Carapaz corre deciso verso il Giro. Inverno top e grandi stimoli

28.01.2025
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«Ho studiato il percorso del Giro d’Italia e credo che sia particolarmente adatto alle mie caratteristiche». Ha parlato diretto, schietto e senza mezze misure Richard Carapaz. Tutto è successo qualche giorno fa in Ecuador, quando ha indetto una conferenza stampa per presentare di fatto la sua stagione. Poche ore dopo, l’ecuadoriano ha preso un volo ed è arrivato in Europa (in apertura foto di @albertserrataco).

Questa è una stagione decisamente importante per Carapaz. Il suo 2024 si può archiviare con un segno positivo senza dubbio: al Tour de France ha vestito la maglia gialla e si è portato a casa quella a pois. Un risultato più che sufficiente a salvare una stagione, ma il rendimento, almeno nella prima parte europea dell’anno, non è stato alla sua altezza. La “Locomotora del Carchi” ha stravinto a gennaio e febbraio in Sud America, ma poi ha avuto qualche problema fisico. Ora le cose, sembra, stiano andando diversamente.

Primo luglio 2024, a Torino Richard Carapaz si veste di giallo. Venti giorno dopo a Nizza sfoggerà la maglia a pois
Primo luglio 2024, a Torino Carapaz si veste di giallo. Venti giorno dopo a Nizza sfoggerà la maglia a pois

Come nel 2022

Il calendario agonistico di Carapaz avrà inizio con l’Étoile de Bessèges, a partire dalla prossima settimana. Di fatto, si tratta di un programma quasi identico a quello del 2022, esclusi i campionati nazionali, quando fu secondo al Giro d’Italia dietro a Jai Hindley. Quell’anno, un po’ inaspettatamente, Richard crollò nel finale del Fedaia, nonostante le pendenze e l’altitudine fossero teoricamente a lui favorevoli.

Il suo cammino di avvicinamento alla corsa rosa sarà un crescendo di condizione: Bessèges, poi Strade Bianche, Tirreno-Adriatico e Volta a Catalunya. A quel punto seguirà una prima pausa agonistica. Per lui un mese di allenamenti in altura, prima delle Ardenne. Forse…

«Potrei fare anche la Liegi – ha detto il campione olimpico di Tokyo – valuteremo più in là». Al momento, la Doyenne è nella lista delle gare a cui Carapaz dovrebbe partecipare. Assieme alle Strade Bianche, sarebbe l’unica corsa di un giorno in programma prima del Giro.

«Dopo il Catalunya – ha spiegato il suo direttore sportivo, Juan Manuel Garate – andremo in ritiro a Sierra Nevada. Forse Richard potrebbe tornare in Ecuador. Se tutto andrà per il meglio, scendere dall’altura, fare la Liegi e poi il Giro sarebbe il top. Ma se la classica belga dovesse interferire con la preparazione ottimale per il Giro, non avremo problemi a saltarla».

Se le previsioni saranno confermate, Carapaz affronterebbe il Giro con 19 giorni di corsa nelle gambe. Un numero non esagerato rispetto al passato, ma piuttosto alto se confrontato con i suoi rivali per la generale: Roglic dovrebbe arrivare in Albania con una dozzina di giorni, Gee con dieci, Landa con undici.

Nel 2019 Carapaz vinse il Giro: fu uno dei primissimi grandi trionfi sportivi per il suo Paese. Da lì Richard ha avuto una popolarità enorme

Carapaz e il Giro

Il legame tra Carapaz e il Giro è forte, così come è forte il legame tra il Sud America e la nostra corsa. Negli ultimi anni, specialmente la scorsa estate al Tour ma nelle tappe italiane, si è vista una comunità ecuadoriana sempre numerosa e presente. Segno che lo sport, il ciclismo e il Giro sono molto seguiti.

È proprio sulle strade del Giro che la stella di Carapaz è esplosa definitivamente. Era il 2019 quando uscì in maglia rosa dalle Alpi Occidentali e si prese la generale una settimana dopo. Da allora sono passati sei anni, ma in bacheca Richard ha aggiunto altri tre podi nei grandi tre Giri. Ora vuole tornare a vincere. E l’occasione è (quasi) perfetta: il percorso e il parterre sono ideali.

«Mi piace molto il percorso del Giro – ha detto Carapaz – in particolare la terza settimana. È davvero dura, con salite lunghe, e sono convinto che lotteremo per il titolo. Del resto, lì abbiamo già fatto bene! In più, penso che quest’anno la mia EF Education-EasyPost sia una squadra molto solida, e questo è uno dei fattori che può aiutarmi a rivincere il Giro. Sì, rivoglio la maglia rosa. Sogno di riportarla in Ecuador».

Secondo Garate Carapaz ha passato un inverno molto buono e sereno sulle strade di casa (foto @albertserrataco)
Secondo Garate Carapaz ha passato un inverno molto buono e sereno sulle strade di casa (foto @albertserrataco)

Parla Garate

Carapaz si è riposato bene. Lo scorso anno, a causa di un problema di salute della figlia, è tornato in Ecuador subito dopo la Vuelta saltando il mondiale. Questo gli ha permesso di recuperare a fondo, un aspetto sottolineato sia da lui stesso che da Garate.

«Credo – ha ripreso il diesse spagnolo – che Richard abbia passato il miglior inverno da quando è con noi. Non ha mai avuto problemi di salute, si è sempre allenato e la sua condizione è stata un crescendo. Ha fatto un inverno davvero solido.

«Per quanto riguarda il resto del suo cammino, il nostro obiettivo è il Giro. E tutto, anche la Liegi, ruota intorno a questo. Anche la decisione di non fare i sopralluoghi, almeno direttamente con il corridore. Ormai il più delle volte quando vai a vedere una tappa di montagna trovi un passo chiuso. Quindi riscendi in macchina, ti sposti dall’altra parte della valle, risali in bici… Alla fine vedi e non vedi».

Carapaz e lo stesso Garate ci sono sembrati molto motivati. L’operazione Giro è già partita. In questi giorni, Richard si trova nella sua residenza europea a Monaco. Con Garate si sente quasi ogni giorno. «Anche se io – confida Garate – non lo chiamo spessissimo. L’importante è che si senta con il suo coach: so che le cose vanno bene e va bene così».

Il 2025 di Carapaz è chiaro: al Giro per la generale, al Tour per le tappe, e poi il lungo stacco che potrebbe portarlo al mondiale in Rwanda. Un mondiale che lo stuzzica parecchio. Il percorso è duro, simile a quello delle Olimpiadi di Tokyo, ma più impegnativo e ad alta quota. L’occasione è troppo ghiotta anche se di mezzo c’è la querelle ormai annosa con la Federciclismo di Quito. Ma questa è un’altra storia, prima… sotto con il Giro.

Il Giro nel cratere e la (lenta) rinascita delle Terre Mutate

25.01.2025
7 min
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Il Giro d’Italia vivrà nuovamente fra le montagne e i paesi del Centro Italia, colpiti duramente dal terremoto del 2016. Accadrà il 17 maggio, nell’ottava tappa che da Giulianova porterà il gruppo a Castelraimondo, attraversando Ascoli Piceno, le contrade dei Sibillini, scalando il Sassotetto, scendendo per Bolognola, Serravalle del Chienti e poi Montelago, Matelica e l’arrivo.

L’ultima volta che una corsa passò da quelle parti fu con la Tirreno-Adriatico dello scorso anno, quando Jonathan Milan vinse la tappa di Giulianova, che era partita da Arrone e aveva attraversato parte degli stessi territori. Davanti a una situazione pressoché immutata, un altro friulano del gruppo – Alessandro De Marchi, che ci era già passato in maglia rosa al Giro del 2021 – si disse stupito e amareggiato.

Il Senatore Castelli, classe 1965, è il Commissario straordinario per la ricostruzione nel Centro Italia
Il Senatore Castelli, classe 1965, è il Commissario straordinario per la ricostruzione nel Centro Italia

Il messaggio del Commissario

L’ultimo anno ha fatto registrare unaccelerazione nella ricostruzione. E la speranza che il passaggio del Giro possa aiutare nel tenere accesa la luce si legge anche in un post su Facebook del Senatore Guido Castelli: 59 anni, Commissario straordinario alla ricostruzione post sisma e ciclista praticante.

«Da appassionato di ruote fine – scrive – sono felice che l’Appennino Centrale torni a vestirsi di rosa anche in questo 2025. Era una notizia attesa da tanti appassionati e adesso c’è la certezza: anche quest’anno il Giro d’Italia farà tappa nei nostri territori per la tappa numero otto del prossimo 17 maggio. La frazione Giulianova-Castelraimondo partirà dall’Abruzzo e, dopo essersi lasciata alle spalle il teramano, toccherà le province di Ascoli Piceno e di Macerata (…). La nostra rinascita e questo evento hanno molto in comune: tanta salita e fatica, con la voglia di non mollare mai e di aggredire i tornanti che portano fin sulla cima».

Le terre dimenticate

Può davvero il ciclismo riportare interesse su quelle aree ancora ferite a distanza di nove anni? In che modo il Giro d’Italia può diventare il traino per il cicloturismo? Ci siamo rivolti direttamente a Castelli, per avere la sua opinione di uomo politico e di appassionato di ciclismo. Prima di approdare al Senato, Castelli è stato sindaco di Ascoli Piceno e poi Assessore della Regione Marche.

«Il Giro che torna – dice – non è un episodio occasionale, in realtà l’abbiamo studiata con Renzo Marinelli, un mio ex collega del Consiglio Regionale delle Marche, che è proprio di Castelraimondo. L’esperienza della Tirreno-Adriatico ci ha fatto capire quanto il Giro possa far bene anche a questi territori. Con questa tappa completiamo un trittico. Il Giro era già arrivato ad Ascoli, con il traguardo di San Giacomo, e da lì abbiamo investito finanziando il restyling della stazione sciistica. Poi c’è stata tutta la stagione dell’Abruzzo, in altre zone sismiche. Mentre la prossima tappa di Castelraimondo attraverserà tutto il cratere dei Sibillini».

Guido Castelli, il primo da sinistra, con Baroncini e Aru, durante #NoiConVoi2021, pedalata di solidarietà sui Monti Sibillini
Guido Castelli, il primo da sinistra, con Baroncini e Aru, durante #NoiConVoi2021, pedalata di solidarietà sui Monti Sibillini

La natura vince

La montagna è protagonista. Basta sollevare lo sguardo dalle macerie di alcuni paesi fantasma, per rendersi conto della loro maestosità e delle strade e dei sentieri che nacquero per i muli e i trattori, mentre oggi sembrano tracciati per le bici.

«Sono tornato più di una volta su quelle strade – prosegue Castelli – però ammetto di aver dovuto sposare la e-bike, che mi ha consentito di comprendere meglio alcuni aspetti del discorso. Abbiamo ulteriormente investito sulla mobilità dolce, finanziando dei progetti outdoor molto importanti nelle Marche. Abbiamo completato e strutturato dei Cammini, che hanno impegnato qualcosa come 48 milioni di euro nelle quattro regioni interessate. L’idea è proprio quella di partire dai Cammini che sono pensati per chi va a piedi e di renderli praticabili anche per i ciclisti. Uno di questi è sicuramente il Cammino dei Cappuccini, che va da Fossombrone fino ad Ascoli Piceno, che per l’appunto è già pensato nella doppia versione.

«Credo molto dell’escursionismo. Abbiamo finanziato anche il Cammino Francescano della marca da Assisi ad Ascoli. C’è anche il Cammino delle Terre Mutate, che va da Fabriano all’Aquila. Per non parlare del recupero della tratta ferroviaria Spoleto-Norcia, frequentata dai biker in misura abbondante. Lo abbiamo fatto con la Fondazione delle Ferrovie, che cura proprio le ferrovie storiche e sta facendo cose molto importanti».

L’economia che riparte

La bicicletta e il cicloturismo come veicolo per rilanciare l’economia e riportare gente su quelle strade. Se arrivano i turisti, i locali non hanno più la spinta di andarsene e allora forse, di pari passo con la rinascita dei muri, si potrà arrestare l’abbandono.

«C’è una tendenza molto interessante – conferma Castelli – anche verso la professionalizzazione dei tour operator. Sono tanti quelli che propongono in maniera molto significativa dei percorsi con guide, in collaborazione con gli affittacamere. Anche dal punto di vista del fare impresa, registriamo una sempre maggiore attenzione verso chi frequenta questi Cammini. Ci sono aziende sul territorio che si stanno specializzando in questa direzione».

E’ il 28 maggio 2024, Pellizzari è appena tornato a Camerino dal Giro: il centro è ancora deserto
E’ il 28 maggio 2024, Pellizzari è appena tornato a Camerino dal Giro: il centro è ancora deserto

Ricostruzione e censura

Il Giro d’Italia accenderà le luci e forse mostrerà le opere ristrutturate. Fu doloroso (e fastidioso) nel 2021 in cui Gino Mader vinse a San Giacomo rendersi conto che la RAI non avesse mostrato neppure un fotogramma di quei muri devastati. Se ne resero conto i residenti che vissero così un doppio abbandono. Sarà diverso? E come procede la ricostruzione?

«Ci sono diverse velocità  – ammette Castelli – perché i luoghi più distrutti sono quelli che richiedono tempi più lunghi. Siamo riusciti a imprimere un cambio di passo che nel 2024 ci ha permesso di liquidare spese per un miliardo e mezzo alle imprese. La mia attenzione, la mia preoccupazione maggiore è su Amatrice, perché effettivamente ha avuto un’area di devastazione enorme. In più il grosso problema iniziale è che ad Amatrice c’è stata una falsa partenza ed è collassata la comunità. Per la zona di Arquata, ho sbloccato le autorizzazioni che erano ferme e abbiamo indetto una gara per circa 60 milioni di euro per rifare le fondazioni.

«Il centro di Arquata è scoppiato, è letteralmente sprofondato. Abbiamo fatto una gara internazionale che spero sarà aggiudicata per giugno per poter rifare le fondamenta del paese, basate su un sistema di isolatori e tiranti, che ne faranno il luogo più sicuro al mondo. Abbiamo presentato il progetto anche al Congresso Mondiale di Ingegneria Sismica di Milano, in modo che la ricostruzione consenta anche di fare innovazione. Per il resto, la ricostruzione di Castelluccio è già partita e il cambio di passo si vede anche nei centri di Rieti, Ascoli Piceno e Tolentino. Camerino è un po’ indietro per la necessità di coordinare gli interventi privati con quelli pubblici, che ha richiesto un’ordinanza specifica. L’Università ha riaperto i suoi uffici nel centro storico e spero che entro quest’anno nella bellissima città di Giulio Pellizzari si vedranno le prime gru».

Cetilar Nutrition Official Partner del Giro d’Italia (e non solo…)

22.01.2025
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Cetilar Nutrition è il nuovo Official Nutrition Partner di Giro d’Italia Giro-E, Giro Next Gen e Giro d’Italia Women. PharmaNutra, la realtà farmaceutica con sede a Pisa e della quale Cetilar Nutrition fa parte, ha difatti annunciato la definizione di una partnership triennale che vedrà il brand Cetilar Nutrition al fianco degli eventi ciclistici di RCS Sport & Events.

Questo importante accordo consolida il ruolo di Cetilar Nutrition come attore protagonista nel settore dell’integrazione alimentare sportiva, rafforzando il legame tra il marchio e le competizioni “endurance”. Il Giro d’Italia, infatti, non è solo una gara ciclistica, ma un evento che celebra la cultura, la storia e la passione italiana, esportando l’eccellenza nazionale in tutto il mondo. Questa collaborazione rappresenta per PharmaNutra un’opportunità unica di visibilità internazionale, sposando valori condivisi come l’impegno, la ricerca dell’eccellenza e la dedizione.

Innovazione e qualità

Lanciata nel 2023, la linea Cetilar Nutrition è stata concepita per soddisfare le esigenze degli sportivi, con una gamma di prodotti innovativi che supportano energia, idratazione e recupero. Progettati per affrontare e supportare le sfide degli sport di lunga distanza, i prodotti Cetilar Nutrition rispondono alle necessità di chi pratica ciclismo: uno sport che richiede resistenza fisica e una gestione ottimale delle risorse energetiche. La presenza del marchio nel settore è tra l’altro già significativa, con collaborazioni con squadre professionistiche come VF Group-Bardiani-CSF Faizanè e con eventi di rilievo quali la Gran Fondo Strade Bianche e la Gran Fondo Il Lombardia Felice Gimondi.

La partnership con il Giro d’Italia, il Giro-E, il Giro Next Gen e il Giro d’Italia Women – rappresenta un ulteriore passo avanti per Cetilar Nutrition. Grazie alla copertura mediatica globale e al vasto pubblico che segue l’evento, il marchio avrà difatti la possibilità di ampliare la propria presenza sul mercato, generando benefici economici e di immagine. L’accordo prevede inoltre attività di co-branding e campagne promozionali, con l’obiettivo di dimostrare l’impegno di PharmaNutra verso l’innovazione e la qualità.

Roberto Lacorte, Vice Presidente PharmaNutra spa
Roberto Lacorte, Vice Presidente PharmaNutra spa

L’impegno nel ciclismo

«Essere scelti come Official Nutrition Partner del Giro d’Italia è per noi motivo di grande orgoglio – ha dichiarato Roberto Lacorte, Vice Presidente di PharmaNutra spa – e questa partnership in modo particolare testimonia il nostro impegno nello sviluppo di soluzioni innovative per supportare gli atleti nelle loro sfide più complesse. Inoltre, il Giro d’Italia, dopo ben 45 anni, farà tappa a Pisa, sede della nostra azienda, rendendo l’accordo ancora più bello e significativo. Grazie a questa collaborazione, PharmaNutra conferma il proprio ruolo di protagonista nel mercato della nutrizione sportiva, preparandosi a tre anni di sport, innovazione e passione. Cetilar Nutrition continuerà inoltre a essere Official Nutrition Partner di eventi di rilievo come Strade Bianche, Gran Fondo Strade Bianche e Gran Fondo Il Lombardia, e del team VF Group-Bardiani CSF-Faizanè riaffermando così il proprio forte impegno nel mondo del ciclismo».

Cetilar Nutrition

Sbaragli, 2024 opaco senza il Giro, ma ora si cambia

20.01.2025
6 min
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Dal WorldTour a una professional, per giunta piccola, il passo è molto più lungo di quanto si possa pensare. Dalla Alpecin-Deceuninck (che nel 2023 gli ha permesso di arrivare in nazionale) a quella che lo scorso anno si chiamava Team Corratec (e si chiama ora Solution Tech-Vini Fantini), forse la distanza è anche superiore e Sbaragli lo sapeva. Quando si rese conto che il team belga non lo avrebbe confermato, il toscano si affrettò ad accettare il salvagente proposto da Frassi e Citracca e provò a dire che applicando quel che aveva imparato con Van der Poel, sarebbe andato avanti ugualmente.

In realtà le cose non sono andate come sperava e il mancato invito al Giro d’Italia, che ora a causa del nuovo ranking è ancor più inavvicinabile, ha spento le velleità della squadra e trascinato con sé il morale degli atleti. Però bisogna fare con quello che si ha in casa e così Sbaragli si è rimboccato le maniche e ha affrontato il tredicesimo inverno da quando è professionista. Nessun ritiro, se non quello breve di questi giorni a Montecatini. Le strade di casa e il meglio che s’è potuto tirar fuori dal gelo della Toscana.

«E’ tutto regolare – dice Sbaragli – tutto a posto. A parte questi giorni a Montecatini, per la preparazione sono stato a casa. Ho ricominciato con un po’ di allenamenti di routine, non sono andato da nessuna parte. La stagione scorsa è stata impegnativa dall’inizio alla fine. Abbiamo fatto tante gare, magari di livello più basso, in cui s’è potuto provare a fare risultato. Provare, perché non è scontato. Negli ultimi anni è cambiato tutto, quindi il livello medio in generale è aumentato dappertutto».

La squadra è in ritiro a Montecatini fino a domani per lanciare la nuova stagione (foto Team Solution Tech)
La squadra è in ritiro a Montecatini fino a domani per lanciare la nuova stagione (foto Team Solution Tech)
Come è stato questo primo anno fuori dal WorldTour?

In generale positivo. E’ normale, nelle squadre più piccole ci sono dei limiti. Però a livello personale, con l’esperienza che ho accumulato, sono riuscito ad apprezzare di più le cose positive rispetto ai deficit che oggettivamente ci sono. E’ stata una buona esperienza.

Ti aspettavi qualcosa di più?

Potevo fare di più, soprattutto a livello di risultati. Speravo di fare oggettivamente un po’ meglio rispetto a quello che è venuto fuori. Magari si vede sempre la sfortuna quando succede qualcosa, però ho sempre pensato che alla fine dell’anno più o meno si fa sempre pari. Per cui alla fine qualche piazzamento è venuto, ma meno di quel che pensavo. Quindi partendo da questo, il mio obiettivo principale è fare meglio nel 2025.

Ritratto della famiglia Sbaragli della scorsa estate: Kristian, Camilla e Lorenzo che è nato a marzo del 2020
Ritratto della famiglia Sbaragli della scorsa estate: Kristian, Camilla e Lorenzo che è nato a marzo del 2020
Dove si trova la motivazione?

Sono uscito dal 2024 abbastanza soddisfatto dal punto di vista atletico, per come sono riuscito a prepararmi per gli appuntamenti. Meno, come dicevo, a livello di risultati e quindi la motivazione è colmare questa differenza fra le sensazioni e i risultati veri e propri. Non sto parlando di vincere chissà cosa, però diciamo che vorrei tornare a essere competitivo. Per questo ho deciso di fare un altro anno e vedere di ottimizzare al meglio quello che ho fatto nel 2024.

Ottimizzare?

Sì, non solo per me. Secondo me a livello di squadra tutti hanno reso sotto le aspettative. Ci sono stati sicuramente alcuni motivi di fondo e, cercando di correggerli, si spera di fare meglio nell’anno che sta per cominciare.

Kristian Sbaragli, classe 1990, è professionista dal 2013. E’ alto 1,75 e pesa 74 chili (foto Team Solution Tech)
Kristian Sbaragli, classe 1990, è pro’ dal 2013. E’ alto 1,75 e pesa 74 chili (foto Team Solution Tech)
Non aver fatto il Giro ha cambiato la storia, però hai comunque fatto 62 giorni di corsa: non pochi.

Bisogna essere onesti. Non avevamo l’organico o un uomo che potesse fare bene in classifica o il target realistico di poter vincere 3-4 tappe. Nonostante ciò, partecipare al Giro era oggettivamente l’obiettivo principale della squadra. Così, quando ci è stato comunicato che non lo avremmo fatto, ci sono state delle ripercussioni sul morale sia dello staff sia dei corridori. In una squadra deve girare tutto nel migliore dei modi e se succede una cosa del genere, non è detto che poi si riparta come se niente fosse.

Non era possibile riprendere in mano la situazione?

Per quanto mi riguarda, non andare al Giro è stato il tassello mancante che poi ha inciso anche sulla seconda parte di stagione. Non parlo per gli altri corridori, però nel mio caso fare un Grande Giro mi ha sempre aiutato per impostare la stagione in una determinata maniera e per avere una condizione positiva nei mesi successivi. Però è andata così e non possiamo farci più niente.

Sbaragli e la bici Pardus: secondo il toscano un cambiamento positivo (foto Team Solution Tech)
Sbaragli e la bici Pardus: secondo il toscano un cambiamento positivo (foto Team Solution Tech)
Come si fa per resettare le motivazioni?

Io sono abbastanza tranquillo, vi dico la verità. Non sono stato un campione, per l’amor di Dio, però sono abbastanza tranquillo della carriera che ho fatto. In questa ultima fase mi piacerebbe riuscire a togliermi qualche soddisfazione personale nelle gare in Italia. Vincere è sempre più difficile, soprattutto per chi non lo fa da tanti anni. Però me lo sono posto come obiettivo…

Dovunque capiti?

Qualunque sarà la gara. Se uno sta bene e si butta dentro, non sai mai come finisce. Qualche prova WorldTour ci sarà modo di farla, mentre per il ranking non faremo sicuramente il Giro d’Italia, non potremo neanche chiedere l’invito. Saperlo subito ci permetterà di concentrarci sul resto della stagione.

Sbaragli e le sue nuove ruote: la squadra userà prodotti Elitewheels (foto Team Solution Tech)
Sbaragli e le sue nuove ruote: la squadra userà prodotti Elitewheels (foto Team Solution Tech)
Nel frattempo siete passati alle bici Pardus, bici cinesi con cui corre anche la China Glory.

A livello tecnico abbiamo fatto uno step in avanti, sia a livello di ruote che di telaio. Non sempre si ha fortuna di essere al top sotto questo punto di vista, però penso che facendo il confronto stretto tra quello che ho utilizzato fino ad adesso e quello che utilizzerò da adesso in avanti, mi sento di dire che sotto questo aspetto si andrà bene.

Fatto il ritiro a Montecatini, dove debutterai?

Dovrei iniziare alla Marseillaise, il 2 febbraio in Francia. E poi se ci invitano al Dubai Tour, farei quello prima delle gare di marzo in Italia. E insomma, vediamo come va…

Caro Petilli: cosa ci racconti di questa Intermarché-Wanty?

15.01.2025
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In questo mese di gennaio i pedali girano in tutto il mondo, tra chi correrà al Santos Tour Down Under e chi, invece, vola in Spagna per preparare le corse europee di fine mese. Il gruppo così si divide tra chi già attacca il numero sulla schiena e chi deve ancora attendere un paio di settimane. La voglia di ciclismo però è alta, si respira e riempie i polmoni degli appassionati e dei corridori. Ognuno ha le sue motivazioni, c’è chi vuole riscattare un anno opaco, altri invece vogliono ripetere le imprese della passata stagione, ci sono anche i giovani, desiderosi di ritagliarsi un posto in questo mondo. E poi c’è Simone Petilli, che è arrivato al sesto anno con la maglia della Intermarché-Wanty, diventandone un faro per i giovani e una spalla sulla quale contare. 

«Noi che non correremo in Australia – dice allegro – partiremo per la Spagna a breve. I giorni tra i due ritiri (quello di dicembre e il prossimo, ndr) sono andati bene. Quest’anno ho rincominciato un pochino più tardi a causa di un intervento al piede che dovevo per forza fare. Per questo ho spostato in avanti la pausa di fine stagione e il conseguente inizio di preparazione. Nel 2025 sarò uno dei più vecchi in squadra, non anagraficamente ma faccio parte di uno zoccolo duro che è qui dal 2021 (primo anno in cui la formazione belga è diventata WorldTour, ndr)».

Simone Petilli è alle porte del sesto anno in maglia Intermarché-Wanty (foto cycling media agency)
Simone Petilli è alle porte del sesto anno in maglia Intermarché-Wanty (foto cycling media agency)

Crescita importante

Dal 2021 la Intermarché-Wanty è cresciuta molto, arrivando a conquistare grandi vittorie e tanti successi in gare di spessore. 

«Se pensiamo al cammino del team – continua Petilli – fa abbastanza impressione, in poco tempo siamo arrivati a vincere corse di grande calibro. Nel 2022 abbiamo vinto la Gent-Wevelgem con Girmay, e sempre con lui quest’anno abbiamo colto tre successi di tappa al Tour de France (e la maglia verde, ndr). E’ chiaro che dopo una stagione come quella passata sia doveroso cercare di ripetersi, ma nel ciclismo non c’è nulla di scontato. Ogni stagione il livello si alza e tutto diventa più difficile. L’ultimo obiettivo, per questo 2025, sarà mantenere la licenza WorldTour. Per farlo servirà non finire negli ultimi posti della classifica del triennio».

La sua ultima gara del 2024 è stata la Veneto Classic, il 20 ottobre
La sua ultima gara del 2024 è stata la Veneto Classic, il 20 ottobre
Siete comunque ben posizionati…

Mantenere la licenza era un obiettivo che avevamo fin dal primo anno in cui il triennio è ripartito, dal 2023. Abbiamo fatto due stagioni solide e quindi ora siamo abbastanza sereni. Sarà però importante partire bene e raccogliere il massimo fin dal Tour Down Under per toglierci il pensiero. 

Come hai visto i compagni che ora sono in Australia?

Bene, penso sia una corsa particolarmente adatta ad alcuni di loro. Uno tra i tanti che mi viene in mente è Busatto. Lo conosco da anni, fin da quando era nel devo team nel 2022. Siamo stati spesso compagni di stanza nei vari ritiri. Avevo il compito di insegnargli qualcosa, ma mi è parso fin da subito un ragazzo con una bella testa. 

Secondo Petilli uno dei giovani sul quale l’Intermarché può fare affidamento è Francesco Busatto (foto cycling media agency)
Secondo Petilli uno dei giovani sul quale l’Intermarché può fare affidamento è Francesco Busatto (foto cycling media agency)
Un altro italiano chiamato a fare bene dopo due stagioni un po’ complicate è Rota…

Lui è uno di quelli che è qui dal primo anno che siamo nel WorldTour e penso sia uno dei corridori più forti che abbiamo in rosa. Magari in tanti non se ne accorgono, ma lui è uno di quelli sempre presenti negli ordini d’arrivo. Manca davvero poco affinché arrivi il grande risultato e spero per lui che prima o poi gli capiti la giusta occasione. 

Per te il 2024 che anno è stato?

Uno dei peggiori, non sono contento delle prestazioni fatte. Ho avuto parecchi alti e bassi senza essere mai a un livello ottimo. Il mio ruolo è di dare supporto alla squadra, fare il regista in corsa

Petilli riconosce il valore di Rota, e spera che nella prossima stagione possa trovare l’occasione per affermarsi
Petilli riconosce il valore di Rota, e spera che nella prossima stagione possa trovare l’occasione per affermarsi
Qual è stata la parte più amara della scorsa stagione?

In alcune corse, in particolare in quelle dove avrei potuto fare qualcosa a livello personale. Non sono mai riuscito arrivare pronto al 100 per cento. Era andato tutto liscio fino ad aprile, poi una caduta mi ha messo fuorigioco e ho dovuto saltare il Giro. Da lì mi sono trovato a rincorrere la condizione. Sono andato alla Vuelta, ma non ero al massimo delle mie possibilità. 

Nel 2025 che obiettivi hai?

Mi piacerebbe tornare al Giro e fare buona parte del calendario italiano. In primavera dovrei fare il Trofeo Laigueglia e la Strade Bianche. Mentre a fine stagione dovrei chiudere con le solite corse che ci sono a settembre e ottobre da noi. Da un lato spero di fare due grandi corse a tappe: Giro e Vuelta.

La crescita dell’Intermarché negli ultimi anni è stata costante, nel 2024 è arrivata la maglia verde al Tour con Girmay
La crescita dell’Intermarché negli ultimi anni è stata costante, nel 2024 è arrivata la maglia verde al Tour con Girmay
Non avete una squadra di scalatori, quindi nelle corse a tappe avete più libertà…

In particolare in quelle di tre settimane. Anche se, quando c’è Girmay, la squadra è costruita intorno a lui. Però sì, non curando la classifica generale siamo sempre abbastanza liberi. Alla fine si è visto che fare classifica è un rischio. Da un lato correre contro Pogacar e Vingegaard non è facile. In più basta un inconveniente per veder sfumare tutto il lavoro fatto. Lo abbiamo visto con Meintjes al Tour dello scorso anno e alla Vuelta del 2021. In entrambi i casi una caduta lo ha costretto al ritiro quando era nella top 10. 

Forse cambia qualcosa nelle corse di una settimana?

In realtà no. Ormai il livello è così alto che ci si gioca ogni secondo, anche quelli dei traguardi volanti. Meglio andare per le singole tappe oppure per corse di un giorno. Poi ci sono corridori come Girmay, i quali si sostengono sempre, perché possono vincere ovunque. 

Petilli vorrebbe tornare al Giro, l’ultima volta che lo corse per intero era il 2021 (foto cycling media agency)
Petilli vorrebbe tornare al Giro, l’ultima volta che lo corse per intero era il 2021 (foto cycling media agency)
Quando scoprirai i tuoi impegni?

Nel prossimo ritiro, tra pochi giorni. A dicembre avevamo accennato qualcosa. Vorrei riscattare la stagione, soprattutto nelle gare in cui posso avere maggiore libertà.

Non resta che augurarti buona fortuna, aspettando di incontrarci sulle strade…

Grazie, a presto!

Le strade della maglia rosa 2025: si decide in Val d’Aosta

13.01.2025
9 min
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ROMA – L’Auditorium Parco della Musica ha accolto la presentazione del Giro d’Italia 2025. Lo scenario è da grande evento e se non fosse per la data decisamente avanzata, da italiani potremmo dire che per questa volta non abbiamo nulla da invidiare ai cugini francesi. Proprio sul ritardo nella presentazione e nella firma del contratto, un sorriso viene strappato dal premier albanese Edi Rama, che ha ironizzato sulla trattativa con Urbano Cairo.

«Consiglio alla Groenlandia – ha sorriso – di ingaggiarlo per la trattativa con Trump».

«Sono 15 anni che partiamo dall’estero – ha replicato Cairo – e indovinate un po’ chi è quello che ha pagato meno!».

«Questo è vero – ha chiuso Rama – ma alla fine chi ci ha guadagnato?».

La serata è ricca di storie e personaggi. Elisa Longo Borghini, la vincitrice uscente, ha tenuto a battesimo il Giro d’Italia Women, accanto alla direttrice Giusy Virelli e a Marta Bastianelli, che si muove col piglio dell’ex campionessa e del tecnico federale in pectore. Poi quando si comincia a parlare del Giro d’Italia degli uomini, salgono sul palco Mauro Vegni assieme a Vincenzo Nibali e Alberto Contador. E’ il giorno del 55° compleanno di Marco Pantani: su quel palco ci sarebbe stato benissimo anche lui. Nell’annunciarlo, Barbara Pedrotti strappa l’applauso più bello: «Speriamo che questi auguri e questo applauso giungano dove devono arrivare».

La planimetria generale del Giro d’Italia 2025. Dall’Albania in Puglia e poi si inizia la risalita
La planimetria generale del Giro d’Italia 2025. Dall’Albania in Puglia e poi si inizia la risalita

Dopo l’Albania, in Puglia

Il Giro d’Italia 2025 parte dall’Albania, con tre tappe impegnative, compresa una cronometro lungo le strade di Tirana. La prima è impegnativa con arrivo nella Capitale e finale con due salite ravvicinate anche con pendenze in doppia cifra. La prova contro il tempo sarà seguita dalla frazione di Valona con le salite di Qafa e Llogarase, primo punto sopra quota 1.000 metri.

Dopo il primo giorno di riposo, si riparte con tre tappe veloci, ma non necessariamente destinate all’arrivo di gruppo compatto. Dopo la Puglia e la Campania, con l’arrivo di Napoli che sta diventando uno stupendo appuntamento fisso, si risale la penisola l’Italia con il primo arrivo in salita a Tagliacozzo. In realtà il traguardo è posto 3,5 chilometri più in alto, a Marsia: località turistica dismessa, ma salita di tutto rispetto. Poi l’arrivo a Castelraimondo, quindi la Gubbio-Siena, tappa Bartali del Giro 2025, con cinque settori di strade bianche (per circa 30 chilometri) prima dell’arrivo in Piazza del Campo.

Foto di partenza con le autorità: spicca per statura e spirito il premier albanese Edi Rama
Foto di partenza con le autorità: spicca per statura e spirito il premier albanese Edi Rama

Le 21 tappe del Giro 2025

Il Giro d’Italia 2025 parte dall’Albania e si conclude a Roma. Come sempre quando si parte dall’estero, i giorni di riposo sono tre. Due prove a cronometro individuale per un totale di 42,3 km. Sei tappe per velocisti, otto di media montagna e cinque di alta montagna. Saranno circa 38 i km di sterrato: 30 di strade bianche nel finale della tappa di Siena e 8 sul Colle delle Finestre (Cima Coppi del Giro con i suoi 2.178 metri). La Montagna Pantani sarà il Passo del Mortirolo, mentre la Tappa Bartali sarà la Gubbio-Siena, con arrivo in Piazza del Campo.

datatappapartenza-arrivokmdislivello
9/51ª tappaDurazzo-Tirana1641.800
10/52ª tappaTirana-Tirana (crono individuale Tudor)13,7150
11/53ª tappaValona-Valona1602.800
12/51° riposo
13/54ª tappaAlberobello (Pietramadre)-Lecce187800
14/55ª tappaCeglie Messapica-Matera1441.550
15/56ª tappaPotenza-Napoli2262.600
16/57ª tappaCastel di Sangro-Tagliacozzo1683.500
17/58ª tappaGiulianova-Castelraimondo1973.800
18/59ª tappaGubbio-Siena1812.500
19/52° riposo
20/510ª tappaLucca-Pisa (crono individuale Tudor)28,6150
21/511ª tappaViareggio-Castelnovo ne’ Monti1853.850
22/512ª tappaModena-Viadana (Oglio-Po)1721.850
23/513ª tappaRovigo-Vicenza1801.600
24/514ª tappaTreviso-Nova Gorica/Gorizia1861.100
25/515ª tappaFiume Veneto-Asiago2143.900
26/53ª riposo
27/516ª tappaPiazzola sul Brenta-San Valentino (Brentonico)1994.900
28/517ª tappaSan Michele all’Adige-Bormio1543.800
29/518ª tappaMorbegno-Cesano Maderno1441.800
30/519ª tappaBiella-Champoluc1664.950
31/520ª tappaVerres-Sestriere (Vialattea)2034.400
1/621ª tappaRoma-Roma141600
tot. 3.413,3tot. 52.500

Finale da brividi

Dopo il secondo riposo, il Giro 2025 riparte dalla Toscana con la cronometro da Lucca a Pisa. Il giorno successivo è estremamente interessante, con il ritorno al Giro dopo 25 anni di San Pellegrino in Alpe: salita che ha scritto pagine importanti nelle edizioni degli anni 90. Seguono Viadana con arrivo in volata, Vicenza sullo strappo di Monte Berico e Nova Gorica/Gorizia con il circuito transfrontaliero. La settimana si conclude ad Asiago con una tappa molto impegnativa da 3.900 metri di dislivello.

Il tappone trentino, l’indomani del terzo riposo, ha cinque salite dure una dietro l’altra con arrivo a San Valentino sul Monte Baldo che domina il Lago di Garda. Gli arrivi di Bormio – con il Passo del Mortirolo (Montagna Pantani) – e Cesano Maderno precedono le due tappe più terrificanti del Giro. La prima da Biella a Champoluc: breve ma dislivello di 4.950 metri. La seconda da Verrès a Sestrière, è lunga e ripropone l’accoppiata finale Colle delle Finestre e Sestriere, che nel 2005 lanciò la stella effimera ma splendente di Rujano.

Totale di 3.413 i km per 52.500 metri di dislivello: tutte le salite del Giro 2025
Totale di 3.413 i km per 52.500 metri di dislivello: tutte le salite del Giro 2025

L’occhio di Contador

Alberto Contador segue tutto con grande attenzione e parla in quel misto di italiano e spagnolo che ha messo a punto in tanti anni di sfide sulle nostre strade. «Il Giro d’Italia per me è un ricordo speciale – dice – a partire da quando nel 2008 arrivai per la prima volta e all’ultimo momento. Mi sentii benvoluto come se fossi a casa mia. Per questo fra i Grandi Giri, mi sento di dire che il vostro è quello più speciale».

Poi Alberto sofferma la sua attenzione sulla cronometro di Pisa, che individua come la svolta da cui capire come impostare la corsa che resta. «E’ il momento in cui i corridori di classifica – dice – capiscono quello che hanno da recuperare o il vantaggio che hanno. E poi restano le montagne, in cui si può riprendere tanto terreno. Guardo le altimetrie e ricordo il Colle delle Finestre, quando Aru e Landa mi attaccarono nel 2015 e io mi staccai. Ma avevo ancora 4 minuti di vantaggio e gestii lo sforzo. Quella è una salita da stare attenti. Ricordo bene quando Froome riaprì il Giro e lo tolse dalle mani di Dumoulin».

Lo spirito di Bettini

La presentazione va avanti fino alle 20,30. Sfilano personaggi. Paolo Pacchioni, giornalista di Rtl 102,5 radio ufficiale del Giro, fa le sue interviste dalla platea e coinvolge prima il presidente federale Dagnoni e poi Antonio Tiberi, quindi Paolo Bettini. E il “Betto” mette subito l’etichetta giusta a questo Giro così spettacolare e spigoloso, dall’inizio alla fine, quando le ultime due tappe di montagna saranno il terreno per la resa dei conti.

«Visto che in montagna non ero bravo come Vincenzo e Alberto – dice sorridendo – io avrei cominciato a fare un gran casino sin dalle prime tappe. La gente vuole lo spettacolo, ma anche i corridori quando attaccano il numero, vogliono divertirsi. Qui per fortuna non ci sono i velocisti, loro magari non sarebbero d’accordo».

Nibali gli fa notare che in sala c’è Bennati, commissario tecnico per ora non confermato e domani chissà. Ma Bettini è arguto: «Il Benna non era soltanto un velocista – dice – secondo me anche a lui sarebbe piaciuto combinare qualcosa».

Sono le ultime parole, poco prima di quelle in cui Paolo Bellino svela il sogno di Urbano Cairo di fare del Giro un prodotto superiore al Tour de France. Si respira l’entusiasmo che a volte fa perdere di vista le reali proporzioni, ma non è sera per fare confronti. Abbiamo assistito alla presentazione di un sontuoso Giro d’Italia. Domani ve ne offriremo qualche approfondimento. Ora non resta che scoprire quali campioni, a parte quelli già annunciati, verranno in Italia a prendersi lo scettro di Pogacar.

EDITORIALE / Tutto a Roma: prima il Giro, poi le elezioni FCI

13.01.2025
5 min
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Fra una settimana saremo nuovamente qui a commentare l’esito delle elezioni federali. Avremo il nome del presidente che guiderà la FCI fino a Los Angeles e le reazioni dei due sconfitti. Quello che potrebbe succedere nell’assemblea non ha limiti. L’ultima volta, con quattro candidati in lizza, il testa a testa fra Dagnoni e Martinello fu deciso da uno spostamento di voti dell’ultima ora. In teoria c’è solo da aspettare, mentre nel frattempo le corse australiane hanno iniziato a produrre titoli e immagini e le interviste portate a casa dal secondo giro di ritiri in Spagna racconteranno la preparazione e i buoni propositi degli atleti che di qui a poco debutteranno in Europa.

La politica federale non ha molta presa sul pubblico, forse per questo finora delle elezioni si è parlato poco. E forse per questo la settimana che ci attende vivrà di colpi di coda o colpi bassi e pochi approfondimenti, nel nome di convenienze più o meno manifeste.

A metà del guado

Il ciclismo è un mondo speciale a metà del guado. E’ passione, sogno, esaltazione, sfida. Ha bisogno a tutti i livelli di gente che ci creda: gli atleti per sostenere fatiche al limite dell’umano, i volontari per riconoscere un senso ai loro sacrifici. Il ciclismo parla al cuore e lo fa senza mezze misure e forse per questo non si riconosce nelle verità non dette e nelle spiegazioni balbettanti della politica. Guccini cantava che il profumo del ricordo cambia in meglio, in questo caso la sensazione è che in assenza del minimo contraddittorio, il tempo ammanta gli eventi e lascia che siano dimenticati.

Stasera nell’Auditorium Parco della Musica di Roma (immagine depositphotos.com in apertura) saranno presentati i due Giri d’Italia WorldTour: quello degli uomini e quello delle donne. Ricordiamo bene la grande pressione esercitata sulla FCI nei giorni successivi alla vicenda delle provvigioni irlandesi e di come questa cessò, come per incanto, quando le organizzazioni del Giro Donne e quello U23 passarono al RCS Sport. Se avete dedicato qualche minuto alla lettura delle missive tra il presidente Dagnoni e l’ex presidente Di Rocco, pubblicate su Tuttobiciweb, avrete avuto probabilmente la sensazione di un cesto di panni sporchi che si è cercato per anni di tenere nascosto. Se ne sentiva persino l’odore. Certe cose devi leggerle, se vuoi farti un’opinione. E se vuoi toccare con mano lo scollamento fra il vertice e la base che cerca di districarsi fra mille problemi – economici, amministrativi e legali – senza il senso di avere nell’istituzione una madre capace di sciogliere i nodi prima che arrivino al pettine.

Presentazione Giro d'Italia U23, 2017, Renato Di Rocco, Marco Selleri
Renato Di Rocco e Marco Selleri fanno entrambi parte della squadra di Martinello: l’ex presidente resta figura centrale
Presentazione Giro d'Italia U23, 2017, Renato Di Rocco, Marco Selleri
Di Rocco e Selleri fanno entrambi parte della squadra di Martinello: l’ex presidente resta figura centrale

Ottavi in classifica

Siamo cresciuti sentendoci dire che il ciclismo fosse il secondo sport d’Italia, preceduto soltanto dal calcio. In realtà non è più così da un pezzo. Al punto che un sondaggio Demos realizzato lo scorso anno per Repubblica mostra il nostro sport all’ottavo posto, dopo calcio, tennis, formula 1, volley, atletica, nuoto e motociclismo. Può bastare l’assenza di grandi campioni e di una squadra WorldTour, per giustificare un simile calo? Oppure la si prende come alibi per giustificare l’incapacità di guidare questo sport meraviglioso attraverso il guado?

Lino Secchi, il quarto candidato che però ha fatto un passo indietro, lo ha spiegato chiaramente. Il ciclismo non entra nelle scuole, così come non era presente ai tavoli della politica in cui si lavorava sul tema della sicurezza. Il ciclismo è sparito dalle feste di paese e non svolge azione di promozione sociale. Per contro, il ciclismo continua a campare sul volontariato, sperando che duri. Non mostra vigorosi tentativi nell’arginare il calo dei tesserati e la chiusura di squadre che riducono la possibilità di accesso allo sport. Non c’è una strategia o almeno non si vede. La partita non si gioca sul numero degli amatori, a nostro avviso, ma sul fatto che i ragazzini non sognano più di scoprire il mondo su una bicicletta. E quelli che ancora lo fanno, trovano la strada sbarrata da problematiche insormontabili, soprattutto perché non gestite. 

Fra i progetti di Sport e Salute, Bici in Comune riguarda la promozione del ciclismo, fra società e sport
Fra i progetti di Sport e Salute, Bici in Comune riguarda la promozione del ciclismo, fra società e sport

I soldi scarseggiano

La FCI nuota in acque basse e questo non è un buon segno. I soldi scarseggiano, attendiamo di capire se l’accordo con Infront darà una svolta. Il tesoretto ricevuto in eredità grazie ai risparmi del 2020 è stato speso in tre anni. E anche se nel primo anno post olimpico ci saranno certamente meno spese, è chiaro che il disavanzo sia importante e il risparmio non sia una scelta ma una necessità. Nella conferenza stampa di Milano, che ha preceduto il Giro d’Onore in cui ha recitato per tutto il pomeriggio da conduttore, il presidente uscente Dagnoni ha vantato i risultati, sfoggiato le medaglie e spiegato i suoi risultati. Si è però detto stupito, a fronte dei risultati conseguiti, del taglio dei contributi da parte di Sport e Salute. E questo forse dà la misura del cambiamento non percepito: le sole medaglie non bastano più.

I progetti pubblicati sul sito della società che distribuisce i fondi per lo sport sono tutti nel segno della diffusione della pratica sportiva e della promozione sociale. Lo sport è veicolo di benessere e salute, limitarsi a sbandierare le vittorie espone il ciclismo ufficiale alla rimonta da parte degli Enti che fanno attività sui territori e possono vantare un numero di tesserati di tutto rispetto. Se vuole garantire un futuro allo sport – chiunque sarà il presidente chiamato a guidarla – la FCI deve cambiare pelle. Per non ritrovarsi ancora una volta a chiudere la stalla quando i buoi sono già tutti fuori. Prendere esempio dall’operato del Presidente di Lega Roberto Pella, firmatario con il ministro Abodi e Mezzaroma di Sport e Salute del progetto Bici in Comune, potrebbe essere un bel modo per fissare degli utili punti di riferimento.

I numeri della triplice corona. Non c’è solo Pogacar in caccia

13.01.2025
6 min
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Non c’è intervista alla quale Tadej Pogacar si sottoponga che non ritorna fuori il discorso legato alla “triple crown”, la tripletta di grandi giri da conquistare. Per settimane lo scorso anno, vista la sua supremazia al Giro come al Tour, si è vagheggiata la sua partecipazione anche alla Vuelta, lo sloveno probabilmente non l’ha mai presa realmente in considerazione, anche se il fascino di centrare il tris nello stesso anno, per sua stessa ammissione lo stuzzica.

Merckx resta il primatista di successi in grandi giri, ben 11, uno più di Hinault
Merckx resta il primatista di successi in grandi giri, ben 11, uno più di Hinault

Il ritornello dei sette vincitori

Ad aver conquistato la vittoria al Giro come al Tour e alla Vuelta sono stati 7 corridori e questo è notorio. Anquetil, Gimondi, Merckx, Hinault, Contador, Nibali e Froome: sembra quasi una litania che moltissimi appassionati conoscono e recitano a memoria. Ma andando oltre questi campionissimi, il confronto fra le tre massime corse a tappe dice molto di più.

Partiamo intanto da una domanda: chi può aggiungersi a questa collezione? Pogacar prima di tutti, visto che Giro e Tour li ha già messi in carniere. Il campione del mondo non ha ancora sciolto la riserva su quale corsa affiancherà alla Grande Boucle, attende di conoscere il percorso del Giro ma tutto fa presagire che proverà a chiudere il cerchio già in questo 2025. In futuro potrebbe aggiungersi Jonas Vingegaard, se alla corsa rosa salirà di uno scalino, ossia conquisterà il trofeo da aggiungere alle due maglie gialle già nell’armadio. Primoz Roglic è anche più vicino, considerando che Giro e Vuelta li ha già vinti, ma con il Tour non ha un buon rapporto, anche se ha già detto che quest’anno ci riproverà, dopo essere tornato al Giro.

Roglic con il piatto della sua quarta Vuelta. Ma la beffa di Pogacar al Tour del 2020 resta una ferita aperta
Roglic con il piatto della sua quarta Vuelta. Ma la beffa di Pogacar al Tour del 2020 resta una ferita aperta

Chi può entrare nel cerchio magico

Dei ciclisti in attività ci sono altri che possono ambire al trittico, ma che gran parte della strada devono ancora compierla: Remco Evenepoel ha dalla sua la Vuelta, ma prima vuole sfatare il tabù Tour. Hindley ha vinto il Giro, potrà fare di più? Lo stesso dicasi per Kuss, che tra l’altro ha corso tutti e tre i giri nel 2023 vincendo la Vuelta e finendo non lontano dalla Top 10 nelle altre due (e anche questo per certi versi è un record).

Attenzione a Bernal, che ha dalla sua Giro e Tour già nel carniere e potrebbe anche sorprendere tutti. Due successi li ha anche Nairo Quintana, fra Giro e Vuelta, ma una sua vittoria al Tour verrebbe strapagata agli scommettitori… Con una vittoria, fra i corridori in attività ci sono Geraint Thomas, Simon Yates (che nel 2018 completò il trittico di successi tutto britannico dopo Froome al Giro e Thomas al Tour), Tao Geoghegan Hart e Richard Carapaz.

Joaquim Rodriguez, sul podio alla Vuelta 2010-12, Giro 2012, Tour 2013
Joaquim Rodriguez, sul podio alla Vuelta 2010-12, Giro 2012, Tour 2013

Sorpresa podi: Anquetil meglio di Merckx

Se guardiamo ai vincitori, abbiamo detto che abbiamo un Settebello, ma quanti sono coloro che vantano un podio in tutti e tre i grandi giri? Questo è un dato per certi versi sorprendente. Sono infatti ben 21 i corridori che ci sono riusciti, nessuno però nello stesso anno. Ci si attenderebbe che il record di presenze spetti a Merckx e invece non è così perché il Cannibale ne ha ottenuti 12 (5 al Giro, 6 Tour e 1 Vuelta) ma Anquetil fece ancora meglio, 13 con 6 presenze fra Giro e Tour più quella spagnola. A quota 12 ci sono anche Gimondi con 9 podi al Giro primato assoluto e Hinault, 11 invece per Nibali: lo Squalo ha ottenuto in carriera 6 podi al Giro, 2 al Tour e 3 alla Vuelta.

Spulciando l’elenco ci sono anche presenze curiose come quelle di Herman Van Springel, grande passista a cavallo degli anni Settanta più conosciuto come luogotenente di Merckx, oppure Joaquim Rodriguez, che a 3 podi alla Vuelta aggiunse anche due presenze fra Giro e Tour. Cinque i corridori ancora in attività che hanno fatto questa tripletta e sono nomi che abbiamo già citato: Quintana, Froome (11 come Nibali), Roglic, Carapaz e Pogacar, che ne ha 7, uno meno del connazionale.

Il successo di Petacchi a Marostica, Giro 2003, un anno magico con 15 tappe fra i tre grandi giri
Il successo di Petacchi a Marostica, Giro 2003, un anno magico con 15 tappe fra i tre grandi giri

Bahamontes ed Herrera, re degli scalatori

E nelle altre classifiche? Se prendiamo in esame gli scalatori, solamente due sono riusciti nell’impresa di conquistare il primo posto in tutte e tre le prove: lo spagnolo Federico Bahamontes, per 9 volte di cui 6 al Tour e il colombiano Luis Herrera, 5 volte con doppiette al Tour e alla Vuelta. Cinque invece i corridori con la triplice corona nella classifica a punti: naturalmente Merckx, ma anche Abdujaparov (che fece doppietta Giro-Tour nel 1994), Jalabert, il nostro Petacchi e Mark Cavendish che ha appena appeso la bici al classico chiodo. Il record di vittorie nella classifica a punti è però del tedesco Erik Zabel, ben 9, ma mai nella corsa rosa.

Veniamo alle tappe e anche qui i numeri stupiscono. Intanto qui si può parlare non solo di tripletta, ma anche contemporaneità e per ben tre corridori: lo spagnolo Miguel Poblet vinse nel 1956 3 tappe alla Vuelta (che si correva poco prima del Giro), 4 nella corsa rosa e una al Tour. Due anni dopo lo imitò Pierino Baffi che fece doppietta alla Vuelta, una vittoria al Giro e ben 3 al Tour. Spettacolare però il 2003 di Alessandro Petacchi, che mise in fila 6 tappe al Giro, 4 al Tour e 5 alla Vuelta.

Alaphilippe a Fano ha completato la sua collezione di tappe. Entrando in un “club” di 111 corridori
Alaphilippe a Fano ha completato la sua collezione di tappe. Entrando in un “club” di 111 corridori

La carica dei 111 vincitori di tappe

Se andiamo a considerare tutti i ciclisti che hanno vinto almeno una tappa in ognuno dei grandi giri, ne troviamo ben 111. Il primo su Fiorenzo Magni nel 1955. La cosa sorprendente è che nel 2024 sono stati ben 5 i corridori che si sono aggiunti alla lista: Pogacar e Alaphilippe hanno completato la collezione al Giro, Evenepoel e Carapaz al Tour, O’Connor alla Vuelta. Ma attenzione, perché in gruppo ci sono ben 39 corridori che possono aggiungersi a questa lista, ampia oltre ogni previsione.

Al Giro ci proveranno con tutta probabilità Vingegaard, Van Aert, Adam Yates, Majka e Bardet. Al Tour potrebbero provarci in 11 e fra questi ci sono anche i nostri Dainese, Ganna, Caruso e Brambilla (poi chiaramente dipenderà se la corsa potranno innanzitutto disputarla…). Con loro anche gente accreditata come Landa e Groves. Una dozzina coloro che possono completare la collezione alla Vuelta dove spiccano Démare, Merlier, Girmay e Van der Poel, che d’altronde la prova spagnola non l’ha mai corsa.

Frigo è già lanciato: «Ancora uno step per aiutare Gee e il team»

08.01.2025
4 min
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Con l’inizio della nuova stagione, Marco Frigo si prepara ad affrontare il suo terzo anno da professionista. Il corridore veneto, classe 2000, veste la maglia della Israel-Premier Tech, una squadra che negli ultimi mesi ha conosciuto un profondo rinnovamento e che punta a consolidare i risultati positivi ottenuti nel 2024.

Ed anche per questo motivo la chiacchierata con Marco ha offerto interessanti spunti sulla sua crescita personale e sulle sue aspettative e quelle della sua squadra. Tra grandi Giri, obiettivi personali e un gruppo sempre più affiatato, Frigo ci è parso avere idee chiare e obiettivi concreti.

Frigo (classe 2000) si appresta ad affrontare la sua terza stagione da pro’
Frigo (classe 2000) si appresta ad affrontare la sua terza stagione da pro’
Marco partiamo da te: un’altra stagione da professionista si avvicina: come ci arrivi?

Ci arrivo molto bene direi. E lo dico perché ho chiuso lo scorso anno con un buon finale di stagione e questo conta tantissimo per affrontare l’inverno con il giusto approccio. Fino ad ora è stato un inverno solido e sereno, senza intoppi, senza malanni. Credo che la costanza sia la cosa più importante in questa fase: l’essenziale è non fermarsi, mantenere un ritmo regolare. Siamo solo ai primi di gennaio, ma tutto è sotto controllo.

È la tua terza stagione tra i pro’: è tempo di raccogliere qualcosa?

Sì, è ora di fare uno step in avanti. Nei primi due anni ho raggiunto un buon livello, ma adesso voglio essere più competitivo, sia per ottenere risultati personali sia per essere ancora più fondamentale per la squadra. Questo è l’obiettivo principale su cui sto lavorando.

E hai subito toccato un tema interessante: la squadra. La Israel-Premier Tech si è rinnovata molto: che team è oggi?

È una squadra in grande crescita. Il 2024 è stato il nostro miglior anno, tuttavia siamo consapevoli che possiamo fare ancora meglio. Il roster è migliorato tantissimo: abbiamo fatto solo tre cambi (Hirt, Louvel e Lutstenko, più Coté che però veniva dalla devo della Israel, ndr), ma gli innesti sono stati di grande qualità.

Frigo (in prima posizione) è un ottimo sciatore di fondo, quest’inverno si è allenato parecchio sugli sci e lo ha fatto persino con Simone Mocellini, atleta della nazionale
Frigo (in prima posizione) è un ottimo sciatore di fondo, quest’inverno si è allenato parecchio sugli sci e lo ha fatto persino con Simone Mocellini, atleta della nazionale
Chiaro…

Inoltre, il gruppo si sta ringiovanendo rispetto agli anni passati. Al ritiro di dicembre abbiamo gettato basi solide, sia in termini di preparazione atletica sia come coesione tra i corridori. Questo è fondamentale per affrontare bene la stagione. Abbiamo grandi ambizioni.

Quali saranno i tuoi obiettivi principali per il 2025? E come si colloca Marco Frigo in questa squadra?

Farò parte del gruppo grandi Giri, con un calendario che prevede il Giro d’Italia e la Vuelta. L’obiettivo principale è puntare a una top 5 o al podio: al Giro con Derek Gee, che sarà il nostro leader. Per me sarà la prima volta che affronterò un grande Giro con responsabilità di classifica generale, anche se non sarò il capitano. Questo significa porre attenzione a ogni minimo dettaglio, giorno dopo giorno. In passato ero stato spesso in fuga, quest’anno non credo che sarà lo stesso.

Ne parli con entusiasmo, almeno il tuo tono dice così: ti piace questo nuovo modo di approcciare il Giro?

Molto. È una cosa che non ho mai fatto prima e che mi stimola parecchio, sarà bello anche per imparare e vivere la corsa in un altro modo. Inoltre, il gruppo che si sta creando è davvero motivante: oltre a Derek, ci saranno Jakob Fuglsang (che in pratica non ha smesso proprio su richiesta di Gee, ndr), Hugo Houle e altri compagni con cui costruiremo e stiamo già costruendo un’atmosfera affiatata. L’obiettivo di portare Derek sul podio sarà una sfida importante e stimolante per tutti.

Lo scorso anno Frigo ha finito bene la stagione, tanto che Bennati lo ha convocato per i mondiali, anche se poi fu riserva
Lo scorso anno Frigo ha finito bene la stagione, tanto che Bennati lo ha convocato per i mondiali, anche se poi fu riserva
E’ arrivata anche un po’ d’Italia. Uno dei direttori sportivi infatti sarà Francesco Frassi, come è andato questo primo approccio?

Mi ha fatto un’ottima impressione. L’ho conosciuto al ritiro di dicembre: è una persona molto professionale, sempre puntuale e attenta. Ha già dimostrato di essere presente e di voler fare le cose nel migliore dei modi, anche aiutandomi con alcune pratiche di tesseramento. Sono sicuro che avrò modo di conoscerlo ancora meglio durante le gare, sia alla radiolina che al volante dell’ammiraglia. Comunque nel nostro team c’era già un bel po’ d’Italia nello staff!

In conclusione, che atmosfera si respira nella squadra?

C’è tanta consapevolezza e voglia di fare bene. Stiamo crescendo molto come gruppo e siamo pronti a metterci in gioco per obiettivi ambiziosi. Personalmente, sono molto motivato e non vedo l’ora di iniziare questa stagione che promette grandi emozioni. Forse non avremo il super campione…

Scusa l’interruzione: ma quello ce l’hanno tre o quattro squadre…

Esatto, ma il nostro livello medio è molto alto. Oltre ai nomi fatti prima mi vengono in mente Strong, Blackmore, Ackermann e poi i nuovi. Oppure penso a Riley Sheehan, che lo scorso alla prima partecipazione è arrivato tredicesimo al Fiandre.