Search

Guarnieri: «Tra Demare e Gaudu sarà più facile di ciò che sembra»

02.03.2023
6 min
Salva

Le convivenze sportive, come quelle di tutti i giorni, vivono e sopravvivono di compromessi, belli o brutti che siano. Non ne è esente la Groupama-Fdj che quest’anno, con l’enorme ringiovanimento dell’organico, potrebbe avere qualche problema in più a far coesistere in alcune gare Demare e Gaudu (entrambi in apertura, foto Facebook/Groupama-Fdj).

La prima che faranno assieme sarà la Parigi-Nizza che parte questa domenica e, in questa ottica, potrebbe essere una prova generale per il Tour de France. Nel frattempo si è un po’ affievolito il polverone di fine gennaio suscitato dalle avventate dichiarazioni di Gaudu su Discord rivolte indirettamente a Demare, di cui abbiamo già parlato. Resta tuttavia la curiosità di vedere come si comporteranno i diretti interessati.

Proprio alla “corsa verso il sole” ci sarà anche Jacopo Guarnieri, che conosce benissimo entrambi. Al 34enne piacentino della Lotto-Dstny, che sappiamo non ha paura di esporsi o sottrarsi alle responsabilità, abbiamo chiesto cosa ne pensi. E lui, che domani partirà per la Francia (dove sarà assente Ewan e lavorerà per De Lie), ci ha risposto vestendosi da pompiere.

Marc Madiot sulla vicenda Gaudu-Demare ha pensato al bene della squadra più che alle loro ruggini (foto Facebook/GroupamaFdj)
Madiot sulla vicenda Gaudu-Demare ha pensato al bene della squadra (foto Facebook/GroupamaFdj)
Jacopo qual è il tuo punto di vista sulla questione?

Più che il mio punto di vista, prendo in considerazione i protagonisti. O meglio, contestualizzo loro in base alle idee su come vengono divise le squadre per una gara a tappe. Ci sono dinamiche ben precise tra velocista e scalatore. Non sempre ci vuole una squadra più per uno che per l’altro oppure divisa a metà. Basta avere gli uomini giusti. Guardate Cadel Evans che vinse il Tour nel 2011 con una squadra formata da compagni adatti alle classiche.

Gaudu dopo il quarto posto dell’anno scorso al Tour voleva una formazione tutta per sé.

Sì, ci sta il suo ragionamento. Ma a mio modo di vedere, lo scalatore dovrebbe pensare così solo se può avere in squadra altri scalatori di altissimo livello. Se ci sono, bene. Altrimenti meglio portare compagni che ti possano aiutare in pianura e tenerti coperto in quelle tappe rese difficili dal maltempo. Immagino che Madouas rifarà il Tour, dove l’anno scorso è andato forte (10° nella generale, ndr). Lui secondo me lavorerà per David, che a sua volta non credo farà grandi proclami di vittoria. Per fortuna però non sarà compito mio scegliere la squadra.

Perché, nei tuoi anni in Groupama-Fdj, ti è capitato di dare consigli su chi portare ai tuoi diesse?

No, no (sorride, ndr), era solo un modo di dire. Sicuramente sarà una questione che riguarderà Madiot. Lui non ha mai chiesto nulla ai corridori, giustamente. E noi, quantomeno quelli di seconda fascia come me, non ci siamo mai permessi di dire nulla. Magari poteva capitare che fosse uno dei capitani a battere i pugni per avere un uomo in più per lui. Ad esempio ricordo che al Tour 2021, dove c’erano sia Arnaud (Demare, ndr) che David, il nostro treno dovette rinunciare a Sinkeldam per uno scalatore.

Alla Groupama-Fdj hanno spesso mandato Demare da una parte e Pinot o Gaudu dall’altra. E’ così difficile trovare un equilibrio tra velocista e scalatore in una formazione per un grande giro?

A volte capita che non ce ne sia tra due velocisti o due scalatori che partono alla pari. Sono scelte che si fanno, come dicevo prima. Sappiamo che per la generale, gli uomini di classifica possono incappare sempre in problemi vari. Se invece hai anche un velocista vincente, meglio puntare su quello perché può sempre salvarti la corsa. E’ una scelta che spesso le squadre fanno per mettersi al sicuro, specie se sei un team francese al Tour. Poi può essere che quest’anno Arnaud, che aveva fatto il Giro un anno fa, voglia semplicemente tornare in Francia col solo obiettivo delle vittorie di tappa senza puntare alla maglia verde, dove in quel caso avrebbe una concorrenza agguerrita con gente come Van Aert o lo stesso Pogacar.

Ciò non toglie però che si sia scatenato un bel caos. Ti era mai successo in carriera una situazione simile?

No mai, anche se sono cose che capitano. Siamo sempre stati tutti bravi a convivere. O comunque ci siamo sempre lavati i panni sporchi in casa. Leggendo quello che è successo recentemente con Gaudu, che comunque ha chiesto scusa a Demare, direi che sicuramente non è un buon punto di partenza. Probabilmente, anzi sicuramente non doveva saltare fuori questo problema o quanto meno non con queste modalità. Personalmente penso sia più una roba ingigantita dai media, tant’è che siamo qui a parlarne anche noi. E la penso un po’ come Madiot, che ha ridimensionato la cosa.

La coesione fra Gaudu e Demare sembra un po’ forzata rispetto al passato. Può essere data dal fatto che corridori esperti come te siano andati via?

Da quest’anno ci sono tanti ragazzi giovani in Groupama che sono andati a rinforzare più la pattuglia degli scalatori. Non sono certamente loro che possono e devono sistemare eventuali problemi. Tuttavia però mi sento di dire, forse con un pizzico di orgoglio senza essere presuntuoso, che le partenze inaspettate di Sinkeldam e me hanno danneggiato un po’ Arnaud. Per lui sono cambiate molte cose. Non prendete però come esempio il UAE Tour che è una corsa che per i treni non ha mai dato indicazioni importanti, vedi anche noi della Lotto-Dstny. Io laggiù non mi sono fasciato la testa per gli automatismi da trovare e così deve fare anche Arnaud. Deve solo abituarsi a situazioni nuove.

Cosa si sente di dire Jacopo Guarnieri in versione fratello maggiore a Gaudu e Demare?

Non devo dare loro consigli in particolare. Li vedrò alla Parigi-Nizza, dove avranno interesse reciproco a lavorare bene assieme. E secondo me sarà così. Posso solo dire che parlerà la strada. E a quel punto si accorgeranno che tutta questa situazione sarà ben più facile di quello che sembra.

De Lie, il Toro di Lescheret punta dritto su Sanremo

02.03.2023
4 min
Salva

Il weekend di apertura sulle stradine del Nord ha confermato che Arnaud De Lie è ben più di un velocista, confermando le impressioni di Guarnieri dei giorni scorsi. Il corridore ardennese ha tutto quello che serve per fare la sua parte nelle classiche fiamminghe, dando un senso al soprannome “le taureau de Lescheret”, il toro di Lescheret, il villaggio da cui proviene.

Lo ha dimostrato con il secondo posto alla Omloop het Nieuwsblad e il settimo nella Kuurne-Bruxelles-Kuurne, battuto nella volata alle spalle del gruppo di testa.

A Kuurne ha pagato la fatica del giorno prima a Ninove, ma ha fatto comunque corsa di testa
A Kuurne ha pagato la fatica del giorno prima a Ninove, ma ha fatto comunqu3 corsa di testa

Né quota né Giri

Il ragazzo ha vent’anni e non ha ancora fatto 70 giorni di corsa da professionista, eppure le sue vittorie ammontano già a 12. Non ha ancora la resistenza di rivali come Van Aert e Van der Poel e del resto non ha mai preso parte a un grande Giro né partecipato a ritiri in altura, che per i rivali e tanti colleghi è ormai un punto di passaggio obblligato.

Per ora lo staff tecnico della Lotto-Dstny ha lavorato bene con lui sull’alimentazione e si sta adoperando perché migliori il giusto in salita. Con un metro e 82 per 72 chili, De Lie ha tutto quel che serve per diventare un uomo da classiche, veloce quando serve.

E’ stato Gilbert, al debutto sulla moto di Eurosport, a suggerire la calma a De LIe
E’ stato Gilbert, al debutto sulla moto di Eurosport, a suggerire la calma a De LIe

Il sangue freddo

Il secondo posto a Ninove, sul traguardo della Omloop Het Nieuwsblad, è stato il suo miglior risultato in questo tipo di corse: di fatto gli è sfuggito il solo Van Baarle. E dire che la corsa si era messa male, dato che a circa 50 chilometri dall’arrivo, De Lie è caduto. Ma anziché farsi prendere dal panico, è risalito velocemente in sella e si è lanciato all’inseguimento.

«Ho speso tanto – dice – e credo che la chiave sia stato aver mantenuto la calma durante l’inseguimento. Ho seguito il consiglio di Philippe Gilbert dalla moto e di Frison in gruppo. Però ho faticato e forse per questo domenica avevo le gambe piuttosto stanche. Eppure sono andato migliorando con il passare dei chilometri e ho iniziato a sentirmi sempre meglio. Chissà cosa sarebbe successo se a Kuurne avessimo raggiunto il gruppo di testa. Sabato, invece ho fatto la migliore prestazione a Ninove, quindi era perfettamente normale che domenica fossi un po’ meno brillante. Se non fosse stato così, avrebbe significato che sabato non ho dato il meglio di me».

Frison è il suo angelo custode: qui alla firma di Almeria, dove De LIe sarà secondo
Frison è il suo angelo custode: qui alla firma di Almeria, dove De LIe sarà secondo

Il nuovo Boonen

Sebbene su di lui ci fosse grandissime attese, nella prima gara WorldTour affrontata con grosse attese sulle spalle, i compagni sono rimasti stupiti della sua calma.

«Sta diventando più calmo – ha detto il compagno Frison a Het Nieuwsblad – sembra che ogni prestazione gli dia un po’ più di fiducia. E’ davvero molto solido. Fisicamente è estremamente forte, ma mentalmente è quasi meglio. Non ho mai visto un ventenne così solido».

E qui si chiude quasi definitivamente il capitolo su De Lie che sarebbe solo un velocista, spostando l’ago della bilancia sul De Lie come possibile erade di Tom Boonen. Non è per caso che quando era ancora un U23 Lefevere sia andato a cercarlo, salvo arrendersi al fatto che il vallone avesse già dato parola alla allora Lotto Soudal.

«E’ davvero un leader nato – ha spiegato il tecnico Nikolas Maes – e sta crescendo nel ruolo. All’inizio gli stava tutto bene, ora indica con grande precisione quello che vuole, come vede il finale e cosa vuole che facciamo. Inoltre è capace di dare tutto ed è di ispirazione per il resto della squadra».

Lo scorso anno De LIe si è rivelato, vincendo e tanto alla prima stagione da pro’
Lo scorso anno De LIe si è rivelato, vincendo e tanto alla prima stagione da pro’

Sul Muur col padellone

Quello che più ha stupito i tifosi e gli osservatori sui muri dell’Omloop Het Nieuwsblad è stata la sua grande potenza, soprattutto sul Muur va Geraardsbergen, il vecchio Muro di Grammont, scalato con il 53 e il secondo tempo di giornata, alle spalle di Mohoric.

«Normalmente su quel muro – spiega De Lie – vado con i rapporti più corti. Ma ho cominciato a salire con la corona più grande e non me la sono sentita di cambiare, per paura che si rompesse la catena. Non c’è da vergognarsi di essere dietro Mohoric. Del resto è lui il vincitore della Milano-Sanremo e questo mi motiva solo di più. Sono curioso di vedere che cosa potrò fare io in quei 300 chilometri.».

De Lie, giovane guascone al vaglio di “mastro” Guarnieri

23.02.2023
5 min
Salva

Tra i protagonisti assoluti dell’avvio di stagione c’è sicuramente Arnaud De Lie, che in 7 giorni di gara ha collezionato tre vittorie e un secondo posto. Non si può certo dire che sia stata una sorpresa, visto il roboante 2022 del ventenne di Libramont, vincitore di ben 9 corse. Un velocista di primissimo piano e, vedendo i suoi successi, molti si sono chiesti a chi possa essere assimilato.

L’esperto Thomas De Gendt, suo compagno alla Lotto Dstny, ha parlato di De Lie come di un nuovo Sagan, innanzitutto per quello spirito sbarazzino in bicicletta, quella voglia innata di divertirsi, riprendendo di fatto un concetto molto in voga in questo ciclismo, stante anche le dichiarazioni in tal senso di Pogacar, del suo vedere il ciclismo come un gioco in cui vincere sempre.

Primo anno per Guarnieri alla Lotto Dstny. In Spagna la scoperta di De Lie
Primo anno per Guarnieri alla Lotto Dstny. In Spagna la scoperta di De Lie

Tecnicamente il paragone è proponibile o ce ne sono altri più definiti? Chi meglio di Jacopo Guarnieri, da quest’anno suo nuovo compagno di squadra, poteva dare una risposta, considerando la sua lunga militanza al fianco di tanti grandi velocisti, a cominciare proprio da Sagan?

«Con Peter abbiamo corso insieme nei miei due anni finali alla Liquigas (2010-2011, ndr). Le parole di Thomas non sono sbagliate, Arnaud ha un approccio molto “free” con la bici, vive tutto con spensieratezza, non sente pressioni. Se tecnicamente sono due corridori molto diversi considerando la potenza straripante di Peter, come modo di vivere la loro attività sono molto assimilabili».

Sagan, al suo ultimo anno su strada. De Lie ricorda molto lo slovacco ai suoi inizi
Sagan, al suo ultimo anno su strada. De Lie ricorda molto lo slovacco ai suoi inizi
Tu approdi quest’anno alla Lotto Dstny, venendo da anni al fianco di un altro Arnaud, Demare. Qui trovi dei punti di contatto?

Nei due vedo la stessa voglia di lottare, il carattere tipicamente vincente, di colui che vuole arrivare a tutti i costi al risultato spendendo tutto se stesso. Diciamo che entrambi godono nel correre. De Lie forse è più poliedrico per certi versi, non è un velocista puro, ma rispetto al francese ha una maggior resistenza su alcuni strappi, quindi il suo ventaglio di possibilità come percorsi è più ampio. C’è però una differenza sostanziale…

Quale?

De Lie non ha mai fatto un grande Giro e questo cambia molto nella vita di un velocista. Rappresenta un banco di prova, un bagaglio di esperienze enorme, che spesso cambia la vita. Il susseguirsi delle tappe influisce, fa perdere l’esplosività che è una sua caratteristica, per questo sarà importante cimentarsi in una gara di tre settimane. Noi parliamo di un corridore ventenne che deve fare ancora tante esperienze: io ho corso con lui nelle due gare a Mallorca, ho visto di che cosa è capace, ma chiaramente è un corridore che deve anche maturare.

Per il belga subito 3 vittorie, 2 all’Etoile de Besseges dopo la Clasica Comunitat Valenciana
Per il belga subito 3 vittorie, 2 all’Etoile de Besseges dopo la Clasica Comunitat Valenciana
C’è qualcosa che non ti convince?

No, assolutamente, ma è chiaro che Arnaud ha bisogno di crescere, soprattutto di affrontare nuove esperienze, di correre gare diverse da quelle nelle quali si è cimentato lo scorso anno privilegiando, giustamente, il calendario belga. De Lie ha l’esuberanza tipica della sua età, attacca sempre, anche quando potrebbe risparmiare energie in vista della volata finale. E’ quel pizzico di malizia che si acquisisce solo con l’esperienza.

Tu avrai a che fare con lui e con Ewan, due velocisti molto diversi.

Moltissimo. Ewan non vuole essere sempre portato in prima posizione, rispetto a com’ero abituato sarà un cambio notevole, infatti sono contento d’iniziare a correre con lui. Tornando ad Arnaud, devo dire che faccio un po’ fatica a considerarlo un velocista puro. Io lo vedo come un “Boonen in evoluzione”, nel senso che col passare del tempo e l’affinarsi delle esperienze, potrà essere davvero un corridore da classiche, considerando appunto le sue capacità anche su certi tipi di salite.

Jakobsen è pronto a ricevere la sfida del belga. Domenica lo scontro a Kuurne
Jakobsen è pronto a ricevere la sfida del belga. Domenica lo scontro a Kuurne
Molto diverso quindi da sprinter come Jakobsen o Groenewegen…

Enormemente. Mi incuriosisce molto lo scontro previsto per domenica alla Kuurne-Bruxelles-Kuurne. Jakobsen ha certamente punte di velocità maggiori, De Lie ha dalla sua non solo la forma, ma anche la forza pura. Potrebbe anche trovare una soluzione prima per staccare il pericoloso rivale. Per Groenewegen vale lo stesso discorso, anzi l’olandese ha nelle salite un po’ il suo punto debole.

Dall’alto della tua esperienza, che cosa ti senti allora di consigliargli?

Di andare un po’ più calmo, imparare a gestire le sue energie e a correre al risparmio, attaccare quando davvero serve e ci sono possibilità che l’azione sortisca effetti. Deve correre più di rimessa, fidandosi anche del lavoro di squadra. All’Etoile de Besseges ad esempio il team lo ha aiutato molto, riportandolo dentro dopo un momento di difficoltà. In questo ho notato un grande spirito, che convince sempre più che la scelta fatta da me sia stata quella giusta.

Nuovo treno per Ewan: ecco le idee di Guarnieri

17.12.2022
6 min
Salva

L’aperitivo, si sa, tira sempre la volata alla cena. Figuratevi se non risuona questo mantra a casa di Jacopo Guarnieri, uno dei migliori pesci-pilota al mondo, che su questo ruolo ci ha costruito una professione.

Proprio per il suo modo di interpretare questo compito, è stato chiamato dalla Lotto-Dstny per far tornare Caleb Ewan su standard ancora più alti (in apertura Photo News & Maxime Van der Wielen). Il curriculum di Guarnieri non farà comodo solo al piccolo velocista australiano ma anche ad altri talenti del team belga. Siamo andati così a fare una visita sul tardo pomeriggio al 35enne piacentino per farci raccontare il nuovo ambiente che vivrà.

Sorride Jacopo. Con la Lotto-Dstny vuole essere un riferimento per Ewan e per De Lie
Sorride Jacopo. Con la Lotto-Dstny vuole essere un riferimento per Ewan e per De Lie
Jacopo quanto ti è costato andar via dalla Groupama-Fdj?

Beh, dopo sei stagioni non è stato semplice. Da una parte c’è del dispiacere e lo sarà di più quando ci rivedremo alle gare. Dall’altra però il cambiamento è sempre stato un aspetto positivo nella mia carriera. Sentivo che si stava chiudendo un ciclo e ho colto l’opportunità della Lotto-Dstny, che è arrivata a fagiolo. Siamo rimasti in ottimi rapporti. Anzi, pensate che gli ho detto che per una volta che la Groupama aveva disegnato una maglia che mi piaceva, io non ci sono più. Potrebbero regalarmene una (dice ridendo, ndr).

Quanto ci era voluto per creare la simbiosi Demare-Guarnieri e col resto del vostro treno?

In realtà molto poco. La prima corsa che abbiamo fatto assieme l’abbiamo vinta. Febbraio del 2017, prima tappa dell’Etoile de Bessegès dove Arnaud ha battuto Kristoff, che era il mio capitano l’anno precedente. Da lì abbiamo costruito bene tutti i nostri automatismi. Abbiamo vinto subito tanto. Forse la fortuna era che non esisteva prima un loro treno. Mi hanno dato fiducia totale, con le direttive che volevo io.

Hai mai fatto il conto di quanto avete vinto assieme?

Abbiamo fatto più di 300 gare assieme. Io c’ero nell’85 per cento delle sue vittorie. Lui con me ne ha conquistate 45 delle 51 fatte in questi sei anni e sulle 90 totali della carriera. Se ci penso, mi sento orgoglioso perché sono numeri importanti e successi di peso fra tappe al Giro con due maglie ciclamino, Tour, Parigi-Nizza, Delfinato, Giro di Svizzera. Così prima di andarmene ho fatto un regalo ad Arnaud dove c’erano riepilogati questi ed altri dati di noi due come compagni di squadra. Gliel’ho consegnato quando ci siamo visti alla presentazione del Giro 2023. Io ero contento di darglielo e lui sorpreso e contento di riceverlo.

Nella Lotto-Dstny formalmente lavorerai per Ewan ma troverai un altro Arnaud, De Lie, per il quale potresti essere l’ultimo uomo.

Principalmente sono andato lì per Caleb. Tutta la prima parte di stagione, fino all’estate, avremo lo stesso calendario. Ho chiesto però di poter correre anche con De Lie. E’ simile a Boonen, va forte sugli strappi ed è meno velocista, però mi interesserebbe cercare di portare alla vittoria anche lui. E’ un 2002, quindi tutto da scoprire.

Considerando le tue precedenti esperienze nelle altre formazioni, quanto ci vorrà a trovare i giusti meccanismi col nuovo treno?

Sarà meno immediato perché Caleb ha le sue idee molto radicate. Ci sono già altri compagni che lavoravano per lui, ma secondo me mancava una guida. Potrebbe essere più difficile ma al tempo stesso molto stimolante. Per me è più efficace un treno che parte da 50 all’ora per arrivare ai 60 in crescendo, mentre Caleb preferisce arrivare subito ai 60 e tenere la velocità fino alla fine. Sono due situazioni diverse, nel secondo caso è più facile che ti rimontino. Dobbiamo trovare il compromesso, visto che non è un corridore cui piace partire in testa.

Hai trascorso due mini-ritiri in Belgio con la squadra. Che impressione hai avuto?

Ho fatto una settimana in tutto tra entrambe le volte. Per lo più ci siamo trovati per fare un po’ di bisboccia e conoscenza, visto che eravamo ancora in vacanza. Eravamo ad Houffalize a fare il team building. Principalmente abbiamo fatto orienteering divisi in più squadre tra corridori e staff. C’erano varie prove da superare, tipo kayak o una ferrata. Ci ritroveremo a gennaio ad Altea o Calpe. Ci sarà solo Arnaud, mentre Caleb sarà a correre giù in Australia. Peccato perché poteva essere già un’occasione per provare un po’ di treni però avremo modo di recuperare.

Da quest’anno la Lotto-Dstny sarà professional ma potrà disputare un calendario WT come miglior retrocessa. Cosa ne pensi?

E’ la situazione migliore. Possiamo gestire le nostre gare, andando a correre dove veramente ci interessa e dove possiamo fare risultato. Abbiamo il diritto di partecipare a tutte le gare WT, ma non il dovere. E’ chiaro che ogni anno va rinnovata mentre la licenza WorldTour ce l’hai per tre anni e sotto quel punto di vista sei più tranquillo. Dovremo confermare di essere tra i due migliori pro-team. Penso che mantenere questa posizione non dovrebbe essere più difficile del previsto, anche se mai dire mai. Mi piacerebbe contribuire a farli tornare nel WorldTour. In ogni caso faremo una attività di alto livello, come facevo gli altri anni.

Che obiettivi si è posto Jacopo Guarnieri?

Vincere col leader. Sono verso fine carriera ma non cambia nulla per me. Ecco, non mi dispiacerebbe trovare nuovi “vagoni” del treno, se mi concedete la metafora. Nell’ultimo anno ho inserito Miles Scotson nel treno di Demare. Lui non è un ultimo uomo ma come penultimo può avere un grande futuro ed è rimasto alla Groupama-Fdj. Qui invece devo conoscere bene i miei futuri compagni.

Guarnieri e Bennati sono stati compagni alla Liquigas nel 2009 e 2010. Assieme hanno corso i mondiali 2014 e 2016
Guarnieri e Bennati sono stati compagni alla Liquigas nel 2009 e 2010. Assieme hanno corso i mondiali 2014 e 2016
E un pensierino al mondiale non ce lo fai? Il circuito lo conosci e d’altronde col cittì Bennati hai un buon rapporto…

Col “Benna” siamo stati compagni di squadra e non avrò problemi a parlare con lui. Non credo che il mio calendario possa condizionarmi. Essendo il mondiale ad agosto, chi uscirà bene dal Tour de France penso che potrebbe avere una corsia preferenziale per essere convocato. Il percorso l’ho fatto agli europei del 2018. Stavolta dovrebbe esserci una salita di 6 chilometri nel tratto di trasferimento però non penso che farà differenze. Il circuito cittadino ricordo che non è facilissimo. Il mio programma dovrebbe permettermi, se sarò all’altezza, di mettermi in mostra e quindi puntare ad una maglia azzurra.

Demare riparte, ma chiede rispetto per il suo 2022

07.12.2022
4 min
Salva

Sette vittorie e altri 21 piazzamenti nella top 10 in 66 giorni di gara, con un argento europeo, la maglia a punti del Giro d’Italia e la vittoria alla Parigi-Tours come ultimo fiore all’occhiello. Il 2022 di Arnaud Demare è racchiuso in questi numeri per certi versi sontuosi, eppure c’è chi l’ha criticato, imputandogli soprattutto la mancata presenza al Tour. La Groupama FDJ è salita nel ranking anche e forse grazie alle sue volate, ma spesso sembra che qualsiasi cosa si faccia non basti mai…

Arnaud ha avuto bisogno di tempo per ricaricarsi e pensare, staccando ogni contatto dal mondo delle due ruote prima di rimettersi all’opera e soprattutto di riguardare quanto fatto con la giusta ottica: «Io sono stato presente tutto l’anno, dall’inizio della stagione. Di sicuro mi sarebbe piaciuto vincere al Tour o fare qualcosa di più nelle classiche, ma bisogna anche prendere quello che viene. Tanti piazzamenti tra i primi 10 saranno pure una buona cosa. E’ vero che ho fatto un grande Giro d’Italia, dove ho avuto il supporto di una grande squadra, ma anche dopo le cose non sono poi andate male…».

La volata vincente di Demare alla Parigi-Tours, che gli è valsa il bis consecutivo
La volata vincente di Demare alla Parigi-Tours, che gli è valsa il bis consecutivo
Da inizio agosto hai avuto un rendimento clamoroso con 3 vittorie, 7 piazze d’onore eppure si parla sempre di Pogacar ed Evenepoel: non pensi che ci sia stata poca attenzione verso di te?

Spesso ci si dimentica quali sono le circostanze della gara. Ci sono gare dove stai meglio tu e altre dove emergono altri, ci sono corse più adatte a te e altre dove devi stare a guardare. Il computo si fa alla fine e il bilancio è positivo, poco m’interessa degli altri. E’ vero che si parla tanto di Pogacar e Evenepoel, sono stati i più vittoriosi nel 2022, è normale con le prestazioni che hanno fatto, magari facendo altre scelte di calendario avrei potuto vincere di più e quantomeno avvicinare i loro limiti. Ma avrebbe avuto senso? A me va bene così.

Il prossimo anno non avrai più al tuo fianco Jacopo Guarnieri: quanto è stato importante il corridore italiano per le tue vittorie?

Non averlo più in squadra è una grande perdita perché è un maestro in quel ruolo, ma non solo tecnicamente, porta la sua esperienza, infonde serenità. Abbiamo perso qualcosa d’importante e dobbiamo rimboccarci le maniche per supplire alla sua assenza. Qualcuno dovrà svolgere il suo compito e forse abbiamo anche scoperto chi ha il potenziale per poterlo fare ma tutti noi dovremo impegnarci per metterlo nelle condizioni di farlo, anch’io che dovrò finalizzare il lavoro. Bisogna dare ai ragazzi il tempo di sostituire Jacopo, penso che abbiamo il potenziale nella squadra per fare comunque bene.

Guarnieri e Demare, un binomio che ha fruttato moltissime vittorie, soprattutto nei grandi giri
Guarnieri e Demare, un binomio che ha fruttato moltissime vittorie, soprattutto nei grandi giri
Jakobsen ha detto che un’eventuale presenza di Evenepoel al Tour avrebbe reso impossibile la sua partecipazione non avendo compagni per impostare le volate. Per te è possibile avere nello stesso team uno sprinter e un uomo da classifica in un grande giro?

Questa è una bella domanda. Dipende da quel che si vuole fare. So bene che avere in squadra un corridore che punta alla classifica sposta gli equilibri: non puoi pensare di avere il team tutto a disposizione nelle volate. Bisogna sapersi adattare, ma c’è modo per gestire entrambe le esigenze. Ci sono altre squadre che lo fanno molto bene. Molto conta anche la propria ispirazione e lo spirito di adattamento. Per me non sarebbe certo un problema, quel che conta è sempre la squadra.

Considerando anche le nuove leve dello sprint, su che cosa punti per la prossima stagione?

Innanzitutto spero che venga costruito un calendario che mi dia la possibilità di fare ciò che più mi piace, ossia alzare le braccia al cielo. Dovendo scegliere, vorrei poter lavorare con calma puntando fortemente alla Milano-Sanremo, arrivandoci in condizione e con una corsa che mi consenta di giocarmi le mie carte, anche se so che è sempre più difficile che la Classicissima si giochi allo sprint. E’ una gara che mi sta a cuore, non posso negarlo. Poi spero di poter affrontare al meglio le corse che sono alla mia portata e che sono davvero molto belle.

Sul podio europeo, argento dietro a Jakobsen e davanti a Merlier
Sul podio europeo, argento dietro a Jakobsen e davanti a Merlier
I mondiali saranno a Glasgow, su un percorso veloce e in agosto: la maglia iridata è un sogno o potresti anche puntare alla vittoria?

Quando hanno fatto gli Europei nel 2018 io non c’ero, ma la squadra era comunque impostata su un velocista: Bouhanni. Da quel che vidi era un percorso piuttosto impegnativo, se ricordo bene il tempo fu inclemente. A giudicare da allora non è proprio un percorso nelle mie corde, ma bisogna vedere che cosa hanno pensato per quest’anno e soprattutto che squadra verrà impostata. In ogni caso, è chiaro che è da tanto che non ci sono occasioni per il velocista, se sarà questa io voglio farne parte e giocarmi le mie chance.

Lelangue, dicci cosa chiederete a Guarnieri alla Lotto Dstiny

20.08.2022
4 min
Salva

Siamo nel pieno della stagione, ma già si ragiona per la prossima. Dal 1° agosto fioccano le notizie sul ciclomercato che praticamente si sta concretizzando proprio in questi giorni e una delle notizie più interessanti per le implicazioni tecniche che comporta è la rottura del sodalizio fra Arnaud Demare e Jacopo Guarnieri, con il passaggio di quest’ultimo alla Lotto Dstiny (dal 2023 l’attuale Lotto Soudal si chiamerà così).

Non è un semplice cambio di maglia e in questo il deux ex machina della formazione belga John Lelangue vuole essere molto chiaro: «L’approdo di Jacopo è la concretizzazione di un progetto legato al suo nome. Lo abbiamo scelto per la sua esperienza. Noi stiamo investendo sui giovani e stiamo ridisegnando la squadra, ma il discorso su Jacopo è diverso».

Lelangue 2021
John Lelangue, team manager della Lotto Soudal, ha sposato subito il progetto legato a Guarnieri
Lelangue 2021
John Lelangue, team manager della Lotto Soudal, ha sposato subito il progetto legato a Guarnieri
Non vi preoccupa la sua età?

Al contrario, è uno dei fattori che ci hanno convinto. A Jacopo chiediamo di mettere al nostro servizio la sua esperienza e questa la acquisisci solo con il tempo. Avevamo bisogno di una figura come la sua che fungesse da regista delle volate. Il suo ruolo cambierà profondamente rispetto a quello che ha svolto finora.

Come è nato il contatto?

Abbiamo studiato a lungo le volate di Demare al Giro d’Italia, ne abbiamo parlato con Ewan sapendo che aveva bisogno di un cambio profondo per la prossima stagione. Caleb ha necessità di ricostruire un po’ tutto il sistema delle sue volate e quindi serve un regista che curi i suoi sprint ma anche quelli di Arnaud De Lie. Abbiamo ragionato a lungo, anche con Allan Davis che è il diesse che si occupa delle volate e ci siamo tutti trovati d’accordo sul suo nome.

Guarnieri Demare 2022
Guarnieri e Demare, un binomio che ha fruttato moltissime vittorie, soprattutto nei grandi Giri
Guarnieri e Demare, un binomio che ha fruttato moltissime vittorie, soprattutto nei grandi Giri
E’ stato semplice convincere Jacopo?

Abbiamo ragionato di contenuti, molto prima che dell’aspetto economico. Jacopo ha parlato non solo con noi, ma con lo stesso Caleb che non ha mai nascosto la sua stima nei confronti dell’azzurro. E’ convinto che Jacopo sia la maniera giusta per rilanciarlo.

Che ruolo dovrà ricoprire Guarnieri?

Non quello dell’ultimo uomo. Il sodalizio con Jasper De Buyst resta solido, il belga sa come deve muoversi negli attimi precedenti gli ultimi 250 metri con un velocista particolare come Ewan. Jacopo dovrà essere quello che cura tutto il treno sin dalla sua costituzione, richiamando gli uomini e facendo in modo che la volata di Caleb e Arnaud sia la più ordinata possibile. Con le sue capacità, Jacopo può svolgere ogni tipo di lavoro in uno sprint e una figura del genere è quanto mai preziosa.

Caleb Ewan non ha mai nascosto la sua profonda stima per Guarnieri, ora lavoreranno insieme
Ewan 2022
Caleb Ewan non ha mai nascosto la sua profonda stima per Guarnieri, ora lavoreranno insieme
Che differenze ci sono fra Ewan e Demare, con cui Guarnieri ha lavorato fino a oggi?

Sono due tipi di sprinter molto diversi. Il francese è un corridore che ha bisogno di essere lanciato, di un treno ordinato che possa proiettarlo verso la sparata finale. Ewan è più vecchio stampo, inventa sempre, si sceglie la ruota da battezzare che potrà portarlo all’arrivo, quindi per lui serve un lavoro molto diverso, legato maggiormente alle fasi di preparazione della volata. Poi lui saprà quel che dovrà fare, ma dovrà essere messo nelle migliori condizioni. Se con Demare era principalmente l’ultimo chilometro il suo obiettivo, con noi dovrà curare soprattutto la parte tra i –5 e -1, trovare la rotta migliore per proiettare l’australiano.

De Lie Limburg 2022
De Lie primo alla Ronde von Limburg. Per lui si prospetta un futuro da cacciatore di classiche
De Lie Limburg 2022
De Lie primo alla Ronde von Limburg. Per lui si prospetta un futuro da cacciatore di classiche
E fra Ewan e De Lie?

Anche qui ci sono differenze profonde. De Lie si sta costruendo ora, a me ricorda molto il primo Tom Boonen. Io sono convinto che l’approdo principale per il giovane belga potranno essere le classiche. Tecnicamente comunque De Lie è più vicino a un velocista come Demare, quindi ha bisogno di un lavoro diverso.

Una curiosità: chi è stato il primo a battezzare l‘idea di portare Guarnieri alla Lotto?

Il primo a parlarne? E’ stato proprio Caleb…

Guarnieri guida d’eccezione per Germani e i suoi fratelli

16.08.2022
4 min
Salva

Peccato che abbia deciso di andarsene e non concluderà il suo percorso alla Groupama-FDJ accanto a Demare. Per Germani sarebbe stato un grande riferimento. E allora, nel tentativo di ovviare al problema, abbiamo chiesto a Jacopo Guarnieri di raccontare l’ambiente dello squadrone francese al giovane italiano che vi approderà dal 2023 assieme alla nidiata degli otto talenti della Continental francese. Madiot li avrebbe tenuti ancora un po’ nel team dei giovani, ma quando si è accorto delle sirene di altre squadre WorldTour, ha preso il coraggio a quattro mani e li ha fatti firmare in blocco. Parliamo di Romain GregoireLenny MartinezReuben Thompson, Enzo Paleni, Laurence Pithie, Sam Watson, Paul Penthoet e appunto Lorenzo Germani. 

Guarnieri assieme a Bennati, nell’avvicinamento agli europei di Monaco, corsi come ultimo uomo
Guarnieri assieme a Bennati, nell’avvicinamento agli europei di Monaco, corsi come ultimo uomo
Che ambiente troveranno nella WorldTour?

Non sarà un trauma, visto che arrivano dallo stesso ambiente. Useranno gli stessi materiali, hanno gli stessi allenatori che escono dall’Università di Besancon. Alcuni di loro hanno già corso tra i pro’. Non sarà uno shock, non vivranno lo spaesamento che ebbi io inizialmente alla Liquigas.

C’è continuità nel metodo?

Siamo tutti seguiti nell’allenamento e nella nutrizione. Non scopriranno cose mai viste prima.

La Groupama ha dei giovani in organico, ma non sembra una squadra di giovani: sarà necessario un cambio di pelle?

Dovranno farlo, ma del resto la voglia di ringiovanire era già emersa. E forse anche il fatto che io cambi squadra rientra in quest’ottica, anche se in certe dinamiche non c’è mai un solo fattore scatenante. Io forse avrei gestito diversamente la situazione, perché il mio ruolo non lo affronti mettendoci un giovane. Ma sull’argomento preferisco non dire altro.

Germani ha firmato il contratto prima ancora di vincere il campionato italiano, segno di grande fiducia
Germani ha firmato il contratto prima ancora di vincere il campionato italiano, segno di grande fiducia
La continental sembra avere un livello altissimo…

In realtà ormai il livello delle continental è alto anche in Italia. I giovani che passano sono tutti ben preparati, si ha un approccio scientifico con il ciclismo. Altrimenti uno come Baroncini, che correva al Team Colpack, non avrebbe potuto vincere un mondiale da under 23. E comunque basta poco per vedere se i corridori che passano sono ben inquadrati oppure no. Lo sport sta andando verso il tutto e subito.

Significa che avranno poco tempo per dimostrare quanto valgono?

Per fortuna troveranno un ambiente familiare, rilassato. L’aspetto umano è tenuto in grande considerazione, su questo possono stare tranquilli. Come dicevamo prima, può esserci il limite che non abbiano mai avuto tanti giovani tutti insieme. E a proposito di questo, anche se non lo leggeranno mai, il consiglio voglio darlo alla squadra.

A proposito di cosa?

Mi auguro che non abbiano la dead line fissata al secondo anno di professionsimo, perché questi sono ragazzi giovanissimi e magari due anni potrebbero essere un periodo troppo breve.

Gregoire è il nome su cui sono puntate le maggiori attenzioni, soprattutto in Francia. Qui vince la Liegi U23
Gregoire è il nome su cui sono puntate le maggiori attenzioni, soprattutto in Francia. Qui vince la Liegi U23
Se l’aspetto umano è tenuto da conto, magari il rischio non ci sarà…

Lo spero. Mi ricorda la Liquigas dei tempi che furono, in cui non eravamo solo corridori, ma anche persone.

Hai avuto contatti con questi ragazzi?

Purtroppo no, tranne un ritiro prima del Covid, ma c’erano altri nomi e un’altra consistenza. Negli ultimi due anni sono cambiate le modalità dei ritiri e avendo fatto solo corse WorldTour, non sono riuscito a incrociarli. Magari ne troverò qualcuno di qui a fine stagione. Magari proprio lo stesso Germani.

Fra i punti in comune tra il campione italiano under 23 e Guarnieri (che dal prossimo anno correrà alla Lotto-Destiny), c’è anche Manuel Quinziato, agente di entrambi. E conoscendo il bolzanino e l’attenzione per certe sfumature, siamo abbastanza sicuri un incontro fra i due potrebbe esserci presto.

Europeo a Jakobsen, ma il treno azzurro s’inceppa sul più bello

14.08.2022
6 min
Salva

Cento metri che hanno un prima e un dopo, ma soprattutto un durante. Fino ai 600 metri dall’arrivo tutto perfetto, tanto che ti immagini già un bel finale. Qualche secondo dopo, ai 500 metri, puoi solo guardare il dorsale degli avversari. L’europeo dell’Italia si può raccontare in questi frangenti dove è successo un po’ di tutto.

Vince Jakobsen davanti a Demare e Merlier. L’olandese a Monaco di Baviera firma uno sprint imperiale, rispettando i favori del pronostico. La nostra nazionale chiude con Viviani 7° e Dainese 11°. E con tanto rammarico per aver fatto un po’ di caos in quei cento metri.

Lo sprint di Monaco. Colpo di reni vincente di Jakobsen. Azzurri dietro con Viviani settimo e Dainese undicesimo
Lo sprint di Monaco. Colpo di reni vincente di Jakobsen. Azzurri dietro con Viviani 7° e Dainese 11°

«Quando vinci è sempre un grande sprint – ammette il nuovo campione europeo, alla 11ª vittoria stagionale – ma in realtà devo ringraziare la squadra che ha fatto un lavoro splendido e sono molto orgoglioso di loro. Questa maglia rappresenta una delle più belle vittorie della mia carriera. Sono uscito dal Tour con buone sensazioni. Ho recuperato e mantenuto una buona forma per questo europeo che era un obiettivo. Sono contento di poter indossare questa maglia per un anno».

Caos azzurro

Dopo il traguardo si cerca subito di capire cosa non abbia funzionato nel finale dell’europeo. Spieghiamo. Gli azzurri tutti assieme nel finale risalgono le posizioni e passano sotto il triangolo rosso schierati alla perfezione per lanciare il proprio sprint. C’è Baroncini che tira forte e si sposta. Rimangono Ganna, Trentin, Guarnieri, Viviani e Dainese. Sembrano precisi. Fino ai 600 metri. Lì arriva la confusione. Il treno azzurro si inceppa. Sono attimi frenetici che non si recuperano. Parte il Belgio che lancia la volata e le speranze italiane restano imbottigliate nelle posizioni di rincalzo. Difficile parlare dopo un epilogo del genere, ma alla fine arrivano le dichiarazioni.

«Abbiamo corso come dovevamo – spiega Trentin – non era compito nostro tirare e nemmeno tenere la corsa cucita. Siamo stati l’unica squadra che ha provato realmente a fare qualcosa. Tutte le altre formazioni sembrava volessero arrivare in volata con Jakobsen e poi si lamentano che vince lui. Il circuito si è fatto sentire. Molto nervoso, pieno di restringimenti, le transenne erano tutto fuorché dritte. Dopo quattro anni dobbiamo passare il testimone dell’europeo a qualcun altro».

L’atmosfera del pullman azzurro non è delle migliori, ma c’è serenità nell’affrontare il dopo corsa. «Sapevo che sarebbe stato complicato – racconta Bennati – ma sono contento della prestazione dei miei. Non dovevamo davvero sbagliare nulla per lottare per vittoria o podio. Ci sono state incomprensioni. Milan è un vagone molto importante e la sua assenza per problemi fisici negli ultimi due giri ci ha condizionati. Peccato, ci tenevo per i ragazzi che meritavano un risultato».

Visto da Jacopo

Tra i vari protagonisti di quegli attimi alla fine dell’europeo, c’è stato anche, suo malgrado, Jacopo Guarnieri, che aveva il classico compito di ultimo uomo. Abbiamo approfondito cosa è successo.

Ci racconti quel finale?

Ci sono stati un po’ di errori. Io stesso ne ho commessi. Non è mancata tanto la fiducia quanto l’esperienza fra di noi. Perché all’ultima curva Trentin ha passato Ganna che era davanti e si sono spostati entrambi. Io non sapevo cosa volesse fare Pippo. Sono partito lungo, ma lui ne aveva ancora. Alla fine questa volata è stata tutt’altro che perfetta. Eravamo uniti però non abbiamo avuto il cosiddetto timing. L’affiatamento non c’è stato nel finale e non era facile crearlo. Ripeto, più che uniti, non siamo stati coordinati. Questa è la cosa che ci è mancata più di tutti.

Tu ti eri dovuto muovere già prima…

Sì, esatto. Ai due chilometri ho dato una menata per portare davanti la squadra. Appena finito questo sforzo, è passato Pippo che mi ha messo in croce. Non sentivo di avere la gamba per lasciarlo così lungo, perché non ho avuto il tempo di recuperare. Nella mia testa eravamo lunghi. Ho visto il Belgio arrivare e ho preferito partire cercando di lasciare Elia nella posizione migliore dietro i belgi. Per me in quel momento sia Trentin che Ganna avevano finito. Invece non era così. Quello è stato un mio errore e me ne assumo la responsabilità. Col senno di poi, lo sapete anche voi… Se non fossero successe un po’ di cose, parleremmo di un’altra volata.

Guardando le immagini sembrava che Elia fosse l’ultimo uomo di Dainese. Doveva essere così?

No, la volata l’avrebbero dovuta fare loro due. Io avrei dovuto tirare per entrambi in pratica e ognuno di loro due avrebbe fatto il proprio sprint. E’ stata una scelta della nazionale, non per mettere in difficoltà gli avversari ma per vincere.

Poi hai corso il pericolo di cadere quando ti sei spostato. Non sarebbe stato un bel regalo di compleanno (ne ha compiuti 35 proprio oggi)…

Accidenti che rischio, mi sono quasi ammazzato (sorride, ndr). Voglio riguardarmi le immagini, anche dall’alto per capire la dinamica. Pedersen veniva su allargandosi, io stavo chiudendo e ci siamo toccati. Lui mi ha dato una ginocchiata proprio dove c’è il tappino del manubrio. Mi sono completamente sbilanciato in avanti, non sono come sia rimasto in piedi. Per fortuna non sono caduto, l’ho rischiata grossa. Anzi, sarebbe stato proprio un bel guaio. Già non eravamo stati perfetti, ci voleva pure la caduta a completare tutto.

L’umore tra di voi sul pullman com’era?

Non dei migliori naturalmente. Ci siamo presi le nostre responsabilità, ma noi scendiamo dal bus amici esattamente come ci siamo saliti al mattino. Non pensiate a dissapori fra noi. Ripeto, l’abbiamo voluta impostare come una squadra compatta che ha un treno compatto. Non lo siamo stati fino in fondo come altre formazioni, come ad esempio l’Olanda che ha fatto prima e quarta. Loro l’hanno impostata con due uomini. Ovvero, con gli uomini di fatica li hanno tenuti davanti, poi nel finale se la giocano da soli. Noi abbiamo fatto una scelta e l’abbiamo portata fino in fondo. Ecco, potevamo farla meglio, senza dubbio. E lo faremo la prossima volta.

Guarnieri e le Unique di Q36.5: rigide e morbide come guanti

13.08.2022
4 min
Salva

Jacopo Guarnieri è ripartito dal Tour de Pologne con grandi ambizioni e motivazioni: nonostante la prima gara insieme dalla fine del Giro, l’intesa con Arnaud Demare è valsa un’altra vittoria. Dopo tanta fatica e qualche volata per riprendere le misure, il francese infatti ha vinto a Cracovia, pilotato come sempre dall’azzurro che domani correrà gli europei di Monaco.

A partire dal dal Giro d’Italia, Jacopo sta indossando le nuove Unique di Q36.5. Come sappiamo, le scarpe sono un prodotto delicato che ricopre una parte fondamentale nella ricerca della massima prestazione.

«Le ho indosso da qualche mese – ci conferma Guarnieri – e non ho mai avuto problemi. E sono uno che le scarpe le stressa, visti i miei 80 chili e la conseguente potenza che esprimo sui pedali».

Jacopo sta usando le Unique di Q36.5 dal Giro d’Italia e dopo tanti chilometri la scarpa tiene ancora la forma originale
Jacopo sta usando le Unique di Q36.5 dal Giro d’Italia e dopo tanti chilometri la scarpa tiene ancora la forma originale

Morbide ma stabili

Il lavoro del “pesce pilota” dura pochi secondi e in quei rapidi frangenti si concentrano tutta la tensione e l’adrenalina di una tappa o di una gara lunga, anzi lunghissima. La sensazione, quando si spinge “a tutta” sui pedali, deve essere di stabilità e sicurezza

«Anzitutto – riprende Jacopo – la cosa che mi è piaciuta di più è la calzata morbida, sono davvero confortevoli. La struttura c’è e si sente, ma allo stesso tempo il comfort è elevato e, cosa più importante, non perdono la forma. Infatti, la Unique la sto usando da ormai 3-4 mesi ed è sempre come nuova, questa sua caratteristica è un mix di tanti fattori. La calzata, devo dire, è la parte che si gode di più. Allo stesso tempo rimangono molto rigide, nonostante il mio peso, e di conseguenza i miei watt, non ho mai avuto segni di cedimento o di instabilità».

Nonostante il clima estivo Guarnieri non ha mai sofferto il caldo ai piedi grazie alla grande traspirabilità della tomaia
Nonostante il clima estivo Guarnieri non ha mai sofferto il caldo ai piedi grazie alla grande traspirabilità della tomaia

Fresche e traspiranti

Trovare il giusto mix per una scarpa da ciclismo non è una cosa semplice da fare, le caratteristiche meccaniche devono andare di pari passo con il comfort ed alla stabilità. Puntando troppo sulle prime, si andrebbe a creare un prodotto difficile da indossare per molto tempo, invece, concentrandosi sul comfort non si otterrebbero i risultati desiderati. 

«La tomaia è una delle parti che preferisco delle Unique – ci confida il corridore della Groupama FDJ, che dal prossimo anno passerà alla Lotto Soudal – se guardi le scarpe da fuori e le tocchi, specialmente nella parte del tallone hai la sensazione che siano rigide. Poi, quando le indossi, senti che sono morbide ed avvolgenti. Sono molto traspiranti, nonostante io non sia uno che soffre molto il caldo, è una qualità da non sottovalutare. Anche perché, quando si pedala le sensazioni cambiano e il piede non rimane mai nelle stesse condizioni per tutto il tempo». 

Chiusura BOA

Infatti, un altro elemento fondamentale della scarpa Unique è la chiusura, fatta con i classici rotori BOA. Un sistema che permette di regolare al millimetro, ed in qualsiasi situazione, la pressione della scarpa sul piede.

«La tomaia e la suola sono un tutt’uno – spiega ancora Guarnieri – e il piede si trova appoggiato comodamente nel mezzo. Nonostante le differenze di rigidità (tra suola in fibra di carbonio e tomaia super leggera, ndr) non ho mai avuto la sensazione di avere qualcosa di molle ai piedi. Anzi, senti proprio che la scarpa segue ogni minima regolazione. Al Tour de Pologne, nell’ultima tappa (vinta proprio da Demare, ndr) ero partito con le scarpe troppo strette. Era un giorno molto caldo, si sono raggiunti i 37 gradi in corsa e naturalmente in questi casi dopo un po’ il piede tende a gonfiarsi. Dopo qualche chilometro ho allargato i rotori e la scarpa ha seguito questa regolazione, dandomi la sensazione di assecondare la fisionomia del piede». 

Come detto, con le Unique Guarnieri correrà domani il campionato europeo su strada. Convocazione che era nel mirino di Jacopo e conquistata facendo egregiamente il suo lavoro. Ora è pronto per dare una mano ai suoi compagni e poi testa alla Classico di Amburgo, il 21 agosto.