Alla scoperta di Sgherri, col permesso del professore

14.12.2023
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Quando si parla degli allievi si crea sempre molto rumore. E’ normale, è l’anticamera del ciclismo che conta, già da juniores c’è tanto in ballo e nel ciclismo odierno anche la dimensione ciclistica dei più piccoli sta cambiando, anticipando la loro crescita. L’esempio di Giacomo Sgherri è ideale in tal senso: basta parlarci qualche minuto e ci si accorge che è già molto più maturo dei suoi 16 anni. Verrebbe da dire che a livello di testa è già un corridore fatto e finito, anche se di chilometri ne deve fare ancora tanti, tanti…

Giacomo, corridore dell’Alma Juventus Fano, è uno dei tanti ragazzi che abbinano la scuola allo sport. «Ho chiesto un permesso al professore per l’intervista – esordisce il marchigiano che è al terzo anno dell’Istituto Agrario – devo dire che ho trovato molto supporto nella scuola, ma soprattutto in famiglia. So che a quest’età seguire un ragazzo con la passione del ciclismo significa anche avere notevoli esborsi economici. I miei genitori e i miei nonni mi seguono spesso. Mi accompagnano nel mio sogno e io sarò sempre loro grato per questo».

Il giovanissimo marchigiano ha già mostrato una grande propensione al sacrificio. E’ pronto a emergere (foto Facebook)
Il giovanissimo marchigiano ha già mostrato una grande propensione al sacrificio. E’ pronto a emergere (foto Facebook)
Tu hai avuto una stagione molto buona, con 6 vittorie (nella foto di apertura nonsoloflaminia.it quella al Trofeo Giuliano Renzi) e un totale di 14 top 10 girando un po’ tutta l’Italia. Sei soddisfatto?

Nel complesso sì, anche se non è stata semplice, ci sono stati molti alti e bassi. Inoltre a inizio giugno mi sono anche rotto il radio, ma il fatto di essere tornato a emergere a fine stagione con la vittoria alla Mare e Monti e il terzo posto nel Memorial Forconi di ottobre mi ha dato molta soddisfazione.

Parlando di allievi viene sempre difficile occuparsi di vittorie e risultati perché dovrebbero essere altri i valori che emergono alla tua età, per non precorrere i tempi. Sei d’accordo con questa concezione?

Essendo direttamente chiamato in causa devo dire di sì. So bene che l’attività da allievo dal punto di vista strettamente statistico non è molto rilevante, è da junior che si comincia ad affrontare l’attività vera, quella che può sfociare nel ciclismo che conta. E’ vero anche però che i risultati fanno sempre piacere, fanno morale e danno una mano ad andare meglio e metterci sempre più passione. E’ a quest’età che si costruisce anche una mentalità forte e vincente.

Il team Alma Juventus Fano, realtà di riferimento regionale e non solo, inserita in una polisportiva (foto Facebook)
Il team Alma Juventus Fano, realtà di riferimento regionale e non solo, inserita in una polisportiva (foto Facebook)
In una categoria così giovane secondo te incidono di più i cambiamenti fisici o le esperienze, l’evoluzione mentale come la definisci tu?

Io penso che sia un mix di cose. Il fisico cambia molto, me ne accorgo quasi ogni giorno, ma mentalmente noto ad ogni occasione che si impara qualcosa di diverso, che si cresce. E questo, anche se le cose diventano sempre più difficili, è ciò che permette di acquisire lo status di corridore. E’ fondamentale per me, si cresce così.

Quando hai iniziato?

A 6 anni. I miei genitori dicono che non sapevano più come fare per tenermi a bada, tanto ero vivace… Con la bici avevo la possibilità di sfogarmi, d’altronde ho imparato a 2 anni già senza le rotelle. Mio padre è sempre stato appassionato, ha corso anche lui fino agli juniores ed è sempre rimasto legato all’ambiente. Dice sempre che il mondo del ciclismo è difficile lasciarlo quando ti entra dentro. Mi è molto d’aiuto.

Uno scatto preso da Facebook di Giacomo in una delle sue prime gare. Ha esordito fra i G1
Uno scatto preso da Facebook di Giacomo in una delle sue prime gare. Ha esordito fra i G1
Tu vieni dalle Marche che non è propriamente una regione in prima linea nelle due ruote…

E’ vero, non ci sono tanti team, ma l’attività è intensa, varia e ci sono molte prove prestigiose. Io poi sono convinto che è il corridore a fare la gara, a elevarne il livello. Capisco che altre regioni, soprattutto quelle del Nord, hanno un bacino maggiore di squadre e di corridori. I numeri parlano chiaro in tal senso, ma anche da realtà come quella nostra escono corridori di spicco e io voglio essere fra questi.

Ora si prospetta il cambio di categoria…

Sì, correrò per Il Pirata-Vangi-Sama Ricambi, società laziale dove si aspettano molto da me e io altrettanto. So che sono conosciuti e hanno una buona fama e un calendario adeguato. Aspetto la mia nuova stagione con molta curiosità perché so che cambierà tantissimo, non solo come distanze da affrontare, ma proprio come concezione dell’attività.

Il trionfo di Sgherri al GP Liberazione, regolando ben 4 corridori del GB Junior Pool Cantù (foto Rodella)
Il trionfo di Sgherri al GP Liberazione, regolando ben 4 corridori del GB Junior Pool Cantù (foto Rodella)
Hai un po’ paura?

No, paura non direi, a me piace avere sfide sempre più grandi da affrontare, mettermi alla prova, ma sono anche abituato a stare con i piedi per terra e affrontare tutto con grande attenzione. So che sono nell’ambiente giusto per crescere.

Considerando che ancora sei un corridore tutto da scoprire, che cosa sai per ora?

E’ giusto, alla mia età ci si scopre piano piano, i confini fra uno scalatore e un velocista sono labili. Io per ora sono abbastanza veloce e vado bene in pianura, la salita è un po’ il mio punto debole e ci devo lavorare.

Anche tu sei un fautore della multidisciplina?

Certamente, ormai tutti i ragazzi lo sono. Fare diverse attività migliora le proprie caratteristiche. Io già da esordiente facevo ciclocross d’inverno abbinato alla palestra. Ora lo utilizzo esclusivamente come allenamento, ma senza stimoli agonistici per non arrivare troppo stanco all’inizio della stagione su strada. Vado anche in mountain bike, ma quello è più un passatempo, dalle nostre parti ci sono tanti percorsi bellissimi che mi piace affrontare senza vincoli.

Si rivede Bozzola, prime vittorie fra gli under 23

24.07.2023
5 min
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Mentre i principali team (invero più esteri che italiani) si davano battaglia al Giro della Valle d’Aosta, il Trofeo Bottecchia disputato a Fossalta di Piave ha messo in mostra un diciannovenne che a dispetto dell’età è già una vecchia conoscenza per gli appassionati. Mirko Bozzola ha colto sulle strade venete la sua seconda vittoria da under 23 e non è una cosa da poco, visto che parliamo del vincitore del Gran Premio Liberazione 2022 da junior, l’autore di quella fuga a lunga gittata che lasciò molti a bocca aperta, considerando le caratteristiche del percorso romano.

Da allora Bozzola è cresciuto, ha cambiato categoria, si è posto di fronte a un mondo nuovo, a un nuovo team (la Zalf Euromobil Desirée Fior), a nuovi compiti con grande umiltà, ma col passare delle settimane e la crescita di condizione sono riemerse le caratteristiche che lo avevano messo in evidenza lo scorso anno.

«In questi mesi – racconta il piemontese – sono cambiate molte cose, mi sono dovuto adattare a un ciclismo diverso, fatto di nuove tabelle di preparazione, di gare su distanze più lunghe, di un modo di correre al quale non ero abituato. In fin dei conti mi sono ambientato in fretta, ora posso dire che il periodo di ambientamento è finito».

Bozzola intervistato dopo la vittoria, la seconda quest’anno dopo quella di giugno al Memorial Maule (Photors)
Bozzola intervistato dopo la vittoria, la seconda quest’anno dopo quella di giugno al Memorial Maule (Photors)
Ti aspettavi di più o di meno dal cambio di categoria?

Penso di essere andato al di là delle mie previsioni: non avrei mai detto che sarei arrivato a metà luglio con due vittorie individuali più una cronosquadre e qualche piazzamento ai vertici. Il bilancio è ben più che positivo.

Eppure un periodo di apprendistato è stato necessario…

Non poteva essere altrimenti. Le gare sono più dure, bisogna imparare a gestirsi, nelle energie e anche mentalmente. Con il caldo poi è importante bere spesso e fare tutto quel che il team consiglia, la cotta è dietro l’angolo. Io riesco a muovermi bene e devo dire che rispetto allo scorso anno sono anche meno controllato, forse perché sono un novizio della categoria.

Lo scorso anno all’indomani della tua vittoria romana dicevi di dover migliorare su molti aspetti. Dopo un anno noti di aver fatto progressi?

In generale sì, ma c’è ancora molto da fare. Sicuramente devo lavorare ancora molto sul mio rendimento in salita, a inizio stagione pagavo dazio più frequentemente di quanto avviene ora, ma so che posso fare molto meglio. Lo spunto veloce è rimasto, anzi posso dire che noto dei miglioramenti nella potenza e nei wattaggi, ma non voglio certo fermarmi.

Ottimo passista, Bozzola deve ancora migliorare il suo rendimento in salita (Photors)
Ottimo passista, Bozzola deve ancora migliorare il suo rendimento in salita (Photors)
Che cosa ti è piaciuto di più della tua ultima vittoria?

Non è stata facile. Era una corsa piatta e lunga nella quale si era avvantaggiato un gruppetto di otto atleti. Io ho fatto un grande sforzo per riaccodarmi e visto che nessuno dava nuova linfa alla fuga ho attaccato insieme a Giovanni Gazzola (Sissio Team), per poi staccarlo e farmi gli ultimi 30 chilometri da solo, con il gruppo sempre vicino, ma alla fine ho conservato una decina di secondi di vantaggio.

A ben guardare non è una meccanica di corsa molto diversa da quella del Liberazione 2022, è quasi diventata un tuo marchio di fabbrica…

E’ questo il modo che preferisco, non mi piace aspettare la volata, voglio prendere io l’iniziativa, anche perché poter arrivare da soli al traguardo, godersi quegli ultimi metri sapendo di non essere più raggiunto ha un sapore particolare, dolcissimo, impagabile.

Il piemontese è al suo primo anno alla Zalf, nella quale si è ben integrato nei suoi meccanismi (Photors)
Il piemontese è al suo primo anno alla Zalf, nella quale si è ben integrato nei suoi meccanismi (Photors)
Come ti trovi alla Zalf?

Molto bene, è un team unito nel quale si corre molto per la squadra pensando sempre a fare risultato. Il principio di base è che quel che conta è il team, non è un caso se la mia sia stata la dodicesima vittoria dall’inizio dell’anno.

I più anziani ti hanno preso sotto la loro ala?

Non vedo tantissimo i miei compagni, se non in occasione delle gare, visto che mi alleno a casa. In corsa ci si aiuta tutti ed è normale ad esempio che un quarto anno si metta al servizio di un primo. Devo dire comunque che è capitato spesso come i più anziani mi abbiamo dato utili consigli per approcciarmi a questo mondo, è anche per questo che alla Zalf mi trovo bene.

A Fossalta di Piave il novarese ha preceduto di 10″ il gruppo regolato da Zurlo (foto Italiaciclismo)
A Fossalta di Piave il novarese ha preceduto di 10″ il gruppo regolato da Zurlo (foto Italiaciclismo)
Con una prima stagione da under 23 già briillante, iniziano a farsi sentire le sirene dei team professionistici, soprattutto di quelli con una filiera alle spalle per far crescere i propri atleti più giovani. Stai già pensando a un futuro da pro’ o pensi che ci sia tempo?

Forse sarò all’antica, ma credo che un paio d’anni nella categoria siano necessari, per fare esperienze e crescere anche mentalmente. Il prossimo anno se ne parlerà, non dico certo di no a un team Devo con alle spalle una grande squadra magari del WorldTour, ma passare adesso sarebbe un salto nel buio, credo di dover ancora imparare tanto e nel team attuale posso farlo.

Oltretutto c’è ancora da “svezzarti” a livello di corse a tappe…

Ho fatto il Giro del Veneto ed è servito molto per crescere di condizione, ma una corsa a tappe è qualcosa di completamente diverso dalle gare alle quali si partecipa abitualmente, ci sono molti aspetti da considerare, imparare a gestirsi. Lì mi è stato molto utile essere a contatto con chi aveva più esperienza, ma ho anche capito che ho molto da imparare.

Romele al Liberazione: capolavoro di gambe e cervello

25.04.2023
8 min
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ROMA – Ultimo giro, la campana accompagna i primi due che si allontanano dall’arrivo del Liberazione, mentre dietro del gruppo non si vede neanche l’ombra. I primi inseguitori passano dopo 52 secondi, ma a quel punto Romele e Wang sono già nel tratto che conduce verso Porta Ardeatina. Sono fuori da più di 100 chilometri, saranno 120 alla fine. Dietro tirano un po’ a strappi. Prima la Svizzera. Poi la Green Project-Bardiani. Prima una e poi l’altra: insieme mai. E così i primi due ringraziano e tirano dritto, respirando l’aria del traguardo.

«Non ho mai visto un Liberazione come questo – commenta a bordo strada Giuseppe Di Leo accanto a Daniele Calosso – nei primi giri continuavano a staccarsi uno dopo l’altro. Tutti i migliori, chi più e chi meno. E adesso sono in due là davanti e devo sperare che non li prendano, perché Persico è rimasto nel terzo gruppo e se il gruppo rientra, la volata non possiamo farla…».

Il vantaggio dei primi ha iniziato a scendere a 5 giri dalla fine, quando la Svizzera di Albasini e poi la Green Project hanno iniziato a tirare
Il vantaggio dei primi ha iniziato a scendere a 5 giri dalla fine, quando la Svizzera e la Green Project hanno iniziato a tirare

Come a Darfo Boario

Per sua fortuna, Alessandro Romele respira l’aria dei giorni buoni. Già vedendolo passare nella parte alta del circuito, quella in cui la pur blanda salita ha morso per tutto il giorno i polpacci dei corridori, si notava che fosse il più brillante nei rilanci all’uscita del tornante. Al bresc piacciono le vittorie da lontano, le fughe alla Van der Poel che a volte gli riescono bene. Come al campionato italiano juniores di Darfo Boario Terme nel 2021, quando se ne andò nei primi chilometri e lo rividero nella foto del podio, primo e tricolore davanti a Zamperini e Biagini. Come sabato scorso a Riolo Terme.

Questa volta c’è da fare la volata contro Gustav Wang, alto e generoso come lui, che per parecchi chilometri ha avuto il supporto del compagno Hansen. I due corrono con la Restaurant Suri-Carl Ras, una continental danese di poche vittorie e bici Trek.

Nella fuga con Romele e Wang è restato a lungo anche l’altro danese Hansen
Nella fuga con Romele e Wang è restato a lungo anche l’altro danese Hansen

Il numero 50

Il danese non salta un cambio. E’ forte, i corridori della Colpack lo sanno bene. Ieri sera a cena hanno annotato il suo numero 50, ricordando di quando nel 2021 vinse il mondiale juniores della crono a Bruges. Wang collabora e accetta la sfida dello sprint, forse conoscendo lo spunto di Romele o forse no. Alessandro ha vinto la Coppa Zappi a Riolo Terme appena tre giorni fa, battendo in una lunga volata a due il romagnolo Ansaloni. Sa come si gestiscono queste situazioni. Perciò quando passa sul traguardo piegando Wang, il suo urlo nasce dalle viscere e lo scuote fino alle lacrime.

«Nell’ultimo periodo – racconta il vincitore – ho iniziato a credere che le cose migliori accadano all’improvviso. Quindi ho ricordato le imprese che avevo fatto da junior, come quella a Darfo Boario Terme. Anche lì inizialmente nessuno ci aveva creduto, io invece ero consapevole delle mie potenzialità. Sapevo della mia condizione, allora come oggi. E non posso che ringraziare enormemente la squadra, perché veramente è una famiglia, fa un casino di sacrifici per farci correre anche nei momenti difficili, come quelli che stiamo vivendo ora. Sono onorato di vestire questa maglia e orgoglioso di quello che ho fatto. In un contesto comunque di livello internazionale come quello che c’era oggi qui a Roma».

Ultimo giro del Liberazione, i primi sono passati da 52 secondi: il gruppo è spacciato
Ultimo giro del Liberazione, i primi sono passati da 52 secondi: il gruppo è spacciato

Intelligenza sopraffina

La seconda cosa che fa dopo aver abbracciato i direttori sportivi Giuseppe Di Leo e Antonio Bevilacqua e aver ricevuto le pacche e le strette dei compagni, è andare a congratularsi con Wang, che è disteso per terra e un po’ respira e un po’ si gode le gambe distese, dopo una giornata trascorsa sempre in tiro.

«Avevo visto ieri il percorso – racconta ancora Romele – e fin dall’inizio avevo notato che avendo tutti questi dentro e fuori e tanti saliscendi molto nervosi, favoriva gli attaccanti, che comunque dovevano spendere molto. Per il gruppo non è stato un percorso semplice, perché comunque faticava a vedere gli attaccanti. Quindi avevo calcolato che serviva più o meno un minuto per non essere visti nelle due parti del circuito in cui ci si incrociava. E questa cosa ha aiutato moltissimo, perché dietro non avendo riferimenti, si son fermati più di una volta.

«Diciamo che ho giocato anche un po’ d’astuzia e poi ho trovato dei compagni di fuga molto molto onesti. Per questo dopo l’arrivo gli ho stretto la mano. Abbiamo fatto, penso, uno spettacolo che non si vedeva da un po’ di anni. E penso che il ciclismo sia anche questo».

In lacrime fra le braccia del diesse Di Leo, Romele festeggia il Liberazione come lo scorso anno fece Persico
In lacrime fra le braccia del diesse Di Leo, Romele festeggia il Liberazione come lo scorso anno fece Persico

Un’investitura importante

Parole benedette dal dio dei ciclisti che attaccano. Parole che per qualche minuto ci fanno sognare di aver trovato un interprete abbastanza coraggioso, forte e sfrontato da lanciare e accettare le sfide a viso aperto.

«Alessandro doveva andare in fuga – racconta ora Di Leo – era programmata, ma non così. Ha fatto davvero un’impresa, i corridori moderni sono questi. E’ andato forte, è andato anche oltre le nostre aspettative, anche se non lo scopriamo adesso. Ha vinto sabato, ha una condizione eccellente e siamo davvero contenti per lui perché lo merita. Credevamo in questo salto di qualità e sta crescendo con calma. E’ del 2003, secondo anno da U23 e ha sicuramente delle potenzialità. Ce lo ritroveremo sicuramente nel professionismo e sarà un nome da tenere in considerazione.

«Se saremo invitati, lo vedremo al Giro d’Italia – prosegue – ma prima abbiamo in programma gare importanti. La Vicenza-Bionde e il Circuito del Porto e poi la Parigi-Roubaix Espoirs. La facciamo come esperienza. Naturalmente non ci tiriamo indietro dalle nostre responsabilità, ma andiamo su tranquilli per divertirci e chissà magari tentare il colpaccio (il Team Colpack vinse la Roubaix Espoirs già nel 2016 con Ganna, ndr)».

Una volata fra morti

Cosa si pensa quando si resta in fuga da soli per così tanto tempo? Come si organizza il tempo? Quali riferimenti si hanno, senza la radio nelle orecchie, dato che l’ammiraglia non segue?

«Avevo la fortuna di avere sparsi sul circuito svariati collaboratori della squadra – sorride Romele – che mi aggiornavano sul tempo. Quindi ho sfruttato i momenti morti del gruppo, sapendo a tratti di poter recuperare e capendo quando invece c’era da accelerare se anche il gruppo aumentava. Cercavo di incitare anche i ragazzi della fuga perché dessimo il tutto per tutto, perché man mano che andavamo avanti iniziavamo a crederci. Quel poco che ci siamo detti, ce lo siamo detti in inglese. Ormai non se ne può fare a meno, è un obbligo che mi sono dato e un invito che faccio anche ai ragazzi di impararlo, perché è veramente utile in qualsiasi circostanza.

«Poi però in volata – sorride – non c’è stato da dirsi niente. Che poi, volata… E’ stato uno sprint strano perché in una condizione del genere non vince il più veloce, ma quello che arriva con la gamba migliore. Se comunque di gamba si può parlare, perché eravamo tutti e due belli cotti…».

Buona Liberazione a tutti

Poi si incammina verso il podio per la premiazione. Va scalzo, con gli scarpini in mano. Accanto gli cammina Di Leo con la sua Cinelli Pressure in mano. L’obiettivo sarebbe stato quello di ripartire alla svelta. Ma dopo una vittoria come questa, la proposta del tecnico bergamasco è di fermarsi a cena da qualche parte. Bevilacqua annuisce. Si è offerto di pagare Di Leo, invito accettato all’istante. Se ne vanno in una salva di risate, col senso di aver portato a casa una vittoria di cui si parlerà ancora a lungo.

Roma saluta la Festa della Liberazione, il Team Bike Terenzi ha fatto per il terzo anno uno splendido lavoro. La Capitale è piena di turisti e italiani e in una splendida giornata di sole ha celebrato la Costituzione della Repubblica e i valori su cui essa si fonda. E nel momento in cui i nostri politici si azzuffano e in apparenza alcuni rinnegano la Carta su cui hanno giurato, il ciclismo resta fedele alle sue regole più antiche, che premiano il coraggio e la capacità di sognare e progettare grandi imprese. Oggi alle Terme di Caracalla, qualcuno potrebbe giurare di aver visto nascere un campione.

Zanardi conquista Caracalla, ma Tonetti cresce forte

25.04.2023
6 min
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«Vince Zanardi». Le parole di Paolo Sangalli a due giri dalla fine del Gran Premio Liberazione non lasciavano spazio a dubbi e si sposavano con quelle di Walter Zini, ben prima di metà corsa. Il tecnico della BePink, seduto nel classico punto sopra alle Terme di Caracalla, spiegava prima di avere le ragazze contate per vari infortuni e poi raccontava che finalmente la sua atleta di punta fosse prossima alla condizione, quindi si potesse sperare in un buon risultato.

«Silvia va in forma correndo – spiegava – come i corridori di una volta. In allenamento non riesce a salire quel gradino in più che invece la corsa ti impone. Per questo credo che dalla prossima trasferta spagnola, in cui saremo fuori per due settimane, tornerà pronta per centrare dei buoni risultati».

Buona la prima

Intanto il primo bel risultato arriva da Roma, a capo di una corsa sempre tirata (in apertura, foto Spalletta). Nonostante le poche atlete al via (probabilmente le imminenti partenze del Lussemburgo e della Vuelta España hanno fatto la loro parte), la BePink ha preso in mano la corsa negli ultimi giri, quando serviva stare davanti, in una giornata che non ha proposto grandi attacchi su un percorso che a detta di Amadori e Sangalli – cittì degli U23 e delle donne – ricorda molto quello del prossimo mondiale di Glasgow.

«Ci voleva – dice Silvia, tornata indietro dalla volata lunghissima – ultimamente ci siamo andati vicino un po’ di volte e oggi il lavoro di squadra ha pagato. Siamo state al Giro di Campania cercando di tirare su il morale e trovare la condizione migliore e oggi è andata bene. La corsa magari non è stata battagliata fin da subito, però quando è arrivato il momento, eravamo un bel gruppo. Noi siamo riuscite sempre a essere in quasi tutti gli attacchi e poi me la sono giocata in volata».

Sono state 75 le ragazze al via del Liberazione di Roma, probabilmente per concomitanze internazionali (foto Spalletta)
Sono state 75 le ragazze al via del Liberazione di Roma, probabilmente per concomitanze internazionali (foto Spalletta)

Gruppo ridotto

Il Liberazione è una corsa difficile da interpretare. Sembra disegnato per un arrivo in volata, ma proprio per questo a volte l’attacco a sorpresa può scombinare i piani delle più veloci. Per questo la vittoria di Zanardi assume un bel valore. Innegabile che l’assenza dei team WorldTour abbia livellato i valori: i team italiani c’erano tutti, ma il fatto che, ad esempio, la Valcar sia diventata il Devo Team della UAE Adq ha privato il gruppo di quel team formidabile, che l’anno scorso si prese Roma con Silvia Persico. Forse se il Giro di Campania fosse stato a sua volta internazionale, qualche squadrone avrebbe valutato di fare il pacchetto completo.

«Il nostro direttore Walter Zini – sorride Zanardi – dice che la volata è sempre l’ultima soluzione. Può capitare di tutto, ad esempio può caderti la catena, come mi è successo domenica scorsa. Per questo un paio di volte ho provato a portare via un gruppetto, ma si è capito che non c’era altra soluzione. Non si poteva sottovalutare nessuno. La Uae aveva due atlete abbastanza veloci, anche la Top Girls e la Isolmant potevano giocarsela in volata, come poi è stato».

Tonetti felice a metà

Alle sue spalle infatti si è piazzata Cristina Tonetti, che abbracciando le compagne ha avuto un crollo emotivo. Lucio Rigato l’aveva studiata bene, convincendo le sue ragazze della Top Girls-Fassa Bortolo a rendere la corsa dura, ma alla fine è stato impossibile sfuggire alla logica dello sprint.

«E’ stata una volata davvero lunga – spiega Cristina – Zanardi è entrata praticamente in testa all’ultima curva e grazie al suo spunto veloce è riuscita ad arrivare alla fine. Forse come squadra non ci siamo giocati le nostre carte al 100 per cento, ma penso che lei allo sprint sarebbe stata comunque imbattibile. Negli ultimi cinque giri abbiamo cercato di fare la maggior selezione, sapendo di essere battute allo sprint, ma purtroppo non c’è stato verso di portare via la fuga. Quel crollo? Un calo di tensione. Sono molto emotiva, non lo nascondo, però credo sia il bello dell’umanità che c’è nel ciclismo. Insomma, essere se stessi è sempre positivo».

Cristina Tonetti è arrivata seconda, prima della compagna Bariani: per lei un ottimo punto di partenza
Cristina Tonetti è arrivata seconda, prima della compagna Bariani: per lei un ottimo punto di partenza

Obiettivi in arrivo

Il suo 2023 prosegue a partire da mercoledì con la trasferta in Lussemburgo, mentre suo padre Gianluca e la madre Gabriella hanno già ripreso la via di Como, temendo di incappare nel traffico di rientro.

«Quest’anno – prosegue Tonetti – abbiamo cominciato la preparazione con più calma in quanto gli appuntamenti più importanti li abbiamo fra maggio, giugno e il Giro d’Italia a luglio. Stiamo iniziando piano piano a carburare. Sarebbe bello raccogliere i frutti del lavoro che si è fatto e non nascondo che il mio obiettivo principale è provare a conquistare la maglia azzurra per gli europei. Non credo di essere ancora al livello per un mondiale».

Sul podio, Zanardi fra le due ragazze della Fassa Bortolo (Tonetti e Bariani)
Sul podio, Zanardi fra le due ragazze della Fassa Bortolo (Tonetti e Bariani)

Zanardi che riparte

Zanardi ha ritrovato il sorriso dopo un periodo un po’ complicato, consapevole che le buone sensazioni in bicicletta diventano anche la chiave per il benessere personale e la serenità che permette di arrivare ai risultati migliori.

«Ora andrò in Spagna con una parte della mia squadra – spiega – mentre l’altra metà andrà a fare il Lussemburgo. Sono abbastanza sicura che in Spagna troverò la condizione, alla Vuelta cercheremo di fare il massimo, anche perché siamo una delle poche squadre continental e cercheremo di metterci in luce. Poi l’obiettivo sarà far bene anche al Giro e nelle prossime gare.

«Diciamo che sono uscita da un periodo un po’ basso, però ci stiamo riprendendo. Questa vittoria ci voleva, tenevo tantissimo a far bene perché era uno dei miei obiettivi di stagione, quindi sono super contenta. Le mie compagne sono state bravissime anche durante la corsa. Dopo il terzo giro sono stata coinvolta in una caduta e per fortuna c’era Alessia Patuelli che mi ha tirato dentro. Quindi devo ringraziare un po’ tutte. Sì, finalmente sono contenta».

Merida sponsor ufficiale della prima Gran Fondo Roma Ride 

30.08.2022
3 min
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Il 2022 rappresenta una stagione davvero molto importante per Merida e tra le iniziative messe in campo dalla filiale italiana del celebre brand taiwanese – che festeggia i primi cinquant’anni di attività – c’è anche la conferma di una partnership estremamente prestigiosa con la prima edizione della Gran Fondo Roma Ride

Quest’ultimo evento, organizzato dal Team Bike Terenzi domenica 9 ottobre, consentirà a tutti i partecipanti di “tuffarsi” nella bellezza della partenza all’alba dalla Città Eterna, scoprendo – chilometro dopo chilometro – l’autenticità di un tracciato che porterà il gruppo a pedalare sulle strade a nord della Capitale e attorno al lago di Bracciano.

Fra le iniziative per festeggiare i 50 anni di Merida, spicca anche la sponsorizzazione della Roma Ride
Fra le iniziative per festeggiare i 50 anni di Merida, spicca anche la sponsorizzazione della Roma Ride

Un percorso suggestivo

Il suggestivo percorso della Roma Ride prevede la partenza alle 7 del mattino, nei pressi del Foro Italico, sul Lungotevere. Nel primo tratto i ciclisti passeranno davanti ad alcuni simboli di Roma come il Circo Massimo, il Colosseo e Via dei Fori Imperiali, il tutto ad andatura controllata. Successivamente, scatterà la gara vera e propria, transitando sulla Via Cassia in direzione di Calcata. Da qui si attraverseranno alcune pittoresche località, come Anguillara Sabbazia, Bracciano e Trevignano Romano, rientrando poi nuovamente nella Capitale lungo la Via Flaminia. Giunti al traguardo, i ciclisti avranno percorso 136 chilometri per 1.164 metri di dislivello.

Durante la Roma Ride 2022 sarà possibile concorrere anche alla speciale classifica Roma Joy Ride: un ranking stilato in base alla sommatoria dei tempi fatti registrare nei tratti cronometrati che verranno svelati solamente a ridosso dell’evento… Il regolamento, inoltre, prevede la partecipazione, rigorosamente fuori classifica, anche di biciclette a pedalata assistita, con motori fino ad un max di 250 Watt.

Un’organizzazione affidabile

«Un evento Gran Fondo organizzato in un contesto come quello di Roma è sicuramente qualcosa che tutti i ciclisti apprezzeranno – ha commentato Gianluca Bonanomi, sales manager di Merida Italy – e noi siamo estremamente felici, in un anno così importante per Merida, di essere al fianco della prima edizione di una manifestazione che riporta Roma nel calendario delle grandi prove amatoriali».

Gianluca Bonanomi, direttore vendite Merida Italy
Gianluca Bonanomi, direttore vendite Merida Italy

«Siamo davvero entusiasti di poter unire nuovamente le nostre forze a quelle di un brand di prestigio internazionale come Merida – ha ribattuto Claudio Terenzi, il patron dell’omonimo bike team che organizza la Roma Ride assieme a ASC Attività Sportive Confederate – una realtà con cui abbiamo già proficuamente collaborato in occasione del Gran Premio Liberazione. E’ un vero piacere avere Merida come nostro sponsor ufficiale anche per la Gran Fondo Roma Ride. Un evento che nel weekend del 7-9 ottobre permetterà ai partecipanti di pedalare immersi in alcune meraviglie paesaggistiche e culturali a nord di Roma. Toccando luoghi ciclisticamente ancora poco conosciuti, come ad esempio il lago di Bracciano e la splendida valle del Treja».

Merida

RomaRide

Bozzola vince ancora, ma non chiamatelo velocista…

17.06.2022
5 min
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Quando hai il papà che va in bici (con lui nella foto d’apertura), come anche il nonno, lo zio, il fratello maggiore, che cosa farai da grande? Non è certo un caso se Mirko Bozzola sia uno dei corridori junior che si stanno maggiormente mettendo in evidenza. La sua stagione sta procedendo come meglio non si potrebbe, con la grande luce del successo al Gran Premio della Liberazione e l’ultimo squillo siglato domenica scorsa, al Memorial Pietro Zipponi a Brione (BS) battendo in uno sprint a due nientepopodimeno che Pavel Novak, che di bastonate sportive ai corridori italiani ne aveva riservate un bel po’ nelle ultime settimane…

Mirko sulla bici ci è praticamente nato: «Con una famiglia come la mia mi sono quasi ritrovato prima a pedalare che a camminare. Le categorie giovanili le ho fatte tutte, fino a quella nella quale milito adesso, facendo anche un po’ di mtb, ma solo per divertimento perché per me la strada è tutto».

Bozzola Liberazione 2022
La clamorosa vittoria al Liberazione, dove Bozzola si è aggiudicato la gara romana per distacco
Bozzola Liberazione 2022
La clamorosa vittoria al Liberazione, dove Bozzola si è aggiudicato la gara romana per distacco
Come sei arrivato a una stagione così densa di vittorie?

Credo che il merito sia stato della mia società, la Aspiratori Otelli, che mi ha tenuto “al coperto” lo scorso anno, senza chiedermi nulla, se non fare le mie esperienze e imparare tutto quello che si poteva. Mi hanno detto subito che il mio anno doveva essere questo, poi ho fatto un inverno curando la preparazione nei minimi dettagli, con grande attenzione e i risultati si sono visti.

Oltretutto una stagione molto ricca perché di gare finora ne hai già fatte tante…

Praticamente da marzo ho gareggiato ogni fine settimana, saltandone solamente uno, ma era quello della comunione di mia sorella, non potevo mancare…

Bozzola famiglia
L’abbraccio con la mamma, davanti anche ai nonni. Mirko è molto legato alla famiglia
Bozzola famiglia
L’abbraccio con la mamma, davanti anche ai nonni. Mirko è molto legato alla famiglia
Tanti ottimi risultati, con la perla del successo a Roma, ti stanno etichettando come un velocista.

No, non mi ci sento. Sicuramente lo spunto veloce è ciò che più è migliorato in questa stagione, ma io mi reputo un corridore completo, che tiene bene in salita e sul passo. Lo spunto è buono per entrare in gruppetti e giocarmi la vittoria allo sprint, ma non sono e non sarò mai un velocista puro. Il mio obiettivo è essere un ciclista senza lacune più che con una caratteristica preferenziale.

Perché?

Perché il ciclismo attuale questo richiede. Di scalatori alla Contador ce ne sono sempre meno perché le squadre professionistiche ormai cercano altro, corridori alla Pogacar, alla Van Der Poel, alla Van Aert che hanno un grande spunto veloce ma vanno bene su qualsiasi terreno. Le caratteristiche specifiche non le cercano più e noi delle nuove generazioni dobbiamo adeguarci. Poi ci sono le eccezioni come Ganna che è un fenomeno sul passo, lo conosco bene perché suo padre è stato mio diesse da allievo, ma come detto sono eccezioni di fuoriclasse assoluti.

Bozzola Brione
Bozzola a braccia alzate a Brione, Novak è ormai lontano… (foto Rodella)
Bozzola Brione
Bozzola a braccia alzate a Brione, Novak è ormai lontano… (foto Rodella)
Torniamo alla gara di domenica: come hai fatto a battere Novak?

Eravamo a Livigno per preparare i campionati italiani, ma sapevo che domenica saremmo scesi per la gara che passava per le strade del mio compagno di colori Gabriele Casalini e avremmo corso per lui. Sul primo strappo mi sono messo davanti a tirare per fare selezione, a 5 chilometri dall’arrivo eravamo rimasti in tre, ma su di noi sono tornati Novak e Casalini. Poi Pavel è partito come fa sempre lui, ma stavolta sono riuscito a tenerlo, nella discesa all’imbocco del rettilineo l’ho superato e ho vinto.

Una bella impresa: è davvero forte come si dice?

Assolutamente, è uno che attacca sempre, che non si arrende mai ed è capace di numeri eccezionali. Anche domenica era al rientro dopo i problemi in Francia, eppure era già brillante. Ce ne sono davvero pochi di corridori come lui, la cosa che gli invidio di più è il coraggio di provarci sempre.

Bozzola Novak
Mirko fra Casalini suo compagno di team e Novak per un podio di grande livello (foto Rodella)
Bozzola Novak
Mirko fra Casalini suo compagno di team e Novak per un podio di grande livello (foto Rodella)
Quest’anno ti sei anche guadagnato la maglia della nazionale…

Ed è stato un grande onore, un primo obiettivo con cui ho realizzato un sogno che coltivavo fin da piccolo. Ho corso onorando la maglia come si deve sempre fare, dando tutto me stesso. Devo dire che ho trovato un’organizzazione perfetta e soprattutto una grande capacità di fare gruppo.

Proprio a questo proposito, che effetto fa condividere obiettivi, tattiche, ma anche la quotidianità fatta di chiacchiere e piccole cose con quei ragazzi che solitamente affronti da avversari ogni domenica?

E’ proprio a questo che mi riferisco parlando di gruppo. Non è semplice: normalmente ci si vede alle gare, ci si conosce di vista e magari ci si saluta, ma poi in nazionale cambia tutto, si diventa amici, si lavora per un obiettivo comune. Soprattutto ci si conosce molto di più e credo che questo sia molto importante. In quelle poche occasioni che ho avuto finora (e spero tanto di averne altre) ho notato che il principio di base è correre come una cosa sola: tutti per uno, uno per tutti, come i moschettieri… Se hai la maglia azzurra indosso non ti puoi mai tirare indietro, mai…

Bozzola squadra
Mirko è dal 2021 alla Aspiratori Otelli, dove si punta molto sullo spirito di squadra
Bozzola squadra
Mirko è dal 2021 alla Aspiratori Otelli, dove si punta molto sullo spirito di squadra
Che cosa ti prefiggi ora?

Intanto i tricolori dove voglio davvero fare bene, poi anche in base a questi spero di guadagnarmi la convocazione per gli europei e anche lì pensare a qualcosa di importante e di grosso. Dopo si vedrà, andiamo un passo per volta.

Sei al secondo anno junior e i tuoi risultati non passano inosservati neanche lassù nel mondo professionistico. Ci stai già pensando?

Sì, ma sono convinto che aspettare sia la cosa migliore. Un paio d’anni fra gli under 23 sono necessari per crescere nella maniera giusta, per imparare, passare troppo presto significa fare un salto enorme che porta benefici solo in casi eccezionali. Io ho tempo e voglio sfruttarlo tutto.

Casasola 2022

Casasola stradista, in credito con la sorte

02.05.2022
4 min
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Nell’ultima edizione del Gran Premio Liberazione tornato anche al femminile, scorrendo la starting list sembrava di ritrovarsi davanti ai campionati italiani di ciclocross: Silvia Persico che poi ha vinto, ma anche Francesca Baroni e Sara Casasola, finite fra le ritirate. Non è un caso: anche per quest’ultima, ormai l’attività su strada ha un peso notevole nella sua evoluzione e, parlando con lei, si coglie soprattutto il fatto che i valori delle varie specialità sono agli occhi suoi cambiati.

Il risultato di Roma non le ha fatto piacere e poco importa se il numero delle ritirate è stato molto alto (36 arrivate al traguardo a fronte di 63 che hanno abbandonato). Ma è un esito che non l’ha colta impreparata: «La stagione era partita bene, ero cresciuta e mi aspettavo di cominciare a raccogliere i frutti dopo il Trofeo Binda, invece ho preso una bronchite che mi ha fermato per un paio di settimane e dalla quale mi sto riprendendo solo ora. Sapevo di non essere in condizione per il Liberazione e mi dispiace perché ci tenevo».

Casasola strada 2022
Al primo anno alla Born to Win, la Casasola aveva iniziato con un 14° posto a Montignoso
Casasola strada 2022
Al primo anno alla Born to Win, la Casasola aveva iniziato con un 14° posto a Montignoso
E ora?

Si ricomincia da capo. Mi fermo per un po’ per riprendermi bene, quindi salto la trasferta in Repubblica Ceka che era in programma, peccato perché era dove avevo pensato di portare a casa qualcosa. Devo rimettermi in sesto fisicamente, andare avanti così è inutile. Vorrà dire che sposterò i miei obiettivi più avanti, intanto però voglio esserci a Bolzano il 15 e nella settimana successiva al Giro di Campania, sperando di star meglio che a Roma. Poi penseremo ai campionati italiani cercando di fare bene.

Siamo abituati a vederti correre in inverno. In estate come ti trovi?

Nel complesso bene, non ho problemi. Spero anzi di avere maggiori occasioni per poter gareggiare proprio perché finora non ne ho avute così tante.

Casasola mare 2022
Terza ai Tricolori di ciclocross a Variano, l’azzurra punta ad indossare la maglia della nazionale ai prossimi mondiali (foto Cuna Photo)
Casasola mare 2022
Terza ai Tricolori di ciclocross a Variano, la Casasola punta a tornare in azzurro ai prossimi mondiali (foto Cuna Photo)
Proviamo ad andare oltre: la sensazione è che tu stia interpretando questa stagione in maniera diversa dalle precedenti, non più come propedeutica per il ciclocross ma come una stradista al 100 per cento…

E’ una sensazione giusta. Mi sento come un “work in progress”. Nelle occasioni in cui mi sono sentita bene, mi sentivo anche a mio agio in gruppo, sempre più reattiva e attenta anche in tutte quelle situazioni nelle quali tecnicamente mi sentivo in difficoltà fino allo scorso anno. Per questo il mio rammarico è forte: avevo cominciato meglio che nel 2021, quando mi potei limitare solo al Binda e altre 4-5 gare prima del Giro d’Italia, dove corsi fino alla terz’ultima tappa. Quest’anno la mia intenzione è fare più gare e più ravvicinate.

Da che cosa nasce questa scelta?

E’ un cammino di maturazione. Non sono più una ciclocrossista prestata alla strada, ma una stradista a tutti gli effetti, o meglio voglio esserlo sempre di più perché mi accorgo che c’è ancora tanto da imparare e da fare. Fino allo scorso anno lavoravo in prospettiva di quello che sarebbe stato in inverno, ora invece penso alla strada, il ciclocross arriverà a tempo debito. Ciò significa che sono molto più concentrata e carica in quello che faccio.

La friulana è concentrata sulla strada: al ciclocross si penserà da settembre in poi
La friulana è concentrata sulla strada: al ciclocross si penserà da settembre in poi
Il cittì Pontoni ha detto che conta di tirare un po’ le fila a fine agosto. Ti sei sentita con lui?

Non ultimamente, ma so che mi segue come anche tutte le altre. Ci sarà tempo per pensarci e programmare al meglio la stagione, so che per allora ci sarà da pensare anche a un necessario periodo di stacco per preparare la campagna invernale e interpretare le gare su strada con un occhio anche al futuro, ma non è un problema che mi pongo ora.

Alla Born to Win G20 Ambedo che cosa dicono di questa tua attività doppia, storcono un po’ il naso?

Al contrario, ho trovato massima disponibilità e proprio questo mi invoglia a fare sempre di più e meglio. Già mi hanno detto che quando sarà il momento mi lasceranno staccare la spina. E’ un ambiente tranquillo e sereno, oltretutto finora ho avuto occasione di correre quasi sempre con le altre ragazze italiane e abbiamo formato un bel gruppo anche fuori dalle gare. In questo modo ti viene voglia di andare a gareggiare e impegnarti di più. Per questo sono ancora arrabbiata per come sono andate finora le cose, è il momento che la fortuna dia una decisa sterzata.

La Persico in trionfo e il punto con Terenzi

26.04.2022
5 min
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La mattinata romana del 25 aprile si è aperta con il GP Liberazione delle donne, tornato dopo una pausa troppo lunga, per la grande volontà di Claudio Terenzi. Il suo amore per il ciclismo l’ha portato a rimettere in gara le ragazze, aggiungendo come corollario altri due giorni di eventi. Una prova importante, soprattutto nel momento in cui la guerra in Ucraina ha spinto un grosso sponsor istituzionale a ritirarsi, privandolo di un appoggio importante.

Dopo l’ultima gara, tempo di bilanci con Claudio Terenzi
Dopo l’ultima gara, tempo di bilanci con Claudio Terenzi

Doppietta Valcar

La corsa delle donne, com’era intuibile, l’ha conquistata la Valcar-Travel&Service, con Chiara Consonni reduce dalla Nations’ Cup in pista a Glasgow, Silvia Persico ed Eleonora Gasparrini fresche di fatica sulle strade del Nord. L’assenza dei team WorldTour, impegnati il giorno prima alla Liegi, faceva sì che il team di Davide Arzeni fosse il favorito d’obbligo. E questo paradossalmente ha reso tutto più difficile. Sapete cosa significa controllare una corsa piena zeppa di elementi incontrollabili? Per questo alla fine si è preferito evitare lo sprint e dare al GP Liberazione delle ragazze un’impronta diversa.

«Sapevo che non potevo giocarmela in volata – ha detto Silvia Persico, 9ª alla Gand e 11ª al Fiandre – quindi ho allungato a 500 metri dal traguardo. Vincere così, in Italia, davanti alla mia famiglia e con una compagna di squadra al proprio fianco sul podio non ha prezzo. Non era facile tenere controllata la corsa nella prima parte e poi alimentare ogni tentativo di fuga nel finale. Essere riuscite a entrare tutte insieme nel tentativo buono è stata la testimonianza di un gioco di squadra perfetto. Anche per questo, la dedica va alla squadra e anche a me stessa, come ricompensa per un avvio di stagione molto confortante».

L’occhio del capo

Terenzi osserva, si muove, dispone, intrattiene le relazioni come chiunque sappia che il grosso del lavoro si fa fino al secondo prima che l’evento cominci e poi le cose vanno come devono andare.

«Già dal primo giorno – dice – ho percepito che potevamo avere successo. Il secondo giorno la stessa sensazione. E ora posso dire che è stato tutto molto positivo. In tutte le categorie, abbiamo avuto un campo partenti qualificato e in più non ci sono stati posti vuoti. Mi pare che anche l’opinione pubblica abbia apprezzato molto questa tre giorni.

«Alle gare del baby cross di sabato scorso c’erano stati 210 partecipanti e qui mi hanno detto che abbiamo sfiorato i 300, con tutto il corollario dei genitori. E’ stato spettacolare. Per quanto riguarda la Bike for Fun (l’evento cicloturistico del primo giorno, nel Parco dell’Appia Antica, ndr), abbiamo consegnato quasi 460 sacchetti. Quindi, tolti quelli che magari abbiamo regalato, c’erano oltre 400 persone e secondo me è stato un numero soddisfacente. La cosa importante è che ho capito che ci possiamo lavorare bene per il prossimo anno».

Niente di semplice

Ma non c’è stato niente di semplice, con ostacoli che si potevano immaginare e altri imprevedibili, cui Terenzi ha fatto fronte girando l’Italia in lungo e largo e rimboccandosi le maniche.

«L’anno scorso abbiamo iniziato a lavorarci a febbraio – dice – quest’anno, essendo partiti a ottobre, pensavo che fosse molto più semplice, invece è stato tremendamente più complicato e difficile. Ha inciso anche il fattore della guerra in Ucraina, perché alcuni partner istituzionali hanno declinato l’invito, per fornire aiuti umanitari in Ucraina, come è giusto che sia. Quindi ci siamo trovati un po’ a corto di ossigeno.

«Anche noi abbiamo ospitato questi atleti per due giorni qui a Roma. In più da un mese e mezzo a questa parte, abbiamo fatto venire cinque ragazzi ucraini, che sono ospiti della comunità di Allumiere, dove il sindaco Antonio Pasquini è molto partecipe. Ci siamo fatti carico di questa situazione molto volentieri. Non me la posso prendere con nessuno. Per la prima volta abbiamo fatto tre giorni, quando il Liberazione è sempre stato una giornata singola. Abbiamo fatto 5 eventi regionali, uno nazionale e due internazionali. Abbiamo raccolto tutte le fasce d’età con grandissimo successo, però è stato complicatissimo».

La tre giorni del Liberazione si è aperta il sabato con la Bike 4 Fun, pedalata ecologica nel Parco dell’Appia Antica, con oltre 400 partecipanti (foto Gp Liberazione)
La tre giorni del Liberazione si è aperta il sabato con la Bike 4 Fun, pedalata ecologica nel Parco dell’Appia Antica (foto Gp Liberazione)

Il 2022 è ancora lungo

E la sua stagione non finisce qui. Se infatti durante l’inverno è il ciclocross a tenere banco, l’estate ci sono la strada e tutte le categorie del Terenzi Bike Team.

«Ogni domenica – sorride – abbiamo le squadre giovanili che partecipano a varie competizioni. In più abbiamo in cantiere per il 9 ottobre la Roma Raid, che sarà la nuova gran fondo a Roma. E aspettiamo notizie per quanto riguarda l’organizzazione del campionato italiano ciclocross uomini e donne per il 13-14-15 gennaio a Castel Fusano. Abbiamo cercato di diversificare, anche perché al pubblico che viene facciamo vedere nuove zone di Roma per agganciarci anche al discorso turistico. Abbiamo scelto quel sito, quella pineta, perché ci sembra idoneo per far sì che ci sia un campionato italiano di grande livello».

Un tedesco per il Liberazione. E la rabbia di Marcellusi

26.04.2022
4 min
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Prima passa Uhlig, gridando come Hulk. Poi sfreccia Marcellusi, le mani basse e qualche imprecazione che fa sorridere amaramente i tifosi romani sul traguardo. Un tedesco che sbanca Roma nel giorno della Liberazione offrirebbe spunti satirici infiniti, ma intanto il corridore della Alpecin Fenix Development, che ha corso con la maglia della nazionale, ha resistito agli attacchi in salita del corridore della Bardiani-CSF-Faizané e ha fatto volata di testa con grande potenza.

«Ho saputo solo alla fine che sarei venuto qui – dirà sorridendo, prima di salire sul podio – perché ero a Benicasim in ritiro con la squadra. Quando il tecnico della nazionale mi ha chiamato, ho chiesto il permesso al mio allenatore e lui mi ha concesso di partire, ma mi ha chiesto di portargli i fiori della vittoria. Bisognava che rispettassi la promessa».

Il momento della delusione più cocente per Marcellusi, secondo nella sua città
Il momento della delusione più cocente per Marcellusi, secondo nella sua città

Volata di rimonta

Marcellusi si è disteso nel prato di fronte alle Terme di Caracalla, come abbiamo visto fare la settimana scorsa ai corridori della Roubaix. Poi quando la delusione si è fatta più digeribile, si è messo a sedere e si è prestato al racconto. Pensava al Liberazione da inizio stagione, il boccone gli resterà di traverso a lungo.

«Purtroppo ho trovato l’avversario più forte – ammette – e ho cominciato a capirlo quando ho visto che io provavo ad attaccarlo e lui riusciva a tenermi la ruota molto facilmente. Una sconfitta amara, però il ciclismo è anche questo. Non ho rammarichi, ho impostato la volata in modo perfetto. Sono uscito dall’ultima curva in seconda posizione con un rapporto più agile, perché è una curva stretta e si riparte da fermi. Poi ho indurito durante la volata e fino agli ultimi 50 metri ci credevo ancora. Speravo che si piantasse, però purtroppo mi sono piantato io».

Dopo la pioggia della sera prima, Roma ha accolto il Liberazione con una splendida giornata
Dopo la pioggia della sera prima, Roma ha accolto il Liberazione con una splendida giornata

Volata di testa

Henri Uhlig ha 20 anni, è alto un metro e 80 (69 chili) e ispira forza e simpatia. Pensare che sia venuto fino a Roma per centrare la prima vittoria accresce il rammarico, ma da qualche parte si deve pur cominciare. E il GP Liberazione è davvero il posto migliore. Il tedesco sapeva che Marcellusi fosse uno degli avversari da guardare con più attenzione. Lo ricordava dal Trofeo Piva. Quel giorno Marcellusi vinse e Uhlig, visto il percorso più selettivo, si limitò al 26° posto.

«Ho pensato di avere una chance – racconta – quando non mi ha staccato e l’ho seguito. Ci aspettavamo una corsa dura e veloce e così è stata. Quando è partita la fuga più importante, avevamo un compagno dentro. Il gruppo però ha lavorato bene ed ero sicuro che potevamo riprenderli. Mi sono accorto subito che con Marcellusi eravamo i due più forti. Ho parlato con lui in corsa, gli ho detto che ci conveniva collaborare. Così ho attaccato in discesa quando ho visto che lui era così brillante, perché sapevo che potevamo arrivare insieme. Ho preso la volata in testa, c’era vento contrario, ma ero sicuro. E ho vinto».

Henri Uhlig è nato a Regensburg il primo agosto 2001. Corre con l’Alpecin-Fenix Development Team
Henri Uhlig è nato a Regensburg il primo agosto 2001. Corre con l’Alpecin-Fenix Development Team

Come detto, è arrivato da Benicasim alle otto di sabato sera: non sapeva come sarebbe potuto andare dopo una settimana in ritiro: «Ma in testa mia – sorride – mi sentivo di poter fare una buona corsa. Ho visto il circuito solo stamattina, ma la sera prima ho guardato su YouTube la gara dello scorso anno e ho capito che poteva fare per me. Chissà che da qui non inizi a prendere forma il progetto di passare professionista, prima o poi…».

La grande bellezza

E mentre si riordinano gli appunti della giornata ed è tempo di fare con Claudio Terenzi il bilancio di questa seconda edizione che porta la sua firma, i rumori dei palchi da smontare riportano Caracalla alle solite forme, mentre sulla ciclabile riprende lo scorrere dei cicloturisti in una splendida giornata della primavera romana.

Uhlig, davanti a Marcellusi e Favretto della General Store: il podio del Liberazione 2022
Uhlig, davanti a Marcellusi e Favretto della General Store: il podio del Liberazione 2022

Marcellusi intanto ha ritrovato il sorriso ed è lì che racconta agli amici venuti a vederlo. Uhlig sta spiegando a un tifoso come faccia a conciliare scuola e sport. E lentamente c’è Roma – splendida e possente, nonostante chi ci viva le manchi quotidianamente di rispetto – che come in un’inquadratura dall’alto che si allontana lentamente, torna protagonista della scena. Con la sensazione che l’esperienza Terenzi stia proprio prendendo velocità.