Turconi: migliore degli italiani e la conferma i progressi fatti

23.06.2025
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PINEROLO –  Il migliore degli italiani al Giro Next Gen è stato Filippo Turconi, a testimoniare i progressi visti fare al giovane della Vf Group-Bardiani CSF-Faizanè. Vestire la “maglia tricolore” alla corsa rosa under 23 è un simbolo che dona certezze a lui e alla sua squadra. Le qualità ci sono ed è ora di lavorarci su al fine di farle uscire. Se poi ci mettiamo che la posizione finale in classifica generale di Turconi è un ottimo quinto posto alle spalle di corridori forti e davanti a nomi altrettanto importanti, tutto prende maggiormente forma (in apertura foto La Presse). 

In cima a Prato Nevoso, il secondo arrivo in salita del Giro Next Gen, ha trovato una sesta posizione solida e frutto di grande determinazione. Lui al momento si gode il tutto con la leggerezza dei suoi diciannove anni anche se è consapevole di cosa significano certi passaggi. 

«Sono molto felice di portare a casa questa maglia tricolore – dice al margine della premiazione finale – alla fine ho provato anche a conquistare delle posizioni in classifica ma non sono riuscito. Volevo tentare di tornare sul podio (la mattina della settima tappa era terzo alle spalle di Tuckwell e Omrzel, maglia rosa finale, ndr) ma non ho rimpianti».

Filippo Turconi, quinto nella classifica finale di questo Giro Next Gen è stato anche il miglior italiano (foto La Presse)
Filippo Turconi, quinto nella classifica finale di questo Giro Next Gen è stato anche il miglior italiano (foto La Presse)
Con quali obiettivi eri venuto a questo Giro Next Gen?

Non nascondo (dice con un sorriso appena accennato, ndr) che l’obiettivo all’inizio era quello di provare a entrare nei primi dieci. Avevo dei dubbi visto che non avevo mai provato a fare classifica e non sapevo come avrei reagito. Inoltre c’è da considerare che  è stata una corsa dura, di altissimo livello. 

Quanto è stato importante portare la maglia tricolore fino alla fine?

Tanto perché è un simbolo bello e importante visto che è riservata al miglior corridore italiano, ma alla fine l’idea era di spingere per trovare il miglior piazzamento in classifica. Diciamo che è arrivata di conseguenza al mio andare forte.

Per Turconi un Giro corso con costanza con quattro top 10 di tappa, miglior risultato il secondo posto a Gavi (photors.it)
Per Turconi un Giro corso con costanza con quattro top 10 di tappa, miglior risultato il secondo posto a Gavi (photors.it)
E’ una stagione di conferme…

Sì, ho vinto la mia prima gara internazionale, è arrivata la convocazione in nazionale. Non me lo sarei mai aspettato e sono contentissimo per come sta andando. Le sensazioni sono buone, sono arrivato a non mettermi troppa pressione addosso visto che comunque non mi ero mai messo alla prova in corse a tappe. 

Questa è la tua seconda esperienza al Giro Next Gen, cosa hai portato dallo scorso anno?

Tanta esperienza. Nel 2024 ero un primo anno e il mio compito era quello di dare supporto a compagni molto forti. Mentre quest’anno sono arrivato con intorno a me una bella squadra insieme a Scalco, Paletti, Conforti e Biagini. I primi due sono due terzi anno e sono anche molto forti in salita, quindi io arrivavo senza pressioni. 

Turconi in questa stagione sta crescendo tanto sia fisicamente ma soprattutto mentalmente, un passaggio importante per il futuro
Turconi in questa stagione sta crescendo tanto sia fisicamente ma soprattutto mentalmente, un passaggio importante per il futuro
Qual è il progresso più grande che senti di aver fatto?

Sono uno che si mette tante pressioni da solo e sto cercando di imparare a gestire meglio questo aspetto. Dal punto di vista fisico sono felice di aver avuto delle ottime conferme. Ogni giorno mi sentivo pieno di energie anche in un Giro Next Gen senza mai una giornata di riposo o di relax in gruppo. 

Che tipo di pressioni ti mettevi?

Il giorno prima di una gara pensavo tutto il tempo a come si sarebbe svolta e ai vari scenari. Mentalmente diventava difficile perché comunque mi stancavo e non riuscivo a riposare bene. Ora invece sto provando a non pensare giorno per giorno. 

Cioè?

Mi concentro sulla tappa dalla mattina a colazione fino alla sera sul pullman quando parliamo con i diesse, poi però una volta a casa o in hotel voglio staccare. Durante questi otto giorni i compagni e lo staff mi hanno dato una grande mano, abbiamo un bel gruppo con il quale è bello andare alle corse e passare del tempo insieme.

Omrzel firma il capolavoro della Bahrain: il Giro Next Gen è suo

22.06.2025
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PINEROLO – Jakob Omrzel si siede sul marciapiede, coperto dall’ombra di foglie verdi illuminate dal sole e aspetta. Aspetta ancora. Poi una voce gli dice che ha vinto il Giro Next Gen e scoppia in una festa che travolge tutti. Ilario Contessa, massaggiatore del Team Bahrain Victorious Development non trattiene le emozioni e lo abbraccia. Anzi, quasi lo stritola vista la differenza di corporatura tra i due. Gli addetti al podio fanno fatica ad aprire la strada tra le due ali di folla che si erano radunate intorno a Jakob Omrzel. Alessio Mattiussi arriva di corsa e lo sloveno si fionda tra le sue braccia (i due sono insieme nella foto di apertura). Quando si separano ci guarda e dice: «E’ merito di quest’uomo qui, è lui che ha progettato tutto».

Continuano a camminare verso il piazzale del podio, rovente come una lastra di ferro, mentre piano piano gli altri quattro ragazzi del devo team guidato da Roberto Bressan e Renzo Boscolo arrivano e parte la festa. 

Jakob Omrzel vince il Giro Next Gen all’ultima tappa (foto La Presse)
Jakob Omrzel vince il Giro Next Gen all’ultima tappa (foto La Presse)

I cinque moschettieri

Questa mattina, più o meno intorno alle 11, Alessio Mattiussi ci aveva detto di come la giornata fosse imprevedibile. Ieri a Prato Nevoso avevano un piano e la corsa è andata per un verso completamente opposto. 

«Ieri sera abbiamo fatto mille ipotesi – ci dice il diesse Mattiussi mentre si lascia andare dopo la tensione di questi giorni – e stamattina a colazione altre mille. Roberto Bressan, Renzo Boscolo al telefono e io. Un continuo scambio di idee, dettagli, pareri. Alla fine sul camper prima della tappa ho detto loro di non lasciare andare una fuga troppo numerosa o di entrarci, il nome da mettere in appoggio era quello di Borgo. Così non è stato perché il margine con i fuggitivi è sempre rimasto al di sotto del minuto. Poi gli altri ragazzi sono stati bravi a tenere Omrzel fuori da ogni pericolo e a metterlo nelle prime posizioni sulla salita. E’ stato un accumularsi di tensione fino al termine della discesa, lì abbiamo capito di avercela fatta». 

Dopo il traguardo qualche istante di attesa, qui il sorriso di Omrzel che ha appena realizzato di aver preso la maglia rosa
Dopo il traguardo qualche istante di attesa, qui il sorriso di Omrzel che ha appena realizzato di aver preso la maglia rosa

Nove mesi dopo

Jakob Omrzel arriva illuminato dal rosa della maglia di leader di questo Giro Next Gen e con un sorriso simpatico. Lo sloveno, che lo scorso anno da junior aveva stupito per le sue qualità, ora si consacra con la vittoria nella corsa a tappe più importante al suo primo anno nella categoria under 23. Il cammino non è stato semplice perché oltre alla fatica e agli allenamenti ci sono state le difficoltà dovute a un incidente gravissimo che ha visto protagonista lo stesso Omrzel al Giro della Lunigiana

«Sono passati nove mesi difficili – racconta tornando serio per un attimo – nei quali mi sono trovato a ripartire da zero. Nella mia testa è passata anche la domanda se sarei mai tornato a essere quello che ero. Si è trattato di un momento complicato, ma non ho mai smesso di crederci. Quando ero in ospedale (è rimasto per un mese ricoverato a La Spezia, ndr) ho avuto la possibilità di essere curato sia fisicamente che mentalmente». 

Mattiussi ha detto di aver realizzato che avevate vinto il Giro alla fine dell’ultima discesa, tu?

Dopo l’arrivo. Ieri mi sentivo forte ed ero convinto che avremmo potuto prendere la maglia ma oggi l’ho fatto. Ho capito di aver vinto solamente quando non ho visto arrivare Tuckwell (il leader fino a stamattina, ndr) subito dopo di me sul traguardo. Sapevo che il distacco fosse breve ma anche in gara siamo sempre stati vicini. 

Cosa vuol dire indossare questa maglia per te?

Al momento non me ne rendo conto, ho bisogno di alcuni giorni per capirlo ma abbiamo fatto tutti qualcosa di grande. 

Il podio Giro Next Gen 2025: Omrzel, secondo Turckwell e terzo Novak (foto La Presse)
Il podio Giro Next Gen 2025: Omrzel, secondo Turckwell e terzo Novak (foto La Presse)
Quando sei tornato in bici questo inverno qual era il tuo obiettivo?

Il Giro Next Gen. Siamo andati in altura, poi sono tornato in Slovenia ad allenarmi e ho corso il Giro di Slovenia con i professionisti. 

Proprio nella gara di casa ti sei reso conto di essere pronto?

Sì. Lì ho fatto un grande passo in avanti dal punto di vista mentale, credo sia il motivo grazie al quale sono venuto al Giro con tanta fiducia e tante nuove consapevolezze. Ho corso con il WorldTour e sinceramente mi hanno insegnato tanto, ho visto un’altra prospettiva di corsa e l’ho usata in questi giorni. 

Il supporto dei compagni è stato fondamentale per la vittoria di Omrzel, una vittoria di squadra (foto La Presse)
Il supporto dei compagni è stato fondamentale per la vittoria di Omrzel, una vittoria di squadra (foto La Presse)
Questa mattina, a colazione, cosa hai detto ai tuoi compagni di squadra?

Andiamo a vincere il Giro. 

Mattiussi, il tuo diesse, ieri ha detto che avresti potuto vincere, sentivi questa sensazione anche tu?

E’ il team che mi ha dato la fiducia giusta nei miei mezzi. Onestamente mi hanno aiutato molto. Non li ringrazierò mai abbastanza, non so davvero come fare ma mi piacerebbe perché senza di loro non sarei mai arrivato qui. Sono loro i responsabili di tutto, ma anche chi lavora a casa, la mia famiglia e i miei amici

In vista dell’ultima tappa è arrivato anche Roberto Bressan, storico presidente del CTF ora diventato Bahrain Development
In vista dell’ultima tappa è arrivato anche Roberto Bressan, storico presidente del CTF ora diventato Bahrain Development
Sei al primo anno da under 23, te lo saresti aspettato un inizio così?

Sì e no, come si dice: 50 e 50. Speravo di fare una corsa del genere ma non pensavo di poter vincere. Ho lavorato sodo senza mai smettere di crederci. 

Ora, che farai?

Ho tanti altri obiettivi ma prima un po’ di pausa e di festa. Ce lo siamo meritati.

L’assolo di Novak: per i compagni, per Valoti e per sé

21.06.2025
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PRATO NEVOSO – La tappa regina del Giro Next Gen va a Pavel Novak, lo scalatore della MBH Bank-Ballan-Csb che viene dalla Repubblica Ceca. Un ragazzo taciturno che sembra dare l’idea di tenersi per sé certi ragionamenti e riflessioni (in apertura foto Jacopo Perani-think bold). Una fuga lunga 140 chilometri, la seconda per distanza in questo Giro Next Gen dopo quella di Vervenne a Cantù. Questa però è stata dura, sofferta. Una frazione di 161 chilometri di cui quasi la metà con la strada che punta verso il cielo, le statistiche snocciolate durante la corsa parlano di un 20 per cento di pianura in totale. Era facile pensare alla vittoria di uno scalatore, ben più difficile che arrivasse dalla fuga partita al mattino

Novak taglia il traguardo e indica il nome della squadra sulla maglia, prosegue fino alla fine delle transenne e si ferma. Intorno a lui c’è il silenzio, non parla e non esulta. Nemmeno un urlo o un cenno con la mano. Svuota una bottiglietta d’acqua in pochi secondi, metà in bocca e l’altra metà cade sul collo e prosegue sul petto. 

Ribaltare tutto

Dal chilometro uno di gara esce un gruppetto di undici corridori in cui Pavel Novak non era presente. C’era però il suo compagno di squadra Lorenzo Masciarelli, pedina importante nella gestione delle energie. Una presenza che è valsa per due perché mentre l’abruzzese pedalava forte in testa alla corsa il ceco restava ben coperto alla sua ruota. 

«Siamo contenti – il plurale difficilmente abbandonerà i discorsi di Novak – eravamo venuti al Giro Next Gen con la voglia di fare classifica. Alla fine della giornata di ieri ci trovavamo in undicesima posizione così oggi siamo partiti con l’idea di provare a ribaltare la situazione, o comunque di rientrare tra i primi cinque. Il grazie però va a tutta la squadra perché ogni compagno ha fatto qualcosa di importante per me. L’anno scorso avevo vinto il Trofeo Piva ma questa penso sia una vittoria di altro spessore, sia per difficoltà che per prestigio. Pensavo che la salita finale fosse più dura, stavo bene fin dal mattino. Domani sarà una tappa difficile, la speranza è di recuperare bene».

Una portiera nuova

L’ammiraglia della MBH Bank-Ballan-Csb ha bisogno di una portiera nuova dopo tutte le volte che Gianluca Valoti l’ha suonata come un tamburo per spronare Novak. Per diversi momenti della tappa Pavel Novak è stato anche il leader virtuale del Giro Next Gen. Nel dopo tappa i ragazzi della Red Bull-BORA-hansgrohe Rookies hanno detto di non essere mai stati preoccupati dal distacco dello scalatore ceco, fatto sta che Novak sul traguardo ha ridotto il suo distacco dalla maglia rosa di Tuckwell a solamente ventisette secondi, rientrando prepotentemente in classifica.

«Stamattina – racconta il diesse Valoti – il programma era di anticipare i migliori e attaccare sullo strappo che anticipava la salita di Prato Nevoso. Anche il fatto di avere Masciarelli subito davanti era parte del piano, uscire subito con Novak ci avrebbe costretti a sprecare tante energie. E’ stata una tappa lunghissima, sembrava durare 300 chilometri. Il traguardo non arrivava mai. La vittoria è di tutti perché in questo Giro Next Gen eravamo venuti con l’obiettivo di fare bene in classifica con Novak e di provare a vincere una tappa. Siamo stati sempre in fuga e questa vittoria è anche per Masciarelli, Nespoli, Chesini e Tacaks che ci hanno provato nei giorni precedenti andando spesso in avanscoperta». 

Il cammino prosegue 

Pavel Novak è arrivato alla MBH Bank-Ballan-Csb quando ancora si chiamava Colpack-Ballan nel 2022. Ha lasciato casa sua trasferendosi nell’appartamento di Almè, alle porte di Bergamo, per inseguire il suo sogno di diventare un ciclista professionista. Questo passo arriverà nel 2026 perché la storica formazione continental bergamasca diventerà professional. L’affiliazione sarà ungherese, come lo sponsor che ora dà il nome al progetto. La certezza è che sotto batterà ancora un cuore bergamasco, forte e silenzioso come le gambe di Novak e con lo spirito di sacrificio tipico dello staff guidato da Antonio Bevilacqua. 

«In questo Giro – dice ancora Valoti – la squadra e lo sponsor hanno investito tanto. Hanno creduto in noi e penso che una vittoria nella tappa regina sia il massimo che avevamo da offrire in cambio. Novak sarà un pilastro anche del nostro futuro, ha già firmato con noi restando fedele al nostro progetto che continua. Avere un ragazzo come lui che per me è come un figlio sarà un’emozione unica (si ferma e respira con gli occhi lucidi, ndr). Per tutti questi anni Pavel ha vissuto al primo piano della nostra palazzina che usiamo come ritiro, mentre io sto al terzo. Averlo vicino tutti i giorni mi ha permesso di vederlo crescere, come tutti i giovani ha bisogno del suo spazio. E’ gentile e buono e oltre alle qualità che ha come ciclista è un ottimo ragazzo».

Suzuki partner ufficiale del Giro d’Italia Women e del Giro Next Gen

21.06.2025
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Suzuki consolida il suo ruolo di protagonista nel panorama ciclistico internazionale. Dopo l’esperienza al Giro d’Italia, la casa giapponese è stata confermata come Mobility Partner – sia per auto che per moto – di due delle competizioni più significative del calendario italiano: il Giro d’Italia Women e il Giro Next Gen. L’annuncio ufficiale è arrivato il 10 giugno all’Autodromo Enzo e Dino Ferrari di Imola, durante la presentazione delle due gare, firmate RCS Sport & Events.

Il Giro d’Italia Women prenderà il via da Bergamo il 6 luglio, mentre il Giro Next Gen è attualmente in pieno svolgimento. Due eventi diversi per pubblico e protagonisti, ma accomunati da un unico obiettivo: valorizzare e sostenere il ciclismo del presente e del futuro. A supporto dell’organizzazione ci sarà una flotta integrata composta da 50 moto e 30 auto Suzuki, fondamentale per la gestione logistica e operativa lungo l’intero tracciato di gara.

La flotta dei mezzi Suzuki al servizio delle corse organizzate da RCS Sport & Events
La flotta dei mezzi Suzuki al servizio delle corse organizzate da RCS Sport & Events

Una partnership fondata sui valori

Con questo nuovo impegno, Suzuki rafforza la propria presenza nel ciclismo professionistico, dimostrando una vicinanza sempre più solida al mondo delle due ruote.

«Siamo orgogliosi di essere stati scelti come auto e moto ufficiali del Giro d’Italia Women e del Giro Next Gen – ha dichiarato Massimo Nalli, Presidente e CEO di Suzuki Italia – due eventi simbolo della crescita e della trasformazione del ciclismo. Condividiamo profondamente i valori di dedizione, passione e sostenibilità. In particolare, siamo fieri di legare il nostro nome alla Maglia Bianca del Giro Next Gen, che celebra i giovani talenti del ciclismo internazionale. Il Giro Next Gen, infatti, rappresenta la vetrina ideale per i corridori under 23, spesso trampolino di lancio verso il professionismo. Suzuki sarà partner ufficiale della Maglia Bianca, riconoscimento riservato al miglior giovane della classifica generale. Un’iniziativa in perfetta sintonia con la mission del brand: promuovere l’innovazione sostenendo le nuove generazioni».

Massimo Nalli, Presidente Suzuki Italia
Massimo Nalli, Presidente Suzuki Italia

Presenza costante nei grandi eventi

Quella tra Suzuki e le corse firmate RCS è una relazione ormai consolidata. Oltre al Giro d’Italia, l’azienda ha messo a disposizione la sua flotta in eventi come Strade Bianche, Milano-Sanremo, Tirreno-Adriatico e il recente debutto del Giro d’Abruzzo. Una presenza capillare che conferma la centralità di Suzuki nel sistema organizzativo del ciclismo professionistico.

La fornitura di veicoli – composta da moto agili e auto versatili – garantisce supporto tecnico e logistico alle carovane, assicurando efficienza negli spostamenti e interventi rapidi in caso di necessità. Un contributo fondamentale per la buona riuscita delle competizioni, in cui ogni secondo può fare la differenza.

Il legame tra Suzuki e il Giro d’Italia è più profondo di quanto si immagini. Entrambi nascono nello stesso anno, il 1909: da un lato la Suzuki Loom Works a Hamamatsu, in Giappone, dall’altro la prima edizione della Corsa Rosa, organizzata dalla Gazzetta dello Sport. Due storie parallele, unite da oltre un secolo da valori come innovazione, progresso e passione per le due ruote.

Suzuki

Sierra fuori dal Giro U23, ma in gara con i pro’ in Belgio

18.06.2025
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ALBESE CON CASSANO – Il camper del Tudor Pro Cycling Team U23 è parcheggiato poco lontano dal foglio firma della terza tappa del Giro Next Gen. I ragazzi della formazione svizzera si cambiano su sedie da campeggio ridendo e scherzando tra di loro. La frazione che termina al Passo del Maniva è alle porte e oggi (ieri per chi legge) si sono visti i primi verdetti. Dei cinque atleti il migliore nella classifica di tappa è lo svizzero Robin Donzé, sedicesimo alla fine della giornata. 

«Il Giro Next Gen rappresenta uno dei primi obiettivi di stagione – ci racconta Boris Zimine, Sport Director della formazione U23 – e la giornata di oggi ha dato delle risposte. Lo scorso anno Robin Donzé si era dedicato completamente ad aiutare Mathys Rondel mentre quest’anno cercherà di fare del suo meglio». 

La Tudor Pro Cycling Team U23 ha optato per una quadra di scalatori al Giro Next Gen (foto Xavier Pereyron)

Spazio agli scalatori

Una delle notizie in casa Tudor Pro Cycling per questo Giro Next Gen è l’esclusione di Juan David Sierra. Il velocista italiano, nato tra l’altro a Rho, sede della cronometro iniziale della corsa rosa under 23, non è stato incluso nei cinque nomi della squadra svizzera.

«Per questo Giro Next Gen – dice Boris Zimine – abbiamo scelto di avere il giusto mix di corridori con una preferenza per gli scalatori. Durante l’anno non ci sono tante gare per loro e queste otto tappe sorridono proprio a loro. Nel complesso abbiamo scelto corridori che possono curare la classifica generale o che possano essere di supporto al leader». 

L’esclusione di Sierra a cosa è legata?

Al percorso. Ieri (a Cantù, ndr) è stata una tappa dura, se guardate la classifica di tappa vedrete che c’erano davanti tutti gli uomini di classifica. Sparfel ha fatto secondo, Widar quarto. 

Quindi avete pensato non ci fossero tappe adatte a lui?

Sì. Anche se dovesse arrivare una volata sarebbe a ranghi ridotti direi. Con una formazione composta da cinque corridori è difficile pensare di tenere chiusa la corsa. Questa è la ragione principale. Non siamo stati felici di lasciare a casa Sierra perché sappiamo quanto sia importante per noi. 

Inizialmente le squadre al Giro Next Gen dovevano essere composte da sei corridori, ma poi l’organizzazione ha cambiato. 

Con sei ragazzi qualcosa sarebbe cambiato, ma non solo per noi. Rispettiamo quello che l’organizzazione decide e basta, senza polemiche. 

Sierra dopo la dolorosa notizia dell’esclusione dal Giro Next Gen ha vinto la Paris-Troyes, una bella prova di forza e carattere (foto Belair Clap – BC Sport Agency)
Sierra dopo la dolorosa notizia dell’esclusione dal Giro Next Gen ha vinto la Paris-Troyes, una bella prova di forza e carattere (foto Belair Clap – BC Sport Agency)
Sierra poi ha vinto una corsa importante come la Paris-Troyes…

E’ stato bello anche perché l’anno scorso aveva già fatto questa gara e aveva commesso qualche errore. Questa volta non ha ripetuto quegli sbagli ed è riuscito a entrare nello sprint finale vincendolo (in apertura (foto Belair Clap – BC Sport Agency, ndr). Credo sia stata un’ottima prova di carattere, anche perché pochi giorni prima gli avevamo fatto presente l’esclusione dal Giro Next Gen. Ovviamente era deluso, ma il fatto che abbia vinto pochi giorni dopo è una grande cosa.

Abbiamo visto che correrà al Giro del Belgio.

Sì, correrà con il team professional. Non è la prima volta quest’anno, ha già fatto qualche gara con la formazione maggiore. Per lui, ma anche per noi, è un bel passo. Non potendolo portare qui al Giro Next Gen abbiamo guardato alla gara che potesse dargli qualcosa in chiave di crescita e sviluppo. 

Sierra nel 2025 ha corso tanto con i professionisti e nelle gare del Nord, qui all’ultima Tro-Bro Léon
Sierra nel 2025 ha corso tanto con i professionisti e nelle gare del Nord, qui all’ultima Tro-Bro Léon
Cosa può dargli un’esperienza del genere?

Onestamente penso che il Giro del Belgio possa essere una buona esperienza per prendere confidenza con i percorsi e le strade del Nord. Ci sono tante gare e molte Classiche importanti in Belgio durante l’anno e credo che Sierra possa essere un corridore adatto a quei percorsi in futuro. 

Come giudichi il suo tragitto con voi?

Penso sia buono, sento che sta migliorando e diventando anche più maturo. Deve continuare così perché il cammino è giusto, ha ancora margini ed è giusto che sia così visto che è nel devo team. Si tratta di un processo in atto e dobbiamo proseguire.

Widar-Finn: grande duello sul Maniva, la spunta il belga

17.06.2025
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PASSO DEL MANIVA – Lorenzo Finn e Jarno Widar in un duello testa a testa sulle montagne bresciane, guardandosi negli occhi, studiandosi a vicenda e in una sfida a colpi di pedali (in apertura foto La Presse). Vince il belga della Lotto Development Team, che ritrova la maglia rosa del Giro Next Gen dopo un anno. Sette secondi dividono i due contendenti sulla linea del traguardo, quando Widar esulta alzando un dito al cielo Lorenzo Finn sbuca dall’ultima curva ai cento metri dall’arrivo. Si stringono la mano e corrono a coprirsi dall’aria fredda. Una giacca e l’asciugamano intorno al collo per l’italiano della Red Bull-BORA-hansgrohe Rookies, solo una maglia primaverile a maniche lunghe per il belga. 

Gli altri contendenti alla vittoria sono saltati quando Widar e Finn hanno alzato il ritmo nell’ultima parte di salita. E’ bastato poco per mettere un distacco non tanto ampio ma significativo. Quando a Lorenzo Finn domandano se si aspettasse di essere il più forte insieme a Widar risponde con un secco: «Sì»

Visma frettolosa

Finita la prima salita di giornata, il Passo dei Tre Termini, la testa del gruppo si è tinta di giallo. I corridori della Visma Lease a Bike Development si sono messi a fare il ritmo nella vallata che ha portato il gruppo all’inizio del Passo del Maniva. Probabilmente guidati da Nordhagen che pensava di poter fare la differenza, ma quando il norvegese è rimasto da solo mancava ancora tanto alla fine. 

«Oggi mi sentivo benissimo – afferma Widar mentre con un filo di voce racconta la giornata – e ho detto ai miei compagni di fare un buon passo fin dalla prima salita. Aldo (Taillieu, ndr) ha controllato bene il gap con la fuga. Nel momento in cui la Visma si è messa a fare il ritmo noi ne abbiamo approfittato. Il piano era di andare tutti insieme ma non ha funzionato. Non volevo attaccare troppo presto e ho aspettato gli ultimi trecento metri. Quando sono rimasto da solo con Finn lui ha rallentato un po’ il passo, ho pensato stesse giocando con me e non ci sono cascato rispettando il piano di attaccare nel finale». 

La rosa (di nuovo)

Jarno Widar torna sul podio del Giro Next Gen con lo stesso timido sorriso che aveva un anno fa. E’ un corridore più forte e solido, ci dice, ha la consapevolezza nei suoi mezzi che solo i campioni possono avere. Riuscire a mantenere il simbolo del primato fino a Pinerolo sarebbe una conferma della crescita fatta e del suo talento

«Quest’anno la maglia è un po’ diversa – dice rigirandola tra le mani – ha il logo differente rispetto allo scorso anno (nel 2025 anche la maglia rosa del Giro Next Gen è realizzata da Castelli, ndr). Ero abbastanza sicuro di poter vincere ma riuscire a farlo è un bel segnale. Sono più veloce di Lorenzo Finn. Lo avevo già incontrato al Giro della Lunigiana nel 2023 ma non lo conoscevo, posso dire che rispetto a due anni fa è migliorato tanto».

Le consapevolezze di Finn

Lorenzo Finn ha la calma dei corridori forti e lo sguardo sicuro di chi sa che può scrivere il proprio futuro in questa corsa con la forza delle gambe e della mente. Ce n’è voluta di freddezza per ripartire dopo la caduta, i segni all’arrivo sono evidenti

«La caduta sulla prima salita – spiega dopo le medicazioni – mi ha un po’ destabilizzato. I miei compagni sono stati bravi a tranquilizzarmi, abbiamo cambiato bici prima dell’ultima salita e siamo rientrati. Durante lo sforzo non l’ho sentita troppo, ora un po’ mi fa male ma vediamo. A Widar devo fare i complimenti per la vittoria, ha fatto un suo solito scatto negli ultimi metri e non sono riuscito a seguirlo. Conoscevo il suo spunto e ho provato ad attaccare prima ma ha resistito bene

La Red Bull-BORA-hansgrohe Rookies ha piazzato tre dei suoi uomini tra i primi dieci in questo arrivo in salita. Una conferma della forza dei suoi componenti, cosa che Finn ha già accennato nei giorni scorsi

«Credo siamo la squadra organizzata meglio sia tatticamente che a livello di forze (prosegue il ligure, ndr). Quando è partito Nordhagen non ci siamo scomposti, accanto a me avevo ancora il mio compagno Luke (Tuckwell, ndr). Lo ha tenuto lì e ci ha riportato sotto con un lavoro perfetto. Quando lui ha finito il suo lavoro ho attaccato e siamo andati fino alla fine. Battere Widar sarà difficile, ma ci proveremo e abbiamo le nostre armi».

I 60 chilometri di Vervenne: testa, gambe, coraggio e vittoria

16.06.2025
5 min
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CANTU’ – Dopo il muro finale che conduce alla linea di arrivo di questa seconda tappa del Giro Next Gen gli uomini della scorta tecnica devono prendere Jonathan Vervenne per le braccia e spingerlo. Nonostante lo strappo sia finito la strada sale ancora un po’ e il belga della Soudal Quick-Step Devo Team non ha la forza di andare avanti. Non ha nemmeno avuto la lucidità per esultare, si è limitato ad alzare le braccia sfinito e ha smesso di pedalare aspettando di recuperare le energie. Una volta all’ombra ha respirato profondamente e ha finalmente potuto festeggiare. E’ la terza vittoria nel 2025 per questo ragazzone di 187 centimetri per 72 chilogrammi nato a Genk e che ha già un contratto con la formazione WorldTour per il 2026. 

Jonathan Vervenne, classe 2003 della Soudal Quick-Step Devo Team ha vinto la seconda tappa del Giro Next Gen
Jonathan Vervenne, classe 2003 della Soudal Quick-Step Devo Team ha vinto la seconda tappa del Giro Next Gen

Cogliere l’attimo

140 chilometri in fuga con gli ultimi sessanta da solo. Dietro il gruppo ha provato a organizzare una rincorsa cominciata tardi. Lo hanno tenuto nel mirino, ma quando è stato il momento di sparare le ultime cartucce e catturare il solo fuggitivo rimasto il colpo è andato a vuoto. Alle spalle di Vervenne qualcuno si morde le mani, ma gestire una corsa così dura con cinque atleti per squadra non è cosa semplice anche per i devo team

«Il piano di stamattina – racconta seduto su una sedia in plastica all’ombra del podio – era di puntare alla tappa. Sulla carta il percorso dava l’impressione di essere molto aperto, anche se in gruppo tutti pensavano a una volata. Ora che ho la maglia rosa sono molto felice, domani la perderò ma voglio godermi quella che sarà comunque una giornata speciale. Il mio obiettivo era di prenderla ieri nella cronometro ma non sono riuscito, forse il fatto che sia arrivata oggi mi rende ancora più felice. Non me l’aspettavo proprio».

Da solo all’improvviso

La pioggia di ieri sera sembrava poter regalare una temperatura migliore in questa seconda frazione ma così non è stato. La giornata è stata ugualmente dura e quando i due fuggitivi, Vervenne e Barhoumi, si sono trovati in testa il pensiero è andato a gestire lo sforzo. SI sono parlati a lungo, poi sono andati di comune accordo.

«Gli ho chiesto se voleva puntare ai punti dei GPM o agli sprint intermedi e ci siamo divisi le classifiche – dice Vervenne – e che se il nostro vantaggio fosse sceso sotto i due minuti ci saremmo messi a spingere al massimo. Abbiamo fatto così ma all’improvviso lui è crollato e mi sono trovato da solo. Non avevo altra scelta che continuare ed è stata una giornata davvero dura. Solo negli ultimi cinque chilometri ho realizzato che avrei potuto vincere».

Rinfrescare i pensieri

Una volta rimasto solo per Vervenne si è trattato “solamente” di gestire lo sforzo contando sulla forza della mente e delle gambe che giravano ancora bene nonostante i tanti chilometri in avanscoperta. 

«La parte fondamentale è stata gestire lo sforzo – riprende a raccontare felice – essere un buon cronoman mi ha aiutato. Gli sforzi lunghi sono adatti alle mie caratteristiche e ho sfruttato questo fattore a mio favore. Dietro di me avevo l’ammiraglia e il loro supporto è stato molto utile, mi hanno detto di bere e mi hanno passato tanto ghiaccio da mettere sul collo per raffreddarmi. In Italia fa molto più caldo rispetto al Belgio!».

«Ho gestito quei sessanta chilometri – spiega – come una lunga cronometro. Di solito cerco di mantenere una frequenza cardiaca costante. Non c’era spazio per tanti pensieri durante una gara del genere, cercavo solo di tenere tutti i valori costanti, come i watt e la velocità. Mi sono concentrato tanto sulla strada e i cartelli che segnalavano i chilometri all’arrivo, sperando che passassero il più velocemente possibile».

Jonathan Vervenne veste anche la maglia rosa, la voleva conquistare ieri a Rho. E’ arrivata con un giorno di ritardo (foto La Presse)
Jonathan Vervenne veste anche la maglia rosa, la voleva conquistare ieri a Rho. E’ arrivata con un giorno di ritardo (foto La Presse)

La voce dalla macchina

Avere alle spalle l’ammiraglia è un punto di riferimento importante durante uno sforzo solitario come quello che ha fatto oggi il belga della Soudal Quick-Step Devo Team. Una voce amica che scandisce il ritmo e dà un supporto morale, mentre l’unico rumore che si sente è quello della strada che passa sotto le ruote.

«La tattica è stata esattamente come abbiamo corso oggi – racconta Kevin Hulmans, il diesse che era in ammiraglia alle spalle di Vervenne – ovvero andare in fuga e poi vedere cosa sarebbe successo. Sapevamo che controllare la corsa con cinque corridori per squadra non è facile». 

«Durante quei chilometri da solo – conclude – ho detto a Vervenne di non guardare mai indietro, oggi era da tutto o niente. Bisognava correre scavando fino all’ultima goccia di energia per scrollarsi di dosso la delusione della cronometro. E’ sempre bello quando un piano riesce in questo modo e sono contento per lui e per il team».

Rho “scalda” il Giro Next Gen: Schwarzbacher in rosa, Finn c’è

15.06.2025
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RHO – Il Giro Next Gen inizia nella morsa del caldo della provincia di Milano dove l’asfalto amplifica le temperature percepite. Una fornace rovente che chiude i polmoni e rallenta le gambe dei corridori. La mattina nel parcheggio del cimitero di Rho, l’unico spazio abbastanza grande da accogliere tutti i mezzi delle trentatré squadre al via, si percepiva la sensazione di essere alla partenza della corsa più importante dell’anno. Facce sorridenti si mischiavano a volti scuri e già concentrati sullo sforzo breve ma intenso degli 8,4 chilometri previsti

I bus dei devo team sono gli stessi utilizzati dalle squadre WorldTour di riferimento, questo dà il senso di quanto gli squadroni dei futuri campioni curino ogni dettaglio. Il resto lo fanno i corridori con le loro divise e i body aerodinamici disegnati su misura. Durante la prova percorso il rumore delle ruote lenticolari si infrange sui muri delle case in vie strette e tortuose. Si gira e si provano le curve, uno dei fattori che ha fatto la differenza è stato proprio la percorrenza e i rilanci dopo ogni svolta. A resistere e a conquistare la prima maglia rosa in palio è Matthias Schwarzbacher del UAE Team Emirates Gen Z che ha impiegato 9 minuti e 17 secondi per completare la prova a una media di 54,291 chilometri orari (in apertura foto La Presse).

Caldo torrido

Lo aveva detto anche Marino Amadori quando abbiamo presentato la corsa dei nostri azzurri: le squadre, anche i team continental, sono andati in altura a preparare questo appuntamento cruciale per i destini di ognuno degli atleti qui presenti. Alcune squadre sono scese dall’altura tre settimane fa, altre sono tornate da pochissimi giorni, senza nemmeno il tempo di adattarsi al clima torrido. 

L’argomento principale girando tra i vari tendoni e cordoni dietro ai quali si nascondono i team è proprio il caldo. Come reagiranno i ragazzi al cambio di temperatura se fino a pochi giorni fa erano ad allenarsi in altura a 20 gradi centigradi? Il dubbio c’è ma l’unica soluzione percorribile è avere pazienza e scoprirlo nelle ore successive. Il primo a prendere il via alle 12,20 è Lorenzo Nespoli della MBH Bank-Ballan-Csb e dopo i 9 minuti e 44 secondi della sua prova si sdraia a terra cercando di rinfrescarsi con litri d’acqua e del ghiaccio appoggiato sul collo. La scena si ripeterà fino all’ultimo atleta passato sotto al traguardo. 

I crampi di Giaimi 

Ogni passaggio sotto all’arrivo coincide con bocche spalancate alla ricerca di aria e schiena piegate dalla fatica. Luca Giaimi del UAE Team Emirates Gen Z è uno di quelli che ha sofferto maggiormente il caldo di oggi e dopo l’arrivo fatica a trovare le energie per tenersi in piedi. 

«È stata dura – racconta reggendosi alla bici in preda ai crampi – purtroppo siamo scesi dall’altura solamente tre giorni fa e oggi ho sofferto tanto il caldo. Nella seconda parte della prova ho fatto fatica a rilanciare in uscita dalle tante curve presenti. Direi che è stata una buona performance anche se non è stata sufficiente per raccogliere il risultato che avrei voluto, mi sarebbe piaciuto conquistare almeno un podio». 

Il sorriso di Finn

Dopo la prima tappa la maglia tricolore dedicata al migliore degli atleti italiani in classifica generale è sulle spalle di Lorenzo Finn. Una prima prova e un passo che soddisfa il giovane talento del team Red Bull-BORA-hansgrohe Rookies. Non una tappa decisiva ma la risposta avuta da gambe e fisico lascia buone sensazioni al ligure. 

«Sono contento della mia prova e di quella della squadra – dice Finn – siamo andati bene e questo fa ben sperare. Il distacco da Schwarzbacher è quello che mi sarei aspettato, non è una prova decisiva ma iniziare bene fa sempre piacere. Le gambe hanno girato bene, domani a Cantù non mi aspetto grandi distacchi ma bisognerà stare attenti. Sul Passo del Maniva arriverà la prima selezione naturale e dovremo farci trovare pronti, fino ad allora sarà importante conservare le energie».

Schwarzbacher in rosa

Mattias Schwarzbacher scende dal palco delle premiazioni con la maglia rosa appena stampata con il logo del team. Nonostante le maniche lunghe la indossa con orgoglio sotto al tendone delle interviste. Lo slovacco venuto in Italia quando era juniores secondo anno per crescere e migliorare. Ritrova il nostro Paese e raccoglie un successo che lo pone sotto ai riflettori dei favoriti. 

«Devo ancora prendere coscienza di quello che ho fatto (racconta mentre sorride, ndr). Dopo il training camp non mi sono allenato molto quindi non sapevo cosa aspettarmi da questa prova. Prima della partenza ero abbastanza nervoso perché sapevo di poter entrare nei primi dieci, ma non credevo di poter vincere. Mi piace sempre tornare in Italia e indossare la maglia rosa è una sensazione fantastica. Vorrei tenerla anche domani, mentre nella tappa di martedì, con il primo arrivo in salita, la vedo dura mantenerla. In squadra abbiamo altri ragazzi pronti per la classifica generale». 

Nel periodo in cui Schwarzbacher ha corso in Italia, da junior, lo ha fatto al CPS Professional Team, e ha condiviso una stagione con Lorenzo Finn. Oggi i due si sono ritrovati dietro al palco delle premiazioni e lo slovacco ha speso qualche parola per il suo ex compagno di avventure.

«Sono felice per lui – conclude – un ragazzo simpatico e con il quale ho corso e mi sono divertito. Non sono sorpreso dalle sue qualità, ha grandi numeri e una mentalità vincente. Sarà un piacere condividere questi otto giorni insieme a lui e lottare sulle strade del Giro Next Gen».

Le parole di Widar che torna in Italia per difendere la maglia rosa

14.06.2025
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Jarno Widar parla a monosillabi, a volte quando risponde alle domande dei giornalisti sembra che ti faccia un favore. Il sorriso è lo stesso che abbiamo imparato a conoscere lo scorso anno sulle strade del Giro Next Gen quando il giovane belga ha messo tutti in fila senza troppi complimenti. Ancora prima di passare under 23 la forza di Jarno Widar era emersa al Giro della Lunigiana, quando fu il mattatore indiscusso delle prime due semitappe. Una forza e una solidità che lo ha portato spesso a vincere fin da piccolissimo

Le stigmati del predestinato che tuttavia non è immune da giornate no. Lo scorso anno dopo aver dominati all’Alpes Isere Tour, al Giro Next Gen e quello della Valle d’Aosta sembrava essere lanciato verso la conquista del Tour de l’Avenir. Alla corsa a tappe francese invece crollò inesorabilmente e questo piccolo passo falso bastò per minare le sicurezze e la fiducia nel progetto che la Lotto gli aveva cucito addosso (in apertura foto Alexis Dancerelle/DirectVelo).

Jarno Widar ha vinto il Giro Next Gen nel 2024 al suo primo anno da U23 (foto LaPresse)
Jarno Widar ha vinto il Giro Next Gen nel 2024 al suo primo anno da U23 (foto LaPresse)

Più convinto 

Scongiurati addii prematuri e rinforzato il rapporto con il team, Jarno Widar ha ripreso il 2025 cambiando qualcosa ma non i risultati. Dopo un primo blocco di gare con il team professional è tornato sugli stessi passi fatti lo scorso anno per preparare il Giro Next Gen, nel quale tornerà a difendere il titolo conquistato a Forlimpopoli. 

«Mi sento abbastanza bene – racconta – credo di essere pronto per iniziare questa corsa. Il Giro Next Gen è un grande obiettivo ma non il più importante dell’anno. La preparazione nel complesso è andata bene, siamo stati in altura con la squadra e poi una volta tornato a casa ho lavorato sui cambi di ritmo e l’alta intensità». 

Il 2025 ha visto Widar confermare le sue qualità, qui vittorioso alla Liegi U23 (foto Alexis Dancerelle/DirectVelo)
Il 2025 ha visto Widar confermare le sue qualità, qui vittorioso alla Liegi U23 (foto Alexis Dancerelle/DirectVelo)
Avete già pensato a una tattica per la corsa?

Ci piace attaccare, quindi probabilmente cercheremo di farlo. Ma forse sto dicendo troppo. 

Chi pensi siano i rivali principali di questo Giro Next Gen?

Nordhagen e Lorenzo Finn. C’è anche Albert Whiten Philipsen da tenere sotto controllo. Però mi sento pronto e sicuro di me. Cos’altro devo dire? Farò del mio meglio, questa è la cosa più importante. Solo così potrò guardarmi indietro felice.

Widar ha già un contratto con il team professional per le prossime due stagioni (foto Alexis Dancerelle/DirectVelo)
Widar ha già un contratto con il team professional per le prossime due stagioni (foto Alexis Dancerelle/DirectVelo)
Qual è il più grande insegnamento che ti sei portato a casa lo scorso anno?

Non ammalarmi nei momenti più importanti. 

Sta iniziando un periodo dove lo scorso anno hai fatto vedere grandi cose, senti la pressione di doverti ripetere?

No, non mi stresso affatto. La pressione per me arriverà più avanti credo e sarà lì che mi preoccuperò un po’ di più. Al momento sono tranquillo. Sono sorpreso delle mie qualità e aver raccolto ottimi risultati mi motiva ulteriormente. 

La Ronde de l’Isard, vinta, ha rappresentato l’ultimo passo prima di preparare il Giro Next Gen (foto Florian Frison/DirectVelo)
La Ronde de l’Isard, vinta, ha rappresentato l’ultimo passo prima di preparare il Giro Next Gen (foto Florian Frison/DirectVelo)
Come ti sei preparato per questo Giro Next Gen?

Abbiamo fatto un periodo in altura a Sierra Nevada. E’ stata la prima volta per me in altura quest’anno ma mi sono sempre trovato molto bene con questo tipo di allenamenti. 

Hai guardato il percorso, cosa ne pensi?

La cronometro iniziale sarà un bel test. Sicuramente questo tipo di prove non sono mai state il mio punto forte ma ci abbiamo lavorato bene in quest’ultimo periodo. Poi altre frazioni fondamentali saranno la terza, la settima e l’ultima a Pinerolo.