CALPE (Spagna) – Simone Consonni e Jonathan Milan sono già insieme.E’ come se il loro lungo sprint fosse già partito. Se il feeling che abbiamo potuto notare da fuori sarà quello che vedremo in corsa e nelle volate, ne vedremo delle belle. Il “vecchio”, con due virgolette grosse così, e il giovane. L’apripista e lo sprinter. Il corridore scaltro e la “centrale nucleare” di watt. Questa coppia “made in Italy” già ci piace. E tanto.
I due si sono ritrovati alla Lidl-Trek. O meglio, la squadra americana e Luca Guercilena in particolare li hanno voluti mettere insieme. Cosa che in qualche modo abbiamo fatto anche noi riunendoli allo stesso tavolo. Anche se spesso mantenere la serietà non è stato facile!
Simone Consonni (classe 1994) quest’anno al Saudi TourJonathan Milan (classe 2000) quest’anno al Giro d’ItaliaI due correranno insieme, unendo forza, entusiasmo e abilitàSimone Consonni (classe 1994) quest’anno al Saudi TourJonathan Milan (classe 2000) quest’anno al Giro d’ItaliaI due correranno insieme, unendo forza, entusiasmo e abilità
Ragazzi, insomma oltre che in pista si corre insieme anche su strada… Chi comincia?
MILAN: «Prima i più vecchi!».
CONSONNI: «Ecco! Per me è un onore entrare in una squadra come questa. Vengo da quattro anni in Cofidis, dove ho imparato tanto e fatto tanta esperienza e devo ringraziare veramente tutto lo staff francese. Ma ora si riparte con nuove ambizioni. È tutto nuovo dalla A alla Z. Bello! Mi sento come un neopro’. Ho trovato una squadra incredibilmente organizzata e grande. Pensate che solo di atleti, tra noi, le donne e il devo team siamo più di 60. Dobbiamo girare con la targhetta di riconoscimento per imparare a conoscerci».
MILAN: «Anche io sono felice di essere qui. Di aver ritrovato Simone. Ci aspetta un bel lavoro».
Fate le prove su strada per la pista o solo per la strada? Nel senso che siete compagni anche su pista. Due campioni olimpici.
MILAN: «Ormai sono un po’ di anni che ci conosciamo. Nei primi giorni siamo stati più impegnati per visite, interviste, foto… che per gli allenamenti. Io ho iniziato a lavorare da poco e molto lentamente. Nei prossimi giorni inizieremo magari a provare qualche treno, ma lo faremo soprattutto a gennaio, facendo qualche lavoro con la squadra. Insomma prendere un po’ di sintonia come in pista».
CONSONNI: «Per quanto mi riguarda, dopo anni in cui alterno la carriera di sprinter e apripista sono arrivato qui che ancora non avevo capito bene cosa potevo fare, ma alla Lidl-Trek potrò sfruttare il mio ruolo di velocista per Jonny».
Dal basso: Milan e Consonni sono due perni del quartetto. Avere questo feeling su pista è un punto di partenza favorevole per la stradaDal basso: Milan e Consonni sono due perni del quartetto. Avere questo feeling su pista è un punto di partenza favorevole per la strada
Quali programmi vi aspettano?
MILAN: «Giusto qualche giorno fa abbiamo avuto insieme un meeting con Marco Villa, per tracciare una linea fra altura, ritiri e combinare al meglio gli obiettivi e arrivarci al massimo. Io inizierò con la Valenciana, quindi Tirreno, Sanremo. E queste le faremo insieme. Nel mezzo ci saranno le classiche. Non so se Simone le farà tutte. Ma spesso saremo insieme. E chiaramente saremo al Giro d’Italia».
CONSONNI: «Non dimentichiamo che è l’anno olimpico, pertanto anche sul fronte della pista sarà una stagione piena di appuntamenti. Già stamattina ho visto Josu (Larrazabal, capo dei coach della Lidl-Trek, ndr) che parlava con Villa e questo va bene. L’attività su pista va bene per la strada e viceversa, però negli ultimi anni il problema più grosso è il tempo. Ormai si corre sempre e il corpo, e soprattutto la mente, hanno bisogno di riposo. E’ importantissimo in questo periodo fare un planning chiaro per poi essere competitivi al 100 per cento e capire quando invece si può tirare il fiato. Cercherò di stare dietro a questo ragazzone! Non sarà facile né fisicamente, né mentalmente. Ma ci divertiremo dai».
Abbiamo parlato di sintonia: il fatto che correte insieme su pista vi può aiutare in qualche modo? O trovarsi su strada è totalmente un’altra cosa?
MILAN: «Non è facile creare una sintonia, ma certo partendo dalla pista, che facciamo insieme, siamo un passo avanti. Io sotto questo punto di vista sono parecchio ottimista. Simone ha esperienza. C’è un bel confronto».
CONSONNI: «La pista è una cosa e la strada è un’altra: l’ho già visto con Elia (Viviani, ndr). Ho già fatto in passato questo lavoro e posso solo cercare di farlo bene anche l’anno prossimo. E infatti quando ci hanno proposto questa cosa, io l’ho accettata super volentieri. Sono un buon velocista, ho fatto i miei bei piazzamenti. Purtroppo non è ancora arrivata una tappa al Giro, quindi ho deciso di sposare appieno questa nuova avventura. E riavvolgendo il nastro, le mie migliori prestazioni le ho fatte proprio da da ultimo uomo. Ecco perché sono concentrato, orgoglioso e fiero di un ruolo così importante. Probabilmente per me sarebbe stato più facile rimanere in Cofidis a fare il mio piazzamento. Qua invece la squadra e Jonathan hanno altre aspettative su di me. Ed io stesso ne ho».
Giro 2023, Caorle: Milan (a destra) è 2°; Consonni (al centro, maglia rossa) 5°. Unire due sprinter così può fare la differenzaGiro 2023, Caorle: Milan (a destra) è 2°; Consonni (al centro, maglia rossa) 5°. Unire due sprinter così può fare la differenza
Questo è il primo anno che lavorate insieme su strada: sarà più un anno per prendere le misure, perché comunque il focus sono le Olimpiadi, oppure full gas sin da subito?
MILAN: «Come diceva Simone, questo è un anno importante. Primo, perché siamo in una squadra nuova e vogliamo far vedere le nostre potenzialità. Crediamo al progetto che questa squadra vuole vuole portare avanti. Secondo, perché abbiamo anche le Olimpiadi. Credo che nel complesso sarà un anno di cambiamento importante: sarà fondamentale lavorare al meglio, pianificare ogni data fra corse e ritiri».
Pista e strada. Simone è uno dei più esperti nella madison, Jonathan decisamente meno, ma per assurdo lavorare insieme in questa specialità potrebbe agevolare il vostro feeling anche su strada?
CONSONNI: «Di base sì. Se guardiamo come si stanno evolvendo gli sprint, le velocità sono sempre più alte. Anche l’aspetto della pericolosità è aumentato vertiginosamente. A volte ci sono anche dieci velocisti al top, più qualche outsider e per ognuno di questi velocisti ci sono tre o quattro atleti che devono aiutarli. Quindi le velocità e la bagarre nei finali è sempre più elevata. Avere il feeling con con i compagni e col compagno sprinter è la chiave. A livello di prestazioni fisiche non dico che i top, velocista e leadout, sono alla pari, ma quasi e quindi vincere spesso dipende esclusivamente dal posizionamento. In tal senso con la madison sicuramente trovi un feeling superiore col compagno. La madison penso sia la disciplina dove è richiesto il feeling più alto col compagno».
MILAN: «Il problema è che io di madison in corsa non ne ho mai fatte. Non ho mai dato dei veri cambi. Ci sarebbe molto da lavorare. Però immagino darebbe un bel po’. Già è difficile essere preparati per il quartetto, con la strada che ti prende il 70-80 per cento del tempo».
CONSONNI: «Magari Jonny potrebbe lavorarci per Los Angeles 2028! Io ho un pensiero: a livello di prestazioni si potrebbe avere una super madison con Ganna e Milan. Ma poi questa specialità richiede anche altro».
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Settimana tipo del velocista, anzi dei velocisti. Questa volta ve ne proponiamo due Alberto Dainese e Luca Mozzato. Li abbiamo messi insieme in una divertente videochiamata su WhatsApp e i due sprinter veneti ci hanno raccontato come vivono queste settimane di dicembre.
Dainese parte oggi per la Spagna con la sua Dsm, mentre Mozzato resta ad allenarsi a casa, anche perché i programmi della B&B Hotels-KTM in questo momento non sono chiarissimi come si è visto. I due classe 1998 sono amici e sono stati anche compagni in nazionale agli ultimi europei.
Mozzato (a sinistra) e Dainese (a destra) nella chiamata a tre su WhatsApp…Mozzato (sopra) e Dainese (sotto) nella chiamata a tre su WhatsApp…
Ragazzi, prima di tutto come state in questo momento?
DAINESE: «Io sicuramente peggio di lui! In realtà forse sono un po’ più avanti perché ho avuto un’incidente il 31 agosto, ho fatto un mese di riabilitazione a settembre e quindi già dal 1° ottobre ero in bici. Ho iniziato quando gli altri erano ancora in vacanza».
MOZZATO: «No peggio io! Ho appena ricominciato a pedalare. Questa è la seconda settimana di allenamenti, la condizione è molto lontana da quella ideale. Ma credo di essere in linea col periodo».
Partiamo dalla sveglia. A che ora vi svegliate?
DAINESE: «Io alle 7 comincio a tirarmi su…. Mentre posso dirvi che “Moz” fino alle 9,30 non risponde al telefono!».
MOZZATO: «Vero! Le 9,30 sono il mio limite, ma ogni tanto mi sveglio anche prima».
A che ora fate colazione?
MOZZATO: «Abitiamo anche relativamente vicini, 35-40 chilometri, e quindi capita di allenarci insieme. E svegliandomi tardi poi sono costretto a fare tutte le cose di corsa. Il tempo dalla sveglia a quello in cui sono in bici è veramente breve. Fra sveglia, colazione e preparativi faccio tutto in 40-45′. Prima delle 10 è raro che esca».
DAINESE: «Appena mi sveglio faccio subito la colazione. Esco prima di Luca. Però me la prendo un po’ più comoda. Faccio una colazione abbondante e dopo un’oretta parto, di solito alle 9,30».
Tappa del pavè al Tour. Si vede in primo piano Mozzato e alle sue spalle, nella polvere, DaineseTappa del pavè al Tour. Si vede in primo piano Mozzato e alle sue spalle, nella polvere, Dainese
Come vi vestite ora che fa un po’ più freddo?
DAINESE: «Pesante: calzamaglia, puntali e magari sopra al puntale metto anche un copriscarpe aerodinamico, così… Un po’ per lo sporco e anche perché “fa più bello”! Poi maglia termica e primaverile o invernale a seconda dalla giornata».
MOZZATO: «Mi vesto un po’ meno perché il freddo non lo soffro tanto. Se mi vesto troppo tendo a sudare. Magari parto con una maglia termica corta, un giubbino primaverile e poi a seconda della giornata la gabba o uno smanicato».
Uscite tutti i giorni o alternate con la palestra?
MOZZATO: «Si prova a fare qualcosa a tutti i giorni, poi dipende anche dal tempo. Al momento sono su “mini blocchi” di lavoro in bici di due o tre giorni consecutivi e poi il giorno dello “scarico” vado in palestra. Quindi in una settimana faccio cinque uscite in bici e due di palestra».
DAINESE:«Io faccio triplette e di solito la palestra la metto nel giorno che ho le partenze da fermo, quindi intorno alle tre ore. In palestra ci vado dopo la bici. Però nel giorno di recupero, faccio un’ora di bici o anche meno».
Per Mozzato un’ottima stagione. Nessuna vittoria ma grande costanza di rendimento ad alti livelliDainese è cresciuto molto nel 2022. Per lui la perla della vittoria al GiroPer Mozzato un’ottima stagione. Nessuna vittoria ma grande costanza di rendimento ad alti livelliDainese è cresciuto molto nel 2022. Per lui la perla della vittoria al Giro
Facciamo una settimana tipo: lunedì, martedì, mercoledì…
MOZZATO: «Due ore e mezza il primo giorno e mezz’ora in più quello successivo. Il mercoledì non tocco la bici e faccio palestra per un paio di ore. Giovedì, venerdì e sabato altre uscite in bici. Uscite che a seconda del meteo possono anche andare a decrescere. La domenica vado in palestra».
DAINESE: «Faccio delle triplette. E bene o male sia in questo periodo che in stagione faccio già 3-4-5 ore a salire, o 3-5-3. Faccio palestra nel giorno delle tre ore. Quindi recupero e via con un’altra tripletta».
Quali sono i tre esercizi che più fate in palestra?
MOZZATO: «Tantissimo squat, stacchi e addominali».
DAINESE: «Squat, stacchi da terra (anche step up, dal cubo) e bulgarian».
Quante volate fate il giorno dell’allenamento esplosivo, se così possiamo dire? Sempre in questo periodo…
DAINESE: «Io sono un po anomalo, perché il mio mese di stop è stato anticipato e quindi sono più avanti. Non dico che sono in condizione, ma quasi. Il giorno delle tre ore faccio tre serie con quattro partenze da fermo ciascuna. Poi capita invece che in un altro giorno della tripletta faccio delle volate ad alta cadenza o sprint lunghi da 20”. Mi è capitato già di fare 6×20”: era novembre e di solito è presto per certi lavori».
MOZZATO: «Per me è molto più semplice, visto che al momento di volate non ho ancora fatta una! Sono nella fase della base».
Quando fate la volata in allenamento cosa non deve assolutamente mancare? Un cartello da vedere, lo sguardo sul computerino, la musica a tutto volume nelle orecchie…
MOZZATO: «Per me non deve mancare il punto d’arrivo che può essere un cartello, un palo… Cerco di regolarmi in base alla durata della volata, ma preferisco avere una “linea d’arrivo”. Mi motiva di più».
DAINESE: «A me piace tanto, e ho cominciato da quest’anno più che gli anni scorsi, fare dietro moto su strada e lanciarmi proprio a tutta, ai 70 all’ora e fare la volata più lunga possibile fino al cartello che mi fisso io. C’è quel momento che sei già sfinito dietro la moto e dici: “Dai ora, spingi”».
Mozzato (in foto) ha detto che tollera bene il freddo. Dainese invece si veste di piùMozzato (in foto) ha detto che tollera bene il freddo. Dainese invece si veste di più
Quando vi allenate insieme fate mai la volata?
MOZZATO: «Ho perso le speranze!
DAINESE: «Abbiamo abbandonato le volate insieme qualche anno fa».
MOZZATO: «Lui è più esplosivo di me e ogni volta mi toglie di ruota. Quindi ho detto: “Meglio lasciare perdere”».
DAINESE: «Ma non è vero. Il fatto è che stando sempre in viaggio, quest’anno avremmo fatto dieci allenamenti insieme».
Con il peso come è messo il velocista in questo periodo?
MOZZATO: «Io discretamente male! Scherzi a parte, rispetto al peso forma dovrei essere 2-3 chili sopra. Il peso è stato un po’ la mia croce in questi anni. Anche per questo sto cercando di mettere ore nelle gambe con il fondo lento e faccio poche volate».
DAINESE: «Io benino, qualcosa ho preso, ma non so neanche bene definire quanto: un chiletto e mezzo…».
Oggi il velocista deve andare forte anche in salita. E’ un aspetto che già state curando?
DAINESE: «Sì, anche se io non faccio lavori specifici, almeno adesso, per la salita. Nel giorno delle 5 ore cerco di farne abbastanza, anche in Z2 o Z3 bassa. Magari ci butto dentro un cambio cadenza».
MOZZATO: «Discorso simile anche per me. I lavori specifici non sono ancora stati fatti. Arriveranno coi ritiri e con le temperature più calde. Però le salite vanno inserite il più possibile, dovendo portare la bici in cima è un allenamento che serve sempre di più. Ripide corte, lunghe, facili… bisogna farle».
Dainese è partito oggi per il ritiro con la squadra, qui in una foto (Instagram) dell’anno scorso. Mozzato si allena a casa inveceDainese è partito oggi per il ritiro con la squadra, qui in una foto (Instagram) dell’anno scorso. Mozzato si allena a casa invece
Passiamo alla parte alimentare. A colazione cosa mangiate?
MOZZATO: «Con il discorso peso, in questo periodo provo a stare più leggero possibile. Cerco di limitare i carboidrati o gli alimenti che durante la stagione vengono usati di più, come avena, pane… Prediligo una colazione più proteica. E anche in bici: invece di mangiare ogni mezz’ora, come sarebbe giusto fare, mangio una volta all’ora. E nella borraccia metto le proteine anziché le maltodestrine. Prima di partire prendo un po’ di caffè…».
DAINESE: (ride, ndr) «Un po’: lui si fa la moka da sei!».
MOZZATO: «Serve grinta per uscire di casa!».
DAINESE: «Io insisto ancora sui carboidrati. Non ho cambiato molto l’alimentazione rispetto alla stagione vera e propria, anche perché una ventina di ore settimanali le faccio comunque. Non devo perdere tanto peso. Mi piace variare quindi posso farmi porridge, pancakes o l’omelette col pane… O tutti e tre! Mi piace fare la colazione abbondante, soprattutto il giorno della distanza. Magari sono un po’ ingolfato nelle prime ore, ma poi la gamba è bella piena».
Quindi tornate dall’allenamento e pranzate sempre o se fate la distanza lo saltate?
MOZZATO: «Soprattutto in questo periodo non penso di aver mai saltato il pranzo. Magari capita più in là o in altura. In quel caso fai tante tante ore, arrivi verso le quattro, mangi un frutto, un po’ di proteine e arrivi a cena. Adesso invece pranzo con una porzione di carboidrati, una di proteine e un frutto».
DAINESE: «Più o meno uguale. Anche se questo mese mi è già capitato di essere tornato che faceva quasi buio e tirare a cena mangiando più leggero. Comunque quando pranzo prendo sempre un po’ di carboidrati. Quando c’è la distanza e arrivo ad orari “strani”, tipo le 15,30, non ho una gran voglia di pasta, mangio qualcos’altro. Anche per questo preferisco partire un po’ prima, specialmente quando ho la palestra al pomeriggio: cerco di stare a casa per mezzogiorno».
Alternanza delle proteine ed omega-3, contentuti nel salmone, sono cardini per entrambiAlternanza delle proteine ed omega-3, contentuti nel salmone, sono cardini per entrambi
A cena cosa mangiate?
MOZZATO: «Io provo a variare il più possibile le proteine. Se a pranzo ho preso il pollo, la sera mangio del pesce, della carne rossa o delle uova… Può capitare che faccia una porzione ridotta di carne o pesce e magari inserisca dei legumi».
DAINESE: «Molto simile a Luca. Cerco anche di evitare troppa carne. In qualche pasto (soprattutto a pranzo) sostituisco la carne con dello yogurt greco».
E il dolcetto post cena?
DAINESE: «Penso che siamo amanti entrambi del dolcetto!».
MOZZATO: «E’ il mio punto debole! Come sempre dipende anche dal periodo. Quando so che devo limare sul peso, in casa non ne tengo, così sono obbligato a non mangiarne».
DAINESE: «Io sono un po’ più permissivo con me stesso. Alla fine conta l’introito calorico e se voglio il dolce limo su qualcos’altro».
Integratori: in questo periodo il velocista ne fa uso?
MOZZATO: «Quando ho staccato… ho staccato anche con gli integratori. Invece adesso cerco d’introdurre le cose di cui solitamente sono carente, quindi: vitamina D, ferro, Omega-3… Più che altro perché ogni volta che faccio le analisi sono un disastro!».
DAINESE: «Come squadra abbiamo la linea guida di doverli prendere tutto l’anno. E sono tre in particolare: omega-3, probiotici e vitamina D. Ma nel mese di stacco li ho evitati anche io. Quando sono tornato in bici ho ripreso a prenderli».
Un derby tutto siciliano. In rigoroso ordine alfabetico, ecco i protagonisti del confronto nella mitica formula dell’intervista doppia: Vincenzo Nibali e Giovanni Visconti. Amici, qualche volta anche “nemici”, compagni di squadra, corridori di classe ed entrambi con una tifoseria ben definita.
Le loro sfide sono iniziate da bambini, quando forse neanche sapevano cosa fosse il professionismo. Oggi sono due dei veterani del gruppo.
Corridori internazionali, ma restano sempre un messinese, Nibali, e un palermitano, Visconti. Come dire un pisano e un livornese, un laziale e un romanista. Ecco quindi una lunga serie di domande, alcune anche extraciclistiche, rivolte al corridore dell’Astana Qazaqstan e a quello della Bardiani Csf Faizanè.
Giovanni Visconti, classe 1983, è oggi nella fila della Bardiani. Il palermitano ha esordito tra i pro’ nel 2005
Vincenzo Nibali, classe 1984, è tornato all’Astana. Anche il messinese ha esordito tra i pro’ nel 2005
Giovanni Visconti, classe 1983, è oggi nella fila della Bardiani. Il palermitano ha esordito tra i pro’ nel 2005
Vincenzo Nibali, classe 1984, è tornato all’Astana. Anche il messinese ha esordito tra i pro’ nel 2005
Si presenti…
NIBALI: Vincenzo Nibali, nickname Squalo.
VISCONTI: Giovanni Visconti.
Professione?
NIBALI: Ciclista professionista
VISCONTI: Ciclista.
E se non fossi stato un ciclista cosa avresti voluto fare?
NIBALI: Domanda da un milione di dollari! Non lo so neanch’io. Forse meccanico o forse sarei entrato in un Corpo di Stato. A Messina, città di mare, c’è il nautico e mi ispirava. Mio cugino si era iscritto lì. Magari sarei entrato in marina.
VISCONTI: Non ne ho idea. Da bambino quello che mi passava per la testa: fruttivendolo, camionista. Ma dagli otto anni in poi c’è stata la bici e sin da subito sono cresciuto con questa convinzione.
Il primo ricordo che ti lega alla bici?
NIBALI: Ho l’immagine di mio papà che ancora correva. Mi ricordo che stava lavorando su una Colnago, in particolare stava montando i famosissimi freni Campagnolo Delta. Teneva la bici ferma su uno di quei rulli con le ventoline piccole.
VISCONTI: Ho il ricordo della prima gara. Arrivai ultimo, fui battuto persino da una bimba. Mio papà mi prese di nascosto durante la Comunione di mia sorella. Di fatto scappammo da casa! Ricordo che andai a correre con questa biciclettina, una Olmo bianca e azzurra.
Il primo ricordo che hai di Vincenzo/Giovanni?
NIBALI: Me lo indicarono in una gara in Sicilia. Fu il mio compagno di allora Carmelo Materia. Noi eravamo allievi di primo anno e Giovanni di secondo. Carmelo mi disse: vedi, quelli sono i cugini Visconti e vanno fortissimo.
VISCONTI: Io ero junior di primo anno, lui era allievo di secondo e si iniziava a parlare di questo Nibali. Lo andai a vedere al campionato italiano a Palermo. Vincenzo era in fuga da solo. Fu ripreso e poi scattò ancora.
Preferisci una donna in leggins o in minigonna?
NIBALI: Minigonna.
VISCONTI: Jeans! Leggins dai…
Dopo le battaglie nelle categorie giovanili, specie in Sicilia, eccoli protagonisti anche tra i pro’ (qui il Giro 2008)Dopo le battaglie nelle categorie giovanili, specie in Sicilia, eccoli protagonisti anche tra i pro’ (qui il Giro 2008)
Piatto preferito…
NIBALI: Pizza ma non non so quale, dipende dal menu. Difficilmente prendo la stessa.
VISCONTI: Pizza, in questo momento crudo e gorgonzola.
Il tuo allenamento preferito
NIBALI: La modalità esploratore c’è?! Magari in Mtb.
VISCONTI:Sono i 20”-40”. E’ un esercizio che mi fa fare sempre i miei migliori 10′. E li miglioro durante l’anno. Diventano un po’ il metro per la condizione in base ai watt finali che faccio. I test non mi piacciono, ma approfitto proprio di questi 10′ per ricavarne una Ftp, soprattutto nei primi mesi dell’anno. Tolgo il 10% e viene fuori un dato valido.
Ancora donne: more o bionde?
NIBALI: Non bionde…
VISCONTI: More!
Il giorno in cui hai fatto più fatica?
NIBALI: Vuelta del 2018: avevo un fortissimo mal di schiena. Mi sentivo il Van der Poeldella situazione! Non volevo abbandonare la Vuelta per cercare di arrivare bene al mondiale.
VISCONTI: Volta Catalunya 2006. Quel giorno stavo malissimo. Arrivai ultimo, al limite del tempo massimo, staccato quasi di un’ora. Si arrivava ad Andorra. Ero già indietro e vidi il cartello d’inizio salita, pensai: adesso smetto.
La volta che avresti tirato una borraccia a Vincenzo/Giovanni?
NIBALI: Io non ho mai tirato la borraccia a lui, era Giovanni che la tirava a me! Io lascio fare. In questi casi sorrido e faccio arrabbiare ancora di più chi è di fronte a me. Una volta Giovanni era arrabbiato e io gli ridevo in faccia.
VISCONTI: Mondiale di Melbourne. A due giri dalla fine eravamo in fuga in quattro: Boonen, lui, io e un altro che non ricordo chi fosse. Io stavo mangiando, Vincenzo mi chiedeva il cambio ma io non glielo davo. E lui insisteva. Gli avrei tirato il panino più che la borraccia! Ma nei primi anni c’era più competizione tra noi, lui pensava che io mi stessi risparmiando.
La volta che invece vi siete aiutati?
NIBALI: Al mondiale di Firenze. Lui andò in fuga e fu un gran bell’aiuto.
VISCONTI: Al Trofeo Pantani in cui si fece vincere Ulissi. Facemmo 50-60 chilometri in tre e andammo davvero d’accordo. Diego stava attraversando un brutto momento personale e senza neanche troppo accordarci gli lasciammo la vittoria.
Cenetta elegante romantica o avventura wild?
NIBALI: Avventura dai…
VISCONTI: Avventura.
Quel famoso Memorial Pantani 2015, Ulissi tra Visconti e NibaliQuel famoso Memorial Pantani 2015, Ulissi tra Visconti e Nibali
Cosa pensi del grande volume di attività di Van der Poel e Van Aert?
NIBALI:Van der Poel ha finito l’anno oltre i 30.000 chilometri mi sembra, lo ha messo su Strava. Anche io ne ho fatti 32.000: non mi stupisce. Sicuramente lui fa più gare di me col fatto della Mtb e del cross, ma in quanto a giornate di allenamento siamo lì. Piuttosto mi colpisce il fatto che alla sua età io non facevo quel volume di lavoro. Mi allenavo molto poco. Spesso restavo a dormire quando gli altri si allenavano e vincevo lo stesso. E non lo dico io…
VISCONTI:Inizialmente mi piaceva tantissimo vederli sempre attivi, adesso meno. Con certi ritmi così elevati mi chiedo quanto possano durare. Non so se sia giusto. Magari si bruciano qualche anno di carriera.
Come hai vissuto la sconfitta di Roglic nella famosa crono del Tour di due anni fa? Ti sei immedesimato?
NIBALI: Non mi ha fatto molta impressione. Anche al Giro io l’avevo battuto nella crono finale quando lui invece era dato per favorito a Verona e tutti si preoccupavano. Come non andò fortissimo l’anno precedente sempre nell’ultima a crono del Tour: fu quarto. In pochi ricordano questi numeri.
VISCONTI: Sì, un po’ mi sono immedesimato. Roglic mi è simpatico. E’ un corridore presente da gennaio ad ottobre e non va alle corse per fare numero. In quel Tour ha avuto una giornata storta, che poi storta non è stata visto che non è sprofondato. Il problema è che la sua giornata di “crisi” ha coinciso con quella di gloria di Pogacar.
Dumoulin che lascia e che torna: cosa ne pensi?
NIBALI: È stato tanto assurdo l’abbandono improvviso quanto il suo ritorno. Ma entrambi ci potevano stare.
VISCONTI: Ci può stare. A questi livelli ci vuole la segretaria per fare il corridore con tutti gli impegni che ci sono e tutte le cose che si hanno in testa. Quindi ci sta che abbia avuto un momento di crisi. Beato lui che ha avuto la fortuna di poter mollare e riprendere, mentre altri restano soli.
La squadra del cuore…
NIBALI: Non sono un super tifoso di calcio, un fedelissimo, ma comunque Milan.
VISCONTI: Milan.
Il corridore che ti ha colpito di più tra quelli con cui hai corso?
VISCONTI:Valverde! Sarà che sono stato suo compagno di squadra e di stanza, che è in gruppo da anni… Ma tu vedi che Alejandro è fatto per la bici. Si migliora ogni anno. Gli dicevo che aveva il cervello a forma di bici! Se gli dai un pallone fa ridere, mentre vincerebbe anche con una bici in acciaio che pesa 3 chili di più.
Che differenza c’è tra i neopro’ di adesso e quelli dei vostri tempi?
NIBALI: Si sono accorciati i tempi di crescita dell’atleta. Si può avere il talento che raccoglie subito, ma si rischia anche di perdere quello che ha bisogno di più tempo per emergere. Si rischia di perderlo involontariamente. Gli dicono: aspettiamolo, ma intanto passano gli anni e finisce nel dimenticatoio.
VISCONTI: Io dico che non sono più neopro’. Sono neoprofessionisti da juniores. E quando passano hanno subito le carte in regola per battagliare in testa.
A casa sei ordinato? Katy (moglie di Giovanni)/Rachele (moglie di Vincenzo) vi sgridano!
NIBALI: Mi piace essere ordinato. Se c’è qualcosa voglio trovarla dove penso che sia. A casa ho delle “zone off limits” tutte mie. Come lo spazio per la bici o, soprattutto, la mia officina. Tutti i miei ferri sono molto ordinati.
VISCONTI: Mi sgrida! Non sono proprio disordinato, ma non piace mettere a posto.
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Cosa altro ti piace oltre la bici?
NIBALI: Le auto, le moto ma un po’ di meno, in generale i motori. Mi piace viaggiare, anche se di questi tempi è una roba assurda. E mi piace il cibo!
VISCONTI: Ho delle passioni semplici: camminare nel bosco, andare a funghi e la pesca. Tutte cose tranquille che vanno contro il mio carattere focoso da “terrone”. (Mi raccomando scrivi terrone!)
Dinamiche in gruppo: cosa ti piace oggi e cosa ti fa arrabbiare rispetto a 15 anni fa?
NIBALI: Cosa mi piace di oggi: niente! Quello che manca è che non c’è più un senso di rispetto. Un po’ quello che diceva Dario Cataldo nel vostro articolo.Non esiste più la sosta parenti, per esempio. La gara è gara dal primo all’ultimo chilometro. A volte vedi dei leader che scattano a 120 chilometri dalla fine, ma poi il gregario non serve più a nulla. Sono energie buttate al vento. E per quanto puoi fare queste azioni? Non per 10 anni.
VISCONTI: Mi piace che livello si sia alzato e che ci sia questa cura dei particolari grazie ai team WorldTour e anche a qualche professional. Oggi un corridore è un professionista a tutti gli effetti. Non mi piace invece il modo di correre. Per me è troppo schematico e riflette allo stesso tempo la ricerca di questa perfezione. Sembra un ciclismo telecomandato.
La sconfitta più bruciante?
NIBALI: La Liegi (2012, ndr).
VISCONTI:Ho vinto tre campionati italiani, ma ne ho anche persi due. Poteva essere una cinquina storica. Il primo è quello perso quando vinse Simeoni, che andò via nel finale e non era tra i favoriti. Il secondo italiano è quello vinto da Viviani. L’ho perso per un errore di squadra, un’incomprensione con Pozzovivo.
E la vittoria più bella?
NIBALI: Se penso ad un giorno secco: la Sanremo. Il giorno in cui sono andato più forte in assoluto invece è stato il secondo Lombardia che ho conquistato.
VISCONTI:Il primo italiano non lo potrò mai scordare. Fu programmato al dettaglio e tutto andò secondo i piani. Ma l’azione più bella fu nella vittoria della tappa di Vicenza al Giro del 2013.
L’allenamento più lungo che hai mai fatto?
NIBALI: Emirati Arabi, ero con Lars Boom. Dopo la gara, che era di quasi 200 chilometri, ne abbiamo aggiunti altri 120-130 e abbiamo finito a circa 320 chilometri. Lui mi diceva: allenamento buono per Sanremo!
VISCONTI: Fu nei primi mesi dopo il Covid quando ci liberarono. Feci una lunghissima distanza con Lorenzo Fortunato: 270 chilometri. Andammo verso l’Appennino, il Passo della Colla… Sì finì talmente tardi che gli dissi: vado a prendere il sushi e poi torni a casa. Si era fatta ora di cena! Facemmo nove ore.
Per Giovanni non una stagione da ricordare, ma almeno si è ritrovato
Anche per Nibali non un anno esaltante, però ha chiuso bene con la vittoria proprio in Sicilia
Per Giovanni non una stagione da ricordare, ma almeno si è ritrovato
Anche per Nibali non un anno esaltante, però ha chiuso bene con la vittoria proprio in Sicilia
Ti passa mai qualche canzone per la testa mentre sei in bici? Magari anche in gara…
NIBALI: Una volta capitava anche in corsa, ora no. In gara devi essere attivo tutto il tempo. In allenamento invece può succedere.
VISCONTI: Sì, canto sempre ma non mi viene in mente quale canzone. Cambiano sempre un po’ in base al momento.
L’obiettivo principale di questa stagione?
NIBALI: Non mi sono prefissato un singolo obiettivo.
VISCONTI:Sentirmi bene e godermela, penso di meritarmelo… Non voglio vivere un anno con la nausea come quello appena passato. Voglio divertirmi, poi tutto viene da sé. Adesso sono tornato a fare la fatica quella bella.
Ti è mai passato per la mente di smettere?
NIBALI: Qualche volta sì, ma era dettato più da un momento di rabbia che da una voglia di lasciare tutto vera e propria. Ero stanco dell’ambiente.
VISCONTI: L’anno scorso sicuramente. Ho passato momenti duri e non so come ho fatto a continuare. Ho pensato davvero che non sarei più stato a certi livelli. Alla Settimana Internazionale Italiana in Sardegna durante la terza tappa rimasi staccato dal gruppo. Mi fermai su una salita, non c’era più nessuno e chiesi a un massaggiatore di portarmi via. In quel momento ho pensato davvero di smettere. La squadra mi è stata vicino, mi ha fatto fermare del tutto per un lungo periodo e ho potuto “rimentalizzarmi”. Adesso sto rinascendo.
E infine la domanda delle domande: ma è arancino o arancina?
NIBALI: Per par condicio dico entrambi. La Sicilia è divisa a metà in tal senso. Anzi, in tre quarti di regione si dice arancino e in un quarto dice arancina. A Messina, e più giù a Catania, si dice arancino al ragù. A Palermo arancina con la carne, ma il prodotto è uguale.
VISCONTI:Si dice arancina, punto! Perché sono a forma di arancia, il frutto, non di arancio, l’albero.