Adesso la lista è completa. Dopo il Tour de France e il Giro d’Italia, anche la Vuelta svela il suo percorso. E a guardare la planimetria dell’81ª edizione sembra quasi di vedere un vecchio Giro del Mediterraneo: tutta vicino alla costa. E a ribadirlo è stato lo stesso patron della corsa roja, Javier Guillen: «Sarà un’edizione molto mediterranea, dall’inizio alla fine. Monaco darà un via prestigioso a un percorso che visiterà città storiche, salite mitiche e passi inediti, prima di concludersi in una cornice unica come l’Alhambra».
Come sempre a disegnare il tracciato iberico è l’ex pro’ (scalatore) Fernando Escartín che, stavolta, pur senza i nomi più altisonanti come Angliru, Bola del Mundo o Lagos de Covadonga, ha regalato un’edizione tremenda in quanto a durezza: 3.310,6 chilometri e oltre 58.000 metri di dislivello. Una cronometro di 32,5 chilometri e sette arrivi in quota.
E da uno scalatore a un altro. Noi passiamo infatti a Fabio Aru per commentare questa Vuelta. Lui che è stato l’ultimo italiano ad averla conquistata, nel 2015. E che ieri era alla presentazione del Grande Giro spagnolo. «E’ una Vuelta dura – commenta il sardo – come d’abitudine del resto, e che a me sarebbe piaciuta moltissimo. Vero, c’è tanto Sud come si vede dalla planimetria e questo può essere un elemento in più. Sud della Spagna vuol dire caldo, tanto caldo… anche a settembre. Io ricordo dei ritiri sulla Sierra Nevada a febbraio con 20 gradi».


Start da Monaco
Si parte dal Principato di Monaco e proprio lì è stata presentata la Vuelta. Lo show, perché di show si è trattato, è andato in scena nella prestigiosa Salle des Étoiles del Monte-Carlo Sporting ed è stato un vero e proprio evento, capace di alternare sport, racconto e intrattenimento.
Dopo le partenze italiane che hanno segnato la storia recente della corsa, la Vuelta prosegue nel suo percorso internazionale, così come Monaco stessa. Il Principato infatti aveva già ospitato il Giro d’Italia del 1966 e il Tour de France del 2024.
Chiaramente non poteva mancare il Principe Alberto II, che ha espresso grande soddisfazione per l’arrivo de La Vuelta nel Principato. Tra l’altro era stato presente anche a Pechino: «Monaco è stata nel 2025 Capitale Mondiale dello Sport e questo sottolinea quanto i valori sportivi siano profondamente radicati nella vita monegasca».
Si parte con una crono. E poi ce ne sarà un’altra. Quanto sarà il peso di queste frazioni contro il tempo? «Ormai gli uomini di classifica vanno tutti forte a crono (con Remco che ha qualcosa in più, ndr). Fra tutte e due immagino distacchi di 20″-30″. Per dire, quando le facevo io era diverso. L’anno che vinsi la Vuelta Dumoulin mi rifilò 2′ in 30 chilometri più o meno!»


Subito crono… e salite
La prima tappa è quindi una cronometro di 9 chilometri nel Principato, in pratica sulle strade del GP di Formula 1. Già qui qualche distacco potrebbe esserci. Il giorno dopo va in scena la frazione più lunga, la Monaco-Manosque di 215 chilometri, mentre quello successivo propone già il primo arrivo in quota, a Font Romeu. Nulla di impossibile, tuttavia si sfiorano già i 2.000 metri di altitudine.
E il giorno dopo ancora salite, e che salite. C’è infatti una tappa tutta andorrana di appena 104 chilometri ma con scalate come l’Envalira e Ordino. Il dislivello si avvicina ai 4.000 metri.
La prima settimana si chiude con altre due frazioni toste: la settima con arrivo sull’Aramón Valdelinares e la nona con l’Alto de Aitana, sulla Costa Blanca.
«Ci sono salite e tanto dislivello qua e là – spiega Aru – e questo può creare scompiglio, mettere fatica nelle gambe. Se manca un salitone monster? Guardate che il dislivello complessivo è tanto per davvero.
«Ma ci sono anche tante tappe intermedie e certe frazioni potrebbero creare più scompiglio di altre arrivi in salita lunghi. Ritmi folli, tappe corte e grande caldo… Anche questo potrebbe essere un punto di vista tattico importate. Sono frazioni che possono fare danni».














Seconda settimana corposa
E’ forse la più facile sulla carta, ma di certo la più insidiosa: parliamo della seconda settimana. Ci sono almeno due tappe ondulate che potranno creare scompiglio, specie se ci fosse vento forte o maltempo. Siamo nelle zone a sud di Valencia e il vento potrebbe non mancare.
Calar Alto (lungo più di 33 chilometri), preceduto dal Velefique, potrà essere un primo vero, grosso giudice di questa Vuelta. Due giorni dopo, sulla Sierra de La Pandera, altro arrivo in quota, molte cose in più si sapranno. Siamo oltre metà Vuelta e chi ha gambe si farà vedere.
La seconda settimana si chiude con la frazione, intrigante, di Córdoba. Si annuncia un arrivo in volata, ma prima gli strappi non mancano. Pensando a quel che ci ha detto Primoz Roglic pochissimi giorni fa, e cioè che vi punta, questo potrebbe essere il passaggio più delicato per lo sloveno. Altro big annunciato al via è Joao Almeida. Mentre non si sa cosa farà il campione uscente, Jonas Vingegaard… il quale sembra dirottato sul Giro prima e sul Tour poi.
«Non conosciamo ancora il calendario di Vingegaard – va avanti Aru – ma sappiamo che ci sarà Almeida. Joao l’anno scorso ha disputato una super Vuelta, quindi questa potrebbe essere la sua grande opportunità. Solo il danese lo aveva battuto e per poco.
«Riguardo a Roglic, lui ne ha già vinte quattro e sa bene come si fa. Magari è in cerca di riscatto di questa stagione. A Pogacar poi è una delle pochissime gare che mancano in bacheca. Le contavo giusto l’altro giorno: saranno tre o quattro! Per me potrebbe farci un pensierino. Semmai posso dire che mi piacerebbe vedere Pellizzari. E Giro e Vuelta è una calendario che ci sta bene: mi piacerebbe vederlo sul podio».


Verso Granada
Ma torniamo a scoprire la Vuelta 2026, per i nomi ci sarà tempo visto che lo start è previsto il 22 agosto prossimo.
La terza settimana si apre in progressione: due tappe per sprinter, probabilmente le ultime. Poi ecco la grande cronometro di questa Vuelta: 32,5 chilometri a Jerez de la Frontera, una prova per veri specialisti. Il percorso è molto veloce.
Jerez de la Frontera è il terzo nome legato al motorsport: si parte sulle strade del GP di Monaco, si arriva a Jerez e non si va a Madrid, impegnata con il primo GP di Formula 1 della sua storia.
Archiviata la parte F1 e la cronometro, spazio a salite, salite e ancora salite. Penas Blancas Estepona è l’arrivo in quota della frazione 19, mentre Collado del Alguacil è quello della ventesima: 8,3 chilometri al 9,8 per cento di pendenza media. Si tratta di due tappe lunghe, entrambe oltre i 200 chilometri, e molto esigenti prima del finale. In totale sfiorano i 10.000 metri di dislivello complessivi. In particolare quest’ultima salita si annuncia davvero tosta. Sarà un grande spettacolo, anche paesaggistico: siamo infatti nella Sierra Nevada, la regina delle montagne spagnole.
Occhio poi alla frazione finale. In conferenza stampa la rampa dell’Alhambra è stata già ribattezzata la Montmartre di Granada. La tappa 21 non sarà una passerella: appena 99 chilometri, ma ricchi di strappi e curve. E se i distacchi saranno minimi, ne vedremo delle belle.
«Conosco bene il Sud della Spagna – conclude Aru – e credo davvero che il gran caldo potrà incidere: sarà un fattore. E poi il dislivello. Prima si diceva che mancano salite monster, ma una tappa come la penultima con la Sierra Nevada ha 5.200 metri di dislivello e quando si superano quei numeri, ma anche dopo 4.000 metri, cambia tutto. Per di più arriva alla 20ª tappa. Anche se non ci saranno pendenze e si salirà veloci importanti i distacchi ci saranno».









































































