più. Poi, se penso al ciclismo, adoro tutto il carico strategico che c’è intorno. E’ sia una gara che un gioco, come una partita a scacchi. Trovo che sia qualcosa di fisico ma anche intellettuale. Mi piace davvero il suo aspetto avventuroso così come quello mentale.

Lo scorso anno hai gareggiato pochissimo, come mai?

Ho avuto un serio infortunio, sono stata investita da un’auto mentre mi allenavo a maggio e mi si è formato un coagulo di sangue nel polmone. Sono dovuta stare ferma per tre mesi, senza poter toccare la bici. Mi ha costretto a perdere il Tour de France e il campionato del mondo, riprendendomi in extremis per i Giochi Panamericani. Questo è un motivo davvero importante per me, la voglia di riprendermi quel che ho perso, quindi ora spero di non avere più infortuni e di essere pronta per un’intera stagione.

In un 2023 disgraziato, l’americana ha comunque vinto l’oro a cronometro ai Panamericani (foto Procyclinguk)
In un 2023 disgraziato, l’americana ha comunque vinto l’oro a cronometro ai Panamericani (foto Procyclinguk)
Quest’anno hai cambiato team: che cosa è cambiato dalla Jayco all’EF Education Cannondale?

Per me questo cambio ha rappresentato qualcosa d’importante. La EF è una squadra americana e io sono americana e mi piace davvero sentirmi a casa. Sento che la cultura è più simile a cosa amo di più, quindi quell’aspetto mi piace davvero. Faccio anche parte di una squadra con altri americani, il che è davvero carino perché sto molto legando con le mie compagne, ad esempio Natalie e Veronica (la Quinn e la Ewers, ndr). Ma c’è anche dell’altro…

Ossia?

Mi piace davvero andare d’accordo con Jonathan Vaughters, che era anche lui un ciclista. Penso che sia abbastanza significativo il modo in cui ha allestito la squadra. Capisce molto bene gli atleti e si preoccupa davvero di loro. Lo senti presente nella squadra, sia giorno per giorno che ad alto livello. Ed è importante per una squadra completamente rinnovata come la nostra. Anche le atlete sono davvero emozionate nel sentirsi parte di qualcosa di nuovo, poter avere un impatto davvero grande sul futuro di questa squadra.

L’attacco è la caratteristica principale della Faulkner, spesso vincitrice in solitudine
L’attacco è la caratteristica principale della Faulkner, spesso vincitrice in solitudine
Le tue vittorie arrivano sempre con fughe da lontano. E’ il tuo modo di correre, il tuo marchio di fabbrica?

Sicuramente, mi piace che sia definito così. Penso che probabilmente la mia più grande forza di corridore sia quella di poter attaccare da molto lontano. Ma non vedo l’ora di mostrare che ho sviluppato molte altre abilità che spero di utilizzare quest’anno. Cercherò di farmi vedere anche in altra maniera, anche se continuerò a fare ciò che faccio al meglio. Sì, il mio marchio di fabbrica…

Sei conosciuta per andare sempre all’attacco: questo rispecchia un po’ anche il tuo carattere?

Sì, assolutamente. Fa parte di me, della mia natura. Adoro essere coraggiosa. Mi piace correre dei rischi e mettermi alla prova fisicamente avendo sempre il controllo.

Due anni alla Jayco AlUla per la statunitense, con tappe vinte in Italia, Svizzera e Scandinavia
Due anni alla Jayco AlUla per la statunitense, con tappe vinte in Italia, Svizzera e Scandinavia
Quale ritieni la tua vittoria più importante?

Probabilmente le vittorie di tappa al Giro nel 2022, perché mi hanno fatto conoscere al mondo. Penso che sia stata la prima volta in cui la gente mi ha visto per quel che sono. Sai, non ho il fisico tradizionale di uno scalatore e quindi spesso non mi venivano date opportunità di giocare le mie carte in salita. Tutto è cambiato da quella corsa, ho assunto una nuova veste.

L’oro ai Giochi Panamericani e ora la vittoria nella classica belga: pensi che siano sufficienti per essere convocata per le Olimpiadi e che cosa significherebbe per te essere a Parigi?

Beh, è il mio sogno d’infanzia riuscire a portare la maglia americana alle Olimpiadi. Mi sentirei come un bambino di fronte a qualcosa di straordinario se fossi a Parigi in quel contesto. Per noi americani i Giochi sono qualcosa di speciale da sempre. Sentirei davvero di aver fatto la scelta giusta dedicandomi a questo sport.

Glicemia, il misuratore costato caro a Kristen Faulkner

17.03.2023
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Come mai Kristen Faulkner, portacolori del Team Jayco Alula è stata squalificata per l’uso di un misuratore di glucosio alle Strade Bianche? Come può aver influenzato la performance della statunitense, protagonista in quell’occasione di una lunga fuga in solitaria, terminata proprio sull’ascesa finale a Piazza del Campo a Siena, sfiorando il bottino completo?

Il sistema Supersapiens è composto da un sensore che invia i dati all’applicazione dello smartphone
Il sistema Supersapiens è composto da un sensore che invia i dati all’applicazione dello smartphone

La glicemia

Così come la macchina ha bisogno del carburante, il nostro fisico ha bisogno di nutrimento per svolgere una qualsiasi attività. Tanto più essa è intensa, quanto più alta sarà la richiesta di carboidrati semplici, ovvero gli zuccheri, come glucosio e fruttosio. La glicemia rappresenta la quantità di glucosio presente nel sangue e quindi quello effettivamente disponibile come energia per uso immediato o per lo stoccaggio sottoforma di glicogeno. In risposta all’abbassamento del livello di glicemia causato dallo sforzo di endurance, il pancreas rilascia il glucagone, ormone che attiva un processo metabolico per ottenere energia dal glicogeno presente nei muscoli e nel fegato.

Le scorte di glicogeno però si esauriscono facilmente anche con un apporto di carboidrati nel caso di un’attività intensa come una gara, per di più se affrontata in fuga solitaria e con un tracciato particolarmente impegnativo. A serbatoio vuoto, il nostro corpo inizia a usare proteine e grassi per generare energia entrando in processi catabolici che, oltre a provocare un deterioramento muscolare, sono anche molto meno efficienti, determinando così un calo nella performance dell’atleta. 

Dopo la vittoria di Van Aert a Calais al Tour 2022, il Ceo di Supersapiens lo ha celebrato in quanto cliente della prima ora
Dopo la vittoria di Van Aert a Calais al Tour 2022, il Ceo di Supersapiens lo ha celebrato in quanto cliente della prima ora

L’indicatore del carburante

Indossare un dispositivo per il monitoraggio del glucosio, banalizzando, è un po’ come avere la possibilità di vedere l’indicatore del carburante presente nel serbatoio della macchina. Con uno strumento simile è davvero difficile sbagliare e rimanere a secco.  

Il dispositivo è indossato su un braccio e invia i dati rilevati istantaneamente ad un’applicazione. I dottori specialisti possono così valutare l’effettivo dispendio energetico dell’atleta in ogni fase dello sforzo. Possono così consigliare l’esatto apporto di carboidrati, al momento giusto e della tipologia più adeguata, curando anche la scelta dell’integratore a seconda delle proporzioni tra glucosio e fruttosio. Quest’ultimo infatti non influisce sui livelli di glicemia e, a differenza del glucosio, non ha un limite di assorbimento a livello cellulare, pur fornendo utili fonti energetiche.

La Eolo-Kometa utilizza il sistema Supersapiens per la preparazione
La Eolo-Kometa utilizza il sistema Supersapiens per la preparazione

La ricerca del dettaglio

In un ciclismo sempre più tecnologico, ogni dettaglio è rilevante. I misuratori della glicemia sono utilizzati in allenamento per perfezionare il programma di rifornimento ed integrazione degli atleti. In questo modo si ottimizza il lavoro fisico svolto ogni giorno, ma anche per imparare a gestire l’alimentazione durante le gare più intense attraverso simulazioni. Certo però, che una previsione può essere approssimata rispetto ad un monitoraggio istantaneo, ragion per cui l’uso di questo tipo di dispositivo è valso la squalifica di Faulkner, statunitense del team Jayco Alula, che non ha rispettato il divieto imposto dall’ UCI a partire da giugno 2021.

Faulkner, due tappe al Giro. Ecco la sua LIV Langma

10.07.2022
4 min
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Con quale bici si vince la tappa regina del Giro d’Italia Donne, resistendo al ritorno di Cavalli, Van Vleuten e Longo Borghini? C’è riuscita ieri Kristen Faulkner, l’atleta americana di 29 anni, che corre con la Bike Exchange-Jayco e a San Lorenzo Dorsino si è sciroppata 73 chilometri di fuga, sulla sua LIV Langma Advanced Pro Disc, arrivando con 59 secondi su Cavalli.

«E’ stata davvero dura – ha detto – sapevo che il modo migliore per vincere la tappa era partire da lontano, quindi sulla prima salita, neanche 20 chilometri dopo la partenza, Gaia Realini è partita e io sono andata con lei. E’ stata una gara di resilienza, la tappa di Cesena è stata piuttosto dura per me per la disidratazione, mentre ieri Amanda Spratt e Georgia Baker non sono partite per il Covid, quindi è stato davvero speciale restare forti e mostrare l’unione della nostra squadra e come non lasciamo che nulla ci abbatta».

Faulkner ha portato la sua LIV al successo dopo 73 chilometri di fuga
Faulkner ha portato la sua LIV al successo dopo 73 chilometri di fuga

Il cuore della Langma

Faulkner ha portato per tutto il giorno sulle salite del Trentino la stessa bici in dotazione alle ragazze del team ufficiale LIV-Xstra. Mentre gli uomini della Bike Exchange-Jayco corrono con bici Giant, alle ragazze è stato fornito il modello di punta di LIV, brand femminile del gruppo taiwanese.

Il cuore della Langma è un telaio ultraleggero in carbonio Advanced Grade, che offre un ottimo rapporto fra rigidità e peso per una reattività ed esplosività senza pari. I tubi hanno sezione ellittica troncata. 

In discesa nella tappa di ieri. La conformazione dell’obliquo rende la LIV molto guidabile
In discesa nella tappa di ieri. La conformazione dell’obliquo rende la LIV molto guidabile

L’obliquo è rettangolare e massiccio, mentre l’orizzontale è sovradimensionato. Essi lavorano all’unisono per fornire precisione di sterzata e maggiore resistenza alla torsione, offrendo una rigidità di guida e di pedalata senza precedenti.

Stabile nelle curve

Interessante anche la concezione del cannotto di sterzo. I cuscinetti della serie sterzo sono sovradimensionati (1-1/2” inferiore, 1-1/4” superiore) e il tubo è conico, lavorando in armonia per fornire la massima rigidità dell’anteriore.

«Mi sento molto stabile sulla bici – ha confermato Faulkner dopo la tappa di ieri – risponde molto bene, soprattutto nelle curve in discesa. Ce sono state molto critiche in questa tappa. Anche quando piove e la strada è scivolosa e me ne sono accorta al Giro di Svizzera. E’ stabile e sicura. E sono riuscita a esprimere una bella potenza, senza mai avere la sensazione che la pioggia rendesse pericoloso oppure ostacolasse il mio avanzare. E questo grazie alla bici».

Posizione avanzata

Faulkner pedala con altezza di sella di 69,5 e un discreto avanzamento, per avere una posizione aggressiva e reattiva: un’impostazione che le viene anche dall’attitudine per le crono. Oltre alla tappa di montagna di ieri, l’americana ha vinto anche il prologo di Cagliari, conquistando la prima maglia rosa (foto di apertura).

I freni a disco integrati flat mount offrono la sicurezza necessaria per mantenere la velocità anche in curva e pedalare in condizioni meteorologiche variabili, come testimoniato dall’atleta americana. Ieri il meteo è stato tutt’altro che incerto, ma l’impianto frenante è stato piuttosto stressato dalle discese veloci e tecniche di tutta la tappa. La Langma può ospitare anche pneumatici fino a 32 millimetri, anche se l’atleta americana utilizza sempre Tubolari vittoria da 28, montati su ruote Cadex da 42 millimetri di altezza.

La LIV Langma Advanced Pro Disc è leggerissima: 6,8 chili
La LIV Langma Advanced Pro Disc è leggerissima: 6,8 chili

Quanto al resto dei componenti, spicca la sella Alacra Sl, disegnata proprio per il pubblico femminile. La forma riduce la pressione, il telaio è in lega superleggera. Il design del naso largo e corto offre più supporto in varie posizioni di guida.

A Kristen Faulkner non resta che la tappa di Padova di oggi, poi il suo Giro sarà concluso e l’americana potrà tirare il fiato. E magari riposerà anche la sua bici Liv…

Cavalli le prova tutte, stacca la Van Vleuten ma non basta

09.07.2022
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Ci ha provato in tutti in modi, ma non le è riuscita la rivoluzione. A San Lorenzo Dorsino, sede della nona tappa del Giro d’Italia Donne, Marta Cavalli stacca nel finale Van Vleuten ma non le basta e chiude ancora seconda, stavolta dietro alla vincitrice Kristen Faulkner, in fuga dai primissimi chilometri.

La maglia rosa (quarta al traguardo) cede solamente 15” sfruttando le menate di Longo Borghini (davanti a lei) che stava sensibilmente mettendo nel mirino il terzo posto nella generale, complice un’altra giornata infelice di Mavi Garcia. Ottima prova ancora di Gaia Realini, in avanscoperta inizialmente con l’americana della BikeExchange-Jayco e alla fine quinta all’arrivo.

«L’anno scorso ero sempre in fondo – spiega in mixed zone la Faulkner, che vincendo tutti e tre i gpm di giornata ha conquistato ufficialmente la maglia verde – quest’anno invece è stato molto speciale con finora due vittorie. Volevo dare il massimo non solo per la gloria personale, ma soprattutto per la squadra che fa un lavoro eccezionale. Dopo la fuga di ieri volevo continuare. Mi sentivo bene e sono riuscita stavolta a mantenere a distanza le avversarie dando spettacolo. Difficile chiedere di più. Domani a Padova proverò a dare una mano alle compagne più adatte alla volata».

Una battuta con Delcourt

Anche se salirà sul secondo gradino del podio finale, Cavalli non esce minimamente ridimensionata da questo Giro. Mentre vanno le vestizioni delle maglie di classifica, scambiamo due chiacchiere col general manager della FDJ Nouvelle Aquitaine, Stephen Delcourt. Lo avevamo sentito prima della Liegi, cosa ha portato di nuovo questo Giro?

Ci parla di un grande risultato, benché dopo i trionfi ad Amstel e Freccia l’unico obiettivo fosse la vittoria della corsa rosa. Forse un’eccessiva pressione. Ed ecco spiegato perché nelle ultime due frazioni le riunioni tattiche siano durate più del dovuto. Ed ecco perché solo alla partenza di stamattina ci aveva concesso a denti stretti di fare una breve intervista con la sua capitana. Il fatto che dopo l’arrivo il tecnico francese fosse tanto sereno da parlare più liberamente e ringraziarci per aver compreso la situazione, è il segnale che probabilmente qualcosa si può gestire con meno tensione.

Stephen Delcourt, general manager della Fdj Nouvelle Aquitaine, soddisfatto per il Giro della Cavalli
Stephen Delcourt, general manager della Fdj Nouvelle Aquitaine, soddisfatto per il Giro della Cavalli

Un’altra Marta

Quando la Cavalli – alla nostra richiesta di una foto con mamma Romina e la sorella Irene – si gira verso di loro facendo una scherzosa boccaccia, abbiamo la netta impressione che per la cremonese sia un senso di liberazione. E la conferma ce l’abbiamo qualche minuto dopo, quando sul podio per l’ultima premiazione di giornata (quella della maglia azzurra di miglior italiana), stappa la magnum di spumante direzionando il getto con energia sempre verso mamma, sorella e amici.

Rispetto alla presentazione dei team dieci giorni fa a Cagliari, la 24enne della Fdj Nouvelle Aquitaine è un’altra persona. Più rilassata. Ma anche un’altra atleta. Più consapevole. Non che si mettesse in dubbio la sua stagione o il suo valore, solo che ora la Cavalli è una certezza per il presente e per il futuro, specie per le gare a tappe.

Cavalli prova il forcing nel finale. Staccherà Longo Borghini, Van Vleuten e Realini.
Cavalli prova il forcing nel finale. Staccherà Longo Borghini, Van Vleuten e Realini.

«Avevo tante ambizioni per questo Giro Donne – commenta Marta, al secondo posto parziale consecutivo – ed è andata come speravamo, sono stata all’altezza. Purtroppo oggi ho sfiorato la vittoria e mi è spiaciuto un sacco. Però sì, ora sono un’altra persona perché la soddisfazione ha preso il posto della pressione. Non è una soddisfazione al 100 per cento, ma al 99,9 periodico. Sicuramente non ho rammarichi. Sono partita un po’ in ombra e probabilmente era dovuto al fatto che dovevo entrare nel mood della corsa. Adesso invece si sta concludendo nel verso giusto, ovvero quello che tutti ci aspettavamo.

«Il mio obiettivo – prosegue – non era quello di un risultato in particolare, quanto di dare spettacolo e di animare la corsa. Ho fatto il possibile. Spero che chi ha guardato e chi è venuto a tifarmi a bordo strada abbia apprezzato. Non posso che essere contenta. Devo soprattutto ringraziare la squadra che mi ha messo a disposizione le cinque migliori compagne in questo momento, che si spendono per me dalla mattina quando si parte fino alla sera. E questo vale anche per lo staff. Siamo veramente un bel gruppo che lavora in sintonia. Non potevo chiedere di meglio».

Negli ultimi due giorni ci ha provato in tutti i modi, soprattutto nel tappone odierno. «Sì sì, dovevo farlo – analizza la Cavalli – anche se il margine era ampio non volevo dare l’idea di accontentarmi. Volevo far vedere che avevo il carattere per provarci e di rischiare pur di guadagnare un solo secondo. Sono contenta. Avevamo pianificato stamattina come muoverci per tutta la tappa. Ho cercato di rispettare gli ordini e spingere più che potevo».

Nell’ultima discesa, memore di quello che era accaduto a Van Vleuten ventiquattro ore prima, Marta attacca in discesa e guadagna subito 20”. Chissà se ci ha creduto come tutto il pubblico al traguardo.

«Sì, per un momento abbiamo pensato di chiudere su Faulkner – spiega – se l’avessimo raggiunta e se fossimo arrivate in un gruppetto con Longo Borghini e Van Vleuten, la vittoria sarebbe spettata a me secondo i nostri accordi, perché loro due si sarebbero accontentate rispettivamente del terzo podio nella generale e l’altra della maglia rosa. Avrei avuto il via libera per la tappa. Mi sarebbe piaciuto sinceramente perché tanta gente era venuta fino qui per vedermi e volevo coronare questo Giro. Ma va bene così».

Il futuro è suo

La Luperini ieri ce lo aveva sentenziato: il futuro è della Cavalli. Ma per vincere i prossimi Giri cosa le manca?

«Ci sono tanti marginal gains – conclude – come posizionamento o maturità fisica, che ancora mi manca sulle lunghe distanze. Poi esperienza dopo esperienza. Avere quella solidità che ti permette di tenere sotto controllo ogni tipo di situazione e gestirla mentalmente al meglio. Sto bene e farò il Tour, ma in Francia vedrete una Marta gregaria».

Al Giro Donne non manca che la decima ed l’ultima frazione, da Abano Terme a Padova per un totale di 90,5 chilometri. In palio c’è l’ultima volata e la maglia ciclamino. Balsamo, che ha solo dieci punti di distacco da Van Vleuten, vuole fare tris, ma la concorrenza è agguerrita.

Dall’Alaska alla Sardegna, il romanzo rosa della Faulkner

30.06.2022
5 min
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Ha una storia tutta da raccontare, tipica del paese da cui proviene. Ed oggi ha scritto l’ennesima pagina del suo romanzo. La prima maglia rosa del Giro d’Italia Donne viene da un remoto fiordo dell’Alaska, corre in bici da poco più di due anni perché prima praticava il kayak. E dopo la premiazione si è tuffata nel lungomare del Poetto con addosso il simbolo del primato. Kristen Faulkner della BikeExchange Jayco strabilia Cagliari vincendo la cronometro d’apertura di 4,7 chilometri a 49 di media battendo di tre secondi la sua compagna Georgia Baker e di cinque Elisa Balsamo.

La statunitense, che è nata ad Homer e compirà trent’anni il prossimo 18 dicembre, è davvero un personaggio, in antitesi allo spirito chiuso e selvaggio del suo Stato. In Sardegna ha vissuto il suo personale momento di riscatto

E’ alla quarta vittoria della sua breve carriera e l’ultima l’ha conquistata nella crono di Vaduz in Liechtenstein al Tour de Suisse. Proprio nella gara elvetica (in cui era in testa) è stata vittima della sfortuna all’ultima curva dell’ultima frazione a 200 metri dal traguardo. E’ scivolata sull’asfalto viscido per la pioggia mentre era a ruota della Brand, seconda in classifica in quel momento. Morale: l’olandese della Trek-Segafredo vince tappa e generale per una manciata di secondi, la Faulkner chiude seconda con una delusione grande così.

L’insidia del vento

«Oggi è un giorno incredibile per me – racconta la Faulkner che ha iniziato a correre nel 2020 con la Tibco Svb – sia la mia compagna Georgia sia io eravamo molto motivate per la prova di oggi. Volevo essere sul podio con lei (la Baker è stata a lungo in testa alla classifica provvisoria prima del suo arrivo, ndr) e così ho dato tutto andando a tutto gas. Si stava alzando il vento e mi sono salvata in qualche curva riprendendo subito la giusta traiettoria. Dall’ammiraglia mi hanno incitato dopo l’intertempo. Mi sono concentrata sull’arrivo e ho ottenuto il miglior tempo. A maggio sono rientrata dopo un infortunio patito a febbraio ed ora arrivo da un buon periodo di forma, segno che ho lavorato bene».

Atleta da scoprire

«Che tipo di corridore sono? Bella domanda, non ne ho idea», prosegue ridendo dopo il cerimoniale delle premiazioni. «Ho iniziato la stagione pensando di essere adatta alle classiche. Poi sono andata al Giro di Svizzera dove c’è stato un buon clima e sono andata bene sia a crono che in salita. Sto crescendo e mi sto accorgendo di cosa posso diventare. Vado ad ogni corsa per aiutare le compagne e per fare del mio meglio. Non ho piani per la classifica generale, vedremo cosa succederà, d’altronde sono al secondo giro a tappe in pochi giorni. Siamo un team attrezzato. Possiamo fare bene negli sprint con la stessa Baker e Kessler e naturalmente puntare alla vittoria finale con Amanda Spratt. Lei è una grande scalatrice e ha tutte le carte in regola per fare bene».

L’emozione è evidente se si pensa allo sport e alla parte di mondo da cui viene. «Sia ciclismo che canottaggio – chiude la Faulkner – sono duri e impegnativi, bisogna soffrire. Ma mi piace così. E’ la seconda volta che vengo in Italia e che faccio gare estive. La maglia rosa è bellissima, ma non la userò a dormire perché fa troppo caldo. Ora mando un messaggio a casa in Alaska dove sono circa 10 ore indietro di fuso orario. Saranno le 5 del mattino, forse sveglierò qualcuno anche se credo che saranno stati tutti collegati alla tv per vedermi».

Baker, Faulkner, Balsamo. L’italiana potrebbe prendere la maglia rosa a Tortolì
Baker, Faulkner, Balsamo. L’italiana potrebbe prendere la maglia rosa a Tortolì

Balsamo e la rosa

Sulla sfondo c’è già la seconda tappa. La Villasimius-Tortoli di 106,5 chilometri che strizza l’occhio alle velociste. Una delle accreditate sarà Elisa Balsamo, che scende le scale del podio con la maglia azzurra per la migliore italiana nella generale. Con una vittoria e gli abbuoni può puntare a prendersi la rosa, una delle poche maglie importanti che mancano alla sua collezione. «Sarebbe un sogno prenderla, ma non sento particolari pressioni. Cercheremo di correre al meglio poi se si arriverà allo sprint proveremo a dare il massimo».

Il Giro Donne è appena iniziato, ma ci sono già tutti gli ingredienti – e tante storie se preferite – per seguirlo con tanta attenzione.