Perché alla fine la notizia è la sconfitta di Tadej Pogacar. Inutile girarci intorno. Forse è anche esagerato dire così: alla fine lo sloveno ha perso 28” dal suo rivale numero uno. Ma questo è quello che succede agli Dei. Tuttavia la crono di Saint-Péray, quarta tappa del Critérium du Dauphiné, ha detto molto di più.
Ci ha detto che Remco Evenepoel sta raggiungendo livelli sempre più siderali in questa disciplina, che Jonas Vingegaard fa paura ed è già in ottima condizione, e che Pogacar forse aveva il sentore che gli mancasse qualcosa a cronometro. Nella conferenza stampa dell’altro giorno infatti aveva detto che avrebbe voluto lavorare un po’ di più in questa specialità.


L’occhio di Maestri
Tutto questo lo commentiamo con un cronoman italiano, uno degli eroi dell’europeo 2024: Mirco Maestri. Il portacolori della Polti-VisitMalta è in partenza per il GP Aargau e la Copenhagen Sprint. E mentre faceva le valigie si è fermato a studiare i tre tenori.
«Sto bene nel complesso – racconta Maestri – ma è stato un Giro d’Italia duro e ancora vado a giornate alterne. Però c’è da tenere duro fino agli italiani, dove cercherò nella crono di migliorare il sesto posto dell’anno scorso. Per questo devo ringraziare la squadra che ha creduto in me per questa sfida e mi ha permesso di migliorare e di lavorarci su».






Mirco, insomma cosa ti è sembrato di questa crono?
Che quei tre volano! Remco è stato spaventoso…
Su cosa ti sei concentrato guardandolo?
Sulla posizione dei top player, dai corridori che vincono le cronometro, specialisti, che poi tante volte ormai sono gli scalatori quelli che vanno forte a crono, a parte qualcuno. Mi piace molto la posizione e lo stile che ha Remco a cronometro, perché è un piccolo missile, bello dritto, spianato. Guardi più che altro quello, non essendoci il nostro Ganna si guardano gli avversari. Studiamo gli avversari soprattutto. Esatto, esatto.
E riguardo alla gestione dello sforzo, ti aspettavi un finale ancora devastante da parte sua?
No, ma penso che come fa le crono lui è molto costante. Non è mai uno che parte forte e poi perde o il contrario, parte piano e poi guadagna: fa una crono molto lineare. Mi piace soprattutto come sta fermo in bici, questa potenza che ha. Se guardiamo anche la salitella: l’ha fatta tutta di potenza, seduto. Infatti quando ho visto che Pogacar si alzava, avevo già annusato che secondo me non era brillantissimo. A cronometro più sei fermo, più riesci a spingere forza bruta. Devi avere quella forza in quella giornata lì: il che fa tutta la differenza.
Hai introdotto tu Pogacar: cosa ci dici di lui? Hai notato qualcosa di diverso rispetto alle sue ultime crono?
Come ho detto prima, Tadej l’ho visto un po’ meno potente del solito, ma può essere anche la giornata. Una giornata no per lui. Se guardate altre cronometro che ha fatto, la salita l’ha sempre affrontata in spinta da seduto. E’ vero che era un nove per cento, ma da quello che mi ricordo l’ha sempre affrontata di forza, rimanendo addirittura in posizione. Secondo me, ripeto, può essere anche stata una giornata storta. Non era una gran giornata, e a cronometro se non sei perfetto paghi. Ricordiamoci che lui deve essere in condizione al Tour e ancora di più nel finale del Tour. E al via della Grande Boucle mancano ancora tre settimane.


Quanto è importante questa crono ai fini del Tour? Che dati si acquisiscono? Ed eventualmente c’è margine per lavorare?
Per me questa crono è più un indicatore di come si sta tre settimane prima del Tour. E’ il primo vero test. Si può testare la posizione, la brillantezza, come si è lavorato. Poi dipende anche dall’approccio: se uno vuole impostare un Tour in crescendo ci sta che sia ancora lontano dal top della forma. Diciamo che adesso io non vorrei essere al top, a tre settimane dal Tour.
Conoscendolo, stasera Pogacar è tranquillo del suo cammino o ha qualche certezza in meno?
Lo conosco da dentro il gruppo e comunque da quello che vedo è uno a cui non piace perdere, indipendentemente dallo stato di forma. Però ormai lo standard si è livellato (in alto) anche per loro. Può essere che gli altri siano stati un po’ più pimpanti, un po’ più preparati. Tuttavia per me è comunque tranquillo.
Certo Pogacar non è “morto” oggi, anzi… forse sarà ancora più cattivo?
Esatto, ribadisco il fatto che mancano tre settimane. Sarei ben sereno. Lui è abituato a dar spettacolo, a far vedere che è forte. E giustamente dimostra sempre di avere qualcosa in più rispetto ai diretti avversari.


Ha perso 48 secondi da Evenepoel e 28 da Vingegaard.
Da Remco comunque ci può stare, anche perché non era particolarmente dura. Certo, per lui può essere tanto, anche considerando la batosta dal diretto avversario, ma penso che dormirà tranquillo stanotte. Anzi, dirà: «Domani glielo faccio vedere io».
Passiamo a Vingegaard: questa partenza a tutta è un modo per mettere pressione ai rivali?
Penso che anche Vingegaard nel complesso la viva abbastanza bene. Sì, fa vedere che c’è. Magari c’erano dei dubbi, l’avevano visto un po’ strano, con tutte quelle voci che girano prima del Tour, la caduta alla Parigi-Nizza… Invece si è visto che c’è eccome. Ora Pogacar sa che dovrà dare battaglia per vincere.
E da un punto di vista tecnico, come ti è sembrato il danese?
Lui è molto meticoloso. Vedi come prepara gli appuntamenti, le cronometro, è molto preciso anche sulle curve, molto concentrato. Nel finale mi ha colpito il fatto che su una curva ha tolto solo una mano dalle appendici perché c’era un dosso, poi si è rimesso subito in posizione: quello è un segno di lucidità. E poi so che alla Visma-Lease a Bike preparano ogni crono al dettaglio. Io conosco bene Affini e so come lavorano. Quindi sono sicuro che Jonas sapeva cosa doveva fare per perdere il meno tempo possibile. Sono meticolosi. E lui, per quello che vedo da fuori, è uno molto quadrato, studia il dettaglio.


Prima hai parlato della potenza di Vingegaard. A noi ha colpito quell’agilità estrema sulla salita. Sarà andato a 110 rpm…
Dipende da come l’hanno preparata. Perché alla fine avere troppa cadenza ti penalizza in termini di aerodinamicità. Se sei agile perché stai facendo girare un rapporto lungo va bene, altrimenti non è redditizia quella scelta a crono. Però credo che quando riesci a fare potenza in agilità vuol dire che la forma è buona. Non vai a ricercare il rapporto: hai potenza per far girare le gambe.
Quanto conta invece la prestazione di Jorgenson, sia dal punto di vista fisico che dei materiali e delle metodologie?
Di sicuro vanno forte e lavorano bene. Pensiero mio: magari servirebbero alcune regole che livellassero un po’ certi aspetti, come quello dei caschi. Mi sembrano un po’ esagerati. Detto questo, Jorgenson non è l’ultimo arrivato. Anche lui è andato forte perché molto probabilmente l’hanno preparata al dettaglio. E lui con ogni probabilità ha fatto da apripista per Vingegaard, fornendogli poi i dati su gestione, curve…
Ultima domanda, Mirco. Pogacar è stato l’unico che ha bevuto: magari c’era un goccio di maltodestrine in quella borraccia. Questo può essere indicativo per i tecnici o anche per te?
La questione è delicata perché non sappiamo cosa c’era in quella borraccia. Non dimentichiamo che Tadej soffre il caldo e voleva idratarsi. Quindi potrei ipotizzare anche solo acqua per inumidire la bocca, perché vai in secchezza. Anche io preferisco bagnarla, anche se è uno sforzo di venti minuti. Arrivare con la bocca asciutta non dà buone sensazioni. Quindi può essere che sia stato per quello. Mi sembra difficile che usino maltodestrine in uno sforzo così breve. Anche se le hai prese a metà gara, qualcosa entra forse nel finale, ma non va a influire davvero.