Per Almeida un ritorno al successo atteso 4 anni

21.04.2025
5 min
Salva

«E’ la vittoria più importante della mia carriera». Può sembrare una battuta scontata, ma nel caso di Joao Almeida non lo è, perché il trionfo all’Itzulia Basque Country può rappresentare uno spartiacque per il corridore lusitano, una sorta di porta scorrevole nella sua carriera. Il portoghese è sempre stato visto come un corridore per le corse a tappe, ma erano quattro anni che non ne vinceva una. Non era ancora approdato alla UAE Emirates quando infatti vinse due gare importanti come i Giri di Lussemburgo e Polonia.

Lo sprint su Mas a sancire il trionfo all’Itzulia Basque Country, atteso per 4 anni
Lo sprint su Mas a sancire il trionfo all’Itzulia Basque Country, atteso per 4 anni

Uno specialista delle corse a tappe

Intendiamoci: parliamo sempre di un big del ciclismo, che tra l’altro vanta ben 6 top 10 nei Grandi Giri, tra cui il 3° posto nella corsa rosa del 2023 e il 4° in tutte e tre le prove. Lo scorso anno è stato prezioso aiutante per Pogacar al Tour finendo ai piedi del podio, ma chiaramente il fatto che la vittoria latitasse iniziava ad essere un cruccio nella sua mente.

«Io però non ho mai cambiato mentalità» ha raccontato ai taccuini dei giornalisti presenti in Spagna, prima di prendersi un breve periodo lontano dalla ribalta e preparare come si deve il ritorno al Tour, sempre come spalla dell’iridato sloveno. Almeida è un corridore dalle idee chiare: «E’ tutta questione di gambe – dice – se vanno puoi ripagare il lavoro perfetto della squadra, com’è stato in questo caso. E’ importante, per vincere, che le gambe funzionino, ma anche la testa. Mas andava fortissimo, ho provato a staccarlo ma ho visto subito che non era aria, allora mi sono messo alla sua ruota, era più saggio».

All’ultimo Tour è stato fedele aiutante di Pogacar, chiudendo però con un ottimo 4° posto
All’ultimo Tour è stato fedele aiutante di Pogacar, chiudendo però con un ottimo 4° posto

In Spagna un “nuovo” Almeida

La sensazione, vedendo la sua gara in Spagna, dove ha portato a casa anche due vittorie di tappa, è che ci troviamo di fronte a un Almeida nuovo. Eravamo abituati a conoscerlo come corridore da alcuni definito “conservatore”, che centellina le energie e che rispecchia un canone abbastanza diffuso da sempre fra i corridori da gare a tappe: uno forte a cronometro e che tiene in salita. Spesso lo abbiamo visto lasciarsi sfilare dagli attacchi degli scalatori, proseguire sul suo ritmo e poi recuperare, tenendo sempre d’occhio la classifica.

Nei Paesi Baschi invece si è presentata una nuova versione, più autorevole, pronta anche a prendere l’iniziativa, pronta per certi versi a fare il capitano che era poi ciò che la UAE andava cercando, nelle occasioni quando il “vero capitano” non c’è… Una risposta a chi lo accusava di non essere un vincente, di avere sempre mancante quel centesimo che fa l’euro…

Il portoghese è sempre stato un ottimo cronoman, a cui abbina buona tenuta in salita
Il portoghese è sempre stato un ottimo cronoman, a cui abbina buona tenuta in salita

La fiducia che nasce nei numeri

«Io non ho mai avuto dubbi, so di essere un corridore solido e sono i numeri a dirmelo, a dimostrarmi che cresco ma che ho ancora margini. Non ho raggiunto il mio culmine, non so se quel che manca basterà per vincere ancora, a che cosa mi porterà, ma non me ne preoccupo. Io anzi spero che questa vittoria sia la prima di una serie, anche per ripagare chi fa sacrifici con me, come la mia famiglia, la mia ragazza. Perché essere un professionista è faticoso, in gara ma ancor di più fuori».

Sembra passato un secolo da quando Joao Almeida venne allo scoperto. Avvenne in quel Giro d’Italia completamente sui generis, come tutta la stagione 2020, quella del Covid. Il lusitano visse 15 giorni in maglia rosa, mostrando le sue caratteristiche di passista-scalatore, per finire quarto. Era ancora giovanissimo, ma dimostrò un’astuzia tattica e una maturità di gestione che lasciavano intravedere grandi prospettive.

Almeida al Giro 2020, dove da semisconosciuto veste per 15 giorni la maglia rosa
Almeida al Giro 2020, dove da semisconosciuto veste per 15 giorni la maglia rosa

«Lo faccio perché so di poterlo fare…»

Il portoghese non ha mai smesso di credere nelle sue capacità, accettando nel 2022 l’approdo nella squadra degli Emirati Arabi, dove ci sono equilibri diversi rispetto a qualsiasi altro team, con un campionissimo attorniato da campioni. Altrimenti non arriverebbe il nettissimo primato in fatto di corse vinte, ma Almeida sembrava un po’ latitare in tal senso, anche se il suo rendimento era sempre altissimo. Ora le cose sono state messe al loro giusto posto: «Se non credo di poterlo fare, non lo farò mai – è il suo mantra – ma io sono fiducioso in me e so che posso.

«Seguo in maniera fedele l’evoluzione del ciclismo, guardo i numeri e vedo che anno dopo anno migliorano. Per essere il ciclista che voglio devo essere forte mentalmente e fisicamente, ora sto raggiungendo il livello che mi aspetto».

Joao con la maglia della nazionale. Non ha mai corso per un team di casa, se non da ragazzino
Joao con la maglia della nazionale. Non ha mai corso per un team di casa, se non da ragazzino

Pronto per tornare al Tour da luogotenente

Il portoghese si è costruito una reputazione correndo sempre lontano dalla sua patria: «Grazie al WorldTour la gente mi riconosce, anche se non corro in Portogallo da quando ero nelle categorie giovanili. L’importante è essere un esempio aiutando così i giovani a emergere, per fortuna ce ne sono sempre di più».

Ora lo aspettano altre due importanti corse a tappe come il Romandia e il Giro di Svizzera (lo scorso anno fu secondo dietro Yates, ndr) dove cercare gloria e affinare la condizione in vista del ritorno al Tour de France, ancora al fianco di Pogacar: «Se devo tifare per lui, lo farò con il sorriso sulle labbra. E’ un piacere correre per Tadej», affermò prima dell’edizione dello scorso anno e così è stato. E così sarà…

Senni e il nuovo ruolo di meccanico alla UAE, con sguardo esperto

22.02.2025
6 min
Salva

La Volta ao Algarve è entrata già nella sua fase cruciale dopo la cancellazione della prima tappa per i problemi di gestione del percorso, le immagini della “doppia volata” hanno fatto il giro del mondo. Oggi (giovedì per chi legge) il gruppo si è arrampicato fino all’Alto da Foia dove Jan Christen e Joao Almeida hanno firmato un uno-due micidiale. La novità in casa UAE Team Emirates-XRG è la presenza in ammiraglia di Manuel Senni come meccanico. Il romagnolo dopo aver concluso la carriera si era messo a lavorare in un negozio di bici e dopo un paio di giorni di gara nel 2024 da quest’anno ricopre il ruolo di meccanico per la formazione emiratina (in apertura foto UAE Team Emirates – XRG).

Dopo periodo di prova nel 202, Senni è diventato meccanico del team emiratino (foto UAE Team Emirates – XRG)
Dopo periodo di prova nel 202, Senni è diventato meccanico del team emiratino (foto UAE Team Emirates – XRG)

Già in corsa

Quando lo chiamiamo è a bordo strada pronto per un rifornimento, la gara è appena partita e i ritmi sono tranquilli. Raccogliamo il fiato e insieme a Senni entriamo nei segreti di questo nuovo ruolo. 

«Dal 2021 – racconta – anno in cui ho smesso di correre, mi sono subito messo al lavoro trovando un impiego in un negozio. Da quelle parti passa ogni tanto Andrea Agostini, uno dei team manager della UAE Emirates e l’anno scorso mi ha chiesto se fossi interessato a fare qualche giorno di prova con loro. Ho accettato e nella passata stagione mi sono trovato a fare il meccanico per la squadra in un paio di occasioni. Ci siamo trovati subito bene e qualche mese dopo mi hanno messo sotto contratto e lavoro a tempo pieno con la UAE Emirates».

Prima del ritiro di gennaio i meccanici hanno sistemato le bici dei corridori, sullo sfondo la Colnago iridata di Pogacar (foto Instagram/Manuel Senni)
Prima del ritiro di gennaio i meccanici hanno sistemato le bici dei corridori, sullo sfondo la Colnago iridata di Pogacar (foto Instagram/Manuel Senni)
Parlandone riesci a realizzarlo o è ancora tutto troppo nuovo?

Essere nel mondo UAE è bello. Anche quando correvo ho sempre vissuto il ciclismo come una passione e non un lavoro. La stessa sensazione mi rimane oggi. Rientrare nel ciclismo professionistico lavorando con la squadra numero uno al mondo e restare accanto a questi corridori è bello. 

Cosa cambia nel vivere il ciclismo da corridore o da membro dello staff?

Quando sei un atleta hai uno “stress” maggiore perché la tua performance ha un peso non indifferente. Essere nello staff toglie questa parte ma si  lavora di più, ci si fa il mazzo! Però a livello di stress e tensione sei più tranquillo, la cosa che mi piace è che comunque mi sento coinvolto.

Si è parte dello stesso gruppo, anche se con lavori e mansioni diverse…

Questa è la mia prima gara del 2025 e mi sento preso dal risultato, percepisco la tensione della gara. E’ una tensione passiva, perché in bici ci vanno i corridori, però tutti lavoriamo per il massimo risultato e quando li guardo è come se fossi lì con loro. 

Nella seconda tappa della Volta ao Algarve la doppietta UAE firmata da Christen e Almeida
Nella seconda tappa della Volta ao Algarve la doppietta UAE firmata da Christen e Almeida
Cosa hai già visto del mondo UAE Emirates?

Sono stato nel magazzino a Milano per montare i telai prima di partire per il ritiro di gennaio in Spagna. Quello è stato il primo impatto con tutti i corridori, c’erano Pogacar e tutti i grandi nomi della squadra. C’era tanta emozione, ma anche tanta responsabilità. Sai di essere nella squadra più forte del mondo e non puoi sbagliare. 

Hai già lavorato alla bici di Pogacar?

Per il momento non ancora, lui ha un meccanico personale che lo segue da quando era ragazzino. 

Com’è arrivare alla gara con il pullman della UAE?

Sei sommerso da un mare di gente e di tifosi. Da corridore lo percepisci ma lo vivi meno, scendi dal pullman per andare a firmare, risali e riscendi per andare alla partenza. Noi dello staff siamo a contatto con i tifosi per tante ore, chiedono e fanno domande. 

I corridori portoghesi sono delle star alla Volta ao Algarve, qui Ivo Oliveira scatta una foto con una tifosa
I corridori portoghesi sono delle star alla Volta ao Algarve, qui Ivo Oliveira scatta una foto con una tifosa
Di che tipo?

Vogliono la borraccia oppure chiedono dove sono i corridori così li aspettano per una foto o un autografo. Ci sono anche tanti appassionati di tecnica che fanno domande sulle corone, sui rapporti, le gomme o le pressioni. Altri sono curiosi e basta e ci chiedono come stanno gli atleti. 

Voi rispondete?

Per quel che possiamo fare sì. Ma giuro che non sappiamo lo stato di forma dei corridori, per quello dovreste chiedere ai preparatori. 

Senni alle prese con la pressione delle gomme, per ora nessuna richiesta particolare (foto UAE Team Emirates-XRG)
Senni alle prese con la pressione delle gomme, per ora nessuna richiesta particolare (foto UAE Team Emirates-XRG)
Essere stato corridore ti aiuta per prendere dimestichezza con questo nuovo lavoro?

Devo ammettere di sì. Anche ora per passare la borraccia, se sei stato dall’altra parte conosci i movimenti e sai aiutare l’atleta. La cosa su cui bisogna prendere subito le misure sono le strade e le scorciatoie per arrivare in tempo ai rifornimenti. Quindi prima di partire si deve controllare sulle mappe quali sono le strade chiuse per evitare di rimanere imbottigliati e perdere il passaggio del gruppo. In qualche occasione sono dovuto andare ai rifornimenti da solo e devo ammettere che un pochino di tensione c’era. 

Siete partiti bene con la doppietta Christen-Almeida nella seconda tappa…

Siamo qui con una squadra forte e con quattro corridori portoghesi su sette. Loro sono le star locali, quando arrivano Almeida, Morgado e i fratelli Oliveira il pubblico si scalda parecchio. 

Dopo una doppietta come questa c’è tempo di festeggiare?

Poco! Per noi meccanici appena termina la tappa inizia il vero lavoro, apriamo il gas. Carichiamo le bici e si va verso l’hotel e si lavora per far sì che tutto sia pronto per la tappa successiva. Laviamo i telai, controlliamo i vari componenti e poi laviamo i mezzi. Al momento è tutto molto regolare, i corridori non hanno ancora avanzato richieste particolari. Anche in corsa non abbiamo vissuto situazioni stressanti, le forature sono arrivate in momenti tranquilli.

Finita la tappa Senni e i membri dello staff caricano le bici e si dirigono in hotel, il lavoro è appena iniziato (foto UAE Team Emirates-XRG)
Finita la tappa Senni e i membri dello staff caricano le bici e si dirigono in hotel, il lavoro è appena iniziato (foto UAE Team Emirates-XRG)
Dove andrai poi?

Ho un calendario provvisorio, ma appena terminata la Volta ao Algarve andrò alle corse in Croazia. Poi farò una serie di corse con il devo team e ad aprile dovrei essere alla Roubaix. Lì ci sarà tanta tensione, ma avrò avuto modo di fare esperienza nel frattempo. 

Continuerai a lavorare in negozio?

Visto che sono assunto a tempo pieno ho tanto lavoro da fare, anche fuori dalle gare, però se capiterà una mezza giornata libera tornerò volentieri a salutare i vecchi colleghi

Garzelli sulla Vuelta. Almeida favorito e intanto McNulty…

17.08.2024
6 min
Salva

Con la cronometro di Lisbona si è aperta oggi la Vuelta Espana. Il terzo grande Giro dell’anno vede al via un buon lotto di partenti. Un lotto che analizzeremo con Stefano Garzelli, spagnolo d’adozione.

Intanto Brandon McNulty della UAE Emirates gioisce per la prima maglia roja. Ma in classifica generale i big sono tutti molto vicini: il primo è Roglic e a 2″ Almeida, poi man mano tutti gli altri fino a Landa che ha incassato ben più del previsto, ma conosciamo bene lo scalatore spagnolo.

McNulty (classe 1998) ha vinto la crono di apertura, precedendo di 2″ sia Mathias Vacek che Wout Van Aert. Ovviamente è anche maglia rossa
McNulty (classe 1998) ha vinto la crono di apertura, precedendo di 2″ sia Mathias Vacek che Wout Van Aert. Ovviamente è anche maglia rossa
Stefano, a te la parola…

Un buon parterre, non eccezionale, ma di un livello medio alto. Come spesso capita alla Vuelta, per molti è un appello di recupero. Non vedo un favorito su tutti, Primoz Roglic forse, ma c’è un grande punto di domanda sulle conseguenze della sua caduta al Tour, come starà?

Però la Red Bull-Bora si presenta con una grande squadra: oltre a Roglic, ci sono Vlasov, Lipowitz, Martinez…

Ma siamo sicuri che a questo punto della stagione sia positivo? Io credo che Martinez abbia preparato appositamente la Vuelta, mentre Vlasov e Roglic ci arrivano dall’infortunio al Tour. Il colombiano è arrivato secondo al Giro d’Italia, vorrà un suo spazio. Di contro, guardando al lato positivo questa squadra potrebbe giocare con 2-3 punte.

E così potranno scontrarsi con il blocco della UAE Emirates? Che ancora una volta è un team formidabile: Adam Yates, Joao Almeida, Isaac Del Toro…

Fortissimi, nulla da dire, ma in parte anche per loro vale lo stesso discorso di prima. Pensiamoci un attimo. Yates e Almeida già volano da metà giugno. Ve li ricordate al Giro di Svizzera? Primo e secondo nelle ultime quattro tappe. Hanno fatto benissimo al Tour e ora siamo a metà agosto e la Vuelta finisce l’8 settembre. Insomma, da tre mesi al top della condizione. Non vorrei potessero pagare qualcosa nella terza settimana. Però sono forti.

E Del Toro? Lui ha fatto un altro cammino…

E infatti lui potrebbe essere la sorpresa di questa Vuelta. Ragazzo fortissimo.

Ci eravamo lasciati così, con Seppe Kuss re dell’ultima Vuelta, oggi un po’ in ritardo rispetto agli altri uomini di classifica
Ci eravamo lasciati così, con Seppe Kuss re dell’ultima Vuelta, oggi un po’ in ritardo rispetto agli altri uomini di classifica
Kuss e la Visma-Lease a Bike. Cosa ne pensi?

Loro partono con un leader, che è appunto l’americano. Non ha corso né il Giro, né il Tour e da quel che ne so io è da cinque mesi che prepara questa Vuelta. E guarda caso ora che deve andare forte ha vinto Burgos e ha conquistato anche l’unica tappa in salita. Lui è il leader della Visma-Lease a Bike e in seconda battuta c’è Uijtdebroeks, con Van Aert solito battitore libero.

Guardiamo in casa nostra e veniamo ad Antonio Tiberi.

Per Antonio questa Vuelta sarà un banco di prova molto importante. L’anno scorso fece una grande Vuelta soprattutto nella terza settimana, al Giro ha confermato di avere le doti per un grande Giro e ora tutti lo aspettano ed è proprio qui che le cose cambiano.

Cioè?

Che adesso è più difficile. Adesso ha delle pressioni. E questo sarà un momento per capire se è già maturo. Io sono convinto che farà bene. Anche per come ha superato vicende complicate… Non era facile per un ragazzo della sua età e alla lunga credo che un fatto del genere lo abbia aiutato a formarsi caratterialmente. Senza contare che fisicamente c’è. A Burgos è stato terzo nella crono, significa che stava in condizione. Non era ancora al top, e va bene, perché da Burgos a fine Vuelta c’era quasi un mese, ma vuol dire che ha lavorato nel modo giusto.

L’obiettivo per lui può essere il podio?

Sì, anche se non sarà facile, perché come dicevo prima non c’è un faro, come Pogacar al Giro che indirizzava la corsa e dietro di lui una manciata di atleti sulla stessa linea. Qui in Spagna ci sono almeno una decina di atleti quasi tutti sullo stesso piano.

Mikel Landa di nuovo leader: saprà tenere la pressione? Per ora non è partito bene: 92° a 1’05” da McNulty
Mikel Landa di nuovo leader: saprà tenere la pressione? Per ora non è partito bene: 92° a 1’05” da McNulty
E poi, Stefano, c’è lui. L’oggetto più misterioso del ciclismo moderno: Mikel Landa…

In teoria, per come è andato al Tour, è il favorito! In Francia è andato fortissimo, ma lì era gregario, bisognerà vedere come renderà nel ruolo di capitano. E qui sta la grande differenza tra un ottimo corridore e un campione. Bisognerà vedere come avrà gestito tutti i fattori tra Tour e Vuelta, se non si è rilassato troppo, e ci sta dopo un Tour. Lui è davvero un’incognita ed è difficile da giudicare, lo ammetto.

Un altro oggetto misterioso, ma per altre ragioni, è Tao Geoghegan Hart. Cosa ci dici dell’inglese?

Bisogna vedere come sta dopo l’ennesima caduta a Burgos. Su Tao pende un bel punto di domanda per se stesso e per la squadra. Vicino a Skjelmose e Ciccone, che puntano alle tappe, vedremo lui cosa farà.

Marco Frigo è uno dei 16 italiani al via. Il più atteso di loro è Antonio Tiberi, che può ambire al podio
Marco Frigo è uno dei 16 italiani al via. Il più atteso di loro è Antonio Tiberi, che può ambire al podio
Vamos in Espana: Carlos Rodriguez, prima, e il blocco Movistar poi…

Carlos lo conosco bene: ragazzo d’oro, professionista esemplare, mi piace tantissimo. Mi aspettavo qualcosa di più dal suo Tour, ma in una top cinque ci può rientrare. Altri suoi compagni come Arensman, De Plus… magari potrebbero rientrare nei primi dieci, ma torniamo ai discorsi di prima. E cioè che il livello è molto simile per tanti atleti e che siamo all’ultimo grande Giro dell’anno, bisogna vedere come si ci arriva non solo fisicamente, ma anche mentalmente.

Movistar?

Una squadra più per fare “casino” che per la classifica vera e propria. Mas esce da un Tour anonimo, forse non sa più neanche lui che corridore è. Almeno prima emergeva “da dietro”, nel senso che quando i big acceleravano lui poi resisteva, questa volta niente. Magari qui proverà a tenere ma non sono così convinto su di lui. Per il resto la Movistar ha diversi attaccanti, tra cui Quintana che può puntare ad una tappa. 

Quindi quale potrebbe essere il podio finale di Stefano Garzelli?

Nell’ordine: Almeida, Kuss, Roglic. Joao mi piace tanto. E’ un “duraccio”, non molla mai, va bene in salita e va forte a crono e se si guarda magari al lato romantico della questione con la Vuelta che parte dal Portogallo, la vittoria di un portoghese ci starebbe bene.

La querelle del Galibier. Martinelli, tu come la vedi?

04.07.2024
6 min
Salva

Prima che il Tour esplodesse di gioia per il record di Mark Cavendish, in Francia a tenere banco gli argomenti era due: l’impresa di Pogacar e la “querelle del Galibier”, che ha visto protagonisti Joao Almeida e Juan Ayuso.

Ai 2.642 metri del celebre valico, cuore della quarta tappa, sembra che il talento spagnolo abbia fatto un po’ melina, diciamo così. Non ha rispettato del tutto le consegne che erano state date. Tadej Pogacar ha detto che non ha attaccato prima per colpa del vento, invece sembra che questo suo tardivo attacco sia figlio anche di un gestione imprevista del finale della UAE Emirates.

Il fatto

Ma andiamo con ordine. La UAE Emirates affronta il Lautaret e il Galibier davvero forte. Ogni volta che passa un altro uomo in testa il ritmo aumenta e il gruppo si sgretola. Quando svoltano per gli 8,3 chilometri finali del Galibier, i più duri, nell’ordine entrano in scena: Sivakov, Adam Yates, quindi Almeida e Ayuso. Questi ultimi due, visto il vento devono alternarsi fino ai -3 chilometri (o poco meno) dalla vetta. Peccato che a tirare sia solo Joao Almeida, mentre Ayuso è addirittura a ruota del capitano Pogacar.

Da qui il gesto plateale di Almeida che invita Ayuso a venire in testa. Morale: il ritmo cala, prova né è il fatto che Roglic, il quale si stava staccando, si salva. Non solo, ma Pogacar che si aspettava una determinata tattica ritarda l’affondo, scatta a un chilometro dal Galibier e alla fine in cima guadagna “solo” 10 secondi. Lui stesso ha detto che avrebbe voluto attaccare prima, attribuendo però la colpa al vento.

Martinelli (classe 1955) è stato anche diesse di Pantani, il quale richiamava all’ordine i suoi se qualcuno disattendeva gli ordini
Martinelli (classe 1955) è stato anche diesse di Pantani, il quale richiamava all’ordine i suoi se qualcuno disattendeva gli ordini

Il parere di Martinelli

Cosa sarebbe potuto succedere se lo sloveno fosse scattato prima? Avrebbe guadagnato di più? Vingegaard sarebbe andato di più in acido lattico senza quel “rallentamento”? E come si amministrano certe situazioni in squadra?

E’ noto che Ayuso non sia un carattere facile. E’ campione nel Dna e il ruolo di gregario forse non riesce neanche a concepirlo del tutto. E per questo il suo atteggiamento magari non è neanche del tutto voluto .

Di tutto ciò abbiamo parlato con Giuseppe Martinelli, uno dei direttori sportivi più esperti. Se non il più esperto in assoluto.

Come dice Martinelli, la UAE Emirates in questo momento è fortissima: eccola in azione sul Galibier
Come dice Martinelli, la UAE Emirates in questo momento è fortissima: eccola in azione sul Galibier
Giuseppe, cosa ne pensi della situazione di martedì?

Quando hai una squadra forte come adesso la UAE Emirates, una situazione simile può succedere. Erano a tutta e ad Almeida è scappato quel gesto di scatto. Può capitare. E poi non dimentichiamo che neanche lui è un gregario vero e proprio. E’ un ottimo corridore che sta facendo il gregario. Pertanto ci sta che voltandosi e vedendo il “ragazzino” tranquillo a ruota si sia arrabbiato. Non è bello, ma può succedere.

Però quando poi è passato Ayuso, il ritmo è un po’ calato. Almeno così è parso…

Quello sì. Si è visto che tirava con mezza gamba e non con due. Ma io voglio spezzare non dico una lancia a suo favore, ma almeno dargli un’attenuante. Juan Ayuso è un talento vero e anche per lui non è facile mettersi a disposizione. Lo hanno portato al Tour per imparare… ma imparare bene. Secondo me dalla prossima giornata in salita lo vedremo al suo posto. Tra l’altro, ma sono solo voci sia chiaro, si sente dire che vorrebbe cambiare squadra. I credo che se c’è qualcosa, il modo di mettere a posto tutto lo trova o lo ha già trovato, colui che porta la maglia gialla.

Dopo l’arrivo Matxin, mago nel tessere buoni rapporti, ha elogiati Almeida e Ayuso
Dopo l’arrivo Matxin, mago nel tessere buoni rapporti, ha elogiati Almeida e Ayuso
Dici che Pogacar gli ha detto qualcosa dopo la tappa del Galibier?

Per me sì. Gli fa capire che tutti devono lavorare allo stesso modo. Che sono una squadra. Le sue parole contano tantissimo. Però ripeto, queste sono cose che succedono. Magari hanno già rimesso le cose in ordine. Quando si fanno le strategie, poi magari le cose possono variare. Io per esempio ho notato che Adam Yates prima di passare a tirare ha parlato due volte alla radio. Per me ha detto ai compagni: «Fatemi tirare adesso, perché non sono super». Quindi qualcosa nelle tattiche varia sempre. Così si è invertito con Almeida che è entrato in azione dopo. Solo che poi quando il portoghese si è voltato e ha visto che l’altro non c’era, si è risentito.

Magari Ayuso non ne aveva…

Però è arrivato con i primi. Se hai fatto davvero il tuo lavoro non ci arrivi così avanti. Neanche il miglior Kwiatkowski, neanche Van Aert dopo aver fatto quello che dovevano fare restavano con i migliori. E non credo che lui sia ancora più forte di questi nomi giganteschi.

Come abbiamo detto, sembra, il condizionale è d’obbligo, che Pogacar dovesse partire ai 3 chilometri dalla vetta, dove c’è un tratto molto duro…

E ci sta. Io conosco molto bene quella salita e in effetti c’è un tratto di 500 metri molto duro. Non so… forse col senno del poi gli è andata meglio così.

A Valloire Pogacar in mix zone aveva parlato dell’armonia del bus e del team a cena (foto @fizzaazzif)
A Valloire Pogacar in mix zone aveva parlato dell’armonia del bus e del team a cena (foto @fizzaazzif)
Cioè, cosa vuoi dire?

Se Pogacar fosse partito prima lo avrebbe fatto con meno violenza forse e magari Vingegaard gli si sarebbe messo a ruota e non lo avrebbe staccato più. Invece ha capito che gli deve dare una botta secca e non farlo attaccare alla sua ruota. In quelle due tappe, tra Galibier e San Luca, lo ha capito e ci ha provato. Anche perché così lo manda fuorigiri, gli fa fare fatica… Perché attenzione: Vingegaard ha un recupero impressionante e se va in crescendo nella terza settimana magari diventa il più forte. Così invece lo ha un po’ rimesso al suo posto.

Chiaro…

Non so che numeri abbia fatto Tadej, sicuramente saranno stati incredibili, ma quella del Galibier è un’impresa pazzesca. Io forte così Pogacar non l’ho mai visto. E secondo me anche a crono i distacchi dell’anno scorso tra i due non saranno così ampi. Anzi, per me Pogacar può anche vincerla la crono. Magari lo farà Remco, altro fenomeno, ma saranno tutti vicini.

Ultima domanda, “Martino”: se tu fossi il direttore sportivo della UAE cosa avresti detto ai tuoi ragazzi?

Li avrei riuniti al tavolo e avrei detto ad Ayuso: «Ragazzo, fai quello che ti abbiamo detto di fare. Hai un compito. Se tutti hanno un chilometro da fare, quel chilometro tocca anche a te».

Svizzera blindato: ora Yates e Almeida verso il Tour con Pogacar

16.06.2024
4 min
Salva

Primo e secondo per quattro giorni di seguito al Tour de Suisse: il dominio del UAE Team Emirates anche in questo caso è stato schiacciante. Pensare che Adam Yates e Joao Almeida ora andranno al Tour da gregari di Pogacar fa capire con quanta determinazione la squadra emiratina abbia voglia di ribaltare i verdetti degli ultimi due anni. L’incidente di Vingegaard rischia di sballare le previsioni e gli equilibri, in ogni caso la consistenza del team è piuttosto impressionante.

L’ultima sfida ha visto i due compagni di squadra scaldarsi uno accanto all’altro sui rulli nella zona di partenza. Neppure uno sguardo in cagnesco, piuttosto l’intima convinzione di tirare fuori il meglio dalla giornata. E il meglio ha significato per Almeida vincere la crono, con una gestione aggressiva della prova. Per Yates una tattica conservativa, sapendo che a meno di un tracollo il margine sarebbe stato sufficiente per portare a casa la maglia gialla. Quando Almeida è sceso dai rulli per andare alla partenza, i due si sono stretti la mano e poi la sfida è cominciata. Erano le 16,19: dopo 33 minuti 23 secondi e 870 millesimi, il portoghese ha conquistato l’ultima prova. Staccato di 8 secondi, il britannico ha sollevato l’ultimo trofeo.

Ottime, a margine, le prove di Skjelmose, Riccitello, Pidcock e Lenny Martinez, ma contro quei due la partita era ingiocabile.

Almeida ha vinto la crono con un finale pazzesco, fra agilità e grande velocità
Almeida ha vinto la crono con un finale pazzesco, fra agilità e grande velocità

Il finale di Almeida

Come tutti gli altri, anche Almeida è partito con la bici da crono e poi è passato alla Colnago da salita. Un cambio necessario, visto che il finale verso Villard sur Ollons era da tappa di montagna. E mentre tanti si sono intestarditi su un rapporto troppo lungo, gli ultimi due chilometri di Almeida lo hanno visto spingere con la corona più piccola, facendo velocità con la cadenza. Curiosità nel trionfo, pur essendo un grande cronoman e avendo fatto ottime prove in precedenza, Almeida non aveva mai vinto una crono WorldTour.

«Sono davvero contento della vittoria – dice – penso che sia stata la mia prima vittoria a cronometro, escludendo i campionati nazionali, quindi è molto buono. Sapevo sin dalla partenza che sarebbe stato praticamente impossibile vincere la classifica generale contro Adam. E’ abbastanza forte ed è un combattente. Per cui sono super felice anche del secondo posto dietro di lui.

«Non sapremo mai come sarebbe andata se non avessi dovuto lavorare per lui. E’ stata una settimana fantastica, di un perfetto lavoro di squadra. Poteva essere un’occasione anche per me, ma ci siamo detti che saremmo stati corretti e alla fine è bello vincere avendo questa consapevolezza».

Yates ammette di non aver avuto le gambe per accelerare nel finale: il margine era buono
Yates ammette di non aver avuto le gambe per accelerare nel finale: il margine era buono

I fantasmi di Yates

Yates e la sua barba sono crollati sull’asfalto, ansimando forte. E proprio mentre era lì che cercava di riconnettersi con la vita, dalle spalle sua moglie ha portato il peloso cane bianco che si è messo ad annusarlo e fargli festa. A volte gli organizzatori ci lasciano interdetti: sono così severi nel tenere lontani i fotografi e poi fanno arrivare un cane (sia pure il suo) addosso al vincitore della classifica.

«E’ sicuramente una delle vittorie più importanti della mia carriera – dice Adam – non ero sicuro di riuscirci. Ovviamente, avevo i distacchi rispetto a Joao, partito davanti a me e sapevo che alla fine avrebbe accelerato. Io invece non riuscivo proprio a farlo. Ero già al limite, quindi ho provato a tenere il ritmo e per fortuna è bastato. Sono ancora senza fiato perché è stato molto impegnativo. Avevo in mente da molto tempo il 2019, quando persi la Tirreno-Adriatico per un solo secondo nell’ultima crono (vinse Roglic, ndr) dopo essere stato in testa per cinque tappe. E questo fantasma era nella mia testa da anni. Per cui finalmente è bello vincere una corsa con un’ultima crono come questa.

«In più a inizio anno ho avuto un brutto incidente e la cosa peggiore è che non capivo quanto tempo mi sarebbe servito per tornare. Per fortuna le cose sono state abbastanza rapide e ne sono grato. Vincere la corsa è già una grande cosa, dividere il podio con Joao è una sensazione davvero speciale».

Sul podio, oltre ai due del UAE Team Emirates, anche Mattias Skjelmose
Sul podio, oltre ai due del UAE Team Emirates, anche Mattias Skjelmose

Chissà se Pogacar ha seguito quest’ultima crono e si è fregato le mani immaginando quale tranquillità potranno dargli questi due angeli custodi al Tour de France. Ormai tutti i tasselli stanno andando al loro posto. Firenze sta per diventare la capitale mondiale del ciclismo. Prima con il weekend dei campionati italiani e poi con la Grand Depart. Noi siamo pronti, la sensazione è che lo siano anche loro!

Yates e Almeida, ci si gioca tutto in 16 chilometri

15.06.2024
5 min
Salva

A prescindere da come finirà il Giro di Svizzera e la sfida (sperando che ci sia) fra i due compagni di squadra Adam Yates e Joao Almeida nella cronoscalata finale, c’è chi è già più che contento. E’ chiaro che la Uae Team Emirates porta a casa un prestigioso trofeo, ma soprattutto è soddisfatto Joxean Matxin, lo stratega della formazione che pensa già al Tour, dove ci saranno entrambi e dove entrambi saranno al servizio di Pogacar.

Yates e Almeida hanno fatto il vuoto, ancora una volta. Segno di una condizione già ideale per il Tour
Yates e Almeida hanno fatto il vuoto, ancora una volta. Segno di una condizione già ideale per il Tour

Una marcia in più

La loro condizione è evidentemente quasi al top, anche nella tappa con arrivo a Villars sur Ollion non si sono mai minimamente preoccupati né della fuga iniziale, né del lavoro della Ineos con Rivera che macinava chilometri portandosi dietro Bernal e Pidcock. Negli ultimi 3 chilometri hanno cambiato marcia per andarsi a giocare la vittoria di tappa. In tre giorni due successi per il britannico e uno per il lusitano, ma il conteggio è fallace visto che i due sono arrivati insieme e l’ordine di arrivo è dato solo dalla casualità della fotocellula.

Matxin, come detto era stato chiaro: «Tutti coloro che andranno al Tour sanno che dovranno correre per Tadej, ogni altra opzione è secondaria e dipenderà dallo sloveno». Avere luogotenenti simili, capaci di fare la differenza è per il trionfatore del Giro una garanzia ulteriore per andare a caccia della mitica doppietta. C’è però un sottotesto: con corridori in queste condizioni non è comunque da scartare anche la costruzione di un “piano B” nel caso non tutto vada come si deve per il campione vincitutto.

Bernal continua a rimanere coperto, ma è intanto terzo in classifica. Sarà protagonista al Tour?
Bernal continua a rimanere coperto, ma è intanto terzo in classifica. Sarà protagonista al Tour?

Sfida aperta su 16 chilometri

C’è però un Giro di Svizzera da onorare fino alla fine. La partita fra i due è aperta, c’è una cronoscalata ancora da affrontare con 16 chilometri che decideranno il vincitore finale. Yates ha nei confronti di Almeida 31”. Pochi? Tanti? Il portoghese ha di certo una propensione maggiore per le sfide contro il tempo e da quel che si è visto anche una condizione che raramente ha raggiunto, altrimenti non si spiegherebbe come sia stato lui a forzare l’andatura alle spalle dell’austriaco Felix Gall, per andarlo a riprendere, chiamando addirittura il compagno, rimasto con Skjelmose e Kelderman, per andare via insieme.

Fatto il vuoto alle loro spalle c’era da decidere chi doveva vincere, ma i due non si sono posti il problema: «Nessuno ha chiesto all’altro di lasciarlo vincere – ha detto Yates dopo l’arrivo – ci siamo semplicemente detti di arrivare insieme, perché avevamo vinto insieme. Joao è un’ottima persona, un compagno ideale. E’ in ottima forma e potrebbe facilmente vincere. E’ una situazione strana, magari domani questi 4 secondi risulteranno decisivi, ma ripeto, è stato frutto del caso. Io spero di poter vincere ancora, anche lui lo spera, è giusto che ce la giochiamo ad armi pari onorando la nostra maglia».

Staune-Mittet ancora non ha vinto quest’anno, ma sta crescendo a vista d’occhio
Staune-Mittet ancora non ha vinto quest’anno, ma sta crescendo a vista d’occhio

Un confronto nel segno del rispetto

Da parte sua Almeida è sulla stessa lunghezza d’onda, il che lascia aperta la tappa finale a qualsiasi esito: «Finché facciamo primo e secondo siamo entrambi felici, fra noi c’è pieno rispetto reciproco, lavoriamo per un fine comune. Io ovviamente voglio fare di tutto per conquistare la vittoria finale, so di avere un bel distacco ma so anche che la frazione conclusiva può favorirmi. Noi abbiamo costruito la corsa come meglio non si poteva, domani possiamo divertirci e vinca il migliore, sicuramente chi sarà secondo sarà comunque contento».

Non c’è però solo la Uae e questo Giro di Svizzera un po’ schiacciato dalla squadra numero uno al mondo lo scorso anno mette in mostra anche altri corridori, qualcuno di quei giovani che cercano i raggi del sole. Uno di questi è Johannes Staune-Mittet, norvegese che conosciamo bene vista la sua vittoria al Giro Next Gen dello scorso anno. Oggi è entrato nella fuga di giornata ma poi si è sorbito 55 chilometri di fuga solitaria e quando a una quindicina dal traguardo aveva ancora oltre un minuto e mezzo, qualcuno dei mammasantissima ha iniziato anche a preoccuparsi…

Il giovane yankee Riccitello, chiare origini italiane, molto forte in salita
Il giovane yankee Riccitello, chiare origini italiane, molto forte in salita

I giovani emergenti

«E’ stato un bello sforzo e comunque sia andata io sono soddisfatto – ha dichiarato all’arrivo – Erano tanti chilometri, l’arrivo in salita era troppo importante per chi lotta per la vittoria finale, ma intanto credo di aver fatto qualcosa d’importante. E’ il mio primo anno nel WorldTour e c’è tanto da imparare, verranno occasioni anche per me per emergere».

Un altro da tenere d’occhio è Matthew Riccitello. Il cognome non deve trarre in inganno, viene dall’Arizona, anche lui come il norvegese della Visma-Lease a Bike ha 22 anni e fa parte di quella nidiata di talenti pescati dalla Israel nel nuovo ciclismo a stelle e strisce, come quel Sheehan che lo scorso anno sorprese tutti alla Parigi-Tours: «E’ stata dura tutto il giorno – ha detto lo statunitense che ha chiuso 3° a 14” dalla coppia regina – Sull’ultima salita ho provato a tenere Yates ma ero un po’ stanco. Comunque è stata una buona giornata, la condizione è solida e comincio ad abituarmi a stare in mezzo ai grandi. Il podio finale è lontano oltre un minuto, forse un po’ troppo, ma voglio dare qualcosa al team che mi ha supportato molto in questa corsa».

Per Cavendish la notizia arrivata in corsa della nomina a baronetto da parte di Carlo III
Per Cavendish la notizia arrivata in corsa della nomina a baronetto da parte di Carlo III

Finita la corsa, si torna nei ranghi…

Quella sua, come per Bernal che è terzo e zitto zitto continua a progredire, o come per Skjelmose, il campione uscente che vuole abdicare con l’onore delle armi, sarà un’altra corsa rispetto a quella della “premiata coppia”. Alla fine si vedrà chi alzerà la coppa, poi però si tornerà nei ranghi: c’è un Tour da vincere e l’uomo per farlo, in casa Uae, non è in Svizzera…

Gianetti e la UAE: un mosaico costruito minuziosamente

13.06.2024
6 min
Salva

La Svizzera è una cartolina, la bellezza ti viene in faccia quando meno te lo aspetti allo stesso modo in cui, non appena la pendenza delle salite si fa cattiva, i corridori si trovano senza gambe. Carì si trova sulle montagne del Ticino a 1.655 metri di quota, luogo incantato per escursioni e sport invernali. Ed è proprio in un punto più verde di altri che Adam Yates, dopo l’assaggio di ieri, decide di attaccare. E’ la quinta tappa del Tour de Suisse e ancora una volta il UAE Team Emirates ha preso in mano la corsa, risucchiando i fuggitivi.

«Oggi all’arrivo le primissime parole che mi ha detto Adam Yates – fa Gianetti al settimo cielo – sono state: “Mamma mia, che lavoro di squadra”. Lo ha detto un metro dopo l’arrivo e neanche ringraziando loro, ma dicendolo a me. La squadra ha fatto il lavoro e lui l’ha solo finalizzato. Questo è uno spirito bellissimo, che mi piace. Adam e Joao Almeida sono dei ragazzi straordinari. Non sono solo dei corridori veramente fenomenali, ma delle persone molto intelligenti con le quali è veramente bello lavorare».

Il Giro di Svizzera si corre in uno scenario da cartolina, ma a volte la fatica è meno poetica
Il Giro di Svizzera si corre in uno scenario da cartolina, ma a volte la fatica è meno poetica

Yates e dietro Almeida

Yates attacca come gli scalatori di una volta: lui l’alta frequenza di pedalata non sa cosa sia. Quando dà la prima bordata, il primo a tenerlo è Bernal. Poi il colombiano cede e si fa sotto Mas, finché entrambi vengono ripresi da Almeida. Procedono così, staccati di una manciata di secondi fino al traguardo. Primo Yates, secondo Almeida a 5″, terzo Bernal a 16″, quarto Riccitello a 18″, quinto Mas a 22″. Lo scenario dei due compagni di squadra quasi appaiati ricorda l’identico scenario alla Vuelta dello scorso anno.

«Sapevamo di voler fare un ritmo serrato – racconta il leader – l’intera squadra ha lavorato davvero duramente per tutto il giorno. All’inizio la Ineos ha provato a spronarci un po’ nelle prime due salite, quindi abbiamo dovuto riorganizzarci. Poi però i ragazzi sono stati super forti. Hanno controllato la fuga e poi abbiamo fatto un gran ritmo nel finale. Soprattutto con Joao (Almeida, ndr) salivamo davvero forte. E quando dalla macchina mi hanno detto che stava risalendo, mi sono voltato e quasi pensavo di vederlo passare. So che anche lui è in ottima forma, siamo venuti qui come leader alla pari. Quindi per la squadra è stata una giornata fantastica».

Un mosaico chiamato UAE Emirates

Domani intanto si vivrà uno scenario che ricorda quello del Giro nel giorno di Livigno, ma con il dovuto anticipo. La tappa regina non si potrà fare a causa della neve e in alternativa verrà proposta una… tappetta di 42,5 chilometri. Nonostante gli sforzi, si è deciso che anche il percorso alternativo previsto per la tappa regina attraverso i passi del San Gottardo e del Furka non è fattibile. Si partirà da Ulrichen con la salita finale di Blatten-Belalp che potrebbe riservare comunque degli attacchi. Gianetti da queste parti gioca in casa e ancora una volta, dopo le meraviglie del Giro, si trova ad abbracciare i corridori dopo una gigantesca prova di squadra.

«E’ una soddisfazione – dice – dopo anni di costruzione minuziosa. Pezzo dopo pezzo, come un mosaico, ogni piccola pietrina fa parte del disegno globale. Il personale, i direttori sportivi, i massaggiatori, i meccanici, i manager, il nutrizionista, i cuochi, i fisioterapisti, gli ingegneri, i nostri partner… tutti! Ciascuno mette veramente qualcosa per far sì che questo mosaico sia un bel disegno. E’ bello perché è frutto di tanta passione».

Dopo la vittoria al Giro, al Tour si andrà tutti per Pogacar: Gianetti, grande capo della UAE, non ha dubbi sulla lealtà del team
Dopo la vittoria al Giro, al Tour si andrà tutti per Pogacar: Gianetti, grande capo della UAE, non ha dubbi sulla lealtà del team

Il segreto dell’amicizia

Yates disposto a mettersi a disposizione di Almeida, poi tutti a disposizione di Pogacar al Tour. Come si costruisce una simile intesa? Bastano gli ingaggi alti per spegnere le velleità di corridori nati per essere campioni? Gianetti ascolta. E’ stato corridore. Sa com’è quando dentro hai il fuoco della vittoria.

«Questa è la cosa della quale sono più orgoglioso – dice il Team Principal e CEO del UAE Team Emirates – perché abbiamo creato la squadra partendo dai giovani. Forse uno dei pochi innesti per cui siamo andati sul mercato è proprio Adam Yates. Però Almeida, Ayuso, Hirschi, McNulty, Bjerg, Del Toro e lo stesso Pogacar sono corridori che abbiamo forgiato noi, anche nel senso dell’amicizia. Vogliamo da subito che ogni corridore abbia lo spazio per vincere, tutti i nostri giovani quest’anno ci sono già riusciti. Sei giovane, ma non devi solo lavorare e questo dà loro una carica incredibile. Avete visto con quale personalità hanno lavorato oggi Christen, Del Toro e lo stesso Mark Hirschi? Insistiamo quotidianamente su questo aspetto, per far sì che i ragazzi abbiano rispetto uno dell’altro. Affinché ciascuno in questa squadra abbia rispetto per gli altri. Dobbiamo stare assieme tutti i giorni dalla mattina alla sera, anche in camere doppie: bisogna andare d’accordo.

«Vogliamo che abbiano una mentalità molto aperta, propositiva. Non critica, ma propositiva perché vogliamo migliorare. Voglio che ognuno possa portare qualcosa di suo. Siamo la squadra migliore al mondo perché ci sono 140 persone, tra corridori e personale, che fanno il meglio per far crescere la squadra: se stessi e il gruppo. I corridori questa cosa la sentono, la percepiscono. E’ un circolo che abbiamo costruito in maniera veramente ricercata e dettagliata e io ne vado veramente molto orgoglioso».

Bernal è stato il primo a rispondere all’attacco di Yates, poi ha pagato con 16″ di ritardo
Bernal è stato il primo a rispondere all’attacco di Yates, poi ha pagato con 16″ di ritardo

Al Tour per Pogacar

Per questo stesso motivo andranno al Tour a lavorare per Pogacar: sette capitani al servizio del più capitano di tutti. Come si fa a essere certi che uno non parta con il pugnale nascosto sotto la maglia? Mauro sorride, la situazione è sotto controllo.

«Siamo chiari dall’inizio della stagione – sorride – anzi da prima che il corridore firmi il contratto. “Vuoi venire da noi? Bene, perché vuoi venire da noi? Cosa vuoi da noi come squadra? Noi da te vogliamo questo, ma tu perché vuoi venire da noi? Vogliamo capire se siamo la squadra giusta per quello che tu vuoi”. Quindi è importante chiarire questo aspetto prima di tutto. Poi inizia la stagione e a novembre Matxin fa un lavoro straordinario, corridore per corridore, su quali siano le loro ambizioni e cosa vogliano fare.

«Okay, è chiaro, al Tour c’è Tadej e si lavora per lui: questo è scontato, quindi tutti lo sanno. E sanno che se vogliono trovare un’occasione per vincere, dovranno concentrarsi e identificare il momento in cui loro stessi avranno la squadra a disposizione. E’ frutto di una programmazione molto oculata e discussa in maniera esaustiva. Da domani Yates e Almeida faranno corsa parallela perché ovviamente non corriamo da soli. Ci sono molti avversari che proveranno ad attaccare, che proveranno a fare la corsa dura, difficile, complicata. Quindi ovviamente bisognerà correre bene, sfruttare questa situazione che ci vede al comando della classifica. E se alla fine uno dei due starà meglio dell’altro, la situazione sarà accettata in modo molto sereno».

UAE Emirates e il Tour: dream team o troppi galli?

02.11.2023
5 min
Salva

Se la Jumbo-Visma è alle prese con indiscrezioni di stampa che vorrebbero Van Aert al via del Giro rinunciando al Tour per puntare poi alle Olimpiadi, in casa UAE Emirates (foto Fizza in apertura) si ragiona di futuro con il possibile coinvolgimento nella sfida francese di Juan Ayuso e di Joao Almeida. Il tutto mentre Pogacar è impegnato nei criterium d’Oriente del Tour de France e rilascia dichiarazioni a briglia sciolta, dando una sensazione di vero divertimento: «Il miei obiettivo per il 2024? Divertirmi e togliere quella maglia arcobaleno a Van der Poel».

E’ possibile che per contrastare la squadra olandese (che perdendo Roglic ha comunque ridotto la sua capacità offensiva, ma ha pur sempre Vingegaard, Kuss e Van Aert), il team degli Emirati decida di puntare su una sorta di dream team, affiancando a Pogacar e Yates, anche Ayuso e Almeida?

Da due anni la sfida del Tour sorride alla Jumbo-Visma, con la UAE Emirates a inseguire
Da due anni la sfida del Tour sorride alla Jumbo-Visma, con la UAE Emirates a inseguire

Pogacar e il Tour

Delle parole dello sloveno sugli equilibri del Tour abbiamo raccontato nell’ultimo editoriale: non sarà più un duello fra Jumbo-Visma e UAE Emirates, ma ci saranno da considerare anche la Bora-Hansgrohe di Roglic e la Ineos Grenadiers che si sta rinforzando.

«Sono molto soddisfatto del percorso del prossimo Tour – ha aggiunto lo sloveno – le due cronometro sono interessanti come pure la tappa su sterrato, ma ci sarà molta competizione anche negli ultimi giorni nei dintorni di Nizza. Mi dicono che Vingegaard ha dato un 8 al Tour del 2024, io darei un 9, soprattutto perché finiamo nella zona dove vivo e mi alleno».

Quarto alla Vuelta e miglior giovane, Ayuso ha voglia di misurarsi col Tour senza troppi timori
Quarto alla Vuelta e miglior giovane, Ayuso ha voglia di misurarsi col Tour senza troppi timori

Ayuso e il Tour

Contemporaneamente, del Tour ha parlato Juan Ayuso, che nella stessa UAE Emirates appare come un predestinato. E che ora, dopo essersi fatto le ossa per due stagioni alla Vuelta, vuole misurarsi con le strade francesi. In realtà farebbe un gran bene a lui e anche al Giro se venisse a misurarsi da queste parti, ma pare che per adesso il discorso non faccia minimamente breccia.

«L’idea – ha detto lo spagnolo nello stesso Criterium di Madrid vinto da Van der Poel – è di fare il mio debutto al Tour l’anno prossimo e vedere come va. Pogacar attualmente è il numero uno ed è normale che vada al Tour da leader. Ma come abbiamo visto alla Vuelta, è intelligente avere più corridori in classifica. Devo ancora fare altra esperienza, il mio corpo deve continuare a svilupparsi. Miglioro ogni anno e non mi sento come se fossi in una fase di stagnazione nel mio sviluppo. Se continuo così, alla fine arriverò al livello dei migliori».

Dopo il terzo posto del Giro e il nono della Vuelta, per il 2024 Almeida vorrebbe provarsi al Tour
Quarto alla Vuelta e miglior giovane, Ayuso ha voglia di misurarsi col Tour senza troppi timori

Almeida e il Tour

E Almeida? Il portoghese si era espresso dopo il Giro, quando seppe di dover fare anche la Vuelta. E proprio nel momento in cui raccontò l’orgoglio per aver conquistato il podio di Roma dietro Roglic e Thomas, dichiarò la sua voglia di Tour. Non è affatto escluso che nel 2024 Joao possa tornare al Giro, ma poi la UAE Emirates potrebbe assecondare il suo desiderio di affrontare un grande Giro al fianco di Pogacar.

«Penso di dover salire ancora di un livello per essere lì con i più forti – ha ribadito di recente tornando sul tema – ma bisogna prendersi tempo, le cose richiedono gradualità e penso di essere sulla strada giusta. Nel 2023 ho fatto Giro e Vuelta, il prossimo anno sarebbe bello fare il Tour».

L’ultimo scontro fra Pogacar e Van der Poel si è avuto al mondiale, con lo sloveno 3° dietro Mathieu e Van Aert
L’ultimo scontro fra Pogacar e Van der Poel si è avuto al mondiale, con lo sloveno 3° dietro Mathieu e Van Aert

I piani di Tadej

Chissà se per Pogacar tutto ciò si traduca in pressione o se lo sloveno riesca a farsela scivolare addosso con la solita leggerezza. Sta di fatto che, con la solita grande eleganza, Tadej si guarda bene dal dichiarare che nel suo orizzonte ci sia soltanto il Tour de France.

«Se facessi da me il mio calendario – dice – probabilmente non vincerei molte gare, perché vorrei partecipare a tutte. Per questo è un compito che spetta ai dirigenti della squadra. Io vorrei vincere il Giro e anche la Vuelta, ma non conosco ancora il mio programma per il 2024. Del resto, il mio momento più bello dell’anno è stata la vittoria al Giro delle Fiandre contro Van der Poel. Mathieu è molto simpatico, un amico, ma anche un grande rivale. Se ci incontrassimo nelle stesse gare, fra noi potrebbe accendersi una rivalità come quella fra lui e Van Aert. E’ uno dei migliori corridori del mondo, anzi il migliore visto la maglia che indossa. Se fossi bambino adesso, Van der Poel sarebbe il mio eroe».

Almeida, testa a Barcellona. Crono e sprint la via per un altro podio

08.08.2023
4 min
Salva

Un Giro d’Italia corso da protagonista, un campionato nazionale (a crono) vinto e una lunga estate per recuperare, riflettere e preparare la Vuelta. Joao Almeida a Roma era riuscito a guadagnare il suo primo podio in un grande Giro. Il che lo ha proiettato, se non proprio in una nuova dimensione, in uno stato di maggiore consapevolezza di se stesso.

In gruppo Joao è uno degli atleti più rispettati e in vista. E al Tour de Pologne abbiamo potuto osservare tutto ciò dal vivo per un’intera settimana. Si muoveva da leader. Il tutto senza considerare che è stato protagonista assoluto della corsa con Mohoric fino all’ultimo traguardo volante.

Almeida dopo la crono del Lussari al Giro. Ci eravamo lasciati così…
Almeida dopo la crono del Lussari al Giro. Ci eravamo lasciati così…

Con la Spagna in testa

Un vero spettacolo. Sui veloci arrivi polacchi Joao ha lottato con corridori più esplosivi ed è sembrato essere il “primo Almeida”, quello del Giro d’ottobre quando in maglia rosa sprintava con Ulissi a Monselice o staccava i rivali della generale a San Daniele del Friuli. Una brillantezza da finisseur ritrovata che potrebbe essere un’arma da non sottovalutare in chiave abbuoni alla Vuelta.

Lo avevamo lasciato con le gambe distese su una sedia dietro al podio del Lussari.

«Sto bene – ci ha detto il corridore della UAE Emirates – questa estate è filata secondo i programmi. Dopo il Giro ho fatto i campionati nazionali, sia su strada che a crono, e poi sono salito in altura, per preparare le prossime gare avendo la Vuelta come focus principale».

«In ritiro ho lavorato con regolarità. Nel senso che non ho cambiato nulla. Ho cercato di lavorare bene su ogni aspetto, soprattutto sulle salite dure. Mentre il Tour de Pologne è stato molto importante per ritrovare la brillantezza».

Almeida sfortunato a Glasgow. E’ caduto nel trasferimento picchiando polso e gamba sinistra (si notano i segni). Farà comunque la crono
Almeida sfortunato a Glasgow. E’ caduto nel trasferimento picchiando polso e gamba sinistra (si notano i segni). Farà comunque la crono

Ayuso, amico e rivale

Ma come spesso accade oggi dopo i ritiri, e come avevamo accennato, Almeida è parso subito in condizione. E’ venuto via dalla Polonia (anche lui diretto a Glasgow) con un secondo posto incoraggiante – pensate che dopo oltre mille chilometri di gara ha perso per un solo secondo – la sensazione è quella di un atleta che può fare molto. E che in qualche modo vuol mettere subito i puntini sulle “i”.

La concorrenza in Spagna è alta e in casa c’è un “rivale” mica da ridere: Juan Ayuso. Ma su questo aspetto Almeida appare forse più tranquillo di quello è.

«La convivenza con Juan? Io credo che andrà bene. Siamo amici e facciamo spesso l’altura insieme. Abbiamo passato anche questi ultimi giorni insieme ad Andorra (erano sull’Envalira, dove hanno affrontato diverse salite che ci saranno alla Vuelta, ndr). Partiamo alla pari e poi facciamo la nostra corsa. Io non dovevo andare forte al Polonia per poter dire di essere il leader in Spagna, ma per valutare le mie sensazioni, per fare la mia gara… e provare anche a vincere».

Il discorso della leadership e della fiducia era un aspetto che Almeida aveva già toccato dopo il Giro d’Italia. In particolare aveva parlato dell’importanza di aver vinto in salita battendo i rivali nel testa a testa, come aveva fatto sul Bondone, e dell’imparare ad essere il capitano della squadra. Aveva sottolineato come questa cosa non si apprendesse dalla sera alla mattina.

Joao crede molto nella crono iridata: un test fondamentale in vista della Vuelta. A fine giugno aveva vinto il titolo nazionale in questa specialità
Joao crede molto nella crono iridata: un test fondamentale in vista della Vuelta. A fine giugno aveva vinto il titolo nazionale in questa specialità

Crono, all-in

In Spagna sarà un po’ come rivivere il Giro d’Italia. A giocarsi la corsa ci saranno appunto Joao, Thomas, Roglic, Caruso… 

«E’ vero! Tutto uguale… Sarà un po’ come al Giro ma in una gara diversa. Una gara diversa per le sue frazioni più piccole e nervose, ma anche perché farà più caldo. Al caldo ti ci devi preparare bene… ma alla fine vince sempre il più forte».

Vince il più forte: lo abbiamo visto anche in questo mondiale. I più forti erano tutti lì davanti… nonostante un percorso altimetricamente non troppo selettivo. I primi nomi in ottica Vuelta che fa Almeida sono Remco e Roglic, i più temuti secondo lui. «Ma – va avanti – sono tanti i nomi forti che ci sono. Non sono facili da battere perché tutti vanno forte sia a crono che in salita. Qual è il segreto? Avere più gamba di loro!».

Proprio sulla crono il portoghese continua a fare leva non poco. Anche in Polonia i suoi tecnici ci hanno riferito che andrà al mondiale soprattutto per fare bene nella prova contro il tempo. Per lui i chilometri contro il tempo potrebbero essere il grimaldello per il podio di Madrid. Intanto si parte con la cronosquadre di Barcellona.