Raduni, per Bielli la via maestra per far crescere i giovani

10.01.2025
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Passano le ore ma ancora si parla del grande successo riscosso dai campionati italiani giovanili di Follonica. Un successo numerico ma anche prestazionale che non coglie impreparati, considerando i prodromi stagionali ma soprattutto il lavoro che c’è dietro e che c’è stato in questi tre anni (il più breve quadriennio olimpico della storia…) da parte dello staff tecnico di Daniele Pontoni. Il cittì era stato chiaro sin dall’inizio, proponendo l’esigenza di coinvolgere il più possibile le generazioni più giovani, quelle di esordienti e allievi, già nell’attività della categoria superiore, attraverso raduni mirati.

Lo staff azzurro che segue lo sviluppo dei ragazzi, Bielli è il primo in basso a destra
Lo staff azzurro che segue lo sviluppo dei ragazzi, Bielli è il primo in basso a destra

Quasi 300 convocati

E’ tempo di fare un po’ il bilancio di questo lavoro in profondità e Luigi Bielli, braccio destro di Pontoni, lo fa dati alla mano: «Da fine 2022 abbiamo avuto nei nostri raduni quasi 300 presenze, mischiando juniores a ragazzini di età minore e attraverso questo mix sono cresciuti campioni mondiali come Viezzi ed europei come Agostinacchio, ragazze affermate come Bramati e Pellizotti, insomma tutto quel che di buono ha prodotto il settore giovanile del ciclocross italiano in questo triennio diventando un riferimento nel mondo. E’ la dimostrazione che la scelta di Daniele era quella giusta, che la strada è stata tracciata e va seguita ».

Nei raduni i giovanissimi si trovano a confrontarsi con gli juniores. Esperienze fondamentali
Nei raduni i giovanissimi si trovano a confrontarsi con gli juniores. Esperienze fondamentali
Come si è arrivati a questa scelta?

Va subito detto che non è tutto merito solo nostro né che tutto deriva dai raduni. Andiamo con ordine. Fondamentale è stato intanto l’apporto del Gruppo Performance, che ci ha permesso di tracciare un profilo molto dettagliato di ogni ragazzo/a passato attraverso i nostri incontri. Verificando i risultati dei test, abbiamo potuto stabilire per ognuno la linea giusta da seguire consigliando – e ci tengo a sottolineare questo verbo – a società, ragazzi, famiglie non solo quel che sarebbe stato utile come allenamento, ma anche tutto quel che lo circonda, dall’alimentazione alle accortezze da avere prima e dopo l’allenamento. E’ un lavoro globale, al quale hanno contribuito in tanti.

Il progresso è stato solo qualitativo o anche dal punto di vista dei numeri?

Lo stato di salute del ciclocross, come numero di praticanti fra i giovani, è sempre stato florido, lo era anche prima che inaugurassimo questo ciclo di lavoro. C’è sempre un grandissimo interesse e questo avviene dappertutto. Mi capitava spesso nei miei giri di sentire ragazzi che praticavano strada, pista, mtb che non vedevano l’ora che arrivasse l’inverno per poter iniziare l’attività. Senza alcuna paura delle intemperie, del clima e questo è sintomo di crescita del movimento. Per molti giovani è innanzitutto una sfida dal sapore di gioco, sanno che non arriveranno ai vertici ma quest’attività ha comunque una grande utilità per la loro maturazione.

I ragazzi vengono sottoposti a test dal Gruppo Performance. I dati servono per indirizzare la loro attività
I ragazzi vengono sottoposti a test dal Gruppo Performance. I dati servono per indirizzare la loro attività
Questo fermento è localizzato solo al Nord?

Il settentrione rimane un po’ l’epicentro dell’attività, soprattutto dalla Lombardia verso est, ma devo dire che ormai è palpabile il fermento che si vive al Sud, soprattutto in Puglia e Calabria dove ho visto manifestazioni molto qualificate e soprattutto frequentate dai più giovani. Non è un caso se anche dal sud ora emergono ragazzi molto forti che si stanno mettendo in luce, è una bella realtà che sta arricchendo la proposta generale del movimento e questo lo vediamo anche attraverso la partecipazione sempre più espansa non solo ai tricolori, ma anche alle tappe della Coppa Italia.

Nelle categorie minori state trovando talenti in grado di proseguire la scia tracciata da Viezzi e Agostinacchio?

Sicuramente, io credo anzi che a livello medio ci sia una crescita, una proliferazione di ciclocrossisti che potranno ottenere quantomeno risultati simili. Penso ai fratelli Cingolani che abbiamo visto protagonisti anche a Follonica, a Luca Ferro sul quale riponiamo molte speranze e non vediamo l’ora che approdi fra gli juniores, ma anche allo stesso Francesco Dell’Olio che viene proprio dal sud e che è venuto fuori con forza da un bruttissimo incidente, oppure a livello femminile le sorelle Righetto, uscite con un doppio titolo a Follonica ma che già prima avevano conquistato allori tricolori. Tutti giovani che tra l’altro vanno bene nel ciclocross ma anche su strada o mtb ottengono risultati all’altezza, quindi sono tutti prospetti da seguire con attenzione.

Molti hanno sottolineato quanto siano stati utili i raduni insieme ad atleti più grandi, assaggiando soprattutto la vita in nazionale…

E’ il segno che la scelta è quella giusta e che affiancare i giovanissimi agli juniores è un processo che porta risultati. Io sono sicuro che ce li ritroveremo anche negli anni futuri e sarà un risultato importante perché avremo provenienze le più geograficamente diverse. Io penso che sia un segno di rinascita non solo del ciclocross, ma del ciclismo italiano tutto…

Pontoni dopo l’europeo: «Queste medaglie daranno frutti…»

08.11.2024
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Il ritorno a casa di Daniele Pontoni dagli europei di Pontevedra non è stato semplice, senza un filo di voce. Verrebbe da pensare che l’abbia lasciata in Spagna per gli incitamenti ai ragazzi, ma non è così: «Con gli sbalzi tra caldo e freddo l’ho persa ancor prima delle gare – racconta con un po’ di fatica ma in via di ripresa – tanto è vero che mi sono dovuto portare un collaboratore che diceva ai ragazzi quel che dovevano fare».

La staffetta azzurra oro nel team relay, con i due Agostinacchio, Ceolin, Pellizotti, Baroni e Bramati (foto Fci)
La staffetta azzurra oro nel team relay, con i due Agostinacchio, Ceolin, Pellizotti, Baroni e Bramati (foto Fci)

La trasferta iberica rimarrà nella storia. Mai prima d’ora l’Italia aveva vinto il medagliere continentale e questo dato per Pontoni è quello che più conta, che testimonia la bontà del lavoro fatto e che parte da lontano. Per questo al suo ritorno ha tenuto a sottolineare come l’ideale oro sia da attribuire a tutto lo staff azzurro, soprattutto a coloro che lavorano nell’ombra: «Sono tutte rotelle fondamentali dell’ingranaggio. Marco Decet, ad esempio, mi ha aiutato moltissimo. Tutti contribuiscono a dare tranquillità al gruppo e questo aiuta a ottenere i risultati».

Il gruppo che hai presentato a Pontevedra verrà integrato per i prossimi appuntamenti?

Sicuramente, noi lavoriamo su numeri un po’ più grandi. Io credo che però sia importante continuare sulla strada che abbiamo intrapreso, quella di coinvolgere anche i più giovani, gli allievi 2° anno. La Pellizotti ne è un esempio. In questo modo arrivano pronti alla gara, al gruppo, saltano quel passaggio come quando prendi una bici nuova, quel momento di scoperta che ti lascia un po’ interdetto. Abbiamo così atleti che si formano più lentamente, ma sono già svezzati e sui quali si può lavorare davvero per un biennio.

Il podio della gara U23, con Agostinacchio secondo dietro il riconfermato belga Michels
Il podio della gara U23, con Agostinacchio secondo dietro il riconfermato belga Michels
Come lo allargherai?

Una discriminante saranno i percorsi, io comunque conto di lavorare su 7-8 ragazzi e 4-5 ragazze, anche se fare rotazioni non sarà semplice vista la conformazione della Coppa, per la quale dobbiamo anche scegliere quali appuntamenti seguire visto che la sua concentrazione impone sacrifici economici. La logistica ad esempio ci impone di andare a Dublino con un team ridotto. Intanto però ho detto ai ragazzi che ora si è chiusa la prima fase della stagione, bisogna riposare per poi ricaricare le pile ed essere pronti. Un occhio di riguardo lo avremo sempre per il calendario italiano, che come si è visto ha consentito di prendere punti per il ranking e partire più avanti.

Una scelta sulla quale Mattia Agostinacchio aveva puntato molto, sapendo che era fondamentale essere in prima fila…

Ma anche per la Pellizotti, che ha potuto scattare dalla seconda. Per questo le avevo detto di gareggiare a Salvirola, quei punti sono stati determinanti. Devo dire che in questo sto trovando grande collaborazione da parte delle società, che sostengono il nostro impegno. E’ chiaro che non dobbiamo illuderci che saranno sempre rose e fiori come a Pontevedra.

La gioia di Mattia Agostinacchio sul podio. Decisiva secondo Pontoni la caccia ai punti Uci
La gioia di Mattia Agostinacchio sul podio. Decisiva secondo Pontoni la caccia ai punti Uci
Quanto è importante il lavoro che state svolgendo con il team performance della FCI?

Fondamentale, direi decisivo. I ragazzi si stanno abituando a cose che possono sembrare scontate ma non lo sono: il lavoro sul riscaldamento, l’approccio alla gara nei giorni precedenti, gli aspetti legati al post gara e all’alimentazione e tanto altro. E’ un mix di pratica e scienza che ha fatto fare al gruppo un deciso salto di qualità. D’altronde sappiamo che nel ciclismo moderno temi simili ormai vanno tutti di pari passo.

Qual è stata la medaglia meno preventivata?

Difficile a dirsi: io avevo fatto un pronostico ai ragazzi, alla fine ho sbagliato per difetto di una. Diciamo che all’appello manca solo il podio della Casasola, ma sapevamo che c’erano 4 atlete a concorrere per 3 medaglie e tutto si giocava su particolari. Lei ha avuto una piccola disattenzione all’inizio che le è costata una dispendiosa rincorsa per tre giri, ma ha dimostrato di valere quel podio. Queste corse si giocano sui dettagli e non sempre le cose possono andar bene.

Sara Casasola, quarta ma al livello delle olandesi. Un podio sfuggito per alcuni dettagli
Sara Casasola, quarta ma al livello delle olandesi. Un podio sfuggito per alcuni dettagli
La Pellizotti ha sottolineato di essere stata nel posto giusto al momento giusto…

E’ vero, l’esatto contrario di quanto è avvenuto a Sara. Giorgia ha corso con molta sagacia ha saputo cogliere l’opportunità come d’altronde anche Filippo Agostinacchio e il suo argento mi dà grande soddisfazione perché lo ritengo un leader di questa squadra, un riferimento per la sua sicurezza, la sua professionalità, infatti ho deciso di puntare su di lui come ultimo uomo della staffetta.

Che cosa gli hai gridato all’ultimo giro?

Avevo notato che i francesi prendevano le curve sempre molto larghe come loro abitudine tecnica, gli ho detto d’infilarsi per sorpassare l’avversario e andare a vincere. E così ha fatto.

Filippo Agostinacchio con Luigi Bielli, da anni parte integrante dello staff di Pontoni
Filippo Agostinacchio con Luigi Bielli, da anni parte integrante dello staff di Pontoni
A proposito dell’oro di Mattia?

Il suo grande merito è di essere rimasto lucido dopo essere caduto sugli ostacoli, ha resettato la testa e non ha seguito l’istinto di recuperare subito. Lì si è visto il lavoro nostro, dello staff, la rappresentazione di tutto quanto detto prima. Ora questi risultati li mettiamo insieme e li accantoniamo perché da qui in poi sarà un’altra pagina tutta da scrivere, i mondiali saranno profondamente diversi. C’è però in più una generale consapevolezza di quel che i ragazzi sono capaci di fare e su queste basi dobbiamo costruire il resto della stagione.

Ciclocross e Team Performance. Bragato traccia il solco

22.01.2023
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Le risposte di Massimo Ghirotto a proposito della situazione del ciclocross italiano hanno destato molto interesse nell’ambiente, ma su un aspetto è bene ritornare. Il responsabile del settore fuoristrada della Fci aveva chiarito che un progetto legato alla disciplina esiste già ed è inquadrato nel più ampio discorso relativo al Gruppo Performance, la struttura guidata da Diego Bragato. In questo ambito, sin dalla fine della sua prima stagione da cittì, Pontoni ha iniziato a svolgere test e sondare la base ciclistica per capire realmente su quali basi si potrà lavorare nel futuro.

Abbiamo quindi voluto saperne di più parlando direttamente con Bragato, diretto responsabile del progetto che segue in abbinamento con gli impegni legati alla pista. Con Villa e la nazionale in Argentina, trovare uno spazio temporale d’intervallo nel suo lavoro (è a Montichiari a seguire coloro che sono rimasti ad allenarsi in Italia) non è stato semplice, ma da ogni sua parola traspare la grande passione e impegno che ci sta mettendo.

«Siamo partiti da un programma strutturale – spiega – andando avanti per piccoli passi perché si tratta di un lavoro organico molto ampio, a lungo termine. I test voluti da Pontoni hanno rappresentato una sorta di censimento per capire su quali basi si può lavorare».

Bragato (a destra) con Elisabetta Borgia e Ventura del freestyle. Lo scambio d’informazioni è centrale in questo progetto
Bragato con Elisabetta Borgia, lo scambio d’informazioni è centrale in questo progetto
Quanti sono stati i ragazzi coinvolti?

La prima fase di test si è svolta a Gemona e ha coinvolto 35 ragazzi, la seconda a Montichiari 14. Qualcuno era presente a entrambe le sessioni e non è un caso che la seconda si sia svolta nella sede della pista perché l’idea di base è verificare le attitudini dei ragazzi in ogni disciplina. Abbiamo così iniziato a riempire il nostro database relativo al ciclocross, che andrà progressivamente allargandosi lavorando con le categorie più piccole. Ciò ha consentito di capire che cosa fare progressivamente.

Dopo i test come siete andati avanti?

Sulla base di quei dati, Pontoni ha iniziato a programmare i raduni selezionando i ragazzi che reputa già maturi per affiancarsi a quelli delle categorie giovanili Uci, ossia junior e U23. Sono appuntamenti importanti che ci servono per vedere come i ragazzi lavorano, come recuperano, quali basi tecniche hanno. Ora ad esempio faremo un ritiro nel quale lavoreremo soprattutto nella programmazione dell’allenamento tra una gara e l’altra. Vorrei sottolineare anche che nel progetto abbiamo coinvolto anche la dottoressa Elisabetta Borgia, per dare un supporto psicologico ai ragazzi nell’approccio agli eventi. Tutto ciò avviene attraverso test continui, con i quali continuiamo ad aggiornare il nostro programma.

Il raduno comincia con una parte teorica, per spiegare gli intenti e che cosa si cerca
Il raduno comincia con una parte teorica, per spiegare gli intenti e che cosa si cerca
E’ un lavoro che svolgi da solo, in continuo contatto con Pontoni?

Non ce la farei, sarebbe assurdo, anche perché come detto quella del ciclocross è solo una porzione di un progetto molto più ampio che coinvolge tutta la disciplina ciclistica. Con me ci sono Marco Decet e Marco Compri, che mi aiutano nella gestione generale.

Nel progetto relativo al ciclocross è inserito anche il discorso della multidisciplina?

Certamente, ma questo è alla base di tutta la nostra struttura. Noi esaminiamo i ragazzi e li sottoponiamo a test per verificarne quali sono le loro attitudini, nel caso indirizzarli verso quella o quelle più adatte alle sue caratteristiche. Prendiamo ad esempio il caso della Venturelli, che fa strada, pista e ciclocross: la monitoriamo costantemente, valutiamo non solo i suoi risultati ma anche la sua situazione relativa a ogni disciplina e i necessari periodi di riposo e stacco fra l’una e l’altra. Ma c’è di più…

I test indoor sono fondamentali per registrare i valori principali dell’atleta
I test indoor sono fondamentali per registrare i valori principali dell’atleta
Ossia?

Noi monitoriamo un gran numero di ragazzi per cercare talenti da far crescere mettendoli nelle condizioni migliori, ma questo non potremmo farlo senza il necessario sostegno delle società. Il confronto con loro è costante, con i vari cittì che svolgono questo compito con costanza dando e ricevendo input fondamentali. Non nascondo poi che questo lavoro va confrontato anche con quanto avviene in altre discipline.

A ben guardare il progetto del Gruppo Performance ricalca molto quanto si fa da molti anni in Gran Bretagna…

E’ verissimo, molte delle idee di base le abbiamo prese verificando il lavoro e la crescita dei colleghi britannici e anche australiani. Anche da loro lo sport è strutturato da molti anni attraverso un progetto simile. Va anche detto che noi cerchiamo di rendere questa idea applicabile al nostro settore, quindi ci rifacciamo anche a quanto avviene nelle principali squadre WorldTour, nel loro lavoro radicato nelle più giovani generazioni attraverso società satellite.

Test all’aperto alla presenza attiva di Pontoni. Si provano più discipline
Test all’aperto alla presenza attiva di Pontoni. Si provano più discipline
Quelli britannico e australiano sono sistemi che partono dallo sport in genere per diramarsi nelle varie discipline. Qui sembra che il cammino sia inverso…

E’ un progetto mutuabile – ammette Bragato – come detto ci confrontiamo anche con altre realtà non ciclistiche. Il nostro obiettivo è trovare talenti e stabilire una “forma mentis”, un sistema che sia virtuoso, che porti a risultati internazionali in serie e continui nel tempo. Ci vorrà tempo, nel ciclocross in particolar modo. Mi spiace molto che questa disciplina non sia olimpica, perché credo molto nella sua identità come fondamento tecnico per ogni altra specialità ciclistica.

Pontoni sottolinea spesso che è un progetto a lungo termine.

Non potrebbe essere altrimenti. Non possiamo pensare che l’enorme gap che c’è oggi con il vertice della disciplina, rappresentato da fuoriclasse come Van Aert, Van Der Poel e Pidcock venga colmato in pochi anni. Già fra le donne siamo più avanti, ma quel che conta è rendere questo movimento sempre ricco di ricambi. Io per ora ho visto una grande apertura mentale da parte dei ragazzi e grande disponibilità a collaborare sia da parte loro che delle società. Significa che già un bel pezzo di lavoro è stato fatto.

Gruppo performance: il progetto per i successi azzurri

25.09.2022
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Dal Centro Studi al Gruppo Performance (in apertura foto Fci): è una delle rivoluzioni della Federazione ciclistica italiana. Un cambio firmato Diego Bragato. Si tratta di una struttura che molto può dare e sta dando, in tempi in cui l’asticella si è alzata parecchio.

Oggi si parla di multidisciplinarietà. In questo caso si dovrebbe parlare anche di tecnici “multidisciplinari”. Alla base del Gruppo Performance, che tra l’altro come vedremo non è solo, c’è una grande condivisione di conoscenze e d’informazioni con tecnici e atleti.

Bragato (a destra) con Elisabetta Borgia e Federico Ventura del freestyle. Lo scambio d’informazioni è centrale in questo progetto
Bragato con Elisabetta Borgia, lo scambio d’informazioni è centrale in questo progetto
Diego, cerchiamo di capire meglio questo interessante cambiamento. In precedenza c’era il Centro Studi. E adesso?

In pratica il Centro Studi è stato sostituito da due gruppi: la Scuola dei tecnici, di cui fa parte tra gli altri anche Paolo Slongo, e il Gruppo Performance di cui faccio parte e ne sono il responsabile. Sono stato io a chiedere a  Roberto Amadio (team manager delle squadre nazionali della Fci, ndr) un gruppo a parte. La Scuola dei tecnici resta aggiornata sulla parte scientifica, gli studi, le evoluzioni delle preparazioni. Noi del Gruppo Performance invece curiamo la parte pratica di questi studi.

Qual è la funzione del Gruppo Performance?

Lavoriamo per i vari commissari tecnici e le loro nazionali. In quest’ottica ho chiesto un gruppo di persone al nostro supporto per poter collaborare appunto con i vari cittì. E per questo abbiamo indetto una selezione per titoli e colloquio con il fine di individuare altre figure. Si sono presentate 80 persone, ne abbiamo prese quattro

Chi sono i tecnici presenti?

Ci sono Marco Compri, che è esperto in termini di palestra, forza. C’è Mattia Michelusi che in passato faceva parte del Centro Studi e successivamente ha avuto delle esperienze con dei team WorldTour. Mattia è un esperto nell’analisi dei file, dei dati e delle prestazioni. Si passa poi a Luca Festa, la new entry. Oltre alle sue lauree in Scienze Motorie e dello Sport, è anche un ricercatore e vanta persino delle pubblicazioni. Anche lui ha avuto esperienze in squadre di club. E’ molto bravo in quella che è la fisiologia dell’esercizio, nel monitoraggio dei carichi di lavoro, nella programmazione a lungo raggio e per questo è importante nel lavoro con i giovani. Marco Decet invece è un esperto dei test e delle valutazioni funzionali. Inoltre lui viene dal mondo dell’offroad, gravity ed era importante una presenza di questo genere, per tornare a curare bene quel settore.

Le videonalisi sono importanti. Di questi aspetti se ne occupa Fabbioni
Le videonalisi sono importanti. Di questi aspetti se ne occupa Fabbioni
Una bella squadra…

E non vanno dimenticate altre due figure fondamentali. Fausto Fabbioni, che cura la parte logistica, i video, i software… Ed Elisabetta Borgia, alla quale è affidata l’area psicologica, che fa parte a tutti gli effetti della prestazione.

Qual è il’obiettivodel Gruppo Perfomance?

Affiancare i commissari tecnici in base alle loro richieste e dare loro un servizio di supporto. Faccio un esempio. Due anni fa il cittì della downhill ci aveva richiesto una figura per gestire lo stress degli atleti. E quindi ecco che abbiamo coinvolto la Borgia. Serviva qualcuno per la palestra ed è stato chiamato Compri.

Insomma il Gruppo Perfomance è un po’ come il settore tecnico di una squadra WorldTour?

L’idea è proprio quella, ma con molta più flessibilità verso tecnici e atleti. Noi infatti non abbiamo a disposizione i corridori tutto l’anno.

Nulla è lasciato al caso. Qui i test a crono a Monza. Dati preziosi per il Gruppo Performance e per i cittì (immagine Instagram)
Nulla è lasciato al caso. Qui i test a crono a Monza. Dati preziosi per il Gruppo Performance e per i cittì (immagine Instagram)
Lo scambio d’informazioni è vitale in questo progetto. Come fate?

Recentemente abbiamo fatto una due giorni a Montichiari. Siamo stati tutti insieme. Ho voluto coinvolgere tutti i tecnici per condividere il modus operandi, conoscere i loro punti di vista. I pareri esterni, derivanti da esperienze diverse, sono ben accetti. Compri per esempio non è mai andato in bici, viene dalla pesistica e dalla pallavolo, eppure il suo metodo e il suo approccio di lavoro hanno dato ottimi frutti. Sono stati un valore aggiunto.

Vi vedete online, avete una chat?

Chiaramente abbiamo una chat nostra. E ne fa parte anche Josè Dantas, il responsabile del reparto scientifico, proprio per fare da ponte con la Scuola dei tecnici. Passiamo poi molto tempo al telefono. Siamo un gruppo unito e ciò che voglio è avere idee lineari.

E infatti proprio di quest’ultimo aspetto ti avremmo chiesto. Con tanti tecnici di provenienza differente è importante individuare una direttrice, una “lingua comune”. Bisogna incanalare tutte queste teorie e per farlo serve un “collettore”…

Ed è proprio questo il mio ruolo. Mi devo assicurare che il gruppo vada nella stessa direzione ed anche per questo io non voglio ruoli etichettati o predefiniti: deve esserci interscambio. Ho detto di Compri tra bmx e pista, ma questo deve avvenire anche con altre discipline.

Bragato, autore della foto, durante la due giorni del Gruppo Performance a Montichiari
Bragato, autore della foto, durante la due giorni del Gruppo Performance a Montichiari
Come nasce questa idea del Gruppo Performance? Ed è una tua idea?

Sì, è una mia idea. Negli anni passati in Federazione vedevo che c’era un grande potenziale degli atleti e dei tecnici in tutte le discipline, ma mancava qualcosa per fare il salto di qualità. Mancava qualcosa da un punto di vista scientifico che desse ai ragazzi una base solida. Non volevo che le prestazioni o le vittorie fossero frutto di un exploit del talento dell’atleta o del tecnico. No, volevo che fossero frutto di un sistema. Una volta che quel tecnico o quel corridore lasciano, poi salta tutto. Quindi ho creato questa struttura, questo staff lineare e trasversale al tempo stesso. Uno staff che vorrei fosse abile anche nello scovare talenti.

E’ importante avere nuovi ricambi e allargare la base…

Faccio l’esempio di quanto accaduto fra pista e mtb: questo è stato possibile perché c’erano occhi su entrambe le discipline. Analizzando i dati, i test, abbiamo visto che alcuni atleti potevano andare bene anche per l’altra disciplina. Dobbiamo capire la disciplina più adatta ai ragazzi. E monitorarli è importante. Si lega anche alla loro crescita. 

La chiave, Diego, è tutta in quella frase: “Bisogna vincere non per il talento, ma per il sistema”…

Io sono convinto che si possa fare bene e che passo dopo passo si possa andare parecchio avanti. Serve continuità. Per ora Amadio e la Federazione ci hanno dato fiducia.