Tiberi torna in corsa: l’esordio e i passi giusti verso il Giro

01.03.2025
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La stagione agonistica è iniziata anche per Antonio Tiberi, il corridore della Bahrain Victorious ha esordito alla Volta ao Algarve. Un debutto che lo ha portato a confrontarsi subito con avversari di alto livello. La breve corsa a tappa portoghese è stata il primo, ponderato, passo verso il Giro d’Italia. Un cammino prestabilito e scelto per salire piano piano i gradini di una condizione che si sta costruendo. 

I riflettori

Il responso della Volta ao Algarve parla di cinque giorni di corsa per un totale di 748 chilometri. Nel primo arrivo in salita le gambe non hanno risposto alle sollecitazioni dei migliori, ma il terzo posto nella cronometro finale ha dimostrato che Tiberi c’è. Il ciociaro è tornato a casa per allenarsi e mettere un altro mattoncino, il telefono squilla e la coda per le interviste si fa sempre più lunga. 

«Starò a casa un pochino – attacca subito Tiberi – tanto interesse fa solo piacere e con il passare del tempo ci si fa l’abitudine. Tendo a non pensarci troppo e fare il mio nel miglior modo possibile. Nel 2024 facendo le cose al meglio sono riuscito a performare al meglio, questo mi ha dato tanto morale e la consapevolezza che lavorare bene mi permette di stare bene in bici e giù dalla bici».

Antonio Tiberi ha debuttato alla Volta ao Algarve assieme a Damiano Caruso
Antonio Tiberi ha debuttato alla Volta ao Algarve assieme a Damiano Caruso
Com’è andato l’esordio in Portogallo?

E’ andata bene, attaccare nuovamente il numero e riprovare le sensazioni che solo la corsa ti può dare è bello, mi era mancato. Ho avuto anche modo di stare con i miei compagni prima della corsa e divertirmi con loro. Respirare il clima della gara è sempre piacevole. 

In gara che risposte hai avuto?

Sono stato felice delle sensazioni provate e di quello che ho sentito. Arrivavo da due settimane di altura sul Teide. E’ stato il primo ritiro in quota e la prima gara, il riscontro finale è positivo. Mi è mancato un po’ il ritmo in salita ma me lo aspettavo, comunque quando si va in altura non si fa mai troppa intensità. La cronometro finale ha dimostrato che la gamba è buona ed è stata una conferma di quanto fatto

In salita è mancato un po’ il ritmo, ma dopo l’altura e alla prima corsa, non c’è da allarmarsi
In salita è mancato un po’ il ritmo, ma dopo l’altura e alla prima corsa, non c’è da allarmarsi
Con quale mentalità sei tornato in gara?

Serena. Volevo comunque godermi il momento con consapevolezza. Ad esempio: sapevo che la cronometro fosse adatta alle mie caratteristiche ma l’ho affrontata con la giusta testa. Era anche un test per vedere come reagiva il motore e capire se si fossero accese delle spie (ride, ndr). Invece è andata bene e questo mi ha dato morale. 

Come hai vissuto il confronto con gli altri scalatori?

Mi è piaciuto, ero curioso. Volevo vedere come mi sarei posizionato rispetto ad altri corridori forti come Vingegaard e Almeida, sapevo però che alcuni di loro erano già alla seconda gara dell’anno. Dopo il primo arrivo in salita, nella seconda tappa, ero un pochino preoccupato (dice con una risata, ndr). Ma la cronometro è stata la conferma che avevo solo bisogno di correre. 

E’ andata molto meglio nella crono di Malhao, con il terzo posto dietro Vingegaard e Van Aert
E’ andata molto meglio nella crono di Malhao, con il terzo posto dietro Vingegaard e Van Aert
Sei sui passi giusti verso il Giro?

L’Algarve era fin da subito il punto di partenza di questa stagione agonistica. Fin da novembre tutto è stato calibrato per arrivare pronto alla Corsa Rosa. Ora andrò alla Tirreno con la volontà di avere un miglior ritmo e fare qualcosa di più. Finita quella gara tornerò in altura per attaccare nuovamente il numero al Tour of the Alps. 

Con una condizione in crescendo?

Vorrei arrivare a queste gare per provare a fare qualche risultato e avere un riscontro sull’andamento generale e capire come sto lavorando, sempre con l’obiettivo di arrivare al Giro pronto e competitivo. 

Parlando con Lenny Martinez ci ha parlato di un progetto della squadra legato ai Grandi Giri, come ti coinvolge?

E’ una cosa che è inerente alla squadra nella quale ognuno di noi, ovvero Lenny Martinez, Santiago Buitrago e io, ha un progetto. La cosa bella è che quest’anno gli obiettivi sono già determinati visto che Lenny e Santiago saranno al Tour e io a Giro e Vuelta. 

Tiberi tra la Tirreno-Adriatico e il Tour of the Alps tornerà in altura per preparare il Giro (foto Charly Lopez)
Tiberi tra la Tirreno-Adriatico e il Tour of the Alps tornerà in altura per preparare il Giro (foto Charly Lopez)
Come vengono gestiti gli impegni?

Lo staff lavora globalmente affinché tutto sia gestito al meglio, il progetto si struttura di anno in anno e da inizio stagione sappiamo già come lavoreremo. Non ci sono obiettivi prefissati, io quest’anno sarò al Giro per confermare i progressi del 2024, ma non è escluso che la prossima stagione possa andare al Tour. 

Manterrai, come l’anno scorso il doppio Grande Giro, il progetto di migliorare sulle gare di un giorno è rimandato?

Per quest’anno sì. Fare due grandi corse a tappe non permette di lavorare su altri aspetti. L’aspetto mentale quando si vogliono fare due grandi giri in una stagione è importante, penso sia difficile andare al Giro e alla Vuelta per puntare alla classifica in entrambi. Più probabile che in Spagna abbia il ruolo di “battitore libero”. Con questo programma puntare alle corse di un giorno diventa un rischio, se nel 2026 dovessi fare il Tour allora si aprirebbero le porte per cambiare programma e metodo di lavoro. 

Vingegaard torna a vincere. E manda un messaggio a Pogacar

24.02.2025
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Ieri non è stato solo il giorno di Tadej Pogacar che ha vinto il UAE Tour, ma anche di Jonas Vingegaard. Il capitano della Visma-Lease a Bike, infatti, vincendo la cronometro si è portato a casa la Volta ao Algarve em Bicicleta.

Dopo un 2024 difficilissimo, che Jonas aveva chiuso poco dopo il Tour de France (al Polonia, ndr), finalmente è riapparso sereno e non solo vincente. Il fatto che nell’arrivo in salita non avesse vinto aveva già fatto alzare qualche malumore. Il tutto mentre Pogacar già aveva vinto una corsa, era andato in fuga e si era persino gettato in volata.

Dopo Jonas e Wout, c’è Tiberi

«Non so se me lo aspettavo – ha detto Vingegaard dopo l’arrivo – ma sicuramente speravo di vincere. Ovviamente, dopo quello che è successo l’altro giorno verso l’Alto da Foia, forse ero un po’ più dubbioso… Ma, a dire il vero, credo di aver mostrato quello che sono oggi, non avevo le stesse gambe. Se è un sollievo? Non lo so, ma sono molto contento».

La vittoria di Vingegaard va analizzata. Di certo è partito molto forte e ha sfruttato alla grande le direttive arrivate dal suo compagno più illustre, Wout Van Aert. Wout, partito parecchio prima, aveva fatto segnare il miglior tempo. E anche in modo netto. Dopo il secondo intermedio si era fermato a cambiare bici: il finale, infatti, era in salita, con 2,3 chilometri al 9,3 per cento di pendenza media.
La Visma-Lease a Bike, dunque, aveva ripreso, quasi d’incanto, a essere il team fantascientifico dei dati e dell’aerodinamica.

L’unico a essere stato più veloce, ma solo nel finale, è stato Primoz Roglic, il quale però era partito col “freno a mano”. Quando è stata la volta di Jonas, le cose sono state subito chiare rispetto agli altri big della generale: vantaggi nettissimi ai due intermedi, arrivando ad avere 52” su Primoz dopo 17 chilometri. Tra gli uomini di classifica, il migliore alle spalle del danese è stato il nostro Antonio Tiberi, al termine terzo assoluto dietro ai due Visma. Van Aert, invece, che era in testa prima dell’ultimo intermedio, sullo strappo finale ha perso 27”: probabilmente il cambio della bici non ha fruttato ed ha fatto le prove per Jonas.

Questa breve cronaca ci serve per dire che Jonas è stato il migliore nella gestione dello sforzo e nella salita finale. In una parola: la condizione c’è.

Splendido Tiberi: terzo nella crono di Malhao a 3″ da Van Aert e a 14″ da Vingegaard
Splendido Tiberi: terzo nella crono di Malhao a 3″ da Van Aert e a 14″ da Vingegaard

Soddisfazione reale

«In effetti – prosegue Vingegaard – è stata una bella giornata per me e per la squadra. Ovviamente sono molto contento, molto felice di vincere la classifica generale e di prendermi la rivincita sull’altro giorno. Mia figlia mi ha detto che dovevo vincere oggi, questo mi ha dato ancora più motivazione per farlo per lei».

Vingegaard è tornato più volte sulla prestazione della seconda tappa, quella della sua “non vittoria” in salita. Forse gli scocciava per davvero. E ha aggiunto: «Altri avevano già diversi giorni di gare nelle gambe, io scendevo dall’altura e mi serviva un po’ di tempo per prendere il ritmo».

«Come stavo? E’ stata una bellissima cronometro, mi sono divertito molto. Era un percorso adatto a me, anche se ovviamente dipende se hai buone gambe oppure no. Per ora mi sento bene, sono molto felice di essermi divertito oggi.
«Sono partito pensando alla cronometro e non alla generale. Era un test importantissimo. Sentivo che con le spalle ero messo bene. Anche la scelta di non cambiare la bici è stata ben ponderata. Alla fine abbiamo valutato che per me la differenza di tempi sarebbe stata pochissima e così abbiamo deciso di continuare con la bici da crono».

Messaggio a Pogacar

L’Algarve rilancia parecchio Vingegaard e, tutto sommato, l’intera Visma. Anche la prestazione di Van Aert non va sottovalutata. Aver letteralmente dominato la crono la dice lunga sui materiali, sulle gambe, sul buon lavoro svolto in altura. E ci voleva dopo un 2024 tribolato.

«Come ripeto – ha concluso Vingegaard – sono contento per me e anche per Wout. Anche lui veniva da un anno difficile. Ora non vedo l’ora che arrivi il resto della stagione».

Resto della stagione che per Vingegaard sarà incentrato sul Tour de France. Ma questo primo blocco di gare vedrà impegnata l’ex maglia gialla anche alla Parigi-Nizza e al Catalunya. Il suo programma prevede solo corse a tappe, e l’altra gara prima della Grande Boucle sarà il Delfinato.

Ma il Delfinato sembra lontanissimo. Quello che conta della giornata di ieri è che, se Pogacar trionfa, Vingegaard non sta a guardare. Il messaggio arrivato allo sloveno è stato forte e chiaro.

De Groot avverte: «Abbiamo già l’erede di Vingegaard»

18.02.2025
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Questa settimana inizia la stagione agonistica di Jonas Vingegaard, impegnato alla Volta ao Algarve. Un momento importante e atteso per il danese ma anche per tutta la Visma-Lease a Bike, anche perché Vingegaard è uno che ha il “vizio” di correre sempre per vincere, simile in questo al suo grande rivale Tadej Pogacar. A differenza dello sloveno, però, il danese è ormai prettamente specializzato nelle corse a tappe e nel team sta diventando un esempio, dietro il quale crescono nuovi talenti, sotto l’abile regia di Robbert De Groot.

Nordhagen con alla sua sinistra De Groot, pronto a scommettere su di lui per le corse a tappe
Nordhagen con alla sua sinistra De Groot, pronto a scommettere su di lui per le corse a tappe

La perenne ricerca di nuovi campioni

Il direttore sportivo olandese, come è giusto che sia, guarda anche oltre il profilo di Vingegaard. Non perché si pensi a un domani senza di lui, che ha in tasca un contratto fino al 2028, ma nel ciclismo di oggi non puoi fare affidamento su un solo uomo e De Groot ha preso questo impegno molto sul serio, per costruire dietro al danese corridori che possano affiancarlo, sostituirlo, raccoglierne l’eredità. Uno di questo è Jorgen Nordhagen.

Il norvegese (nella foto di apertura il secondo da destra) non è un corridore qualunque. Ha 20 anni ma è come se ne avesse meno, nel senso che la sua storia ciclistica è anche più giovane. In fin dei conti solamente da un paio d’anni si dedica espressamente al ciclismo, prima si divideva con lo sci di fondo ed era difficile dire dove andava meglio: due argenti europei da junior sulle due ruote, campione del mondo nella mass start nello sci di fondo lo scorso anno. Si poteva quasi pensare che le nevi potessero attirarlo maggiormente, ma dato lo strapotere norvegese nella disciplina, magari c’era anche meno spazio che nel ciclismo. De Groot si è messo all’opera, chiarendo subito un aspetto: non bisogna avere fretta.

Il norvegese ha riscontri a cronometro superiori a quelli di Vingegaard alla sua età
Il norvegese ha riscontri a cronometro superiori a quelli di Vingegaard alla sua età

Una crescita che va calibrata

Parlando dei due scandinavi, De Groot ha ribadito il concetto sostenuto in un’intervista a Sporza: «C’è una differenza d’età molto alta fra i due. Jonas ha 28 anni, è nel pieno della sua maturità e sta concretizzando tutte le sue qualità. Jorgen è agli inizi, io credo che ci vorranno dai 2 ai 4 anni per raggiungere i livelli ai quali può aspirare, facendo le giuste esperienze, calibrando la sua crescita. Ma sono convinto che ha tutte le qualità per diventare un corridore da classifica nelle corse a tappe, anche nei grandi giri».

I “vecchi” del team olandese. Con il loro carisma dovranno permettere ai giovani di crescere
I “vecchi” del team olandese. Con il loro carisma dovranno permettere ai giovani di crescere

Attenti fino alla pignoleria…

Nelle prime prese di contatto, De Groot ha trovato in Nordhagen caratteristiche molto simili a quelle di Vingegaard e non solo dal punto di vista fisico, visto che i due sono con altezza e peso praticamente identici.

«Io ho colto aspetti a livello tattico ma anche socioemotivo che mi hanno ricordato molto il danese, come lui il norvegese è molto attento su quel che deve fare, quasi pignolo in ogni aspetto. Ma perché Nordhagen possa arrivare dove gli compete dobbiamo prenderci il tempo necessario, non possiamo solo imitare quanto fatto con Jonas perché ogni corridore è unico, in lui si collegano elementi in maniera completamente diversa che in qualsiasi altro».

Cian Uijtdebroeks, un anno più di Nordhagen. De Groot si attende molto da lui
Cian Uijtdebroeks, un anno più di Nordhagen. De Groot si attende molto da lui

Vingegaard esploso fra le mani

De Groot va avanti nel ragionamento: «Noi con Nordhagen abbiamo la possibilità di fare tesoro delle esperienze vissute con Jonas, anche degli sbagli che ci sono sempre e basarci su questi per fare passi avanti. Jonas è entrato nel nostro team in modo diverso, diciamo che ci è quasi esploso fra le mani diventando quel grandissimo campione che è. Nordhagen lo abbiamo volutamente osservato, è come un diamante grezzo che va lavorato con sapienza. Da quel che vediamo, ad esempio, alla sua età va più forte a cronometro di quanto andava Jonas…».

Matthew Brennan è uno dei nuovi talenti promossi alla Visma-Lease a Bike quest’anno
Matthew Brennan è uno dei nuovi talenti promossi alla Visma-Lease a Bike quest’anno

Tanti giovani oltre Nordhagen

Il discorso e soprattutto il lavoro che viene fatto su Nordhagen non è però che una delle diramazioni dell’impegno della Visma e su questo aspetto De Groot è molto attento: «Se guardate, il team ha un’età media piuttosto bassa, fra le più basse del WorldTour perché stiamo lavorando su molti prospetti molto promettenti. Uijtdebroeks ad esempio ha solo un anno in più di Nordhagen, ma è più avanti come abitudine a certi livelli, come crescita ciclistica nel suo insieme. Infatti ci aspettiamo segnali importanti nelle corse a tappe alle quali prenderà parte.

«Ma non ci sono solo loro. Abbiamo prospetti davvero molto promettenti, come Brennan, Gloag, Hagenes suo connazionale, anche il campione del mondo U23 Behrens. Possono tutti crescere con calma, perché davanti hanno gente che vince, esempi dai quali possono imparare».

Vingegaard non si nasconde: posso battere Pogacar

16.01.2025
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Vingegaard racconta, la presentazione della Visma-Lease a Bike è lo sfondo perfetto. Il danese è ripartito. Ribadisce di aver corso il Tour del 2024 con il grosso handicap dell’incidente di aprile e fa capire di non essere per nulla rassegnato davanti allo strapotere di Pogacar. Dopo la dura lezione della scorsa estate, la squadra olandese rialza il capo e sfida il numero uno al mondo con la consapevolezza di averlo già battuto. A sette mesi dal Tour, il guanto di sfida è stato lanciato.

«L’obiettivo principale della mia stagione – dice Vingegaard, in apertura con Jorgenson – è la terza vittoria al Tour. L’idea di fare il Giro era venuta considerandolo un utile passaggio di avvicinamento, ma ci sono troppi fattori di cui tenere conto. Il tempo, l’energia che devi mettere ogni giorno, troppe cose che non puoi controllare. Quindi abbiamo deciso che la cosa migliore da fare sarà un training camp in altura. E semmai ci sarà un secondo Grande Giro, sarà la Vuelta, ma valuteremo la mia condizione».

Nessun bluff: Vingegaard ha ribadito di essere arrivato all’ultimo Tour quasi per miracolo (foto Instagram)
Nessun bluff: Vingegaard ha ribadito di essere arrivato all’ultimo Tour quasi per miracolo (foto Instagram)

Il ciclismo non è tutto

E’ una presentazione che parla di un’ambizione bella e buona: quella di tornare la prima squadra al mondo. Anche se il boss Richard Plugge ammette nel suo discorso che il primo obiettivo – quello davanti cui l’ambizione della squadra potrebbe finire in secondo piano – è proprio il Tour de France.

Il percorso scelto per il danese prevede il debutto all’Algarve, poi la Parigi-Nizza, il Catalunya, il Delfinato e il Tour de France. Non lo vedremo alla Tirreno-Adriatico in cui lo scorso anno aveva dato spettacolo, perché ogni traiettoria di questa sua stagione finirà nella direzione del Tour. E non ci sarà neppure il Giro dei Paesi Baschi, quello della caduta in cui lo scorso anno poteva perdere ben altro che la sola vittoria del Tour.

«Pensavo davvero che stavo per morire – racconta ancora – e questo mi ha fatto pensare che il ciclismo non sia tutto. Lo sapevo già, ma quando succede una cosa del genere, te ne accorgi anche di più. E’ stato molto difficile uscirne anche mentalmente, ma l’ho gestito bene e mi sento di nuovo bene con me stesso. Mi piace ancora andare in bicicletta, altrimenti non sarei qui con nuove ambizioni».

Al Tour, Kuss tornerà a fare il gregario di lusso: il ruolo che gli si addice meglio (foto Visma Lease a Bike)
Al Tour, Kuss tornerà a fare il gregario di lusso: il ruolo che gli si addice meglio (foto Visma Lease a Bike)

Pogacar si può battere

E’ convinzione in casa UAE Emirates che in realtà il Vingegaard del Tour sia il migliore mai visto sinora: una tesi che il diretto interessato respinge con decisione e, tutto sommato, si sarebbe portati ad essere d’accordo. Se si è preso per buono il disagio di Pogacar per la frattura dello scafoide nel 2023, perché non credere che le tante fratture del danese possano averne rallentato la preprazione?

«E’ stato un miracolo – dice lui – essere arrivato secondo al Tour dietro Pogacar. Ho dovuto aspettare fino a metà maggio prima di potermi allenare nuovamente con intensità. Il fatto di essere arrivato alla partenza del Tour è stato oltre ogni aspettativa. Per questo il secondo posto è un risultato di cui sono molto orgoglioso. L’anno scorso tra noi ci sono stati più di sei minuti e se fossi stato in grado di prepararmi senza problemi, adesso avrei molti più dubbi e sarebbe stato un duro colpo alla mia fiducia.

«Ma io so da dove vengo e so che quando sono arrivato in ottima forma, l’ho battuto per due volte e sono determinato a farlo ancora. Chiaramente so che per riuscirci, il mio livello dovrà aumentare ancora. Quando hai già sconfitto qualcuno, sai che ne sei capace e sei disposto a fare qualsiasi cosa pur di riuscirci di nuovo. Mi sembra normale che un grande atleta abbia questa sensazione».

Campenaerts, appena arrivato, ha le stesse misure di bici di Vingegaard (foto Visma Lease a Bike)
Campenaerts, appena arrivato, ha le stesse misure di bici di Vingegaard (foto Visma Lease a Bike)

La squadra più forte

Sulla sua strada ci sarà anche Remco Evenepoel, che i giornalisti belgi (non solo loro) considerano una minaccia concreta per gli aspiranti alla maglia gialla. Vingegaard risponde convinto, perché aver duellato con Remco sulle Alpi nel 2024 gli ha fatto intravedere le sue potenzialità.

«Remco è stato molto forte per tutto il 2024 – dice – e non solo al Tour. Alle Olimpiadi ha vinto due medaglie d’oro e poi nella crono dei mondiali ha replicato la vittoria dello scorso anno. Se lo incontreremo al Tour, sarà sicuramente un avversario che terremo in considerazione. Sono anche certo che la nostra squadra sarà attrezzata per contrastare anche lui».

La Visma-Lease a Bike non ha fatto misteri: alla Grand Depart di Lille porterà l’organico più potente. Con Vingegaard ci sarà Simon Yates, preso proprio per questo, con Kuss, Van Aert, Laporte, Jorgenson, Benoot e Campenaerts. «E’ una squadra molto forte – dice Vingegaard – sia in montagna sia nelle tappe di pianura. Senza dubbio la squadra più forte che abbiamo avuto. E’ importante provare a progredire anche collettivamente e penso che siamo a un ottimo livello».

Vingegaard appare molto sicuro di sé e calmo: è certo di poter battere ancora Pogacar (foto Visma Lease a Bike)
Vingegaard appare molto sicuro di sé e calmo: è certo di poter battere ancora Pogacar (foto Visma Lease a Bike)

Tre mondiali di fila

L’ultimo saluto alla stampa, Vingegaard l’ha dato parlando dei prossimi tre mondiali che gli si addicono come guanti. Quelli del Rwanda, come pure quelli canadesi e a seguire i mondiali in Alta Savoia, sulle strade in cui al Tour del 2023 demolì Pogacar con la celebre cronometro di Combloux, alla vigilia dell’altrettanto aspra lezione di Courchevel. Se tutto va come deve, si annuncia un Tour di altissimo livello, con tre uomini che si stagliano sopra alla media e altri pronti ad approfittare di eventuali passi falsi. Ogni duello di qui in avanti sarà un anticipazione di futuro.

EDITORIALE / Dal cross alla strada, un 2025 di sfide pazzesche

30.12.2024
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La televisione aiuta, ma non può sostituire l’ebrezza di vederli dal bordo della strada. Lo sanno bene gli appassionati di cross nei Paesi del Nord, che hanno la fortuna di assistere a giorni alterni a sfide esaltanti e rumorose, protagonisti a loro volta dell’esaltazione e del rumore. Lo sanno bene coloro che riescono a raggiungere le tappe dei Giri o il passaggio delle classiche e che magari subito prima li hanno attesi alla partenza, chiedendo una foto e sperimentandone l’umanità. Non lo sa il pubblico da casa, quello selezionato dalle dirette integrali.

La televisione aiuta, ma toglie le voci. Sono come motociclisti privi di battito cardiaco, beniamini o bersagli a seconda dei casi. Il commento dei telecronisti in certi casi è prevaricante, riempie ogni vuoto con osservazioni e battute che rendono la gara uno sfondo variopinto e muto. Potrebbe essere utile a volte abbassarlo e aprire i microfoni delle moto sulla strada per far respirare un po’ di quell’atmosfera che la geografia, i costi, il lavoro o la pigrizia rendono irraggiungibili. Forse il troppo annoia, non le imprese dei più forti. E il protagonismo da valorizzare è quello degli atleti e non di chi li racconta.

Coppa del mondo 2023 a Gavere, sul podio i tre giganti del cross: oggi c’è solo VdP
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Senza Van Aert e Pidcock

Il 2024 va in archivio e lo fa nuovamente nel segno di un dominatore. Van der Poel infatti ha ricominciato a macinare vittorie nel cross e questa volta il predominio è più netto del solito. Cinque vittorie su cinque gare, dal debutto a Zonhoven alla Coppa del mondo di ieri a Besancon. L’assenza di Pidcock e di Van Aert, ciascuno per motivi diversi, rende i suoi assoli meno coinvolgenti? Forse per questo, diversamente da quanto ha fatto nelle prime due esibizioni, il vantaggio con cui Mathieu ha regolato gli inseguitori è sempre rimasto al di sotto dei 30 secondi.

Bart Wellens, che commenta il cross sulle pagine di Het Nieuwsblad, lo spiega con una condizione non ancora eccezionale. L’alternativa è che l’olandese faccia il minimo indispensabile per portare a casa vittorie e ingaggi. A Besancon, classico percorso molto tecnico, Mathieu ha pensato soprattutto a non commettere errori: la battuta che circolava attorno al campo gara è che l’unico che avrebbe potuto seguirlo fosse probabilmente il drone della diretta televisiva.

«Se ci fosse stato al via anche Van Aert – ha commentato il padre Adrie – ci sarebbero stati tremila spettatori in più. La gente in Francia vuole vedere anche nel cross i campioni che hanno vinto tappe al Tour de France. In quel caso sei tenuto in grande considerazione e ti considerano una sorta di divinità del ciclismo».

Per il 2025 Van Aert punta alle grandi classiche: le tappe fanno numero ma pesano meno
Per il 2025 Van Aert punta alle grandi classiche: le tappe fanno numero ma pesano meno

Il duello (per ora) mancato

Ha fatto notizia per motivazioni totalmente differenti anche il ritorno in gara di Wout Van Aert a Loenhout. Per la prima volta da anni, il belga ha corso senza alcun tipo di pressione: ha dato la sensazione di essere tornato in gruppo per divertirsi e provare sensazioni che gli mancavano da tanto. Sarebbe anche arrivato sul podio se il contatto con uno spettatore non lo avesse fatto cadere. Nel cross può succedere anche questo.

Van Aert si è disinteressato del duello con il nemico di sempre (il quale tuttavia non ha lesinato sguardi torvi), consapevole di partire dalla base di un infortunio. A margine di ciò, osservare su Strava la mole di lavoro cui si sta sottoponendo, fa pensare che i suoi obiettivi siano più avanti e che Wout voglia arrivarci nel modo migliore. Forse evitare il confronto nel cross sapendo di essere in inferiorità è il modo migliore per non cominciare la stagione con il solito condizionamento psicologico. Eppure nel suo lottare anche contro l’evidenza abbiamo più volte riconosciuto una nobiltà sportiva fuori dal comune.

Il Tour del 2023, con Vingengaard vincitore, ebbe al via Pogacar reduce da infortunio
Il Tour del 2023, con Vingengaard vincitore, ebbe al via Pogacar reduce da infortunio

La buona stella

Il 2024 va in archivio nel segno dei dominatori e nei commenti sui social pieni della parola “noia”. Perché è noioso assistere alle grandi performance di Van der Poel, come quelle di Pogacar? Perché essere fuoriclasse è improvvisamente una colpa e non una benedizione? Forse la spiegazione di un così marcato predominio deve essere ricercata nell’assenza di rivali credibili. Sono talmente pochi, che se uno o due mancano, lo spettacolo ne risente. Come mandare un peso medio sul ring contro il campione dei massimi.

Quello che bisogna augurarsi per il 2025 è che le grandi sfide abbiano al via tutti i migliori attori. Con Van der Poel, Van Aert, Ganna, Alaphilippe, Milan, Philipsen, Pedersen, Mohoric, Pogacar ed Evenepoel nelle classiche. E poi Pogacar, Vingegaard, Roglic, Evenepoel, O’Connor e Tiberi nelle corse a tappe. A quel punto magari vinceranno sempre gli stessi, però il compito risulterà meno agevole. Il ciclismo si è sempre nutrito di grandi rivalità. Per questo la coppia Van Aert-Van der Poel funziona così bene. E per questo abbiamo tutti sentito la mancanza di Vingegaard nell’ultimo Tour.

Il nostro augurio per la stagione è che una buona stella porti i campioni più forti al via delle gare più belle. Che muova folle di appassionati sulle strade. Che faccia loro riscoprire l’umanità degli atleti. E ispiri a tutti noi che gli lavoriamo accanto un racconto migliore fatto dai campi di gara. I corridori se lo meritano. Sulla strada a fare fatica ci sono soprattutto loro.

Fizik Saddle Guide: buoni consigli da… Vingegaard

05.12.2024
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Nel mondo del ciclismo, caratterizzato da discipline diverse, corporature uniche e stili di guida personali, una cosa è chiara: l’interazione ottimale con la sella è fondamentale per il comfort e le prestazioni. Per rispondere a questa esigenza cruciale, Fizik, brand veneto di riferimento nel settore, ha introdotto una propria Saddle Guide.  

Questa guida, disponibile sul sito ufficiale di Fizik, rappresenta un vero e proprio manuale informativo pensato per aiutare ciclisti di ogni livello a trovare la sella perfetta in base al proprio stile di guida e alle caratteristiche fisiche. Attraverso i consigli degli esperti e un’analisi approfondita dei principali fattori di comfort e prestazione, la Saddle Guide offre un supporto intuitivo ed efficace, rendendo più semplice la scelta di un elemento spesso sottovalutato ma cruciale.  

La scelta della sella è un passo essenziale per ogni ciclista, professionista o amatore che sia. Questo vale anche per chi compete ai massimi livelli, come Jonas Vingegaard, campione danese del Team Visma Lease a Bike. Vingegaard, che utilizza selle Fizik durante tutta la stagione, sottolinea quanto sia determinante trovare la sella ideale.  

La scelta della sella secondo Jonas

In una recente intervista, pubblicata sul sito ufficiale di Fizik, nella rubrica “Fit Talk”, Vingegaard ha difatti condiviso la propria esperienza diretta, fornendo spunti interessanti su come il ciclista professionista affronti questo aspetto tecnico. Alla domanda su quale sella utilizzi attualmente, il campione danese ha risposto di trovarsi molto bene con la sella Antares 00: quella che lo ha accompagnato nelle vittorie più prestigiose degli ultimi anni. Parlando invece delle imbottiture, Vingegaard ha poi spiegato di aver provato diverse soluzioni, tra cui “foam”, 3D e EVA. Dopo numerosi test effettuati dal team, ha trovato però che l’imbottitura EVA fosse quella davvero più adatta a lui, combinando rigidità e leggerezza in modo ottimale.  

Il posizionamento biomeccanico

Un altro aspetto fondamentale nel rapporto ciclista/sella è il supporto biomeccanico. Vingegaard a tal proposito ha rivelato di sottoporsi a una sessione annuale di “bike fitting” per ottimizzare la posizione in sella, preferendo – durante il corso della stagione agonistica – non apportare cambiamenti significativi, a meno che non ci siano benefici comprovati.  

L’attenzione ai dettagli, come la scelta della sella, dimostra quanto anche il più piccolo elemento possa fare la differenza nel ciclismo, uno sport in cui il comfort e l’efficienza sono fondamentali per le prestazioni. Grazie alla Saddle Guide di Fizik, e alle esperienze condivise da campioni come Jonas Vingegaard, ciascun ciclista può ora avvicinarsi con maggiore consapevolezza alla scelta della propria sella ideale, trasformando un semplice componente in un alleato strategico e vincente.

Fizik

Prudhomme: il Tour in Italia e il dualismo tra Pogacar e Vingegaard

24.11.2024
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RIVA DEL GARDA – Dai giorni di Firenze, Bologna e Torino sono passati pochi mesi, abbastanza da far sembrare la partenza del Tour de France dall’Italia un vago ricordo. Eppure il giorno in cui è stato annunciato che la Grande Boucle sarebbe partita proprio dal nostro Paese, si ebbe la sensazione di qualcosa di unico. La conferma è arrivata con la presentazione dei team da Firenze, avvenuta il 28 giugno. Un evento enorme, per grandezza, spettacolo offerto, pubblico presente e valorizzazione del territorio. La macchina gialla, guidata da Christian Prudhomme si era messa in moto e aveva lasciato tutti affascinati. Quasi ammaliati da ciò che il ciclismo permette di fare. 

Di mesi ne sono passati cinque, il Tour de France è stato vinto da Tadej Pogacar, lo sloveno mangia tutto. Sembra quasi che sia stato digerito in fretta, masticato con voracità senza essere stato apprezzato fino in fondo. Si sa che a volte l’attesa del piacere è essa stessa il piacere. 

La presentazione del Tour a Firenze aveva unito perfettamente la corsa alla storia della città
La presentazione del Tour a Firenze aveva unito perfettamente la corsa alla storia della città

Conoscere 

Tuttavia ritrovarsi davanti alla figura di Christian Prudhomme ci ha fatto ricordare della bellezza che ha regalato con la sua corsa. Il direttore generale del Tour de France ha portato, solo negli ultimi due anni, la Grand Depart prima in Spagna e poi in Italia. Che bilancio trae dall’esperienza del Tour in Italia?

«L’accoglienza è stata fantastica – ci dice ai margini della conferenza stampa di presentazione del Tour of the Alps – anzi, l’accoglienza degli italiani è stata fantastica. Il Tour de France non era mai partito dall’Italia, aveva toccato tutti i Paesi limitrofi, ma mai il vostro. Tutti conosciamo i campioni come Coppi, Bartali e tanti altri. Abbiamo voluto mettere in evidenza la storia del ciclismo in Italia, che è davvero ricca e profonda. Sentivamo che gli italiani volevano questo, ma anche noi». 

Christian Prudhomme prima del Tour è stato anche ai campionati italiani, anch’essi partiti da Firenze
Christian Prudhomme prima del Tour è stato anche ai campionati italiani, anch’essi partiti da Firenze
Com’è stato immergersi nella nostra cultura?

Il motivo per cui mi sono recato sulla tomba di Fausto Coppi il 2 gennaio è che, come direttore del Tour de France, non avrei mai potuto creare un evento simile senza conoscerne la storia. Pensare di essere alla partenza da Firenze senza aver visitato i luoghi del ciclismo italiano non sarebbe stato giusto. 

In quali luoghi si è fermato?

Al museo Bartali, sulle strade di Nencini e Ottavio Bottecchia. Sono davvero molto, molto felice di averlo fatto, perché senza tutto questo la Grande Depart sarebbe stata un’esperienza molto diversa. 

L’Etape du Tour a Parma è un format che ha subito raccolto tanti consensi, infatti verrà riproposto (foto Facebook)
L’Etape du Tour a Parma è un format che ha subito raccolto tanti consensi, infatti verrà riproposto (foto Facebook)
E il pubblico italiano come ha reagito?

Partire da una città come Firenze è estremamente prestigioso, le immagini parlano da sole. Sono venute tantissime persone, le quali hanno mostrato rispetto per i campioni e per la bellezza dei monumenti. Ero stato a Firenze diverse volte in vacanza. È semplicemente una città magnifica. Ma ogni strada, città e paesino che il Tour ha attraversato mi ha lasciato qualcosa. E poi c’è stata una grande battaglia sportiva. Ogni volta che la nostra corsa inizia dall’estero siamo costretti a spiegare i motivi. L’Italia ce li ha mostrati da sola. 

I corridori non si sono risparmiati. 

Quando hai questi paesaggi, questi campioni e questo pubblico tutto viene più semplice. Se a tutto ciò si aggiunge anche la battaglia agonistica sulle strade allora non manca nulla. Sul San Luca, a Bologna, abbiamo visto subito Pogacar attaccare e Vingegaard rincorrerlo. La fortuna per noi francesi è stata quella di avere due connazionali che hanno vinto nei primi due giorni. 

Sulle rampe del San Luca il primo assaggio dello spettacolo del Tour de France
Sulle rampe del San Luca il primo assaggio dello spettacolo del Tour de France
La vittoria a Rimini di Bardet è stata il fiore all’occhiello per voi…

Successo di tappa e maglia gialla, incredibile. La seconda tappa è stata vinta da un giovane: Kévin Vauquelin. Tutte queste cose ci hanno regalato dei ricordi molto belli dell’Italia. 

Qual è stato il bilancio degli altri eventi, ad esempio l’Etape du Tour a Parma?

Lo sviluppo del Tour avviene anche attraverso pedalate come queste. Sono eventi che fanno respirare alla gente cosa vuol dire far parte della Grande Boucle. L’affluenza è stata ottima, tanto da riproporre l’evento, in totale l’Etape du Tour tocca venti Paesi differenti. E’ un format che funziona, e siamo ovviamente felici che ce ne sia una anche in Italia. 

Prudhomme spera in un duello alla pari tra Pogacar e Vingegaard nel 2025
Prudhomme spera in un duello alla pari tra Pogacar e Vingegaard nel 2025
Lei ha parlato di battaglia sportiva, il dominio di Pogacar nel 2024 la spaventa? C’è il rischio che l’entusiasmo del pubblico venga meno?

 Mi fate questa domanda in un momento in cui si piange l’addio di un campione come Rafael Nadal e le partite che negli anni ci sono state tra lui e Federer. Quando Pogacar vinse la cronometro di Laval nel Tour del 2021 tutti erano convinti che ne avrebbe vinti 6, 7, 8 di fila. Nei due anni successivi, invece è arrivato Vingegaard e il dominio sembrava potersi invertire. Quello che mi auguro è che entrambi i protagonisti siano al via del Tour de France senza dover recuperare da una caduta molto grave. Negli ultimi due anni lo squilibrio è stato causato da cadute e infortuni, che hanno colpito entrambi. Quindi spero davvero che entrambi siano in piena forma, e poi vedremo.

Tour in salita: anche Evenepoel sulla strada di Vingegaard

02.11.2024
4 min
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La presentazione del Tour de France ha avviato il dibattito sulle sfide 2025. Erano tutti in attesa del percorso del Giro ed è superfluo far notare che il rinvio (per motivi che nulla avrebbero a che vedere con l’aspetto sportivo) ha lasciato aperto il discorso ed esposto la corsa italiana a una figura di cui nessuno avvertiva la necessità. In casa Visma-Lease a Bike, in cui pure si è preso in considerazione il Giro per Vingegaard, il ragionamento va avanti sulla sfida francese. E il diesse Grischa Niermann, che pochi giorni fa avevamo sentito per commentare la stagione della sua squadra, ha iniziato con Het Nieuwsblad a fare il punto su quanto accaduto all’ultimo Tour.

«Non diremo – ha ammesso – che se Jonas non fosse caduto, avrebbe vinto il Tour. Pogacar è stato il miglior corridore al mondo dall’inizio alla fine dell’anno. Lo ha dimostrato in ogni occasione e presumiamo che sarà di nuovo più forte nel 2025. Dovremo quindi fare molto meglio come squadra».

Grischa Niermann è il primo direttore sportivo del team olandese (foto Visma-Lease a Bike)
Grischa Niermann è il primo direttore sportivo del team olandese (foto Visma-Lease a Bike)

Percorso per Vingegaard

Il percorso francese sorride al miglior Vingegaard, come è chiaro che sorrida a Pogacar. Tadej ha infatti dimostrato che a fare la differenza non siano i percorsi, ma la sua voglia di correre per vincere. Tolta la prima settimana nel Nord della Francia, non mancano le tappe impegnative.

«Che si tratti di un percorso per Jonas? Sembra interessante, con molto dislivello, inclusa una cronometro in salita. Dopo il Tour di quest’anno – prosegue Niermann – si può dire però che sia il percorso giusto anche per Pogacar. Sapevamo già alcune cose, ma da ora in poi possiamo davvero attuare la nostra pianificazione per il Tour de France. Il nostro obiettivo principale della stagione è vincerlo».

Vingegaard è arrivato al Tour 2024 dopo la caduta di aprile, ma i suoi dati in salita sono parsi i migliori di sempre
Vingegaard è arrivato al Tour 2024 dopo la caduta di aprile, ma i suoi dati in salita sono parsi i migliori di sempre

Quali Giri?

Non è casuale che il tecnico parli al plurale, essendosi reso conto che nell’unica occasione in cui Vingegaard ha battuto il miglior Pogacar (sull’edizione 2023 pesa infatti la frattura dello scafoide), nel Tour del 2022, la guerra fu vinta grazie al gioco di squadra. Indimenticabile lo scontro nel giorno del Granon, in cui Roglic e il danese misero in mezzo lo sloveno, che però nel frattempo è diventato più scaltro e potente. Roglic nel frattempo non c’è più ed è difficile immaginare chi potrebbe prenderne il posto, se Uijtdebroeks o Jorgenson. Ma al centro resta il livello di Vingegaard.

«Vedremo quale sarà la preparazione ottimale per Jonas – dice Niermann – perché Pogacar ha dimostrato quest’anno che il Giro era adatto per lui e lo ha vinto. Con il nostro team performance vedremo se l’esperienza sarà convincente anche per Jonas. Forse il percorso di avvicinamento attraverso alcune classiche in primavera potrebbe essere un’altra buona soluzione. Non posso ancora dire nulla al riguardo, nemmeno se Jonas potrà correre tutti e tre i Grandi Giri. Forse è così, anche se la possibilità non è molto alta».

I progressi in salita di Evenepoel al Tour 2024 sono stati eclatanti: il belga (classe 2000) crescerà ancora
I progressi in salita di Evenepoel al Tour 2024 sono stati eclatanti: il belga (classe 2000) crescerà ancora

Pericolo Evenepoel

E poi c’è da considerare il terzo incomodo, quel Remco Evenepoel che nel 2024 ha salito uno scalino altissimo rispetto all’anno precedente. I progressi in salita palesati nel Tour chiuso al terzo posto hanno stupito il gruppo e si può pensare che altri passi avanti seguiranno. Aver vinto per due volte il Tour, insomma, non rappresenta per Vingegaard la garanzia di essere la sola alternativa a Pogacar.

«Non possiamo sederci e pensare che andrà tutto bene – dice Niermann – pur con la consapevolezza che Jonas abbia iniziato il Tour in ritardo, a causa della caduta. E probabilmente avremo di nuovo a che fare anche con Remco Evenepoel. Non starà fermo neanche lui e temo che sarà ancora più vicino. Vogliamo che il Tour 2025 sia una grande battaglia e che noi come squadra possiamo davvero vincerlo di nuovo».

Un anno difficile per la Visma, Niermann non si nasconde

19.10.2024
6 min
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Stagione in chiusura, quindi è già tempo di bilanci e quello della Visma-Lease a Bike è un po’ difficile da fare. Si fosse trattato di qualsiasi altro team (certo, Uae a parte…) staremmo qui a parlare di stagione da incorniciare con oltre 30 vittorie, ma nel caso dello squadrone olandese è chiaro che le aspettative erano altre. Soprattutto facendo il confronto con lo scorso anno, quello del “triplete” nei Grandi Giri.

Il tedesco Grischa Niermann (a sinistra), uno dei direttori sportivi del team olandese
Il tedesco Grischa Niermann, uno dei direttori sportivi del team olandese

E’ stata un’annata difficile, costellata di infortuni e lunghe assenze come quelle di Vingegaard e Van Aert. E che si chiude con l’addio di Merijn Zeeman, il direttore tecnico che dal primo ottobre ha lasciato l’incarico e tutto l’ambiente ciclistico, attirato da un ricco contratto calcistico. Di tutto questo abbiamo parlato con uno dei suoi assistenti, il tedesco Grischa Niermann, pronto ad accettare anche qualche domanda forse poco piacevole.

Come giudichi il bilancio della squadra soprattutto rispetto ai trionfi dello scorso anno?

Penso che sia chiaro che l’anno scorso abbiamo avuto molto, molto successo. Sapevamo già che non sarebbe stato possibile ripetersi a quei livelli, vincere tutti e tre i Grandi Giri in un anno è un’impresa che resterà nella storia. E’ chiaro che quando ci confrontiamo con l’anno scorso, non è un bilancio buono, ma abbiamo avuto un sacco di sfortuna. Io preferisco guardare alle cose positive e penso che abbiamo avuto successo in primavera quando abbiamo ottenuto molte vittorie. Inoltre il Tour de France con il secondo posto di Vingegaard, per come è arrivato e quel che l’aveva preceduto, è motivo di orgoglio. Noi abbiamo fatto il massimo possibile.

Vingegaard stava andando come un treno in primavera, prima dell’incidente nei Paesi Baschi
Vingegaard stava andando come un treno in primavera, prima dell’incidente nei Paesi Baschi
Trentadue vittorie, è un bilancio che vi soddisfa?

No, siamo delusi, sono sincero, soprattutto perché abbiamo avuto così tanti corridori che sono caduti in maniera rovinosa e sono stati fuori per molto tempo e questo di sicuro ci ha ostacolato.

Nell’andamento e nella gestione del team ha pesato di più la lunga assenza di Van Aert o quella di Vingegaard?

Entrambe. Quando i tuoi due corridori stellari cadono e sai che saranno fuori per molto tempo, non hai molto a cui appigliarti. Perdi un po’ il morale perché sai che questi sono i ragazzi che vanno alle gare per vincere davvero, i finalizzatori di tutto il lavoro. Abbiamo più corridori che possono vincere, ma ovviamente ad esempio se cade Van Aert che era programmato per fare il Giro, per andarci insieme a Kooji, ti lascia un bel vuoto. Non è mai un bene se qualcuno cade. Ma se i tuoi due migliori corridori cadono e restano fuori per molto tempo, ovviamente ha un grande effetto su tutta la squadra.

La rovinosa caduta di Van Aert alla Vuelta, ennesima di una stagione sfortunata
La rovinosa caduta di Van Aert alla Vuelta, ennesima di una stagione sfortunata
Secondo la vostra opinione, Vingegaard senza il grave infortunio all’Itzulia Basque Country avrebbe potuto battere Pogacar?

E’ davvero difficile dirlo. Dobbiamo ammettere che Pogacar ha forse avuto la migliore stagione di sempre ed è stato quasi imbattibile quest’anno. La tappa 11 del Tour è stata l’unica volta quest’anno in cui lo sloveno ha realmente pagato dazio. Noi dobbiamo lavorare molto per cercare di colmare di nuovo il divario con lui. Jonas è arrivato al Tour non nella condizione migliore visto quel che era successo, aveva anche molta pressione addosso, eppure ha avuto un ottimo livello. E questo ci fa ben sperare.

Van Aert per il pieno recupero in vista della prossima stagione farà comunque gare di ciclocross?

Sì, vorremmo farlo. Ma ovviamente il recupero e il raggiungimento della piena forma fisica e il pieno movimento delle gambe con l’infortunio sono la priorità e dobbiamo vedere e osservare come andrà nelle prossime settimane e nei prossimi mesi prima di prendere quella decisione.

A destra Brennan, talentuosissimo britannico, terzo al GP di Vallonia
A destra Brennan, talentuosissimo britannico, terzo al GP di Vallonia
Molti hanno sottolineato come la squadra non abbia centrato neanche una top 10 nelle classiche monumento. Secondo te è solo un dato statistico o la Visma sta diventando sempre più una squadra più forte nelle corse a tappe?

Penso che quello su cui ci concentriamo siano soprattutto le corse a tappe vista la conformazione della squadra, ma volevamo davvero fare bene nelle classiche, specialmente in quelle del Nord. Quello era uno dei nostri obiettivi. Ma Wout non c’era. Anche Laporte si è infortunato e anche la sua assenza è pesata. E’ un brutto risultato statistico dover dire che non hai neanche un piazzamento. Non è quello che volevamo.

Come si sono inseriti i giovani nel vostro team, quanti del devo team saliranno nella squadra maggiore?

Ne passeranno 4: gli olandesi Graat e Huising, il britannico Brennan e il norvegese Nordhagen, che hanno già fatto esperienze quest’anno nel team maggiore dimostrando avere grande talento, soprattutto Brennan, solo 19 anni. Noi stiamo guardando con grande attenzione a quanto avviene nel devo team, per sviluppare i nostri talenti e penso che i ragazzi arrivino pronti alla massima serie.

Il norvegese Nordhagen sarà uno dei 4 giovani del devo team ad accedere alla squadra WT nel 2025

Il norvegese Nordhagen sarà uno dei 4 giovani del devo team ad accedere alla squadra WT nel 2025
Dal devo team che informazioni avete avuto a proposito della stagione dei due italiani, Belletta e Mattio?

Belletta ha avuto un brutto incidente che lo ha tenuto fuori per molto tempo in estate. Ma entrambi si stanno sviluppando bene, diciamo che sono esattamente nel punto dove ci aspettavamo che fossero, ottengono buoni risultati e sono buoni componenti la squadra. Siamo davvero contenti di loro e di come si comportano.

C’è qualcuno del team che vi ha sorpreso positivamente per il suo rendimento?

Beh, il primo nome che viene in mente è Matteo Jorgenson, crediamo davvero che sia un corridore molto talentuoso, ha anche vinto molto, con Parigi-Nizza e Attraverso le Fiandre come fiori all’occhiello. Ma penso anche a Edo Affini. E’ un grande valore per la nostra squadra già da anni, ma ora finalmente con il campionato europeo e la medaglia di bronzo al campionato del mondo, ottiene un po’ la ricompensa per se stesso.

Uno dei sorrisi in casa Visma, la vittoria di Jorgenson alla Dwars door Vlaanderen
Uno dei sorrisi in casa Visma, la vittoria di Jorgenson alla Dwars door Vlaanderen
Per il prossimo anno quali saranno i principali obiettivo del team e c’è un’alternativa a Vingegaard per la classifica dei Grandi Giri?

Abbiamo preso Simon Yates con questo scopo, perché è uno che ha già vinto un Grand Tour e sa come si fa. Presto faremo i nostri piani, ne discuteremo già la prossima settimana, ma è chiaro che i Grandi Giri saranno il nostro target, il Tour de France in particolare. Ma ora abbiamo un obiettivo in più: riscattarci nelle classiche Monumento. Questo è in testa alla nostra lista dei desideri.