Budapest, altri appunti dalla crono su quei manubri Deda

08.05.2022
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Le biciclette da crono e i materiali specifici per questa disciplina suscitano un interesse particolare. Sono il frutto di ricerche estreme, che partono dai moduli virtuali di sviluppo, fino ad arrivare ai materiali. Nella seconda tappa, la crono di Budapest vinta da Simon Yates, ci hanno colpito le protesi Deda in dotazione ai Team UAE, Bardiani-CSF, DH-Androni e Lotto-Soudal. Il Giro d’Italia è anche questo.

Svettamento sella/gomiti molto contenuto sulla Colnago di Ulissi (foto Deda)
Svettamento sella/gomiti molto contenuto sulla Colnago di Ulissi (foto Deda)

Versatilità è la parola d’ordine

Il design e lo shape delle prolunghe da crono devono rispondere a caratteristiche specifiche, così pure la bici da crono nella sua totalità. Quello che si nota però, soprattutto facendo un confronto con il passato (neppure troppo lontano), è uno svettamento sempre più contenuto tra la sella e gli appoggi dei gomiti. Del resto nella crono non conta essere bassi, ripete ogni volta l’amico Adriano Malori, conta essere stretti.

«Per la crono di Budapest – dicono da Deda – in Bardiani hanno utilizzato le Jet1, montate sul modello TriBar. I ragazzi del Team UAE hanno usato le prolunghe Jet2, montate sul manubrio Colnago, specifico per la nuova bicicletta. La famiglia Jet è super ergonomica, ha una grande versatilità per quello che concerne le angolazioni, avanzamento e arretramento. Tutti aspetti fondamentali che diventano un vantaggio per il corridore e per la personalizzazione della posizione».

Le protesi Jet1 montate dalla Bardiani-CSF-Faizané (foto Deda)
Le protesi Jet1 montate dalla Bardiani-CSF-Faizané (foto Deda)

Tutte full carbon e con le ali

Entrambi i prodotti sono full carbon e gli appoggi dell’avambraccio hanno le ali rialzate. Le ali, oltre ad avere una funzione aero, diventano il naturale appoggio dell’avambraccio, dove l’atleta può anche scaricare la forza nelle fasi di spinta maggiormente intense. Oltre al poggia gomito, le protesi hanno una sorta di “contenitore” anche per i polsi, al pari del supporto per il device.

Le prolunghe da crono diventano sempre più una sorta di sostegno per il corridore e non solo “due bacchette da inforcare” per allungarsi sulla bicicletta.

Le bici da crono della Bardiani al controllo dei commissari UCI (foto Deda)
Le bici da crono della Bardiani al controllo dei commissari UCI (foto Deda)

Schiena orizzontale, diaframma libero

La differenza contenuta tra la sella e gli appoggi dei gomiti, permette al corridore di avere la schiena orizzontale e limitare la compressione del muscolo del diaframma. Oppure, quando il corridore porta i gomiti in basso, i terminali delle protesi puntano verso l’alto. In questo modo beneficia di un coefficiente aerodinamico migliore e il corpo lavora (tutto) in maniera equilibrata, sfruttando a pieno le gambe, la respirazione e “tirando” anche con la parte alta.

Cavendish 2022

Cavendish e il Giro, un amore con qualche spina

08.05.2022
5 min
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Oggi sarà volata e fra quelli da guardare, occhio al numero 171. Per Mark Cavendish, questo è il sesto Giro d’Italia, mancava da ben 9 anni. E’ chiaro, la sua carriera è legata più al Tour de France, a quel record di successi – 34 – condiviso con Merckx e conquistato lo scorso anno in maniera anche rocambolesca, visto che inizialmente quel Tour non doveva neanche correrlo. Eppure anche in Italia il velocista dell’Isola di Man ha scritto pagine importanti. Infatti ha un curriculum di 15 vittorie condite da una maglia di vincitore della classifica a punti. E chi lo conosce bene sa che ogni sua conquista non è mai qualcosa di comune.

Il suo esordio, Cavendish lo ha fatto nel 2008. Era al secondo anno da professionista e stava mettendo in pratica quanto imparato su pista, dove insieme a Bradley Wiggins formava la coppia regina delle madison, con due titoli mondiali già in tasca. Il Giro di quell’anno, dal punto di vista delle volate, è caratterizzato dalle sfide con Daniele Bennati, di 5 anni più grande e decisamente più sgrezzato per quegli sprint di gruppo che in certi momenti sembrano simili alle “Royal Rumble” del wrestling, ammucchiate nelle quali bisogna saper anche lavorare di gomito.

Cavendish Rosa
Il mannese ha vestito per tre volte la maglia rosa, all’esordio della corsa nel 2009, nel 2011 e 2013
Cavendish Rosa
Il mannese ha vestito per tre volte la maglia rosa, all’esordio della corsa nel 2009, nel 2011 e 2013

Che battaglie con Bennati…

Cavendish vince abbastanza presto, nella quarta tappa a Catanzaro, battendo il tedesco Forster e l’attuale cittì azzurro, dopo una caduta ai 200 metri che ha coinvolto in molti (e quella delle cadute altrui sarà una costante nella sua storia). Dei velocisti si ritorna a parlare alla dodicesima tappa, con arrivo a Carpi. Qui Bennati e il britannico danno vita a una sfida epica, bellissima, che non si risolve sul traguardo ma solo dopo lunghissimi minuti davanti al fotofinish, per capire chi dei due abbia vinto. La spunta Bennati e quel responso resta in gola a Cavendish per un giorno intero. Verso Cittadella, Cavendish ripensa spesso a quell’esito. Nello sprint stavolta il suo treno della High Road lavora bene tenendolo coperto. Bennati ha scelto un’altra traiettoria, il britannico lo rimonta e vince nettamente.

Cavendish 2013
Cavendish in rosa sul podio con la piccola Delilah Grace, nata nel 2012
Cavendish 2013
Cavendish in rosa sul podio con la piccola Delilah Grace, nata nel 2012

Prima rosa a Lido di Venezia

Due tappe al Giro, ben 4 al Tour, nel 2009 il britannico sceglie la stessa strategia. Per andare alla Grande Boucle si passa ancora dall’Italia, ma stavolta con l’obiettivo di conquistare la maglia rosa, dopo che in primavera si è portato via la Classicissima. A Lido di Venezia la cronosquadre vede il Team Columbia-High Road fare il miglior tempo. Cavendish passa per primo sotto il traguardo, così la maglia è sua.

Nelle prime due tappe però le sue polveri sembrano bagnate, mentre Alessandro Petacchi è in grande spolvero e vince due volte. Nella prima, a Trieste, Mark mastica amaro perché ci aveva creduto. Nella seconda resta indietro per una caduta a 10 chilometri dalla conclusione che spezza il gruppo e perde così la rosa.

Potrebbe sembrare un Giro maledetto. Non è così: col passare delle tappe la condizione cresce, vince a Milano dopo la contestazione del gruppo per l’eccessiva pericolosità del circuito scelto, poi replica ad Arenzano con Petacchi terzo, che protesta per alcune irregolarità e infine vince anche a Firenze. In maniera molto netta.

Petacchi Parma 2011
La volata della discordia a Parma nel 2011: vince Petacchi e Mark ha subito qualcosa da dirgli…
Petacchi Parma 2011
La volata della discordia a Parma nel 2011: vince Petacchi e Mark ha subito qualcosa da dirgli…

Fiera rivalità con Petacchi

Nel 2011 torna per la terza volta e la sua squadra rivince la crono. Questa volta però è Marco Pinotti a passare per primo e prendersi la rosa. Il giorno dopo, Mark punta al successo per conquistare la maglia, ma lo sprint di Parma è appannaggio di Petacchi. Grazie agli abbuoni, Cavendish conquista il simbolo del primato, ma questo non attutisce la sua rabbia.

«Non ce l’ho con Alessandro – afferma ai microfoni – ma con gli organizzatori e la giuria che mi hanno trattato ingiustamente. Alessandro ha cambiato direzione, era chiaro».

Lo spezzino è laconico: «Questa faccenda offusca la sua maglia» e la chiude qui. La polemica si stempera di fronte a vicende ben più drammatiche: il giorno dopo è quello della triste fine di Weylandt.

Cavendish Teramo 2011
Cavendish in trionfo a Teramo nel 2011: è la tappa numero 6 nella collezione
Cavendish Teramo 2011
Cavendish in trionfo a Teramo nel 2011: è la tappa numero 6 nella collezione

Cavendish vince di nuovo a Teramo, 10ª tappa, battendo Ventoso e Petacchi. Due giorni dopo a Ravenna, 12ª tappa, c’è una caduta enorme che lancia verso il traguardo solo 15 corridori. Il britannico batte Appollonio e nuovamente Petacchi che ha provato ad anticiparlo, poi si ritiene soddisfatto e il giorno dopo decide di non partire.

Quindici successi. Per ora…

Nel 2012 vince subito a Herning: quell’anno si parte dalla Danimarca, dove pochi mesi prima Cavendish ha vinto il mondiale. Trionfare con la maglia iridata indosso fa sempre un certo effetto. Replica a Fano, ancora davanti all’australiano Goss come in terra danese e infine a Cervere su Kristoff. Perde la tappa e le staffe contro Guardini a Vedelago. Lotta per portare a casa la classifica a punti, ma perde alla penultima tappa, a favore dello spagnolo Joaquim Rodriguez che così si consola per la maglia rosa andata al canadese Hesjedal per una manciata di secondi.

Giro d’Italia 2012, Cavendish vince a Herning precedendo Matthew Goss
Giro d’Italia 2012, Cavendish vince a Herning precedendo Matthew Goss

L’anno dopo è l’ultimo per Mark in Italia, prima di oggi. E il britannico fa bottino ricco. Vince subito a Napoli e conquista la maglia rosa, curiosamente ancora con una caduta a 2 chilometri dalla conclusione e il gruppo di testa ridotto a 15 uomini. Ribatte Viviani a Margherita di Savoia, poi trionfa a Treviso su Bouhanni, a Cherasco su Nizzolo, a Brescia su Modolo (tutti corridori in attività, qualcosa vorrà pur dire…) e questa volta la maglia ciclamino della classifica a punti non gliela porta via nessuno. L’elenco è completo? Con Cavendish non si può mai dire…

BikeExchange, primo e quarto: Pinotti al settimo cielo

07.05.2022
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Pinotti carica il camion e stasera si sente proprio leggero. «Un’emozione fortissima – dice – dopo più di un anno a mangiare la polvere!». Simon Yates ha vinto la crono di Budapest, Sobrero è arrivato quarto. Per l’allenatore del Team BikeExchange-Jayco che si occupa proprio delle prove contro il tempo, la serata ha un sapore pazzesco.

C’è poca voglia di rubargli tempo, andiamo subito al sodo. Anche perché c’è tanto lavoro da fare prima di cena.

Sobrero ha fatto registrare il miglior tempo parziale, chiudendo poi al 4° posto. Pinotti era certo della condizione in arrivo
Sobrero ha fatto registrare il miglior tempo parziale, chiudendo poi al 4° posto
Marco, era nell’aria?

Me lo sentivo, stavolta sì. Visti i risultati di ieri e i dati fatti sulla salita finale, ho detto che ne avremmo messi due nei dieci. Sobrero è uscito bene dal Romandia. Temevo Dumoulin, ma quando stamattina ho rivisto il percorso, ho pensato a Van der Poel.

Quando lo avevi visto la prima volta?

Mercoledì, da solo. Ho fatto anche un video e l’ho fatto vedere ai ragazzi. Stamattina poi l’ho fatta due volte con Yates. E poi ho seguito Craddock (il campione americano, 31° all’arrivo, ndr) facendo pure un video che ho fatto vedere a Simon.

Era uno Yates molto sereno quello che alla partenza del Giro scherzava con i giornalisti
Era uno Yates molto sereno quello che alla partenza del Giro scherzava con i giornalisti
Che tipo di crono è stata?

Tecnica. Bisognava guidare bene e rilanciare forte. Sono venuti fuori gli specialisti, ma anche quelli dotati di grande cambio di ritmo. Facevo bene a temere Van der Poel. Per fortuna la salita era lunga 2’25” e Yates è leggero e potente. Se fosse stata una salita da un minuto, Mathieu vinceva la crono.

Una rivelazione Yates così forte a crono?

Più che altro un bel riscatto. L’anno scorso, nonostante ci lavorasse tanto, non ne veniva fuori. Non sapete quante notti senza dormire ho passato pensando a cosa non andasse. Poi abbiamo cambiato bici e abbiamo tirato una riga. Siamo andati con lui e con Sobrero in galleria nel vento. Ricordate? Poco prima dell’incontro con Malori. Siamo partiti dalla biomeccanica più che dall’aerodinamica e abbiamo messo le basi per ripartire bene.

Ha funzionato subito?

Simon ha ricevuto il manubrio custom fatto da Sync, brand australiano partner di Giant, prima della Parigi-Nizza e si è trovato subito bene, soprattutto con la convinzione di aver trovato la giusta posizione. Sobrero invece l’ha ricevuto prima della seconda crono del Romandia. Se a tutto questo si aggiunge che adesso c’è finalmente anche la condizione, si capisce perché siamo andati così bene.

Dopo la vittoria, Yates ha ringraziato Giant…

Non è stato facile avere tutto il materiale con gli strascichi della pandemia, ma sono stati eccezionali. Se un dubbio c’era venendo qua era legato alla condizione di Sobrero.

Cosa intendi?

Siamo stati in altura e non aveva grandi sensazioni. Pensava di non andare. Mi chiedeva se si sarebbe sbloccato al Romandia e ho lavorato tanto per dargli fiducia, perché secondo me sarebbe andato meglio, come poi è stato. Forse con lui abbiamo spinto troppo…

Nel fare cosa?

Nel caricarlo di aspettative, con il discorso di provare a fare classifica. Non regge ancora, deve maturare e fare uno step ulteriore. Ma a crono è un talento naturale, mi fa pensare a Malori o a com’ero io. Ascolta i consigli, ma capisce da sé come affrontare i percorsi.

Le bici da crono vengono con voi in Sicilia?

No, tornano in Italia domani con… Pinotti. Le porto io. Solo quella di Yates resterà nel bus: potrebbe volerla per qualche allenamento. Che bella serata, ragazzi…

Geoghegan Hart 2022

Quando rivedremo il Geoghegan Hart del Giro 2020?

07.05.2022
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Sembra passata un’eternità, eppure solo un anno e mezzo fa (l’anno del Giro d’Italia forzatamente autunnale) vivevamo l’emozionante testa a testa finale fra Jai Hindley e Tao Geoghegan Hart, che si giocavano la maglia rosa all’ultima tappa. La vinse quest’ultimo, ma quella è stata l’ultima vittoria in carriera. E’ vero, a 27 anni puoi avere ancora molto da dire, ma trovare un vincitore di un grande giro al 346° posto nel ranking Uci fa venire in mente tante perplessità.

Dario Cioni conosce bene il britannico, non solo perché è nello staff della Ineos Grenadiers. Lo ha allenato fino all’anno della conquista rosa, il fatto che senza di lui i risultati siano venuti a mancare potrebbe voler dire qualcosa, ma il tecnico anglotoscano resta invece fedele alla linea del team e si erge a suo difensore: «So che molti lo criticano, ma quanti che hanno fatto e fanno questo mestiere ambivano a una vittoria simile e non ci sono riusciti? Lui lo ha fatto, era la sua grande ambizione e questo non glielo toglierà nessuno».

Hart Milano 2020
Geoghegan Hart vinse il Giro 2020 all’ultima tappa, con 39″ su Hindley e 1’29” su Kelderman
Hart Milano 2020
Geoghegan Hart vinse il Giro 2020 all’ultima tappa, con 39″ su Hindley e 1’29” su Kelderman
E’ vero, ma il rischio è che quella vittoria lo abbia un po’ schiacciato, si sia rivelata un boomerang…

E’ chiaro che tutti si aspettano il massimo da uno che vince un Giro d’Italia, vorrebbero che ne vincesse un altro o che fosse sempre a quel livello. Ma si tratta di pressioni esterne, io so che Tao non si cura di quel che succede intorno, procede per la sua strada.

In questo frattempo, dalla vittoria di Verona lo hai trovato cambiato?

No, è rimasto quello di allora, sempre molto professionale. Certo, anno dopo anno tutti cambiano, soprattutto cambiano le priorità e i ruoli. Geoghegan Hart però ha continuato a gareggiare mettendosi sempre al servizio del team, la sua parte l’ha sempre svolta.

Hart Cioni 2020
Il britannico con Pinarello e Cioni: l’addio al tecnico è una delle cause del suo calo?
Hart Cioni 2020
Il britannico con Pinarello e Cioni: l’addio al tecnico è una delle cause del suo calo?
L’impressione però è che, se dopo la sua vittoria la Ineos lo vedeva come un possibile leader, col passare dei mesi il britannico sia retrocesso nelle gerarchie del team e ora sia un aiutante…

Alla Ineos non si ragiona così, ve lo posso assicurare. Quel che conta è lo stato di forma di ognuno, si valuta che può essere l’uomo giusto per la classifica e si corre in funzione di quello: le gerarchie scritte sulla carta a settimane dalla gara restano lì, sulla carta. Se Geoghegan Hart sarà in una condizione tale da poter puntare a qualcosa di importante correrà in quella funzione, altrimenti aiuterà, quel che conta è essere consci che l’interesse primario è legato alla squadra.

Perché non è al Giro? Il percorso era adatto alle sue caratteristiche?

Diciamo che quello del Tour, che ha più chilometri a cronometro e una distribuzione più calibrata degli sforzi, è più conforme al suo tipo di corridore. Da quel che ho visto la corsa francese richiede un corridore completo, che sappia emergere sia in montagna che sul passo e Geoghegan Hart risponde perfettamente a queste caratteristiche. Ma la ragione per cui non c’è non è solo questa.

Hart Tirreno 2022
L’unica Top 10 2022 per Geoghegan Hart è arrivata alla Tirreno-Adriatico, ma è arrivata anche l’influenza…
Hart Tirreno 2022
L’unica Top 10 2022 per Geoghegan Hart è arrivata alla Tirreno-Adriatico, ma è arrivata anche l’influenza…
Di che si tratta allora?

Inizialmente avevamo pensato a riportarlo al Giro, ma la sua prima parte dell’anno è stata difficile. Alla Tirreno-Adriatico stava iniziando a emergere, a mettere a frutto il gran lavoro invernale, infatti a Bellante ha chiuso 6°, ma poi ha preso l’influenza come tanti altri e si è dovuto fermare, quindi abbiamo dovuto rivedere tutto il suo programma, per lui come per altri del team.

C’è qualcosa su cui deve migliorare?

Ogni corridore sa che ha dei punti di forza come anche dei punti di debolezza e deve migliorare per ridurli sempre di più. Tao non è diverso, ci lavora molto e si mette sempre in discussione. Non so se riuscirà a rivincere un grande giro, questo non può saperlo nessuno, ma sono sicuro che non lo ha vinto per caso e tornerà presto a farsi vedere nei quartieri alti di qualche corsa importante.

Cannondale per l’ambiente, con borracce 100% compostabili

07.05.2022
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Cannondale ha recentemente introdotto e presentato delle nuove borracce 100% compostabili che il team WorldTour EF Education EasyPost già impiega in gara a partire dal corrente Giro d’Italia, mentre la squadra femminile EF Education TIBCO-SVB inizierà ad utilizzarle poco dopo l’Itzulia, la breve corsa a tappe spagnola in programma dal 13 al 15 maggio.

Cercare di ridurre al minimo l’impatto ambientale è considerata un’assoluta priorità in Cannondale. E farlo davvero, e bene, implica comprendere quali sono i nostri effetti sull’ambiente, e dove si verificano. Ogni anno, nel corso della stagione ciclistica vengono utilizzate dal gruppo circa 630.000 borracce: e tra queste, ben 70.000 vengono impiegate nei soli Grandi Giri. Pensate, solamente il “gruppo EF Education”, sia la squadra maschile quanto quella femminile, ne consumano 34.000! Molte di queste borracce vengono poi utilizzate solo una volta e poi gettate. E oggi Cannondale, per ottenere una soluzione più sostenibile, vuole invertire questo status, utilizzando per la realizzazione delle proprie borracce materiali completamente compostabili.

Le nuove borracce 100% compostabili hanno un tempo di smaltimento di 3-4 mesi
Le nuove borracce 100% compostabili hanno un tempo di smaltimento di 3-4 mesi

Una borraccia per il WorldTour?

Le nuove borracce Cannondale sono prodotte mediante l’impiego di materiali di origine vegetale, con la valvola, il tappo e il “corpo” della bottiglia interamente in materiale compostabile, dunque privo di plastificanti, di metalli pesanti e BPA. La borraccia, in quanto rifiuto verde, si decompone in appena 3 mesi: e questo avviene in un sistema di compostaggio industriale una volta esposta a microrganismi, al calore e all’umidità (questo processo è certificato dagli standard europei di compostaggio EN13242). Qualora invece si dovessero smaltire ad esempio a casa, ci vorranno circa 10-12 mesi a causa della variabilità dei sistemi di compostaggio domestici. 

Le nuove borracce 100% compostabili hanno debuttato al Giro d’Italia
Le nuove borracce 100% compostabili hanno debuttato al Giro d’Italia

Merita infine di essere segnalato che questa nuova borraccia Cannondale non sarà venduta al pubblico, e che nel suo continuo sforzo per contribuire a creare un futuro sempre più sostenibile per le corse professionistiche, Cannondale aprirà questa innovazione e la licenza all’intero WorldTour e delle altre corse a partire dalla stagione 2023.

Cannondale

La spesa per il Giro. Parla Martinelli, nutrizionista BikeExchange

07.05.2022
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Parte il Giro, sono andata a fare la spesa. Laura Martinelli, nel suo ruolo di nutrizionista del Team BikeExchange, accetta di buon grado il discorso. Soprattutto quest’anno, con il Giro che parte dall’Ungheria, a rendere più complicati i dettagli logistici.

«Rischiava di essere un bel problema – sorride Laura Martinelli – dato che abbiamo un solo furgone cucina. L’idea era di mandarlo in Sicilia, poi prendendo contatti con gli hotel ungheresi, ci siamo resi conto che non avrebbero permesso l’ingresso del cuoco esterno in cucina e tantomeno di consumare nel ristorante dei pasti preparati fuori. Così alla fine siamo stati costretti a procurarci un secondo camion cucina e spedirlo in Ungheria. Il fatto di non far entrare i cuochi in cucina è legato alla legge. Succede la stessa cosa nei Paesi Baschi».

E quindi il cuoco ha dovuto fare la spesa anche in Ungheria?

E’ partito con quello che serve, ma il mezzo ha dentro un frigo di casa, non ha potuto portare quel che serve per cinque giorni, per cui ha dovuto fare la spesa anche qui. Soprattutto per il fresco. Ha un elenco di categorie di verdure da preferire, ma poi va all’occhio, come si fa a casa. Insomma, se le zucchine sono meglio dei peperoni, prenderà le zucchine.

Che cosa si porta dall’Italia?

Gli alimenti che non si trovano. La pasta, ad esempio, perché anche a parità di marca, la varietà che trovi all’estero è diversa. Il parmigiano 36 mesi. Alimenti come il riso nero o la quinoa, grano saraceno e polenta. Cose fresche come la mozzarella di bufala che ovviamente hanno usato subito.

Il caffè Miscela d’Oro arriva dall’Italia in grani e con il dosaggio di caffeina idoneo ai corridori
Il caffè Miscela d’Oro arriva dall’Italia in grani e con il dosaggio di caffeina idoneo ai corridori
L’olio?

Ogni cuoco ha il suo, l’olio parte dall’Italia, come pure il caffè in grani Miscela d’Oro. Lo abbiamo selezionato ad hoc in base al contenuto di caffeina, che sia adeguato alle varie fasi della giornata del corridore.

Si fa la spesa andando in avanscoperta o sapendo già dove andare?

Cerchiamo di avere le idee chiare. Ad esempio alla Novo Nordisk avevamo un corridore ungherese e l’ho chiamato per sapere dove andare e se ci siano prodotti equivalenti, che magari in Ungheria hanno un altro nome. Come la bresaola, per fare un esempio. E poi c’è il problema di decifrare le etichette. Ho già seguito una corsa in Ungheria, ma ci si informa sempre prima.

Dalla Sicilia si torna alla normalità?

In Italia siamo più rilassati. A volte si fa la spesa tramite i fornitori degli hotel, anche per ingredienti come avocado e uova. Il cuoco sa di poter togliere dalla spesa gli ingredienti che troverà in hotel, per il resto serve muoversi col necessario tempismo: noi abbiamo una ragazza che fa proprio questo. Se contattati in anticipo, gli alberghi sono sempre più disponibili e ci permettono di contenere gli extra. Non dimentichiamo che l’organizzazione paga la mezza pensione, per cui poter entrare nelle cucine è il modo di non dover ricomprare tutto.

La scelta della carne per i corridori è italiana e Grass Feed, cioè nutrita con erba
La scelta della carne per i corridori è italiana e Grass Feed, cioè nutrita con erba
Parliamo della carne: si va al supermercato o in macelleria?

Per la carne uniamo le forze, fra teoria e pratica, fra le esigenze del nutrizionista e quello che si trova. Si guarda a come viene nutrita la mucca. Le mucche che scegliamo sono Grass Fed, che significa cresciute al pascolo (alimentate ad erba, in maniera naturale). Privilegiamo carne italiana e non quella che magari proviene dall’America, che potrebbe esporci al rischio di contaminazione con sostanze dopanti. Chiaramente si va in macelleria e il cuoco sceglie i tagli più magri, che poi affina nella selezione. Se la fa tagliare e mettere sotto vuoto. Di solito la carne che si compra dura per una settimana e poi ci si organizza di nuovo. Anche in questo caso, a volte si ricorre ai fornitori degli hotel, anche se si spende qualcosa di più.

Si ricorre a carne surgelata?

Cerchiamo di mantenere il fresco. A volte surgeliamo le monoporzioni di emergenza. Se magari un corridore sta male di stomaco e ha bisogno di pollo o tacchino, si prende la porzione surgelata. Il congelatore si usa solo per poco.

Per l’acquisto del fresco, spiega Martinelli, sta al cuoco scegliere, seguendo le linee dettate dalla nutrizionista
Per l’acquisto del fresco, spiega Martinelli, sta al cuoco scegliere, seguendo le linee dettate dalla nutrizionista
Prima hai citato la marca del caffè: ci sono sponsorizzazioni anche sul fronte della nutrizione?

E’ un processo che sta iniziando. Ci appoggiamo a So.Group e a Polo Ristorazione. Questo ci permette di fare ordinazioni di qualità su tutto e di avere una buona scontistica. Devo dire che in squadra su questi aspetti ho piena collaborazione, ho trovato grande sensibililtà.

Proprio pensando al viaggio in Ungheria e alla difficoltà a volte di trovare gli ingredienti, quanto è rigido il menù dei corridori?

Il menù non è una linea, ma ha due binari. Io realizzo le linee guida, ad esempio per i sughi, i condimenti e il dessert. Il cuoco si trova scritto la tipologia di piatto per i nutrienti che deve contenere, non l’alimento. Se ci sono esigenze, ci si adatta. Il menù è specifico nelle linee più importanti, i cuochi sanno di avere una certa libertà ma anche che la responsabilità della nutrizione è mia. E comunque le migliori sentinelle sono i corridori.

Qui Budapest, Laura Martinelli ed Eros Stangherlin
Qui Budapest, Laura Martinelli ed Eros Stangherlin
In che senso?

Nel senso che sono sempre più attenti e se per caso un sugo è troppo unto, mi arrivano i loro messaggi. Si fa gioco di squadra anche con loro. Ogni modifica viene concordata, non sta a me dire come si preparano i piatti. Ma una cosa è sicura. Rispetto a un tempo quando si mangiava e basta, adesso la nutrizione è uno degli aspetti tecnici di maggior rilievo. Uno di quelli che ti fa andar forte. Ormai i corridori lo hanno capito.

Mathieu e la maglia rosa: missione compiuta

06.05.2022
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La smorfia di fatica di Mathieu Van der Poel era quasi palpabile quando è passato sotto di noi ai 70 metri. Il collo tutto tirato in avanti, la bocca spalancata, i muscoli del polpaccio che esplodevano. E una figura possente, che quasi nascondeva Biniam Girmay.

Lo spettacolo del Giro d’Italia si apre così. Sulla collina di Visegrad, di un verde rigoglioso e dove alle spalle dell’arrivo c’è anche una pista da sci, sembra si sia radunata l’Ungheria intera. La gente è tantissima. Il calore anche. Il tifo e i cori non cessano un minuto. E’ festa vera.

Abbraccio ungherese

E’ festa vera come lo era questa mattina a Budapest. Mai avremmo pensato di vedere tanta gente. Pensate che ad un certo punto sono arrivati anche dall’altra sponda del Danubio per raggiungere l’arrivo. Le barche non bastavano più ed è stata attivata una chiatta, trainata da un rimorchiatore.

In tutto ciò Mathieu Van der Poel partiva con i favori del pronostico. Lo avevamo scritto noi. Lo aveva detto lui che teneva moltissimo alla maglia rosa, tanto più dopo aver indossato quella gialla. E di fatto lo diceva il percorso, con il finale perfetto per un corridore super potente come lui.

Ma tra il dire e il fare c’è di mezzo il mare. E il mare erano i 195 chilometri per la linea d’arrivo. La corsa è stata semplice tutto sommato, ma in quei quattro chilometri finali si è lottato quasi con violenza.

Tanto tifo per Girmay anche a queste longitudini: non ce lo aspettavamo
Tanto tifo per Girmay anche a queste longitudini: non ce lo aspettavamo

Duello annunciato

Girmay non ci stava e forse non è mai andato così forte. Neanche quando ha vinto la Gand ha tirato fuori tanti watt dalle sue gambe. Era il corridore della Intermaché-Wanty Gobert l’altro favorito. 

Anche lui si piega dalla fatica e poi lascia scorrere la bici verso valle. Verso i bus parcheggiati in pratica dalla parte opposta da dove si saliva. «E’ stato il primo scontro con Van der Poel – ha detto l’eritreo – lui è un campione. Va bene così. Ma queste sfide sono belle».

Ma piegato è anche Van der Poel. Lui neanche si ferma. Apre un varco con la sua stazza potente tra fotografi, giornalisti, massaggiatori… e appena trova la forza per frenare parcheggia la bici tra due auto e si stende sull’erba, parecchi metri dopo il traguardo.

La sua cassa toracica si gonfia e si sgonfia dismisura. Solo dopo tre minuti abbondanti tira su la testa. E fa una linguaccia di gioia al compagno Tobias Bayer che gli dà il cinque e gli dice: «Pink jersey, guy (sei maglia rosa, ragazzo)».

Il tesissimo sprint tra VdP e Girmay (con Ewan a terra)
Il tesissimo sprint tra VdP e Girmay

Missione compiuta

Stamattina, prima del via, Van der Poel aveva detto apertamente e ancora una volta che la maglia rosa era n’opportunità, ma anche che in molti la volevano.

Passa una manciata di ore e…

«Sono felicissimo – ha detto Mathieu – è incredibile vestire la Maglia Rosa dopo aver indossato in passato la maglia gialla.

«E’ stata molto dura. Sapevo che sarebbe stato importantissimo essere in buona posizione all’attacco della salita finale. E trovare lo spazio è stato molto difficile. In un paio di occasioni mi sono ritrovato chiuso. Temevo i velocisti, ma ho capito che potevo batterli solo all’ultimo chilometro. A quel punto era troppo dura per loro».

Era dura ma Caleb Ewan non ci è andato lontano. Poi è caduto, non avrebbe vinto lo stesso, ma era lì.

Tobias Bayer si complimenta con Mathieu. Quando passa Formolo esclama: «Caspita, è arrivato sin qua con lo sprint!»
Tobias Bayer si complimenta con Mathieu. Quando passa Formolo esclama: «Caspita, è arrivato sin qua con lo sprint!»

Leysen racconta

«È un sogno – dice il suo fedelissimo, Senne Leysen – è un ottimo inizio per iniziare questa lunga corsa. Un vittoria non è mai facile. C’erano molti contendenti. Tutti pensavano che sarebbe stata una vittoria facile, ma, queste sono invece probabilmente le vittorie più difficili da ottenere. E noi l’abbiamo fatto come una squadra».

«Abbiamo voluto questa corsa sin dall’inizio. Abbiamo mandato un uomo in testa al gruppo. Per fortuna poi ci hanno aiutato anche altri. Abbiamo lottato per portarlo davanti, il pensiero che lo affliggeva di più. Poi Mathieu ha finito il nostro lavoro. Ma la pressione era tutta su di lui.

«Lui dice che non è un problema avere molta pressione, soprattutto ora che è maturo. Ma dentro di sé ciò che avverte è diverso da quel che si vede fuori, ne sono certo».

Leysen è il compagno forse più stretto di allenamento di VdP. Ammette che ha talento, ma anche che si allena tanto e seriamente. «In Spagna prima del Giro ha fatto molto, pensava molto a questo giorno e oggi è stato semplicemente fantastico».

L’Alpecin Fenix ha lavorato bene nel finale. E non solo…

Ora la crono

Neanche il tempo di godersi la maglia rosa che Mathieu già è chiamato a pensare a domani. Alla crono.

«E domani? Io che lo conosco bene – conclude Leysen – posso dire che domani può tenere la maglia. Ci sono altri corridori più favoriti di noi, ma sono nove chilometri. E in passato Mathieu ha fatto delle belle crono. Quando si tratta di lui, io non ho mai il coraggio di dire che non ce la può fare!».

E Mathieu cosa dice? «C’è una cronometro domani. Non so se riuscirò a difendere la maglia rosa, ma di sicuro ci proverò».

La borraccia della Drone Hopper? Te la regala EthicSport

06.05.2022
2 min
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Una nuovissima borraccia e in edizione limitata… Parte il Giro d’Italia, e la bolognese Roto, da qualche anno partner tecnico del team Drone Hopper Androni Giocattoli, ha disegnato e prodotto questo nuovo accessorio appositamente per accompagnare i corridori del team di Gianni Savio nelle prossime tre settimane di corsa: da Budapest fino a Verona. La curiosità? Te la regala EthicSport.

Ma la stessa borraccia del team è stata presentata in stretta, anzi strettissima collaborazione con EthicSport, Acqua Lauretana e Bottecchia. I tre partner della squadra trovano spazio, unitamente al logo della compagine, su quello che si prefigura già come un nuovo atteso oggetto da collezione per molti appassionati.

La confezione del SuperHydro di EthicSport
La confezione del SuperHydro di EthicSport

La promo SuperHydro

Completamente nera, dunque di grande effetto, e con la sola valvola di colore arancio a richiamare proprio i colori istituzionali di EthicSport. Il team Drone Hopper Androni ha presentato la borraccia disegnata da Roto su tutti i canali social del team proprio dagli otto corridori che partecipano alla corsa rosa edizione 2022.
E parallelamente all’utilizzo della stessa “bottiglia” da parte dei corridori durante il Giro d’Italia, la borraccia viene resa disponibile presso i punti vendita ufficiali EthicSport. L’azienda di Riccione, da quest’anno “energy partner” della Drone Hopper Androni Giocattoli, ha difatti contribuito al progetto e permetterà a tutti gli appassionati di poterla ottenere in omaggio acquistando SuperHydro, l’irdosalino energetico di nuova generazione che la Drone Hopper Androni Giocattoli utilizza nel corso dell’intera stagione agonistica.

Max di Montigny, responsabile marketing EthicSport
Max di Montigny, responsabile marketing EthicSport

Il prodotto

SuperHydro è un integratore alimentare idrosalino energetico sviluppato per ottenere una miscela ipotonica, con carboidrati ed elettroliti. La soluzione mantiene prestazioni di resistenza durante l’esercizio fisico prolungato e aumenta l’assorbimento di acqua durante l’attività fisica, per un’idratazione ottimale. Il complesso SH, caratterizzato da carboidrati di nuova generazione permette una cessione dell’energia differenziata, a rilascio rapido e graduale. La presenza di vitamine del gruppo B e vitamina C contribuisce al normale metabolismo energetico, alla riduzione della stanchezza e dell’affaticamento, alla normale funzione cardiaca, alla normale formazione dei globuli rossi e alla protezione delle cellule dallo stress ossidativo. Sodio, potassio, magnesio e calcio sono inoltre bilanciati per un’ottimale ripristino degli elettroliti.

EthicSport

Puccio è pronto, Carapaz anche. Come si muoveranno?

06.05.2022
5 min
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Poche ore al via del Giro d’Italia numero 105. Nell’assolata Budapest si sistemano le ultime cose, ma la città è ben pronta ad accogliere la corsa rosa. Così come è pronto Salvatore Puccio. Il decano della Ineos-Grenadiers la scorsa sera era fuggito con la squadra dopo la presentazione dei team.

Avevano fatto tardi e li attendevano i fotografi per le foto di rito, che in teoria avrebbero dovuto fare prima di salire sul palco. Inconvenienti della diretta! Ieri però, alla vigilia, il siciliano trapiantato in Umbria ci ha dedicato il suo tempo, gli ultimi attimi relax prima della bagarre.

La Ineos-Grenadiers appena scesa dal palco di Budapest. Puccio al centro tra Sivakov (a destra) e Porte (a sinistra)
La Ineos-Grenadiers appena scesa dal palco di Budapest. Puccio al centro tra Sivakov (a destra) e Porte (a sinistra)
Salvatore, come arrivi a questo Giro?

Adesso bene. L’inizio di stagione è stato piuttosto travagliato, tra Covid, cadute… però bene dai. Qualche giorno fa ho temuto un po’, perché si erano fatti risentire dei piccoli problemi intestinali, ma tutto è rientrato.

E’ il tuo Giro d’Italia numero…

Li contavamo giusto poco fa con Swift, è il nono. Ma c’è sempre un pizzico di emozione prima di un grande Giro. E’ un altro effetto rispetto ad una corsa di un giorno o di una settimana. E’ un viaggio. Sei fuori quasi un mese alla fine, riguardi il percorso e vedi che è duro. Non c’è mai relax.

Che Giro vi e ti aspetta? Due anni fa sei andato anche all’attacco, quest’anno potrai avere i tuoi spazi?

Quel Giro fu un po’ particolare. Fu diverso perché dopo tre giorni di gara perdemmo il nostro leader, Thomas, e questo cambiò il nostro modo di correre, sempre all’attacco. In più venivamo dal Tour, era il 2020 quando si fece prima del Giro, in cui andammo piano e così, correndo in quel modo, ci portammo a casa ben sette tappe.

Sette tappe e la maglia rosa…

Esatto, sette tappe e la maglia rosa. Alla classifica generale iniziammo a crederci negli ultimi giorni. «Pero, si può fare», ci dicemmo. E a quel punto facemmo quadrato intorno a Tao (Geoghegan Hart).

E quest’anno?

Beh, speriamo di non perdere il leader subito! E’ giusto che Carapaz possa giocarsi le sue carte. Noi siamo tutti qui per lui – Puccio fa una breve pausa – Anche Porte che è un grande campione.

Com’è lavorare per Carapaz?

Sinceramente ci ho corso poco. Con Richard ho fatto qualche tappa l’anno scorso alla Vuelta, prima del suo ritiro, però da quel che ho visto è un ragazzo in gamba. Se la cava anche da solo. Se la corsa s’infiamma e resta  con pochi uomini al suo fianco, lui è davanti con i migliori. Sa leggere le gare. Per il resto vedo un ragazzo tranquillo, che dice sempre grazie e quando è così è un piacere lavorare per un capitano.

Carapaz saluta la folla ungherese. Anche lui come Bernal eredita il numero uno dal compagno in maglia rosa l’anno prima
Carapaz saluta la folla ungherese. Anche lui come Bernal eredita il numero uno dal compagno in maglia rosa l’anno prima
Eri in squadra anche nel Giro di Bernal dello scorso anno: che differenze ci sono tra i due?

Le differenze sono soprattutto di carattere. Forse “Richie” è un po’ meno tranquillo, mentre Egan parlando meglio l’inglese riesce a fare più gruppo, ad integrarsi meglio. Ma entrambi sono dei veri talenti. Corridori affermati. Carapaz ha già nel sacco un Giro e un’Olimpiade, non è l’ultimo arrivato!

In tanti anni ne hai portati “a spasso” di capitani e ognuno magari ha esigenze diverse, come ci si adatta?

Con Froome era tutto programmato. Chris prendeva in mano la situazione dal chilometro zero all’arrivo. Impartiva gli ordini, richiamava gli uomini, decideva chi tirava e chi invece doveva staccarsi per risparmiare energie per il giorno dopo… Per questo ha una testa fuori dal comune, diversa da tutti gli altri leader. E la sua forza sta proprio nella testa, riusciva nello stesso tempo a pensare alle tattiche degli avversari, alla nostra e ad andare forte nel finale. Gestiva la squadra in modo esemplare. E’ così che ha ottenuto i suoi grandi risultati. E poi chiaramente perché andava forte, come quando al Giro attaccò ad 80 chilometri dall’arrivo. Carapaz invece è diverso, parla meno, fa più in autonomia. Io guardo anche le gare in tv e lo vedo sempre che è al posto giusto. Lui difficilmente perde un ventaglio, per fare un esempio.

E la tua preparazione, Salvatore, cambia un po’ in base al capitano per cui devi lavorare?

No, la preparazione è la stessa, semmai cambia il ruolo in base ai compagni, in base alla squadra schierata. In questo Giro per esempio sarò chiamato a lavorare soprattutto in pianura, saremo io e Swift. Alla Vuelta 2017 invece, quando c’erano ancora nove corridori e non otto, ero il terzo o quarto uomo. Prima di me c’erano altri due o tre passisti e quindi io entravo in scena per la salita, o poco prima. E poi anche in base alle caratteristiche del percorso si gestiscono i vari ruoli. Più che altro devi essere bravo a farti trovare pronto. Se devo tirare i primi sei chilometri di quella salita, mi devo organizzare per arrivare in quel punto con le energie necessarie.

Vuelta 2021: Puccio in testa e a ruota Bernal e Carapaz
Vuelta 2021: Puccio in testa e a ruota Bernal e Carapaz
E serve esperienza…

Serve esperienza. Io adesso vado in automatico, prima invece dovevo sempre calcolare tutto, ma è anche importante arrivare bene agli appuntamenti. Se hai fatto l’altura, stai bene con il peso e tutto il resto sei anche più sicuro di te stesso.

Tu stai bene e sei sicuro di te e Caparaz? Lui come sta? Tosatto ci ha detto che è stato lui a voler venire al Giro…

Io lo vedo concentratissimo. Anche lui ha avuto i suoi bei problemi col Covid, si è ritirato dalla Tirreno per problemi intestinali, qualche noia ad un ginocchio. E’ magro. E’ convinto di fare bene. Vuole vincere. Dai dati che ha e dai test effettuati sappiamo che sta bene. E questo conta tanto. Significa che non parti con la paura. Sai che sei pronto ad eventuali attacchi, puoi risparmiare qualche energia. E poi lui è un attaccante vero.

Carapaz, ma anche tutti voi, conosce le salite? Sei andato a vederne qualcuna tu stesso?

Un po’ le conosciamo e un po’ con il Garmin oggi vediamo tutto. Non solo, ma segnando i punti sulla mappa e caricandoli sul computerino, sappiamo quando ci sono determinate curve, una strettoia… ci appare un messaggio che ce lo dice. Sappiamo le pendenze dei chilometri successivi. In tal senso la tecnologia aiuta e fa la differenza.