Il folletto dello Zoncolan, 25 domande e 25 risposte

22.06.2021
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Adesso che è andato anche lui in vacanza e che lo rivedremo in gruppo per settembre, abbiamo sommerso di domande Lorenzo Fortunato, il folletto dello Zoncolan. Il modo per conoscerlo un po’ meglio e capire dove vuole arrivare.

1) Come ti chiami e da dove vieni?

Mi chiamo Lorenzo Fortunato, vengo da Bologna e sono nato il 9 maggio del 1996.

2) Pensavi che avresti vinto sullo Zoncolan?

Assolutamente no, volevo andare in fuga e pensavo solo a quello e così è stato. Poi mi sono ritrovato in fuga e da lì è nato tutto.

3) Quando hai sentito che gli altri si sarebbero adoperati per portarti davanti, hai pensato che sarebbe stata una gran fatica? 

Prima della riunione mi chiedevo se fosse davvero il caso di andare in fuga, perché non era certo che sarebbe arrivata. Poi c’è stata la riunione e mi hanno detto secco: «Fortu, devi andare in fuga!». A quel punto mi toccava per forza. Ci ho creduto e i miei compagni ci hanno creduto più di me nel portarmi allo scoperto. E ho vinto la tappa…

4) Che cosa sapevi dello Zoncolan?

Che era la salita più dura del Giro e che gli ultimi 3 chilometri sarebbero stati infernali. Però io non pensavo a nient’altro che a spingere e intanto aspettavo i 3 chilometri per staccare Tratnik. Alla radiolina mi dicevano «Aspetta, aspetta, aspetta». Allora ho aspettato e quando la strada si è impennata, ho pedalato più forte, ho guardato sotto la ruota e lui non c’era più. E ho continuato fino alla fine.

Ha vinto a sorpresa sullo Zoncolan, come un folletto, staccando Tratnik nel finale
Ha vinto a sorpresa sullo Zoncolan, come un folletto, staccando Tratnik nel finale

5) Da junior facevi lo junior, poi hai fatto l’under 23 e ti sei laureato. Quanto è stata importante finora questa gradualità?

E’ importante perché sono arrivato a 25 anni e ho vinto una tappa al Giro, arrivando davanti in classifica. Alla Adriatica Ionica ho vinto. Magari alcuni giovani lo fanno prima, io l’ho fatto adesso. Ognuno ha il suo percorso e la sua crescita. Io ho sempre lavorato anche quando le cose non andavano bene. Continuavo a pensare che prima o poi tutto quel lavoro mi sarebbe tornato indietro e alla fine è successo quando meno me lo aspettavo. Nel frattempo mi sono laureato in Scienze Motorie quando ero dilettante. 

6) Anche questo è importante.

Sì, almeno sai quello che fai. Sai perché ti alleni e magari lo fai più volentieri o comunque capisci perché lo stai facendo. 

7) Nei tuoi sogni c’era posto per tutto questo?

Ho fantasticato, ho sognato… Però non me lo sarei mai aspettato di vincere tutto questo nel giro di 20 giorni. Adesso mi fermo e per circa venti giorni stacco la spina diciamo per poi riprendere a settembre, ma se fosse per me io continuerei a correre.

8) Le due vittorie dello Zoncolan e del Monte Grappa sono in qualche modo collegate?

Secondo me sì. Dopo lo Zoncolan, ho preso morale e l’ultima settimana del Giro andavo forte in salita, rimanevo davanti. Poi alla Adriatica Ionica ho messo la ciliegina sulla torta.

Dopo i primi chilometri del Grappa, la selezione è subito netta
Dopo i primi chilometri del Grappa, la selezione è subito netta

9) Cos’è per te la salita?

Io non vedo l’ora che cominci la salita per fare meno fatica, perché in pianura soffro troppo.

10) Cos’è per te la fatica?

E’ una presenza fissa nel ciclismo. Siamo un po’ tutti abituati e la fai volentieri. Anzi senza fatica, non sarebbe neanche ciclismo. La fatica ha il suo gusto. Molte volte fai fatica e non arrivi, allora la fatica è brutta. Mentre quando fai fatica, arrivi e vinci, non la senti neanche.

11) A casa cosa hanno detto di queste vittorie?

Non ci credevano. Quando hanno visto lo Zoncolan, Castel de Britti è esplosa. In proporzione la vittoria sul Monte Grappa ha fatto meno scalpore. Il boom c’è stato sullo Zoncolan, perché non me l’aspettavo nemmeno io e l’ho realizzata dopo il Giro. Però portare a casa la classifica generale con la tappa del Monte Grappa… anche quello è stato importante soprattutto come fase di crescita.

12) Ti sei accorto che stavi per perdere tutto per un buco in volata?

Non mi sono accorto di niente. Ero ruota di Albanese, siamo arrivati, giornalisti, ho festeggiato, nessuno ha detto niente. Sono andato alle interviste, sul podio, alle premiazioni. E quando stavano smontando l’arrivo, vado al pullman e a quel punto l’ho scoperto. Però non c’è stato il momento dopo l’arrivo in cui ho avuto paura di non aver vinto. 

Ha vinto ancora sul Monte Grappa, arrivo della seconda tappa della Adriatica Ionica Race: un po’ meno folletto, più leader
Ha vinto ancora sul Monte Grappa: un po’ meno folletto, ma più leader

13) Che cosa significa correre alle dipendenze di Basso e Contador?

Ti insegnano a fare il corridore, come non facevo prima. Anche le piccole cose che fanno la differenza. Ti motivano, ti insegnano e soprattutto ti danno quella forza in più che magari prima non avevo e che mi trasmettono come quando correvano. Contador parla tanto. Certe volte siamo insieme sul bus, mi parla, io ascolto poi, con le mie gambe e con la mia forza, metto in atto quello che mi insegna.

14) Hai avuto dubbi nell’accettare la loro offerta?

Neanche per un secondo. La proposta è arrivata a fine stagione e ho detto subito di sì. Alberto lo seguivo quando ho iniziato a correre, perché c’era lui in televisione. Ivan invece mi ha seguito per tutto il Giro d’Italia, quando Alberto lo sentivo per messaggio perché ha avuto problemi con il Covid. Sono due grandi riferimenti.

15) Sei uno che scatta o vai di passo?

Sono uno che tende a stare un po’ più col rapportone. Sto seduto oppure in piedi, però non faccio cambi di ritmo. Vado su del mio passo regolare, tendenzialmente non guardo gli scatti e nel finale ne ho uno, però quell’uno che faccio, lo faccio forte!

Dopo la tappa di Comacchio, la Eolo festeggia la vittoria alla Adriatica Ionica Race: il folletto è diventato capitano
Dopo la tappa di Comacchio, la Eolo festeggia la vittoria alla Adriatica Ionica Race: il folletto è diventato capitano

16) Lo Zoncolan è la salita più dura che hai mai fatto in corsa? 

Forse le salite più dure che ho fatto sono state nelle Asturie prima del Giro. Però, avendo il 36 e il 29, molte volte la salita la fai dura in base a come la fai. A volte è più duro un falsopiano col vento che la salita in sé, almeno per me. Sullo Zoncolan avevo il 36×32 e andavo comunque duro, ma è un’altra cosa rispetto al 39×25 di una volta.

17) Ti capita di essere riconosciuto in strada?

Da dopo lo Zoncolan, succede spesso. In Lombardia, perché vivo a Erba con la mia la fidanzata, alle Fontane quando ci sono tanti amatori evito, perché sennò fermo mezz’ora. Però è piacevole, lo diventa un po’ meno se in una distanza devo fermarmi per quattro volte.

18) Ti alleni solo oppure in gruppo?

In gruppo, da solo faccio fatica. Poi c’è il giorno che esco da solo, ma è l’eccezione.

19) Quali sono i tuoi prossimi obiettivi?

Sicuramente un buon finale di stagione, all’Emilia, al Lombardia e alle classiche in Italia. Per finire bene e avere essere già uno step avanti per il prossimo anno.

Ecco la Aurum Magma Zoncolan consegnata a Fortunato (foto Maurizio Borserini)
Ecco la Aurum Magma Zoncolan consegnata a Fortunato (foto Maurizio Borserini)

20) Cosa rispondi alle offerte delle altre squadre?

La mia idea, l’ho detto fin da subito, è quella di rimanere alla Eolo-Kometa, perché qui mi sono trovato bene e in futuro cresceranno e crescerò con loro.

21) Tre aggettivi per descrivere la bici perfetta?

Leggera, siamo a 6,8 chili. Scorrevole e su questo Ceramic Speed non si batte. Poi deve essere bella, pulita.

22) Com’è la bici con la scritta Zoncolan?

Me l’hanno data la mattina dell’Alpe di Motta e mi sono detto che sarei dovuto arrivare nei 10 e infatti sono arrivato nono. Era l’ultima tappa di montagna del Giro, tutti volevano vincere e io sono rimasto lì. Mi sono staccato negli ultimi 4-5 chilometri della salita finale. E quando ero a tutta guardavo in basso, leggevo il nome sulla bici, e mi dicevo che non potevo staccarmi a Madesimo. Insomma, ho vinto sullo Zoncolan…

La crono non è mai stata motivo di attenzione: ora si cambia
La crono non è mai stata motivo di attenzione: ora si cambia

23) Quanto pesi?

Sonop 57-58. Chiaro che non posso tenerlo tutto l’anno, però non mi pesa mangiare insalata, pasta in bianco e petto di pollo anche per un mese.

24) La crono è un nemico?

No, la cronometro non è mai stata preparata, perché nessuno pensava che andassi così al Giro. Ma comincerò a farlo già dal prossimo ritiro in altura, in vista del prossimo Giro d’Italia.

25) Prima dello Zoncolan, quale era stato il tuo maggior momento di gloria in bici?

Passare a San Lazzaro, nel mio paese. Quando sono passato, ho salutato tutti e già era una vittoria. Essere al Giro d’Italia e passare da San Lazzaro…

Remco a casa è una dura lezione per la Deceuninck

27.05.2021
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Remco Evenepoel lascia il Giro e torna a casa pieno di lividi, anche se forse le ferite peggiori se le porta dentro. Vero che il ragazzo è giovane e abbastanza sicuro di sé da farsene presto una ragione, eppure in tutta la storia c’è più di qualcosa che non convince. E la Deceuninck-Quick Step forse questa volta non è stata impeccabile. Si disse prima del via e si ripete oggi: quale senso ha avuto far rientrare il ragazzo al Giro dopo 9 mesi che non correva, puntando per giunta al bersaglio grosso? Serve a poco ora dire che così non era, basta andarsi a rileggere le dichiarazioni e ripercorrere le tattiche giorno dopo giorno.

Remco va a casa dopo la caduta di ieri, ma anche dopo la paura di Montalcino, la fatica dello Zoncolan e la batosta di Cortina. «Ovviamente – ha detto – è triste lasciare la gara e il mio primo grande Giro troppo presto, ma alla fine è stata una bella esperienza e spero di tornare un giorno di nuovo. Auguro il meglio a tutti i miei compagni di squadra per le tappe rimanenti».

Settimo nella crono di Torino, si parlava già di prodigio
Settimo nella crono di Torino, si parlava già di prodigio

Basso, 21 anni fa

La vicenda ne ha richiamata alla memoria una ancora più insolita, per le abitudini italiane, che nel 1999 riguardò Ivan Basso. Il varesino allora era campione del mondo under 23, uno dei giovani più promettenti a livello mondiale, e come tale aveva ripreso la stagione con la Zalf Fior. La Riso Scotti di Davide Boifava, con la quale aveva firmato, aveva acconsentito a lasciarlo per la primavera nella squadra di Castelfranco, finché qualcosa iniziò a scricchiolare. Perché non farlo restare tutto l’anno, chiesero, fino al mondiale di Verona? Quando Boifava capì che la stagione rischiava di prendere una brutta piega si impuntò. E Basso, terzo al Palio del Recioto e sesto al Gp Liberazione, cambiò maglia e senza alcun assaggio di professionismo debuttò al Giro d’Italia.

Bloccato psicologicamente sugli sterrati, con Almeida che lo aspetta
Bloccato psicologicamente sugli sterrati, con Almeida che lo aspetta

Damiani racconta

Sull’ammiraglia della squadra viaggiava Roberto Damiani, oggi alla Cofidis, che di lì a poco proprio per le sue attitudini sarebbe passato nella Mapei Giovani, antesignana delle attuali continental. Che cosa ha visto Damiani in questa gestione di Evenepoel? E in che modo l’avrebbe impostata se avesse vuto fra le mani il giovane talento belga, come a suo tempo ebbe Basso, poi Cancellara e Pozzato?

«Quella volta con Basso – ricorda – alla fine decidemmo noi. Ivan non prendeva una posizione, ma del resto era ingiusto pretendere che un ragazzo di 19 anni potesse scegliere una cosa del genere. Così lo portammo al Giro con un’idea precisa. Doveva fare esperienza. E dopo una settimana sarebbe andato a casa. Ricordo che lo presentammo ai vecchi del gruppo, a sceriffi come Cipollini e anche Pantani, e lui riuscì a farsi benvolere. La difficoltà più grande di quel Giro fu mandarlo a casa».

L’arrivo di Evenepoel è stato meno sommesso. Anzi, non sono mancati gli squilli di tromba…

E chi le ha suonate le trombe? Non so perché abbiano deciso di farlo debuttare qui, senza fare un Tour of the Alps o il Romandia. Lo ha deciso la squadra. Si sarebbe potuto dire che veniva per fare una prova. E se poi fosse andato davvero bene, ci sarebbe stato tutto lo spazio per esaltarlo.

Il suo caso è diverso da quello di Basso, ma…

Ma un corridore di 20 anni con quel talento resta comunque un patrimonio da tutelare, nonostante quello che dice e che gli si permette di dire. E’ vero che Evenepoel ha già più esperienza di quel Basso, ma il Giro d’Italia resta il Giro d’Italia.

Sullo Zoncolan, il primo cedimento vero, con 1’30” da Bernal
Sullo Zoncolan, il primo cedimento vero, con 1’30” da Bernal
Ora dicono che non fosse venuto per vincere.

Neanche io ho mai creduto che sarebbe successo. Quando sul pullman si parlava della corsa e dei protagonisti, eravamo tutti abbastanza sicuri, direttori e soprattutto i corridori, che non avrebbe potuto fare classifica nella terza settimana. Ma la Deceuninck-Quick Step è venuta perché credevano che potesse fare un grosso exploit.

Da cosa si capiva?

Dal fatto che dovunque andasse, aveva sempre tre uomini accanto. Dal fatto che Almeida è stato messo al suo servizio praticamente da subito. In questi casi si dice che le aspettative modificano il risultato. E loro erano venuti per vincere e provarci.

Lefevere ha rilasciato un’intervista a Het Laaste Nieuws, dicendo che Remco non aveva mai perso, che l’euforia di venire al Giro montata nelle Fiandre sia stata difficile da gestire e che il ragazzo esce da questo Giro con il morale ammaccato…

Non ho letto l’intervista, ma portarlo qui non è stata necessariamente una buona operazione. L’ego è proprio quello che ha permesso a Evenepoel di fare le grandi cose che tutti abbiamo visto. Ha dimostrato qualità non comuni. E non credo fosse necessario danneggiare il suo ego, mandandolo contro un muro alto come il Giro d’Italia e poi a casa così malridotto. Tutelare il talento, anche dalle aspettative troppo alte, significa proprio questo.

Ammiraglie in festa: Basso commosso, Zanatta pure

22.05.2021
3 min
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Sulla strada infangata che porta alla seggiovia per tornare al Quartier Tappa, le ammiraglie della Eolo-Kometa sono una dietro l’altra. Nella prima che incontriamo, Jesus Hernandez parla al telefono e ride di gusto. Bussiamo al finestrino e ci regala un sorriso da settimo cielo, il pollice in alto. Quella subito avanti ha lo sportello aperto e Ivan Basso è in piedi che guarda verso la montagna. Lui, che quassù vinse nel 2010 in un giorno certamente meno gelido, sta vivendo emozioni profonde, come accade quando inizi un’impresa e la vittoria fuga i dubbi che ti camminano accanto.

«Bisognava prendere la fuga con gli uomini giusti – dice – ma per noi questa è un’impresa, perché Fortunato è un nostro talento, che non aveva fino a questo momento espresso tutto il suo valore. Siamo contenti che sia riuscito a farlo con noi. E adesso Zanatta ha vinto due Zoncolan. Fu bello quando vinsi io, ma è bellissimo anche oggi. Quando si vince è sempre bello».

E’ emozionato. Sale nell’ammiraglia, mentre Zanatta ha il sorriso dei giorni migliori. Il ritorno in gruppo sta dando ottimi frutti. C’era davvero lui su quella della Liquigas quando Ivan domò lo Zoncolan e risalì dall’undicesima alla terza posizione, lanciandosi verso la seconda maglia rosa.

Albanese in fuga? Per portare con sè Fortunato: missione compiuta
Albanese in fuga? Per portare con sè Fortunato: missione compiuta

Azione di squadra

Il piano è scattato a 194 chilometri dall’arrivo o forse sarebbe meglio dire 11 chilometri dopo la partenza da Cittadella, dove le mura e ogni pietra ricordavano il tricolore di Nizzolo. Nella fuga degli 11, fra le coppie della stessa squadra con Affini-Bennett e Mosca-Mollema, la presenza di Albanese e Fortunato era forse quella che incuteva meno timore.

«Il guaio – dice ridendo Zanatta – è che Fortunato stava bene, ma non riusciva a prendere le fughe. Così, visto che aveva buoni valori, stavolta gli abbiamo messo accanto Albanese e inizialmente Gavazzi, perché lo portassero fuori e ci sono riusciti. In questi giorni la Ineos ha lasciato fare, ma certo alla fine la paura che il gruppo tornasse l’abbiamo avuta. Eravamo qui per fare bella figura e già il secondo posto di Gavazzi a Guardia Sanframondi ci era sembrato una cosa grandissima. Di certo non pensavamo di vincere e di certo ancora non ci rendiamo bene conto di quello che è successo».

Il Giro e le Asturie

Fortunato il posto per il Giro ha dovuto conquistarselo, con la sua storia fra Mastromarco e Hopplà, poi due anni alla Vini Zabù.

«Ha fatto un buon ritiro a Sierra Nevada – racconta – poi è andato alla Vuelta Asturias e l’ultimo giorno è arrivato settimo all’Alto del Naranco, conquistandosi il posto in squadra. A Sestola si era staccato in discesa. A Campo Felice era nel gruppo dei migliori… Insomma, sapevamo che stesse bene e già da tre giorni ci eravamo messi a pensare a questo arrivo. Credo che si sia creata una bella alchimia in squadra, lo spirito giusto, fra l’entusiasmo dei giovani e l’esperienza mia e di Yates, che qualcuna l’abbiamo vista fin qui». 

Subito dopo l’arrivo, Fortunato è stato placcato e portato nella zona premiazioni
Subito dopo l’arrivo, Fortunato è stato placcato e portato nella zona premiazioni

Una lunga storia

La colonna delle ammiraglie inizia a incanalarsi lungo la stradella dell’incolonnamento. I primi stanno già scendendo in bici verso i pullman fermi ai piedi del tratto più duro. Quassù, sull’ultima salita che vide grande Marco Pantani, ha vinto un bolognese, in una sorta di tributo inconsapevole al Pirata e cercato e voluto a Ivan Basso che ha saputo motivarlo. La sua ultima vittoria porta la data del 12 giugno del 2016, quando a Lamporecchio batté proprio il compagno di squadra Albanese. Forse davvero nulla è mai per caso, mentre lo Zoncolan registra la quarta vittoria italiana in questo Giro d’Italia. Dopo Ganna, Vendrame e Nizzolo, stasera brinderemo alla vittoria di Lorenzo Fortunato.

Basso Dorelan 2021

Strade bianche al Giro? Per Basso non saranno decisive…

19.05.2021
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Nei pronostici d’inizio Giro, la tappa da Perugia a Montalcino era considerata una delle grandi incognite per la classifica: inserire il percorso della Strade Bianche all’interno della Corsa Rosa poteva essere una variabile impazzita, in funzione della classifica. Ivan Basso, responsabile della Eolo Kometa, quei percorsi li conosce bene e ridimensiona un po’ l’attesa per l’evento: «Lo sterrato non è più una novità per il Giro e l’averla fatta più volte ha tolto un po’ quell’aura di incertezza che lo caratterizzava».

A tuo parere potrà ancora avere un peso importante sulla classifica?

Dipende quasi esclusivamente dal clima: con la pioggia è chiaro che sarà un’incognita e che potrà succedere di tutto, in caso di bel tempo non credo che influirà tantissimo. E’ chiaro che si tratta sempre di una frazione con salite, quindi qualcosa succederà, non credo che ci sarà un arrivo in volata…

strade bianche dorelan 2021
Un’immagine dell’ultima Strade Bianche: in caso di pioggia la situazione sarà diversa
strade bianche dorelan 2021
Un’immagine dell’ultima Strade Bianche: in caso di pioggia la situazione sarà diversa
Si può paragonare il peso della Strade Bianche nel Giro con una frazione sul pavé al Tour?

No, c’è una differenza. Innanzitutto la tappa del pavé è di pianura e lì le incognite sono veramente create in maniera esclusiva dal terreno e dalle sue insidie. Da noi saranno le salite a influire, non il terreno. Inoltre c’è anche un discorso di predisposizione tecnica diversa, sul pavé devi saperci andare…

Come si affronta una tappa del genere?

Senza particolari tensioni – sentenzia Basso – sapendo che in condizioni normali è probabile che ci si marchi stretto. Magari qualche corridore andrà in difficoltà, ma dipenderà da situazioni pregresse. Io credo che per la tappa le squadre saranno pronte, non sarà una frazione decisiva, anche se qualcuno potrà pagare dazio.

A proposito di squadre, nell’affrontare una frazione simile bisogna avere accortezze particolari, diverse rispetto alle altre tappe?

Non particolarmente, salvo com’è logico per gli pneumatici. Si dovranno usare tubolari particolari e soprattutto pressioni diverse rispetto a quelle delle tappe su asfalto, ma sono soluzioni ormai chiare anche ai profani. Molto, come detto, dipenderà dal clima, in caso di pioggia diventerà una tappa difficilissima e allora sì che ci saranno sconquassi in classifica…

Albanese perde 5 chili e ricomincia a sognare

12.05.2021
3 min
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La maglia che indossa è nuovamente azzurra, ma non è più quella degli scalatori. Del resto Vincenzo Albanese uno scalatore non lo è mai stato, però averne indossato il simbolo per due giorni lo ha fatto riemergere dal periodo un po’ opaco in cui era lentamente scivolato negli ultimi anni con la Bardiani. Alla partenza da Stupinigi, tutto intorno al pullman della Eolo-Kometa si respirava un’atmosfera di quasi cospirazione. I tecnici infatti avevano individuato lungo il percorso, che avrebbe portato i corridori a Novara, l’unica salita di giornata – quella di Montechiaro d’Asti – su cui Vincenzo avrebbe potuto prendere la maglia azzurra. La missione era andata a buon fine e il giorno dopo nella più dura frazione di Canale il salernitano era riuscito ad infilarsi nella fuga, ad aumentare i suoi punti, ma non a reggere il ritmo di Taco Van der Hoorn.

«Ho provato – dice – ma lui aveva veramente una condizione superiore alla mia ed ha fatto un numero eccezionale».

Ancora in fuga nella tappa di Canale. Alla fine si è staccato, ma ha fatto altri punti
Ancora in fuga nella tappa di Canale. Alla fine si è staccato, ma ha fatto altri punti

Cinque chili

L’ultima volta che lo avevamo visto di persona era stato alla Tirreno-Adriatico, mentre Basso osservandolo da lontano storceva la bocca aspettandosi di trovarlo più in forma.

«Rispetto alla Tirreno – ammette – ho 5 chili in meno e la differenza si sente. Sono andato anche bene in Turchia. Vedremo giorno dopo giorno come andrà, ma sono venuto per puntare ad una tappa. Sapevo che avrei potuto perderla a Sestola, ma le fughe dei giorni scorsi non erano per quella maglia, ma per provare a vincere. Ci riproverò di sicuro, magari nella tappa di casa, perché ci tengo molto».

In un periodo in cui le cattive abitudini alimentari sono sotto i riflettori, quei 5 chili di Albanese non sono il frutto dell’esasperazione, ma il minimo per avere un rendimento accettabile. Avendolo seguito fra gli U23, lo ricordiamo vincente malgrado la forma spesso approssimativa. Per correre al massimo livello, questo non è più consentito.

Con Zanatta

Quando il suo arrivo alla Eolo-Kometa fu ufficiale, la sua massima soddisfazione era legata al fatto di tornare a lavorare con Stefano Zanatta, da cui era stato diretto alla Bardiani.

«Stefano ci sa fare – dice – ma sono bravi anche Jesus Hernandez e Sean Yates. Mi piace seguire i loro consigli, ma con Stefano ho riallacciato alcuni fili che si erano interrotti alla Bardiani e con lui si lavora in modo spettacolare. E poi c’è anche Basso che ci segue da vicino, il più delle volte da dietro le quinte. Lui è uno che ci martella, ma se insiste su qualcosa è per il nostro bene e non solo per il gusto di darci il tormento. Ad esempio per quei 5 chili mi è stato molto dietro e alla fine non lo faceva per bersagliarmi, ma perché sapeva che con una condizione migliore avrei potuto rendere di più. Mi trovo bene in questa squadra, spero di restarci a lungo».

Anche alla Tirreno aveva lottato per la maglia dei Gpm, piazzandosi 6° nella classifica
Anche alla Tirreno aveva lottato per la maglia dei Gpm, piazzandosi 6° nella classifica

Esempio Basso

Grande talento con la tendenza a volte a perdere il filo della concentrazione. Inspiegabile per uno come Basso che dopo l’ottimo ritiro in Spagna, Vincenzo si fosse presentato alle corse in condizioni tutt’altro che perfette. I due stanno imparando a conoscersi e se c’è un aspetto per il quale il varesino può essere di ispirazione ai suoi ragazzi, Albanese compreso, è proprio quello della dedizione al lavoro e della concentrazione nel fare qualsiasi cosa. Il Giro di Albanese prosegue con l’obiettivo di andare in caccia il prima possibile. Le somme le tireremo alla fine.

Eolo-Kometa: un progetto che è solo all’inizio

19.04.2021
3 min
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Dopo una lunga gestazione, prende finalmente il volo la Eolo-Kometa, il progetto fortemente voluto da due grandi campioni del recente passato, Ivan Basso e Alberto Contador. Una squadra la loro che unisce corridori esperti a giovani speranze e che già nel suo primo anno di vita vuole mettersi in grande evidenza, anche se le due stelle hanno già detto che gli obiettivi del team sono molto alti e potranno essere raggiunti solo dopo almeno tre anni.

Eolo Kometa
Eolo-Kometa, foto di gruppo al ritiro di inizio stagione
Eolo Kometa
Eolo-Kometa, foto di gruppo al ritiro di inizio stagione

Vecchio “Gava”

La campagna acquisti è stata ricca, andando alla ricerca di corridori che hanno voglia di sacrificarsi per emergere, alcuni anche con un palmarés già importante a cominciare dal “nonno” della squadra, quel Francesco Gavazzi che non ha assolutamente voglia di appendere la bici al classico chiodo e che molto potrà insegnare ai suoi compagni più giovani.

La squadra ha due anime proprio come i due campioni che vi hanno posto sopra il loro imprimatur, una forte componente italiana che si unisce perfettamente a quella iberica, con qualche aggiunta britannica e ungherese. A corridori come Belletti e Wackermann si chiede di raccogliere subito gioie in giro per il mondo, anche nelle ultimissime stagioni i due hanno dimostrato di sapere come si fa. La formazione è adatta soprattutto alle classiche d’un giorno, ma anche nelle brevi corse a tappe proverà a dire la sua.

Nuovi stimoli per Belletti e il fascino di avere accanto Basso e Contador
Nuovi stimoli per Belletti e il fascino di avere accanto Basso e Contador

Fancellu, classe 2000

Il più giovane del gruppo è Alessandro Fancellu, un “millennial” del quale si dice un gran bene: a lui si chiede di imparare il più possibile per proseguire nella sua costruzione in vista di un futuro che potrebbe essere radioso, come quello dei suoi due mentori.

L’ORGANICO

Nome CognomeNato aNaz.Nato ilPro’
Vincenzo AlbaneseOliveto CitraIta12.11.19962017
John ArchibaldEdimburgoGbr14.11.19902019
Davide BaisRoveretoIta02.04.19982019
Manuel BellettiCesenaIta14.10.19852008
Mark ChristianDouglasGbr20.11.19902012
Marton DinaBudapestHun11.04.19962018
Alessandro FancelluComoIta24.04.20002020
Erik FetterBudapestHun05.04.20002019
Lorenzo FortunatoBolognaIta09.05.19962019
Mattia FrapportiGavardoIta02.07.19942014
Sergio Garcia GonzalezRondaEsp11.06.19992020
Francesco GavazziMorbegnoIta01.08.19842007
Arturo Gravalos LopezSaragozzaEsp02.03.19982020
Luca PacioniGatteoIta13.08.19932016
Edward RavasiBesnateIta05.06.19942017
Samuele RiviTrentoIta11.05.19982019
Alejandro Ropero MolinaGranadaEsp17.04.19982019
Diego P.Sevilla LopezMadridPor04.03.19962018
Daniel ViegasFaroIta05.01.19982019
Luca WackermannRhoIta13.03.19922016

DIRIGENTI

Francisco J.Contador VelascoEspGeneral Manager
Sean YatesGbrDirettore Sportivo
Felix Garcia CasasEspDirettore Sportivo
Jesus Hernandez BlazquezEspDirettore Sportivo
Jesus Hernandez GarciaEspDirettore Sportivo
Stefano ZanattaItaDirettore Sportivo

DOTAZIONI TECNICHE

La Magma della Eolo-Kometa è montata con il gruppo Shimano Dura Ace Di2, ma con la guarnitura fornita da Rotor. Per quanto riguarda le ruote, i manubri e i reggisella troviamo i prodotti marchiati Enve. Per le selle sono state scelte le Prologo che offre un’ampia scelta di modelli. Come pneumatici Frapporti e compagni possono sfruttare la tecnologia di Vittoria, mentre per i pedali ci sono i sempre affidabili Look.

CONTATTI

Calle Milanos 8, Nave 23, 28320 Pinto (ESP)

e.bello@fundacioncontadorteam.com www.eolokometacyclingteam.com

Facebook: @eolokometa

Twitter: @EoloKometaTeam

Instagram: eolokometacyclingteam

Contador Magma

Magma, gioiellino per la Eolo-Kometa

19.04.2021
4 min
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Alberto Contador e Ivan Basso hanno creato il loro marchio di biciclette: Aurum. L’obiettivo dei due campioni è quello di realizzare le migliori biciclette da corsa combinando: aerodinamica, rigidità, comfort, peso e maneggevolezza. Il primo modello è la Magma, che è in dotazione al team professional Eolo-Kometa.

Geometria equilibrata

Contador e Basso hanno voluto che la Magma fosse una bicicletta completa, dalle ottime prestazioni su tutti i terreni. Per fare questo i due campioni si sono confrontati da subito con gli ingegneri e i progettisti descrivendogli la loro idea di bicicletta perfetta, quella sulla quale avrebbero da sempre voluto gareggiare. Il primo elemento per ottenere una bicicletta equilibrata è la geometria. L’esperienza di Contador e Basso nei migliori WorldTour del mondo, li ha portati a conoscere l’importanza di un corretto adattamento sulla bici e la necessità di dover cambiare la posizione anche più volte durante l’anno. Proprio per questo Magma è stata realizzata usando componenti standard. Il reggisella e il manubrio di matrice tradizionale permettono una maggiore semplicità delle regolazioni e di cambi di alcuni componenti, tipo l’attacco manubrio.

Il telaio Magma nel colore Glacial Blue
Il telaio Magma nel colore Glacial Blue

Guidabilità perfetta

Un punto chiave della Magma è l’avantreno, infatti questa parte è fondamentale per la qualità di guida del mezzo. La forcella ha due offset differenti in base alla misura del telaio. In questo modo sia le misure più piccole che le più grandi beneficeranno della migliore guidabilità possibile. Anche i valori di Stack e Reach dimostrano che la Magma è stata pensata sia per la ricerca delle performance, ma con un occhio particolare al comfort. Infatti, Contador e Basso affermano che sulle lunghe distanze non basta solo la rigidità, ma un buon comfort in sella porta a migliori prestazioni. A conferma di questo concetto basta pensare che la Magma è stata ottimizzata per montare coperture da 25 o da 28 millimetri, anche se è possibile arrivare fino a 30 millimetri.

Per quanto riguarda il carro posteriore i foderi orizzontali oversize corti contribuiscono ad avere una maggiore reattività, soprattutto in salita, mentre il movimento centrale con un baricentro più basso e un passo della bici abbastanza generoso, portano a un assetto migliore e a una stabilità maggiore nei tratti veloci, soprattutto in discesa.

Erik Fetter impegnato sulla sua Magma
Erik Fetter impegnato sulla sua Magma
Erik Fetter impegnato sulla sua Magma
Erik Fetter impegnato sulla sua Aurum Magma alla Coppi e Bartali 2021

Aerodinamica

Anche l’aerodinamica ha avuto il suo peso nella progettazione della Magma, infatti è stata progettata usando un software CFD avanzato e testato in galleria del vento. In questo modo gli ingegneri hanno adattato le forme dei tubi generate dal computer alle condizioni reali. Una caratteristica aerodinamica è l’Head Tunnel, che canalizza i cavi dei freni attraverso il telaio, direttamente dal manubrio. Questa soluzione è stata scelta per favorire l’aerodinamica frontale e anche per facilitare il montaggio e le regolazioni della posizione.

Ben visibile l’Head Tunnel che canalizza i cavi nel telaio
Ben visibile l’Head Tunnel che canalizza i cavi direttamente nel telaio

Carbonio giusto nei punti giusti

La rigidità torsionale è un altro punto chiave sul quale Contador e Basso hanno puntato molto. Per arrivare ad un ottimo risultato sono stati selezionati una serie di fibre di carbonio diverse e tecniche di stampaggio avanzate.  Gli stampi in acciaio di alta precisione hanno consentito pressioni di stampaggio più elevate del normale, spremendo più resina dalla fibra. Le anime in schiuma rivestite in lattice hanno creato un interno pulito e senza imperfezioni. Aurum ha così sviluppato la tecnologia ECT: Experience Carbon Technology. Questa tecnologia utilizza sei diversi tipi di fibra di carbonio che vengono applicate in maniera diversa nelle zone varie parti del telaio. In pratica si è cercato di mettere le fibre giuste nei posti giusti per un equilibrio tra peso, rigidità e comfort. Grazie all’ECT ogni dimensione del Magma è stata progettata e sviluppata individualmente, con un programma di laminazione e gradi di fibra di carbonio specifici. Il risultato è un telaio che in taglia 54 pesa 805 grammi.

In fase di sviluppo

Per le prove contro il tempo Aurum sta ancora sviluppando il suo telaio, che proprio Alberto Contador sta provando per mettere a punto gli ultimi dettagli.

Vincenzo Albanese nella cronometro di San Benedetto del Tronto
Vincenzo Albanese nella cronometro di San Benedetto del Tronto
Vincenzo Albanese nella cronometro di San Benedetto del Tronto
Vincenzo Albanese nella cronometro di San Benedetto del Tronto della Tirreno Adriatico

La scheda tecnica

GruppoShimano Dura Ace Di2
RuoteEnve
PneumaticiVittoria
ManubrioEnve
SellaPrologo
ReggisellaEnve
PedaliLook

Componentistica

La Magma della Eolo-Kometa è montata con il gruppo Shimano Dura Ace Di2, ma con la guarnitura fornita da Rotor. Per quanto riguarda le ruote, i manubri e i reggisella troviamo i prodotti marchiati Enve. Per le selle sono state scelte le Prologo che offre un’ampia scelta di modelli. Come pneumatici Frapporti e compagni possono sfruttare la tecnologia di Vittoria, mentre per i pedali ci sono i sempre affidabili Look.

Basso sicuro: Nibali vale un altro Giro. Ecco come…

11.04.2021
4 min
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Ivan Basso ricorda perfettamente che quando arrivò in Liquigas, il giovane Nibali era un cavallo di razza difficile da domare. Ricorda le fughe in apparenza dissennate e anche lo stile di vita da affinare per raggiungere i risultati migliori.

«Perciò quando lo sento raccontare di certe abitudini prese osservando me – sorride Basso che ora guida la Eolo-Kometami sento un po’ orgoglioso di aver avuto un ruolo nella sua crescita».

Progressi e cadute

E la crescita c’è stata, facendo di Nibali uno degli italiani più forti di sempre. Con i due Giri, il Tour, i Lombardia e la Sanremo, le maglie tricolori e tutti gli attacchi che ci hanno fatto sognare, anche quelli vanificati dalle cadute. Hanno tanto da dire i suoi detrattori di una carriera costruita sulle cadute degli altri, senza tenere conto che proprio a causa di cadute Nibali ha perso occasioni che avrebbero dato al suo palmares i tratti della leggenda. Il mondiale di Firenze, le Olimpiadi di Rio, una grande chance al Tour del 2018 e di conseguenza la possibilità di giocarsi il mondiale di Innsbruck.

Gli ultimi anni però hanno mostrato il calo dovuto all’età. Il siciliano non appare più al livello dei contendenti nei grandi Giri, ma continua a seguire la preparazione di sempre, facendo delle sue stagioni lunghe attese di appuntamenti sempre più difficili da cogliere. Perché non sperimentarsi in classiche come il Fiandre o corse a tappe più brevi puntando alla vittoria? Proprio di questo vogliamo parlare con Basso, che quel calo fisico lo visse a sua volta e lo gestì mettendosi al fianco di Alberto Contador.

A causa della caduta di Montalcino nel 2010, Nibali perse la rosa e la chance di lottare per il Giro, poi vinto da Basso
A causa della caduta di Montalcino nel 2010, Nibali perse la rosa
Secondo Basso, Nibali sta gestendo bene questa fase della sua carriera?

Diciamo che Vincenzo ha raggiunto la maturità e si conosce molto bene. Io ho visto la sua evoluzione da giovane portentoso a grande campione e, anche se avevo meno talento rispetto a lui, posso fare questo ragionamento partendo dalla mia esperienza.

Partiamo pure…

Arrivi a un momento in cui non puoi più fare confronti con il te stesso di qualche anno prima. Ci sono i numeri, ma ci sono anche decine di variabili e perderesti troppo tempo ad analizzarle. Arrivi al punto in cui i numeri in effetti non danno più indicazioni che ti fanno effettivamente capire come stai. Prima facevi tre giorni di carico e il corpo rispondeva in un certo modo, a 37 anni però risponde diversamente. Prima facevi delle triplette e andavi meglio il terzo giorno, ora dopo il primo ti senti stanco. Subentrano problemi fisici legati all’età, ma anche alla capacità di soffrire e alla testa intesa come determinazione. Ma questo non vuol dire che Vincenzo non possa più fare risultato.

Nella vittoria al Tour del 2014, le sue prove di forza furono sorrette da un grande Scarponi
Vince il Tour 2014 con la forza, lanciato da un grande Scaproni
Serve un cambio di atteggiamento?

Serve tornare alle cose semplici, ai sacrifici basilari che sa che funzionano. Deve tornare a fidarsi della sua capacità di leggere la corsa. Ha vinto il Giro e il Tour con delle prove di forza, ma anche con tattiche azzeccate. Ha vinto la Sanremo con un colpo di genio. Deve partire da quel Nibali e smettere di fare i confronti, perché a questo punto è impossibile che i numeri tornino.

Fa bene a pensare ai grandi Giri?

Non deve immaginare la classifica generale come in passato. Può ancora vincere il Giro con un colpo alla Nibali e non come faceva cinque anni fa. Lo dico ricercando nella memoria le mie sensazioni. Nel testa a testa, quando gli altri decidono di dare gas, non ne hai. In una tappa di quattro salite, non puoi pensare di mettere la squadra a tirare sulle prime tre, poi di attaccare forte con l’aiuto di Scarponi, stancando i rivali e andando via da solo a metà dell’ultima. Questo tipo di scenario ora non hai la certezza che funzioni.

Al Giro del 2016, Scarponi fu invece colui che permise di attuare una tattica vincente
Al Giro del 2016, Scarponi permise di attuare la tattica vincente
E allora che cosa dovrebbe fare?

Ha senso studiare un piano simile a quando c’era il Vincenzo che sbagliava gli attacchi, solo che adesso saprebbe come farli senza sbagliare. Tutti sanno l’affetto che mi lega a lui, siamo stati per 8 anni nella stessa squadra. E se vincesse il Giro renderebbe felice l’Italia intera, perché è il campione che più ci ha fatto sognare negli ultimi anni.

Quindi secondo Basso dovrebbe tornare al Nibali dei primi tempi?

Togliersi dalla testa che il solo modo di vincere sia il testa a testa, perché in quel caso vedrei complicate le sue chance. Deve correre spensierato, perché ha i mezzi e il diritto di farlo. Questo almeno gli direi. Ma per correre a questo modo devi avere in squadra almeno altri 3-4 atleti in grado di entrare fra i primi 10 del Giro. Non dimentichiamo che il nostro compianto Michele era un vincitore di Giro che decise di mettersi al suo servizio.

Basso, quei 18 mesi simulando corse con Sassi

26.03.2021
4 min
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Tempo fa, parlando di come sia possibile allenarsi per essere vincenti già al debutto, Andrea Morelli citò come esempio l’esperienza di Ivan Basso con Aldo Sassi. Il varesino, fermato per 24 mesi, si era messo nelle mani dello scienziato di Como, direttore del Centro Mapei, per tornare competitivo alla fine della sospensione. E fu così che da aprile 2007 a ottobre 2008 la sua attività simulò quella che avrebbe svolto se fosse stato in gruppo.

Tutto il cammino di Basso fino al ritorno in gruppo fu seguito da Aldo Sassi
Tutto il cammino di Basso fino al ritorno in gruppo fu seguito da Aldo Sassi

«Ricordo benissimo quel periodo – dice Basso – fu una parentesi importantissima per la mia vita di atleta e di uomo. Servì tanta testa, abbinata a qualità molto particolari. Fu necessario fare in allenamento quello che avrei fatto in gara. Per questo individuammo degli obiettivi, abbinando alla preparazione fisica anche quella mentale».

Come si svolse il tutto?

Cominciammo da aprile 2007, mettendo in atto (ovviamente in ritardo) la tipica preparazione invernale. Fu necessario anche concentrarsi sulla ripresa psicofisica, perché comunque le tensioni vissute durante le udienze e tutti i mesi precedenti erano state pesanti. Dal Lombardia e fino al 20 novembre feci il classico riposo invernale. E poi, a partire dal mio compleanno, iniziai alla pari con i futuri compagni che a quel punto erano in ritiro. Organizzammo la prima simulazione di corsa a tappe durante la Tirreno-Adriatico, facendo tappe della stessa lunghezza. Subito dopo simulammo il Catalogna. Mentre durante il Giro andai sullo Stelvio.

Per quasi due anni, allenamenti impegnativi, simulando la stagione
Per quasi due anni, allenamenti impegnativi, simulando la stagione
Che cosa significa simulare una gara?

Riprodurre situazioni di corsa, con gli alti wattaggi e le velocità che si fanno in gara. Quando si faceva la crono, i rituali erano gli stessi di sempre, compreso il riscaldamento prima e il defaticamento poi. Solo che le crono su strada erano rischiose per il traffico, quindi andavo in velodromo.

E le tappe in linea?

L’importante era arrivare ai watt di gara, cercando di concentrare le fasi alla massima intensità nel finale degli allenamenti. E poi si simulava l’andamento di una tappa. Quindi la partenza a tutta, poi una fase di calma e il finale a tutta. Simulavamo corse a tappe da un minimo di 2 a un massimo di 5 giorni. Ricordo che pubblicammo tutti i dati su internet, giorno per giorno.

Ottobre 2008, la Liquigas presenta Ivan Basso
Ottobre 2008, la Liquigas presenta Ivan Basso
E’ difficile riuscire a tirar fuori vere prestazioni in simili condizioni?

Determinati valori di quell’anno, poi non li ho più avuti in tutta la carriera. Il mio record sul Cuvignone risale al quel periodo. Per questo credo che corridori come Roglic siano bravi a trovare la condizione solo allenandosi.

Pare che sia molto logorante psicologicamente…

Fermi, per favore. Io sono malato di ciclismo e penso che le cose logoranti, probabilmente per averle vissute, siano altre. Un corridore che non ha piacere ad allenarsi o non è in grado di dare il meglio di sé in allenamento, non riesce a darlo neppure in corsa. Devi saper andare oltre, la testa e la determinazione ti permettono di farlo.

Il 30 maggio 2020, basso vince il Giro d’Italia: Sassi è con lui, ma se ne andrà il dicembre successivo
Il 30 maggio 2020, basso vince il Giro d’Italia: Sassi è con lui
Se fossi oggi un corridore, prepareresti la Tirreno correndo oppure allenandoti?

Andrei sul Teide e poi farei la Tirreno. Ancora il Teide e poi l’obiettivo seguente. A me piaceva e mi piace ancora allenarmi. Non avrei dubbi.

Al termine di quel periodo di allenamento, Basso rientrò alle gare cogliendo il terzo posto al Giro d’Italia e il quarto alla Vuelta, per poi ripresentarsi nel 2010 vincendo il Giro. Alle fine di quell’anno, Sassi si spense. Il suo risultato era stato raggiunto, come spiegò in una lettera che nella sua lungimiranza rivide anni di intransigenza Mapei. Grazie a Basso, Aldo aveva colto finalmente appieno la vulnerabilità dell’atleta e il suo bisogno di essere supportato.