Pellizzari e lo scontro con l’amico e rivale Del Toro

30.08.2023
6 min
Salva

Il Tour de l’Avenir ha riservato i fuochi d’artificio nella faticosa tappa finale, dove i ragazzi hanno dovuto scalare Col de la Madeleine e l’Iseran. Per poi scendere in picchiata fino a Ste-Foy-Tarentaise. Dove Giulio Pellizzari ha conquistato la tappa, regalando questa gioia alla nazionale di Amadori all’ultimo momento disponibile. Il giovane marchigiano si è anche preso il secondo posto in classifica generale.

«A questo Tour de l’Avenir – ci racconta da casa dove ora si gode un po’ di riposo – ci siamo divertiti e siamo andati forte. Divertiti 10, andati forte 9,5. Quando arrivi secondo e terzo (il riferimento è al compagno di nazionale Piganzoli, ndr) pensi sempre che avresti potuto vincere. Che si sarebbe potuto fare qualcosa in maniera differente, però “con i se e con i ma non si fa la storia”. 

La vittoria di Pellizzari all’ultima tappa gli ha permesso di salire sul podio finale dell’Avenir (foto Tour de l’Avenir)
La vittoria di Pellizzari all’ultima tappa gli ha permesso di salire sul podio finale dell’Avenir (foto Tour de l’Avenir)

La vittoria 

Pellizzari ha nella voce il timbro genuino di un ragazzo giovane che nel ciclismo vede tanta competizione, ma che prende nella maniera giusta, divertendosi. Quindi quando gli chiediamo se è contento per quanto fatto non può nasconderlo. 

«Certo che sono contento – esclama – vincere l’ultima tappa è stata una gioia immensa. Alla partenza ero quarto in classifica generale e sul traguardo mi sono ritrovato improvvisamente secondo. Durante la tappa non ci ho mai pensato concretamente, ero partito con l’intento di vincere e basta. Una volta rimasti io e Del Toro sono andato diretto sulla tappa, senza pensare ad altro. Vincere è stato veramente bello.

In contemporanea alla nazionale a Sestriere c’era in ritiro anche Del Toro, i tre amici ne hanno approfittato per salutarsi
In contemporanea alla nazionale a Sestriere c’era in ritiro anche Del Toro, i tre amici ne hanno approfittato per salutarsi
Cosa ne pensi di Del Toro?

Lui va molto forte, era in ritiro a Sestriere anche lui quando eravamo su con la nazionale. Lo conosco molto bene, siamo amici, corriamo contro da quando eravamo juniores. E’ del mio stesso anno, 2003, ci siamo sempre visti e scontrati. A inizio agosto la nazionale è scesa dal ritiro, mentre Piganzoli ed io siamo rimasti su. Una sera abbiamo invitato Del Toro a mangiare una pizza, pensate che gli abbiamo anche offerto il gelato, e lui ha avuto anche il coraggio di batterci (dice scoppiando in una risata fragorosa, ndr)!

E’ cambiato il palcoscenico ma non i protagonisti, da junior chi vinceva?

Io avevo qualcosina in più, ora direi quasi che è il contrario. Lui era più bravo in discesa, anche se devo dire che quando ci siamo buttati a testa bassa per le curve dell’Iseran sono riuscito a stargli dietro. Questo grazie anche a tutte le discese fatte in ritiro alla ruota di Busatto. Che poi, gli stavamo a ruota per poco, alla fine ci dava sempre un paio di minuti!

Appena Del Toro ha attaccato Pellizzari si è fiondato a ruota, per non perdere neanche un metro (foto Tour de l’Avenir)
Appena Del Toro ha attaccato Pellizzari si è fiondato a ruota, per non perdere neanche un metro (foto Tour de l’Avenir)
Alla prima esperienza all’Avenir ti aspettavi di fare così bene?

Non mi aspettavo così tanto bene. Con Piganzoli siamo stati insieme 24 giorni al Sestriere e abbiamo parlato tanto. Lui sapeva di andare forte, dai dati si vedeva, io, invece, non mi sentivo al top. Poi però in corsa, da quando sono iniziate le montagne, miglioravo giorno dopo giorno. Mentre gli altri calavano di prestazione, infatti Riccitello ha pagato più di 2 minuti nell’ultima frazione. Mi sarei aspettato una top 5, e invece eccomi qui, secondo. 

Era la prima corsa a tappe che correvi con l’obiettivo di essere tra i primi, visto il Giro Next Gen saltato per febbre.

Dopo che il Giro è sfumato ho messo tutto verso questo traguardo. I primi giorni dell’Avenir avevo qualche timore, non sapevo che aspettarmi, non avevo mai fatto otto giorni di gara sempre a tutta. Il Giro sarebbe stato un bel modo di testarsi per capire anche come gestirmi. Nelle altre gare a tappe con i pro’ mi concetravo su una prova, mente nelle altre stavo più tranquillo, anche di testa. 

In Francia la gara è stata intensa fin da subito?

Sì. Cadute, volate, stress in gruppo. Basti pensare che Staune Mittet è caduto nella prima tappa ed è andato a casa. Altri sono andati a terra, mentre io sono rimasto in piedi. Una volta passati quei momenti mi sono sentito più tranquillo. Quando la strada sale per uno scalatore diventa tutto più “semplice”. 

Dopo il traguardo i festeggiamenti: per Del Toro la classifica generale, a Pellizzari la tappa (foto Tour de l’Avenir)
Giulio Pellizzari, Isaac Del Toro, Tour de l’Avenir, vittoria, Italia (foto Tour de l’Avenir)
Hai qualche punto della corsa dove avresti preferito fare meglio?

Nella quinta tappa, dove ho pagato 40 secondi dai primi, quella vinta dallo spagnolo Romeo. La notte prima non avevo dormito bene, faceva un gran caldo e non avevamo l’aria condizionata. Ho sudato molto e non ho praticamente chiuso occhio. L’ho pagata una volta in corsa. 

Con quei 40 secondi in meno sarebbe stata un’altra storia?

Non possiamo saperlo, magari avremmo potuto attaccare in maniera differente la maglia. In quel momento il leader era Riccitello, con lui avremmo agito alla stessa maniera. Però Del Toro sarebbe stato più sotto pressione, perché al posto che essere a 2 minuti sarei stato più vicino in classifica. Gli avremmo potuto mettere un po’ di pressione in più. 

Pellizzari, a sinistra e Piganzoli, a destra, hanno condiviso tanti momenti nell’ultimo periodo, qui in ritiro a Sestriere con la nazionale
Pellizzari, a sinistra e Piganzoli, a destra, hanno condiviso tanti momenti nell’ultimo periodo, qui in ritiro a Sestriere con la nazionale
Con Piganzoli come ti sei trovato?

Benissimo. E’ stato davvero un grande compagno ed un appoggio super. Questa volta in camera ci hanno separato – dice con una risata – però in corsa eravamo sempre insieme. Mi ha guidato praticamente passo per passo, fin dalle prime tappe. Lui in gruppo si muove davvero molto bene, si vede che ha più esperienza. 

Nell’ultima tappa come avete deciso la tattica in gara?

L’obiettivo era vincere la tappa. Abbiamo fatto un bel gioco di squadra, appena Del Toro ha attaccato io gli sono andato dietro, più per istinto che per tattica. Ho pensato: «se questo va via non lo prendiamo più». Così Piganzoli è rimasto a ruota di Riccitello che non ci ha seguito, perché non ne aveva. Infatti “Piga” sull’ultima salita lo ha attaccato e lasciato lì. Come detto non pensavo alla classifica, anche se scoprire di essere salito sul podio è stato davvero fantastico. 

I sopralluoghi delle tappe sono stati fondamentali per capire e interpretare il percorso al meglio
I sopralluoghi delle tappe sono stati fondamentali per capire e interpretare il percorso al meglio
Avete festeggiato?

Sul pulmino nel viaggio di ritorno verso Montichiari. Il massaggiatore non so come ci abbia sopportato (dice ancora ridendo, ndr). Una volta arrivati al velodromo ho preso la macchina e a casa ci sono arrivato alle 4 di notte. 

Allora il prossimo anno torni per prenderti la rivincita su Del Toro?

Magari lui il prossimo anno non ci sarà nemmeno. Però l’Avenir è bello e stimolante e la voglia di provarci c’è. 

Ora che calendario farai?

Vado in Francia, a Plouay per correre l’ultima gara dell’anno con gli under 23. Poi gran parte del calendario italiano con i professionisti. Il bello inizia ora, la stagione non è finita!

Decathlon Italia ti veste dei colori dell’iride

17.08.2023
4 min
Salva

LISSONE – Quella che ci siamo lasciati alle spalle è stata un’edizione dei mondiali di ciclismo e paraciclismo davvero straordinaria, non solo per i risultati sportivi che si sono registrati. Si è trattato infatti del primo mondiale “allargato” con tutte le discipline coinvolte che per dieci giorni hanno reso Glasgow e la Scozia il centro del mondo a pedali.

Per quanti amano andare in bicicletta e desiderano portare ancora con sé un ricordo della rassegna iridata esiste oggi la possibilità di “vestirsi” da campione del mondo grazie a Decathlon Italia, che recentemente ha intensificato la propria collaborazione con Santini, sponsor storico dell’UCI.

A raccontarci qualcosa di più su questa bella opportunità riservata a tutti gli appassionati di ciclismo è Rosario Cozzolino, Cycling Category Manager di Decathlon Italia.

La Rainbow Jersey, replica della maglia iridata realizzata da Santini
La Rainbow Jersey, replica della maglia iridata realizzata da Santini
Quando nasce la vostra collaborazione con Santini?

La collaborazione nasce nel 2021. Inizialmente vendevamo la sola maglia di campione del mondo. Successivamente abbiamo ampliato la nostra offerta attraverso la creazione di una collezione di capi e accessori caratterizzati dalla famosa iride. Il successo è stato così grande da portare nel 2022 alla firma di un accordo di distribuzione globale tra Santini, UCI e Decathlon Group.

Parlando di Decathlon Italia e quindi del mercato italiano cosa possiamo dire?

Siamo soddisfattissimi della collaborazione con Santini e soprattutto dell’intuizione che abbiamo avuto nel 2021 di introdurre nei nostri store la maglia di campione del mondo. Successivamente è arrivata la collezione “UCI Rainbow seguita poi dalla linea “Premium” composta da prodotti alto di gamma firmati sempre Santini. Oggi la nostra offerta è davvero completa. La collezione “UCI Rainbow” è disponibile nell’80 per cento dei nostri negozi mentre la linea “Premium” è possibile trovarla in ben 30 store Decathlon.

Quella tra Santini, UCI e Decathlon è una collaborazione nata nel 2021
Quella tra Santini, UCI e Decathlon è una collaborazione nata nel 2021
La stessa collezione è disponibile anche online?

Certamente, tutti i prodotti sono comunque disponibili online sul nostro sito. Rispetto allo stesso periodo dello scorso anno, nei giorni della rassegna iridata di Glasgow abbiamo avuto un incremento del 40% nella vendita dei prodotti legati al mondiale. Una conferma della bontà della scelta che abbiamo fatto tempo fa.

Come è oggi il rapporto tra Decathlon Italia e Santini?

Direi ottimo. A maggio abbiamo avuto l’opportunità di visitare la nuova sede Santini a Bergamo per iniziare a impostare con loro il lavoro per il 2024. Per il prossimo anno stiamo già lavorando alla realizzazione di un pantaloncino top di gamma con un fondello davvero speciale.  In occasione della nostra visita abbiamo avuto l’opportunità di confrontarci direttamente con Monica Santini, CEO dell’azienda di famiglia. La cosa che ci ha maggiormente colpito è il suo amore e la sua conoscenza del prodotto. Ma c’è di più…

Rosario Cozzolino, Cycling Category Manager di Decathlon Italia
Rosario Cozzolino, Cycling Category Manager di Decathlon Italia
Che cosa esattamente?

Uno degli obiettivi che si prefigge da sempre Decathlon è quello di offrire alla propria clientela un servizio all’altezza. Tutto questo non può che passare da una formazione costante del nostro personale. A inizio anno alcuni nostri addetti alla vendita hanno avuto l’opportunità di visitare la sede Santini, seguire da vicino la produzione, vedere in prima persona come nascono i prodotti firmati Santini in vendita presso i nostri store. Siamo rimasti così soddisfatti dell’esperienza che hanno vissuto i nostri collaboratori da decidere di replicarla anche il prossimo anno.

Per chi desiderasse acquistare la maglia di campione del mondo, la stessa conquistata da Mathieu Van der Poel, ricordiamo brevemente le sue caratteristiche principali. Grazie al tessuto ultraleggero e all’inserto sui fianchi ii tessuto mesh, la traspirabilità è ottimale. Il tessuto della parte frontale e delle tasche posteriori è creato con filato derivato da PES riciclato. Inoltre, le tre tasche posteriori, di cui una con zip, sono pensate per portare con sé tutto il necessario durante la propria uscita in bicicletta. Le maniche sono tagliate al vivo e il grip in silicone a fondo maglia mantiene il capo in posizione durante tutta la pedalata. La maglia presenta una vestibilità classica ed è disponibile dalla taglia S alla 2XL.

Decathlon

EDITORIALE / Il bello e il brutto di essere italiani

14.08.2023
5 min
Salva

GLASGOW – La carovana del mondiale si sta disperdendo. Anche chi scrive prenderà il volo nel pomeriggio e a quel punto di questi giorni si parlerà al passato. In realtà sembra passato un secolo. La vittoria di Mathieu Van der Poel è già lontana, nonostante sia avvenuta appena otto giorni fa. Forse perché nel frattempo di mondiali se ne sono svolti altri cinque: ciascuno con i suoi ragionamenti e le sue storie. Al pari degli atleti, almeno gli italiani con cui abbiamo avuto i maggiori contatti, ammettiamo di sentirci prosciugati anche noi.

Sfinito dopo l’arrivo del mondiale, Bettiol ha poi raccontato la sua emozione nel vestire la maglia azzurra
Sfinito dopo l’arrivo del mondiale, Bettiol ha poi raccontato la sua emozione nel vestire la maglia azzurra

La casa degli italiani

Piuttosto che affrontare il tema di questa nuova formula, su cui certamente torneremo, oggi al centro c’è l’Italia, intesa come casa degli azzurri.

«Sono emozionato dal lavoro dei miei compagni – ha detto Bettiol dopo l’arrivo del mondiale – della squadra, dei tecnici, dei massaggiatori, i meccanici. Sono fortunati a essere italiano, ci hanno messo nelle condizioni migliori. Ho veramente dato tutto. Oggi per me era il culmine di un anno. Io credevo in questo mondiale, non mi interessava se non era adatto a me. Non mi interessava. Io volevo far bene, volevo ripagare il lavoro non solo dei miei compagni, ma di tutti, di tutte le persone che sono dietro, che sono fantastiche e ci rendono orgogliosi. Perché secondo me abbiamo il miglior staff di tutte le nazionali e sono contento che vi siate divertiti».

Matteo Cornacchione, qui con Cioni, era meccanico della Liquigas e ora è in Ineos, prestato alla nazionale
Matteo Cornacchione, qui con Cioni, era meccanico della Liquigas e ora è in Ineos, prestato alla nazionale

Bettiol e le differenze

Si trattava sicuramente di un momento ad elevata emotività di un atleta che vive di slanci, ma anche un atleta che dopo il primo anno da professionista nell’ultima parte della Liquigas (anche se la squadra si chiamava già Cannondale) si è ritrovato in un team americano. Vista la lunga permanenza, evidentemente si troverà bene, ma vivere per pochi giorni in una squadra di italiani lo ha riportato a quel 2014. Tanto più che in nazionale, Amadio ha ricreato il clima di quella stessa squadra. E in questi pochi giorni, Bettiol deve aver colto la differenza. Quante volte nella sua squadra ha avuto tanta considerazione?

Ecco il punto. Si continua a parlare della necessità di una squadra italiana non per dare fiato ai polmoni, ma perché è il solo modo per tutelare il capitale di atleti italiani che ogni anno viene speso e a volte sperperato sul mercato internazionale.

Milesi è passato nel Devo Team della DSM e ora è nella WorldTour: si è adattato molto bene
Milesi è passato nel Devo Team della DSM e ora è nella WorldTour: si è adattato molto bene

La domanda di Amadori

Il giorno dopo la vittoria di Milesi nella cronometro under 23, Marino Amadori ci ha affidato un’interessante riflessione, chiusa con una domanda.

«Si dice tanto che in Italia non ci siano corridori – ha detto il tecnico romagnolo degli U23 – quando in realtà in questa categoria ne abbiamo molti e anche forti. Quello che mi chiedo però è dove finiscano una volta che passano professionisti. Sono loro che non hanno il carisma di emergere oppure nelle squadre dove passano, vengono messi in fondo alla coda, senza la possibilità di venire avanti?».

Sierra ha centrato il quarto posto nel mondiale juniores e passerà in un Devo Team all’estero
Sierra ha centrato il quarto posto nel mondiale juniores e passerà in un Devo Team all’estero

Lo Stato italiano

In attesa di scoprire quali esiti avrà il nuovo flusso migratorio verso i Devo Team stranieri, ci allacciamo ad altre due corde per fare il passo successivo.

Le parole ascoltate proprio ieri da Francesca Polti fanno capire come il ciclismo, se affrontato con le giuste competenze manageriali, sia ancora un fortissimo veicolo promozionale. E viene quindi da chiedersi se la fuga degli sponsor italiani di anni fa sia stata dovuta davvero ai casi di doping o piuttosto all’impossibilità di giocare con le fatturazioni che rendeva l’investimento vantaggioso anche su altri piani. Se così fosse, si confermerebbe una volta di più che il sistema fiscale italiano sia il freno per certi investimenti. E che certi industriali non la raccontano giusta.

In secondo luogo, cadono le braccia nel vedere come nel Paese di Coppi e Bartali e altri giganti che riempiono da soli libri di storia dello sport, il Governo non muova un dito per offrire un sostegno. La Francia ha coinvolto la Francaise des Jeux e invogliato giganti come banche e compagnie petrolifere, al pari di quanto fatto dal Belgio con il Lotto. Ci sono regioni di Spagna e Belgio che sostengono da sole l’attività di squadre professionistiche, non volendo tirare in ballo gli Stati che hanno posto il loro nome sulla maglia di squadre.

Venturelli si è detta serena perché il programma della nazionale la seguirà anche fra le elite
Venturelli si è detta serena perché il programma della nazionale la seguirà anche fra le elite

Il dio pallone

Nella nostra Italia così provinciale e bigotta, siamo arrivati al punto di mettere il dio pallone al centro di ogni cosa, lasciando al resto solo le briciole. E se poi viene fuori che Mancini lascia la nazionale e potrebbe averlo fatto per soldi (siamo sempre in attesa che il cittì dimissionario fornisca le sue ragioni) allora quelle parole di Bettiol e le lacrime di Elena Cecchini per la brutta figura fatta ieri dalle ragazze in corsa (dal 2004 non eravamo mai usciti dai primi 10: anche questo è un tema che riprenderemo) assumono una profondità e una ricchezza che forse lo sport italiano non merita. Che i suoi politici non sarebbero neanche in grado di cogliere.

Continua la crescita (in Italia e nel mondo) degli “store” UYN

12.08.2023
4 min
Salva

Peschiera del Garda, esclusiva località turistica dell’omonimo lago, è la location scelta da UYN per l’inaugurazione del proprio dodicesimo negozio monomarca. Questo nuovo “UYN store”, in piena attività dai primi giorni di luglio, è inserito nell’elegante contesto del Padiglione degli Ufficiali. Un ottocentesco palazzo austro-ungarico, patrimonio dell’umanità UNESCO assieme alla Fortezza di Peschiera, da poco restaurato e aperto al pubblico. 

Storia, design ed eleganza si intrecciano nel nuovo punto vendita UYN per dare vita ad un raffinato “shopping space” secondo l’innovativo format di “bio-boutique” lanciato già da qualche anno dal brand lombardo. La “bio-boutique” UYN si caratterizza non solo per un’esperienza d’acquisto fortemente personalizzata, ma anche per la grande attenzione all’eco-sostenibilità e per un nuovo percorso sensoriale alla scoperta dei biomateriali sviluppati dal marchio con sede ad Asola. Sotto a suggestive volte in mattoni a vista, nel negozio di Peschiera del Garda sono proposte alla vendita le collezioni di scarpe e di abbigliamento: dagli sport invernali al running e al ciclismo, con un focus speciale sulla nuova linea di intimo tecnico e calze Biotech realizzati mediante l’impiego di fibre bio-based di nuova generazione. 

Omar Di Felice intervistato nel negozio UYN di Viareggio
Omar Di Felice intervistato nel negozio UYN di Viareggio

Attenzione alla biotecnologia

Elemento caratterizzante del nuovo negozio di Peschiera è il Bio-Lab, un’ampia area dedicata alla conoscenza dei materiali a base organica utilizzati dal brand per le collezioni più performanti. In questo particolare contesto, il cliente è invitato a compiere un’esperienza estremamente immersiva, toccando con mano gli ingredienti naturali (kapok, eucalipto, faggio, semi di mais, semi di ricino…) e i tessuti derivati, confrontandoli con le tradizionali fibre sintetiche e scoprendo nuove proprietà. Il Bio-Lab UYN rappresenta dunque un vero e proprio strumento per educare il consumatore ad acquisti sempre più responsabili e consapevoli.

Non a caso la missione di UYN è quella di dimostrare che anche nel campo dell’abbigliamento sportivo è possibile rinunciare alle fibre sintetiche, derivate dai combustibili fossili con alto impatto ambientale, in virtù di nuovi materiali derivati direttamente dalla natura e potenziati attraverso la biotecnologia. Il messaggio relativo a performance ed eco-sostenibilità è poi rafforzato dall’arredamento del negozio, realizzato interamente in cartone 100% riciclabile e senza ricorso ad agenti chimici (le colle utilizzate derivano da amidi naturali di patate, mais e piselli). Pensate, rispetto al legno tradizionale, questa soluzione riduce dell’80% l’abbattimento degli alberi e dell’80% il consumo di energia…

Quello di Peschiera del Garda è il dodicesimo negozio monomarca di UYN
Quello di Peschiera del Garda è il dodicesimo negozio monomarca di UYN

Cambridge e Pechino: espansione globale

Come anticipato, il nuovo negozio UYN di Peschiera del Garda si aggiunge agli undici già inaugurati negli ultimi due anni (Milano, Roma, Brescia, Trento, Salò, Torbole, Madonna di Campiglio, Viareggio, Asola, San Ginesio in Italia, Zweibrucken in Germania). Inserendosi nel piano globale di espansione “retail” del brand. Nel corso del mese di agosto UYN aprirà le porte del negozio di Cambridge, in Gran Bretagna. Punto di riferimento per la crescita nel mercato anglosassone, affiancata da iniziative come la presenza alla Xterra Snowdonia Trail Marathon. Una delle più popolari gare di trail running, in qualità di Title Sponsor. In settembre poi sarà la volta del UYN Store di Pechino, il primo negozio extraeuropeo del brand. Entro il 2023, è prevista anche l’apertura di un punto vendita monomarca a Boston, negli Stati Uniti. L’obiettivo è rafforzare la presenza del brand che appena l’anno scorso ha aperto proprio in Massachusetts una propria filiale ed una manifattura in Pennsylvania. 

Nella strategia di espansione di UYN ci sono molte iniziative realizzate dal brand
Nella strategia di espansione di UYN ci sono molte iniziative realizzate dal brand

La strategia di crescita sul mercato internazionale di UYN ha come obiettivo quello di permettere al consumatore di scoprire l’eccellenza dei prodotti del brand. Questo attraverso la conoscenza dei materiali e delle tecnologie, ma anche della filosofia del brand e della sua missione. In questa strategia di espansione e relazione con il consumatore si collocano le numerose iniziative realizzate da UYN nei propri negozi. La più recente ha visto protagonista il punto vendita di Viareggio che lo scorso 29 luglio ha ospitato un interessante talk sul ciclismo, sull’avventura e sulla sostenibilità con protagonista Omar Di Felice. 

UYN

La Puglia con la FCI: una regione sempre più “bike destination”

04.08.2023
4 min
Salva

La Regione Puglia è sempre più orientata ad abbinare il veicolo bicicletta al messaggio relativo alla promozione turistica dei propri territori. E per rendere ancora più efficace questo naturale affiancamento, è notizia di qualche giorno la definizione di un rilevante accordo di sponsorizzazione che l’agenzia regionale per la promozione turistica Pugliapromozione ha definito direttamente con la Federazione Ciclistica Italiana, in vista ed in occasione dei mondiali di ciclismo in programma a Glasgow.

Tommaso Depalma, a sinistra, con Cordiano Dagnoni alla presentazione della maglia azzurra al Mugello
Tommaso Depalma, a sinistra, con Cordiano Dagnoni alla presentazione della maglia azzurra al Mugello

In virtù di questa partnership, ufficializzata presso il circuito automobilistico del Mugello, sede della conferenza stampa di presentazione delle squadre azzurre impegnate nella rassegna iridata scozzese – quest’anno una vera e propria “piccola Olimpiade del ciclismo” – il brand Puglia e il suo notissimo “claim”  letteralmente viaggeranno al fianco delle nazionali italiane ed in un contesto di gare che richiameranno, nelle diverse discipline in programma, alcuni dei più grandi ciclisti del mondo. 

Le maglie azzurre indossate da tutti i ciclisti italiani selezionati per i mondiali avranno difatti impresso evidente sul petto lo slogan #WeAreinPuglia, ed oltre alla “sacra” divisa da gara saranno “brandizzati” da Regione Puglia anche il pullman della squadra nazionale FCI (per intenderci il motorhome utilizzato dalle squadre nazionali delle categorie elite, under 23, juniores strada, sia maschili e che femminili), le ammiraglie delle squadre nazionali, la newsletter ufficiale della Federazione italiana di ciclismo, il backdrop delle interviste agli atleti.

La nazionale Under 23 di Marino Amadori a Bari, in marzo, al convegno Puglia Bike Destination
La nazionale Under 23 di Marino Amadori a Bari, in marzo, al convegno Puglia Bike Destination

#WeAreInPuglia

Alla partecipatissima conferenza stampa di presentazione delle nazionali italiane di ciclismo in partenza per Glasgow non ha fatto mancare la propria presenza, benché in collegamento da remoto, il Presidente della Regione Puglia Michele Emiliano

«Quello slogan #WeAreInPuglia impresso in evidenza sulla maglia azzurra della nazionale italiana – ha dichiarato lo stesso Governatore Emiliano – è il segno tangibile di quanto la Puglia si senta parte di una storia e di quanto la nostra splendida regione intenda sempre più puntare su un turismo attivo e sostenibile per il suo futuro. Proprio come il cicloturismo. Oggi si chiude un cerchio importante, e sono personalmente molto orgoglioso di questo accordo di sponsorizzazione che è figlio di intensi ed importanti legami costruiti tra Regione Puglia e Federazione Ciclistica Italiana in tanti anni di lavoro».

Pedalare in Puglia? Un territorio meraviglioso da scoprire in bicicletta
Pedalare in Puglia? Un territorio meraviglioso da scoprire in bicicletta

Le parole delle istituzioni

«La definizione di questo accordo – ha aggiunto aggiunto Tommaso Depalma, delegato del presidente della Regione Puglia Emiliano per il coordinamento dei progetti connessi al “Puglia Bike Destination: Puglia meta del Turismo sportivo” – rappresenta un traguardo importantissimo. Un obiettivo che ci eravamo riproposti da tempo e che inquadrato nella strategia di promozione regionale, sempre più orientata ad esaltare alcuni specifici cluster turistici, sono certo darà ottimi risultati. Inoltre, a titolo personale, è anche grande la soddisfazione nel vedere tradotto in fatti concreti un progetto al quale tengo moltissimo, e non solamente per grande passione che nutro per il ciclismo. Quella con la Federazione è stata da subito una sintonia umana. La Puglia vuole diventare una importante destinazione bike, e sono felice che la Regione abbia colto questo spunto importante, rappresentato da questa opportunità… mondiale, per dare valore ad una attività che il nostro territorio è perfettamente in grado di svolgere».

«La Federazione Ciclistica Italiana e la Regione Puglia – ha poi ribattuto il presidente federale Dagnoni in occasione del proprio intervento – hanno obiettivi diversi legati da un percorso comune, ovvero quello di sviluppare il ciclismo e l’utilizzo della bicicletta. Per entrambi si tratta di una necessità. La Federazione guarda con interesse tutte quelle iniziative, non solo agonistiche, che mirano alla promozione del nostro sport. La Regione Puglia, meritoriamente e con una profonda visione strategica, ha individuato nel ciclismo in modo particolare un potente motore per il proprio turismo. Ed è nostra intenzione lavorare sempre di più insieme affinché si riesca a raggiungere gli obiettivi prefissati». 

Promozione Puglia

Busatto dal Sestriere mette il mondiale nel mirino

25.07.2023
5 min
Salva

SESTRIERE – Il sole su Sestriere cala dietro i picchi appuntiti, colorando di arancione tutto quello che incontra, mentre il vento mischia le voci e i rumori della montagna. La nazionale under 23 di Marino Amadori alloggia in un residence che si affaccia sul centro sportivo. I bambini di un camp giocano a calcio, mentre noi siamo in compagnia di Busatto, che placidamente scioglie la lingua. 

Venerdì una giornata di scarico per Busatto e compagni nel ritiro di Sestriere
Venerdì una giornata di scarico per Busatto e compagni nel ritiro di Sestriere

Due settimane di ritiro

La nazionale, guidata dal cittì Amadori, è arrivata a Sestriere il 9 luglio, e rimarrà qui fino al 6 agosto. Gli atleti si alterneranno all’interno del residence, con l’obiettivo di arrivare pronti ai prossimi impegni: mondiale e Avenir. La corsa iridata riservata agli under 23 si correrà il 12 agosto, mancano ancora tre settimane. Prima della corsa Busatto andrà in Repubblica Ceca, con la sua squadra, al Czech Tour.

«Mondiale ed Avenir – racconta Busatto – saranno gli obiettivi principali della stagione. Dovrò presentarmi lì al massimo della condizione con l’obiettivo di fare bene. Il fatto di aver avuto il modo di visionare le ultime tappe dell’Avenir è utile per capirne la durezza. Le salite sono toste ed il livello sarà altissimo».

Sabato gli azzurri sono andati a perlustrare le strade delle ultime due semitappe dell’Avenir
Sabato gli azzurri sono andati a perlustrare le strade delle ultime due semitappe dell’Avenir
Facciamo un passo indietro rispetto all’Avenir, tu sarai a Glasgow per correre il mondiale, emozionato?

E’ la prima volta che corro una corsa così importante (l’anno scorso a Wollongong Busatto è andato come riserva, ndr). Vero che l’anno scorso ho fatto gli europei in Portogallo. Ma il mondiale è un’altra cosa, altre emozioni. L’anno scorso sono andato in Australia ma non ho corso, ero pronto, sì ma non al top della condizione. Quest’anno, invece, avendo avuto la conferma di fare il mondiale con anticipo ho potuto prepararmi al meglio.

Arrivi da campione italiano e con la vittoria della Liegi, sei più sicuro dei tuoi mezzi?

Quest’anno mi sono evoluto molto, la vittoria alla Liegi U23 e quella del titolo italiano, sempre under 23, mi hanno dato tanta consapevolezza dei miei mezzi. Sicuramente so quanto valgo. 

Il percorso di Glasgow assomiglia un po’ a questi: molto selettivo. 

Forse il percorso del mondiale è meno selettivo, devo essere sincero: per il momento non ci sto pensando molto. L’ho già visto più volte su Veloviewer per capire bene cosa aspettarmi. Non ho idea di chi possano essere i miei avversari, ci saranno tante incognite, soprattutto chi ci troveremo contro nella prova under 23. Quel che più mi ha colpito del percorso sono le curve, non c’è mai un tratto di rettilineo lungo. Tante curve significa avere rilanci continui, le posizioni in gruppo saranno fondamentali. Anche la fuga è un fattore da non sottovalutare, in un percorso del genere sarà difficile fare tanta velocità. Quindi, se si lascia troppo spazio ai fuggitivi si rischia di perdere la corsa.

Tanti lavori di qualità per Busatto sulle strade di Sestriere
Tanti lavori di qualità per Busatto sulle strade di Sestriere
Chi ti aspetti possa essere favorito?

Non saprei, ci sono tanti nomi. Ci sono ragazzi che hanno avuto dei metodi di approccio diversi, chi ha già corso in gare WorldTour avrà un vantaggio. Lo si è visto l’anno scorso con la vittoria di Fedorov, uscito in grande condizione dalla Vuelta. Non tutti abbiamo l’opportunità di correre gare così importanti, questo fa la differenza.

Quando vedrai il percorso dal vivo per la prima volta?

Dovremmo partire il 9 agosto per Glasgow, nei giorni prima vedremo bene il percorso e capiremo quali potranno essere i punti salienti. 

Tornerai ad attaccare il numero in Repubblica Ceca, come ti senti?

Sarà un breve giro a tappe che correrò in funzione del mondiale, cercherò di non fare troppi fuorigiri. Chiaro, se mi sentirò bene non mi tirerò indietro, dipende come sentirò la gamba. L’obiettivo è quello di affinare la preparazione, la parte fondamentale sarà quella che dividerà la gara in Repubblica Ceca ed il mondiale. 

Quella di Glasgow sarà la seconda convocazione iridata, prima è stata quella di Wollongog vissuta però da riserva
Quella di Glasgow sarà la seconda convocazione iridata, prima è stata quella di Wollongog vissuta però da riserva
Hai già idea di come gestirai quei giorni?

Il blocco importante di lavoro è questo che stiamo facendo al Sestriere. In quella settimana penso che non farò volume, ma mi concentrerò sul migliorare il ritmo gara e dietro motore, per arrivare brillante. 

Ti abbiamo visto in questi due giorni al Sestriere come uno dei più pimpanti e rilassati, questo mese di riposo ti ha fatto bene?

Ho fatto una settimana di riposo completo dopo il campionato italiano, più per la testa che per il fisico. Una volta ripreso a pedalare non ero subito al top ma ho visto che la condizione c’è. Se stai bene di testa e rimani concentrato tutto arriva di conseguenza. 

La prima vittoria di Busatto è arrivata alla Liegi U23 (foto Cyclingmedia Agency)
La prima vittoria di Busatto è arrivata alla Liegi U23 (foto Cyclingmedia Agency)
Hai già indossato la maglia di campione italiano?

Non ancora. Da un lato meglio, magari vedermi spesso con quella maglia mi avrebbe fatto rilassare troppo, meglio rimanere concentrati. 

Quando sarà la prima occasione allora?

Probabilmente al Piccolo Lombardia. Da qui a fine stagione farò cinque o sei gare, ma quasi tutte con i professionisti, visto che l’anno prossimo passerò nel team WorldTour. 

EDITORIALE / L’Italia s’è desta, finalmente…

13.02.2023
4 min
Salva

L’Italia s’è desta. Bettiol, Milan, Velasco, Ciccone, Consonni e Moschetti (foto di apertura) hanno riannodato subito il filo con la vittoria. Parliamo di strada pro’, ma anche la pista e le donne hanno fatto la loro parte. E ad eccezione di Milan, gli altri uscivano da periodi in chiaroscuro, fra pandemia, malanni e infortuni.

L’osservazione potrebbe non avere letture parallele, oppure significa che tutto sta tornando come prima, sia pure con più qualità. Gli squilibri degli anni Covid si stanno riducendo. Prima o poi ci renderemo conto del modo in cui il virus ha influito sullo svolgimento delle corse, al pari di quello che ha fatto con le nostre vite.

Prima vittoria 2023 per l’Italia: Bettiol vince il prologo del Tour Down Under. Il suo obiettivo è la Roubaix
Prima vittoria 2023 per l’Italia: Bettiol vince il prologo del Tour Down Under. Il suo obiettivo è la Roubaix

La nuova normalità

Ad esempio Pogacar ha deciso o qualcuno l’ha deciso per lui che non correrà il UAE Tour. Avendolo vinto negli ultimi due anni, sarebbe stato costretto a ripetersi. Ma se, come ha detto Brambilla, non combini nulla senza essere al 110 per cento, la condizione richiesta allo sloveno a febbraio sarebbe stata troppo alta. Soprattutto dovendo puntare a classiche e Tour de France.

Evenepoel è partito dall’Argentina, ma anziché giocare come nel 2020, ha preso il suo vento in faccia e pagato il conto all’inverno da campione del mondo e all’obiettivo Giro.

Vingegaard inizierà alla fine di febbraio. Ayuso anche più avanti e come lui Roglic.

Nessuno gioca più con l’alto rendimento, ad eccezione di Van der Poel e Van Aert, la cui classe però poggia sulla preparazione del cross.

La più grande lezione imparata da Pogacar al Tour dello scorso anno è che vincere è diventato impegnativo anche per lui. Lo scorso luglio Tadej ha pensato per qualche tappa di poter giocare come nel 2021, scattando e sprintando su ogni strada di Francia. Al dunque però è stato impallinato da Vingegaard, arrivato al top con precisione da cecchino.

Tour de France 2022: Pogacar detta legge fino alla 11ª tappa, poi subisce la lezione di Vingegaard
Tour de France 2022: Pogacar detta legge fino alla 11ª tappa, poi subisce la lezione di Vingegaard

Il rispetto e i professori

Tornerà tutto normale anche in Italia, certo con più qualità. Essersi fermati nei mesi del lockdown ha permesso di riscrivere le abitudini: la routine di sempre difficilmente avrebbe reso possibile cambiamenti così rapidi nell’ambito dell’alimentazione. Però è un fatto che anche in quei primi mesi del 2020 qualcuno avesse ravvisato un cambio di passo.

La metamorfosi delle categorie giovanili sta riscrivendo la storia del grande gruppo. Gli under 23 e soprattutto gli juniores lavorano con il misuratore di potenza, vanno in altura e hanno il nutrizionista. Hanno a riferimento le prestazioni dei campioni, che Strava e Velon diffondono a più non posso. E’ evidente che al passaggio tra i grandi potrà esserci attenzione per le distanze superiori, ma la capacità prestazionale è già di tutto rilievo.

Rileggendo le frasi dei corridori più esperti, è frequente trovare parole sullo scarso rispetto che vige in gruppo nei confronti degli atleti più esperti. Sembra brutto, ma di base è quello che succede in ogni contesto. Il compito di dare un ordine a tutta questa esuberanza spetta ai direttori sportivi, a quelli di personalità quantomeno. Come sta ai professori delle superiori pretendere il rispetto degli alunni, che si alzeranno in piedi al loro ingresso in classe.

Ciccone ha iniziato l’anno vincendo una tappa alla Valenciana
Ciccone ha iniziato l’anno vincendo una tappa alla Valenciana

L’Italia che riparte

A noi stanno a cuore gli italiani. Per questo siamo qui a sperare che la normalità della preparazioni in salute riesca finalmente a valorizzare corridori che avevano sempre brillato e che a causa del Covid hanno perso due anni. Si riparte da zero anche in Italia, come fossimo a gennaio 2020.

Non abbiamo l’erede di Nibali, ma nemmeno vogliamo fasciarci il capo. Come ha fatto notare Prudhomme, cosa dovrebbero dire i francesi che non vincono un Tour dal 1985, il Giro dal 1989 e la Vuelta dal 1995? Sia fra gli uomini sia fra le donne abbiamo veramente tanti atleti di talento pronti a riprendere da dove hanno dovuto interrompere. La parte più difficile per loro è stata resistere alle critiche cattive di chi commenta sui social sfogando le sue frustrazioni. Chi allena oggi Ciccone racconta di una capacità di recupero fuori dal comune, di una clamorosa potenza aerobica e di grande capacità lattacida. Non bastano questi dati per descrivere un uomo, ma pensando al fatto che Giulio negli ultimi anni ha preso il Covid a ripetizione, vogliamo vedere cosa potrà fare infilando un percorso finalmente netto?

Ci mancherà ancora Colbrelli, ma non ci stupiremmo di trovare sulle stesse strade qualcuno in grado di non farlo rimpiangere troppo a lungo. Bettiol, ad esempio. E chissà se tra i danni del Covid alla fine non si dovrà inserire anche il doloroso ritiro di Sonny.

EDITORIALE / I tifosi li abbiamo, ricostruiamo la cultura

09.01.2023
6 min
Salva

«Quando mi dicono che in Olanda ci sono più biciclette che in Belgio, rispondo che è vero. In Olanda hanno la cultura della bicicletta, da noi invece c’è la cultura del ciclismo».

Le parole sentite il 6 gennaio in Belgio continuano a risuonare, come pure i boati di pubblico nei cross del weekend. Chi ha commentato le immagini e gli articoli sui vari social ha scritto che certe scene si possono vedere soltanto lassù. Non è vero, accade anche da noi: magari non nel cross, ma certo su strada. La foto di apertura viene dal Giro del 2018 a Catania, l’ha scattata Dario Belingheri e ha pure vinto un premio. La gente ce l’abbiamo, stiamo perdendo la cultura del ciclismo. Perché?

A Zonhoven ieri un quantitativo impressionante di pubblico, dai bambini ai nonni (foto Cyclocross Online)
A Zonhoven ieri un quantitativo impressionante di pubblico, dai bambini ai nonni (foto Cyclocross Online)

La cultura del ciclismo

Cultura è una parola importante. Magari quel tale l’ha utilizzata a vanvera oppure con la consapevolezza di ciò che stava dicendo.

«Cultura – dice la Treccani – è l’insieme delle cognizioni intellettuali che una persona ha acquisito attraverso lo studio e l’esperienza, rielaborandole peraltro con un personale e profondo ripensamento così da convertire le nozioni da semplice erudizione in elemento costitutivo della sua personalità morale, della sua spiritualità e del suo gusto estetico, e, in breve, nella consapevolezza di sé e del proprio mondo».

Se associamo la definizione al ciclismo e consideriamo che in Belgio è materia di studio nelle scuole, presenza fissa nei media, stile di vita quotidiana e abitudine consolidata in tante case, si capisce che forse l’uso del termine non sia venuto a sproposito. Stando così le cose, si capisce anche il motivo per cui delle grandi aziende trovino interesse nell’investire in questo sport

«Siamo due grandi compagnie del Belgio – ha detto Cindy Van Moorleghem Brand & Marketing Director di Quick-Step, parlando dell’azienda per cui lavora e di Soudal – entrambe attive sul mercato internazionale. Abbiamo dei valori in comune, che si chiamano passione, sogno e orgoglio».

Bambini e futuro

La stessa cosa succede in Francia. Il grande lavoro svolto da Aso nel diffondere il Tour e la sua immagine, unito all’appoggio della politica e al favore dei media fa sì che la storia del ciclismo e il suo presente passino attraverso le generazioni. Ne consegue che anche in Francia dei veri colossi si sono avvicinati alle squadre, modellando campagne di marketing su uno sport che viene ritenuto un grande veicolo promozionale.

Il racconto fatto da Consonni sulla folla di pubblico nelle varie prove della Coupe de France conferma che non è solo il Tour, ma il ciclismo stesso ad essere trainante, sia pure in un Paese in cui calcio e rugby la fanno da padroni.

Spesso per capire quanto il ciclismo sia radicato nella società, basta guardarsi intorno. La presenza dei bambini alle corse è la discriminante più attendibile: se ci sono loro, vuol dire che si tratta di un affare di famiglia. E allora, come ha detto Lefevere alla presentazione della sua squadra, è lecito pensare che i bambini di oggi saranno i tifosi di domani.

In Belgio la cultura del ciclismo traspare dalle generazioni dei tifosi: dai piccoli agli anziani
In Belgio la cultura del ciclismo traspare dalle generazioni dei tifosi: dai piccoli agli anziani

L’eccezione italiana

Che cosa impedisce che la stessa cosa accada anche in Italia? Siamo tifosi, appassionati e praticanti. Abbiamo un seguito fantastico, un territorio disegnato per gli sport outdoor, ma la cultura del ciclismo si va spegnendo perché manca la rete che ne favorisca il passaggio. Resta legata ai ricordi dei più attempati, ma raggiunge a fatica i più giovani. Se ci fosse stata ancora la sensibilità degli anni Ottanta, un campione come Nibali sarebbe diventato trascinatore anche malgrado il suo carattere schivo. Invece lo abbiamo lasciato passare senza renderci conto che sia stato più popolare in Francia che in Italia.

Per forza! Chi organizza le corse si limita, nella maggioranza dei casi, a raccogliere assegni, tassare gli sponsor altrui, montare palchi e sparire poche ore dopo. Gli esponenti della politica nazionale si tengono alla larga, casomai dovesse nuocere alla loro immagine farsi vedere al via di una corsa. I media, quelli importanti che dettano la linea, si sono inginocchiati davanti al calcio, ritenendolo l’unico tema che richiami il pubblico. Di conseguenza gli sponsor stanno alla larga. Quelli capaci di coniugare passione, sogno e orgoglio sono usciti anni fa e non tornano indietro. Ci sono stati anche gli anni in cui la sponsorizzazione era il modo migliore per giocare con le fatture, ma questa è un’altra storia, tipica tuttavia del nostro malcostume. E certo non aveva a che vedere con passioni, sogni e orgoglio.

L’invasione francese

Il perché tutto questo accada resta la chiave decisiva. Il Covid ha favorito il rinascere (forse) della cultura della bicicletta, ma anche questa deve confrontarsi ogni giorno con la non-cultura di chi utilizza le strade senza rispetto per gli utenti più deboli. E non saranno le distanze imposte o le targhe alle bici a rendere migliore la situazione. Forse davvero l’unica soluzione è che ci invadano. Che arrivi dalla Francia lo squalo del Tour e metta un piedino, magari cominciando dal Giro Donne, e poi si espanda. Lo faranno prevalentemente per denaro, ma sanno anche che il gioco è tanto più redditizio se poggia sulla cultura popolare. Sempre a quella si torna e qui il ciclismo ha fatto la storia. Dobbiamo rimboccarci le maniche affinché tutti lo sappiano.

Shimano State of the Nation, Italia ed e-bike: che rapporto c’è?

02.12.2022
5 min
Salva

In un momento storico come quello che stiamo vivendo ora, il mercato della bici è spesso al centro degli argomenti globali. In una società che si sta orientando sempre di più verso un concetto di sostenibilità e diminuzioni delle emissioni la bicicletta rappresenta il mezzo più spesso tirato in causa. State of the Nation 2022 è uno studio commissionato da Shimano e condotto su oltre 1.000 intervistati in Italia, parte di un campione più ampio di oltre 15.500 persone in 12 Paesi europei, dove è stato dimostrato che l’aumento del costo della vita e le preoccupazioni in materia ambientale sono i fattori principali nell’incoraggiare le scelte di acquisto/noleggio di una e-bike.

Un possibile volano per la mobilità urbana che si può tradurre in un futuro prossimo come turismo green nelle città europee o più semplicemente piacere di utilizzare la propria bici elettrica sul territorio. Un modo di intendere le due ruote che ha alle spalle motivazioni che rispecchiano la situazione della società moderna, che muta di anno in anno come si può notare dai dati raccolti.

Un segmento in crescita

In Italia, i timori per l’ambiente e l’aumento del costo della vita sono motivazioni determinanti nella valutazione dell’acquisto di una e-bike. Questo è il quarto rapporto annuale Shimano State of The Nation, che analizza i cambiamenti nella percezione e nella conoscenza delle e-bike in tutta Europa.

Jonathan Davis, PR & Communications Manager di Shimano Europe, ha dichiarato: «Siamo lieti di presentare il nostro quarto rapporto Shimano State of The Nation. Sulla base di un panel di oltre 15.500 persone in tutta Europa, vogliamo esaminare le motivazioni che spingono a utilizzare una e-bike e comprendere meglio l’atteggiamento generale verso il ciclismo. I risultati sono molto interessanti ed evidenziano le tendenze chiave in atto sul mercato. La consapevolezza (e anche l’atteggiamento favorevole), di chi interagisce con le e-bike appaiono in aumento. Ci auguriamo che questo rapporto risulti utile per chiunque lavori nel settore ciclistico e in altri settori, svolgendo un ruolo importante nella crescita del segmento delle e-bike».

L’ambiente in Italia viene particolarmente collegato all’acquisto di e-bike
L’ambiente in Italia viene particolarmente collegato all’acquisto di e-bike

Perché si acquista una e-bike?

E’ stato chiesto di indicare gli elementi capaci di spingere una persona ad acquistare o noleggiare una e-bike oggi, rispetto a 12 mesi fa. E’ emerso come il costo della vita (55%) e gli incentivi all’acquisto delle e-bike (47%) siano fattori importanti nel determinare la scelta. In Italia, la metà degli intervistati ritiene che anche la preoccupazione per l’ambiente sia un fattore motivante, la percentuale più alta rispetto a tutti gli altri Paesi intervistati (51% contro una media del 33% a livello europeo).

In tutta Europa le motivazioni economiche, come il costo della vita (47%) e i sussidi per le e-bike (41%), sono risposte indicate più spesso degli effetti del COVID 19 (18%) come fattori che spingono all’aumento dell’uso delle biciclette elettriche. Questo appare in contrasto con i dati dello scorso anno, quando il 39% degli intervistati in tutta Europa dichiarò che avrebbe valutato l’acquisto o l’uso di una e-bike per evitare i trasporti pubblici per via del Covid-19. Tra coloro che indicano le preoccupazioni ambientali come fattore di scelta, a livello europeo la percentuale risulta più alta nella fascia d’età 18-24 anni (37%) e tra le donne (36% contro il 30% degli uomini), rispetto al 33% complessivo.

Italiani sensibili all’ambiente

In Italia la sensibilità all’ambiente secondo il rapporto e la risposta degli italiani appare forte e più marcata rispetto al resto dell’Europa. Infatti è motivata da ben il 55% delle donne e dal 47% degli uomini, e arriva fino al 55% nella fascia di età 18-24 anni. Non a caso il turismo green è uno dei settori che più sta prendendo piede a livello nazionale. L’utilizzo di un mezzo gentile e alla portata di tutti può essere la chiave per reinterpretare la riscoperta del territorio.

Per tentare di comprendere la percezione generale dell’utilizzo delle e-bike, Shimano ha chiesto: “In generale, a chi pensate che siano destinate le e-bike?”. In Italia le e-bike sono spesso considerate come associate al pubblico più attento all’ambiente (65% rispetto a una media del 52% in Europa). Allo stesso tempo, in Italia il 40% degli intervistati ritiene che le e-bike siano bici per pendolari o comunque associate ai tragitti casa-lavoro. Lo studio ha anche evidenziato come gli italiani siano più interessati alla manutenzione ordinaria delle loro bici rispetto alla media europea, infatti il 29% ha dichiarato di voler fare la manutenzione nei prossimi 6 mesi; inoltre, il 59% del campione ritiene importante mantenere la bici in buone condizioni per farla durare più a lungo.

Shimanolifestyle